Cap. 19
Tenendo
dubbiosa in mano la scatoletta rettangolare che la berserkr aveva
chiamato cellulare, la regina Ilya vi
avvicinò il volto e disse
scettica: "Sono Ilya di Hindarall, regina di Muspellheimr e Signora
delle
Fiamme."
"Niente
meno che la fascinosa moglie di Surtr! Ma che piacere risentirti!"
esclamò
una voce conosciuta all'altro capo.
Aggrottando
immediatamente la fronte, Ilya squadrò male il cellulare
prima di proseguire
nella conversazione e dire più sicura di sé:
"Riconoscerei questa voce tra
un milione, Occhiosolo. Cosa ti porta su questo remoto pianeta?"
"La
compagnia squisita, direi. Non hai idea di chi io abbia trovato,
quaggiù!"
rise Odino, portandola a scuotere il capo per l'esasperazione.
C'era un
motivo se muspell ed ӕsir non
andavano propriamente d'accordo.
"Sei in
grado di aiutare i miei figli a tornare su Muspellheimr senza che i
loro corpi
vengano distrutti dal veleno?" domandò a bruciapelo la
regina, andando
subito al punto.
"Piano,
piano, mia cara. Prima dobbiamo trattare un po', o non godrò
neppure un poco
della tua squisita compagnia" dichiarò per contro Odino,
prima che
qualcuno lo obbligasse a cedergli il telefono.
Ancora, Ilya
scostò il cellulare per guardarlo in malo modo e Sthiggar,
dubbioso, le
domandò: "Qualcosa non va?"
"Pare
che stia litigando con qualcuno" borbottò lei prima di
aggiungere:
"E' sempre il solito fanfarone. I millenni non lo hanno cambiato."
Ragnhild e
Mattias deglutirono impressionati, di fronte a quell'ultima
affermazione e
Sthiggar, nel guardare gli amici, sorrise spiacente e disse: "Difetti
del
sistema. Sai, quando si vive per tanto tempo..."
"Chiamalo difetto..."
borbottò lei, scuotendo esasperata il capo.
Quando
finalmente qualcuno riprese la conversazione, Ilya sentì
un'altra voce familiare
e, stavolta sorridendo, esclamò: "Oh, Fenrir caro! Ma cosa
ci fai al
fianco di quel mammalucco di Odino?!"
La risata
piacente di Fenrir giunse fino a Ilya. Conciliante, quindi, disse:
"Siamo
più o meno arrivati a una tregua perciò, quando
le sue sacerdotesse berserkir
mi hanno avvisato della loro visione nel Sopramondo, sono venuto qui
assieme
alla mia famiglia per attendere la vostra venuta."
"Famiglia?
Ti sei riunito alla tua genia, caro?"
"Direi
di sì. Ma vorrei tranquillizzare Sól e Mani. I
miei figli non hanno alcuna
intenzione di dare loro la caccia, per ora."
"Il mio
piccolo Sthiggar ne sarà felice, visto quanto tiene alla
nonna" sorrise
Ilya, strizzando l'occhio a un sorpreso Sthigg.
"Oh,
abbiamo un giovane di stirpe divina che cammina tra noi? Buono a
sapersi. Sarà
per questo che le mie veggenti erano un po' sul piede di guerra"
ironizzò
Fenrir. "La giovane che ha chiamato ci ha accennato a un problema di
interdizioni magiche, per cui verremo da voi nel più breve
tempo possibile e
troveremo il sistema di risolvere la cosa. Nessuno di noi vuole che si
scateni
il Ragnarök e, se jotun e dokkalfar hanno attaccato Surtr, non
può essere un
buon affare."
"Parole
di pace che sgorgano dalla tua bellissima bocca diabolica, Fenrir? La
tua umana
ha davvero compiuto il miracolo più grande di tutti" sorrise
Ilya.
"Vi attenderemo qui, allora."
"Non
tarderemo, promesso" terminò di dire Fenrir, chiudendo la
chiamata.
Ilya, a quel
punto, riconsegnò il cellulare a Ragnhild e, nel guardare
Sthiggar, disse:
"Fenrir mi ha garantito che i suoi figlioli non faranno nulla a
Sól."
Annuendo,
Sthigg dichiarò: "Fenrir può essere tante cose,
ma è un dio di parola, non
certo come suo padre. Lo accoglierò come un amico, promesso."
"Benissimo,
caro" ciangottò Ilya, dandogli una carezza per poi guardarsi
intorno e
domandare: "C'è un posto in cui io mi possa accomodare senza
sporcarmi i
pantaloni?"
Subito, Thrym
si tolse la giacca per coprire un tronco caduto e, mentre la regina si
faceva
accompagnare da Snorri per sistemarsi sotto le fronde di un abete,
Ragnhild
mormorò: "Ma sei sicuro che non sia lei ad
avere una
cotta per te?"
"Ilya è
solo affettuosa" sospirò esasperato Sthiggar.
"Se lo
dici tu..." ghignò Ragnhild, portandolo a sospirare con
ancor maggiore
enfasi.
***
Il cielo stellato
brillava sopra di loro e un meteorite, nel solcare la calotta oscura e
punteggiata di stelle, scintillò per un momento prima di
svanire
nell'atmosfera.
Sorridendo
pensierosa, Ragnhild mormorò: "La nostra mitologia dice che
le comete e le
meteore sono scintille di Muspellheimr che cadono su Midghardr."
"Posso
giurarti che non perdiamo pezzi in giro per il cosmo"
replicò con un
sorrisino Sthiggar, sdraiato al pari suo su una stuola, la mano
sinistra
stretta alla destra di lei.
Mattias,
sdraiato accanto alla sorella, dormiva saporitamente e Ragnhild, nel
sollevare
le loro mani giunte, domandò: "Hildur, quindi, non sa
esattamente cosa
stiamo combinando?"
"Dice
solo che potresti essere un catalizzatore, una sorta di persona in
grado di
aiutarmi a... mettere a fuoco le
correnti di potere. Visto che siamo su Midghardr, il tuo corpo
è sintonizzato
su queste frequenze e, a rigor di logica, aiuta me a
sintonizzarsi su di esse" mormorò lui, lanciandole uno
sguardo dubbioso.
"Non so se per te sia una cosa bella o brutta, ma a me fa piacere."
"In un
qualche modo perverso, potrebbe anche spiegare perché siamo
in grado di colmare
i rispettivi vuoti, ma questo fa sembrare il resto solo
una
bugia" sospirò lei, sciogliendo la stretta per poggiare la
mano in
corrispondenza del proprio cuore. "Credi che questa mia
capacità mi abbia
indotto a credere cose false su di te?"
"Tipo
questa?" mormorò lui, sollevandosi su un gomito per portarsi
sopra di lei
e baciarla.
Lei ansimò
per un istante, apprezzando il suo tocco, dopodiché lo
respinse gentilmente e
borbottò: "Come minimo, ci stanno guardando tutti e
rideranno di me non
appena ve ne sarete andati."
"Posso
assicurarti che dormono tutti della grossa. Dopo una giornata simile,
chi vuoi
che non abbia i nervi abbastanza a pezzi per dormire?" cercò
di
tranquillizzarla lui.
"E noi
due?" si indicò Ragnhild prima di fissarlo con intenzione.
"Siamo
speciali, lo abbiamo già appurato" le sorrise lui prima di
tornare serio e
ammettere: "Non credere che non ci abbia pensato, ma trovo assurdo
credere
di essere così manipolabile da non capire la differenza."
"Differenza
tra cosa?"
"Tra il
potere e l'affetto" replicò lui. "Sento che tu mi aiuti a
gestire il
potere che ho dentro di me ma, prima di scoprire che potevo usare la
Fiamma
anche qui, sentivo che tu e io,
beh..."
"Il
giorno in barca?" ipotizzò lei.
Annuendo,
Sthiggar ammise: "La sera che sei venuta da me e abbiamo parlato e
cenato
assieme. Ero completamente assorbito da te, non pensavo ad
altro che a
te. Non esistevano i miei problemi, o Muspellheimr. Nulla.
C'eri solo tu. E
vorrà pur dire qualcosa."
"Beh,
anche questo, in un modo assai perverso, potrebbe spiegare
perché non
volevo tornare a casa, quella notte" ammise lei,
sorridendogli a
mezzo.
Lui sorrise
speranzoso e, nell'attirarla nel suo abbraccio, mormorò: "Mi
permetterai
di tornare da te?"
"No. Te
l'ho già detto. Non voglio ridurti a una Monna Lisa
stagliuzzata" brontolò
lei, pur affondando il viso contro la sua spalla.
"Di
tutte le opere eccelse che ci sono su questo mondo... mi paragoni al
ritratto
di una donna?" ironizzò a quel punto Sthiggar.
"Vorresti
il David di Michelangelo?" gli propose allora lei con una punta di
malizia.
"Beh,
si attesta di più sui miei standard... più o
meno" ironizzò lui,
scrutandola con occhi fiammeggianti.
Dubbiosa,
lei si sollevò a mezzo per squadrarlo dall'alto al basso e,
accigliandosi, gli
domandò: "In che senso, più o meno?
Il David è un pezzo
d'uomo!"
Sthiggar,
allora, intrecciò le mani dietro la nuca con espressione
truffaldina e replicò
bonario: "Beh, non è abbastanza... dotato."
Inevitabilmente,
gli occhi di Ragnhild corsero per un attimo al cavallo dei jeans di
Sthiggar e,
arrossendo copiosamente, lei li richiamò all'ordine per poi
bofonchiare
contrariata: "Oh, tu... non giocare su queste cose!"
"Non
sto giocando. E' vero"
sottolineò lui. "Sai che non mento
mai. Inoltre, lo hai sperimentato di persona, no?"
Avvampando
come un cerino, Ragnhild tornò a sdraiarsi,
scostò Mattias in modo tale da
usarlo come separé tra lei e Sthiggar e, irritata,
bofonchiò: "Ora
sarà impossibile dormire.
Grazie."
"Farai
solo bei sogni" le promise lui sdraiandosi e, col braccio, avvolse sia
il
piccolo Mattias che Ragnhild.
Ciò detto,
sospirò e chiuse gli occhi, lasciando che le sue stesse
parole lo conducessero
la riposo tanto sperato.
***
Accucciata
accanto a Sthiggar, l'aria sognante e gli occhi lucidi, la regina Ilya
mosse
una mano in direzione di Snorri, impegnato a sistemare la stuoia su cui
aveva
dormito, e mormorò eccitata: "Snorri, Snorri, vieni qui."
"Sì, mia
regina" acconsentì l'uomo per poi notare cosa Ilya stesse
ammirando con
tanto interesse.
Sthiggar
stava abbracciando il piccolo berserkr e la sorella come se, anche nel
sonno,
volesse proteggerli dal mondo intero e i loro volti, rilassati e
sereni, erano
specchio di questa certezza inconscia.
"Non
sono carini?" cinguettò la regina, rialzandosi.
"Credo
di non averlo mai visto così sereno. Non posso dire per gli
anni passati con Yothan
ma, almeno con me, non è mai stato così pacifico
e tranquillo" ammise Snorri,
sorridendo.
Sthiggar
scelse quel momento per risvegliarsi e, nel notare la coppia a pochi
passi da
lui, sorrise a mezzo e disse insonnolito: "Buongiorno. Vi godevate lo
spettacolo?"
"Ho
visto così tante brutture che, se posso approfittarne un po'
per ritemprarmi,
ben venga" replicò la regina, divenendo del tutto seria.
Sthiggar si
alzò senza svegliare Mattias e Ragnhild e, nel poggiare una
mano sulla spalla
della regina, disse: "Vi prometto che non sarete più
costretta a vedere
simili scempi."
Lei assentì
con fare leggermente tremante, ben sapendo che il giovane voleva solo
rincuorarla, pur non potendole promettere realmente
una simile eventualità. Per quanto capace e dotato di
immensi poteri, Sthiggar
avrebbe trovato un mondo in fiamme e una guerra da affrontare, al loro
ritorno
perciò, volente o nolente, avrebbe nuovamente visto morte e
fuoco.
Poggiando in
ogni caso una mano su quella del giovane, dichiarò con tono
solenne:
"Fosse anche l'ultima cosa che faccio, ma riabiliteremo il tuo nome,
caro."
"Ora
come ora, mi interessa di più tornare a casa e aiutare il
re" dichiarò lui
prima di irrigidirsi e puntare lo sguardo verso ovest, ritrovandosi
così
addosso le occhiate curiose della regina e Snorri.
Sthiggar
fece loro segno di mantenere il più assoluto silenzio e,
quando anche Hildur
diede segni di risveglio, il cugino fu lesto a tapparle la bocca, prima
che
potesse emettere qualsiasi suono.
Lo sguardo
interrogativo della cugina lo portò a sussurrare la parola ‘ospiti’ prima di
risollevarsi e fare cenno a Thrym e Flyka – a
loro volta destatisi – di prepararsi ai nuovi arrivi.
L’avvicinarsi
di quattro divinità ӕsir
non poteva
di certo passare inosservata a chi, come Sthiggar, era dotato di poteri
sovraumani ed era in grado di percepire le auree delle persone, grazie
al
risveglio della sua Fiamma.
A sorpresa,
però, anche Ragnhild si destò e, nel vederli in
piedi e vigili, si passò una
mano sugli occhi e mormorò: "Sta succedendo qualcosa?"
Sthiggar si
accucciò per darle un bacetto sulla fronte e, sorridendole,
disse: "Sono
arrivati i visitatori che aspettavamo. Tu resta qui con Mattias e gli
altri.
Andremo io e la regina, ad accoglierli."
"D'accordo"
mormorò lei mentre Snorri si accomodava al fianco di
Mattias, poggiando
protettivo una mano sulla sua spalla.
Rivolto a
Hildur e Thrym, Sthiggar disse: "Voi controllate il perimetro. Flyka,
tu
rimani qui con loro."
Tutti
assentirono recisamente e Ilya, nel sollevare una mano
perché Sthiggar potesse
scortarla, sorrise e disse: "Detto da vero comandante."
Sthigg ghignò
a mezzo senza dire nulla e, nel far poggiare la mano della regina sul
suo
braccio, la scortò attraverso il sottobosco, allontanandosi
dal campo.
Per quanto
fossero buone le intenzioni dei nuovi venuti, non voleva mettere a
repentaglio
la vita di tutti per non aver seguito le più semplici regole
d’ingaggio. Al
tempo stesso, però, la regina doveva essere presente in
quanto membro più alto
in grado del regno muspell.
Sperò
soltanto di essere in grado di usare la Fiamma, se necessario, senza
causare
danni seri a nessuno.
Quando si
furono allontanati di quasi mezzo chilometro, quattro figure comparvero
dinanzi
a loro e Sthiggar, bloccandosi, esordì dicendo: "Do il mio
benvenuto a
Odino Occhiosolo, signore degli Æsir
e sovrano di Asghardr. Il mio benvenuto anche a Fenrir e alla sua
progenie,
Hati e Sköll, figli di Avya."
Il primo a
prendere la parola e a rendersi visibile fu Odino che, abbigliato come
si
conveniva a un dio guerriero, poggiò le mani sulla cintura
che sorreggeva la
pesante spada e replicò: "E io ti ringrazio della cortesia,
giovane
scudiero della regina Ilya, signora di Muspellheimr e degna erede della
bellezza sopraffina delle donne muspell."
Ilya sorrise
divertita da tanta ampollosa serietà e, con candore,
replicò con ironia:
"Voi uomini sapete davvero come riempirvi la bocca con paroloni
altisonanti. Sarà anche per questo che mi piace tanto
ascoltarvi."
"Si fa
quel che si può per piacere, mia cara" ghignò
furbo Odino, mentre Fenrir e
i suoi figli avanzavano per porsi al suo fianco.
Sthiggar si irrigidì
un poco, alla vista di Sköll ma quest'ultimo, sollevando le
mani in
atteggiamento remissivo, chiosò: "Giuro che non voglio
mordere le caviglie
di nessuno, ancora per un bel po'."
"Sköll"
lo richiamò all'ordine Hati, da sempre più
serioso e calmo rispetto al più pimpante
fratello.
"Ragazzi"
intervenne quindi Fenrir prima di inchinarsi leggermente e dire: "Siamo
lieti di incontrarvi in pace. E' così raro poterlo fare."
"Madre
è stata generosa, concedendovi di rinascere nella stessa
Era. E' dunque con voi
anche Avya?" domandò Ilya, guardandosi intorno.
Sospirando,
Fenrir scosse il capo e replicò: "Non ci è
concesso camminare assieme in
queste forme, né parlarci in nessun caso. E' questo il patto
che strinsi per
poter rinascere al tempo dei miei figli e della mia diletta amata, ma
il
Caso...o il Caos, vedete voi, ci ha permesso di essere comunque una
famiglia."
"Paparino,
in realtà, è il più piccolo della
cucciolata, a questo giro, e vive nel corpo
di una donna" ironizzò Sköll, guadagnandosi una
gomitata da parte del
fratello.
Fenrir
sospirò con espressione di dolce esasperazione, chiosando
rassegnato: "Mio
Sköll, prima della fine di questa impresa lascerò
che Brianna ti abbia tra le sue
grinfie. Te lo giuro su quanto ho di più caro."
Sköll
impallidì leggermente, di fronte a questa promessa e, nel
mettere il broncio,
borbottò: "Non si può mai scherzare, con voi."
A mo' di
spiegazione, Fenrir quindi disse: "Brianna è il nome della
splendida donna
in cui ho la fortuna di vivere e che, tra le altre cose, è
la wicca più
potente mai esistita, dopo la mia Avya."
"Capisco
le reticenze di tuo figlio a incontrarla, allora" chiosò la
regina prima
di tornare a guardare Odino e domandare: "Puoi tu dunque aiutarci,
Occhiosolo? Il mio re sta combattendo senza la sua arma più
formidabile, e
questo mi mette in grande ansia."
"Avete
portato qui la Spada Fiammeggiante?" esalò turbato la
divinità.
Sbuffando,
Ilya lo fissò sprezzante e replicò: "Su questo
microscopico pianeta? Lo
avremmo distrutto al solo sguainarla. No, parlavo del pupillo al mio
fianco. E'
una Fiamma Viva come mio marito."
"E
perché è qui?" sbottò confuso il dio
orbo.
"Ma non
sei troppo anziano per essere ancora nella fase dei perché?" domandò
piccata la regina, subito chetata da Sthiggar.
"Ha
mille ragioni per chiedere spiegazioni, mia signora" replicò
cauto
Sthiggar prima di spiegare, a grandi linee, cosa fosse successo su
Muspellheimr.
Alla fine
del racconto, Odino borbottò: "Un autentico cul
de sac.
Qualsiasi cosa avesse deciso, sarebbe stata un errore."
"Esatto.
La scelta meno dolorosa è stata quindi inviarlo qui, ma ora
dobbiamo tornare, e
l'unico modo per farlo lo ucciderebbe" sospirò Ilya,
sollevando il polso
di Sthiggar dove era ben evidente il tatuaggio costrittivo che lo
legava a
Midghardr.
Odino assottigliò
le palpebre, a quella vista e, nello sfiorare l'intricata rete di
arabeschi
dipinti sul polso di Sthigg, borbottò: "Una magia davvero
potente che,
ahimé, non sono in grado di spezzare. Ma so chi potrebbe
farlo."
"Siamo
tutt'orecchi" sussurrò speranzosa la regina.
"Dovremo
prendere una via traversa e raggiungere Yggdrasil attraverso un
passaggio
diverso da Bifröst" spiegò a sorpresa Odino,
lasciandoli senza parole.
"A quel punto, parleremo con le Norne che sorvegliano la Sorgente di
Vita
di Madre e..."
"Norne?"
esalò Sthiggar, guardandosi indietro con aria speranzosa.
"Ecco perché è
venuto!"
"Che
intendi, ragazzo?" domandò curioso Odino.
"Con
noi abbiamo Urd" dichiarò allora a sorpresa Sthiggar,
sorprendendo tutti i
presenti.
"Beh,
allora dovremo convincere solo Verdandi e Skuld, a darci una mano. E'
già
qualcosa" sospirò sollevato Odino per poi celiare: "Certo
che
Midghardr sta diventando davvero affollato!"
***
L'arrivo delle divinità
nel piccolo accampamento
provocò un certo trambusto, come prevedibile.
I berserkir si inchinarono
ossequiosi verso il loro
dio mentre i muspell, un poco più sospettosi, rimasero a
debita distanza,
nonostante la regina e Sthiggar apparissero piuttosto rilassati, in sua
presenza.
Quanto a Fenrir e ai suoi figli,
nessuno disse nulla
in merito, poiché la loro partecipazione a quella strana
avventura
rappresentava un'incognita gigantesca e di difficile comprensione.
Quando, però, Odino
prese parola, l'intera faccenda
cominciò a prendere tutt'altra piega.
Rivolgendosi a Mattias con tono
formale, Odino
domandò: "E' un'occasione ben strana in cui incontrarsi, mia
vecchia
amica. Avevi tu dunque visto questa opportunità insolita di
rivederci?"
"E' ancor più strana per
me, Odino, ma sì, sapevo
che ci saremmo rivisti lontano dalla Sorgente di Ogni Vita, pur se non
avevo
idea del quando. Voglio però approfittare di questo momento
per scusarmi con
te, Fenrir, per i dolori infiniti che ti ho fatto patire, e che ho
fatto patire
alla tua famiglia. Asservendo il mio compito, non ho però
badato al dolore che
avrei provocato, e questo ha dato il via a un conto alla rovescia che
avrei
preferito non far avviare" mormorò Urd, tramite la bocca di
Mattias.
Fenrir sospirò, ben
sapendo a cosa si stesse riferendo
la dea del Fato. Le sue parole di monito avevano spinto Odino a
ritenere lui, Jörmungandr
e sua sorella Hel dei pericoli per l'intera esistenza dei Nove Regni, e
questo
aveva portato a un'infinita serie di nefandezze nei loro confronti.
Come ultimo spregio, lui era morto
nella menzogna e
sua moglie aveva dovuto lottare per difendere se
stessa e i loro figli, scatenando così una
faida secolare ancora viva e feroce.
Era però convinto che la
permanenza su Midghardr, e la
possibilità di parlare con Odino a cuore aperto, potesse
aver cambiato le sorti
degli altri Regni, oltre che della Terra. Quanto meno, ci sperava.
Perciò, con tono pacato,
Fenrir disse: "E' tutto
perdonato, Urd. Ognuno di noi ha un ruolo da compiere, e Madre sola sa
perché
certe cose sono state dette o fatte. Per parte mia, ho cercato di
rimediare ai
miei errori e, per parte sua, credo che anche Odino lo abbia fatto, o
stia
cercando di farlo."
Nel dirlo, lanciò
un'occhiata obliqua al barbuto dio
che, per bella posta, rise imbarazzato e annuì.
"Vero, vero. Questo ragazzo me ne
ha fatte
passare di tutti i colori, ma va anche detto che pure io non sono stato
un
santarellino. Ergo, la tua presenza qui ha qualcosa a che fare con
ciò che sta
succedendo a Muspellheimr?"
"Niente avviene mai per caso anche
se, tra un
Evento e l'altro, le genti hanno più o meno
libertà di azione" asserì la
dea, provocando una serie di mugugni di disgusto.
L'avere un libero arbitrio 'a tempo' non piaceva mai a nessuno.
"Ergo, immagino che la presenza di
Fenrir al mio
villaggio non fosse casuale. Vuoi
qualcosa da lui e da me"
sottolineò Odino con tono furbo.
"Ciò che hanno fatto gli
jotun, i dokkalfar, i
liòsalfar e i muspell non deve e non
può
portare a Ragnarök, perché non è
né il tempo né il luogo" assentì Urd,
facendo rabbrividire tutti nel sentir nominare quella terribile parola
dall’ancestrale
sapore di morte.
Fu però Hildur a
chiedere dubbiosa: "E' quindi
certo che ci sia di mezzo più di un muspell, in questa
cospirazione?"
"Ben più d'uno, anche se
non è mio compito
svelare l'arcano" asserì Urd, rivolgendosi
all’alta guerriera muspell.
"Ciò che dovete fare ora è raggiungere la Fonte
della Vita di Yggdrasil, e
io verrò con voi per parlare con le mie sorelle."
"Ora ho capito a cosa servo io,
allora"
chiosò Fenrir, aprendosi in un mezzo sorriso.
"Caro mio, io posso aprire il varco
tra i Baffi
di Ymir1, ma sei tu che hai parenti stretti
oltre la Barriera"
celiò Odino, scrollando le spalle.
I presenti apparirono
assai dubbiosi, di fronte
a quelle parole, così Odino si schiarì la voce e
si spiegò meglio: "Oltre
i confini di Midghardr, esiste una barriera anti-mostro formata dai
baffi di
Ymir. Essa venne eretta da colui che nacque prima di tutti noi e che,
tutt'ora,
protegge il vostro pianeta dall'invasione di..."
"Attento a come ti esprimi"
sottolineò
Fenrir, ammutolendo Odino per un istante.
"Ehm, sì..., ecco,
diciamo che impedisce a Jörmungandr
di cadere inavvertitamente di sotto, per così dire, e tiene
lontani i tipacci
più scontrosi e antipatici dalla Terra"
tossicchiò imbarazzato Odino.
"Ecco, bravo. Se vogliamo il suo
aiuto, non è il
caso di essere scortesi" sottolineò Fenrir, sgomentando
tutti.
Fu Ragnhild, però, a
mettere a voce la perplessità di
tutti e, dubbiosa, domandò: "Ehm... ho capito bene e state
parlando del
serpente che... che, secondo il mito, circonda Midghardr?"
"Esattamente" disse con
semplicità Fenrir.
Scuotendo nervosamente il capo,
Ragnhild esalò:
"No, aspettate un attimo. Forse dimenticate un particolare non da poco.
La
Terra non ha confini. E'
sferica!"
"Ragazza di poca fede"
ironizzò Odino, dandole
una pacca leggera sulla spalla.
Per quanto leggera, comunque,
quella pacca fece
tossire la giovane per mancanza d'aria e Sthiggar, protettivo, le
avvolse le
spalle dicendo: "Ricorda che sono creature delicate, Occhiosolo. Sono
nate
da frassino e olmo2."
"Sì, sì...
forse sarebbe stato meglio usare tek e
palissandro, ma sai che caratteracci avrebbero ammucchiato, con gli
anni?"
brontolò Odino, scuotendo esasperato il capo.
Ragnhild squadrò le
divinità con espressione
esacerbata e, passandosi una mano sul volto, borbottò:
"Preferisco non
sapere altro, al momento. E' già troppo, per i miei gusti."
"Scusa" mormorò
Sthiggar, dandole un bacetto
sui capelli prima di allontanarsi per parlare con Fenrir e gli altri in
merito
alle strategie da tenersi per l'incontro con Jörmungandr.
Questo impedì a Ragnhild
di avere uno scudo umano
contro i curiosi così, arrossendo come uno stoppino,
bofonchiò minacciosa
all’indirizzo del fratello: "Se parli, Mattias, ti faccio
incenerire anche
sei hai Urd dentro di te. Ho la mia palla da cannone personale, adesso."
Per tutta risposta, il fratellino
si tappò la bocca
per non ridere e la sorella, assottigliando ulteriormente le palpebre,
ringhiò:
“Non sei divertente, sai?”
“Scusa, ma…
è così strano
vederti con un uomo senza dare in escandescenze”
celiò Mattias dopo alcuni
momenti di inutile lotta per tenere la bocca chiusa.
Thrym tossicchiò
nervosamente, a quell'accenno, mentre
Flyka sospirava esasperata, scuotendo il capo. Hildur, invece,
passò
silenziosamente uno stiletto a Ragnhild prima di mormorare: "Quando
vuoi,
ragazza."
"Oh, cielo!" esalò Ilya,
coprendosi la bocca
per non ridere sguaiata.
Snorri, per parte sua,
poggiò una mano sulla spalla di
Ragnhild per rasserenarla, nonostante la giovane apparisse sempre
più pronta a
un’esplosione di rabbia, e disse: "Non avertene a male, cara.
Sono certo
che tuo fratello non volesse denigrare ciò che senti per mio
figlio."
Ancor più imbarazzata,
Ragnhild si fece purpurea in
volto e Mattias, scoppiando ora in una frenetica risata, le
indirizzò il più
malizioso dei sorrisi prima di piegarsi in due dal ridere.
Era più che chiaro che
Urd doveva essersi rintanata in
un angolino, lasciando che Mattias tornasse il dodicenne quale era
normalmente…
ma questo non aiutò Ragnhild a calmarsi. Per
niente.
Hildur, a quel punto,
celiò divertita: "E' la tua
morte, ragazzino. Non si scherniscono così i sentimenti di
una donna, pensando
poi di passarla liscia.”
"Poco. Ma. Sicuro"
ringhiò Ragnhild prima di
scusarsi gentilmente con Snorri e sollevare su una spalla Mattias,
ancora
intento a ridersela a crepapelle.
"Digliene quattro, Ragnhild!"
gridò a quel
punto Flyka, del tutto dalla sua parte, mentre Thrym si esibiva in uno
scongiuro silenzioso.
La giovane avanzò
bellicosa per allontanarsi dal
gruppo e dirne quattro al beffardo fratellino ma, prima di poter
parlare a
quattr’occhi con Mattias, Sthiggar la intercettò,
fece scendere Mattias dalla
sua spalla e, in fretta, intimò al ragazzo di tornare nel
gruppo.
Ciò fatto, prese per
mano Ragnhild e si allontanò dai presenti
per parlare con la giovane senza orecchie a disturbare il loro dialogo.
Ragnhild lo seguì
silenziosa e furente, già pronta a
cantarne quattro anche a lui, a quel punto, visto che il
fratellino era stato salvato dalle sue tenere
attenzioni.
"Mi spieghi perché te la
prendi nel momento
stesso in cui Mattias ti punzecchia?" la redarguì
bonariamente lui, quando
furono abbastanza lontani per non essere a portata
d’orecchio. “Ha dodici anni
e, anche se Urd vive in lui, è pur sempre un ragazzino. Lo
sai che sono
pestiferi per natura.”
"Non fa che prendermi in giro,
quando sa
benissimo che non sono abituata a certe situazioni!" sbottò
lei,
inferocita.
"Perché tu glielo
permetti" disse con
semplicità Sthiggar, azzittendola con quelle semplici
parole. "Perché ti
vergogni di mostrare agli altri che provi affetto per me? Non ci vedo
niente di
male."
"Solo perché tu sei la
Bocca della Verità"
bofonchiò lei, pur se in parte ammansita.
"Non so cosa vuoi dire, con questo,
ma tant'è.
Lui ti prende in giro perché sa che
tu reagirai proprio come
stavi per fare. Dopotutto, è ancora un bambino e il suo
ruolo di fratello
minore è punzecchiare la sorella maggiore. Questo, per lo
meno, è quel che
dicono tutti. Vuoi davvero darla vinta a un bambino?"
Nel dirlo, le sorrise gentilmente,
carezzandole una
guancia con le nocche e Ragnhild, sospirando suo malgrado, ammise in un
borbottio: “Non so ancora cosa io senta di
preciso per te e, quando Mattias ne ride, mi sento
stupida.”
“Non lo sei, e dovresti
saperlo” sospirò Sthiggar,
abbracciandola d’istinto. “Ciò che ti
hanno fatto i tuoi genitori è impedirti
di credere pienamente in te stessa, ma tu sei più forte di
così. Mattias, dal
canto suo, si comporta come un normale dodicenne, perciò non
devi prendertela
se, ogni tanto, usa i tuoi punti deboli per farti inalberare.
Dopotutto, l’affetto
si dimostra anche così.”
“Lo so… ma
quando ci sei di mezzo tu, perdo il
controllo” sospirò Ragnhild, nascondendo per un
momento il viso contro il suo
torace.
Sthiggar sorrise a quelle parole e,
nello scostarsi da
lei, le sorrise incoraggiante prima di prenderla per mano e
riaccompagnarla in
mezzo al gruppo, dove Mattias ora attendeva pieno di contrizione.
Il giovane muspell, nel notarlo,
domandò: “Ti sei
pentito di aver parlato, amico mio?”
“Un po’. Urd mi
ha detto che dovrei starmene zitto, a
volte” borbottò Mattias, spiacente.
Sthiggar allora accentuò
il proprio sorriso, si
inginocchiò dinanzi al ragazzino per essere più o
meno alla sua altezza e,
pieno di serietà, mormorò: "Sento per tua sorella
un profondo legame, e
lei ha saputo trovare la forza per aprirsi a me quando maggiormente
temeva di
venire ferita. Questo suo coraggio mi ha permesso di scorgere la luce
che è
dentro di lei, e questa luce mi ha dato altresì la
possibilità di risvegliare
l'aura che pensavo non avrebbe mai potuto destarsi, su Midghardr."
"Come?" esalò lei,
sorprendendosi nel
sentirgli dire ciò.
Lui accennò un sorrisino
al suo indirizzo prima di
proseguire il suo monologo a beneficio di Mattias e, serio, aggiunse:
“So che a
volte, tra fratelli, viene spontaneo prendersi in giro e battibeccare,
ma ti
prego, non usare il suo legame con me per punzecchiarla. Stiamo
entrambi
affrontando un momento molto difficile.”
Mattias annuì contrito e
si fece immediatamente
triste, ma Sthiggar lo abbracciò dolcemente, terminando di
dire: “Lei ti vuole
un bene dell’anima ma, a volte, è fragile. Sei tu,
allora, a doverla proteggere
da quelle fragilità ed essere il suo Campione.”
“Lo farò.
Scusami, Sthigg” gorgogliò dolente il
ragazzino.
“Non
c’è niente da scusare, Mattias. Davvero.”
A quel punto, anche Ragnhild si
unì all’abbracciò e
Snorri, nell’osservare il sorriso della regina e i suoi occhi
lucidi, mormorò:
“Oserei dire che è diventato grande.”
“Oh, direi proprio di
sì” sussurrò la regina,
asciugandosi le lacrime ribelli che sfuggirono ai suoi occhi.
***
Ragnhild stava ancora piangendo,
quando disse
imbronciata: "Mi hai fatto diventare una pappamolle. E di fronte a tuo
padre, poi!"
Nell’osservare il gruppo
di persone che stavano
abbandonando la taiga per raggiungere il confine con la Norvegia,
Sthiggar
sorrise per tutta risposta e replicò con candore: "Guarda
che mio padre
stenderebbe tappeti d'oro al tuo passaggio, cara mia, per il solo fatto
che hai
saputo cambiare in meglio il suo figliolo.”
"Ah" gracchiò lei,
facendo tanto d'occhi e
smettendo così di piangere.
"Ammetto di essere stato un
po’ melodrammatico,
con Mattias ma, a volte, è giusto che certe cose vengano
dette. Inoltre, non ho
che elencato la verità nuda e cruda, e tuo fratello doveva
conoscerla" le
spiegò quindi lui, asciugandole le lacrime con un gesti
gentili.
"Puoi essere un po' vanaglorioso,
te lo
concedo" ammise a quel punto Ragnhild.
"Troppo buona" sorrise allora
Sthiggar,
tornando serio. "Quel che ho detto, comunque, è vero. Senza
il tuo aiuto,
non avrei trovato la scintilla dentro di me in grado di connettermi con
Midghardr e, da lì, alla mia Fiamma, e di questo ti
ringrazio. Ma ciò non vuol
dire che io non senta anche altro, per
te, oltre a riconoscenza.
Vorrei fosse chiaro."
"Sei così gentile e
premuroso che, a volte, mi
dimentico che sei anche e soprattutto un uomo" motteggiò la
giovane,
tornando a sorridere.
Lui si accigliò appena,
replicando: "In che
senso, scusa? Dovrei essere più... fisico,
nelle esternazioni?"
"Sono cresciuta in mezzo agli orsi,
Sthiggar"
ironizzò lei.
"Questo è vero. Forse,
allora, dovrei fare questo" mormorò
roco lui, guardandosi intorno per un attimo per poi sospingenrla contro
una
pianta perché i loro due corpi aderissero completamente.
"E questo."
Ciò detto, si
piegò su di lei per un bacio per
nulla educato e, mentre le mani di Sthiggar
risalivano lungo i fianchi,
la sua lingua la depredò fino a farla sciogliere
completamente sotto il suo
tocco.
Scostandosi quel poco per poter
parlare, Sthiggar allora
domandò: "Così va meglio?"
Lei assentì rapida,
aggrappandosi a lui per non cadere
a terra e, con un risolino, esalò: "Hai ragione, il David
dovrebbe nascondersi."
"Il che presuppone un problemino
non da
poco..." ridacchiò lui, scostandosi per poi poggiare la
fronte contro
quella di Ragnhild. "... non posso certo tornare in mezzo al gruppo, e
al
cospetto della regina, con un’erezione più che
evidente nei calzoni, ti
pare?"
Ragnhild scoppiò a
ridere, strinse le sue braccia al
collo di Sthigg e mormorò al suo orecchio: "Come fai a farmi
sorridere ogni volta?"
"So chi sei" disse semplicemente
lui.
Lei assentì,
tornò a poggiare i piedi a terra -
aggrapparsi a Sthiggar era un'impresa! - e, annuendo, ammise: "Non dici
solo la verità. La vedi."
"Così parrebbe"
ammiccò lui, afferrandola
per le spalle per poi piazzarsela dinanzi e aggiungere: "Resta
lì finché
non te lo dico io."
Ragnhild assentì con un
risolino e, insieme, tornarono
in coda al gruppo camminando con molta, moltissima calma.
Mattias, che stava avanzando mano
nella mano con Thrym,
sorrise loro e li salutò con una mano ma, ben sapendo di non
dover calcare la
mano con la sorella, non disse nulla e tornò alla sua
chiacchierata con il
nuovo amico muspell.
Quando infine raggiunsero il
gruppo, Odino si rivolse
a Sthiggar e, facendo finta di non notare la strategica posizione di
Ragnhild,
disse: "Porgimi il braccio senza tatuaggio, ragazzo."
Lui assentì,
allungandolo senza problemi e Odino,
nell'incidere la propria mano e quella del muspell con uno stiletto,
disse
roco: "Sia cancellata la nera gabbia che si intreccia alla rossa
fiamma.
Il dio onniveggente così comanda."
Ciò detto, la
divinità unì le due ferite e, subito, uno
strano sfrigolio percorse il corpo di Sthiggar, portandolo a
rabbrividire per
diretta conseguenza. Nel notarlo, Thrym chiosò: "Passa tra
un minuto, più
o meno."
"Buono a sapersi. Mi sembrava di
aver preso la
scossa" esalò Sthiggar, grattandosi il braccio della mano
incisa.
"Tutto bene?" domandò
turbata Ragnhild.
"Ho sentito di peggio"
ammiccò lui.
"Bene. Ora che potete almeno attraversare il confine, possiamo
raggiungere le jeep e
dirigerci verso le Isole Lofoten. Non abbiamo tempo da perdere, e le
chiacchiere ormai stanno a zero" dichiarò Odino, sfregandosi
le mani per
l'impazienza.
Il gruppo assentì
all'unisono e, senza indugiare
oltre, riprese la via per la Norvegia senza alcun impedimento a
bloccare i loro
passi.
E, se mai gli jotun avessero
attaccato un'altra volta,
avrebbero trovato pane per i loro denti.
1 “Baffi di
Ymir”: Ciò che rimane del corpo di Ymir,
il primo Essere nato dal nulla che era Ginnungagap. I suoi baffi
proteggono i
confini della Terra dall’assalto dei mostri.
2 “… Frassino
e olmo”: secondo il mito norreno, gli
uomini sono stati plasmati utilizzando il legno di queste due piante.
N.d.A.:
questa settimana ho postato due capitoli in più
perché, per un po', sarò via e non
potrò postare. Ci rivediamo verso metà
agosto.