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Autore: ShanaStoryteller    09/08/2022    0 recensioni
[La Sirenetta]
La sirenetta è cresciuta.
Ma prendere il posto della strega del mare e diventare regina dettando le sue condizioni non era il modo in cui intendeva farlo.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ana e Maria le prestarono dei vestiti, visto che non era di certo pratico per lei aggirarsi nuda per la nave.

Tuyet li adorava.

Pantaloni blu scuro spessi e attillati, una frusciante camicetta bianca con un gilet turchese e un paio di robusti e pratici stivali di cuoio per camminare con facilità. Ana le intrecciò addirittura i capelli, arrotolando la treccia in uno chignon alto in modo che non le desse fastidio. Magari potesse vestirsi così a palazzo, comoda e pratica senza scarpe complicate o vestiti svolazzanti che la intralciassero.

La ciurma sembrava meno terrorizzata da lei ora che avevano capito che non era lì per torturali né ucciderli. Non era l’essere sirena il problema, a quanto pareva, ma una strega del mare che li aveva preoccupati così tanto, anche se non credeva che ciò che stava per fare avrebbe aiutato in questo senso. Era quasi l’alba ormai, e ci sarebbero volute settimane per tornare veleggiando alla sua isola da dove si trovavano. Non poteva sparire per settimane né tornare da sola per poi aspettare che la nave di Darling la raggiungesse, sprecando tutto il suo prezioso tempo. Non poteva permetterselo.

Dunque, avrebbe dovuto trasportarli tutti da sola.

Poteva spostarli in acqua a velocità tali da raggiungere la meta in un paio d’ore manipolando lo spazio che la circondava, barando un poco con la manipolazione fisica e temporale, proprio come faceva per viaggiare per lunghe distanze, ma in scala più grande. Ma non poteva farlo se circondata dall’aria, e anche se potesse, probabilmente non dovrebbe. Sarebbe stato alquanto impossibile per chiunque li avesse visti viaggiare comprendere o ignorare quello che avevano visto, dopotutto.

Era al timone della nave, con John e Ana Darling al suo fianco. Maria e sua figlia, Ariana, erano al sicuro sottocoperta con la ciurma. Sarebbe stato più sicuro quando l’incantesimo avrebbe attecchito, ma il procedimento poteva rivelarsi difficile e non l’aveva mai fatto prima.

“Sicuri di non voler aspettare in un luogo più sicuro?” Domandò loro Tuyet, il tridente in mano.

“Non me lo perderei neanche se mi pagassi.” Disse John, e Ana annuì in assenso, gli occhi illuminati dalla curiosità.

Tuyet sospirò. “Solo. Va bene.” Schioccò le dita e una cima si animò, arrotolandosi attorno alla vita di Ana e John per assicurarli insieme, per poi avvilupparsi attorno alla sua. “Non muovetevi.”

“Dove dovremmo andare?” Borbottò Ana, sistemandosi abbastanza da accoccolarsi conto il petto di John invece di essere malamente spiaccicati insieme.

Tuyet li ignorò, sollevando il tridente sopra la testa. Valutò di fare un movimento scorrevole, da poppa a prua, che sarebbe stato più facile fisicamente e magicamente parlando, ma c’era una probabilità fin troppo alta che affondasse la nave. Che non sarebbe stato un problema per lei, ma sicuramente lo sarebbe stato per il resto degli umani a bordo.

Dunque, fece roteare il tridente sopra la testa, mantenendo un ritmo costante e bilanciato, e lasciò che il suo potere crescesse attorno alla nave gradualmente. L’acqua ribollì attorno a loro, piroettando verso il tridente mentre Tuyet manteneva calma l’acqua sotto la nave. Quando l’acqua si sollevò piano, fino quasi a riversarsi sul ponte, Tuyet usò la mano libera per direzionare un altro flusso di magia attorno alla nave, erigendo una barriera tutt’intorno per repellere l’acqua a una dozzina di piedi di distanza.

La nave affondò.

Lentamente, sprofondò sempre di più, e un piccolo tsunami si sollevò attorno a loro trascinando la nave al disotto della superficie delle onde nell’occhio della tempesta, così che potessero ancora vedere il cielo notturno sopra di loro. La barriera resse, l’acqua che gorgogliava tutto intorno, finché non si furono immersi completamente, sospesi da una sacca d’aria, ma il piccolo tsunami imperversava ancora sopra di loro.

Ora veniva la parte difficile.

Smise di controllare lo tsunami e afferrò il tridente piantandone l’impugnatura a terra.

L’acqua si riversò dentro, abbattendosi sulla barriera e rovesciando la nave. Tuyet rimise la nave dritta prima che potesse rovesciarsi, ma la forza dell’impatto fu sufficiente da sentire il morso bruciante della corda sulla pelle e John e Ana vennero sbalzati via; non finirono addosso al parapetto della nave solo perché erano ancora legati a lei, quindi incespicarono e caddero a terra.

Tuyet non si curò di loro, troppo concentrata a eseguire bene la parte successiva. Erano a malapena al disotto della superficie e se voleva che funzionasse, dovevano essere molto più in profondità. Il problema era che gli umani erano delicati, e se fosse andata troppo in profondità la pressione li avrebbe uccisi anche se avessero avuto ancora ossigeno. Dunque, doveva mantenere la pressione attuale all’interno della barriera anche a miglia di profondità nell’oceano, a profondità che avrebbero ucciso anche alcune sirene.

Quel tipo di magia di trasporto funzionava meglio a pressioni elevate e per questo era complicata anche per coloro che praticavano magie avanzate. Doveva gestire quello e quanta magia poteva risparmiare per mantenere la pressione interna così diversa da quella esterna.

Alla fine, raggiunsero il punto perfetto, abbastanza in profondità da permetterle di governare l’incantesimo di trasporto ma non troppo da impedirle di mantenere la barriera. A quel punto, le fu facile finire di lanciare l’incantesimo e mantenere stabile la barriera. Le richiedeva comunque magia, certo, ma ora che non doveva cambiarla e plasmarla attivamente, era più facile da mantenere.

“Tutto bene?” Chiese loro, finalmente capace di dividere la sua concentrazione in modo da non essere troppo presa dall’incantesimo.

Ana si guardava attorno meravigliata, un sorriso luminoso in volto mentre girava la testa, cercando di guardare ciò che la circondava tutto in una volta, come una bambina emozionata. Era stranamente tenero vedere una piratessa temuta e sanguinaria così ammaliata.

John la fissava.

Tuyet non poté evitare di sentire il disagio strisciarle sottopelle mentre la guardava con occhi spalancati e la bocca aperta. Schioccò le dita e la cima si allentò e cadde. Ana corse verso il fianco della nave ma esitò e cambiò meta, dirigendosi sottocoperta per chiamare gli altri.

“Stai bene?” Ripeté Tuyet, non capendo se doveva sentirsi offesa o preoccupata, o beh, qualcosa visto il modo in cui John la guardava.

Lui scosse il capo. “Principessa, so che – era solo che non me lo aspettavo. È stato incredibile.”

“Beh, ho imparato tutto da Caligula.” Rispose lei, e cercò di non suonare amareggiata come si sentiva. Perfino ciò che non aveva imparato da Caligula in persona l’aveva appreso dalle sue pergamene dopo la sua morte.

“No.” Disse lui lentamente. “No, non credo.”

Voleva chiedergli cosa intendeva, ma venne distratta dagli altri che uscivano sul ponte e correvano alle fiancate della nave, tutti meravigliati tanto quanto Ana, e sorrise senza pensarci. Amava l’oceano. Era la sua casa, anche se era affascinata dal mondo degli umani, anche se era rimasta affascinata da Elias prima ancora di conoscerlo, si trattava di voler andare altrove piuttosto che lasciare il suo posto. Era bello vedere persone che lo apprezzavano, così deliziate di vedere anche solo un oceano buio, di trovarsi nel mare e innamorarsene all’istante.

Conosceva quella sensazione.

“Dovrai parlargli.” Disse lei, raccogliendo l’incantesimo di trasporto tra le mani, preparandosi ad applicarlo alla barriera per portarli tutti alla sua isola. “Il mio popolo non sa cosa sono. Mi credono una principessa di un piccolo regno meridionale.”

John sbatté le palpebre. “Tu – come pensi di spiegare la nostra presenza? Come sei riuscita a creare un trattato tra un principe e una nazione inesistente?”

Le ci vollero alcuni secondi di confusione per capire di cosa parlava. “Oh, Elias lo sa. Mi ha evocata e ha stretto un patto per salvare il suo regno. Nessun’altro lo sa, però, solo il re. Non dovete mentire a lui. Ma tutti gli altri mi credono umana. Beh, a dire il vero, non credo che Elias sappia che sono una principessa, non era un’informazione così pertinente.” Si prese un momento per riflettere sulla sua prima domanda. “Dirò semplicemente che ho preso una nave ma ne ho perso il controllo e sono naufragata nell’oceano, ma fortunatamente mi avete salvata.”

Si prese un momento per lanciare l’incantesimo di trasporto e rise alle urla allarmate ed entusiaste della ciurma quando la nave si mosse nel mare a velocità che nessun vascello normale poteva sostenere, figuriamoci viaggiare. L’acqua sembrava pulsare attorno a loro, un effetto dell’incantesimo di trasporto che saltava molti spazi fisici per portarli alla meta il più velocemente possibile.

“Mi sembra abbastanza assurdo.” Disse lui, e lei fece spallucce. Che altro potrebbero pensare? Che era una strega del mare? Improbabile. “Cosa ti ha dato il re in cambio del tuo aiuto?”

Lei fece un sorrisino. “Tutto e niente.” John aggrottò le sopracciglia. Non doveva giustificarsi con lui, ma era ciò di più vicino a un sirenide che avesse incontrato dopo così tanto tempo, qualcuno che aveva fatto le sue stesse scelte, qualcuno che non era venuto da lei chiedendole cose impossibili, cose che o la facevano infuriare e annerivano il suo cuore o minacciavano di romperlo. Sentiva che forse poteva parlargli ed essere capita. Lui conosceva sia il mondo del mare che quello dell’aria, dopotutto. “Gli ho chiesto il suo regno, ma non posso tenerlo. Lui non lo sa ed è importante che questo non cambi. L’intento e il desiderio di sacrificio non sono così potenti come un vero sacrificio, ma sono comunque potenti.”

“Perché dovresti salvare un regno che non puoi tenere, per un prezzo che poi devi restituire?” Chiese lui.

Lei fece spallucce, spostando la sua attenzione sul guidare la nave con l’incantesimo. Non era così veloce come quando trasportava se stessa e doveva prestarci un po’ di attenzione. La nave e le persone che trasportava non erano resistenti come lei, rendendo il tutto più complicato. “Si sta bene qui, con gli umani, non credi?”

Erano strani e un poco diffidenti, ma anche interessanti e gentili. Sarebbe dovuta tornare nell’oceano, visto che era la temuta strega del mare, ma fino ad allora poteva godersi tutto quello, essere la strana e nuova regina, colei che avrebbe salvato l’isola di Elias per lui.

John non la guardava più. Guardava le sue due mogli, invece, Ana che teneva Ariana sul fianco, Maria seduta a prua. “Già.”

Tuyet lo punzecchiò sul fianco. “Va bene, dimmi che succede alla mia isola. Il re precedente era rimasto in buoni rapporti coi pirati per anni. Che è successo?”

Glielo disse.

Era peggio e meglio di quanto avesse temuto.

***

Tuyet non poteva portare la nave al porto, anche se avrebbe potuto, perché far emergere una nave pirata dall’oceano di fronte a tutti sarebbe stato leggermente difficile da spiegare; dunque dovette farlo più al largo nella speranza che nessuno stesse guardando verso di loro con un telescopio e, anche se fosse, sarebbe stato molto più semplice dire che una o due persone avevano le traveggole piuttosto che centinaia al porto.

C’era quel minuscolo problema dell’essere su una nave pirata quando la sua isola era sotto costante attacco dai pirati, dunque avvicinarsi sarebbe stata una piccola sfida in ogni caso. Dovette incantare le vele per renderle bianche in modo che la marina non li attaccasse prima di avvicinarsi abbastanza. “Perché non avete bandiere bianche?”

“Perché dovremmo?” Chiese Maria. “Arrendersi è da codardi.”

Pirati. Insomma.

“Questo è lo spirito.” Disse lei, leggermente sarcastica.

Parecchie navi della marina vennero loro incontro, e Tuyet fu felice di aver avuto il tempo di presentarsi a tutti. “Capitano Roberts!” Urlò da una nave all’altra. “Come state questa mattina?”

Il sole era alto nel cielo, ma era ancora abbastanza presto per poter sperare che nessuno avesse notato la sua assenza. Era possibile che qualcuno fosse entrato nelle sue stanze per una colazione mattiniera, ma non ne sapeva abbastanza sulle abitudini umane per esserne sicura.

Lui aprì la bocca, la richiuse, si stropicciò gli occhi, poi rispose cautamente: “Vostra maestà?”

“Sono così felice che lei sia qui, potrebbe fornirci una scorta fino al porto?” Gli domandò lei. “Ho delle persone da far incontrare a mio marito.”

Lui si girò verso il suo primo ufficiale, che fece spallucce, poi disse: “Uh. Sì, certamente, vostra maestà.”

“Eccellente!” Continuò lei, sorridendo speranzosa, e due navi si affiancarono alla loro per scortarli fino alla costa.

John le affidò Ariana per poter incrociare le braccia al petto e aggrottare la fronte. Lui e le sue mogli sembravano un set coordinato, tutti di cattivo umore. “La marina militare.” Disse Ana con derisione. “Come ci siamo ridotti?”

A Tuyet ci volle un momento per capire come tenere la bambina senza farle del male, e finì col tenere il suo peso caldo sull’anca e contro il fianco. “Ehi, bada a come parli, è la mia marina militare.”

Le rivolsero tutti e tre un’occhiata per niente colpita, e Tuyet si girò principalmente per nascondere la sua risata.

***

La cattiva notizia era che avevano decisamente notato che era scomparsa.

La buona notizia era che entrò nella sala del trono mentre stavano ancora discutendo sul da farsi, il che significava che perlomeno era riuscita a rientrare in tempo per evitare che mettessero in allarme tutta l’isola.

Elias la vide e le scoccò un’occhiataccia, probabilmente perché era stato costretto a convincere i consiglieri e le guardie che era perfettamente normale e accettabile che nessuno riuscisse a trovare la sua regina e moglie. I suddetti consiglieri, che credeva fossero Peter e Godfrey ma ce n’erano così tanti che era difficile per lei ricordarli, sembravano orripilati, ma pensò che fosse dovuto più ai pirati che camminavano dietro di lei. Darius le sorrise in automatico, guardandola dritta in volto prima di ricordarsi che probabilmente non avrebbe dovuto farlo. Distolse lo sguardo, ma si soffermò sulle persone che la seguivano e inarcò un sopracciglio.

C’era anche Isobel, cosa che Tuyet non si aspettava, che stringeva un fazzoletto al petto, gli occhi arrossati e cerchiati e la faccia chiazzata. Tuyet allungò un braccio e la fece stare diritta, tenendola per gli avambracci. “Stai bene?”

Isobel tirò su col naso poi scoppiò in lacrime. Tuyet lanciò uno sguardo disorientato a Elias, ma suo marito sembrava più che felice di lasciare che fosse lei a occuparsene. “Ero così preoccupata, credevo che aveste fatto qualcosa di terribile e che fosse tutta colpa mia!”

“Oh, uhm, non è vero, va tutto bene.” Disse lei, e tirò Isobel più vicina a sé per abbracciarla, perché l’altra opzione era rimanere lì in piedi mentre piangeva, cosa che sembrava imbarazzante per tutti.

Lei si irrigidì un momento, poi la abbracciò a sua volta, afferrando i bordi del suo gilet e poggiando la fronte sulla sua spalla per un lungo momento, facendo alcuni respiri profondi prima di tirarsi su e farle un sorriso tremolante, asciugandosi gli occhi col fazzoletto.

“Ecco perché la regina ha bisogno delle sue dame.” Disse il consigliere che Tuyet era abbastanza sicura fosse Godfret. “Non conosce le nostre usanze. Non può uscirsene a passeggiare nel bel mezzo della notte!” Peter emise un suono di disapprovazione in assenso, gli occhi assottigliati sotto alle fitte sopracciglia cespugliose.

Elias annuì e adottò un terribile sorriso educato e vacuo che sembrava avesse praticato apposta per quelle occasioni.

Tuyet era certa che si fosse abituato a farlo da quando era ancora un principe sottomesso ai suoi consiglieri, quando era un ragazzo cresciuto a palazzo dove il suo potere era solo teorico, dove si misurava il potere che avrebbe avuto un giorno e non quello che aveva allora.

Sembrava che alcuni non avessero capito che quel giorno era arrivato e passato.

“È usanza che la gente di qui manchi di rispetto al proprio re?” Domandò con calma, e i consiglieri sobbalzarono come se non si fossero aspettati di sentirla parlare. “Credo che fareste bene a ricordare il posto che avete in questa corte.” Se le persone avessero potuto uccidere con lo sguardo, Peter e Godfrey sarebbero stati messi a giudizio per il crimine di aver ucciso la loro regina. “Però, non sopporterei che il mio popolo pensi che non sono attenta a loro e alla loro cultura.” Si rivolse a Elias. “Di quante dame ho bisogno?”

Il suo sorriso si intenerì in qualcosa che sembrava meno artificiale. “Almeno quattro.”

“Bene.” Disse lei. “Scelgo Isobel.”

Lei sussultò, spalancando gli occhi, e le fece subito una reverenza.

Peter arricciò le labbra in un ringhio indefinito. “Accettabile, suppongo, anche se dovrebbero essere di rango più elevato e stirpe meno promiscua.”

Il volto di Isobel si accese di un rosso vivo e Darius si erse ancora più dritto, e non sembrava una posizione comoda.

Oh, gliel’avrebbe fatta pagare. Era stata gentile, ma se il consigliere non lo era a sua volta, allora stava solo sprecando il suo tempo a fingere che lui avesse davvero il diritto di mettere il becco in ciò che faceva.

Era una principessa dell’oceano e la sua regina. Non doveva rispondergli di niente.

“Prenderò anche Riley.” Annunciò.

Godfrey si accigliò. “Non conosco nessuna Lady Riley.”

“È la figlia della sarta.” Disse lei. “Mi piace.”

“È inaccettabile! Abbiate un po’ di decoro!” Urlò Peter, il volto diventato di una sgradevole sfumatura rossastra.

Tuyet sorrise. “Urla ancora una volta e ordinerò che ti strappino la lingua e me la servano per cena.” Avrebbe voluto farlo lei stessa, ma era quasi del tutto certa che non era qualcosa che avrebbe fatto una regina umana.

Aveva lavorato duramente per smussare tutti i suoi angoli duri e acuminati. Ma non aveva l’energia per riesumare la sua gentilezza per persone che non erano gentili con lei, per persone che sembravano interessate a ostacolarla e a dirle cosa fare. Le persone nel e dell’oceano erano terrorizzate da lei, e anche se preferiva che non fosse così, non significava che non avevano una ragione per esserlo.

Peter richiuse la bocca con uno schiocco.

“Prenderò anche Ana Darling e Maria Freeman.” Aggiunse, indicando alle sue spalle.

“Le piratesse?” Chiese Godfrey, confuso, e si schiarì con cautela la voce ma Tuyet inarcò un sopracciglio. “Ah, vostra maestà, intendevo solo che non ci avevate ancora presentato i vostri. Amici.”

“Io sono il Capitano John Darling.” Esordì John, e il fatto che tutti impallidirono e indietreggiarono di un paio di passi la diceva lunga sulla sua reputazione, anche se poteva essere intimidatorio fino a un certo punto con sua figlia in braccio.

“Sì, Godfrey.” Disse Tuyet, ghignando. “Le piratesse.”

***

Le ci volle più tempo di quanto avrebbe voluto per rimanere da sola con suo marito e i pirati, invece di dover sopportare altri consiglieri che arrivavano per cercare di dirle cosa fare, il che era sfiancante e inutile.

Inviò Isobel a preparare le camere per i suoi ospiti, e disse a uno dei consiglieri meno irritanti, Frederick, che c’era una nave piena di pirati che avevano bisogno di alloggio in città e che al momento erano in attesa al porto, e inviò Darius da Riley per dirle della sua promozione, anche se ci mise più di quanto pensasse perché dovette scrivere una serie di pompose lettere ufficiali per dichiarare lo status di ognuno. Le affidò a Isobel, Maria e Ana con l’inchiostro ancora fresco, ma passò circa un minuto a soffiare su quella di Riley per asciugarla a sufficienza per poi piegarla e consegnarla a Darius.

Elias li portò in una stanza secondaria vicino alla biblioteca, una che Tuyet non aveva mai visto prima. C’era una grande scrivania di quercia coperta di libri e pergamene e carte varie, e parecchi scaffali pieni zeppi di tomi alla rinfusa e delicate lampade a olio.

Chissà perché, ma non Elias non le aveva mai dato l’impressione di avere un ufficio separato dalle sue stanze o che sarebbe stato così in disordine, eppure eccolo lì.

“Bene.” Disse lui, chiudendo a chiave la porta per poi girarsi verso di loro. Strinse le labbra e inarcò un sopracciglio.

Ci volle un momento perché Tuyet capisse che era diretto a lei e che non era solo un’espressione facciale generica. “Oh, sanno che sono una strega del mare. Li ho già incontrati.”

Elias non sembrava rassicurato. Anzi, sembrava più a disagio. “È – hai.” Si fermò. Tuyet non aveva idea di cosa stesse per chiederle. “Ho sentito che erano stati giustiziati. Conosco persone che li hanno visti morire.”

Anche Tuyet credeva di averli visti morire, ma si era chiaramente sbagliata. Oppure, beh, aveva visto dei morti che gli assomigliavano. Ciò che pensava fosse successo era che Ana avesse ceduto suo figlio mai nato a Caligula in cambio di stregare altre persone in modo che assomigliassero a loro e venissero uccise al loro posto, ma Tuyet non gliel’aveva mai chiesto. “Beh, non sono morti.”

“No.” Disse Elias, guardandola in un modo intenso che lei non riuscì a capire. Avrebbe voluto che parlasse chiaramente.

“Non ci ha fatti risorgere.” Disse John.

John rilassò le spalle per il sollievo e Tuyet non seppe se sentirsi insultata o lusingata. “Serio?”

“Non saprei, cosa non puoi fare?” Le domandò, ma non si aspettava una risposta. “Sparisci nel bel mezzo della notte – se me lo accenni, la prossima volta sarebbe molto più facile coprirti – e poi torni con tre pirati, che potevo giurare essere morti, e una bambina.”

“La bambina è dei pirati.” Disse lei.

John porse Ariana a Elias, le labbra arricciate. “Vostra altezza.”

Lui fece un passo indietro, mettendo le mani avanti. “Oh no, grazie, ma non ho mai, non so davvero come, beh, mi capite.”

“Non proprio, no.” Disse Ana, e Maria le diede un colpetto al fianco.

Tuyet alzò gli occhi al cielo e prese Ariana dalle mani di John. La piccola non sembrava turbata, come non lo era stata per nient’altro. Tuyet immaginò che crescere su una nave e passare tra le mani di tutta la ciurma rendesse un bambino o molto felice o molto turbato. “Sei un re, non puoi avere paura di una bambina.”

“Non vedo perché no.” Disse lui, ma perlomeno non cercò di scappare quando Tuyet gli posizionò le braccia affidandogli Ariana con delicatezza, e gli sollevò il gomito perché le sostenesse la testa.

Era visibilmente terrorizzato e forse non era gentile da parte sua trovarlo così divertente. Ariana guardò Elias con i suoi grandi occhi marroni e dovette considerarlo accettabile perché non iniziò a piangere. Lui le rivolse un sorriso incerto.

A dirla tutta, aveva cambiato idea, era adorabile.

“Prima volta che tiene un bambino?” Gli domandò Ana benevolmente. “Basta che non la fate cadere, se non vi dispiace.”

“È bellissima.” Disse lui con sincerità, rivolgendosi a tutti e tre.

Maria si illuminò. “Grazie, è fatta a mano. Ci sono voluti nove mesi ed era la mia prima volta, ma penso che sia venuta bene.”

Elias rise, poi sembrò preoccupato, come se non avrebbe dovuto.

Accidenti, nessuno aveva insegnato a quel ragazzo a essere re? A quanto pareva, quella era un’altra cosa che Tuyet doveva fare prima di andarsene, oltre a salvare la sua isola.

Tuyet gli prese delicatamente Ariana dalle braccia e la restituì a suo padre. Fece finta di non vedere il disappunto che balenò sul volto di Elias e il modo in cui flesse le mani subito dopo.

“Ora che ci conosciamo meglio,” disse spostando alcuni libri di lato per potersi sedere sulla scrivania, “raccontate a mio marito ciò che avete detto a me.”

John sospirò e Maria si fece dura in volto.

“Voi credete di avere un problema di pirati,” disse Ana, “ma in realtà è un problema di vicini. I pirati non vi hanno preso di mira per qualcosa che è successo con loro. Vi prendono di mira perché sono pirati, e perché possono diventare mercenari per abbastanza oro.”

Elias scosse il capo, anche se teneva le mani strette a pugno. “No, non ha alcun senso. Chi farebbe una cosa simile?”

Ana lo guardava nervosa, come se non si fidasse dei pugni di Elias. Tuyet non credeva che fosse il tipo che diventava violento, ma quello non era il momento di rassicurare Ana in merito. Si portò di fronte a Elias e disse: “Sarebbe più facile dire chi non lo farebbe. Tutti gli alleati che non ti hanno aiutato perché non eri re? Non ti avrebbero mai aiutato, e non risponderanno alle richieste di aiuto che hai spedito dopo il nostro matrimonio. Coloro che vorrebbero aiutarti davvero non possono perché costretti da coloro che ti vogliono colpire.” Era altamente probabile che molti di quegli alleati fossero dei veri alleati che cercavano solo di non scatenare le ire di un potere più grande che credevano pedante e lento a rispondere piuttosto che davvero malevolo, ma Tuyet non voleva dare a Eias false speranze nel caso in cui si fosse sbagliata.

“Se fosse vero,” disse lui, e Tuyet immaginò che dovesse essere un grande shock per lui quindi non alzò gli occhi al cielo, “allora cosa dovremmo fare? Se decidessero di dichiararci guerra formalmente, non riusciremmo mai a resistere contro i loro eserciti. Riusciamo a malapena a respingere i pirati.”

“Se ti può far sentire meglio, probabilmente non lo faranno perché così facendo violerebbero formalmente i trattati, cosa che darebbe agli altri un motivo per annullare i trattati con loro.” Disse John. “Un conto è fare qualcosa del genere, sottobanco e negabile, un altro è mettere in discussione la loro credibilità e rispettabilità.”

Non sembrava che Elias si sentisse meglio.

Tuyet gli posò una mano sul braccio, e voleva confortarlo, ma lui trasalì. Fece per toglierla, ma lui si appoggiò al suo tocco, dunque si fermò, chiudendo le dita attorno al suo bicipite e strizzandolo un poco dicendo: “Non preoccuparti, ho un piano.”

Sembrava ancora preoccupato, ma le sorrise comunque. Non era un sorriso di repertorio ed educato, anzi era un poco nervoso, e per questo gli sorrise a sua volta.

Avrebbe salvato la loro isola e gli avrebbe insegnato a comportarsi da re e avrebbe aggiustato il cuore di John Darling già che c’era.

Sarebbe stato molto difficile ritornare alla sua grotta dopo tutto questo, dopo aver avuto tutto questo. 

***

Note dell’autrice:

Spero che vi sia piaciuto!

   
 
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