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Autore: Star_Rover    11/07/2022    6 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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XI. Prima linea
 

Il treno si fermò nel mezzo del nulla. Avevano lasciato ormai da tempo l’ultimo villaggio abitato, non dovevano essere molto distanti dal confine. Jari sbirciò dal finestrino notando soltanto una distesa sterminata di campi incolti. Nemmeno lì si avvertiva l’ombra della guerra.
L’ordine di scendere dai vagoni venne eseguito rapidamente, in pochi istanti i soldati si ritrovarono schierati davanti alle rotaie. Proseguire oltre in treno era impossibile, si stavano avvicinando al fronte.
I volontari finlandesi marciarono con fucili e zaini in spalla per due giorni quasi ininterrottamente, sostando solo per poche ore di riposo.
Jari riusciva a sopportare la fatica grazie alla sua esaltazione. Era impaziente di vedere la guerra con i suoi occhi, dopo aver trascorso più di sei mesi al campo di addestramento era ansioso di assistere a una vera battaglia. Lungo la strada prestava attenzione ad ogni minimo particolare, osservando tutto con estrema curiosità. Aveva atteso a lungo quel momento, tante volte aveva provato a immaginare il suo arrivo in prima linea. La realtà però si rivelò piuttosto deludente, del nemico non c’era ancora alcuna traccia. 
 
Le truppe iniziarono a spostarsi durante la notte per evitare di essere notati dai russi. Jari iniziava a dubitare che tutte quelle precauzioni fossero necessarie. Fino a quel momento non era stato testimone nemmeno di un evento riconducibile all’esistenza del nemico. Stentava a credere che oltre al fiume esistesse realmente il confine.
La lunga fila di soldati aveva da poco ripreso la marcia quando all’improvviso si udì un crepitio in lontananza, seguito da un sordo botto. Un soldato poco più esperto avrebbe subito riconosciuto l’eco di un cannone.
«Laggiù si spara» constatò un suo compagno.
Jari fu scosso da un brivido di eccitazione, finalmente la guerra appariva qualcosa di reale e concreto. Quell’unica esplosione però rimase a lungo l’unico segno di attività bellica al fronte.
I giovani volontari erano pronti all’azione, ma la loro entrata in guerra non fu né eroica né trionfale. La zona assegnata al Battaglione finlandese era una vasta area paludosa. Per settimane i soldati si ritrovarono a scavare le trincee nel fango e nella melma.
 
***

Winkler aveva finalmente ottenuto il comando del suo plotone. I tedeschi erano stati costretti ad affidare potere e responsabilità anche nelle mani degli ufficiali finlandesi. Loro erano gli unici a potersi rapportare con estrema fiducia ai loro connazionali.
Bernhard era determinato a rispettare i propri doveri sia verso i suoi compagni sia nei confronti del Reich. Si sentiva onorato per il ruolo che ricopriva in favore della Germania, voleva dimostrare ai suoi superiori che anche nelle sue vene scorreva sangue teutonico.
Non era stato semplice conquistare la fiducia e il rispetto dei suoi compagni d’armi tedeschi, alcuni di loro vedevano ancora con sospetto quell’alleanza. Soltanto dopo aver trascorso abbastanza tempo tra le truppe finlandesi avevano avuto prova della loro lealtà.
Nell’ultimo periodo Winkler aveva stretto un rapporto di amicizia con il tenente von Stein. Egli era un giovane ufficiale di cavalleria che era stato spedito al fronte subito dopo aver ottenuto la sua promozione. Come molti suoi coetanei si era arruolato come volontario. Purtroppo la guerra era scoppiata quando egli non era ancora in età per il reclutamento, così aveva dovuto attendere tra impazienza e insofferenza, perdendosi il primo anno e mezzo di conflitto.
«Temevo che la guerra potesse finire prima che io avessi la possibilità di dare il mio contributo per la Patria»
Bernhard apprezzava lo spirito patriottico del suo compagno, lo riteneva un ottimo esempio da stimare e rispettare.
Anche von Stein aveva trovato stimolante quell’amicizia, era incuriosito e affascinato dalla storia di quel popolo in lotta per la libertà.
«Posso farti una domanda?»
Winkler annuì.
«Se in Finlandia dovesse scoppiare la guerra tu che cosa faresti?»
Il giovane impallidì, aveva pensato spesso a questa eventualità. In fondo era per questo che lui e i suoi compagni si trovavano coinvolti in quel conflitto. Si stavano preparando per combattere il nemico in Patria.
Bernhard rifletté qualche istante prima di rispondere.
«Ho intenzione di rispettare l’impegno preso, ho giurato fedeltà al Reich come tutti voi»
«Dunque non torneresti in Finlandia per combattere con i tuoi connazionali?»
«Seguirò il volere dei miei superiori, qualunque esso sarà. Se gli accordi saranno rispettati non avrò motivo di pentirmi per le mie scelte»
Il tenente von Stein parve soddisfatto da quella risposta.
«Dunque sei un uomo d’onore»
«Credo nei valori per cui combatto, sia come finlandese sia come tedesco»
«Non deve essere facile mantenere la fedeltà di due bandiere»
«Avere un obiettivo comune è un punto di forza» rivelò.
Von Stein sorrise: «questa vittoria condurrà la Germania all’Unità e la Finlandia all’Indipendenza»
 
Jari attese con impazienza il ritorno di Winkler dal quartier generale per avere notizie. Appena lo vide svoltare l’angolo della trincea gli corse subito incontro, rivolgendosi a lui tralasciando le formalità.
«Allora? Hai saputo qualcosa?»
Egli scosse la testa: «non sono stati disposti nuovi ordini, nessun piano prevede ancora il nostro coinvolgimento»
Il giovane non riuscì a mascherare la sua delusione, strinse i pugni per la frustrazione, fino a quel momento la vita in trincea per i soldati finlandesi era stata caratterizzata soltanto da duro lavoro. Era stanco di sopportare quella situazione, non era così che aveva previsto di servire la sua Patria.
Quando sollevò lo sguardo Jari si soffermò ad osservare la figura di Winkler. Lo vide nella sua posa da ufficiale, deciso e sicuro di sé. L’uniforme gli conferiva autorità, ma il suo volto era ancora quello di un ragazzo dai lineamenti delicati, illuminato da due intensi occhi verdi.
Non poteva negare che il tedesco avesse esercitato un certo fascino su di lui fin dal primo momento. Parte del suo carisma derivava sicuramente dal suo bell’aspetto.
Jari fu scosso da quelle sensazioni. Fino a quel momento non aveva mai creduto di poter vedere in quel modo qualcuno che non fosse Verner.
Il giovane cercò di distogliere l’attenzione da quei pensieri tornando a discutere con il suo comandante.
«Quand’è che prenderemo finalmente parte all’azione? Non ci siamo arruolati come volontari per ristagnare in questa palude!»
Winkler tentò di calmarlo: «in quanto tuo superiore posso solo dirti di attenerti al tuo dovere di soldato. Avrai l’occasione di mettere alla prova le tue capacità quando sarà il momento»
Jari si rassegnò, non poté obiettare in alcun modo.
Prima di tornare nel suo rifugio Bernhard poggiò una mano sulla spalla del compagno, rivolgendosi a lui come amico.
«So quanto sia stato difficile affrontare tutto questo, voglio che tu sappia che sono orgoglioso di te»
Jari accennò un debole sorriso: «per me sarà un onore combattere al tuo fianco»
 
***

Il dottor Lange era un buon insegnante, paziente e comprensivo, ma anche severo e puntiglioso all’occorrenza. Yrjö aveva avuto modo di apprendere molto in quanto suo aiutante. La sua esperienza come assistente medico si stava rivelando un’ottima occasione di formazione.
Al suo arrivo al fronte il giovane era stato istruito a dovere, ma non aveva ancora sperimentato la dura realtà della guerra.
In trincea Yrjö ebbe modo di confrontarsi con il personale medico tedesco. I due compagni con cui condivideva l’angusto rifugio erano un barelliere e un infermiere. Entrambi si trovavano al fronte dall’inizio della guerra.
Il ragazzo si presentò porgendo la mano ai suoi colleghi.
«Sono l’assistente del dottor Lange» disse notando i loro sguardi diffidenti.
L’infermiere lo squadrò con attenzione: «sei uno studente?»
Egli annuì.
«I libri non possono prepararti per ciò che vedrai qui»
Yrjö non si lasciò impressionare da quelle parole.
«Il dottor Lange mi ha scelto come suo assistente perché ritiene che ne abbia le competenze» disse in sua difesa.
«Nessuno lo mette in dubbio» lo rassicurò il barelliere con tono benevolo.
«Dunque a cosa fanno riferimento i vostri avvertimenti?»
L’infermiere indicò un oggetto riposto sul tavolo: «sai che cos’è?»
Yrjö ispezionò il frammento metallico: «sembra una scheggia di granata»
«Già...hai idea di come un simile ordigno può ridurre la carne umana?»
Il giovane esitò.
«Abbiamo visto soldati mutilati, sfigurati…alcuni addirittura sventrati. A volte non avevamo idea di come raccoglierli da terra per quanto erano malridotti»
Yrjö restò impassibile, quella testimonianza non servì a intimorirlo, in ogni caso era determinato a svolgere il suo dovere.
«Non voglio spaventarti, ma prima conoscerai la realtà e più facile sarà affrontarla» spiegò l’infermiere.
Il finlandese pensò che al fronte nulla sarebbe stato facile, ma era pronto ad accettare ogni sfida gli si sarebbe presentata.
«Smettila con questi discorsi! Il nuovo arrivato avrà presto occasione di confrontarsi con le atrocità di questa guerra» asserì il barelliere.
L’altro scosse le spalle, borbottò qualcosa di incomprensibile in tedesco e poi sparì nel cunicolo che conduceva all’uscita del rifugio.
Yrjö si preoccupò: «ho forse fatto qualcosa di male?»
Il barelliere negò: «devi scusare i metodi rudi di Hermann. Credimi, se tu avessi passato quel che ha vissuto lui al fronte allora saresti altrettanto disilluso»
«Mi spiace, non avevo intenzione di turbare il tuo compagno»
«Non fartene una colpa, credo solo che sia stata la tua presenza a turbarlo»
Egli non capì: «in che modo?»
«Be’, sei giovane e ancora non sai niente di questa guerra. È triste pensare che un tempo noi eravamo come te…e che presto tu sarai come noi»
Yrjö ribatté con decisione: «non sono un ragazzino ingenuo, ho scelto di arruolarmi come volontario. Sono qui per sostenere i miei compagni e dare il mio contribuito in questa guerra»
Il tedesco poté comprendere le sue motivazioni: «tutto ciò è davvero ammirevole. Ma adesso basta parlare di queste cose, è ora di mettere qualcosa sotto ai denti, immagino che avrai fame»
Il finlandese annuì, era a digiuno da quella mattina e fuori era già buio. 
L’uomo si avvicinò alle provviste e preparò un modesto piatto composto da carne e pane raffermo.
«Coraggio, serviti pure. C’è abbastanza cibo per tutti»
Il giovane ingurgitò tutto con avidità, in quel momento gli parve che quella salsiccia fosse la pietanza più buona al mondo.
Dopo aver mangiato, il barelliere preparò il giaciglio sia per lui sia per il nuovo compagno.
«Riposati, per questa notte non preoccuparti dei turni di guardia. Ci alterneremo io e Hermann»
Yrjö fu commosso da tanta gentilezza, aveva sempre riposto fiducia nei suoi amici e connazionali, ma fu solo in quel momento, mentre condivideva le coperte con uno sconosciuto, che comprese il vero significato del tanto elogiato cameratismo.
Avrebbe sicuramente trovato un modo per ricambiare quel favore, ma dopo tante fatiche si lasciò sopraffare dalla stanchezza. Il giovane si addormentò con la consapevolezza di trovarsi al sicuro insieme ai suoi commilitoni.
 
***

Al mio adorato marito.
So di averti promesso di essere forte e non lasciarmi sopraffare dall’angoscia e dal dolore per questa separazione, ma per quanto rispetti e condivida le tue scelte non posso evitare di temere per la tua sorte.
Nei momenti di sconforto cedo al pianto e alla malinconia.
Non devi fraintendere le mie parole, voglio che tu sappia che non ho alcun rimorso. Ovviamente sono felice e orgogliosa di essere la moglie di un vero finlandese che ha deciso di combattere per liberare la sua Patria…questa consapevolezza però non può lenire in alcun modo la mia sofferenza.
Voglio credere che tutto questo sia necessario, per noi, per il nostro futuro. Per me è stato difficile accettare la tua partenza, ma tu hai sempre avuto piena fiducia nella causa. Hai sempre avuto chiaro quale fosse il tuo ruolo in questa guerra, la tua determinazione è riuscita a placare anche le mie paure e insicurezze.
Immagino che per te non potesse esistere alcuna alternativa, il tuo posto è lì, a combattere a fianco dei tuoi compagni. Forse anche io dovrei essere meno egoista e considerare il fatto di non essere l’unica a piangere per la mancanza di un marito, un fratello, un figlio…
Eppure in questo momento riesco solo a pensare alla solitudine del nostro letto freddo e vuoto. Vorrei averti qui per stringermi al tuo petto, concedermi ai tuoi baci e alle tue carezze, fare l’amore e addormentarmi al sicuro tra le tue braccia.
Ma anche questa notte la luna è tramontata, e tu non sei qui con me.
È strano realizzare come tutto sia cambiato così rapidamente. Mi capita spesso di ripensare al nostro primo incontro. Dall’istante in cui incrociai il tuo sguardo capii che eravamo destinati a stare insieme. Non sarà questa guerra a separarci, non per sempre.
Attendo il tuo ritorno, nella speranza che il conflitto possa concludersi al più presto.
Con amore,
Marja
 
Lauri ricevette la lettera con settimane di ritardo a causa degli ovvi ritardi postali. Quella stessa sera si ritirò nel suo rifugio per scrivere una risposta.
 
Mia cara, sono davvero lieto di ricevere tue notizie.
Mi addolora riconoscere di essere causa delle tue sofferenze. Questa guerra che consideri solo come un ostacolo per il nostro amore potrebbe essere la salvezza della nostra Patria.
Ciò non significa che per me sia semplice affrontare questa situazione.  
A volte penso a come sarebbe la nostra vita in tempo di pace. Vedo la nostra casa, un gran bell’appartamento nel centro di Helsinki. Certo, inizialmente le stanze appariranno ampie e vuote, ma sarà tutto diverso quando verranno riempite dalle gioiose risate dei bambini. Desidero creare una famiglia con te, sono certo che saresti una splendida madre per i nostri figli.
So di aver spinto oltre la mia immaginazione, ma nulla ci vieta di sognare.
Tutto questo però non potrà mai realizzarsi in una Finlandia privata della sua libertà. Per questo mi trovo qui.
Il fronte non è un posto così terribile come si potrebbe immaginare. In realtà siamo sommersi dalla noia.
Non ho ancora sparato un solo colpo, ad essere sincero in prima linea non ho mai visto il volto di un russo con i miei occhi. Capita solo di sentire le loro voci o di avvistare ombre furtive nella notte.
Attendiamo il momento di attaccare, siamo impazienti di affrontare il nemico.
Nessuno può sapere con certezza quando finirà questa guerra, non voglio darti false illusioni. Ti prometto che farò tutto quel che è nelle mie facoltà per tornare da te.
Per quanto sia consapevole della priorità del mio dovere è sempre più difficile soffrire la tua assenza. Mi manca il profumo dei tuoi capelli, il calore della tua pelle e il dolce sapore dei tuoi baci.
In questa sera fredda e oscura, nella mia solitudine, mi consola il tuo ricordo. Spero di poter tornare presto a stringerti tra le mie braccia. Se così non dovesse essere voglio che tu sappia che i miei sentimenti nei tuoi confronti sono puri e sinceri. Ti ho sempre amata e sarò pronto a dimostrarlo se Dio vorrà concedermi il tempo.
Per sempre tuo,
Lauri
 
Il giovane terminò di scrivere quelle righe con profonda malinconia. Ma non ebbe il tempo di perdersi nei suoi tormenti. All’improvviso le pareti del rifugio tremarono violentemente, le travi si inclinarono, un cumulo di polvere cadde dal soffitto.
D’istinto Lauri si rannicchiò contro alla parete di terra, un secondo botto causò una frana, alcuni suoi compagni furono scaraventati al suolo. Il giovane rimase immobile al riparo per un tempo che gli parve interminabile.
Quando la situazione sembrò calmarsi Lauri si rimise in piedi, prontamente si avvicinò a un suo compagno, il quale era rimasto inerme dopo la rovinosa caduta. Era coperto di polvere e sabbia dalla testa ai piedi.
«Stai bene?» domandò aiutandolo a rialzarsi.
L’altro tossì e si massaggiò il braccio indolenzito.
«Suppongo di essere ancora tutto intero» constatò con sollievo.
Lauri si guardò intorno cercando di capire che cosa fosse accaduto. Un colpo di artiglieria doveva essere caduto poco distante dal rifugio. Dunque era questo che si provava ad essere sotto attacco? Panico, incertezza, senso di impotenza.
Un altro colpo, più debole e distante, rimbombò nei sotterranei. Immediatamente il ragazzo salì in superficie per valutare la situazione da vicino.
Il capitano Fricke era in piedi alla postazione di osservazione, intento a scrutare con il binocolo oltre alle linee. Lauri notò dei bagliori nell’oscurità, gli echi divennero sempre più lontani.
«Stanno combattendo a est della nostra posizione, un tiro mal calibrato ha raggiunto le nostre linee» spiegò Fricke ai finlandesi che con aria preoccupata si erano radunati intorno a lui.
Lauri non era certo di aver ben compreso la questione: «significa che sono stati i nostri compagni a colpirci?»
L’ufficiale confermò distrattamente per poi annotare qualcosa sul suo taccuino.
«Dov’è la staffetta? Oh, bene, ecco il telefonista! Avverta il capitano Schreiber, lo informi che per poco non ci ha fatti saltare tutti in aria!»
Lauri fu sorpreso dal tono quasi scherzoso con cui l’ufficiale aveva riferito quel messaggio. Il giovane trovò una macabra ironia in tutto ciò.
Era vero che in trincea ogni occasione era buona per lasciarci la pelle, ma essere vittima di un simile incidente non era certo un modo eroico o glorioso per andarsene.
Riprendendosi da questi pensieri Lauri tornò a rivolgersi al suo superiore.
«Signore, non facciamo niente?» domandò attonito.
L’ufficiale lo guardò con aria perplessa: «cosa vorresti fare?»
«Il nemico sta attaccando, dobbiamo rispondere al fuoco!» replicò Lauri pensando al regolamento e prendendo come esempio le numerose esercitazioni effettuate negli ultimi mesi per il solo scopo di essere pronti ad agire alla prima occasione.
Il capitano sorrise, quasi divertito dall’ingenuità di quel novellino.
«Ragazzo, questo non è un attacco»
«Ma…i russi sparano!» insistette Lauri indicando il punto da dove si potevano avvistare ancora i lampi biancastri delle esplosioni.
Fricke abbassò il binocolo.
«Due colpi di cannone non sono nulla fuori dall’ordinario, ti abituerai presto alle notti al fronte»
Lauri fu costretto a desistere, non poteva contestare il volere del suo comandante. Si vergognò per la sua inettitudine e ignoranza. I tedeschi stavano combattendo quella guerra da quasi due anni, doveva affidarsi alla loro esperienza.
Il giovane tornò a testa bassa al rifugio per aiutare i suoi compagni a riparare i danni provocati dall’esplosione. In una pozza di fango ritrovò un foglio strappato, era tutto quel che rimaneva della lettera della sua amata moglie.
 
***

Jari vagò a tentoni tra i cunicoli ostruiti dal pantano, ormai era evidente, si era perso. Il ragazzo trattenne un’imprecazione tra i denti. I suoi compagni sembravano essere svaniti nel nulla.
La sua squadra avrebbe dovuto terminare il giro di perlustrazione e tornare nel suo settore, un incarico piuttosto semplice, ma che si era rivelato più complicato del previsto.
Le gallerie erano tutte uguali, non c’erano punti di riferimento nell’oscurità, quell’area era completamente deserta. Sperava di incontrare un gruppo di artiglieri alla postazione di tiro, ma con gran disappunto la trovò vuota.
Jari tornò sui suoi passi, improvvisamente fu colto dall’inquietudine. Doveva trovare il modo di tornare al più presto dai suoi compagni.
Decise di arrampicarsi sul muro di terra e di sporgersi oltre al parapetto per provare a individuare qualcosa nell’oscurità. Se quel che gli era stato riferito era vero doveva trovarsi a circa duecento metri dalle linee nemiche. Ciò era piuttosto strano. Anche nel silenzio più assoluto non avvertiva alcun segnale di pericolo, forse anche il nemico aveva abbandonato la sua postazione.
Jari prese un profondo respiro, un’idea gli balzò in mente. Avrebbe potuto evitare di perdersi nuovamente in quel groviglio di passaggi sotterranei se avesse proseguito in superficie. Era una scelta rischiosa, ma non vedeva alternative.
Così si fece coraggio, scavalcò l’ultimo ostacolo e con un balzo si ritrovò in campo aperto. Restò immobile per qualche istante, osservando la terra di nessuno con ansia e preoccupazione. Soltanto quando fu certo che nessuno avesse notato la sua presenza riprese ad avanzare verso la sua postazione.
Riuscì a progredire piuttosto velocemente, il percorso si rivelò libero dagli ostacoli che precedentemente aveva incontrato in trincea. Camminare in campo aperto, per quanto pericoloso, era decisamente più semplice che strisciare nel fango. Nonostante ciò doveva sempre prestare attenzione a dove metteva i piedi, c’erano zone irregolari, buche causate dalle frane e anche grossi crateri a forma di imbuto. Quelle erano le aree dove dovevano essere cadute le bombe.
Jari era ormai convinto di riuscire a raggiungere la sua meta quando all’improvviso fu costretto a fermarsi. Era certo di aver individuato qualcosa davanti a sé. Per precauzione il finlandese si gettò a terra.
Un lampo squarciò il cielo notturno. Si trattava di un razzo illuminante. Jari premette il suo corpo contro al suolo e affondò il viso nel fango, sperando di non essere individuato dalle sentinelle nemiche.
Quando rialzò la testa da terra quasi sobbalzò per lo spavento. C’era davvero qualcuno a pochi metri di distanza, poteva riconoscere tre figure appostate con i loro fucili, le baionette scintillavano ai raggi di luna.
Il finlandese si guardò intorno, ma non riuscì ad individuare nessun riparo. Dunque non aveva altra possibilità, doveva farsi riconoscere da quei soldati. Aveva riconosciuto l’uniforme degli Jäger, ciò era piuttosto strano, per quale motivo dei suoi commilitoni dovevano trovarsi in campo aperto?
Jari non si pose troppe domande, cautamente si avvicinò ai compagni. Quando fu abbastanza vicino perché potesse essere udito pronunciò la parola d’ordine, prima con un sussurro, poi con un tono leggermente più alto.
Non ricevendo alcuna risposta Jari tentò ancora di farsi notare. Ripeté la parola d’ordine ad alta voce, prima in tedesco e poi in finlandese…sempre silenzio.
Il giovane iniziò a preoccuparsi, non mancava molto tempo all’alba, anche per i suoi commilitoni era rischioso trovarsi così distanti dalle loro linee. Qualcuno doveva avvertirli.
Così il soldato Koskinen si gettò nella sua prima missione di salvataggio.
Il ragazzo si mosse nella loro direzione, provò ancora una volta ad attirare la loro attenzione, ma senza successo. A quel punto una strana sensazione iniziò a diffondersi nel suo corpo, tutto ciò non era affatto rassicurante. Giunto a fianco del primo soldato Jari scoprì con orrore quale fosse la verità. Quegli uomini non potevano rispondere alle sue chiamate poiché erano morti.
Soltanto in quell’istante il giovane si accorse che le divise non erano quelle delle truppe finlandesi. Quei soldati non erano suoi connazionali. Si trattava di fanti tedeschi appartenenti al battaglione che aveva presidiato il fronte prima del loro arrivo.
Jari osservò i cadaveri ormai ridotti a scheletri. Stava letteralmente guardando la morte in faccia, quello avrebbe potuto essere il suo destino. La macabra visione lo riportò bruscamente alla realtà, non voleva restare solo con quei corpi inanimati un attimo di più, doveva tornare dai suoi compagni.
Rapidamente si sollevò da terra ed iniziò a correre a tutta velocità verso la trincea di avvicinamento, senza più preoccuparsi di poter essere un facile bersaglio per il nemico.
Quando la sentinella lo vide superare i reticolati non esitò a sporsi per ripotarlo al riparo.
«Dannazione! Che ti è successo? Sembra che tu abbia visto un fantasma!»
Jari non rispose, lasciandosi trascinare dal suo compagno sul fondo della trincea. La vita tornò a scorrergli nelle vene con la consapevolezza di essere di nuovo al sicuro.
   
 
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