Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: coldcatepf98    27/07/2022    1 recensioni
Dopo che Historia decide di rivelare la sua vera identità, Erwin, indagando sulla faccenda, teme delle ritorsioni dal corpo di gendarmeria. Chiede quindi appoggio al comandante Pyxis, ma questo, non potendosi basare su fatti certi, concede al corpo di ricerca uno dei suoi soldati-spia che ha tenuto per sé gelosamente fino a quel momento: Siri, anche detta "il geco".
L'aiuto di Siri sarà fin da subito fondamentale per il corpo di ricerca, già provato dalle perdite dell'ultima spedizione, che avrà bisogno di un aiuto per affrontare il nuovo nemico: gli esseri umani.
Tuttavia Siri è una mercenaria, e non viene vista bene dagli altri soldati del corpo di ricerca, soprattutto dal capitano Levi che si mostra subito diffidente verso la ragazza sfacciata. Presto, però, si renderà conto che Siri non è quella che sembra.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Capitolo 0 – La supremazia dei più deboli

 
A giudicare dalla saliva raggrumata all’angolo della sua bocca, doveva aver dormito per parecchio tempo e anche piuttosto bene. Si passò l’asciugamano bagnato sul viso e strofinò via lo sporco, il suo sguardo poi si soffermò sul suo riflesso nello specchio e quasi si stupì da quanto diverso se lo ricordava. 
Nei sotterranei non aveva avuto modo, neanche una volta in un anno e mezzo, di vederlo, se non nelle pozzanghere sporche nelle strade ma era solitamente un’immagine distorta e scura che non rendeva giustizia alla nitidezza di uno specchio vero e proprio. In realtà ritraeva fedelmente il personaggio che stava interpretando, qualcuno dai contorni vaghi e oscuri che indubbiamente faticava a definire lei stessa. Sporse la mano verso lo specchio e lo toccò dove vi era il centro della sua faccia: si chiese se mai sarebbe tornata ad essere Siri, in compenso, però, quell’incubo era finalmente finito. La superficie, aveva constatato con quelle ore, le aveva restituito il suo sonno pesante e pacifico, avrebbe voluto continuare a dormire ancora per altre ore ma Ankha poco prima aveva bussato alla sua porta svegliandola.
Siri aveva aperto la porta coi capelli ancora raccolti nella treccia tutta spettinata dalla dormita, la bava alla bocca rinsecchita e attorno agli occhi delle grosse occhiaie, meno gonfie di quando era arrivata al quartier generale, il cui colore violaceo, però, aveva fatto sobbalzare l’assistente di Pyxis. 
- Ciao… Siri. Pyxis ti ha convocata nel suo studio. Appena sei pronta puoi andare da lui per favore?
La spia si era limitata a guardarla e annuire, poi le aveva chiuso la porta in faccia. Non era sua abitudine essere così rude, soprattutto con quella ragazza per cui aveva nutrito sin da subito della simpatia, ma si sentiva letteralmente distrutta e ora quella convocazione dopo che aveva in parte fallito la sua missione le faceva temere il peggio. Ma sono preparata adesso, pensò. Se volesse liberarsi di me opporrò resistenza e si pentirà amaramente anche solo di aver pensato una cosa del genere.
Dopo essersi lavata e rivestita, si diresse verso lo studio di Pyxis, aspettò che il comandante le desse il permesso di entrare, ma quando aprì la porta non entrò subito.
- Siri, che aspetti? – la spia fissò il superiore impassibile.
- Gradirei che Bernard prendesse posto. Prima di me. – a quelle parole, l’uomo sussultò, per poi sorriderle sornione.
- Sei migliorata molto. Bernard, ti avevo detto che non avrebbe funzionato. Ormai è difficile sorprenderla. – il ragazzo superò la porta dietro la quale si era nascosto e, passandoci davanti, rivolse uno sguardo scaltro accompagnato da un ghigno alla ragazza che, solo quando si fu allontanato, entrò e chiuse la porta dietro di sé.
- Forse ancora non lo sai, ma il nostro nuovo acquisto col periodo che ha passato nei sotterranei si è guadagnata una certa fama. – Siri si sedette accanto a Bernard, ignorando il suo sguardo – Non temere Siri, non volevo assolutamente tenderti alcuna trappola. Al tuo collega piace testare le capacità delle reclute. Ma ormai riferirmi a te con questo epiteto non è più appropriato temo.
Bernard aggrottò la fronte e guardò prima il comandante e poi la ragazza accanto a lui, leggermente infastidito da tutti i complimenti in cui Pyxis si stava sprecando, dopotutto non poteva certamente essere alla sua altezza.
- La ringrazio signore. Mi scusi se ho dubitato di lei, credo ora sia deformazione professionale. – il ragazzo quindi alzò un sopracciglio, ma non si espresse – Come mai sono stata convocata con Bernard?
Pyxis frugò in un cassetto accanto a lui per poi tirare fuori una cartella che depose davanti ai due sulla scrivania: - Un altro incarico temo. Avrei voluto affidarlo unicamente a te, ma credo ti servirà l’aiuto di Bernard, dopo il periodo nei sotterranei potrebbe risultare difficile questo incarico.
- Signore, mi pare di capire… – lo interruppe Bernard – … Che sarà Siri il responsabile di questa missione.
- Ti sorprende, Bernard? – Pyxis lo guardò eloquente, zittendo il ragazzo che non osò contestare, non dopo l’esito della sua ultima missione. Non credeva il comandante avrebbe preferito fare affidamento su Siri piuttosto che su di lui, dopotutto anche i risultati della ragazza erano stati negativi. Ma infondo sapeva che, per quanto deludenti potessero essere stati i risultati della nuova arrivata, non lo sarebbero mai stati quanto i suoi: Pyxis aveva investito un ammontare di risorse enorme per la missione di Bernard confidando sulle sue capacità e, nonostante questo, aveva fallito miseramente, sprecando tutti quei beni. Siri invece, come aveva potuto constatare dai rapporti redatti dai soldati che l’avevano affiancata, aveva usufruito di un numero di risorse irrisorio e, non solo aveva portato a termine con successo tutte le missioni complementari alla principale, ma aveva quasi fatto arrestare Kenny lo squartatore. Per come si erano messe le cose, per Pyxis un’eventuale morte di Siri nei sotterranei sarebbe stata la perdita più gravosa.
Quando il comandante li ebbe congedati dopo aver illustrato loro la missione, i due uscirono insieme dallo studio e s’incamminarono negli archivi dove avrebbero dovuto svolgere delle ricerche prima di mettersi in azione.
- Ne è passato di tempo dall’ultima volta… Com’è che ti chiamano adesso? – Siri camminava davanti a lui che si azzardò, incurante, ad allungare una mano verso i suoi capelli raccolti – “Il Geco”? A me piacciono più le lucertole… – le prese la treccia e fece scendere la mano per la sua lunghezza, arrivò a malapena a metà quando la ragazza se ne accorse e, fulminea, si girò afferrandogli il braccio strettamente. Lo alzò sopra la sua testa e lo incenerì con lo sguardo.
- Vuoi chiamarmi geco? Fa pure, è quello che sono dopotutto. Ma toccami un’altra volta e te ne pentirai.
Bernard alzò le sopracciglia sorpreso, e, per tutta risposta, le rise in faccia. La cosa parve non sfiorare minimamente Siri che si limitò a lasciarlo andare e a continuare a camminare lungo il corridoio: - Sono il tuo responsabile, Bernard. Non scordarlo, fai quello che ti dico e andrà tutto bene, vedrai… – il ragazzo dietro di lei sbuffò divertito – È una fortuna che questa volta ci sono io a controllare quella tua manica troppo larga.
Il sorriso scomparve dalla faccia di Bernard che si fermò: Siri voltò il capo verso di lui, guardandolo con un sorriso perfido. Come potesse saperlo già per lui era un mistero, se era tornata da appena un giorno e mezzo e per metà di esso aveva dormito. Ma non sarebbe stato solo quello a sorprenderlo, di lì a poco negli archivi la ragazza l’avrebbe completamente sconvolto quando nel giro di appena un’ora avrebbe letto e memorizzato tutta la parte di documenti che servivano per la missione.
- Tu hai finito coi tuoi? – gli disse lei ad un certo punto, dopo essere stata in silenzio col capo chino sui documenti per praticamente un’ora.
Bernard la guardò stranito: - No che non ho finito, sono almeno duecento pagine. – fissò i fogli di lei mentre si alzava dalla scrivania in mogano per girarci attorno e raggiungerlo – Tu… hai già letto i tuoi?
Siri gli strappò di mano la metà che gli rimaneva e gli si sedette accanto: - Rimanda la sorpresa a più tardi. Capisco sia sconvolgente avere a che fare con una persona come me, ma gradirei uscire di qui quanto prima. – Bernard si morse l’interno delle guance in un misto tra nervoso e gelosia incontrollabile – C’è puzza di muffa.
Espirando rabbiosamente dal naso rimase a fissare il profilo concentrato di Siri nella penombra di quello stanzone stipato di librerie piene di documenti destinati a deteriorarsi sotto l’azione dell’umidità dei sotterranei. Strinse il pugno e tornò a leggere la sua parte di documenti: fu in quell’esatto momento che prese coscienza, amaramente, di trovarsi di fronte ad una persona di gran lunga più capace e in gamba di lui. Non rischiava di essere surclassato da Siri, perché lei l’aveva già fatto e se pure poteva sopraffarla in forza bruta, era convinto che ci sarebbe riuscito solo qualora l’avesse legata e imbavagliata, dato che comunque aveva affrontato il suo stesso allenamento e ne era uscita anche prima del previsto.
Eppure, Bernard rimaneva fortemente convinto di essere un gradino sopra di lei avendo più esperienza alle spalle, con quella missione l’avrebbe dimostrato, non solo a lei, ma anche a Pyxis. Le avrebbe fatto rimpiangere quella faccia tosta, oltre che il modo in cui l’aveva fatto sentire inferiore rispetto a lei. Non c’è nessuno migliore di me.
- Bene. Hai qualche idea?
Lui alzò un sopracciglio e ghignò: - Non hai detto che comandavi tu? Adesso ti aspetti che ti dia una mano?
- Mi aspetto che tu prenda attivamente parte alla missione. – Siri sospirò, richiudendo i documenti nelle cartelle da cui li avevano presi. Era abituata ad essere più rilassata ma quel suo nuovo lavoro le provava seriamente i nervi, anche in quella fase di pianificazione sentiva la necessità di stare sempre all’erta e quel ragazzo sembrava già propenso a provare i suoi sensi.
- Va bene, lucertolina. Sentiamo cos’hai in mente. – la ragazza era ben consapevole che la odiasse già, d'altronde, a chi stava simpatica sin da subito? Pur stando così le cose, le andava più che bene, non era necessario infatti che andassero d’accordo.
- Il nostro obiettivo è apparentemente semplice da controllare, tuttavia dobbiamo tenere presente che è pur sempre un generale del corpo di guarnigione. Avrà sicuramente dei sottoposti fedeli in combutta con lui all’interno dei ranghi della guarnigione, ci libereremo prima di loro, uno alla volta.
- Discreto, mi piace. – Bernard fece roteare la testa, mettendo ben in mostra il collo e guardandola languido, credendo così di fare breccia nell’altra – Ma, mi dispiace, sono un tipo che si annoia facilmente e questo piano sembra sprecare un po’ troppo tempo. Un’esecuzione di gruppo è più facile.
Lei lo guardò dritto negli occhi: - Non mi sorprende che tu abbia fallito così miseramente l’ultima volta. Questa volta tenteremo il mio approccio, più qualitativo che con l’acqua alla gola, che ne dici?
Le parole di Siri bruciarono Bernard più di quanto non si aspettasse, mantenne la sua espressione impassibile ma quel breve silenzio valse più di mille parole per entrambi, soprattutto per la ragazza che adesso ebbe la conferma di averlo non solo inquadrato perfettamente ma anche di averlo in pugno. Inoltre, prima di muoversi con lui per la missione avrebbe letto il suo fascicolo per completare il quadro a cui mancava solo una visione più generale.
- Sei tu il responsabile dopotutto, lucertolina. Continua, – si mise la testa fra i palmi, guardandola in modo infantile – sono tutto orecchi.
Siri non si fece intimidire dal suo tentativo di metterla in soggezione e ignorò completamente la frecciatina: - Bene, quindi elimineremo uno alla volta i sottoposti in combutta. Secondo le informazioni che ha raccolto Tamara e le intuizioni del comandante, sono in contatto col mercato nero e stanno cercando di incastrare Pyxis per farlo destituire. Col crollo del muro Maria, il generale Wagner ha trovato via libera ed è riuscito ad acquisire parecchio potere, i documenti presentano infatti delle lacune intenzionali nei movimenti. C’è una cosa però che non mi convince… – la spia allungò un piccolo plico di fogli verso il ragazzo – Questo Erwin Smith. Il suo nome appare in tutti questi documenti legati agli affari del generale, sembra avere un qualche collegamento con lui.
Bernard sfogliò distrattamente i fogli: - È il nuovo comandante del corpo di ricerca, mentre eri nel buco di culo del mondo ha acquisito una certa fama, soprattutto da quando poi ha quel suo nuovo leccapiedi.
Leccapiedi? Un soldato? Che aspetto hanno?
Il ragazzo sorrise divertito: - Ma quante domande. Erwin è alto, biondo, taglio militare, occhi azzurri, corporatura robusta, il soldato è un tale Levi, accanto a lui fa quasi ridere a vedersi, è praticamente il suo esatto contrario. Capelli scuri, taglio militare lungo, occhi chiari, corporatura robusta per l’altezza molto sotto la media.
Siri abbassò lo sguardo sovrappensiero: - Mh… Credo di averli visti una volta…
- È impossibile, come? Dal campo cadetti sei andata direttamente nei sotterranei, è imp…
- Non ha importanza adesso. – lo interruppe Siri, mentre gli allungava un foglio scritto a penna da lei – Questa è la lista dei sottoposti che sicuramente complottano con Wagner. Dovrebbero trovarsi tutti nel distretto di Karanese, questi due invece a… – le si bloccò istintivamente la voce – Trost. 
Bernard afferrò il foglio e lo mise davanti al viso per leggerne i nomi: - Cosa dovrei riuscire a capire da questi scarabocchi incomprensibili?
Siri sbuffò e gli strappò il foglio dalle mani: - Fa lo stesso, tu ti occuperai di questo Frank Dubois a Karanese, io di questi due a Trost. Prima mi occuperò di uno, poi andrò a controllare al quartier generale del corpo di ricerca della città le relazioni di Smith con Wagner, lì capirò se sarà il caso di assassinare anche lui e questo Levi.
Bernard proruppe in una forte risata mentre Siri aggrottò le sopracciglia spaesata: - Allora non sai proprio niente! – tirò un profondo respiro e poi si alzò, facendo peso sui palmi aperti sul tavolo – Sinceramente, trovo più divertente il fatto che tu lo scopra da sola. Ma prego, continua.
La ragazza evitò di fargli le mille domande su Levi che avevano affollato la sua mente per non concedergli la minima superiorità che lui stava cercando di rimarcare dall’inizio, continuò così ad illustrargli il piano: - Fa in modo che sia qualcosa di discreto ma che li faccia dubitare, quando io poi ucciderò uno di questi due soldati, si sposteranno tutti a Trost.
Bernard evitò di chiederle come lei sarebbe riuscita a sapere che lui aveva portato a termine l’assassinio, sarebbe stato l’ennesimo smacco e ora che aveva capito che qualsiasi cosa avesse potuto dire si sarebbe rivelato un passo falso, si limitò a fare il vago: - Va bene, mi occuperò di questo Dabois…
Dubois
- Come ti pare… e poi? Che faremo?
- Raggiungimi a Trost, al momento capiremo cosa fare. Ci offriranno sicuramente un’occasione su un piatto d’argento, inoltre io avrò raccolto le informazioni che ci servono dal corpo di ricerca, quindi sarò capace di avere una visione migliore della situazione.
Bernard annuì e la seguì mentre uscivano dagli archivi: - Ma che brava lucertolina. Un cervellino niente male, magari ci si rincontrerà dopo che ti sarai scontrata con Levi.
Se solo lui avesse saputo che essere chiamata geco le avrebbe dato molto più fastidio, probabilmente lei non avrebbe avuto la freddezza che poi le permise di girare il coltello nella piaga: - Devo dirti dove starò o sei ancora abbastanza bravo da trovarmi da solo?
Il ragazzo si sentì di nuovo pizzicato ma fece un enorme sforzo per mantenere quella maschera di strafottenza che si stava imponendo, per cui rise di nuovo sommessamente: - Se sarai ancora viva per allora. Non mi sembri proprio l’esempio di forza fisica a cui fare riferimento.
Lei si voltò e lo guardò risentita: - Chi ha mai parlato di forza fisica.
 
Era passata appena una settimana quando Siri sentì finalmente la notizia che il soldato Dubois era morto. La spia si era procurata una parrucca dai capelli corti e una coppola dagli elastici abbastanza forti e, imbrattandosi un po’ il viso e fasciandosi ancora più strettamente il seno già piccolo, era diventata la mattina un garzone della compagnia Reeves di Trost. La sera, invece, con l’aiuto di una parrucca bionda e un corsetto stretto al punto giusto era una sensuale cameriera in un bordello: entrambe quelle coperture servivano perfettamente allo scopo, con la prima riusciva a frequentare i magazzini e a rimanere aggiornata sui movimenti della merce di Wagner, con la seconda invece era riuscita ad avvicinarsi al corpo di ricerca quel tanto che le bastava per reperire informazioni su Levi ed Erwin Smith. Infatti, come aveva previsto, non era stato difficile trovare dei soldati del corpo di ricerca in quel contesto, era stato sufficiente scegliere il più tonto e “anziano” tra loro e, dopo avergli servito abbastanza alcol e avergli fatto gli occhi dolci, era stato fin troppo facile farlo parlare.
Siri si era ritenuta anche abbastanza fortunata perché il soldato in questione, Gelgar, era innanzitutto un gran bevitore, e poi faceva parte nientemeno che della squadra di Mike Zacharias che, a detta sua, era diventato il secondo soldato più forte “da quando quel piccoletto era entrato a nei ranghi del corpo di ricerca grazie ad Erwin”. Il soldato, in quei pochi giorni, si era totalmente invaghito di lei che non si sprecava in commenti ammiccanti e carezze soffuse, non si era mai spinta troppo oltre, fino al settimo giorno. Quella mattina, mentre pedinava i soldati in combutta con Wagner, origliò la conversazione che bramava sentire da una settimana: Dubois era stato ucciso e tutti si erano molto sorpresi di quella morte, che però avevano imputato a delle dispute coi criminali del mercato nero. Siri, sentendo quella conversazione, sogghignò soddisfatta e quella sera con Gelgar avrebbe tentato il tutto per tutto, forte del fatto che lui era già argilla nelle sue mani.
Si fece prestare del rossetto da una delle prostituite del bordello e iniziò a servire incurante i tavoli della sala comune, fino a quando il barista non le fece un cenno indicando l’entrata. Lei non si voltò, sapendo benissimo si riferisse all’arrivo del soldato e andò direttamente al bancone.
- Lascia pure qui il vassoio e occupati di quell’allocco. – l’uomo le allungò due boccali di birra – Come lo fai bere tu, non ci riesce nessuno. Spende una quantità di denaro allucinante quando ci sei.
Siri finse un sorriso timido: - Beh, ci piacciamo, credo…
L’altro rise di gusto: - Fino a quando beve come una spugna mi va più che bene… L’avevo detto al padrone che saresti sprecata in altro modo.
- Non è comunque mia intenzione… – prese i boccali abbassando lo sguardo per fingere imbarazzo – Non so come la prenderebbe Gelgar…
- Ecco! È questo quello di cui parlavo! Non sei abbastanza provocante!
Siri annuì a testa bassa e si voltò per raggiungere il soldato al cui saluto carico di eccitazione rispose con un sorriso ammiccante, che mutò completamente il suo volto di qualche secondo prima.
- Gelgar! – gli porse uno dei due boccali prima di sedersi di fronte a lui – Ti aspettavo!
Il soldato avvampò quando per sedersi lei sporse all’infuori il seno, man mano che poi bevevano e parlavano, gli parve palese che lei fosse più presa del solito, per cui si azzardò ad allungare una mano verso quella di lei. Siri, non appena si sentì sfiorare, dovette pestarsi il piede con forza per evitare di reagire e mantenere quella maschera seduttiva.
- Kerstin, sai, non credevo che proprio in un posto del genere… – Gelgar deglutì nervoso – So di non sembrare proprio il più cortese dei gentiluomini venendo qui ogni giorno…
- Oh Gelgar… – si toccò le labbra, sorridendo appena – Nemmeno io ti sembrerò la più onesta delle donne…
- No! Lo capisco, è per lavoro, e poi sei solo una cameriera in questo posto.
Siri si accarezzò il petto con l’indice e lo portò sul decolté che aveva cercato di mettere in risalto col bustino, il soldato involontariamente seguì il movimento del suo dito, quando arrivò al seno alzò di nuovo lo sguardo sui suoi occhi, imbarazzato.
- Le tue mani… sono sempre fasciate. – notò Gelgar accarezzandole le nocche della mano che ancora stava sfiorando – Mi chiedo spesso cosa nascondano.
La spia gongolò, non poté trattenersi e le salì il riso sulle labbra che trasformò prontamente in un’espressione provocante: - Non siete gli unici, voi soldati, a nascondere delle cicatrici… – ingogiò il groppo alla gola e intrecciò le dita alle sue mentre con la sedia si avvicinò di più a lui socchiudendo gli occhi – Tra poco il mio turno finirà, ad essere precisi, tolgo le fasce quando finisco di lavorare.
Gelgar deglutì nervoso: - C-cicatrici? Come te le sei fatte?
Siri abbassò il suo tono di voce, lo guardò ancora più intensamente negli occhi facendolo rabbrividire mentre con le dita gli accarezzava il dorso della mano, risalendo lentamente lungo il polso: - Se vuoi, posso raccontartelo… – allungò l’altra mano sul viso di lui, sfiorandogli un lato del viso con la punta delle dita – E poi potresti raccontare tu a me delle tue cicatrici, se le hai… Ma scommetto che ne hai parecchie…
Il soldato si fece coraggio e cercò di pareggiare il tono ammiccante dell’altra, ne venne fuori una scarsa imitazione di cui però lei si finse soddisfatta: - Puoi scommetterci… potrei parlartene per ore…
Siri a quel punto si alzò, accarezzandogli il viso prima di allontanarsi: - Ci vediamo davanti all’ingresso tra una decina di minuti allora.
Il soldato obbedì e uscì dal locale per aspettarla all’esterno esattamente come gli aveva detto. Non fu semplice convincerlo ad andare nei dormitori del corpo di ricerca, Gelgar aveva paura di essere beccato a portare un civile lì, ma la ragazza con un’altra dose di carezze e avergli rivelato che l’idea del proibito l’eccitava lo convinse senza ulteriori obiezioni, anzi, vi si diressero ancora più velocemente. Lui poi era stato così precipitoso all’interno del palazzo che sarebbero stati scoperti, se non fosse stato per Siri che l’ebbe spinto al riparo più di una volta. Quando finalmente arrivarono di fronte la porta della stanza, Gelgar si abbassò sulla serratura cercando di infilare le chiavi e aprire: - Argh, non vedo nulla… ma è meglio non fare troppo rumore.
Siri alle sue spalle abbassò il cappuccio del suo mantello, si sgranchì le giunture e tirò fuori da una tasca del vestito un fazzoletto che imbevve col contenuto di una boccetta che teneva insieme ad esso: - Fai con calma… L’attesa mi elettrizza…
Scosse la testa mentre alzava le sopracciglia. Ma si può essere così fessi.
Finalmente il soldato riuscì ad aprire la porta, la ragazza infilò con tutta calma la boccetta nella tasca e nascose le mani dietro la schiena, schiacciando all’infuori il petto.
Dopo di te. – bisbigliò Gelgar, Siri quindi lo guardò sorridente ed entrò. Non appena lui entrò e chiuse a chiave la porta dietro di lui, lei tolse il mantello che gettò a terra, il soldato si avvicinò a lei che lo afferrò per le spalle e lo spinse sul letto, facendolo sedere. Siri si sciolse i capelli e mise un ginocchio tra le gambe di Gelgar, gli portò una mano sul viso per poi accarezzargli la guancia. Fece per abbassarsi sulle sue labbra e quando sentì i muscoli di lui rilassarsi sotto la sua mano, con un gesto fulmineo gli premette su naso e bocca il fazzoletto che teneva nell’altra mano. Il ragazzo sgranò gli occhi dall’incredulità mentre cercava di dimenarsi, lei quindi alzò l’altra gamba e lo colpì nella pancia facendolo sussultare.
- Mi dispiace così tanto Gelgar, sembri un bravo ragazzo. Ma non preoccuparti, domani sarai come nuovo. – gli disse prima che perdesse del tutto conoscenza. Lo stese sul letto e gli legò mani e piedi con le cinghie per il movimento tridimensionale che trovò nella stanza, si tolse il vestito rivelando la divisa nera completa di stivali bassi e pugnali sotto il largo gonnellone, allungò le maniche della maglia nera e indossò il collo della maschera nera che alzò fin sopra il naso. Dalle tasche del vestito estrasse i rampini da mano e quelli modificati del dispositivo 3d, li indossò entrambi e spalancò la finestra: il quartier generale del corpo di ricerca in città era molto più piccolo di quello di campagna e veniva usato solo nel periodo subito prima o dopo una spedizione, o quando c’erano delle incombenze militari. Siri aveva avuto tutto il tempo di studiarlo e memorizzare stanze e corridoi, inoltre Gelgar si era rivelato essere un gran chiacchierone e le aveva raccontato praticamente tutto quello che sapeva su Levi senza che lei avesse avuto bisogno di insistere troppo: grazie a lui sapeva che era entrato nel corpo di ricerca sotto richiesta di Erwin assieme a due suoi amici morti miseramente durante la loro prima spedizione, che era un ex criminale e che aveva in pochissimo tempo superato in forza e tecnica nientemeno che Mike, che godeva di una certa fama all’interno delle mura. Non solo questo l’aveva messa in allerta, ma anche il fatto che l’aveva ricollegato ad un noto fuorilegge della città sotterranea: lui se n’era andato da appena un anno quando lei era scesa per la missione, eppure si parlava ancora di lui in toni molto cupi e Kenny, se lo ricordava molto bene, le aveva mentito quando gli aveva chiesto se lo conoscesse. Era molto importante che non lo incontrasse o che, se avesse ingaggiato un combattimento con lui, fosse scappata via il più velocemente possibile, l’unico modo in cui pensava di poterlo uccidere senza rischiare era quello di avvelenarlo e per questo non c’era alcuna fretta.
Siri si arrampicò sul davanzale e sparò i rampini sulla grondaia e con l’aiuto dei rampini da palmo si arrampicò lungo il muro fino ad arrivare alla finestra che dava sullo studio del comandante. Si sporse cautamente da un angolo della finestra e, dopo aver constatato fosse vuota, si sporse e infilò una lama affilatissima tra le ante, facendo scattare il meccanismo di chiusura. Atterrò quatta nello studio ordinato e spazioso e si guardò attorno guardinga: non poteva dirsi all’altezza di quello di Pyxis nella stessa città, appariva spoglio, dalle pareti anonime adornate solo da qualche lampada ad olio e una scarna piccola libreria. Davanti alla finestra vi era l’unico mobilio che appariva di buona fattura nella stanza, ossia una grossa scrivania in legno con delle sedie senza imbottitura attorno, una dietro e due davanti. Siri si avvicinò ai cassetti e li aprì forzandoli coi grimaldelli, iniziò a frugarci all’interno alla ricerca del nome di Wagner anche solo scarabocchiato, ma non trovò assolutamente nulla di ciò che cercava, se non che, ad un certo punto, un documento attirò la sua attenzione. Lo lesse con enorme interesse, non era molto ma era abbastanza da scagionare Smith da quella faccenda.
Interessante… - bisbigliò, poco prima che una luce nel corridoio non si fosse fermata davanti la porta chiusa di fronte a lei. Due voci maschili stavano parlottando all’esterno, Siri ebbe appena il tempo di chiudere i cassetti e nascondersi sotto la scrivania prima che i due soldati entrassero.
- Ti ringrazio Erwin, so che è tardi, ma se avessimo consegnato quei rapporti sarebbe stato anche peggio.
- Non preoccuparti Mike. Una svista del genere può capitare.
Siri, schiacciata contro il pannello della scrivania, vide l’alone di luce avvicinarsi e poi fermarsi sopra di lei, mentre le gambe in divisa, presumibilmente di Erwin Smith, si fermavano davanti a lei.
- Oh… ricordavo di aver chiuso la finestra… - il comandante chiuse le ante e poi si abbassò sui cassetti.
- Erwin? Cosa c’è che non va? – dopo quella domanda di Mike calò il silenzio nella stanza e la spia capì immediatamente, anche se non poteva vederli, che si stavano scambiando occhiate o probabilmente gesti che suggerivano la presenza di un intruso nella stanza. Siri prese un respirò profondo e si posizionò con la schiena sul pavimento, caricando le gambe mentre sentiva che Mike si stava avvicinando al pannello, tentando un passo felpato.
Con tutta la forza che aveva nelle gambe, calciò la scrivania verso l’alto facendola ribaltare, prima si spostò verso l’alto e poi cadde con un tonfo fortissimo sul pavimento, Mike si buttò indietro per non essere schiacciato. Siri scattò verso la finestra e la spalancò con una spallata, Erwin fu subito su di lei e l’afferrò per il mantello, quindi lei, piegata in bilico sul davanzale, caricò col busto, rigirandosi all’indietro, un pugno che colpì sullo zigomo il comandante del corpo di ricerca, il quale perse la presa su di lei e barcollò di lato.
Siri lanciò i rampini sul palazzo di fronte e si lasciò andare poco prima che Mike raggiungesse la finestra: - EHI! Fermati, biondina! – la ragazza fece riavvolgere le corde e saltò sul tetto, guardò per un frangente di secondo il soldato accigliato affacciato dalla finestra, per poi correre via lungo i tetti. Mentre scappava, si staccò la parrucca che ancora portava e la gettò via, prima di calare in un vicolo e scomparire nella notte.
 
Bernard trovò non proprio facilmente l’appartamento dove Siri aveva stabilito il suo quartier generale per la missione: non appena entrò dalla porta d’ingresso notò consistere in un monolocale minuscolo con un bagno altrettanto striminzito. Su un piccolo fornello a legna stava cuocendo quello che sembrava stufato, accanto ad un letto sfatto che si trovava sotto la finestra ad un battente spalancata, affacciandosi notò del materiale nero e appiccicoso sulle finestre del palazzo di fronte e quando vide dei fori da rampino sulla grondaia, intuì si trovasse sul tetto di fronte.
- Eccomi lucertolina.
Siri, schiacciata sul tetto, imbracciava un fucile su cui aveva posto un mirino con una lente abbastanza precisa: - Abbassati. Sto aspettando che l’obiettivo sia sotto tiro.
Bernard non eseguì l’ordine e le si avvicinò, aprì la bocca per parlare ma si bloccò all’istante quando vide la ragazza irrigidire le spalle e stringere più saldamente il fucile. Guardò nella direzione verso cui puntava e vide due soldati della guarnigione a cavallo: Siri sembrò quasi smettere di respirare mentre seguiva con la canna del fucile i due uomini. Improvvisamente uno sparo riecheggiò nell’aria e uno dei due soldati cascò giù da cavallo, con un grosso colpo dietro il cranio mentre l’altro scese per gettarsi in ginocchio su di lui.
- Uoah! – disse ad alta voce Bernard, ancora in piedi, la ragazza voltò di scatto la testa verso di lui arrabbiata – Un colpo solo, non me l’aspett…
Siri lo colpì con forza col calcio del fucile sulla caviglia, facendolo atterrare di faccia sulle tegole: - Sei impazzito?! Sta zitto! – imbracciò di nuovo il fucile e notò che l’altro soldato si era alzato e guardava nella loro direzione – Ti avevo detto di stare giù!
Il soldato rimasto salì in fretta sul cavallo, Siri quindi si alzò e si mise in ginocchio sul tetto e imbracciando nuovamente il fucile, lo caricò e seguì contratta al massimo col mirino il fuggitivo. Partì un secondo colpo e anche l’altro soldato capitolò in avanti sul cavallo che, ancora in movimento, lo trascinò per alcuni metri su un lato prima che le persone in strada accorressero ad aiutarlo. Siri gettò il fucile sul tetto e si voltò di nuovo verso il suo monolocale: - Seguimi, dobbiamo andare. – disse a Bernard che, steso sulle tegole, la guardò sorpreso. A parte rare eccezioni, pochissime altre persone erano riuscite ad atterrarlo con quella facilità. La seguì nell’appartamento in cui lei, concitata, dopo aver versato lo stufato in dei contenitori, stava raccogliendo in tutta fretta le sue cose in una sacca.
- Mettitela. – gli lanciò una divisa del corpo di guarnigione mentre lei iniziò a spogliarsi in tutta fretta – Dovrebbe essere della tua taglia.
Lui alzò un sopracciglio mentre rimase a guardarla per qualche secondo fino a quando lei, mentre infilava i pantaloni bianchi della divisa, non si girò verso di lui fulminandolo con lo sguardo: - Ti devi muovere. Se non avessi fatto il coglione adesso staremmo mangiando in tutta tranquillità.
- Perché mi hai aspettato, allora.
Lei si abbottonò il pantalone e poi lo guardò incuriosita: - Sei scemo o fai finta? Davvero, non capisco come tu possa essere sopravvissuto fino ad ora. – lui sorrise e iniziò a sfilarsi via i vestiti.
Non appena si fu vestito anche Bernard, fuggirono in tutta fretta dalla città e si rifugiarono nella campagna all’interno del Wall Rose appena fuori Trost, più precisamente in un capannone di una fattoria abbandonata. La sera accesero un fuoco lontano dalla paglia e, dopo che Siri si assicurò che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, scese dal tetto su cui stava di guardia e raggiunse Bernard davanti le fiamme, sedendosi a qualche passo da lui.
- Tieni. – il ragazzo la guardò stranito mentre lei gli porgeva uno dei contenitori della zuppa che aveva preparato prima di scappare. Lo prese titubante mentre Siri si stranì vedendo la sua reazione confusa: - Per quanto per un momento ci abbia pensato sul serio, non è avvelenata. È solo… zuppa.
Bernard rimase a fissarla mentre si sedeva accanto a lui, come se avesse fatto una delle cose più naturali del mondo. Lui non aveva sperimentato nulla del genere prima nella sua vita, un pasto caldo, offerto senza malizia o tedio e che non servisse esclusivamente a non farlo morire di fame. Aveva sempre vissuto in luoghi fatiscenti, il più piccolo di sette fratelli, aveva solo sei anni quando sua madre e suo padre lo vendettero agli schiavisti: sembrava una notte come le altre, fino a quando sua madre non lo svegliò. Aprì gli occhi ancora scombussolato e ricordava di aver avuto un brutto presentimento sin da quando sua madre non gli rivolse il minimo accenno di uno sguardo. Non lo guardò nemmeno quando lo consegnò nelle mani di quei due loschi individui che lo portarono via su un carretto assieme al suo altro fratello, il più piccolo prima di lui. I due uomini tentarono di ammanettarli, ma i loro polsi erano troppo piccoli per consentirlo, per cui li lasciarono liberi nel rimorchio: Bernard ebbe un assaggio di quello che sarebbe spettato loro quando, spaventati, tentarono di sporsi verso la madre, ancora sul portico di spalle rispetto al carro che li portava via lentamente. Suo fratello maggiore aveva evidentemente inteso le cattive intenzioni di ciò che stava accadendo, per cui si sporse con tutto il busto, chiamandola a gran voce, ricevendo di tutta risposta l’indifferenza della madre e un fortissimo ceffone di uno dei due aguzzini.
All’inizio i suoi genitori gli mancarono, imitava suo fratello e si ribellava, cercando di scappare da quella lurida cella in cui li avevano rinchiusi assieme ad altri bambini di tutte le età, fino a quando chi li sorvegliava non ne ebbe abbastanza e pestò a morte l’unico familiare che gli era rimasto. Si aspettava che qualcuno dei prigionieri lo consolasse o che semplicemente guardasse con orrore il corpo di suo fratello martoriato che si spegneva piano piano, ma erano talmente assuefatti da quella violenza e quella disumanità che non lo degnarono di uno sguardo, anzi, alcuni di loro furono sollevati dal pensiero che nella mangiatoia ci sarebbe stato più cibo. Bernard imparò due importanti lezioni quel giorno: la prima era che avrebbe dovuto contare solo su sé stesso se voleva sopravvivere, e diamine se aveva paura di fare la stessa fine del fratello, e la seconda era che lui non valeva niente, era niente.
Il peggio fortunatamente non arrivò mai, infatti passò mesi in quelle celle e il giorno prima che fosse venduto, la gendarmeria scoprì il commercio illegale e liberò tutti quegli orfani e bambini rapiti. Per i successivi sei anni crebbe in un orfanotrofio, quando arrivò alla giusta età non ebbe che due alternative tra cui scegliere: dissodare la terra o arruolarsi, scelse alla fine la seconda sembrando più incline alla sua conservazione. Difatti, essendo già parecchio alto per la sua età venne subito notato dall’allenatore di spie che, forte anche delle sue origini problematiche, vedeva in lui un potenziale che sarebbe stato un peccato sprecare. Lui, difatti, fu la sua più grande e riuscita “produzione”: innescò nel ragazzino un meccanismo unico nel suo genere, questo iniziò a nascondere la sua così bassa, quasi inesistente, autostima autocelebrandosi, convincendosi di essere il migliore in qualsiasi cosa e ripetendo a sé stesso che erano gli altri a non valere niente. Solo per nascondere quella grande insicurezza che lo aveva logorato.
Con questa mentalità, in tre anni l’allenatore riempì quel guscio vuoto come desiderava e lo plasmò come mai era riuscito a fare con chiunque altro dei suoi allievi, in poco tempo Bernard infatti divenne il migliore tra le spie di Pyxis e l’unico motivo per il quale non aveva mai tradito il comandante era che lui lo riteneva effettivamente il migliore. Abbassò lo sguardo sulla zuppa fumante: adesso che le cose sembravano essere cambiate, non era sicuro di voler rimanergli fedele. A meno di non tornare ad essere il migliore.
- Oh, per l’amor del cielo… – Siri si sporse su di lui e, sotto il suo sguardo perso nel vuoto, prese col cucchiaio della zuppa dal suo contenitore per poi ingurgitarlo – Ecco. Contento?
Lui alzò un sopracciglio e portò alle labbra il bordo, ingerendo piano il contenuto. Già dopo i primi sorsi poteva dire che era diverso da qualsiasi cosa avesse mai mangiato.
Non aveva mai sperimentato nulla del genere nella sua vita.
- Allora, ecco il nostro piano. Domani Wagner sicuramente tornerà in città, porterà con sé le prove che ci serviranno, oltre che tutta la sua scorta. Ho già individuato il palazzo dove sono sicura lascerà i documenti che incastrano ingiustamente Pyxis.
- Qual è?
- Il condominio marrone a quattro piani ad est. Quello con le finestre ad arco.
- Capito. Quindi? Che faremo?
Siri sospirò, tenendo lo sguardo fisso sul suo contenitore vuoto: - Lo pedineremo. Quando si riuniranno in un posto, il loro magazzino presumo, approfitteremo per allontanarci e recuperare ciò che ci serve.
- Non li eliminiamo quindi?
- Non serve se tendiamo loro un’imboscata da parte della gendarmeria.
Bernard rimase in silenzio, poi gli tornò in mente un particolare e si voltò di nuovo verso di lei: - Ed Erwin Smith? Che facciamo con lui?
Siri continuò a tenere lo sguardo sul contenitore vuoto mentre lo chiudeva e riponeva nella sua sacca: - Ho già risolto.
Lui non fece ulteriori domande e il giorno dopo un ragazzino, un garzone, arrivò di buon mattino nel loro “rifugio” riferendo loro dell’arrivo di Wagner in città: Siri non era particolarmente sorpresa, mentre Bernard si stupì della precisione con cui stava procedendo il piano della ragazza. Tornarono quindi in città e passarono i successivi quattro giorni a seguire i movimenti di Wagner e i suoi sottoposti che, da quando erano morti tre dei loro compagni, erano molto più prudenti, anche sui garzoni che assumevano per il semplice spostamento delle merci. Bernard realizzò che Siri si era organizzata perfettamente a livello di tempistica perché sembrasse che qualcuno stesse alle calcagna dell’ufficiale e della sua organizzazione: col primo omicidio a Karanese, la spia aveva aspettato un giorno, il tempo necessario ad un singolo assassino di spostarsi da quella città, prima di uccidere gli unici due soldati rimasti a Trost, costringendo Wagner a tornare nella base operativa principale, rimasta scoperta. Questa condizione creò un ottimo vantaggio perché l’organizzazione si convinse che ci fosse tra loro una spia, e non due, per cui le coperture che Siri e Bernard si crearono garantirono loro di parare le spalle all’uno e all’altra in caso uno dei due fosse rientrato tra i sospetti.
Un giorno, poi, finalmente arrivò la notizia che Siri stava tanto aspettando: Wagner aveva organizzato un incontro con la maggior parte dei suoi soldati che si sarebbe svolto in uno dei magazzini di proprietà dell’organizzazione.
- Ho il vago presentimento che sia una trappola. – aveva detto a Bernard quando era andato a darle la comunicazione nell’alloggio che l’ufficiale corrotto le aveva assegnato.
- Non credo. Altrimenti avrebbero dato comunicazioni differenti per ognuno. Poi sai che sospettano di me.
Siri, seduta sulla scrivania di spalle a Bernard, rigirò tra le mani un piccolo ago appuntito: - Hai ragione. Ci vediamo stasera quindi.
Il ragazzo quindi si diresse alla porta e prima di uscire le disse: - Sei sicura di aver risolto con Smith?
Siri rimase assorta ad osservare l’ago: - Certo. Non aveva a che fare con la faccenda. – gli rispose noncurante, mentre infilava l’ago tra le fasce sul polso e lui abbandonava la stanza.
Più tardi Siri si diresse al magazzino, aveva controllato anche da sola la veridicità delle informazioni che Bernard le aveva riferito e tutto sembrava coincidere, per cui lasciò che il suo collega avvisasse la gendarmeria mentre lei invece prendeva parte all’incontro.
Non appena entrò nello stanzone ricolmo di casse impilate l’una sull’altra che fungeva da deposito, si sistemò nell’ultima fila del cerchio che si era creato attorno a Wagner, seduto davanti ad uno scadente tavolino di legno, che spiegava come muoversi nelle strade di Trost per evitare i gendarmi.
- Dall’alba fino al mezzogiorno, le strade sull’ala est della città sono pattugliate dalle squadre tre e quattro, composte da parecchi veterani, mentre quelle sull’ala ovest da squadre composte perlopiù da reclute. – Wagner si fermò un secondo e alzò lo sguardo sui sottoposti, prima di tornare a parlare, diede un forte colpo di tosse – Da mezzogiorno in poi, i ruoli s’invertono, quindi per i movimenti possiamo sfruttare questa rotazione. 
Siri si grattò dietro la nuca sbadigliando annoiata, non fece caso a due soldati che, quatti, si stavano avvicinando ai suoi lati.
- Per queste informazioni possiamo ringraziare Smith, Bernard si sta accertando della loro veridicità in questo momento…
Una scarica elettrica percorse la spia dai piedi lungo la spina dorsale e fu solo troppo tardi che si accorse dei due soldati che ormai le stavano accanto e che le afferrarono simultaneamente le braccia, bloccandola. Sentì uno scatto metallico dato da delle manette che le strinsero i polsi, mentre i due la spingevano con forza di faccia sul pavimento. Wagner non si scompose e lasciò che i due la portassero di fronte a lui: - La signorina qui presente, il… geco di Pyxis, ci sarà d’aiuto per coprirci le spalle, – abbassò lo sguardo su di lei – non è vero?
Siri dimenò le braccia guardandolo corrucciata. Bernard l’aveva tradita ma l’avevano lasciata in vita per qualche ragione: evidentemente per non far sospettare al comandante del corpo di guarnigione che lei fosse stata scoperta e che quindi la missione fosse fallita.
- Portatela via, me ne occuperò più tardi.
I soldati alzarono la ragazza dalle braccia con uno strattone, lei inclinò il busto all’indietro, quel tanto che bastava per far scivolare l’ago nella mano.
 
Se qualcuno avesse chiesto a Bernard cosa significasse amare, all’epoca non avrebbe saputo rispondere. Avrebbe cercato d’immaginare cosa potesse significare, ma lui, davvero, non lo sapeva perché per primo non era mai stato amato. Tradire Siri si era rivelato semplice, quasi naturale e non riusciva, neanche ripensando al gesto gentile che aveva compiuto nei suoi confronti, a pentirsene. Non era contemplato nella sua gamma di emozioni perché ciò che gli importava davvero era non essere visto come il niente che era convinto di valere: se Siri avesse continuato ad essere migliore di lui, cosa sarebbe stato agli occhi di Pyxis se non il niente?
Aveva consegnato a Wagner la sua collega non appena si era presentata l’occasione per acquistare la sua fiducia, poi gli aveva garantito di portare a termine il compito che gli aveva assegnato, ma in realtà avrebbe approfittato del palazzo semi vuoto per rubare i documenti che servivano a lui e Siri per incastrare l’ufficiale. Sarebbe tornato vincitore dal suo comandante e contemporaneamente si sarebbe liberato anche di quella nuova ragazza prodigio, tornando a primeggiare su tutti.
Era piegato sui cassetti della scrivania dell’ufficiale quando la stanza completamente avvolta dall’oscurità s’illuminò di un bagliore rossastro. Bernard si voltò con aria interrogativa verso la finestra alle sue spalle e si alzò per capire cosa stesse succedendo all’esterno: delle grosse fiamme si sollevavano da un palazzo all’esterno. Strizzò gli occhi cercando di fare mente locale, e quando si rese conto si trattava del magazzino dell’organizzazione, sgranò gli occhio scioccato.
Non è possibile…
- Sai, ci avevo sperato fino all’ultimo.
Bernard si voltò di scatto verso l’entrata dello studio: Siri era in piedi sull’uscio, completamente ricoperta di sangue, lo guardava fisso con occhi vitrei, il viso non era attraversato dalla minima espressione facciale.
Come…
- Oh, come sono sopravvissuta? – la ragazza iniziò a camminare lentamente verso di lui che s’irrigidì, pronto a contrattaccare – Perché me lo chiedi, Bernard? Non avrei dovuto forse?
Lui portò una mano lentamente alle sue spalle per estrarre un pugnale, mentre Siri si pulì un lato del viso dal sangue con una manica della maglia, ma essendo imbevuta anch’essa di sangue non riuscì a fare altro che spostarlo: - Voglio dire, era solo un’assemblea. Un semplice ritrovo per i soldati corrotti.
Il cuore di Bernard iniziò a battere più forte mentre girava attorno alla scrivania cercando di allontanarsi da Siri che stava facendo lo stesso per raggiungerlo: si rese conto, suo malgrado, di essere terrorizzato. Il modo in cui lo guardava, i suoi occhi che brillavano sulla faccia nera di sangue sembravano trafiggerlo ancor prima del pugnale che lei teneva nella mano. Non poteva essere viva, gli balenò nella testa il pensiero che si trovasse di fronte al suo spirito, venuto per vendicarsi.
Siri abbassò lo sguardo sui cassetti aperti della scrivania: - Oh non disturbarti, qui non troverai assolutamente nulla di utile. Anche perché, ormai, Wagner è morto.
Bernard, attanagliato dalla paura, estrasse il pugnale e si buttò su di lei che schivò il colpo, per poi afferrargli il braccio e tirarlo, sfruttando la forza del suo slancio. Lui capitolò in avanti, offrendo la schiena a Siri che, di fianco a lui, gli piantò una gomitata fortissima tra le scapole per poi colpirlo con una ginocchiata nello stomaco. Bernard si sentì privato del respiro, tossì e cadde sulle ginocchia. Cercò di divincolarsi dalla presa della ragazza che questa volta gli alzò il braccio e gli piantò un altro colpo sulla schiena col piede. Lui trovò la forza, disteso a terra com’era, di calciare la gamba che Siri teneva sul pavimento, ma lei a cadde atterrando di ginocchia su di lui, causandogli ancora più dolore. Bernard, facendo peso con l’altro braccio, si ribaltò per portare la ragazza sotto di lui, ma anche questa volta lei fu più veloce e, alzandosi di poco con le gambe, non appena lui si girò, gli piantò un ginocchio sul torace, facendolo giacere supino. Siri non mollò la presa dal suo polso, col pugnale gli procurò un taglio vicino il pollice, facendogli perdere la resa sull’arma, mentre apriva la gamba libera e gli piantava l’altro ginocchio sull’altro braccio.
- Ci avevo sperato fino all’ultimo, che non ti venisse in mente la fantastica idea di tradirmi. – disse lei portandogli il coltello alla gola, mentre ancora cercava di divincolarsi restio dalla sua presa. Un movimento sbagliato e sarebbe morto, ma credeva sarebbe morto comunque, lei non avrebbe mai avuto pietà per lui. O almeno, così era convinto.
- E invece… – Siri premette la lama sul suo collo, da cui colò un piccolo rivolo di sangue – Vuoi sapere quando ti sei tradito?
Bernard respirò pesantemente e tentò di alzarsi, ma per quanto la sopraffacesse sotto ogni punto di vista fisico, non riusciva comunque a liberarsi dalla presa con cui gli toglieva il fiato.
- Allora? ci arrivi da solo o devo dirtelo io?
Avanti… sono tutto orecchie… – le rispose lui con un filo di voce.
- Quando mi hai chiesto di Smith la seconda volta. Ti avevo già assicurato che mi ero occupata di lui, ma tu ti sei mostrato così premuroso da chiedermelo una seconda volta. Wagner voleva essere sicuro di avere ancora il suo contatto nel corpo di ricerca, non è così, eh?
Bernard rimase in silenzio, colpito nel segno. Siri sorrise soddisfatta.
- Come immaginavo. Il fatto è questo, Bernard… nonostante fossimo colleghi non mi hai mai convinta, quindi ho lasciato che sapessi tutto, eccetto un’informazione. – lui aggrottò le sopracciglia – Anche Smith stava raccogliendo prove per incastrare al momento giusto Wagner. Avrebbe ricattato quest’ultimo per poi consegnarlo a Pyxis per avere un favore da lui. Smith ha aiutato Wagner a sistemare la merce, quindi sapeva perfettamente dove si trovava, i punti d’incontro, i suoi contatti, nomi di criminali, tutto. Lui ha sempre firmato i documenti come garante, per cui non sarebbe mai stato accusato di nulla, interessante, non trovi?
Siri premette ancora un po’ di più la lama alla gola di Bernard, che, ormai, si arrese al suo destino. Chiuse gli occhi accettando la sua morte.
- Di tutto questo mi colpisce una cosa, Bernard. La tua lealtà verso Pyxis: avresti comunque portato a termine la missione. Impressionante
Il ragazzo riaprì gli occhi quando sentì la pressione sulle braccia e sul collo diminuire: Siri si stava alzando. La osservò impietrito mentre riponeva il pugnale nella fodera: lo stava risparmiando. Lui.
Cosa… Cosa stai facendo? Perché…
- Perché non ti uccido? – Siri si chinò su di lui e lo guardò dritto negli occhi – Perché non ne ho motivo. O meglio, l’avrei, ma adesso che io ti ho dimostrato che sono un passo avanti a te e che tu mi hai dimostrato la tua lealtà verso il nostro superiore, potremmo finire questa diatriba, non trovi? Non uccido qualcuno per divertimento.
Bernard aprì la bocca mentre la fissava esterrefatto. Per divertimento lui aveva subito le peggiori sevizie, era stato ridotto ad un inutile ammasso di carne, nessuno mai prima di allora aveva dato importanza alla sua vita. Che fosse morto o sopravvissuto non aveva alcuna importanza, e ora Siri, che lui aveva condannato ad una morte certa, lo stava risparmiando, nonostante avesse tutto il diritto di non farlo. Adesso lei era diventata ai suoi occhi una sorta di entità misericordiosa, e anche se in realtà a lei Bernard servisse per i suoi fini, a lui non sarebbe comunque importato perché, finalmente, lui era qualcuno. Una persona.
- Adesso ti propongo un patto: tu ti addosserai la colpa della morte di tutti quei soldati, anche del fatto che non siamo riusciti a catturare Wagner come richiesto. Io mi prenderò invece tutto il merito, parlando a Pyxis della scoperta di Smith e di come io sono riuscita a recuperare tutti i documenti di cui avevamo bisogno. Sono stata chiara?
Lui, ancora incantato dal suo viso imbrattato di sangue, non poté fare altro che annuire, accettando di buon grado di essere secondo, ma secondo solo a lei, a Siri.


Nota: prima di iniziare la terza parte, ho voluto inserire questo "capitolo speciale" per far capire meglio non solo il personaggio di Bernard, ma anche il suo legame con Siri. Perdonate se è stato un po' affrettato, ma il periodo in cui scrivo non è dei migliori a livello di tempo. Il primo capitolo della terza parte arriverà presumibilmente a settembre, prima non sono sicura. Magari riuscirò a terminarlo per agosto, ma mai dire mai. Per il momento mi dedicherà alla correzione dei capitoli precedenti, il capitolo 3 infatti è stato rivisto.
  
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