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Autore: sallythecountess    13/08/2022    1 recensioni
Alice è una ragazza creativa e stravagante di vent'anni. Sogna di diventare una mangaka e si sta costruendo la sua vita e carriera in Giappone, quando il matrimonio di suo fratello la costringe a tornare a casa, nella piccola città scozzese in cui è nata. Tornare a casa le fa paura, perchè significa affrontare le aspettative deluse della sua famiglia, il fantasma della morte di sua madre, la solitudine e anche Lor, il ragazzo che si è lasciata indietro per cui però non ha mai smesso di provare sentimenti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo
Per un attimo il suo mondo crollò completamente, immaginando che fosse andato via per non vederla, ma fu solo per un attimo perché sentì alle sue spalle  “Ali...”e il cuore le saltò in gola.
Si girò emozionata e spaventata, ma gli occhi che incontrò non erano quelli che si aspettava. Dug la stava fissando con fare molto contrito e lei sospirò soltanto.
“Sono stato un idiota a chiederti di chiamare Kelly per i biglietti, mi dispiace…” provò a dirle, molto commosso, ma lei rimase per un attimo totalmente ferma.
“Come ti senti?” chiese, in mille pezzi, ma lei si strinse soltanto nelle spalle e rispose che non ne aveva neanche idea.
In quel momento Dug provò tantissima tenerezza per sua sorella, che si sforzava di non dissolversi in un mare di lacrime, ma che comunque evidentemente era troppo ferita per avvicinarsi a lui.
“Come siamo arrivati a questo Ali?” le chiese estremamente dispiaciuto, e Alice bisbigliò “…perché semplicemente non voglio essere la persona che tu, tua moglie e tutti gli altri volete che io sia…”
Non era arrabbiata, ma molto ferita, e sospirando suo fratello decise di fare un gesto di distensione, e mettendole una mano sulla spalla le disse pianissimo “non è così. Vorremmo solo saperti indipendente e felice…”
“Stavo cercando di diventare indipendente e…Dio se ero felice! Felice per davvero, come nella realtà non capita di solito!”ribattè asciugando una lacrima ribelle che le era scivolata sulla guancia, e Dug sospirò soltanto. I loro occhi, esattamente identici,per un attimo si incontrarono, e lui capì che era troppo addolorata per aver detto la verità su quella storia con Lor. Pensò a cosa dire, ma fu lei ad aprire l’argomento.
“…hai rinunciato alla causa?” chiese piano e in quel momento sia suo fratello che una persona che li stava osservando a distanza, si gelarono. Lor era andato a sciacquarsi il viso perché stava morendo dal caldo, ma gli era preso un infarto trovando le due persone a cui teneva di più al mondo. Si era chiesto se lei fosse andata a cercarlo o se fosse solo una coincidenza, ma il cuore gli era esploso sentendole dire che era felice anche se non aveva chiaramente accennato a loro due.
“Perché Alice? Perché mi stai facendo questo adesso?” le chiese angosciato, con enormi occhi tristi e lei prendendogli la mano sussurrò “per favore…” facendogli scuotere la testa.
“Non lo sai allora? No, non ho rinunciato alla causa, ma a quanto pare l’esercito di avvocati della famiglia Dubois mi ridurrà sul lastrico, dato che il giudice ha ritenuto la mia tesi non valida…” commentò amaramente e Alice sospirò forte. Chissà perché si era immaginata un Lor indifeso, incapace di gestire una causa contro la sua potente famiglia, ma la realtà era che lui effettivamente era un ereditiere, con una vera e propria dinastia alle spalle. Probabilmente nonno Maurice e nonna Diane avrebbero sollevato l’inferno pur di proteggere il loro ragazzo dagli occhi verdi, e Alice pensò che fosse giusto così.
“Quindi sarete contenti…” concluse Dug ferito, ma lei con un sorriso gli disse piano “non sono contenta che tu sia in difficoltà, e di certo non lo è lui. Non ti farebbe mai del male, si stava solo difendendo, credimi…”
Il giovane Mac Neil scosse soltanto la sua chioma di capelli rossi, sconsolato, ma qualcuno disse “…è assolutamente così!” sorprendendo entrambi di spalle. Alice tremò sentendo quella voce, ma per un secondo non ebbe il coraggio di voltarsi, soffocata dall’ansia. Dug invece si voltò e fissò serissimo negli occhi verdi del suo migliore amico, che aveva un’espressione molto addolorata.
“Ritira tutto Duggy, chiudiamo qui questa storia. Se non te la senti di lavorare insieme a me, vendi le tue quote, oppure troverò io un sostituto per il Rochefort o magari…superiamola da amici e fratelli quali siamo sempre stati!” disse molto serio, ma con un accenno di sorriso, eppure Dug sconvolto rispose che non era il momento per parlarne, che non se la sentiva.
Lor si era accorto che lei non aveva ancora avuto il coraggio di guardarlo, malgrado stesse disperatamente cercando i suoi occhi da un po’.
“Lo capisco. Ricordati però che sono aperto al dialogo e a chiudere questa storia, pagando anche le spese legali…” concluse serio e in quel momento gli occhi addolorati di Alice incontrarono i suoi due smeraldi, che erano molto feriti.
“Siete contenti, no? E’ questo che volevate? Passare dalla parte dei buoni…” commentò amaramente Dug, ma fissandoli si accorse che nessuno dei due sembrava contento di quella situazione. Entrambi sembravano a pezzi a dire il vero, ma nessuno dei due sembrava accorgersi che ci fosse anche lui, impegnati com’erano a fissarsi.
Dug dovette lottare molto contro l’istinto di protezione che provava nei confronti di Alice, ma la lasciò li a parlare con lui e andò via.
“Ciao…” le sussurrò piano, molto confuso. Era arrabbiato e ferito, e non capiva perché lo fissasse con quello sguardo addolorato e disperato, ma non le era indifferente.
“…senti, se non sei pronta per questo lo capisco, onestamente neanche so se io sono pronto. Non volevo intromettermi nel vostro discorso, mi dispiace, però avevo necessità di far capire quelle cose a Dug. Non sarò più invadente, però non vorrei andarmene senza sapere come sta Tess, quindi mi piacerebbe restare qui…” spiegò serio, ma Alice aveva un groppo in gola troppo forte e non riusciva a dire nulla. Non poteva neanche immaginare quanto male le stesse facendo quel momento, e quanta voglia avesse di stare vicino a lui, ma come avrebbe potuto?
Lor era molto perplesso, perché lei lo stava fissando con enormi occhi addolorati e pieni di lacrime, ma non diceva una parola.
“Ali scusa…” provò a dirle, pensando che la sua presenza in quel momento la stesse ferendo troppo, ma lei si sciolse in un mare di lacrime e corse a stringersi contro il suo petto. Entrambi provarono sentimenti fortissimi in quell’abbraccio, e mentre lei si disperava, Lor non riuscì a trattenere un paio di lacrime.
“Tu scusami, scusami, ti prego…” sussurrò in preda ai singhiozzi e Lor la strinse come se fosse la cosa più preziosa che avesse mai avuto e infilò il naso nei suoi capelli per sentire quell’odore che lo aveva tenuto sveglio sere prima, quando si era reso conto di non ricordarlo più. La annusò e strinse e per un attimo pensò che non esistesse nulla di meglio al mondo di quell’abbraccio.
 “C'est bien ma petite, andrà tutto bene...” le sussurrò con il cuore in gola e voce felpata, ma lei non riuscì a dire una parola e iniziò a singhiozzare in modo tanto forte da sconquassarle il petto.
Alice lo strinse fortissimo, come se fosse l’unico punto saldo che le permettesse di sopravvivere alla tempesta, e inevitabilmente lui finì per pensare che fosse ancora più doloroso, ma non disse nulla.
“E’ solo che veramente non riesco a crederci…” sussurrò pianissimo ad un certo punto e Lor accarezzandole la testa si lasciò sfuggire un sospiro. Era uno dei momenti più dolorosi della sua vita, e tenerla sul petto faceva mostruosamente male, ma non riusciva a lasciarla andare.
“…pensieri positivi Ali. Siamo ottimisti e mandiamole tanta positività…” provò a dirle poco convinto in realtà, e in quell’istante i suoi enormi occhi nocciola addolorati si sollevarono, e per un secondo lo fissò come per dirgli milioni di cose. Era morta all’idea che lui non ci fosse e sapere che invece c’era sempre stato l’aveva sopraffatta ed era rimasta senza fiato.
“Stai qui fuori per non litigare con nessuno?” chiese dolcissima, e lui annuì soltanto, spiegando che non era im momento giusto per fare lo stronzo con i Mac Neil.
“Ma…se io volessi tenerti dentro? Se avessi bisogno della tua mano nella mia per affrontare questa cosa così atroce?” chiese sfacciata, perché sapeva di stare chiedendo veramente troppo. Lor era ferito da morire, ma anche molto arrabbiato con lei, e per quanto stesse cercando di essere tranquillo e supportarla, trovò eccessiva quella richiesta, e allontanandosi rispose piano “…non è la cosa giusta neanche per me, onestamente. So che Tess è l’ultima figura materna che ti è rimasta, e immagino che sia straziante per te tutto questo, ma fidati: non è semplice per me. Amo Tess, le voglio bene, ma ne voglio anche a Dug, Neil e…a te, malgrado le cose siano andate come sono andate. Eppure tutti mi fissano come se fossi uno stronzo imbucato e…non riesco neanche realmente a sostenere questa conversazione con te, mi dispiace!”
Era profondamente addolorato, come Alice non lo aveva mai visto, ma anche stranamente distaccato, e questo la spinse a chiedersi se sarebbe stato sempre così tra loro e a sospirare.
“Per questo non c’eri all’aeroporto?” aggiunse, accarezzandogli piano i capelli, e Lor fu costretto a distogliere lo sguardo perché faceva troppo male quella cosa, ma annuì soltanto.
“E non hai pensato che volessi solo te?” spiegò con tenerezza, e lui scosse la testa ferito e confuso ribatté che non ne aveva idea, e non poteva neanche immaginarselo dopo quello che si erano detti a telefono le ultime volte.
“Io voglio sempre te…” confessò Alice sconvolta, con uno sguardo dolcissimo e Lor la strinse, sopraffatto dall’amore che aveva finto di non provare in quelle settimane.
 “Je suis ici ma plume, non vado da nessuna parte…” sussurrò stringendola al petto e Alice iniziò a tremare come una foglia.
“Aspetta…”bisbigliò, provando a sciogliersi da quell’abbraccio “ti do la felpa, hai freddo…” avrebbe voluto aggiungere “ed io sto andando a fuoco” ma non lo disse.
“Non è per il freddo” rispose, stringendolo forte e a quel punto Lor non potè evitare di pensare che forse le cose non stavano come lui immaginava. Fu un istante: entrambi letteralmente si sciolsero occhi negli occhi, ma Alice ricevette una chiamata e si interruppero.
Lor s’irrigidì immediatamente, pensando fosse il suo fidanzato e Alice lo capì e gli mostrò il display dicendo solo “Paul”. C’erano novità, evidentemente.  Lo fissò con sguardo malinconico e accarezzandogli il viso lo salutò, ma Lor stava esplodendo e afferrandole la mano tirò fuori la domanda che aveva dentro da settimane.
“Dimmi che non sei veramente innamorata di un altro…”disse serissimo, con la mascella contratta e il cuore sottosopra, perché temeva che con solo due lettere lo distruggesse completamente, ma Alice non lo fece. Sorridendo scosse solo la testa e Lor sospirò forte e con dolcezza le disse che l’avrebbe aspettata fuori per sapere della nonna, facendola sorridere per qualche minuto.
 
Capitolo
“Non so che pensare di questa cosa, forse dovrebbe andarsene …” disse Dug confuso ai suoi amici, ma Mike mettendogli la mano sulla mano spiegò serissimo che era stato lì una notte intera malgrado l’avesse mortificato in mille modi e avesse detto di amare un altro.
Dug si strinse soltanto nelle spalle in risposta, ma fissando sua sorella per un attimo si accorse che c’era qualcosa di diverso in lei, aveva nel viso e negli occhi una dolcezza che non mostrava da decenni. Ci mise un attimo e poi capì: doveva essere veramente innamorata di quell’idiota.
“Non è vero quello che ha scritto nella mail, comunque…” commentò il giovane Mac Neil e Mike sorrise perché lo pensava anche lui. Gli spiegò la sua teoria, e Dug capì che poteva avere senso. Cercò lui con lo sguardo, e quando lo trovò gli parve letteralmente stravolto. In piedi davanti alla porta della sala d’attesa. Era lì ad aspettare, in silenzio, preoccupato e spaventato, ma con un’espressione che non gli aveva mai visto. Si chiese cosa diavolo gli stesse passando per la testa, ma distratto raccontò a Mike del loro incontro di poco prima, facendolo sorridere.
“E’ fantastico quello che ha detto! Anche il fatto che sia disposto a rinunciare al suo ristorante, a farci cucinare qualcun altro, è stupefacente! Sai quanto conta per lui quel posto, e quanto dura sia per uno chef stellato trovare un sostituto per il suo ristorante…” provò a dire felice per la scelta del suo amico, ma Dug sospirò solo in cambio, e non ebbe il tempo di rispondere perché il dottore li raggiunse e di nuovo si strinsero tutti per sapere come fosse andata quell’operazione. I cinque Mac Neil per qualche minuto crollarono letteralmente gli uni sugli altri, incapaci di accettare la triste verità che il dottore avevaappena gettato sui loro cuori.
 “Emorragia cerebrale massiva, morte cerebrale imminente” aveva detto il dottore, e nessuno di loro riusciva realmente ad accettare la notizia.
 Tutti crollarono sulle sedie, come tanti sacchi di sabbia, e per qualche minuto a Lor che li osservava da fuori, sembrarono proprio la famiglia che Tess aveva sempre lottato per creare, malgrado mille avversità. Non sapeva cosa avesse detto il dottore, ma era evidente che non fossero belle notizie, e un paio di lacrime gli rigarono le guance, ma sorrise vedendo quanto uniti sembrassero. Malgrado il suo apparente brutto carattere, evidentemente Alice aveva perdonato sia suo padre che suo fratello, e il dolore li aveva uniti di nuovo.
Fu Mike a uscire per avvisare il biondino, che rimase letteralmente di stucco per quella notizia, e dovette trattenere le lacrime il più possibile.
“Grazie per quello che hai detto a Dug, sono orgoglioso di te…” gli disse dolcemente, mettendogli una mano sulla spalla, ma lui era troppo addolorato e non riuscì a rispondere. In quel momento, però, si accorse che la più piccola di tutti si era sciolta dall’abbraccio e si stava dirigendo sicura verso la porta. Non capì subito che cosa avesse per la testa, ma Alice sconvolta corse contro di lui e lo afferrò per mano per allontanarsi dalla sua famiglia. Voltato l’angolo, però, si strinse contro il suo petto piangendo disperata.
Mike capì che non era il caso di disturbarli, così rientrò in sala, lasciandoli a singhiozzare insieme l’uno sulla spalla dell’altra, senza vergogna o stupido pudore. Non era la prima volta che capitava, ma questa volta era molto più intenso, perché entrambi stavano piangendo per altre cose oltre che per Tess. Lor si era costretto a non farlo in quelle settimane, per mantenere un po’ di dignità. Aveva cercato di buttare giù in ogni modo il groppo che aveva in gola, ma una volta lasciate andare le prime lacrime aveva capito che era impossibile fermarsi e malgrado si vergognasse di quella sua vulnerabilità, proprio non riusciva a fingere di essere forte in quell’istante.
Alice, invece, aveva pianto per giorni, e prima di tornare ad Inverness aveva detto alle sue amiche di non avere più lacrime, ma in quel momento capì di averne eccome.
“Non lasciarmi andare, ti prego…” gli sussurrò quando Lor provò ad allentare un attimo quell’abbraccio e Lor ribattè piano “mai Alis, mai…” facendola sorridere.
In quel momento finalmente si fissarono negli occhi, e Alice si accorse che aveva ancora le lacrime tra le ciglia, così gli accarezzò quel bellissimo viso, e non potè resistere. Fu quasi involontario:persa nei suoi splendidi occhi, si avvicinò un po’ troppo e finirono inevitabilmente per baciarsi.
“Oh Ali…” sussurrò avvilito sulle sue labbra, perché voleva riportarla alla realtà, ma il primo pensiero che Alice aveva avuto quando le avevano detto di sua nonna era stato “non posso perdere un’altra persona che amo” e aveva capito che non poteva assolutamente andare avanti senza dirgli cosa era realmente accaduto.
“Lor io non ho un altro…” disse piano, fissandolo con enormi occhi nocciola, e lui rimase estremamente perplesso. Pensò che fosse già finita, ma ne fu contento e sorrise, prima di ricambiare il bacio di lei con infinito trasporto.
Si tennero stretti per qualche minuto, senza parlare, poi Dug scrisse ad Alice che stavano andando a salutarla, e lei decise di unirsi a loro. Sciogliendosi dalle mani di Lor, fece per andarsene, quando le venne in mente una cosa e disse serissima “Padre Sean!”
“…non può andarsene senza la sua benedizione, sai che lei ci tiene…” aggiunse, e Lor annuì. La baciò sulle labbra allora e bisbigliò solo “stai con lei, adesso. Io porto padre Sean”e la lasciò rientrare in quella sala d’attesa.
Lor corse come a Le Mans per le strette e scivolose vie di Inverness e fu estremamente brutale con il povero prete che era un po’ perplesso all’idea di raggiungere la famiglia Mac Neil all’alba. Eppure lo convinse, e lo caricò in auto con modi abbastanza bruschi, ignorando le sue rimostranze. Il povero parroco, quasi in pigiama, pregò per tutto il viaggio di non morire in macchina con quel pazzo. Lor, però, aveva per la prima volta la possibilità di fare qualcosa per Tess, e sapeva che aveva una certa importanza per lei quella cosa, così ci teneva ad arrivare prima che lei morisse.
Quando giunse in ospedale cercò lei, ovviamente, ma non la trovò. Sapeva che Alice ci teneva all’arrivo di quel cavolo di prete, e avrebbe voluto porgerglielo come una specie di trofeo, ma lei non c’era. Dug lo fissò sorpreso per quel gesto, così disse solo “è dentro. Siamo entrati tutti a turno … dovrà uscire per fare entrare padre Sean” e Lor gli sorrise.
Quando Alice uscì gli saltò letteralmente al collo, facendo solo scuotere la testa a Dug, così Lor se la portò fuori a fumare.
“Grazie per averlo portato, sapevo che ci saresti riuscito” sussurrò lei piano, un secondo prima di baciarlo e Lor la strinse molto forte. Avrebbe fatto qualunque cosa per lei, soprattutto in quel momento e una parte di lui si chiese se sarebbe più riuscito a lasciarla andare.
In quel momento giunse Roy a chiamare Mike e Lor li seguì per sciacquarsi il viso. Era esausto, sudato e sconvolto, così entrò nella toilette dell’ospedale e ci trovò qualcuno intento a mettere la testa sotto l’acqua.
Rimase muto per un istante e Dug fece lo stesso, ma poi senza guardarlo disse con un mezzo sorrisino “hai terrorizzato un parroco…”
Lor rise e rispose che non aveva fatto molto, ma evidentemente l’uomo di chiesa era impressionabile.
“Ha detto che andavi come una furia…è morto di paura” aggiunse, guardandolo e Lor gli sorrise e disse “Avevo fatto un giuramento. Non potevo arrivare tardi. Digli che lo riaccompagnerò a piedi praticamente…”
Dug sorrise solo per un secondo. Gli faceva un male terribile quella situazione e non riusciva neanche a parlargli.
 “Ascolta … posso preparare io tutto per la funzione?” gli disse Lor serissimo, grato per quei momenti con lui, e Dug annuì. Fece per uscire, quando il suo migliore amico gli disse serissimo “Lo hai capito, vero, che è la ragazza greca, no?”
“Non mi sembra il momento…” ruggì risentito, ma anche stranamente sconvolto. Perché la verità era che a Dug mancava da morire il suo migliore amico.
“…sì, ok, ma ricordati tutto quello che ti ho detto su di lei, così magari cambi idea su di me. Perché se davvero pensi che mi sia divertito e basta con Ali, non ti è proprio chiaro nulla! Perché se non avessi provato quello che provo, non mi sarei mai permesso di fare una cosa del genere a te e ai tuoi” aggiunse serissimo. Era doloroso quel discorso, ma necessario, e Lor aveva studiato le parole per mesi.
“E perché me lo dici solo ora? Perché non hai pensato di dirmelo in questi anni?” chiese confuso, e Lor sbuffando rispose che era molto complicato.
“…quando è successo, anni fa, non volevo farti soffrire o metterti in allarme perché lei era una bambina e io no. Ora…ho provato Dug, mille volte, ma tu non mi hai mai realmente ascoltato! C’era sempre una cosa importante da fare o Emily aveva delle cose da ordinarti o eri impegnato, non negarlo!” confessò serio, e Dug conosceva troppo bene quegli occhi per non leggerci dentro dolore e sincerità.
“Forse non sono stato il migliore amico del mondo in questo periodo, ok…”ammise nervoso e contrito e Lor fece una cosa inaspettata. Gli si avvicinò e senza dire nulla lo abbracciò forte. Dug rimase paralizzato, ma una parte di lui aveva disperatamente bisogno del suo migliore amico nella sua vita. Lor serissimo si allontanò e andandosene concluse con “E neanche io sono stato un buon amico, lo ammetto, ma ti perdono e sono disposto a lavorarci, quando vorrai, quando penserai che sia giusto…”
Non si erano detti molto, ma per entrambi fu abbastanza. Lor uscendo prese il telefono per fare una chiamata, ma se la trovò davanti e lo ripose subito, perché quella matta corse ad accovacciarsi sul suo petto.
“Non è qui che devi stare, Alis…” le sussurrò piano, ma lei fece una cosa assurda: abbracciandolo infilò le mani sotto la felpa e iniziò ad accarezzare la pelle nuda della sua schiena. La mano le tremò al contatto con la sua pelle e Lor, letteralmente, perse le parole. Doveva farle mille domande, ma non voleva fargliene nessuna e lei sussurrò piano “non voglio stare da nessuna parte senza di te.”
Lor le fece un sorriso molto dolce, allora e le accarezzò il viso. Come poteva essere così, non lo sapeva neanche lui. Insomma si erano allontanati, un tizio si era frapposto fra loro e poi avevano smesso di parlarsi, ma adesso sembrava che fossero vicini più che mai. E poi Lor scoprì una cosa e sorrise come non aveva mai sorriso prima. Le accarezzò il collo e sentì che lei aveva qualcosa. Spaventato a morte decise di vedere cosa fosse quel ciondolo e rimase per un attimo con il fiato sospeso, ma quando vide la piuma che le aveva regalato, la mano gli tremò. Se lo aveva tenuto, si disse, forse non era poi totalmente finita.
 Restarono in ospedale poche ore, purtroppo. La morte cerebrale giunse in fretta, e con essa la fine della povera Tess.
“Adesso devi andare dentro a salutarla, perchè tra poco non potrai più farlo ma plume”sussurrò lui baciandole la fronte “vai adesso, dalle un bacio anche da parte mia, e poi ce ne andiamo. Ti porto via da tutto questo”
Alice lo ascoltò, e Lor raggiunse i suoi amici per sbrigare delle formalità burocratiche. Roy provò a dirgli che non era il caso, che dovevano farlo i parenti, ma Lor scuotendo le spalle rispose “firmerà Neil.Ma avrà un pensiero di meno, in un momento tanto duro…”
Roy si ammutolì e Mike seguì Lor. 
 “Era una gran donna...un'ottima nonna” disse, aspettando i moduli e Lor dovette asciugarsi un paio di lacrime.
 “Voi siete i parenti della Mac Neil?” Disse una dolce infermiera che era giunta per aiutarli, ma vedendo gli occhi rossi di Lor sorrise e mettendogli una mano sulla spalla disse “è dura lo so... se hai bisogno di parlare con qualcuno chiamami, a qualsiasi ora”poi, incredibilmente, scrisse una cosa su un foglietto e scappò via lasciandogli i moduli.
 Che Lor facesse colpo sempre e comunque era scontato, ma la cosa che fece sorridere Mike fu che Lor gettò direttamente il foglietto senza neanche guardarlo.
“Non guardarmi in quel modo, non è assolutamente il momento. E poi… non posso lasciare Alice da sola per un'infermiera in cerca di emozioni”e Mike non disse nulla.
Quando la rivide, Alice era in mezzo a Dug e Neil, e Lor capì che non era il caso di avvicinarsi. Lei, però, lasciò il braccio del padre e lo raggiunse.
 “Vado a casa…a dormire, credo…”disse confusa, e lui baciandole la guancia rispose “E' giusto. Ci vedremo domani.”
Quella sera, mentre Lor cucinava tutto il necessario per il funerale, Alice col cuore spezzato accarezzava i suoi cani. E poi, si decise a fare una cosa stupida; d'istinto prese il cellulare e scrisse “...e comunque vorrei dormire con te. Anche solo standoti accanto, anche senza sfiorarti. Vorrei solo sapere che ci sei ancora, perchè mi sento così sola senza di te...”
Lor morì leggendo quelle frasi, e istintivamente rispose “Io ci sono sempre, ci sono sempre stato ma plumette. Domani se ancora lo vorrai staremo insieme”
Fu di parola: le portò la colazione al mattino e lei sorrise notando che questa volta aveva disegnato Dobby sui dolcetti, per renderli più appetibili, ma non si rividero che durante la funzione.

Nota:
Ciao a tutti, spero che siate contenti di questo aggiornamento. Io adoro questi capitoli, ci tengo veramente tanto. Spero siano piaciuti anche a voi, e che non siate troppo dispiaciuti per Tess. Vi abbraccio.
   
 
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