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Autore: Mary P_Stark    14/08/2022    1 recensioni
Muspellheimr - Regno di Surtr
Il giovane Gigante di Fuoco Sthiggar, discendente della dea Sòl e figlio del Sommo Sacerdote Snorri, non conosce né paura né tanto meno vergogna e, a causa di ciò, finirà dapprima per essere punito dal re, e in seguito confinato sullo sperduto Regno di Manaheimr (Terra), nell'ancor più sperduto paesino di Lulea, in Svezia. Questo confino - agli occhi di Sthiggar più che ingiusto - porterà a sconvolgenti verità e alla scoperta di un destino a cui non sapeva di essere designato fin dalla sua nascita. L'aiuto della berserkr Ragnhild sarà vitale per comprendere meglio se stesso e il ruolo che gli compete nella complessa rete del Fato che si è stretta attorno a lui, ma saranno antiche divinità e nuovi nemici a mettere definitivamente alla prova il guerriero muspell. (per una totale comprensione, si devono leggere prima le altre storie legate a questa raccolta)
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Cap. 20

 

 

 

 

Il lungo viaggio che li aveva tenuti impegnati per più di dieci ore, era ormai giunto al termine.

Valicare i confini della Norvegia senza veder stramazzare al suolo Sthiggar, Thrym e Flyka era già stato un successo. A ben vedere, però, era stato solo il punto più semplice del loro travagliato viaggio verso i confini di Midghardr e il ritorno su Muspellheimr.

Stando alle parole di Odino, una volta raggiunto l'avamposto di Andenes, sulle isole Lofoten e, da lì, il faro che puntava verso l'oceano e le sue gelide acque, avrebbero dovuto attraversare i baffi di Ymir e incontrare finalmente il serpente di Midghardr.

Non c'era stato molto tempo per chiedere a Fenrir quale fosse, effettivamente, l'aspetto del tanto vituperato Jörmungandr. Inoltre, il viaggio in compagnia della regina Ilya, del padre di Sthiggar e di Mattias aveva tolto occasioni a Ragnhild per raccogliere informazioni.

Jerome Rowley, che aveva preso il posto di Sköll per poter guidare il Defender che avevano lasciato oltre il confine norvegese prima di giungere da loro, aveva dichiarato di non aver ancora avuto il piacere di conoscere lo zio.

Il fatto che, in effetti, non fosse realmente un suo parente ma un congiunto dell'anima che deteneva, pareva essere irrilevante, per lui. Non a caso, si era rivolto a Brianna, la guida dell'anima di Fenrir, con nomignoli come 'papino' o altri sberleffi simili, portandola più volte a sospirare esasperata.

"Sono davvero curioso di scoprire se siano effettivamente baffi, quelli di cui ha parlato Odino. Sarà che ormai sono anni che non partecipo a nessuna avventura - essere il secondo in comando mi porta spesso a starmene rinchiuso a casa, mentre Duncan e Lance si prendono tutto il divertimento - perciò, anche una cosa assurda come questa mi eccita da matti."

Ragnhild fissò apertamente sconcertata l'avvenente licantropo, non tanto per il suo profilo regale o il suo tono morbido e dall'accento accattivante, quanto perché, in dieci ore, non aveva taciuto un solo momento.

Per quanto l'adrenalina avesse tenuto svegli per la maggior parte del tempo tutti loro, alla fine Snorri, Mattias e la regina erano crollati per la stanchezza, e anche Sthiggar e Ragnhild a tratti avevano riposato.

Jerome, invece, aveva resistito senza mai chiedere il cambio a Ragnhild e, per tutto il tempo, aveva dialogato con loro di mille e più argomenti, senza mai interrompersi per un attimo.

"Devo chiedertelo... ma non hai la gola secca?" sbadigliò Ragnhild, lanciando un'occhiata alla figura slanciata del faro di Andenes, che si stagliava come una lancia insanguinata e puntata verso il cielo, al limitare di una scogliera che si allungava lungo tutta la linea di costa dell’isola.

Tutt'attorno, il paesaggio brullo e quasi del tutto privo di vegetazione faceva da contraltare a infiniti spazi e a un orizzonte azzurro e limpido che quasi spezzava il fiato, ma Ragnhild non era abbastanza serena per coglierne la bellezza.

Probabilmente, se si fosse trovata lì per una vacanza, avrebbe perso ore e ore a cogliere anche il più piccolo particolare di quei luoghi, immortalandolo con il suo smartphone, ma ora le sembrava che nulla potesse più sorprenderla.

O scuoterla davvero.

Jerome rise del suo commento, strappandola così a quei pensieri, e asserì: "Chiediti come mai Brianna non è salita con noi in auto, ma ha preferito andare con Marcus, Lance, Thrym, Hildur e Flyka. Quando uso la mia forma originale, cioè questo fantastico uomo quale io sono, non taccio mai. Persino mia moglie, a volte, vorrebbe tranciarmi la lingua a morsi."

"Comincio a comprenderne i motivi… con tutto il rispetto parlando" esalò lei.

"Sarà meglio se ci fermiamo a fare colazione, prima di approcciare Jor e tutto il corollario. Non è detto che, dove andremo, riusciremo a trovare qualcosa da mangiare" dichiarò con un risolino Jerome, cambiando radicalmente argomento e mandando poi un messaggio vocale a Brianna, che si trovava nel Gran Voyager che li precedeva.

"La trovo una scelta saggia. Abbiamo bisogno di energie, visto il luogo in cui dovremo andare" mormorò Sthiggar, svegliando gentilmente il padre, la regina e Mattias.

Quest'ultimo, nello stiracchiarsi, abbracciò sentitamente Sthiggar, dandogli il buongiorno e Snorri, nel notare sia il sorriso del figlio che il modo protettivo in cui rispondeva al saluto, non poté che felicitarsi e, al tempo stesso, rattristarsi.

Per Sthiggar sarebbe stata l'ennesima perdita di cui avrebbe dovuto portare il peso ma era ugualmente felice che, durante la sua breve permanenza su Midghardr, avesse potuto conoscere una persona così speciale come quel ragazzino.

Notare lo sguardo struggente di Ragnhild, però, portò Snorri a desiderare di avere più potere, e più forza, per darle quello che entro breve avrebbe perso e che, forse, non avrebbe più potuto ottenere.

Per quanto Sthiggar le avesse promesso che, una volta sistemata ogni cosa, sarebbe tornato da lei, Snorri sapeva bene quanto la guerra potesse essere foriera di disastri e non era così sciocco da dare per scontato che suo figlio avrebbe vinto a prescindere.

Inoltre, v’era anche un altro problema, legato al ritorno su Midghardr di Sthiggar, ma in quel momento non se la sentiva di pensarci, né di dare l’idea al figlio che stesse preoccupandosi di qualcosa in particolare.

Non era ancora il tempo di parlare.

"Guarda, Mattias. Sól ci benedice con il suo abbraccio" disse nel frattempo Sthiggar, indicando il disco solare che, ormai alto in cielo, splendeva sulle loro teste.

"Sai com'è, in realtà, tua nonna?" gli domandò il ragazzino, pieno di curiosità.

Lanciando un'occhiata a Snorri, Sthiggar replicò: "Tu che mi dici, papà?"

"Purtroppo per noi tutti, non ci è mai stato possibile vederla. Se ne andò quando io ero ancora troppo piccolo per ricordarmi di lei, perciò so soltanto quello che mi trasmise mio padre, e ciò che dicono le leggende" gli spiegò Snorri spiacente.

Mattias annuì silenzioso e, mentre Jerome rallentava fino a interrompere la marcia nel parcheggio di un bar, Ragnhild disse: "Sono sicura che è bellissima e in gamba."

"Tutte le donne muspell sono ingamba. Molto di più, quindi, le sue dee" chiosò la regina, sorridendo poi a Ragnhild e aggiungendo: "Ma anche alcune donne terrestri paiono avere lo stesso nerbo."

"Ce la mettiamo tutta" mormorò lei, annuendo grata.

Nello scendere, il gruppo si stiracchiò pesantemente - chi in modo plateale, chi con maggiore grazia - e, mentre si sincerava sulle condizioni di Mattias, Brianna si avvicinò a loro per dire: "Jerome, ce l'hai fatta a sfiancarli?"

"Ci ho provato, ma questi due sono rocce. Hanno resistito quasi tutto il tempo" ironizzò Jerome, indirizzando un'occhiata ammirata a Sthiggar e Ragnhild.

Brianna scosse il capo e, scusandosi con lo sguardo con Sthiggar, mormorò: "Mi spiace avervi sottoposto a questa tortura, ma dovevo parlare approfonditamente con Lance e Magnus, così ho dovuto darvi in pasto a lui, come autista."

"Cos'è che dovevi dire a loro e non a me?" brontolò Jerome per tutta risposta, mentre Sthiggar sorrideva divertito.

"Gli ho solo detto che, durante il nostro viaggio verso la Sorgente della Vita, Lance dovrà badare alla sicurezza dei nostri amici muspell più che alla mia, e sai quanti condizionamenti mentali abbia un Hati, quando deve proteggere la Prima Lupa. Ho dovuto lavorare di taglia e cuci per un bel po', con lui" gli spiegò esasperata Brianna.

"Oh, già, giusto, è vero. Lui e le sue paturnie mistiche" ciangottò Jerome. "Che bello essere il secondo in comando! Non ho di questi problemi."

"Mettiamola così" sospirò Brianna, scuotendo il capo.

"Immagino sia complesso gestire una società piramidale che ha anche condizionamenti imposti dal titolo stesso" chiosò Sthiggar mentre, al gran completo, entravano nel bar per la colazione.

"Diciamo che, bene o male, non abbiamo mai grossi problemi ma, nel caso specifico, Lance è dovuto venire meno al suo primo compito, cioè proteggere mio marito, e ora deve rinunciare anche al secondo, e cioè proteggere me. Davvero molto, da chiedere a un Hati" ammise lei, con un sorriso.

Mentre Lance organizzava le ordinazioni per poter poi andare al banco a parlare con la barista - che stava osservando sorpresa il gran numero di persone entrate in un sol botto nel locale - Sthiggar le domandò: "Cosa ne pensa, tuo marito, di saperti così lontana da casa e dai tuoi figli, e per aiutare persone che, fino al giorno precedente, neppure conoscevi?"

"Vedi, Sthiggar, non si tratta tanto di conoscenza o meno. Ci fidiamo ciecamente di coloro che proteggono il branco attraverso il mondo spirituale perciò, se la mia amica veggente mi parla di una visione riguardante il tuo mondo, e Magnus mi chiama per dirmi la stessa cosa, io non ho bisogno di sapere altro. Ormai, ho visto così tante cose, e vissuto così tante esperienze, da non sorprendermi più di quel tanto."

Ammiccando poi all'indirizzo del muspell, aggiunse: "Se poi, le nuove conoscenze si rivelano piacevoli, meglio ancora."

"Beh, grazie, allora" mormorò grato il guerriero lanciando poi uno sguardo addolorato all'indirizzo di Ragnhild, che stava raccogliendo su un vassoio tutti i cappuccini man mano preparati dalla barista.

"Per quello in particolare non ho aiuti da dare, però" disse Brianna, dandogli una pacca consolatoria sul braccio.

"Lo immaginavo. Ma ho già i miei piani in mente, per non perderla" scrollò le spalle Sthiggar. "Lascerò Muspellheimr una volta compiuto il mio dovere e tornerò qui da lei."

"Una decisione piuttosto importante... e definitiva. Sei certo di poter rinunciare alla tua essenza, per lei? E che a lei vada bene?" gli domandò percettiva Brianna, portandolo a sorridere a mezzo.

"Dimostri una saggezza antica, wicca. Capisco perché Fenrir è così orgoglioso di te. Ma non devi temere per me. So che, per Ragnhild, ne vale la pena."

"E lei è d'accordo." Non fu una domanda, ma un'affermazione ricolma di quesiti che Sthiggar non ebbe il coraggio di affrontare.

Ragnhild era stata lapidaria, dicendogli che non avrebbe dovuto rinunciare né a Muspellheimr né alla sua fiamma. D'altro canto, lui non voleva abbandonarla perché era ormai convinto che, catalizzatore o meno, lei fosse l'unica in grado di completarlo, come lui sembrava completare lei.

Il resto, sarebbe venuto dopo.

***

L'insenatura rocciosa alle spalle della scogliera su cui sorgeva il faro, era battuta da un vento inclemente e onde schiumose, mentre il volo di uccelli marini dallo struggente canto ne era il romantico sfondo.

Fu lì che il folto gruppo di Sthiggar si diresse e, dopo aver controllato che nessuno fosse in zona - o stesse puntando droni o macchine fotografiche nella loro direzione - Magnus disse: "Opera pure la tua magia, wicca. Il portale è pronto per essere aperto."

"Sarà un onore, Occhiosolo" mormorò con falso ossequio Brianna, strizzando l'occhio al giovane, che ridacchiò.

Poggiata la mano destra su un masso in particolare, portante una runa incisa su di esso talmente in profondità da non essere stata consumata dal tempo e dal mare, Brianna socchiuse gli occhi e mormorò: "Madre, Sorgente di Vita, questa tua umile figlia chiede udienza. Lascia che si apra il sentiero per il confine di Midghardr, e che io e i miei compagni possiamo procedere in sicurezza."

Spero tu abbia chiesto il permesso a Jörmungandr, perché sappiamo bene entrambi quanto sia permaloso, quel ragazzo.

Brianna sorrise di quell'imprevisto commento di Madre - era raro che intervenisse così direttamente - e, nello schiudere il portale, replicò: "Io e Jor ci siamo visti in un paio di occasioni, e siamo più o meno arrivati a diventare amici."

Sarà meglio per te, fanciulla portatrice del Crepuscolo, o dovrò anzitempo vedere fuoco e fiamme su questo mondo e sugli altri Regni.

"Vedrò di evitarlo" promise Brianna, scostandosi per poi dire: "Prego, signore e signori. A voi il passaggio."

Uno dopo l'altro, i presenti imboccarono delle ripide scale dirette verso il basso ma, quando fu il turno di Ilya, la regina sbuffò e borbottò: "Ancora scale. Giuro, farò un esposto per abolirle."

Tutti risero sommessamente e, quand'anche la regina ebbe oltrepassato il portale, Brianna penetrò nello stretto cunicolo e infine richiuse il passaggio, così che nessuna creatura umana - e non - potesse percorrerlo dopo di loro.

"Qualcuno ha portato una torcia?" domandò a quel punto Jerome, fermo a pochi passi da Lance.

"A questo posso pensare io" dichiarò Sthiggar.

Immediatamente, Ragnhild lo prese per mano perché gli fosse più semplice gestire la sinergia tra le reti di potere del pianeta e la sua aura e Sthigg, nel ringraziarla con un sorriso, si illuminò da capo a piedi, rischiarando l'ambiente.

Dinanzi a loro, quindi, si aprì una vasta e apparentemente interminabile grotta calcarea dalle lunghe e slanciate stalattiti, sul cui pavimento roccioso cresceva un fitto prato di qualcosa di molto simile alle alghe marine.

"I baffi?" domandò Jerome, sfiorando quelle protuberanze vegetali color sabbia.

"Esattamente. Per noi mutaforma sarà un po' più difficile avanzare, poiché le escrescenze potrebbero rilevarci come nemici, in un primo momento, ma confido che la presenza di una wicca possa chetare il loro sistema di difesa" disse Odino, riprendendo le sue forme divine.

"Oh. Allora aspetterò fino alla fine, prima di lasciare a Fenrir la palla" dichiarò Brianna, sfiorando quelle strane alghe prima di sorridere divertita e dire: "Buongiorno a voi."

"Ti parlano?" gracchiò Jerome, fissandola stranito.

"Quando mai una pianta non mi parla?" brontolò per contro la donna, avanzando all'interno di quello strano prato all'apparenza infinito.

Il resto del gruppo si accodò a lei e, come previsto, per berserkir e lupi fu più difficile avanzare, pur se non impossibile. Brianna, nel frattempo, accarezzò le alghe che, al suo contatto, brillarono per alcuni istanti per poi tornare al loro tenue colore naturale.

Dopo alcune centinaia di metri, volgendosi a mezzo per scrutare il suo gruppo, la wicca disse: "Sono sorprese di trovare così tante creature diverse, tra di noi. Sono affascinate, per dire la verità. Non ricevono visite da molto, moltissimo tempo."

"Beh, non sono esattamente su Tripadvisor" chiosò Jerome, ricevendo più di un'occhiata sconcertata in risposta.

Brianna, però, non vi fece caso - fin troppo abituata alle sue battute di spirito - e, nel proseguire la sua avanzata, aggiunse: "Troveremo Jor più avanti, quando cominceremo a scorgere una luce in fondo a questa grotta. Ci sta aspettando."

"Lo percepisci?" domandò Lance, vagamente preoccupato.

"E' solo, non temere. Per il momento, non ci sono coinquilini scomodi che potrebbero rovinarci la giornata" lo rassicurò Brianna, continuando ad avanzare con passo sempre più spedito.

"Prevedevi l'arrivo di un esercito di zombie o di qualche Titano pazzo?" ironizzò a quel punto Jerome, facendo ridere sia Magnus che Mattias.

Lance lo guardò malissimo, replicando caustico: "Queste alghe tengono fuori i mostri, J. E' ovvio pensare che possano essercene,  al di là da questo sbarramento."

Jerome si azzittì subito, a quelle parole e, un po' meno baldanzoso, gracchiò: "Beh, ma dai... lo zio ci avrebbe parato il culo, no?"

Lance lasciò perdere, scuotendo il capo e portandosi più vicino a Brianna che, sorniona, sorrise al patrigno. Quando i due amici battibeccavano a quel modo, Lance cercava sempre in lei un’àncora a cui aggrapparsi per evitare di strangolare Jerome, il che era paradossale, se si pensava che era la più piccola della loro strana Triade.

Questo, inevitabilmente, la fece pensare a Duncan, e alla sua mancanza in quella missione letteralmente intergalattica.

Le spiaceva non essere potuta uscire in missione con Duncan, ma le rigide restrizioni di Madre prevedevano che mai più Fenrir e Avya potessero vedersi al di fuori dei confini di Midghardr, così come al di dentro. L'esperienza fatta su Elfheimr sarebbe rimasta unica e non replicabile, perciò Duncan era dovuto rimanere a Gungnir con Nathan e Hannah, in compagnia dei genitori di Magnus.

Non che al marito spiacesse stare più tempo coi figli, ma sapeva bene cosa volesse dire, per lui, non poterla proteggere in prima persona. Ne avevano passate troppe, insieme, perché questo pensiero non lo lasciasse anche solo vagamente ansioso.

Scacciando quesi tristi pensieri quando infine il prato di alghe ebbe termine e, al suo posto, roccia scura e una parete di solito granito sbarrò loro la strada, Brianna mormorò: "Arrivederci. E’ stato un piacere fare la vostra conoscenza."

Ciò detto, si lasciò alle spalle il mare di alghe al pari degli altri e, congiunte le mani sulla parete di roccia, chiese il permesso di uscire.

Immediatamente, lo sbarramento naturale formato dalla parete svanì dinanzi ai suoi occhi, sorprendendo il resto dei presenti e, nel bagliore di un tramonto senza tempo, terminarono la loro camminata su un'ampia spiaggia di sabbia bianca.

Il cielo, color zaffiro e rosso amaranto, era ammantato di stelle e galassie lontane, ove comete viaggiavano veloci per poi perdersi in quell'infinito orizzonte senza dimensione apparente.

In lontananza, la spiaggia si perdeva in una linea color perla sempre più sottile mentre, alle loro spalle, la grotta andò a chiudersi così come si era aperta al tocco di Brianna. Al suo posto, si creò una scogliera di nera roccia che si innalzava a perdita d'occhio, fin quasi a divenire un tutt'uno col cielo.

Il silenzio più totale incombeva su quel luogo di pace apparente, anche se i resti di antichi scheletri potevano scorgersi tra i cristalli di sabbia, a memoria di vecchie battaglie e sanguinosi esiti.

Mentre tutti si guardavano attorno per studiare quel luogo così fuori dal tempo, Brianna riprese le forme di Fenrir e, dal mare piatto e calmo, una figura d'uomo emerse lentamente, accompagnata dallo sciabordio leggero delle acque.

Di nero vestito e a piedi nudi, Jörmungandr portava su una spalla una lunga treccia di corvini e lisci capelli che terminava ben oltre la vita sottile, sottolineata da un’alta cintura dorata.

Dopo essersi fermato a pochi passi dal gruppo, li scrutò tutti con i profondi occhi blu mare prima di dire con voce roca e profonda, melodiosa come il suono sussurrato di un flauto: "Ben trovato, fratello. Perché non hai lasciato che fosse Brianna, a parlare? La fanciulla mi aggrada, lo sai."

"Se vuoi, la faccio tornare" replicò Fenrir, levando un sopracciglio corvino con evidente sorpresa.

Jor scrollò una spalla con noncuranza, mormorando con la sua voce ammaliante: "Fa sempre piacere vedere una bella donna, rispetto al tuo viso rozzo e sgraziato. Ancora non mi capacito che Avya ti abbia voluto come suo amante."

Fenrir se ne uscì con un'esclamazione indefinibile, ma non replicò. Capire cosa passasse per la testa del fratello non era mai stato semplice, e la solitudine non aveva certo aiutato a migliorare il carattere da sempre ambiguo di Jörmungandr.

Di vero, però, c’era una cosa; la bellezza del fratello sembrava davvero ultraterrena e, almeno a giudicare dagli sguardi sbigottiti di tutti, nessuno si sarebbe mai aspettato tanto fascino ed eleganza nel Serpente di Midghardr.

Jor, comunque, stava già pensando ad altro e, muovendosi morbido e flessuoso come un serpente, giunse in un lampo dinanzi a Odino, che ebbe la buona creanza di starsene fermo dov'era. 

Dopotutto era stato lui, millenni addietro, a confinarlo in quelle acque al di fuori del tempo e dello spazio, perciò era tutto sommato giusto che Jor si prendesse qualche libertà, con Occhiosolo.

"Devo dire che ti sei fatto proprio un bel giovane" celiò nervoso il dio, guardandolo con l'unico occhio mentre Jörmungandr giocava con il suo angolo cieco con movenze degne di una étoile.

"Oh, te ne sono grato, Padre Tutto. Convieni con me che, nonostante le parole delle Norne, non sono venuto su male?" ironizzò il dio-serpente, sogghignando ferale.

"Aaah, beh... come dissi a tuo fratello, le persone sbagliano, a volte. Persino io" tentennò Odino, non sapendo esattamente come agire.

Jörmungandr si bloccò a metà di uno dei suoi agili passi e, fissandolo aspramente coi suoi occhi - di colpo divenuti quelli di un serpente - replicò secco: "Bere alla sorgente di Mimir e perdere un occhio, quindi, non ti ha reso tanto più saggio di uno qualsiasi di noi, mi pare."

"Fratello... ne avevamo già parlato" intervenne a quel punto Fenrir, già subodorando guai.

L'eccessiva solitudine di Jor lo aveva portato a essere una persona amara e assai lunatica e, posto di fronte a colui che lo aveva bandito in un luogo così distante da qualsiasi altra forma di vita senziente, non poteva certo apparire felice e spensierato.

Evitare una rissa tra dèi, però, era preferibile, perciò Fenrir si mosse per bloccarlo sul nascere quando Sköll, presa la parola, disse: "Senti, zio... papà non ci ha presentati, vista la sua solita ritrosia all’uso delle forme di cortesia più elementari, ma noi siamo i tuoi nipoti."

Jor si volse quindi verso Sköll e, immediatamente, i suoi occhi tornarono quelli di un uomo, riportando in quello sguardo la sanità mentale che, per un momento, aveva vacillato.

Scrutando il giovane dallo sguardo leggermente spavaldo e i capelli color ruggine, il dio-serpente allora si avvicinò, sollevò una mano del color della giada più pura1 per carezzargli il viso e, annuendo, disse: "Sììì, sento il sangue di mio fratello, in te. Dunque, sei tu il più giovane dei figli di Fenrir e Avya."

"Beh... di due minuti" brontolò Sköll, scrutando male Hati, che sorrise affabile in risposta.

"Tu cosa ne pensi, nipote mio? Dovrei punire costui per la mia prigionia, o dovrei dirigere altrove la mia vendetta?" domandò allora il dio-serpente, lanciando un'occhiata raggelante a Odino che, ancora una volta, ebbe la decenza di tacere.

"Ah, beh, io non sono un campione di diplomazia, zio. Quello calmo è Hati però, secondo me, avere un dio come Odino che ti è debitore di un favore, potrebbe essere divertente, non ti pare?" buttò lì Sköll, guadagnandosi un'occhiataccia dal dio orbo.

Sollevando entrambe le sopracciglia con espressione interessata, Jörmungandr si trasfigurò in volto, divenendo bellezza pura, crudele e selvaggia, ammaliatrice e suadente come un serpente che danza ingannatore prima di attaccare.

"Mio caro nipote, tu sì che hai trasfigurato la mia intera giornata!" esclamò Jor, lanciando poi un'occhiata a Fenrir. "Tuo figlio è davvero astuto."

"Ne sono moderatamente fiero" assentì Fenrir con un ghigno.

"E sia! Vi condurrò attraverso i fiumi di ghiaccio sino alla Sorgente di Vita, dove Yggdrasil accoglie i ghiacciai di Jötunheimr e la lava dei vulcani di Muspellheimr. Lì, parlerete con le Norne..." asserì Jor prima di sorridere mellifluo a Mattias, aggiungendo furbo: "... o a due di loro, per lo meno, poiché la terza già cammina tra noi. Scusa se ho impiegato tanto a scorgerti, Rygr Urd, ma sai mimetizzarti bene."

"Si cerca di sorprendere sempre, mio vecchio amico" mormorò Urd, attraverso la bocca di Mattias.

Jörmungandr allora sorrise brevemente, si lasciò avvolgere dalle acque placide dello strano mare dove si trovava da un'eternità e Fenrir, nell'accostarsi a Odino, domandò: "Perché non è giunto in Helheimr con gli altri dèi, quando avete perso corporeità?"

"Per lo stesso motivo per cui mi costrinsi a confinarlo qui all'inizio dei tempi. Sarebbe diventato maestoso, fin troppo, per qualsiasi mondo, anche quello dei morti. Queste acque sono speciali, perché gli hanno permesso di vivere a prescindere del tempo passato e della mancanza di fede degli umani" gli spiegò ombroso Odino, osservando la stupefacente mutazione del giovane Jor.

"Ma è rimasto solo" sottolineò Fenrir.

"Sì. Soltanto ora mi rendo conto di cosa possa aver significato per lui, sopravvivere a te, a sua madre, ai suoi nipoti... a tutti coloro che avrebbero potuto costituire la sua famiglia" sospirò Odino, scuotendo il capo. “Sono stati commessi fin troppi errori, all’epoca, ma posso risolvere solo quelli di oggi, non quelli di ieri.”

L'enorme testa del bianco rettile che ora era divenuto Jörmungandr si volse a mezzo e, rivolgendo uno sguardo imperscrutabile a Occhiosolo, replicò: "Il tempo della contrizione non è questo, Dio Orbo. Ora, dobbiamo fermare i folli che desiderano aprire le porte di Ragnarök quando ancora non è il momento. Poiché tu e mio fratello vi siete riappacificati, i tempi sono ben lungi dall’essere maturi, per cui…"

Mattias si schiarì la voce e, lasciando parlare Urd, disse: “Ti prego, Jörmungandr… sarebbero cose da tenere per noi.”

Il serpente sgranò leggermente gli occhi, si esibì in una risatina e replicò: “Dimentico la cortesia, Rygr. Ma è così raro parlare con qualcuno che non siate voi Norne!”

“Lo comprendo, lo comprendo…” ammise Urd tramite la bocca di Mattias.

Ciò detto, indicò a Fenrir di salire così, uno dopo l’altro, i membri di quella stranamente assortita combriccolare montò a cavallo del gigantesco rettile, che poteva contare un’ampiezza di non meno di dieci metri e una lunghezza indefinita.

Il serpente di Midghardr, nell'iniziare il suo viaggio verso le vette traslucide che si potevano scorgere in lontananza, disse con tono leggermente sibilante: "Un suggerimento per le personalità non divine. Non arrischiatevi a toccare il ghiaccio su cui io scivolerò, poiché esso è più freddo di qualsiasi cosa abbiate mai provato, e potrebbe uccidervi al solo sfiorarlo."

Ilya si affrettò a sedersi sul dorso color perla, gli occhi vitrei per il terrore e Jor, con maggiore tatto, aggiunge: "Non avete di che temere, se rimarrete seduti sul mio dorso. Le mie squame vi tratterranno egregiamente, nonostante la mia andatura ondulatoria."

Snorri, in ogni caso, si sedette accanto alla sua regina per darle coraggio e Sthiggar, nell'aiutare Ragnhild e Mattias a fare lo stesso, si accomodò accanto a loro, mentre il resto del gruppo decise dove sistemarsi per affrontare quello strano viaggio.

"Come stai, Mattias? Nessun timore?" domandò Sthigg, sorridendo al ragazzino.

"Oh, no! E' tutto molto eccitante" esclamò lui, lanciando poi un'occhiata a Ragnhild, che invece stava fissando l'orizzonte con occhi tristi ma decisi.

Presa tra le sue una mano della sorella, quindi le domandò: "Sei pronta?"

Lei sobbalzò a quella domanda, lanciandogli uno sguardo ricolmo di domande e sì, di una paura così primordiale da spingere il fratellino ad accentuare la stretta sulle sue dita fredde e tremanti.

"Non lo so" mormorò infine lei, abbracciandolo stretto e tentando di trattenere, al tempo stesso, le lacrime che le stavano ferendo gli occhi.

"Sono sicuro che riuscirai" replicò lui con una strana solennità nella voce.

Sthiggar si alzò per lasciarli soli, comprendendo quanto i due fratelli avessero bisogno di parlare e, nel dirigersi verso Thrym e Flyka, si accomodò loro accanto per chiedere notizie in merito alle ferite del compagno.

"Tutto okay? La tua ferita come sta, Thrym? Si è più riaperta?" chiese infine Sthigg.

L'uomo si tastò la spalla dolorante - e che Sthiggar aveva curato con la Fiamma Viva - e, nello scuotere il capo, replicò: "La tua cauterizzazione ha retto e, anche se fa un male dell'inferno, sto bene."

"Flyka?" domandò allora Sthiggar.

"Nessun problema. Ma sono un po' preoccupata per la tua amica. Non credo reggerà il colpo, una volta che te ne sarai andato" mormorò la muspell, lanciando un'occhiata turbata all'indirizzo di Ragnhild.

Ragnhild sembrava impegnata in una profonda conversazione con il fratello e Mattias, sempre tenendole le mani, stava annuendo al suo dire con fare molto serio. Pareva quasi di vedere un padre confortare la figlia, e non una sorella maggiore alle prese col fratellino.

Sthiggar allora sorrise tranquillo e replicò: "Tornerò da lei. Farò come Gunther e lascerò che la mia aura si spenga, così potrò stare al suo fianco."

"E lei lo sa? Te lo permetterà?" ribatté scettica Flyka.

Sthiggar non disse nulla in merito e Thrym, nel dargli una pacca sul braccio, ghignò ironico e disse: "Stai attento a quel che fai, ragazzo, perché le donne non apprezzano sempre i nostri sacrifici. Ti converrà parlargliene seriamente, o potresti trovarti in guai più grossi di questo."

"Ne dubito" esalò scettico Sthiggar.

"Vuoi davvero metterti contro una donna delusa dalle scelte dell'uomo che ama? Auguri" ironizzò allora Thrym.

Sthigg si accigliò, a quelle parole e, nell'accomiatarsi, raggiunse Hildur, che si trovava nel punto più lontano di tutti, in direzione della coda del serpente, e con lo sguardo rivolto alla spiaggia che avevano lasciato.

Lui le sfiorò una spalla per rendere nota la sua presenza, dopodiché le sorrise a mezzo e domandò: "Temi possano attaccarci?"

"Ricordi i resti delle carcasse che si trovavano sulla spiaggia? Erano di qualcosa. E, visto che noi ci troviamo sul dorso di Jörmungandr, lui non sarebbe in grado di proteggerci, in caso di attacco. Stando così le cose, mi tengo pronta qualora un qualsiasi mostro marino decidesse di venire a banchettare con noi" sottolineò lei, scrutando il mare placido con occhio attento.

Sthiggar assentì grave, non avendo per nulla tenuto in conto quel particolare. Ancora una volta, la preoccupazione per Ragnhild aveva avuto la meglio su di lui e, con un sospiro, fu costretto ad ammettere: "Ho il sentore di non essere di molto aiuto, ora come ora. Sono piuttosto... distratto."

"Oh, l'ho notato!" chiosò Hildur con un sorriso indulgente. "Mi stupisce ancora che tu possa esserti innamorato con così tanta facilità ma, a quanto pare, quella ragazza riesce a far risuonare le corde giuste dentro di te."

"Non so se si possa parlare d'amore, cugina, ma..." mormorò lui, grattandosi nervosamente la nuca. "... vedi, ci conosciamo da poco e, in tutta onestà, non so se il tempo passato qui sia bastato a ..."

Hildur lo interruppe con una carezza sul torace e, sorridendogli, replicò: "Non si tratta mai di quanto, ma di come. E il tempo che tu hai passato su Midghardr devi averlo speso bene, perché quello che ho visto nei tuoi occhi quando ho minacciato la tua Ragnhild, mi ha detto molte cose."

Lui la fissò spaventato, forse realmente terrorizzato per la prima volta in vita sua e Hildur, nell'abbracciarlo con gentilezza, aggiunse: "Lo so, fa una paura del diavolo ritrovarsi a camminare su questa sottile lastra di ghiaccio in particolare, perché potrebbe spezzarsi da un momento all'altro senza lasciarti possibilità di scampo."

"Farà male, quando... quando ci divideremo" mormorò lui.

La sua non fu una domanda, ma un'affermazione, sintomo di un dolore che il giovane muspell già stava provando e la cugina, nel dargli un colpetto sulla spalla, asserì: "Vedi? E' il come, non il quanto."

Preso un gran respiro, Sthiggar si raddrizzò fiero, scrutò l'orizzonte e la spiaggia che velocemente stava scomparendo alla loro vista e, lapidario, dichiarò: "Salverò il re e, in premio, chiederò che mi chiuda i centri del potere."

"Piuttosto ti ucciderà, ma puoi sempre tentare" ironizzò tristemente Hildur, vedendolo accigliarsi di fronte a una tale risposta.

"Perché mai dovrebbe farlo?!" esalò Sthiggar, sconcertato.

"Perché sei una Fiamma Viva, Sthigg. Non puoi bloccare i centri di potere come un qualsiasi muspell. Tu sei fuoco, non lo sprigioni soltanto" sottolineò spiacente lei, addolorata dalla reazione che, quelle parole, sprigionarono nel cugino.

Il suo volto andò metaforicamente in frantumi e le gambe tremarono sotto il peso terribile di quella condanna, portandolo a piegarsi in avanti per poggiare le mani sulle cosce e sorreggersi alla bell'e meglio.

"Dunque, non c'è... non c'è speranza, per me" mormorò roco il giovane.

"Un modo lo troveremo, figliolo."

A sorpresa, le mani di Snorri si posarono sulle spalle incurvate del figlio e Sthigg, raddrizzandosi di colpo, esalò: "Padre!"

Sorridendogli orgoglioso, Snorri gli carezzò il viso punteggiato di barba e, nei suoi occhi, corsero i ricordi del figlio appena nato, della sua adolescenza tormentata e infine della sua maturità più consapevole.

Amava il figlio in un modo così totalitario e pieno da non aver mai avuto cuore di punirlo o rabberciarlo, anche quando tutto aveva congiurato perché lui lo facesse. Si era sempre trincerato dietro al suo amore per Sthiggar e alla consapevolezza che, tutte quelle dimostrazioni di disagio, venissero dalla morte di Seryaffhin.

La moglie li aveva abbandonati troppo presto, consumata da un dolore sordo e senza fine che, poco alla volta, aveva prosciugato la sua aura fino a spegnerla del tutto.

I dottori non erano stati in grado di comprendere perché la consunzione si fosse palesata in lei, ma Snorri aveva sempre avuto il sentore che, la sua eccessiva mansuetudine, l'avesse portata a pentirsi di averlo sposato.

La consapevolezza di aver fallito come marito si era aggravata quando, nel corso degli anni, il comportamento di Sthiggar era andato peggiorando, palesando così anche la sua incompetenza di padre.

Il suo caro figliolo, però, non era mai venuto meno al legame che da sempre li aveva visti uniti e, pur nella sua inadeguatezza, non aveva mai smesso di amare Sthiggar né il figlio di amare lui.

Vederlo perciò così distrutto, così privo di difese nonostante la sua possanza e il suo potere, lo aveva fatto muovere istintivamente e, dopo aver chiesto congedo alla regina, si era avvicinato al figlio per dargli quantomeno conforto morale.

"A questo punto, non so quale altra possibilità vi sia, per noi due, se Hildur ha ragione" mormorò il giovane muspell reclinando sconfortato il capo.

"Se servirà, chiederò alle Norne di accettare la mia vita in dono, per permettere a Ragnhild di stare al tuo fianco" disse con disarmante sincerità Snorri, sorridendogli tranquillo.

Sthiggar, però, non prese per niente bene quell'offerta giunta con fin troppa serenità e, incupendosi per diretta conseguenza - mentre Hildur soffocava un'imprecazione per la sorpresa - replicò caustico: "Cosa ti fa pensare, padre, che accetterei mai una simile offerta? O che la stessa Ragnhild la accetterebbe?"

"Figliolo, io ho vissuto millenni interi e, per mio figlio, posso benissimo offrirmi per un simile scambio. Te lo meriti e, se è l'unica azione valida che posso fare per te, ben volentieri la farò" ribatté sereno Snorri.

Il volto di Sthiggar si fece ancor più cupo, quasi un temporale si fosse addensato attorno a lui e, nell'afferrare le spalle del padre con una presa ferrea che lo squassò, ringhiò furioso: "Non ho mai voluto che tu morissi ma, se sei tanto ansioso di riunirti a tua moglie nel regno dei morti, così sia. Io non ti fermerò. Ma non usare Ragnhild o me come scusa per mollare."

Ciò detto, si allontanò piccato e pieno di un furore quasi incontenibile, lasciando uno sconcertato Snorri in compagnia di Hildur che, dopo aver dato una carezza sulla spalla allo zio, chiosò: "Non dovevi dirlo, zio. Proprio no."

"Ma potrebbe essere l'unica possibilità, per loro due, di stare insieme!" replicò addolorato Snorri, fissando la donna in cerca di aiuto. "Non sono forte come lui, né saprei mai brandire un'arma per proteggerlo, perciò l'unica cosa che posso offrirgli è la mia vita."

"O il tuo amore" replicò Hildur. "Sthiggar ti ama, zio, e da te ha sempre e solo voluto amore, non compassione o indulgenza. Tu hai sempre compatito il povero bambino senza la sua mamma, senza però renderti conto che c'era altro da fare, oltre a consolarlo e far finta che lui non avesse difetti."

"Non avevo cuore di punirlo... anche se sapevo bene che avrei dovuto, in alcuni casi" sospirò l'uomo, lanciando uno sguardo in direzione del figlio che, in quel momento, era appollaiato sul capo gigantesco di Jörmungandr, apparentemente intento a parlare con il dio-serpente.

"Per questo re Surtr si è sempre sostituito a te, in questo compito" sorrise appena Hildur. "Ma Sthigg voleva le tue punizioni i tuoi rimbrotti, perché solo il tuo sguardo contrito e i tuoi abbracci pieni di compassione non gli bastavano. Offrire te stesso, ora, è stato quasi uno schiaffo, per lui, perché perderti a causa sua sarebbe l'ennesimo scorno del destino, non un dono per il suo futuro."

Snorri reclinò colpevole il capo, annuendo e Hildur, nell'accentuare il proprio sorriso, aggiunse: "Lascialo sbollire, dopodiché affrontalo nuovamente, ma non con sacrifici estremi come ultima risorsa. Nessuno ti vuole morto, zio, men che meno lui."

 

 

N.d.A.: conosciamo finalmente Jor, l'ultimo dei fratelli di Fenrir e anche il più misterioso. Ovviamente, essendo stato isolato per millenni in una zona spazio-temporale a sè stante, dimostra di avere un certo caratterino... ma credo sia normale. Vi pare? Ben presto, scopriremo cosa potrà fare Urd - e forse anche lo stesso Mattias - per perorare la causa dei nostri eroi ma, soprattutto, faremo finalmente la conoscenza con le altre due Norne. E non solo con loro.

 

1 ‘…una mano del colore della giada più pura’: Parlo della giada bianca, la più rara e preziosa.


 

  
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