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Autore: Amaranthine    02/08/2022    1 recensioni
Dopo le vicende della battaglia di Hogwarts, Draco e Hermione tornano a scuola per portare a termine l'ultimo anno.
La guerra ha reso Hermione ancora più forte e risoluta di prima, ma Draco è in lotta con se stesso e deve gestire una vera e propria "crisi dei valori" interiore.
[Questa è la raccolta dei flashback Dramione contenuti nella mia storia Finite Incantatem, ma possono benissimo essere letti da soli]
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Febbraio/Giugno 1999

Draco chiuse gli occhi. Poggiò la nuca alla parete e lasciò che il gelo stordisse i suoi sensi. Era stanco. Voleva smettere di pensare, almeno per una sera. Perchè era così difficile? Se solo la neve freddasse il suo corpo e portasse via la sua anima, forse ritroverebbe la pace.

Guardò davanti a sè il punto esatto in cui Silente era precipitato davanti ai suoi occhi. Rivivere quel ricordo poteva essere doloroso, ma allo stesso tempo era un sollievo. Ed era strano, ma spesso avvertiva il bisogno di riprovare quella sensazione. Quando non poteva farne a meno, attraversava il Castello in piena notte e raggiungeva di soppiatto la Torre di Astronomia.

Da solo, al buio, Draco meditava sulla propria vita e cercava un modo per andare avanti. Mancavano pochi mesi alla fine della scuola, ma era dura, e il futuro fuori da quelle mura era incerto. Il mondo in cui era cresciuto era crollato davanti ai suoi occhi e i valori in cui credeva erano diventati obsoleti. Il rapporto coi suoi genitori - in particolare col padre - si era incrinato durante la guerra, per cui non gli restavano più certezze alle quali aggrapparsi.

Il suo futuro somigliava a una massa informe di solitudine e desolazione.

Astoria lo cercava ancora. Draco l'aveva incontrata in Sala Comune quella sera stessa, poco prima di fuggire verso la Torre, mentre aspettava che i compagni andassero a letto. Si era seduto comodo sul divano, vicino al camino, quando lei era venuta a salutarlo timidamente.

"Come mai ti vedo qui tutte le sere?" Gli domandò Astoria, dopo alcune frasi di circostanza. La sua tipica dolcezza era equilibrata dalla forza d'animo.

"Ti risulta che abbiamo un'altra Sala Comune?"

Draco non parlava con lei da settimane. Quasi gli dispiacque che le prime parole che le rivolgeva fossero tanto scortesi.

Lei lo scrutò per un momento, poi incrociò le braccia e abbassò lo sguardo. Qualcosa la turbava, e non si trattava della loro rottura.

"Vorrei che me lo dicessi se stai frequentando un'altraLo so che non mi riguarda, è solo che... Ho bisogno di saperlo."

Lo fissò dritto negli occhi, in attesa di una risposta che sembrava estremamente importante per lei.

"Non c'è nessuno, Tori." La rassicurò Draco, con un sospiro. Il suo interesse l'aveva commosso. "Se avessi una ragazza, saresti tu."

Astoria mosse le palpebre diverse volte. I suoi occhi si erano inumiditi.

"E la Granger?" Gli domandò ancora, e la sua voce si spezzò nel pronunciare il nome di Hermione.

Draco non sapeva come avesse scoperto di lei. I suoi principali contatti con la Granger avvenivano a lezione, quando lei gli si sedeva accanto e lo costringeva a scambiare qualche parola.

"La Granger sta ancora combattendo per la sua causa, che in questo caso sono io." Si affrettò a spiegarle. "Ha promesso alla McGranitt che sarei arrivato sano e salvo alla fine dell'anno. È solo per questo che ogni tanto me la ritrovo tra i piedi. Pensi davvero che vorrei mai toccare una come lei?"

La domanda aveva fatto storcere il naso ad Astoria. Non volle però correggerlo, e prima di andare via disse soltanto:

"Sono contenta che non sei da solo. Non voglio che tu lo sia. In effetti, non conosco nessun'altra che sarebbe giusta per te come lo sarebbe Hermione."

Che idea assurda. Astoria era una cara ragazza, ma i suoi ragionamenti gli davano il mal di testa. La Granger era l'unica figura femminile - nonché unico essere umano - al quale Draco aveva concesso confidenza, ma era anche l'ultima persona che avrebbe mai dovuto avvicinare.

Certo, c'era qualcosa di nobilitante nel sapere che l'eroina del Mondo Magico si preoccupasse per lui, e Draco di tanto in tanto si era sentito come se la Granger gli piacesse, ma a conti fatti non c'era altro. Non poteva immaginare di uscire con lei seriamente.

Non ci riusciva. In quanto Purosangue, buona e comprensiva, Astoria era l'unica ragazza che avrebbe dovuto sposare; la Granger, invece, era solo la prova vivente di ciò che lui non sarebbe mai diventato.

Il pensiero lo innervosì. Si alzò da terra e camminò verso il parapetto della Torre di Astronomia. Guardò giù, verso il terreno ghiacciato di Hogwarts, e quelle altezze vertiginose gli parvero confortevoli tanto quanto delle amiche fidate. Proprio quelle altezze che avevano già ucciso un uomo, e che continuavano a farlo ogni notte nella sua mente.

"Cosa c'è di sbagliato in me?" Domandò Draco in un sussurro, all'oscurità della notte. "Perchè non posso essere come tutti gli altri?"

Era così confuso. Non credeva più fino in fondo alle regole della sua famiglia, ma allo stesso tempo non riusciva a lasciarle andare. E sapeva che fosse questo il principale motivo per cui non poteva pensare a Hermione senza impazzire.

Quando la Granger si sedeva accanto a lui, Draco sapeva di volerla baciare ancora. La odiava in quanto Mudblood, ma voleva toccarla più di quanto avesse voluto toccare Astoria. Se Tori meritava il suo rispetto, Hermione meritava tutto se stesso.

E questo era inaccettabile.

L'idea di precipitare giù come Silente sembrò più allettante che mai. Se avesse smesso di esistere non avrebbe più dovuto lottare con se stesso, o avere incubi sul passato e paura del futuro. Sarebbe stato bene.

Alzò un piede e lo poggiò al muretto. Cercava il brivido, voleva testare il proprio sconforto per capire quanto fosse grande. Quando portò entrambe le gambe a penzoloni e si sedette verso il nulla, si sentì felice per la prima volta dopo tanto tempo e capì che il suo desiderio di morte era reale.

Se si fosse dato anche solo una minima spinta sarebbe precipitato, eppure non c'era paura in lui. I suoi impulsi erano sotto il suo totale controllo e non gli avrebbero impedito di perdere l'equilibrio: pienamente cosciente di sè, toccava a lui decidere se e quando buttarsi giù.

"Oh mio Dio." Mormorò una voce strozzata alle sue spalle. "Malfoy, perchè sei lì? Non lo sai che è pericoloso?"

La Granger. Il suo arrivo mise a dura prova i suoi nervi, e qualcosa dentro di lui gli suggerì di farlo, di buttarsi giù, pur di scappare dai propri sentimenti confusi.

"Dovevo aspettarmelo che prima o poi mi avresti trovato. Neanche mia madre mi ha mai controllato quanto te. Inizialmente mi infastidiva, ma ormai ne sono lusingato, Granger." Le disse, e si dondolò sullo strapiombo solo per farle dispetto. "Posso sapere come ci sei riuscita?"

Le pupille di Hermione seguivano i suoi movimenti con vivo terrore. Era splendida, quando si preoccupava per lui.

"Ho i miei mezzi, Malfoy, e ti avevo promesso che avrei fatto l'impossibile per salvarti. Sapevo già da un pezzo che venivi qui la notte, ma non immaginavo... Ti prego, scendi di lì, non riesco a parlare con te in questo modo."

"Da che parte vuoi che scenda, Granger?" Le domandò con un ghigno. Amava disperatamente vederla in preda al panico per lui. S'inclinò in avanti, e lei urlò. Fece pochi passi nella sua direzione e disse, scandendo attentamente le parole:

"Girati e rimetti i piedi ben saldi a terra, qui sulla Torre!"

"Come mai hai paura che mi butti di sotto? Cos'è, adesso ti sta a cuore la mia vita? Eppure io non ho impedito che mia zia ti torturasse. Avrebbe potuto ucciderti, e io sarei rimasto a guardare. Ora hai l'occasione per vendicarti, perchè non te la godi?"

"Non farlo!" Hermione urlò disperata, portando una mano in avanti, come a volerlo agguantare a distanza. Chiaramente pensava che, più si fosse avvicinata, più velocemente lui si sarebbe buttato. E Draco pensò che forse, messo alle strette, lo avrebbe fatto.

"Perché non dovrei?" Urlò lui di rimando. "Non ho più un posto nel mondo. Ho perso tutto quello in cui credevo, ho perso me stesso, non so più che cosa sono, cosa devo fare... È proprio qui che avrei dovuto uccidere un uomo, ed è proprio in questo punto che Silente è morto. Lasciamelo fare, fammi togliere il disturbo per sempre, Granger..."

"Tu non lo pensi davvero! Non vuoi morire!" Ribattè Hermione. Era senza fiato. "Pensa a quante opportunità perderesti, se ti arrendessi proprio adesso! Non puoi cambiare il tuo passato, è vero. Ma cosa ti impedisce di cambiare il tuo futuro?"

Draco scosse la testa. Sfidare la Granger era iniziato come un gioco, ma più parlava più sentiva i suoi veri pensieri uscire fuori, e il suo desiderio di morte diventare più forte e chiaro che mai. Dovette aggrapparsi alla pietra: il suo istinto di sopravvivenza aveva captato il pericolo, la volontà inconscia di buttarsi davvero.

"Non posso farlo." Le disse, avendo la certezza di quanto fosse vero.

"Sì che puoi, dipende solo da te!"

"Invece non posso! Io non sono il tuo ragazzo filobabbano. Io ho un nome, una famiglia, un sangue da portare avanti. Non posso scappare da queste cose!" Hermione stette in silenzio, e Draco se ne risentì. Non doveva arrendersi, doveva continuare a parlargli, dargli una ragione per restare. "Voglio solo smettere di soffrire." Disse ancora lui in un sussurro, guardando nel buio davanti a sè.

"In queste settimane ho cercato di alleviare il tuo dolore. Scusa se non ci sono riuscita." La voce di Hermione si era fatta più vicina. Poteva sentire meglio anche il suo profumo. "Sei cambiato così tanto. Un anno fa avrei creduto che non ci fosse alcuna speranza per te, ma ora... Ora so che c'è. E non voglio che tu la sprechi. Resta con me, Draco."

Draco si voltò a guardarla: la Granger l'aveva chiamato per nome.

Resta con me, Draco.

Perse il controllo e barcollò. Hermione lanciò un urletto e si precipitò su di lui. Lo tirò per un braccio, e tenendolo stretto lo aiutò a girarsi su se stesso e a scendere dal parapetto. Anche quando ebbe rimesso i piedi a terra, la strega continuò a stringerlo, come se cercasse di tenerlo in salvo col proprio peso. Era così vicina che Draco sentiva il suo respiro addosso. Ansimava e qualcosa brillava intorno ai suoi occhi.

"Stai piangendo per me?" Osò domandarle.

"Sì, razza di stupido." Rispose lei, asciugandosi rapidamente le guance.

"Perchè?"

Hermione abbassò lo sguardo. Lo strattonò per il colletto della camicia e gli premette la fronte al petto, ma si allontanò quasi subito, accortasi di ciò che aveva fatto. Draco però l'aveva già afferrata per le spalle e l'aveva avvicinata di nuovo a sè. Il contatto dei loro corpi li fece rabbrividire entrambi, e per qualche istante rimasero in silenzio, vicini, a calmare il respiro e ad ascoltare i loro colpi fremere.

"Andrà tutto bene, Malfoy." Gli disse dolcemente.

Draco scosse la testa: "Non puoi salvare il mondo intero."

"Se riesco a salvare te è come se l'avessi fatto."

Poteva baciarla. Lei lo voleva, lo percepiva da come aveva socchiuso le labbra, fissandolo coi suoi occhi pieni di sollievo e stupore, quanto dovevano esserlo anche i suoi. Voleva toccarla, ma per quanto ne sapeva stava ancora con Weasley.

Soprattutto, lei era ancora una Mudblood e lui un Malfoy. Non riusciva a superare quel limite imposto dalla natura, nè a staccarsi dall'idea che stare con lei volontariamente, provando sentimenti lontani dal puro disprezzo, fosse un abominio. Eppure la voleva, come non aveva mai voluto niente al mondo.

Le passò una mano sulla guancia, trovandola ancora bagnata. Si sentiva fuori dal corpo, come se stesse volteggiando in una realtà oltre il tempo e lo spazio. Come se fosse già morto e avesse raggiunto il paradiso. Niente esisteva, se non il viso di Hermione a un palmo di naso dal suo, la sua pelle morbida e le parole che gli ronzavano nelle orecchie: Se riesco a salvare te è come se l'avessi fatto.

"Dimmi che mi ami."

Osservò Hermione riscuotersi e sbattere le palpebre confusamente.

"Cosa?" Esclamò, colta di sorpresa.

"Allora vattene." Le intimò lui, sentendo affacciarsi nel petto rabbia e delusione. "Se non provi niente per me, non hai il diritto di fermarmi."

Hermione lo fulminò seriamente: "Come puoi pretendere che io ti ami, dopo tutto quello che mi hai fatto? Se cerco di aiutarti non significa che mi sono innamorata di te, significa solo che cerco di fare la cosa giusta."

"Bugiarda. Ma non importa, non voglio sentire le tue menzogne così come non voglio la tua pietà."

"Se anche provassi qualcosa per te... e dico se!... questo non sarebbe il momento giusto per dirtelo. Tu devi amare la tua vita a prescindere dai miei sentimenti per te. Solo se prima salvi te stesso avrai abbastanza coraggio per amare gli altri."

"Forse quel momento è adesso."

Hermione strabuzzò gli occhi. Anche Draco rimase colpito da se stesso. Le aveva appena confessato di provare qualcosa per lei?

"Io non credo... Non ora." Rispose lei in imbarazzo. "Forse però è il momento di dimostrare che sei cambiato davvero."

Gli offrì la mano. Draco la prese, e per la prima volta gli sembrò la cosa più naturale del mondo.

"Quando sarà il momento giusto." Gli mormorò Hermione, e qualcosa nel suo sguardo gli lasciò intendere che lo avrebbe aspettato anche lei.
 

*

 

L'intera scuola era di nuovo in fermento per l'inizio delle vacanze di Pasqua. Approfittando del clima festaiolo che aveva distratto sia gli alunni e che i professori, Draco era riuscito a sgattaiolare sulla Torre di Astronomia in pieno giorno senza essere visto.

Aveva bisogno di stare da solo. Era esausto, non sopportava più i volti felici e spensierati dei suoi compagni. Era una fortuna che non li avrebbe più rivisti per due settimane. Sedette per terra, osservando il cielo pumbleo e rammaricandosi di poter sentire le chiacchiere allegre degli studenti anche da quell'altezza.

Quando credette di avere ritrovato la calma, ecco sopraggiungere dei passi. Qualcuno era entrato e aveva richiuso piano la porta. Draco non si voltò. In qualche modo, sapeva che era di nuovo lei. Riconobbe il suo profumo quando la sentì camminare, e si soffermò ad analizzarlo. Sapeva di pesca.

Tenendo la gonna perchè restasse dritta, Hermione andò a sedersi per terra accanto a lui. I loro gomiti erano a contatto oltre i vestiti.

"Sono venuta a salutarti, nel caso non ci rivedessimo prima di domattina." Gli disse la ragazza. "Sto tornando a casa."

Draco annuì con un grugnito. I loro rapporti erano cambiati dall'ultima volta che si erano incontrati sulla Torre. Erano tornati a sedersi lontani durante le lezioni, ma con lo sguardo si cercavano ancora. Le parole non servivano più. Il modo in cui i loro corpi si rilassavano quando si vedevano, parlava per entrambi.

"A casa tua o alla catapecchia dei Weasley?" Domandò lui, pungente.

Hermione si morse il labbro. La Donnola era uno di quegli argomenti scottanti che non avevano più affrontato.

"Alla Tana." Ammise la strega in imbarazzo. "Ma è l'ultima occasione che darò a Ron. Se continueremo a litigare come abbiamo fatto finora, è finita."

"Buona fortuna."

Sembrò che Hermione si aspettasse una reazione diversa da parte sua. Aspettò che Draco dicesse qualcos'altro, ma il ragazzo tenne la mascella ben serrata. Cosa accidenti voleva quella dannata strega da lui? Se le avesse detto di mollare quello sfigato per lasciare che un Purosangue che non poteva darle nient'altro la scopasse per sempre, l'avrebbe fatto? La voleva anche subito, tutta per lui, ma voleva anche che sparisse così che non potesse più contaminarlo con la sua sporcizia.

"Tu tornerai a casa?" Domandò lei. Aveva esalato un lungo respiro di rassegnazione.

"No."

"È ancora una tua scelta, come a Natale?"

"Sì." Non voleva darle spiegazioni, ma sentiva il suo occhio attento ancora su di lui, e gli sembrò di doverlo fare. "Qui sto bene." Spiegò, accennando alla Torre. "C'è tanta pace."

Nel giorno della partenza, la scuola si svuotò a una tale rapidità che era stato come se qualcuno avesse lanciato sul castello un Incantesimo Silenziatore. Draco trascorse l'intera giornata sulla Torre di Astronomia, senza nè bere nè mangiare, soltanto osservando il cielo passare dal giorno alla notte.

Con l'arrivo del buio, Draco fu di nuovo turbato da strani pensieri. Non gli era più successo da quella sera che gli tornasse la voglia di sfidare la forza di gravità. La minuscola speranza che Hermione aveva acceso in lui era bastata a distrarlo. Ma ora lei non c'era più.

Se n'era andata da Weasley, forse in quel momento erano a letto insieme, e l'immagine apparsargli in mente gli fece venire voglia di strapparsi i capelli.

Pensò anche ai suoi genitori, a sua madre che in quel momento stava piangendo questo figlio che non voleva rivederli, sempre attenti a non farsi ascoltare dagli Auror che bivaccavano nelle stanze del Manor.

E ad Astoria, che tornata dai Greengrass stava forse ascoltando sua sorella parlare male di lui e dirle di dimenticarlo una volta per tutte.

Ogni suo pensiero era deprimente. Draco si avvicinò di nuovo al parapetto, guardò giù e cercò il coraggio di sedersi sullo strapiombo, ma stavolta non lo trovò. Nemmeno il continuo ricordo della morte di Silente fu abbastanza distruttivo da persuaderlo.

Ritornò alla Torre anche il giorno dopo, e lì rimase a meditare in solitudine fino al pomeriggio, quando inaspettatamente sentì dei passi. Prima gli parve di averli immaginati, poi ipotizzò che dovesse trattarsi della professoressa Sinistra e si preparò a ricevere la ramanzina. Non si voltò, lasciando che la testa ricadesse contro il muro, quando vide che qualcuno andava a sedersi di nuovo accanto a lui.

Hermione.

Portava ancora una sciarpa e la giacca a vento, come se fosse appena tornata da un lungo viaggio. Ed era di buonumore.

"Non fare quella faccia sorpresa, Malfoy. Te l'avevo detto, era l'ultima possibilità. È finita, l'ho lasciato."

Allentò la sciarpa attorno al collo e aprì i primi bottoni della giacca per stare più comoda. Draco si girò per guardarla meglio, tanto per essere sicuro che non fosse un'allucinazione causata dal prolungato isolamento.

"Perché non sei andata dalla tua famiglia?" Le domandò. Il suo cuore batteva forte, ma la diffidenza aveva preso il sopravvento.

"Loro sono già in vacanza in Australia."

Aveva fatto bene a non fidarsi: la Granger non era tornata per lui. Hogwarts era l'unico posto in cui poteva tornare, a meno di non trascorrere le vacanze in una casa babbana vuota.

"Beh, non credere di poter restare qui." Sbottò Malfoy. "Questa Torre è mia. Non voglio essere infastidito con le tue storie sulla Donnola."

Hermione sgranò gli occhi: "È tutto qui quello che sai dirmi?" Draco tornò ad appoggiarsi al muro e reagì soltanto con una smorfia sprezzante. Hermione, incredula, si sollevò da terra. "Scusa il disturbo, Malfoy. Evidentemente ho sbagliato a crederti."

Si avviò velocemente verso la porta, ma Draco si rialzò in fretta e gridò:

"Aspetta!" Lei si fermò di botto. Osservò la sua schiena e quel cappotto avano coperto per metà dalla sua chioma di ricci vaporosi. "Puoi restare."

Hermione tornò indietro, ma si era offesa, e Draco si rese conto di essere stato uno stupido. Lei era lì per lui. Qualsiasi strana passione avesse maturato per la Mudblood nel corso di quei mesi, ora poteva consumarla. Il loro momento era arrivato.

"Non devo rimanere per forza se non mi vuoi. Non ho alcuna intenzione di farmi trattare come se fossi un fastidio anche da te."

Si avvicinò a lei. Vedeva che il suo fiato si era fatto più corto e che le sue palpebre si erano dolcemente abbassate. Imbarazzo, passione, paura, non erano soltanto prerogative di Draco. Anche lei aveva bisogno di certezze.

"Lo sarai soltanto se non starai zitta." Le disse in un sussurro, poi l'afferrò per la nuca e la baciò.

Era stato come la prima volta, con la differenza che Hermione non stava più subendo qualcosa di indesiderato. Anche lei gli aveva afferrato i capelli, le loro labbra si erano incastrate e loro lingue si toccavano timidamente.

Draco fece scivolare una mano lungo i suoi fianchi, ma lo spessore della giacca gli impediva di toccarla. Ringhiò di frustrazione sulle labbra della Granger, le sue gambe si fecero molli e lei gemette. Avrebbe voluto spogliarla, ma si accontentò di abbracciarla e si concentrò sulle sue carezze.

Presto nulla di tutto ciò fu sufficiente, e anche Hermione se ne sarebbe accorta se non ci fosse stata la giacca a separare i loro corpi. Tuttavia, qualcosa nella nuova foga che stava nascendo tra loro la impaurì lo stesso.

"Sta succedendo troppo velocemente." Gli disse, ritraendosi appena per osservare le sue labbra gonfie.

Lo pensava anche lui, ma non ritenne necessario ammetterlo. Avevano bisogno di tempo per capire cosa stava succedendo. Ma anche di una stanza calda, di un letto comodo, e sicuramente di indossare meno vestiti possibile.

Poi Hermione si tolse la sciarpa, la gettò per terra e sbottonò il resto della giacca. Nella ritrovata comodità, piombò di nuovo sulle labbra di Malfoy.

"Hai cambiato idea in fretta." Mormorò Draco, ridendo mentre rispondeva ai suoi baci focosi.

Avrebbe fatto meglio a tacere. Hermione si distaccò di nuovo e lo fissò del tutto incredula.

"Devo andare." Disse, e recuperò la sua sciarpa da terra. "Ci vediamo a cena."
 

*

 

A parte i professori, Draco e Hermione, dell'intera scuola erano rimasti soltanto uno studente di Ravenclaw e uno di Hufflepuff, e tutti si riunivano a colazione, pranzo e cena su di un'unica tavolata, al centro della Sala Grande, che aveva sostituito le precedenti quattro.

Quella sera e per tutto il giorno dopo, Hermione sedette il più lontano possibile da Draco, il quale non se ne dispiaceva. Non avrebbe comunque voluto farsi notare in pubblico con una Mudblood, soprattutto con quella Mudblood. Nessuno gliene avrebbe fatto una colpa, tuttavia si trattava di un cambiamento troppo radicale per il quale non era ancora pronto.

Assecondò il bisogno di riflessione di Hermione e continuò a passare il suo tempo sulla Torre in solitudine. Una sera, quando era ormai tardi, pensò di non voler incontrare nessuno e tornò dritto in dormitorio saltando la cena. Arrivato al passaggio segreto di Slytherin, però, Draco trovò Hermione ad aspettarlo. Erano di nuovo da soli, terribilmente vicini al suo letto, e il sangue cominciò a ribollirgli nelle vene.

"A quanto pare, ci siamo evitati a vicenda." Iniziò a dire Hermione. "Hai ancora voglia di parlarmi? Perchè lo capirei se non volessi. Questa storia è surreale sia per te che per me."

Draco annuì. Voleva ancora parlarle, e sì, quanto stava succedendo tra loro aveva dell'incredibile.

"Baciarti è stata la più eccitante pazzia che abbia mai fatto. Ci ho pensato a lungo." Continuò Hermione. "A noi due, a chi siamo e a ciò che rappresentiamo l'uno per l'altra. È dura pensare che possa funzionare, eppure... Desidero conoscerti, Draco. Voglio scoprire chi sei davvero, perchè quel poco che mi hai lasciato vedere mi interessa. Se per te è stato lo stesso, se lo vuoi anche tu, mi piacerebbe uscire con te."

Draco ebbe un sussulto. Uscire con la Mudblood. Come poteva una cosa così sbagliata sembrare anche così giusta? La paura gli toglieva il fiato, ma allo stesso tempo si sentiva attratto da lei. Dai suoi occhi intelligenti e insicuri, dal modo vulnerabile in cui si era esposta; dal suo seno formoso che si muoveva al ritmo rapido del suo respiro, dalle labbra morbide che aspettavano un suo bacio. Decisamente, la voleva.

"Vuoi entrare?" Le domandò, prima di poterselo impedire.

Hermione annuì dopo un momento di esitazione. Non era facile neanche per lei lasciarsi anni di umiliazione alle spalle per iniziare qualcosa di completamente nuovo con lui. Si lasciò guidare comunque nel covo degli odiosi Slytherin che l'avevano derisa fin dal suo primo anno, e seguì Draco fino al suo dormitorio vuoto.

Non avevano scambiato una sola parola, ma giunta davanti al suo letto la ragazza sembrò avere dei ripensamenti. Incastrò le dita tra i propri ricci e il suo fiato diventò più corto. Il loro rapporto stava diventando troppo reale.

"Forse non dovremmo." Disse la strega.

"Perchè sei venuta qui se non volevi questo?" Draco la sovrastava con la sua altezza. Era a sua volta così teso che era riuscito soltanto a essere sgarbato, ma in cuor suo avrebbe voluto spiegarle che la capiva. Che averla nella sua stanza di Slytherin era tra le cose più incredibili che gli fossero mai capitate. E che anche lui era terrorizzato all'idea di varcare quella soglia.

"Io non ho mai detto che non lo voglio. Tu, piuttosto, cosa vuoi da me? Perchè se il tuo scopo è soltanto questo, credo che dovrei saperlo." Ribattè Hermione indicando il suo letto perfettamente in ordine.

"Tu mi interessi, Granger." Le confessò, sapendo di non avere scelta. Sentirla ammettere di voler andare a letto con lui lo aveva fatto fremere. "Sono più che interessato a te. Non ti avrei mai portata qui solo per il sesso."

"Allora perchè non me lo chiedi?" Lo sguardo di Hermione si era acceso di speranza, e Draco per la prima volta la trovò incredibilmente tenera per rifiutarsi di farle quella domanda che pure gli sembrava un impegno troppo grande.

"Vuoi essere la mia ragazza, Granger?"
 

*

 

Carne contro carne, i loro corpi sudati scivolavano l'uno sull'altro in perfetta sincronia. Baciare e toccare quel corpo proibito aveva acceso in lui un fuoco dirompente che non si era più spento.

Ogni spinta era beatitudine, ogni gemito della strega più brillante della scuola lo rimetteva in pace con se stesso. Avevano perso la cognizione del tempo, ma quando finì sembrò accadere troppo presto. Draco si sdraiò accanto a lei, pronto a ricominciare.

Hermione si accucciò su di lui e gli toccò il petto timidamente. Scambiarono un bacio, e continuarono a guardarsi negli occhi, com'era stato per quasi tutto il tempo del loro amplesso, come se avessero bisogno di convincersi che stesse accadendo vero.

"Stai con me." Le disse Malfoy, sapendo che la stanchezza avesse abbassato le sue difese. "Non so cosa ne sarebbe stato di me senza te."

"Avresti lottato, perchè so che puoi farlo." Hermione passò con delicatezza il pollice sulle sue labbra. "Mi dispiace che tu sia sempre così triste. Hai ripensamenti?"

"No. Conquistarti è stata l'unica cosa buona che abbia mai fatto. Non penso al futuro. Non so nemmeno se ne esista uno per me."

Hermione lo baciò ancora. "Magari lo scopriremo insieme."

La loro prima volta era stata calda, violenta e appassionata. Draco aveva capito che Hermione non fosse abituata a essere presa in quel modo; la vedeva da come spalancava gli occhi quando il suo corpo vibrava di piacere, come se non ne avesse mai conosciuto uno più grande. Alla prima ne seguirono altre, ed erano ugualmente intense per la mente e il corpo. Entrambi si perdevano l'uno nell'altra. Ogni giorno, e fino alla fine delle vacanze, Hermione entrava nel suo dormitorio e trascorreva quante più ore possibili con lui.

"Non volevo davvero diventare un Mangiamorte, non avevo scelta." Le confidò Draco una sera. "Quella notte ti avrei salvato, se avessi saputo come fare."

Hermione era ancora distesa sotto di lui, e si era rabbuiata ripensando al loro passato.

"È stato difficile per tutti." Ammise. "Ma la guerra non ti avrebbe segnato così tanto se tu fossi stato come loro. Se non fossi stato migliore di tuo..."

"Di mio padre." Concluse Draco al suo posto. Se i suoi genitori avessero saputo che stava sporcando il loro prezioso sangue con lei... Turbato, scivolò fuori da lei e si sdraiò sul cuscino, pensieroso: "Non so se sono migliore di lui, ma sicuramente non ci ho creduto abbastanza. Con te mi sento... bene. Il resto non conta."

Ora che aveva Hermione, Draco non tornò più alla Torre e la sua costante negatività scomparve gradualmente. Tuttavia, quando al termine delle vacanze la scuola tornò a riempirsi di studenti, l'ansia lo assalì e il suo umore cambiò. Spiegò a Hermione che anche se stavano insieme non era ancora pronto per renderla ufficiale. Nessuno doveva sapere di loro, neanche i suoi amici. Lei acconsentì, perchè aveva capito che per lui era importante.

Il suo umore era andato a pezzi. Draco non sopportava più nessuno, e non accettava di incontrare Hermione se non di nascosto nella Stanza delle Necessità. Se a lezione era scontroso con chiunque, a letto con lei era il più grande altruista.

Hermione sarebbe stata felice se la loro relazione fosse venuta a galla. Diceva di amarlo e che i pettegolezzi delle persone non gli importavano, ma Draco insisteva. Non voleva che la gente tornasse a parlare di lui ad ogni angolo della scuola, giudicandolo per il passato quanto per il presente. Voleva stare con lei e basta, senza alcun tipo di pressione dall'esterno.

Il loro amore continuò ad ardere in segreto per mesi finché, verso la fine di giugno, Hermione non decise di affrontarlo:

"Il giorno del diploma è vicino. Hai pensato a cosa faremo dopo? Io vorrei presentarti i miei genitori. Non li vedo da tanto, e so che sarebbero felici di conoscerti."

Avvolti tra le lenzuola nella Stanza delle Necessità, Draco ebbe qualcosa di simile a un aneurisma. Davvero la Granger voleva che frequentasse dei Babbani e che fosse gentile con loro? Come minimo, i Malfoy lo avrebbero diseredato. Di colpo, si sentì profondamente infelice. Hermione diceva di amarlo, ma era come se avesse dimenticato chi era davvero. O forse era stato lui stesso a dimenticarlo. Si allontanò da lei e andò a rivestirsi.

"Non mi sento pronto." Rispose in un momorio, mentre si infilava i pantaloni della divisa.

Anche Hermione si alzò e indossò velocemente l'intimo e la camicia, lunga abbastanza da coprire l'orlo delle mutandine.

"Tu non sei mai pronto." Ribattè lei. "Sono stanca di dovermi comportare come se non ti conoscessi, quando siamo in pubblico. Se davvero stiamo insieme, cosa ti impedisce di... Oh no." Un pensiero improvviso aveva lambito i suoi occhi castani, e Draco sapeva quale fosse.

"Granger..."

"Tu ti vergogni di me!"

Draco non trovava le parole. Non sapeva nemmeno se ne esistessero di abbastanza giuste. Con lo sguardo fisso al pavimento, rispose:

"Io non mi vergogno di te."

"Non di me, certo, ma del fatto che sono una Nata Babbana!" Ribattè Hermione, e sentirsi rinfacciare la propria colpa lo fece tremare. "L'ho temuto fin dall'inizio, speravo solo di sbagliarmi, o che alla fine l'avresti superata... Invece ho sbagliato tutto. Tutto! Non c'è niente di buono in te, Draco. Mi hai usata! Volevi solo scoparmi, non hai mai voluto farti vedere in giro con una sporca Mudblood!"

Corse a riacciuffare la gonna e la indossò in gran fretta. Draco sapeva che doveva fare qualcosa per fermarla. Scusarsi, o giustificarsi almeno. Stava per perdere l'unica cosa che amava, e non gliel'aveva mai nemmeno detto.

"Hermione, io ti..."

"Sta zitto! Tu non sai neanche cosa sia l'amore!" Tuonò la ragazza. "Sono io quella che ha rischiato tutto per te. Sapevo a cosa andavo incontro quando ho lasciato il mio ragazzo, ed ero pronta ad subirne le conseguenze, perchè mi ero innamorata di te! Sono stata una stupida! Sei il primo errore che abbia commesso. Non dovevo illudermi che fossi cambiato, non avrei mai dovuto fidarmi di te!"

Riacciuffò la sua borsa e andò verso la porta, coi vestiti stropicciati e i capelli ancora arruffati. Draco si rese conto che se fosse uscita da quella stanza non l'avrebbe rivista mai più, e lui non voleva che finisse.

"Hermione, ti prego..." Non riuscì ad andare avanti. La strega aveva ragione su tutto, aveva detto la verità, e lui non aveva altro da dirle se non questo.

"Ti prego, cosa?" Ringhiò lei, voltandosi di scatto. "Hai fatto la tua scelta, hai preferito il tuo sangue a me. Ti ho dato una possibilità e tu l'hai sprecata! Non c'è più niente che io possa fare per te. Buona vita, Malfoy."

Quella stessa sera, Draco tornò sulla Torre di Astronomia. Hogwarts era ancora piena di neve l'ultima volta che era stata lassù, ora la pietra rifletteva il calore del Sole al mattino. Non poteva dire che gli fosse mancata. Tuttavia, la parte migliore della sua vita se n'era andata, e con essa anche la sua speranza.

La sua mente era di nuovo lucida e attiva, proprio come l'ultima volta in cui aveva sfidato la forza di gravità. Stavolta, però, era deciso a lasciarla vincere. Mise un piede sul parapetto. Sapeva con certezza di stare per morire, ed era soddisfatto. Nulla poteva più turbarlo. Si mosse per fare scivolare anche l'altra gamba, ma qualcosa lo afferrò e lo trascinò indietro, così duramente che inciampò sui suoi stessi piedi e cadde per terra.

Confuso, Draco si guardò intorno e la vide. Hermione era tornata. In lacrime, la strega si inginocchiò al suo fianco e lo schiaffeggiò. Poi lo abbracciò e nel pianto gli disse addio.

"Abbi cura di te."

Non incontrò Hermione per anni dopo la cerimonia di fine anno, ma non fu una sorpresa quando venne a sapere che aveva sposato Weasley. Neanche Draco rimase solo molto a lungo. Il giorno del diploma, Astoria si era avvicinata a lui per congratularsi, e da lì avevano a conversare. Lei gli diede presto un altro motivo per andare avanti. Non era soltanto una dolce ragazza Purosangue, ma anche l'unica in grado di guarire le sue ferite. Si innamorò di lei e giurò a se stesso che non le avrebbe fatto del male. Avrebbe saldato i propri errori e l'avrebbe fatto con Astoria, assicurandosi di renderla sempre felice e di non farle rimpiangere di avere scelto, tra tutti, proprio lui.




 

***

 


Se la trama vi ha incuriosito, vi consiglio di correre a leggere Finite Incantatem per scoprire cosa ne è stato di Draco e Hermione in futuro!

   
 
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