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Autore: crazyfred    13/07/2022    4 recensioni
Ritroviamo Alex e Maya dove li avevamo lasciati, all'inizio della loro avventura come coppia, impegnati a rispettare il loro piano di scoprirsi e lavorare giorno dopo giorno a far funzionare la loro storia. Ma una storia d'amore deve fare spesso i conti con la realtà e con le persone che ci ruotano attorno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Carissim*, forse non lo sapete ma oggi, 13 Luglio, per me e per questa storia è un giorno molto speciale. Eh sì perché, proprio un anno fa, vedeva la luce qui su EFP il prologo di Contro Ogni Ragionevole Previsione. Quanta strada da allora!!! Tanti auguri ad Alex e Maya, a me e anche a voi che la leggete e tifate per i protagonisti.
Per festeggiare l'occasione speciale ho deciso di pubblicare in anticipo questa settimana e, a fine capitolo, troverete una sorpresa.






 
Capitolo 14

 


Ad esclusione del bowling, era da un po’ che Maya non usciva in comitiva con amici tutti suoi, come ai vecchi tempi. E quella parentesi sentimentale di un paio di mesi non c’entrava nulla. C’entrava il suo nuovo stile di vita, il doversi costruire da zero una compagnia tutta nuova che riuscisse a sopportarla ben oltre un aperitivo o un caffè al volo. E ora come ora aveva proprio bisogno di una serata fuori in cui pensare solo a divertirsi. Aveva saputo da Monica, qualche tempo prima, che un conoscente del marito suonava in un nuovo club a San Paolo ogni venerdì e, siccome ogni lasciata è persa, aveva lanciato l’amo, proponendole una serata tra ragazze.
Quando la risposta affermativa era arrivata senza battere ciglio, Maya ne fu sorpresa: era convinta che, per solidarietà coniugale, Monica avrebbe preso le distanze da lei per parteggiare per Alessandro. Ma quella non era una guerra per Monica, non c’erano parti da prendere, e potevano essere amici anche vedendosi separatamente. E così a lei e Monica si erano aggregate anche Lavinia, Olivia e Alice.
Nonostante fossero riuscite a mettersi in lista, il contatto di Monica aveva raccomandato di vestire bene perché, testuali parole, non c’è dress code ma la security all’ingresso rompe il cazzo comunque; perciò, vestitino nero a fiori, giacchino di pelle, stivaletto e borsetta a tracolla, Maya aspettò il via libera con il fiato sospeso, mentre all’ingresso controllavano la prenotazione, sperando che la sua mise fosse sufficientemente adatta. Vuoi perché rispettavano i loro canoni, vuoi perché mentre erano in fila Marco, il conoscente di Monica, era passato a salutarle alla fine del soundcheck, vennero fatte passare ed accompagnate al tavolo.
Il club, che aveva preso il posto di un locale precedente, aveva il profumo di pelle nuova delle poltrone, appena scartate dagli imballaggi, ma l’aspetto un po’ stropicciato e vissuto di un locale pieno di nuove idee e ma con già tante storie alle spalle da raccontare ai clienti.
Le luci erano strategicamente soffuse in tutta la sala, ma non tanto per dare intimità agli ospiti durante la cena, quanto per concentrare l’attenzione alle maggiori attrazioni del locale: da una parte il palco, dove musica live si alternava ai piatti su cui il dj faceva ancora girare dischi in vinile; dall’altra il bar, un muraglione di quasi cinque metri di bottiglie in fila come soldatini e un bancone lungo quanto l’area check in a Fiumicino.
Quando il cameriere versò loro il vino che avevano ordinato, Maya si schiarì la voce per attirare l’attenzione delle amiche.
“Vorrei dire due parole …”
“Oddio come sei solenne Maya, non ci far preoccupare” esclamò Monica, impensierita.
Maya annunciò di aver rassegnato le dimissioni dal lavoro, seria ma serena, pronta per qualsiasi novità la vita le avrebbe messo davanti. “E ora permettetemi un brindisi alle persone stupende sedute a questo tavolo. A quelle che ci sono da sempre, a quelle sono entrate nella mia vita da poco” disse, alzando il calice e rivolgendosi alla sorella e a Monica, sedute alla sua sinistra e poi alla sua destra, verso Olivia e Alice “a quelle che sono rimaste nonostante tutto e a quelle che hanno avuto la pazienza di aspettarmi.” La voce era leggermente rotta dalla commozione che inevitabilmente, scandendo quelle parole, si era accumulata. Quando aveva lasciato i Parioli aveva prospettato una vita solitaria, con sua sorella come unica persona che, per pietà, la trascinava con sé per farla svagare un po’. “Siete speciali e se questa sera non sono chiusa in casa tutta sola ma sono qui a fare serata, sentendomi libera e forte ...”
“Dai Maya lo sappiamo che vuoi dirlo … daje!” la spronò Olivia.
“Sì voglio dirlo e lo dico … e pure figa … beh è tutto merito vostro, che mi avete insegnato non solo il valore dell’amicizia, quella vera, ma anche del rispetto e soprattutto della dignità. Vi voglio bene!”
“UN BRINDISI ALLA PIU’ FREGNA DI TUTTE E CHE È PURE FRESCA SINGLE!!!” urlò Olivia, alzandosi in piedi con il bicchiere di vino in mano. Le ragazze batterono chi le mani, chi i piedi sotto al tavolo; Alice, finalmente a suo agio dopo un inizio un po’ sulle sue in mezzo a persone che non conosceva, si lasciò andare ad un ululato liberatorio. Da un tavolo dall’altro lato della sala, una comitiva di uomini fece loro eco, in segno di approvazione.
“Olivia smettila, ci guardano tutti!!!” le fece notare Lavinia, imbarazzata, coprendosi il volto con la mano.
“Voglio ben sperare … morto un papa se ne deve fare un altro…” decretò la ragazza, tornando a sedere.
“Maya ha bisogno di stare da sola per un po’ adesso” le ricordò la maggiore delle sorelle Alberici.
“Intanto Maya ha bisogno di una fila di pretendenti
 ribatté Olivia poi può farne quello che vuole. Gli voglio vedere scoppiare il fegato per la rosicata a quello lì … e tu non lo curerai …”
“Ragazze … sono qui eh!” fece notare loro Maya, ma invano: le due, ormai, erano partite per la tangente.
“Ma figurati … quello deve solo sperare che non me lo ritrovo sulle strisce pedonali, perché invece di frenare … ACCELERO!”
“Ma che vuoi fare tu che neanche hai l’auto?!” ricordò Maya a sua sorella, sbalordita e divertita insieme.
“Me la compro a posta, guarda! Solo per la soddisfazione di poterlo tirare sotto.”
Le ragazze si quietarono un po’ appena vennero serviti loro i taglieri con l’antipasto. Nel frattempo la band dal vivo aveva iniziato con i suoi pezzi revival anni 50 e Alice, da amante del vintage, era lanciatissima nel cantare insieme al solista “Only You” di Elvis.
“Non ti ho detto niente prima” disse Lavinia, costretta dal volume alto della musica a parlare all’orecchio di sua sorella “ma sei sicura di voler lasciare il lavoro? Non mi sembra un buon momento e poi dove lo trovi un posto così…”
“E cosa dovrei fare, scusa? Non riesco a guardarlo più in faccia … nemmeno il suo nome riesco a pronunciare. E non è che lo vedo una volta a settimana, ci lavoro fianco a fianco 8 ore al giorno, a volte di più.”
“Non so … magari ti fai spostare da qualche altra parte. E se non dovessi trovare niente a livello?”
“Semplicemente non è fattibile … e non pretendo di trovare un lavoro uguale … so bene che dovrò adattarmi all’inizio. Ma l’affitto non è molto caro e la liquidazione dovrebbe bastare per un po’… magari trovo qualcosa in centro e risparmio sull’auto. Ho un po’ di esperienza nell’organizzazione di eventi, nel frattempo anche la PR non è male come opzione. Poi chiamo mamma e Ruggero, vediamo se qualche loro conoscenza ha bisogno di una segretaria. Qualcosa verrà fuori di sicuro, siamo a Roma”
“Vorrei solo che ci riflettessi bene, che non debba pentirtene. Il lavoro è un’altra cosa…”
“No, non ti preoccupare … e poi è proprio per questo che devo andare via, perché ho confuso il lavoro con l’amore. Però per questa sera basta pesantezze e brutti ricordi. Divertiamoci, domani è un altro giorno …”
 
La serata proseguì in spensieratezza, senza che l’ombra dei ricordi si posasse sulle ragazze, impegnate a scatenarsi sulla pista, appena i lenti anni ’50 lasciarono, dopo cena, posto al twist anni ’60 e alla disco anni ’70. Ma questa verve ritrovata aveva bisogno di continui pit stop al bancone del bar.
“Un Long Island, per favore” urlò Maya al barman, al di sopra della musica, tirando su i capelli in una coda di cavallo alta per lasciare il collo completamente scoperto: aperte le danze, la temperatura nel locale era aumentata di parecchio. 
“La rottura deve stata bruttina se ci devi andare giù così pesante …”
Maya si voltò verso una voce maschile alla sua destra. Un ragazzo moro, non molto alto ma così palestrato da sembrare quasi un quadrato, la chioma scolpita dal gel e la barba curata al millimetro. Non poteva credere che in giro ci fossero ancora uomini che trovassero elegante la combinazione doccia abbronzante, camicia nera di una taglia in meno per mettere in risalto i muscoli e slacciata sul davanti per mostrare una collana con piastrina. Già nei primi anni 2000 sarebbe stato considerato boro e la moda era impietosa in quegli anni, figurarsi adesso.
“Prego?” domandò Maya, perplessa. Ok che avevano alzato un po’ il gomito, ma se avesse conosciuto un gorilla del genere di sicuro se ne sarebbe ricordata.
“Scusa eh, ma prima non ho potuto fare a meno di sentire la tua amica ...”
“Ah ok … no lasciala stare quella, le piace farmi fare figure di merda …”
“Allora non sei davvero fresca single?”
“Sì lo sono, ma non c’è né da piangere né da festeggiare” Su questo punto era inamovibile: voleva solo andare avanti e concentrarsi su sé stessa.
Il barman poggiò il drink davanti a Maya sul bancone, chiedendole il numero del tavolo per mettere in conto il cocktail, ma subito il tizio poggiò sulla mano del cameriere una banconota da 10 euro “e il resto di mancia”
“No no, non se ne parla … senta, metta sul conto del tavolo 6 per favore”
L’uomo insistette ancora e Maya gli fece notare, tentando di mantenere la calma, che nemmeno conosceva il suo nome.
“Manuel, molto piacere. E tu sei Maya giusto? … ho sentito una tua amica chiamarti mentre ballavamo … eravamo vicini”
“Molto piacere Manuel, ma cos’è … una specie di scommessa con i tuoi compagni di tavolo per rimorchiarmi? Perché non è affatto divertente, anzi ti fa sembrare uno stalker”
Sembrava tipo alla mano e anche un po’ imbranatello ma quell’odore un po’ acidulo del suo profumo misto all’aroma tabaccoso della sigaretta elettronica la nauseavano e non glielo facevano piacere per niente; sperava di sbagliarsi, ma quei modi gentili stridevano troppo su quel corpo costruito e tirato a lucido.
“No, no tranquilla” esclamò, lasciandosi andare ad una risata bonaria ma troppo fragorosa per i suoi gusti “non ho bisogno di una scommessa per provare a farmi avanti … bella come sei. Comunque, davvero, ti posso offrire qualcos’altro?”
“No, grazie. Sono single, non senza soldi”
“Eh va beh dai, Maya, era per rompere un po’ il ghiaccio. Non è carino che una bella ragazza come te se ne stia sola a fare serata …”
Che fosse così ostinato non la seccava più di tanto, aveva avuto a che fare con gente più assillante, ma le dava fastidio che ripetesse il suo nome ad ogni frase, come se volesse convincere le persone intorno e lei stessa che si conoscevano; allora prese il suo drink, facendo ben attenzione a nasconderlo tra le mani - la prudenza non era mai troppa - e fece per andarsene.
“Dove vai?” le domandò, bloccandola per il braccio “Dai … chiacchieriamo un po’”
“Non sono sola a fare serata … ci sono le mie amiche e mi stanno aspettando” rispose, categorica, accennando al tavolo.
L’uomo l’attirò a sé e i modi gentili che fino ad un secondo prima l’avevano fatta sentire al sicuro erano spariti, confermando la sensazione di fastidio e volgarità che Maya aveva provato su lì per lì, quando si era fatto avanti al bancone, sebbene avesse tentato di non darle peso perché aveva imparato che le persone non si giudicano dall’aspetto esteriore.
“Beh ma a meno che il tuo ex non fosse in realtà una ex io pensavo ad un tipo di serata che non puoi fare con delle amiche”
“Aaaah … capisco. Mi dispiace Manuel, ma per quel genere di serata preferisco rivolgermi a qualcuno di più fidato.”
Con uno strattone, Maya si divincolò, raccogliendo la borsetta che le era scivolata dalla spalla e caduta a terra nella concitazione. A dire il vero fu sorpresa che il tipo avesse lasciato andare la presa così facilmente ma presto si rese conto del perché: qualcuno, forse il ragazzo del bar, aveva chiamato la security perché tornando verso il tavolo vide uno buttafuori andare in direzione opposta alla sua, verso il bancone.
“Maya! Vieni a ballare YMCA!” le urlò Olivia dalla pista, sudatissima. “Finisco il drink e arrivo!” C’era un’altra cosa che stranì Maya, di quello spiacevole incontro. Il ragazzo non era stato così insistente o invadente, non più di altri che, 
in passato, aveva dovuto mandare a pascolare ben più energicamente o facendosi aiutare . Per quanto facesse finta di niente sentiva ancora la sua traccia sul corpo, come una specie di imprinting. Nella sua testa gli odori, gli sguardi, il tocco, la voce – tutto insomma – era ancora misurato con un metro di giudizio che andava da 0 ad Alessandro. Perché il suo cuore batteva ancora per il suo Alessandro. Ma il punto era che non sapeva più se il suo Alessandro fosse vero, oppure una parentesi, seppur bellissima, una fase transitoria nella vita incasinata del suo capo.
Mandò giù il cocktail tutto d’un fiato, per affogare quei pensieri e mitigare l’arsura e si fiondò al centro della sala dove le amiche l’aspettavano.
A fine serata Olivia accompagnò tutte a Testaccio con la sua auto: Maya e Monica sarebbero tornate a casa, Alice avrebbe ripreso la sua macchina e lei avrebbe accompagnato Lavinia a casa, come d’abitudine.
“Tesò siamo arrivate. Devi scenne, non è che puoi dormire in macchina mia” la scosse Olivia.
Maya, mentre tutte le altre erano ormai fuori dall’auto per i saluti, dormiva beatamente sul sedile posteriore della Mini, con la testa appoggiata al finestrino.
“Siamo già arrivate?” mugugnò.
“Certo che siamo già arrivate…ci vogliono 10 minuti con la macchina”
“Ah … ok”
“Tutto bene?” le domandò Lavinia, allarmata dopo che, per scendere, Maya aveva dato una testata al soffitto. Lei e le macchine a tre porte non erano esattamente amiche: alta, con gambe e collo lunghi, faticava sempre a prendere le misure. Brilla poi …
“Sì, tranquille, sto na favola. C’ho solo sonno…”
“Magari se non urlassi …” la rimproverò la sorella.
“Ma chi urla?!” rimbeccò Maya “mi rimbomba tutto in testa … prossima volta tavolo lontano dalle casse!”
Le altre si guardarono tra di loro in apprensione, visto che era l’unica del gruppo ad essere in quello stato.
“Sei sicura di star bene Maya, vuoi che salga con te a casa?” suggerì Monica.
“No no, come ve lo devo dire, sto beni- A DEFICIENTE! …” mentre attraversava la strada, non si accorse che un motorino stava passando. I ragazzi a bordo, per avvertirla, suonarono il clacson “AHO! MA CHE TE SONI?!!!”
“Maya basta! Ti senti solo tu … ma che si può sapere che hai bevuto? Ragazze eravamo d’accordo: oltre al vino della cena, solo un giro di amari! Non abbiamo più vent’anni”
Lavinia, la più grande e più responsabile del gruppo, prese Maya sottobraccio, non perché non riuscisse a camminare, ma per tenerla a bada vicino a sé.
“Ma che rompipalle” borbottò la sorella minore “sulla pista faceva caldo e solo preso un Long Island … e credo due Hiroshima”
“Credi. Ma sei scema? Hai mischiato almeno sei tipi di alcolici diversi … praticamente il tuo fegato se ne starà in vacanza per almeno un paio di settimane dopo aver smaltito quella roba roba”
“Uuuuh sempre esagerata tu…”
“Ah io sarei l’esagerata? Tu giochi a fare l’alcolista per una notte e io esagero! Vai pure Olivia, rimango qui con sta cretina stanotte, sennò non sto tranquilla”
“Ehi, tu … cosa…non ho mica più 15 anni!”
“Evidentemente sì se non sai controllarti nel bere!”
“Ma guarda che sto benissimo!”
“Si vede … una favola proprio”
Le due sorelle entrarono nel portone grazie a Monica ma, un po’ per il buio della lampadina fulminata sulle scale, un po’ per Maya che era alticcia, sole davanti alla porta di casa non riuscivano a trovare le chiavi. Una si lamentava per il casino e l’altra sembrava avere il pozzo di San Patrizio al posto della borsetta e quasi ci si tuffava dentro con la torcia del telefono.
“Ma dove cazzo sono?”
“Shhhh! Sono quasi le due…lo vuoi capire che devi fare piano?”
“Shhh lo fai a tua sorella”
“Maya” bisbigliò Lavinia, sospirando “io sono tua sorella”
“Ah già...”

“Signorine Alberici!”
La Betti, in vestaglia rosa di ciniglia e pantofole, stava sull’uscio del portoncino del suo appartamento, i grandi occhiali inforcati e i capelli bianchi ancora perfettamente composti nonostante l’ora tarda. Le due, colte di sorpresa, sobbalzarono come se fossero state sorprese a forzare la serratura dell’appartamento di qualcun altro.
“Mio Dio signora, l’abbiamo svegliata? Sono mortificata per il casino … non riusciamo a trovare le chiavi” si scusò Lavinia, frastornata.
“Tadàaa!” Maya, in tutto questo, tirò fuori, soddisfatta dalla scoperta, le chiavi che in tutto quel tempo erano rimaste nel taschino della giacca di pelle. Le inserì nella toppa e aprì il portoncino.
“Quando rientriamo ti ammazzo” sussurrò Lavinia.
“Ma va cara, alla mia età si dorme così poco … e così quando è finito lo sceneggiato mi sono messa a fare i cornetti per la colazione. Ve ne ho preparato un sacchetto. Pensavo di portarvelo domani mattina, ma visto che ci siamo …”
Forse il pacchetto lo aveva dietro la porta perché non appena le ragazze la ringraziarono, alla dolce nonnina bastò entrare in casa per non più di 5 secondi. Sorrideva sbarazzina, come se di anni non ne avesse 80, e i suoi occhi azzurri con lei; le piaceva fare dolci, ma ancor di più distribuirli e vedere le espressioni di stupore e ghiottoneria di chi li riceveva.
“Ce n’è uno al cioccolato bianco, ho messo uno stecchino per riconoscerlo” spiegò “era il gusto preferito del tuo innamorato quando era piccolo. Chissà se se ne ricorda…domani mattina glielo fai assaggiare tu a Sandrino”
“Temo non verrà più qui Sandrino, Betti …” mormorò Maya, mesta, mentre Lavinia provava a troncare la conversazione ringraziando e tirando la sorella per la giacca “non finché ci sarò io almeno” Dove non erano arrivati i rimproveri di sua sorella, era arrivata la Betti nominando Alessandro.
“Oh … mi dispiace …” esclamò la donna, le mani dietro la schiena, dondolando leggermente sulle punte; aveva un certo che di militare, forse essere la moglie di un carabiniere le aveva forgiato anche le movenze “ma che è successo? Tu e Sandrino siete due cari ragazzi e si vedeva che vi volevate bene …”
“Sai Betti” rispose Maya, gli occhi fissi sul pavimento, la voce incerta “mi dispiace deluderti, ma Sandrino è cresciuto … e deve prendersi la responsabilità di ciò che fa … e ciò che non fa”
“Io sono di un’altra epoca, che vuoi che ne capisca delle cose di voi giovani di oggi” risolse l’anziana signora, avviandosi verso la sua porta, leggermente incurvata “ma certo, voi ragazze di oggi fate bene a farvi valere. Noi non avevamo la vostra stessa libertà. Buona notte ragazze” aggiunse, prima di chiudere la porta alle sue spalle “fate bei sogni!”
Rientrate in casa, Maya sfilò il giacchino di pelle buttandolo sul bracciolo del divano e lei ci si tuffò subito dopo.
“Ti faccio una tisana allo zenzero” disse Lavinia, accedendo il bollitore e frugando tra i cassetti “è l’ideale per smaltire una sbronza: rimani idratata ed eviti la nausea”
“Lavi …” la chiamò sua sorella.
“Dimmi … non ti senti bene?”
Lavinia lasciò le tazze e corse da sua sorella, che non rispondeva. Se ne stava seduta sul divano, di spalle alla cucina, la testa reclinata all’indietro, lo sguardo perso in un punto indefinito del soffitto. Lentamente, girò il viso verso sua sorella: una lacrima, solitaria, le rigava il viso. 
“Lo so che in questo momento potrei straparlare perché sono ubriaca, e che non ha senso perché io … io lo detesto … ma … ma mi manca …”
“Lo so, piccola, lo so”
Lavinia le sistemò i capelli e le accarezzò la guancia, dolcemente, per asciugare la traccia umida che la lacrima aveva lasciato. Vedere sua sorella così, esposta e fragile come non l’aveva mai vista prima, le faceva tanta tenerezza. Era quasi una bambina. Si era spesso domandata se avrebbe mai visto così la sua sorellina, lei che sembrava avere il cuore di pietra, ma ora le faceva solo rabbia perché era successo per colpa di un pezzo di merda che non aveva avuto per lei lo stesso rispetto che lei aveva per lui. Avrebbe voluto incontrarlo di persona e vomitargli addosso tutto lo schifo che provava nei suoi confronti in quel momento.
“Passerà?”
“Solo tu lo puoi sapere”
Farla passare era una decisione che spettava solo al suo cuore, non di certo alla sua testa. Neanche tutte le sue forze o la sua volontà sarebbero bastate se il cuore le avesse detto di continuare ad amarlo, e Lavinia sperava davvero che non fosse così.

 
 

Seatina sole donne per Maya. Quella che doveva essere un'occasione per svagarsi in qualche misura prendersi cura ra di sé stessa e coccolarsi è stata una serata alquanto movimentata e complicata. Sul finale poi...portate pazienza, vi prometto che arriveranno tempi migliori.

Ma passiamo alla sorpresa, perché ogni promessa è debito: forse non lo sapete, ma per dare vita a questi personaggi ho preso "in prestito" dei volti più o meno noti del cinema e della tv. Beh, oggi vi voglio presentare alcuni di loro. Ho usato qualche accorgimento per renderli meno reali, ma alcuni di loro scommetto che saranno ancora molto riconoscibili. Mi farebbe piacere sapere se vi ritrovate con la scelta.  

i Bonelli


gli Alberici (e acquisiti)


gli altri (amici, ex mogli XD)


Ovviamente all'appello manca qualcuno, come per esempio i figli di Anna e altri colleghi di redazione, ma solo perché sono personaggi minori.
Bene dopo questo festeggiamento speciale, rinnovo il mio grazie a quanti stanno seguendo la storia, a qelli che hanno inizato a recensire, a quelli che vorranno farlo ancora e anche ai lettori silenziosi. Vi do appuntamento alla prossima settimana, 
Fred ^_^
   
 
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