Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: JAPAN_LOVER    06/08/2022    0 recensioni
Oggi Gregor Startseva è il giovane allenatore della nazionale italiana di pallavolo maschile e femminile.
Due anni dopo la conquista del bronzo ai mondiali in Giappone, sembra aver costruito una vita felice insieme a Lucia, il capitano della sua formazione femminile.
Gli allenamenti e la vita di coppia sembrano procedere al meglio, finché non affiorano problemi rimasti con il tempo irrisolti.
Tornano tutti i personaggi presenti nell'omonimo prequel - Paolo, Cristina, Giulia, Mirko, Camilla e Rossella - per dar vita a una secondo capitolo pronto a emozionare e affrontare un altro tema spinoso nel mondo dello sport: la violazione del diritto alla maternità per le atlete professioniste.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DIREZIONE BUDAPEST
 
 
LUCIA
 
Mi destreggio nel traffico dell’autostrada che porta a Malpensa, prestando attenzione alle macchine e ai mezzi pesanti che mi sfrecciano accanto.
Quando guido il suv di Gregor mi sento sempre molto impacciata, quindi evito di prenderlo salvo in caso di reale necessità. Come in occasione di questa mattina, per esempio, che mi ritrovo ad accompagnare Greg in aeroporto pronto a partire per Budapest insieme alla mia squadra.
“Puoi rallentare, siamo ancora in largo anticipo!” mi rassicura, dando un’occhiata al rolex.
Certo che siamo in anticipo! Ansioso com’è, Gregor ha messo la sveglia alle quattro del mattino per trovarsi al gate solo alle sette.
Poteva tranquillamente prendere un taxi, invece ha preferito che lo accompagnassi io probabilmente per il gusto di vederlo lasciare Milano senza di me. No, non sono ancora arrabbiata per la sua pur discutibile scelta di escludermi dalla Nation League, ma mi brucia dover rimanere da sola qui in città e poter guardare le mie compagne da lontano solo attraverso uno schermo televisivo invece di accompagnarle e sostenerle a ogni incontro.
Ancora l’aeroporto di Malpensa è semi deserto, mi infilo in uno dei parcheggi a strisce blu e scendiamo dalla macchina. Cerco il parchimetro più vicino nel frattempo che Greg recupera dal bagagliaio la sua grossa valigia per le grandi trasferte.
“Grazie per il passaggio!” mi sussurra, mentre lascio il biglietto dalla validità di un’ora in bella mostra sul cruscotto.
“Figurati!”
Incrocio le braccia al petto orgogliosissima tenendo gli occhi fissi a terra, ma lui per tutta risposta mi stringe tra le braccia e mi lascia un bacio sulla fronte.
“Che dici, mi accompagni?”
“D’accordo!”
Evito di focalizzarmi sul fatto che me lo stia chiedendo soltanto perché sa che ancora non c’è traccia di fotografi e giornalisti, e cerco di apprezzare il gesto carino. Stringo la mano che mi sta tendendo e lo accompagno fino a dove le norme aeroportuali ce lo consentono, ovvero davanti alla trafila che conduce al gate.
Gregor abbandona il trolley e mette giù il borsone che porta sulle spalle, per poi puntare i suoi occhi grigissimi nei miei.
“In bocca al lupo, coach!”
Incurva le labbra in uno dei suoi rari e meravigliosi sorrisi, consapevole che è arrivato il triste momento dei saluti.
I suoi lunghi ricci disordinati sono come sempre bellissimi, mentre i suoi occhi non smettono di osservarmi nemmeno un momento, facendomi credere davvero di essere la persona più importante per lui.
 Ma allora perché se un attimo prima mi rende felice, facendomi toccare il cielo con un dito, e quello dopo ancora mi sfila il tappeto da sotto i piedi, gettandomi rovinosamente a terra?
“Mi mancherai tanto…” sussurra.
“Una soluzione c’era, se mi avessi convocato non avresti sentito la mia mancanza...”
Greg alza gli occhi al cielo, so perfettamente che non vorrebbe più sentire storie.
“Lucia…”
“Ok, d’accordo! La smetto!”
Mi arrendo così, se non altro per non lasciarlo partire con il cuore pesante, dopotutto non sta andando a divertirsi ma sta partendo per un incarico decisamente importante.
Nei giorni scorsi abbiamo discusso a più riprese e non sono mancate frecciatine pungenti da parte mia, esattamente come avrebbe fatto la Lucia di un tempo, quella caparbia che lo odiava e lo osteggiava con tutte le sue forze. Peccato che adesso i ruoli si siano invertiti e che è lui a ostacolare la mia vita in tutti i modi che gli riesce possibile!
Mio malgrado mi sono dovuta arrendere e accettare la sua decisione, l’ennesima ingiusta nei miei confronti e del tutto incurante dei miei sentimenti.
Gregor sospira e mi abbraccia talmente forte da mozzarmi il fiato, tanto che sento anch’io in cuor mio di fare altrettante. Posso litigare con lui tutte le volte che voglio e non rivolgergli la parola per giorni interi, ma so che mi mancherà.
Quando cerca di sciogliere il suo abbraccio sono io che lo tengo stretto ancora più, come a volerlo trattenere. È la prima volta che parte per una missione senza di me, mi fa uno strano effetto.
“Ehy! Tornerò presto!” sorride divertito, solleticandomi il collo con la barba cortissima.
“Lo so!” stavolta non reggo e scoppio in lacrime per la frustrazione, ma soprattutto perché so che mi mancherà tantissimo.
È così ingiusto, Greg! Tu sei ingiusto!
“Ti prometto che quando tornerò andremo in vacanze dove vorrai tu – mi assicura – sei vuoi rimanere da tua madre nelle Marche rimarremo a Porto Sant’Elpidio, se vuoi andare alle Maldive andiamo alle Maldive…”
“Voglio andare in Sardegna…” sorrido asciugandomi le lacrime con le nocche e trattenendo i singhiozzi.
“Allora è deciso, quest’anno andremo in Sardegna! – mi promette – adesso devo andare…!”
Gregor mi dà un lungo bacio prima di caricarsi di nuovo il borsone sulle spalle, recuperare il trolley e imboccare la piccola fila che si sta andando a creare per il controllo dei documenti.
Lo osservo con gli occhi ancora lucidi finché non sparisce del tutto dalla mia vista.
Dopo le sfuriate di questi giorni pensavo che sarebbe stata una liberazione una volta mollato in aeroporto, invece all’uscita mi accompagna un opprimente magone, una sensazione di malessere che davvero non mi aspettavo.
Le porte automatiche si aprono e si chiudono al mio passaggio, mentre l’aeroporto comincia a rianimarsi e a riempirsi di gente.
Proprio quando sto per raggiungere la macchina vedo un taxi fermarsi davanti all’ingresso da cui scendono Paolo e Cristina.
“Luci!!” la mia amica mi avvista subito e si sbraccia per attirare la mia attenzione, mentre il tassista tira fuori dal bagagliaio tutte le loro valige.
In un batter d’occhio li raggiungo sentendomi a disagio per i miei occhi lucidi, come se un po’ me ne vergognassi.
“Ciao, ragazzi!”
Paolo paga il tassista e mi rivolge il suo solito sorriso spensierato.
“Luci!! Il capo si è già imbarcato? – ridacchia – ci avrei scommesso!”
“Certe abitudini non cambiano mai!” sospiro.
“Ma hai pianto? Ti sei commossa – sussulta lui, un po’ sardonico e un po’ intenerito – che dolce!!”
Divento rossa come un peperone e mi copro il viso, non riuscendo a nascondere la verità.
“Non merita le mie lacrime, nemmeno un po’!”
Cris mi abbraccia, perfettamente consapevole dei miei sentimenti del tutto contrastanti.
“Vedrai che le cose miglioreranno!” mi sussurra senza staccarsi dal mio collo.
“Ma sì…”
In fondo si tratta solo di una divergenza di punti di vista sul lavoro.
“Ammetto che anche io sono rimasto perplesso quando ho saputo che ti aveva lasciato fuori…” soggiunge Paolo, che fin dall’inizio si è dichiarato estraneo ai fatti.
“Tu lo difendi sempre!”
“Non questa volta – solleva le mani al cielo – stavolta non solo non ho partecipato alle convocazioni, ma gli ho anche detto che non condividevo questa sua scelta! Doveva portarti, se non altro come riserva! Lui ha voluto lasciarti a casa paradossalmente pensando di farti un favore, per farti riposare un po’ di più in vista dei mondiali…”
Sento nuovamente montare la rabbia ma cerco di contenermi quanto più possibile.
“La prossima volta che pensa di farmi un favore magari prima mi consultasse!”
Cris e Paolo, che ultimamente hanno assistito a diverse nostre sfuriata, si scambiano un’occhiata preoccupata. A smorzare i toni intervengono le nostre compagne di squadra, tutte con trolley alla mano, cariche e pronte a partire alla volta dell’ennesima avventura della nostra nazionale.
“Paolo, sei la nostra guida! Facci strada!” ridacchia Cami.
“Con me non avete niente da temere ragazze, siete in una botte di ferro!” si pavoneggia lui, con il petto gonfio di orgoglio.
“Fu così che sbagliammo gate e invece arrivare a Budapest ci ritrovammo ad Abu Dabi!” lo punzecchia Cris, come suo solito, scatenando una risata generale.
“La fiducia che hai nel tuo futuro marito è commovente!” sbotta lui, risentito.
Lei lo abbraccia e unisce le sue labbra a quelle del suo ragazzo, in bacio appassionato.
Camilla immortala con il cellulare la prima effusione in pubblico dopo la proposta di matrimonio.
“Questa non la posto su IG, ma la vendo direttamente ai fotografi!” ridacchia la nostra amica.
Cris scoppia a ridere e le strappa letteralmente il telefono dalle mani per vederla.
“Dopo mandamela…” sospira, con un sorriso imbarazzatissimo.
“D’accordo ragazze, adesso basta, è arrivato il momento di andare – le rimbecca subito Paolo, cercando di darsi il giusto tono da allenatore – Luci con te invece ci terremo costantemente aggiornati!”
“Vi seguirò da casa, ragazze!”
Abbraccio il mio secondo allenatore e tutte le mie compagne a una a una.
“Ci mancherai Luci! – mi saluta Serena – cercherò in tutti i modi di farti onore!”
“Ne sono sicura…”
Sento di dover incoraggiare soprattutto la mia compagna alla sua prima esperienza, che fra l’altro ricoprirà da sola il ruolo di punta in attacco. Lo stesso ruolo che in squadra ricopro ormai come titolare da anni, riuscendo perfettamente a disputare interi macht e gestendo lo stress senza accusare eccessivamente la stanchezza.
Saluto tutti con il cuore piccino, leggendo nei loro occhi la felicità di partire e la tristezza nel vedermi rimanere a Milano. Anche se mi è stata preclusa la possibilità di accompagnarle in queste gara, le seguirò da lontano e tiferò per ciascuna di loro con tutta me stessa.
 
GREGOR
 Il volo verso Budapest è stato breve ma intenso, reso movimentato da qualche lieve turbolenza e dal solito baccano delle ragazze.
Adesso la mia attenzione è completamente focalizzata sulla Nation League e sulle prossime competizioni che la squadra dovrà affrontare, a partire dagli Europei fissati questo autunno alle Olimpiadi che ricorreranno il prossimo anno. È alla qualificazione di quest’ultime che mi preme puntare, attraverso un buon piazzamento nella Nation League, senza tuttavia disdegnare il podio che ci farebbe guadagnare un introito davvero niente male, che si aggira intorno al milione.
Le ragazze con il loro entusiasmo mi fanno ben sperare, arriviamo in hotel che sono ancora fresche e chiassose dopo una mezza giornata di viaggio. L’albergo non è davvero niente male, la Federazione dopo gli ultimi successi non ha badato a spese, si tratta di un Cinque Stelle Luxury situato in pieno centro con tanto di spa. A Lucia sarebbe piaciuto un sacco, mi dispiace molto che abbia preso così male la mia decisione ben ponderata, ma so che capirà.
Lucia deve imparare che le scelte di un allenatore sono scelte puramente tecniche, non sono sindacabili, né tanto meno negoziabili, soprattutto se l’allenatore in questione è il suo fidanzato.
Non mi aspettavo che il nostro saluto in aeroporto sarebbe stato così doloro, ma quella testa calda con i suoi soliti capricci è riuscita a rovinare anche quel momento di assoluta tenerezza.
Sistemati i miei bagagli nella mia comodissima e lussuosa stanza singola, inizio a fare il giro di ronda tra le camere delle ragazze in compagnia di Paolo per sincerarmi che tutto sia a posto.
Benché sappia che sono contrario a ogni tipo di distrazione, il mio amico si è preso la libertà di prendere l’alloggio insieme a Cristina, ma sorvolo dal momento che i due sono prossimi alle nozze.
Spero solo che non ne facciano parola con Lucia, potrebbe risentirsi visto che mi sono sempre rifiutato di prendere la stanza assieme nelle varie trasferte. Durante le gare pretendo da tutti la massima concentrazione e non ammetto alcun tipo di distrazione, sia di giorno che di notte.
“Sono carichissimo per questa nuova avventura! – ridacchia Paolo, al mio fianco – non vedo l’ora che le ragazze scendano in campo!”
“Lo vedo!”
“Andiamo, Greg…cosa ti prende? Ti vedo così uggioso…”
Paolo mi fa notare che il mio umore non è dei migliori nonostante il periodo del tutto favorevole del nostro volley.
“Non saprei, sono un po’ demoralizzato per tutte le discussioni che ultimamente sto avendo con Lucia – sospiro scrollando le spalle, mentre ci incamminiamo per il lungo e spazioso corridoio – so che alla fine si tratta di sciocchezze, ma speravo che ormai avesse chiaro che in campo sono io che prendo le decisioni”
Di sottecchi noto Paolo mordersi le labbra, chiaro segno che vorrebbe pronunciarsi ma non se la sente.
“Avanti – lo esorto – dì pure la tua!”
“Greg, capisco che l’ultima parola debba avercela tu – mi fa notare con cautela – ma sai come sono fatte le donne, vorrebbero più voce in capitolo…più dialogo… capisco che lei ci sia rimasta male!”
Ecco, ci mancava solo che Paolo si schierasse con Lucia!
Busso alla stanza 314, quella che ospiterà Michela e Serena nelle prossime settimane.
“Avanti!” è la voce di Michela che giunge allegra dall’interno.
Apro la porta e vedo le due ragazze sorridenti e divertite che sistemano la roba nei rispettivi armadi.
“Scusate il disturbo, ragazze – le apostrofo con assoluta gentilezza – volevamo solo controllare che tutto fosse in ordine!”
“Nessun disturbo coach!” Serena mi sorride, stringendo al petto la divisa che stava ripiegando con cura.
Non posso fare a meno di ricambiare il suo contagiosissimo sorriso e attendo che Paolo finisca di controllare se il condizionatore funzioni correttamente.
“Sembra tutto a posto! – assicura il mio amico e collega – se vi serve qualcosa io e il coach Startseva siamo a completa disposizione!”
“Grazie, coach!”
“Gentilissimi!”
Usciamo dalla camera davvero colpiti dall’entusiasmo di queste giovanissime atlete.
“Gregor Startseva colpisce ancora!” sospira il mio amico, facendo spallucce.
“Cosa intendi?”
“Pff…!”
“Davvero, non capisco!”
“Non mi è chiaro se si tratta più di Michela, Serena o entrambe – bofonchia il mio amico – ma una delle due ha sicuramente una cotta per te!”
Sinceramente non mi è sembrato.
“Ma smettila – sospiro – tu ormai vedi miei ammiratrici ovunque”
“Fidati..! So riconoscere una donna infatuata quando la vedo”
“Sono poco più che delle ragazzine, santo cielo!” alzo gli occhi al cielo prima di bussare alla prossima stanza, più precisamente quella di Camilla e Paola.
“E che significa? Anzi, a maggior ragione hanno gli ormoni a mille!”
Scuoto la testa scoraggiato e busso alla porta.
Paolo non cambierà mai deve sempre vedere malizia in ogni situazione e soprattutto mie spasimanti ovunque.

*****************************************************************************************
Ciao^^
Come procede la vostra estate? Spero vi stiate rilassando! 
Come previsto il sequel procede, nonostante il timore iniziale la storia sta predendo foma esattamente come l'avevo immaginata. Lucia è rimasta a casa a si è dovuta piegare ancora una volta alle decisione di Gregor, minando ancora una volta il loro equilibrio già precario! Vedremo presto dove porterà tutto questo..!
Un abbraccio grande, sia ai vecchi che ai nuovi lettori!
Japan Lover <3

 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: JAPAN_LOVER