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Autore: Eiji Niizuma    05/08/2022    0 recensioni
Shikaku muore da eroe nell'attacco al quartier generale dell'alleanza degli Shinobi, ma la sua storia non finisce qui.
Legato a filo doppio ad una sconosciuta, dovrà imparare a fare i conti con la sua nuova situazione, nuove limitazioni e possibilità, ed un sacco di drammi adolescenziali che avrebbe preferito risparmiarsi. Come se la caverà?
(Non sono in grado di fare un'introduzione decente ma per favore date un'occhiata)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Shikaku Nara, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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E siamo al secondo capitolo! Grazie per tutte le occhiate date alla storia, spero vi incuriosirete e continuerete a leggere (e, se andrà, a commentare) Stavo pensando di postare un capitolo a settimana così da mantenere una tabella di marcia abbastanza stabile. La storia non è ancora finita ma ho un totale di circa 100000 parole per ora per cui sono ragionevolmente convinta di riuscire a mantenere la tabella di marcia.




Mi spiace, non possiamo vederla immediatamente, si sieda ed aspetti di essere chiamata” L’esausta infermiera del triage annunciò, indicando con un gesto stanco una delle tante sedie della stanza. Kizuna sospirò e sprofondò con l’eleganza di un elefante sopra il sedile indicatole, cominciando a girarsi immediatamente i pollici per combattere la noia.

Sospettavo che le attese non fossero il tuo forte, Kizuna.

“Puoi ben dirlo” bisbigliò la ragazza, cercando di non farsi notare dagli innumerevoli altri pazienti in attesa di essere visitati. Per sua fortuna Kizuna aveva ottenuto un codice giallo, quindi almeno una certa priorità e non avrebbe dovuto aspettare proprio tutti i presenti per essere visitata. [NdA ho usato il sistema di codici ospedalieri italiani perché non si è mai visto un sistema di turnazione degli ospedali nel mondo di Naruto ma me ne serviva uno] “Piuttosto, tu sai il mio nome, ma io non ho ancora capito il tuo” biascicò dal lato della bocca, pensando a quanto doveva apparire scema o ancora peggio matta a parlare da sola. E che nessuno si fosse accorto finora che l’ombra della ragazza non corrispondeva in forma e dimensione alla stessa era per lei allucinante. Possibile che nessuno fosse un minimo attento ai dettagli? Era anche vero che l’ora era tarda, le tre e un quarto di notte, e la maggior parte degli astanti stava dormicchiando o cercando di farlo sulle scomode sedioline scricchiolanti della sala, capacissimo che nessuno avesse le energie o la voglia di stare a guardare le ombre delle persone.

 

Meglio che la smetti di parlarmi a voce, vedo un signore lì sulla destra che ti guarda storto ed è meglio non cercare di far diffondere l’idea che tu non sia sana di mente se puoi evitarlo, hai ragione a pensare di sembrare una matta a parlare da sola. Concordo anche sul fatto che probabilmente nessuno ha la voglia o la forza di stare a guardare le ombre degli altri, per esperienza posso dirti non è qualcosa che la maggior parte delle persone nota anche normalmente.

 

—Oddio questo mi legge nel pensiero! Ma stiamo scherzando? È ancora peggio di quanto immaginassi!!!—

Calmati, non agitarti, rischi di dare spettacolo e l’ultima cosa che vuoi è attirare l’attenzione su di te, credimi.

—È difficile preoccuparsi di dare spettacolo quando si ha un intruso che legge letteralmente il pensiero, non è certamente il primo problema che viene alla mente fidati!—

Posso capire lo spavento e la frustrazione, davvero, del resto è valido anche l’opposto, tu puoi sentire ogni cosa che penso e sto facendo veramente molta fatica a cercare di trattenermi dal ehm pensare troppo diciamo

—Cosa intendi con pensare troppo?? Esiste forse una quantità giusta di pensieri?? Mi sembra ridicolo!—

Intendo, ah, evitare di pensare ad informazioni riservate, segreti, tecniche proibite e tutta una serie di informazioni sensibili ma ti prego non farmi tornare sull’argomento.

—Huh. Io una cosa voglio proprio saperla, però. Prima hai detto di avere una visuale più ampia rispetto a quella a cui sei abituato. Cosa intendevi?—

N-niente

—Ti ho sentito vacillare! Parla! Ammettilo mi hai spiato mentre mi cambiavo, vero?!—

…Non per scelta.

—Maniaco! Maniaco e pure cafone, come sarebbe a dire non per scelta? Mi stai dicendo che non sono una donna attraente, appetibile che verrebbe voglia di spiare nuda?!”—

Hai delle strane priorità nella vita, non immaginavo ci fossero ragazze che volessero essere spiate.

—Certo che NON voglio, ma questo non significa che non mi senta offesa se una volta accaduto il fattaccio il guardone afferma che nemmeno ne valeva la pena!—

Hai un modo quasi interessante di distorcere ciò che ti viene detto, ma se proprio devo —Devi!— non era ciò che intendevo con non per scelta. NON sono un maniaco, non so quanto devo ripetertelo, e non vorrei mai spiare nella sua intimità una ragazza che potrebbe essere mia figlia. D’accordo, lo ammetto, ho qualche rivista un po’ porno a casa, ma si tratta tutte di adulte consenzienti di essere fotografate in pose equivoche, è completamente diverso!”

—Huh.—

Cosa?

—Niente. Mi piace la tua onestà. Penso che finora siamo partiti con il piede sbagliato. Che ne dici di ricominciare da zero con il piede giusto? Io sono Kizuna, Kohana Kizuna, il mio cognome Kohana è scritto con i caratteri ‘piccolo’ e ‘fiore’, il mio nome con ehm il carattere per ‘i legami duraturi tra le persone’ molto poetico e ad essere onesta un po’ pesante da portare come nome. Ho 20 anni e sono correntemente in cerca di lavoro o di un apprendistato perché non ho ancora capito cosa ‘voglio fare da grande’ Mi piacciono i dolci, ma anche gli snack salati, in generale il cibo spazzatura, lo so lo so, non è salutare, ma ha un sapore così buono!! Non mi piace il cibo amaro e aspettare, odio aspettare! E uh, i miei hobby includono guardare le persone e cercare di indovinare che vita fanno, leggere fumetti -ma questo l’avevi già capito-, cercare nuovi caffè e locali carini dove sperimentare nuovi dolci e altri snack.—

 

Ahahah. D’accordo, presentiamoci come si deve. Il mio nome è Shikaku, Nara Shikaku, il mio cognome è quello del clan Nara, tra i fondatori del villaggio della Foglia e i custodi della foresta nostra omonima —No, mai sentito— eh devi vivere davvero fuori dal mondo per non conoscerlo ma capisco. Il mio nome, Shikaku, è un rimando ai cervi che custodiamo e da cui ricaviamo le corna per moltissimi medicamenti segreti tramandati nella nostra famiglia —Ohh questo è interessante!— E sarà l’unica informazione che riceverai in proposito —Uffa— inoltre è un gioco di parole tra la parola assassino, il gioco omonimo, e la parola quadrato. —Uao, i tuoi genitori si sono proprio sbizzarriti con il tuo nome, vero?— Non posso negarlo. Non ho preferenze particolari con il cibo ma se possibile evito le uova sode troppo cotte, i miei hobby includono prendermi cura dei cervi della foresta di famiglia, giocare a shogi e go e studiare le medicine ed i rimedi tramandati dai miei antenati. —Insomma sei un secchione!— Ah i giovani d’oggi. —Perchè, quanto sei vecchio?— Si chiede quanti anni hai, screanzata. Comunque ne ho, o meglio ne avevo al momento della mia morte, 42. —Ah però, potresti davvero essere mio padre!— ehh, suppongo di sì. Sigh —Perché sospiri? Cioè a parte l’ovvio ‘perché sono morto’, che è comunque una ragione più che legittima per sospirare e in effetti se è proprio quella mi scuso per la mia mancanza di tatto mi rendo conto che mi sono comportata in maniera parecchio screanzata come diresti tu e— Calma, calma, non c’è bisogno di correre a scusarti per ogni minima mancanza; non sarà di sicuro l’ultima tra l’altro; —Certo che anche tu non scherzi con le tue frecciatine eh? Ahaha va bene, penso di riuscire a calmarmi, ma continua pure Shikaku, ti ho interrotto.

 

Sentire il proprio nome pronunciato, o meglio pensato dalla ragazza fece uno strano effetto all’uomo. Si chiese come avrebbero pronunciato d’ora in poi il suo nome sua moglie e suo figlio, e si sentì riempire di malinconia. Normalmente avrebbe seppellito la sensazione sotto strati e strati di indifferenza e addestramento, ma si sentì legittimato, essendo morto, a non dover più rispettare pedissequamente certi precetti Ninja che gli erano stati inculcati in vita. Però Kizuna gli aveva chiesto di continuare a parlare, e non aveva intenzione di tradire la propria commozione di fronte ad una ragazzina, una civile, senza un buon motivo. Per cui si scrollò di dosso la sensazione per procedere con la spiegazione.

 

Si tratta della mia famiglia, mia moglie e mio figlio. Non avrei dovuto lasciarmi scappare quel sospiro ma la verità è che stanno correndo un grave pericolo ed io non sono più lì a proteggerli, a sostenerli.

 

—Il decacoda giusto? O la decacoda non è che ho capito bene il genere, se pure quel mostro ce l’ha ma vabbè sto divagando.—

 

Sì, esattamente la decacoda e chi la sta manovrando. In realtà tu stessa sei-

 

Ma non poté finire la frase perché d’improvviso qualcuno gridò “Ehi, guardate cosa sta succedendo alla luna!!!” E tutti si precipitarono alle finestre per vedere con i propri occhi.

 

Quella che una volta era un disco bianco latteo, ora si era trasformata in una sfera di sangue punteggiata da tomoe [NdA le tomoe sono delle “virgole” cicciotte che fanno parte dei motivi astratti tipici delle decorazioni giapponesi, sono anche i simboli che compaiono all’interno degli occhi di un uchiha quando attiva lo sharingan] lungo tre sottili cerchi concentrici. Lo sguardo di tutti era incollato ad essi e uno dopo l’altro gli occhi di ognuno divennero lilla e con una serie di cerchi concentrici al loro interno, ed i loro corpi vennero avvolti da liane che li circondarono come bozzoli circondano bruchi trasformati in crisalidi.

 

Nessuno fece un solo movimento per evitarlo, storditi dall’ipnosi indotta dalla luna, e Shikaku potè solo osservare atterrito mentre ogni civile attorno a sé cadeva nella trappola che era sicuro era opera di Madara e della decacoda. Allora il suo sacrificio era stato vano, ogni speranza era perduta. Anche la stessa Kizuna fu avvolta come tutti gli altri, e Shikaku avvertì come un potente strattone, come se qualcosa stesse… stesse cercando di separarlo da lei. Preso da un panico irrazionale, dalla nozione che se fosse stato separato avrebbe cessato di esistere, cominciò a chiamare la ragazza incessantemente, a dire il suo nome e a ‘strattonare’ a sua volta cercando di usare la sua influenza per muovere il corpo della ragazza e liberarla dalla presa della tecnica che pareva un misto tra una genjutsu ed una ninjutsu

 

Nonostante i suoi sforzi sentiva il legame tra lui e la ragazza farsi sempre più sottile, sempre più sottile, e lei non sembrava udire la sua ‘voce’ non sembrava esserne minimamente cosciente. Con un ultimo strenuo sforzo Shikaku si ‘proiettò’ sopra il corpo della ragazza stessa, scoprendo così due cose, la prima che aveva un controllo non solo sui movimenti della ragazza ma anche della stessa ombra che lui rappresentava, e secondo nell’istante in cui l’ombra colpì il viso della ragazza si sentì proiettare lontano..




 

Aprì gli occhi e si trovò in un negozio di cui non riusciva a capire cosa fosse tra un fioraio, una caffetteria o una libreria per la varietà di scaffali e banconi presenti nel posto. C’erano una quantità enorme di clienti ma tutti stranamente ben distanziati l’uno dall’altro, e ancor più stranamente ben contenuti nella dimensione non eccessiva del locale, che pareva il classico caffè dietro l’angolo, con alcuni tavolini all’interno e qualcuno anche all’esterno. Inoltre, tutte le persone presenti nel caffé/libreria/fioristeria erano senza volto, i tratti somatici del tutto assenti, cosa che lo inquietò non poco. La seconda cosa che Shikaku notò fu che aveva di nuovo il suo corpo, ma non fece in tempo nemmeno a meravigliarsi di ciò che una voce squillante lo strappò dai suoi pensieri “Ecco a lei l’ordine signore!” Kizuna, in una divisa da maid molto succinta e che le evidenziava il seno, si trovava dietro al registro del bancone e stava porgendo al primo cliente della fila un vassoio con su un qualche caffè complicato di quelle cose che andavano di moda tra i giovani, un mazzo di fiori coloratissimi e dalle forme incredibili, che Shikaku non era nemmeno sicuro esistessero, e un fumetto.

 

Dentro di sé Shikaku sentì di doverla raggiungere, così si fece strada tra i presenti, impresa non facile perché essi sembravano non notarlo affatto e gli ostacolavano inavvertitamente la via, verso la ragazza, che in quel momento stava versando del tè dentro ad un libro completamente svuotato del contenuto e di cui era rimasto solo un incavo. “Kizuna!” Chiamò, la voce che si perdeva in mezzo al fitto chiacchiericcio del locale -ma da dove proveniva se nessuno a parte lui e la giovane aveva una bocca per parlare?- “Kizuna ascoltami!” Continuò a chiamare, mentre cercava di farsi spazio tra la folla ed avvicinarsi al bancone che ad ogni passo sembrava allontanarsi piuttosto che farsi più vicino. La ragazza sembrò tentennare un po’ ed il sorriso vuoto che indossava svanì per un istante per fare spazio alla confusione più totale, ma prima che Shikaku potesse in qualche modo farsi vedere tra la folla lei riprese a sorridere con sguardo vacuo al cliente più vicino offrendogli il libro colmo (?) di tè.

 

Visto che le buone non funzionavano il ninja passò alle maniere forti, balzando da un tavolo all’altro e anche tra i candelabri appesi al soffitto con l’agilità di una scimmia.

 

Le pareti ed i muri sembravano allargarsi per impedirgli di raggiungere i vari appigli, ma l’uomo non si rassegnò, usando i mezzi a propria disposizione, principalmente jutsu come la sostituzione, lanciandosi con cloni della moltiplicazione superiore del corpo o le varie tecniche di controllo dell’ombra del suo clan per farsi spazio, proiettarsi in avanti ed eliminare gli ostacoli per proseguire fino alla ragazza. Aveva poco tempo, riusciva a sentirlo nei battiti del proprio cuore, sempre più erratici e discontinui.

 

“Kizuna! Prendi la mia mano!” Esclamò atterrando sul bancone di fronte alla ragazza, che uscì dallo stordimento e lo guardò con occhi spalancati. “Cosa? Come?” “Non c’è tempo, fidati di me!” Disse lui protendendo la mano mentre la stanza continuava a distorcersi cercando di allontanarlo da lei. La fanciulla seguì l’istinto ed afferrò quella mano estranea eppure familiare come se avesse già incontrato il ninja, ed il suddetto prese a correre verso l’uscita trascinandosi la frastornata giovane.

 

“Cosa sta succedendo?!” “É in atto una genjutsu, una tecnica illusoria incredibilmente potente che ti sta facendo vivere questa… questa situazione, dobbiamo romperla e sfuggire." “E come?!” “Dipende dal tipo di illusione… non riuscivo nemmeno a contattarti dall’esterno ma in qualche modo son riuscito a finire dentro l’illusione stessa, per cui dev’essere possibile spezzarla. Salimi in spalla” “CHEEEE????” “Salimi in spalla proverò i metodi più comuni per spazzar via l’illusione, dopodiché se non funzioneranno non resterà che l’ultima strada, uscirne di prepotenza, come da questo caffè quel che è.” “La caffetteria libreria fioristeria dei sogni!” “Ehm cosa?” “No scusa era una cosa che da bambina… ahhh ma non perdiamo tempo!” Mentre parlavano una specie di liana cercò di afferrare la ragazza, mancandola per un soffio solo perché Shikaku aveva scartato di lato ed afferrato la giovane donna tra le braccia, ponendola poi sulle proprie spalle come niente fosse, cosa che impressionò la giovane che non aveva visto mai nessuno tanto forte da movimentare un’altra persona come se pesasse niente. Si sistemò sulle spalle dell’uomo e gli si strinse forte, e mentre sputacchiava perché le erano finiti in bocca dei ciuffi di capelli della coda appuntita svettante verso il cielo del ninja un pensiero la folgorò. “Shikaku?!” 

“Sì?” Chiese lui, evitando un’altra liana scartando a destra. “Sei proprio tu? Il signor ombra?!” “A quanto pare” Un salto carpiato per evitare quattro liane che cercavano di afferrare la fanciulla da quattro direzioni diverse. Nel mentre le sue mani non stavano ferme ma anzi stavano facendo quanti più segni ninja poteva nel più breve lasso di tempo, il risultato fu che alla ragazza parve di vedere un frullio al posto delle mani dell’uomo, che borbottava sottovoce qualcosa che lei non riuscì ad identificare, probabilmente tecniche di rilascio dalle illusioni.

 

“Niente” Mormorò l’uomo dopo un po’, mentre si trovavano pressappoco a due terzi di percorso fino alla porta. “Nessuna tecnica da me conosciuta riesce a liberarci, dobbiamo andarci di forza.” “Va bene, cosa posso fare?” Chiese Kizuna, determinata ad uscire da quell’incubo variopinto in cui fiori spuntavano ad ostacolare il cammino, clienti senza volto tentavano di afferrarli da dietro, libri volavano qui e lì ingombrando la visuale e caffè cappuccini, venti e mocha cadevano a pioggia minacciando di scottarli. “Niente, reggiti forte” “MA come niente?!” “Se proprio ci tieni prova a svegliarti in qualche modo, se riuscissi a farlo autonomamente sarebbe di grande aiuto” “OK! Ehm una domanda… come?” “Logica vorrebbe tentare prima dai classici dopodiché andare a provare sempre più metodi” “Ok ok me la devo sbrigare da me capito. Uhhhm.. Svegliati Kizuna, svegliati!” Borbottò la ragazza andando a schiaffeggiarsi senza alcun risultato. “Ok proviamo con questo, ahiii” E si diede dei pizzicotti sulle braccia e sulle guance, senza risultato. Tentò poi di sbattere ripetutamente le palpebre, cercò di addormentarsi con l’idea che se si fosse addormentata nel sogno magari si sarebbe svegliata nella realtà, cercò di leggere i menù sparsi per tutto il locale, pur distorto com’era, ed altro ancora, ma qualunque metodo provasse non riusciva proprio a svegliarsi dall’illusione. “Eccoci!” Esclamò Shikaku, che aveva pressocché fatto orecchie da mercante ad ogni tentativo fallito della ragazza, ben sapendo che erano sterili, non avrebbero mai dato frutto, le aveva assegnato il compito di cercare di svegliarsi per darle qualcosa da fare e non disturbarlo mentre cercava di salvare entrambi, ma ora erano ad un passo dalla vittoria e tenere Kizuna impegnata non aveva più importanza. Sennonché, proprio a quel punto la porta d’ingresso, fino a quel momento spalancata, si chiuse di scatto, e delle figure si materializzarono dal nulla come del fumo che si diffonde in una stanza, figure che presero i connotati di un uomo ed una donna di mezz’età, la donna l’aveva già vista era la madre di Kizuna e l’uomo, data una certa somiglianza con la ragazza, doveva essere il padre. Ma la terza figura proprio era sconosciuta a Shikaku, si trattava di un giovane uomo sui trent’anni forse, con uno sguardo furbo e delle movenze losche, che fece subito insospettire il ninja, il quale sentì la ragazza sulla sua schiena irrigidirsi. “Mamma, papà, Akihiko, cosa ci fate qui?!” “Ma cara, come potevamo perderci il giorno dell’inaugurazione!?” Esclamò la figura che emulava l’aspetto della madre di Kizuna. “Inaugurazione?” Chiese lei interdetta, mentre Shikaku bisbigliava tra i denti “Attenta, non cascarci, sta fingendo!” “Ma certo sciocchina, l’inaugurazione della tua grande creazione, la caffèfioristalibreria dei sogni! E che gran successo, guarda quanti clienti si sono accalcati qui per celebrare il tuo locale!” Orde di persone dai visi indefiniti comparvero da ogni lato, circondandoli e tagliando loro ogni via di fuga.

 

“Io, io… non credo che” Tentennò la ragazza, ma la figura del padre le circondò le spalle con un braccio, mentre Shikaku lottava contro una massa di clienti che l’avevano afferrato di soprassalto per ogni parte del corpo, stranamente i suoi sensi ninja non l’avevano avvisato in tempo per evitare l’attacco; gli avevano tappato la bocca con più mani e lo stavano spingendo sempre più lontano dalla giovane ancora spaesata che non si era accorta di nulla.

 

“Mmhffgh scappa, liberati! Mghmhhffff” Biascicò il Nara rivolto alla fanciulla cercando di divincolarsi dalla forte presa dei suoi assalitori, mentre vicino a Kizuna il padre stava tessendo le lodi del locale e dell'ingegno della figlia.

 

“Sei stata eccezionale, sei meravigliosa Kizu” Interruppe l’uomo chiamato Akihiko, sovrastando la voce del padre di lei e afferrando a sua volta la ragazza per le spalle, fissandola con sguardo adorante. “Aki… io non capisco, tu mi avevi lasciato…!” “E come potrei mai lasciare qualcuno di così brillante e capace come te Kizu? No, è stato un errore, un errore quasi fatale di cui mi pento e mi dolgo, ma ora sono qui, ora siamo qui, e possiamo restare assieme per sempre, non è vero?” Si rivolse alla fine ad un vecchietto dal viso indefinito ma bardato con una toga cerimoniale che annuì e scandì con voce gracchiante ma chiara “Vuoi tu, Uozomi Akihiko, prendere come tua legittima sposa Kohana Kizuna in salute e malattia, nella gioia e nel dolore, finché morte non vi separi?” “Lo voglio” Disse Akihiko mentre Kizuna esclamava “C-cosa?” E si accorse che il suo vestito era cambiato, dalla sciatta tuta che aveva infilato come prima cosa trovata mentre frugava tra i cassetti, adesso si trovava a indossare un maestoso vestito da sposa gonfio come una bomboniera, tempestato di diamanti e di cristalli, ricoperto di tulle e pizzo. In una parola, barocco. Akihiko indossava a sua volta un completo blu scuro come i suoi occhi, molto elegante e raffinato, e le dava il braccio a cui la ragazza si era inconsapevolmente agganciata e dal quale si staccò immediatamente cercando di patteggiare “Fermi tutti c’è stato un malinteso…” “E vuoi tu, Kohana Kizuna, prendere come tuo legittimo sposo-“ “fermi dico fermi!” Ma nessuno la stava ad ascoltare ed il prete continuò imperterrito “Uozomi Akihiko, in salute e malattia, nella gioia e nel dolore, finché morte non vi separi?” “Non così, non così!” Esclamò lei disperata, mentre intorno sentì uno scroscio di applausi di una folla senza volto tra la quale si trovavano anche le figure di suo padre e sua madre che si stavano asciugando gli occhi, applausi come se avesse detto sì anche lei e infatti il sacerdote continuò il suo discorso: “In virtù dei poteri conferitimi, io vi dichiaro…” Ma non finì mai la frase perché dal fondo della folla si levò come un’immensa sfera d’ombra che inglobò tutti gli astanti che capitavano a tiro, e dalla quale emerse con uno slancio felino Shikaku, che atterrò tra sposo e sposa e afferrò Kizuna per la vita catapultando poi con un balzo se stesso e la ragazza all’ingresso dell’ex locale ora chiesa, ingresso che si ruppe in mille pezzi con un rumore di vetri infranti ed i due sparirono in un vortice nero e rosso.



 

“Gasp!” Annaspò Kizuna, risvegliandosi. Ma il pericolo non era ancora passato, si ritrovò avvolta da un fitto bozzolo di liane che la ricoprivano dalla bocca ai piedi.

“Ohnohnohnohnohno!” Esclamò la ragazza, o almeno ci provò siccome si rese conto che tutti i suoni erano attutiti dal bozzolo.

 

Mantieni la calma, cerca di muoverti il più lentamente possibile, agitarti non serve a nulla con queste liane.

 

“Mffhhggg Shi-fghhfffhhg-kakufghgghhhff!” Biascicò lei, ignorando completamente il consiglio del ninja ed agitandosi sempre più, mentre il bozzolo aumentava la presa su di lei.

 

E ascoltami senza fiatare una buona volta! Non vedi che ti sta stringendo sempre più forte mano a mano che ti muovi?

—E allora cosa dovrei fare?!— Pensò la fanciulla istericamente, il ritratto della donzella in difficoltà.

Ascoltami, per prima cosa. —Va bene va bene ti ascolto, ora sbrigati prima che io diventi una pappetta spiaccicata!—

Respira profondamente e con calma —come fosse facile!!— devi farcela, è in gioco la tua sopravvivenza. —che modo per dare un boost alle persone uhhhh, adesso sì che mi sento carica e positiva!— Kizuna… —ok ok, calma. Respiri profondi. Respiri profondi e che ci vuole? Uuuuhh ahhhhhh uuuuuuhhh ahhhhh…— Ora lasciami prendere il controllo e non farti prendere dal panico —Eh? In che senso lasciarti il controllo?  OMIEIDEI IL MIO CORPO SI STA MUOVENDO DA SO…lo respiri profondi, respiri profondi, uhhh ahhhhh uuhhhhhh ahhhh—

Adesso non spaventarti ma metteremo in atto una ninjutsu. —E come? Non so la minima cosa di ninja e delle loro tecniche!? Manco ce l’ho il chakra io!— è una comune convinzione errata che la gente normale non possieda il chakra mentre i ninja sì, in realtà tutti possiedono chakra, la differenza è che i ninja hanno imparato ad impastarlo, ma la lezione sarà per un’altra volta, adesso tieniti pronta, che parto!

 

Pur al di sotto delle liane Kizuna, o meglio Shikaku in questo caso, aveva abbastanza spazio di manovra per eseguire i segni delle mani e completò rapidissimamente, prima che le liane potessero ‘accorgersi’ che qualcosa non andava, una serie complicata di essi, culminanti in tigre. Una tecnica di fuoco che sparava dalle dita dell’ esecutore una sottile lingua di fiamme che bruciava però ad altissima temperatura. Era una mossa rischiosa perché se non avesse mantenuto bene il controllo avrebbe rischiato di bruciare la stessa ragazza, ma tutto andò secondo i piani ed il bozzolo di liane bruciò senza lasciare traccia mentre la ragazza, tremante, venne liberata dal suo giogo.

 

A Kizuna cedettero le ginocchia e la fanciulla crollò a terra, tremando come una foglia.

 

“È… è fatta?” Mormorò con un filo di voce, non osando alzare lo sguardo da terra, temendo di incrociare nuovamente la luna che l’aveva imprigionata in quell’assurda illusione a metà fra il sogno e l’incubo, anzi decisamente verso l’incubo.

 

Sì. Siamo liberi. Ma gli altri…

 

Kizuna si arrischiò ad alzare di poco lo sguardo intorno a sè, e vide una distesa di corpi avvolti dai bozzoli, tutti con gli occhi lilla e con una serie di cerchi concentrici al loro interno, chiaro segno del loro essere storditi dall’illusione.

 

“Cosa facciamo adesso?” Piagnucolò la giovane, malferma sulle gambe, mentre si rialzava lentamente.

 

 

“Shikaku?”

 

 

“Ehi mi senti? Non sarai caduto anche tu preda dell’illusione andiamo!!”

 

Proviamo a svegliarli, ma potrebbe essere molto molto pericoloso, solo per svegliare te quasi ci restavamo ammazzati entrambi. “Io forse, tu sei già morto?” Ingrata. “A proposito ma che razza di figo che eri nel sogno?! Sembravi un eroe d’altri tempi, un samurai che vagabonda solitario o quelle robe lì-” Sono un ninja, non un samurai, ma grazie del complimento. “Prego, non c’è di che. Quindi dicevi che svegliarli potrebbe essere pericoloso? Cosa possiamo fare allora?” Cominciamo con liberare qualcuno dal bozzolo, ho notato che le liane compaiono ed hanno una parte attiva anche nel mondo dell’illusione, per cui se liberassimo qualcuno dal loro giogo potremmo forse allentare il controllo dell’illusione sulla vittima. Le probabilità che ciò sia vero non sono alte, ma è una possibilità e rientra in ciò che possiamo fare adesso, mentre analizziamo la situazione. Continua ad evitare di guardare la luna, comunque, non sappiamo se sei diventata immune al suo effetto o se non appena la vedrai di nuovo ricadrai nell’illusione, qualcosa che vorrei evitare vista tutta la fatica fatta per salvarti la prima volta. “A proposito” Hm? “Non. Una. Parola. Sull’ultima parte. Nessuna. Nisba. Nada. Rien. Zero.” Ricevuto. Anche se eri davvero graziosa con quel vestito da sposa sai? Ti donava. “NON. UNA. PAROLA. Però grazie”

 

Con un po’ di impegno, e molta partecipazione da parte di Shikaku, che controllò più e più volte il corpo di Kizuna per essere sicuro che i segni venissero fatti nel modo giusto, liberarono un po’ alla volta una decina di persone dalle liane, scoprendo con amarezza che non bastava separarli dalla pianta per liberarli dall’illusione ma sperando di aver fatto lo stesso un po’ di bene. Continuarono così finché, all’improvviso, videro le liane ritrarsi spontaneamente e gli occhi di tutte le vittime tornare normali. Kizuna si arrischiò a guardare la luna e scoprì con sorpresa che non si vedeva più, al suo posto, o meglio più ad est, c’era il sole appena sorto nell’alba ottobrina. Ce l’hanno fatta. Pensò, gonfio di orgoglio e commozione Shikaku, pensando a suo figlio ed i suoi amici che stavano lottando contro forze inequiparabili ad ogni altra mai affrontata prima. Nel mentre l’ospedale si rianimava e tra spaventi, pianti, grida e spontanee manifestazioni d’affetto anche verso sconosciuti (Kizuna evitò per un pelo un signore che piangendo stava abbracciando proprio tutti ed aveva cercato di abbracciare anche lei), la vita tornò a scorrere normalmente.

 

—Sai cosa?—

Cosa? Domandò Shikaku pro forma, perché dagli sguardi che la ragazza aveva lanciato al bancone del triage e anche alla sua ombra (quindi a lui) si era già fatto una mezza idea.

—Non penso andrò a farmi visitare dopotutto. È impossibile che tutto questo sia stato solo un sogno o il frutto di un trauma cranico, è successo veramente, e non c’è ospedale che possa curare dalla realtà per quanto spaventosa essa sia. Torniamo a casa ok?—

Nonostante io apprezzi il sentimento con cui esprimi questa affermazione, preferisco insistere che tu ti faccia controllare, Kizuna. Potresti davvero aver riportato una commozione cerebrale o peggio, molto meglio essere sicuri che restare nel dubbio.

 

“D’accordo, ma l’attesa adesso sarà micidiale! Sarà un vero supplizio”

Borbottò lei poco convinta ma collaborativa.

 

Finì che dalle tre che erano entrati in ospedale, ne uscirono alle otto con una garza sterile sulla fronte di Kizuna e tante raccomandazioni di farsi portare nuovamente in ospedale se nelle prossime ore avesse riportato nausea, cerchi alla testa eccetera. La giovane alla fine aveva tenuto la bocca chiusa sulle presunte allucinazioni e così c’era rimasto ben poco da riferire al dottore incaricato di visitarla, solo che era sbattuta accidentalmente contro lo specchio ed aveva riportato un graffio e vari frammenti di vetro sparsi per la fronte, che però fortunatamente non erano penetrati nella pelle ed erano stati rimossi facilmente dall’infermiere di turno mentre il dottore faceva la ramanzina alla ragazza sullo stare più attenta all’ambiente circostante.

 

La cosa più strana di tutte era che le persone non sembravano ricordarsi di essere state avvolte da delle liane mostruose sotto una luna di sangue. Nel mentre che la luna di sangue svaniva ed il sole faceva il capolino dall’orizzonte, i bozzoli avevano cominciato a sparire nel nulla come se si stessero sublimando al sole. Così quando tutti si erano svegliati la situazione era rimasta inalterata rispetto a prima, con l’unica differenza dell’ora che era più tarda. Se quando Kizuna si era seduta ad attendere il suo turno erano circa le tre ed un quarto di mattina, quando il mondo riprese a funzionare erano ormai le sei passate, cosa che nessuno degli orologi aveva mancato di notare, e se la ragazza ci era rimasta inizialmente di stucco, Shikaku l’aveva fatta poi ragionare che un’illusione non poteva colpire gli oggetti inanimati, essi continuavano a funzionare come niente fosse.

 

Tornata a casa, Kizuna si prese un paio di rimproveri dalla madre, che appena arrivata un’ora da lei determinata sufficientemente tarda perché sua figlia fosse sveglia (o venisse svegliata, quello che avveniva prima) si era preoccupata per la sua bambina non appena aveva visto l’assenza della giovane dal suo letto. La ragazza si era inventata di aver voluto fare una passeggiata notturna, non volendo preoccupare la madre con la craniata che ormai era appurato non si trattava di una commozione cerebrale, alleluia. Per buona misura, nascose come meglio potè la fasciatura sotto la zazzera di capelli indisciplinati, ma non si preoccupò troppo della possibilità che sua madre vedesse le bende al di sotto dei capelli, siccome non si era accorta nemmeno prima del graffio e le schegge di vetro.

 

Una volta in camera sua, Kizuna si sedette, tirò un lungo sospiro e domandò: “E adesso? Cioè abbiamo appurato che sei effettivamente chi dici di essere e sei in qualche modo intrappolato nella mia ombra, ma a questo punto cosa facciamo? Chiamiamo un esorcista?” Posto che non sono sicuro di credere in quei ciarlatani, casomai un esorcismo funzionasse io mi troverei, credo, nella spiacevole situazione di sparire nel nulla, per cui eviterei, grazie.

“Uhm.. sì ha senso. E quindi? Continuo la mia vita di tutti i giorni con te al seguito?”

Non saprei proprio che dirti, che io sappia questa è la prima volta che accade qualcosa di questo tipo quindi non ci sono linee guida per regolarsi. Però, se fosse possibile, mi piacerebbe andare a controllare come stanno mio figlio e mia moglie…

“Andare fino a Konoha?! É un viaggio lunghissimo, sei matto?!” Naturalmente non è un obbligo, si trattava solo di una possibilità.

“Ugh, scusa di averti dato del matto, mi hai appena salvato la vita e io come ricambio? Che ingrata che sono. Senti, per Konoha è veramente un viaggio lunghissimo, non so se tu lo sai ma qui siamo nella città di Yusamatsu, all’estremo sud del Paese del Fuoco, non so se hai presente, siamo nella penisola a forma di T rovesciata, è un posto dimenticato dagli Dei secondo me, non succede mai niente di interessante qui, è proprio una palla.” Affascinante. Centinaia di chilometri di distanza da dove sono morto, com’è stato possibile ritrovarmi proprio qui? So che non puoi saperlo ma è una riflessione interessante. Effettivamente per gli standard civili è un lungo viaggio, capisco che non te la senta di affrontarlo, senza nemmeno altra motivazione che fare un favore all’ombra di un ninja che non vive nemmeno più…

“Fingerò di non aver notato la trappola emotiva che mi hai teso, ma vedi non è nemmeno (solo) questione di distanza, o di soldi se per questo, ma più che altro la burocrazia per entrare nel villaggio ninja è da incubo! Non credo tu possa capire, voi ninja godete ogni sorta di permessi speciali per recarvi ogni dove, mentre per una persona normale spostarsi più in là dei villaggi limitrofi è un’impresa! Senza contare che i Villaggi Nascosti hanno tutta una serie di limitazioni particolari, permessi da accordare e… oh va bene, proviamoci. Fammi mettere qualcosa di più consono addosso e poi, prima tappa della giornata: il municipio.” Ti ringrazio infinitamente, non hai idea di quanto questo valga per me.

“Eh.. in fondo stavo anche facendomi mille problemi da sola, che sarà mai un viaggetto di piacere nella capitale non ufficiale?”

  
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