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Autore: Mary P_Stark    18/08/2022    1 recensioni
Muspellheimr - Regno di Surtr
Il giovane Gigante di Fuoco Sthiggar, discendente della dea Sòl e figlio del Sommo Sacerdote Snorri, non conosce né paura né tanto meno vergogna e, a causa di ciò, finirà dapprima per essere punito dal re, e in seguito confinato sullo sperduto Regno di Manaheimr (Terra), nell'ancor più sperduto paesino di Lulea, in Svezia. Questo confino - agli occhi di Sthiggar più che ingiusto - porterà a sconvolgenti verità e alla scoperta di un destino a cui non sapeva di essere designato fin dalla sua nascita. L'aiuto della berserkr Ragnhild sarà vitale per comprendere meglio se stesso e il ruolo che gli compete nella complessa rete del Fato che si è stretta attorno a lui, ma saranno antiche divinità e nuovi nemici a mettere definitivamente alla prova il guerriero muspell. (per una totale comprensione, si devono leggere prima le altre storie legate a questa raccolta)
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Cap. 21

 

 

 

 

Dal padre, davvero non si sarebbe mai aspettato un simile discorso! Come poteva anche solo immaginare che il suo sacrificio estremo avrebbe potuto renderlo felice?!

Inoltre, neppure Ragnhild avrebbe accettato uno scambio simile. Era da folli il solo pensarlo.

"Non avercela troppo con tuo padre, Giovane Fiamma" chiosò Jörmungandr con la sua strana voce nasale.

La bocca di un serpente non era fatta per parlare, perciò i suoni che ne uscivano erano sibilanti e attutiti, quasi ovattati ma, non di meno, suonavano affascinanti alle orecchie dei presenti.

"Non può pensare che la sua morte potrebbe rendermi felice!" sbottò Sthiggar, fissando ombroso l'orizzonte, dove ormai era visibile il ghiacciaio che conduceva alle sorgenti di Yggdrasil.

Le alte montagne di ghiaccio apparivano impervie al pari dell'ampia lingua di ghiacciaio su cui, entro breve, Jor avrebbe proceduto. In cuor suo, Sthiggar pregò che quel luogo così impervio non brulicasse di jotun. 

Non era davvero il posto adatto in cui combattere.

"Non temere, qui non abita nessuno" dichiarò il serpente per poi aggiungere: "Quanto alla tua affermazione, ci sono figli che avrebbero pagato qualsiasi cifra pur di portare alla morte i propri genitori, ricordalo."

Sollevando un sopracciglio con evidente sorpresa, Sthigg replicò dopo un attimo: "Immagino che Loki non sia stato il migliore dei padri… ma neppure tua madre era degna di fiducia?"

"Loki ci allevò perché divenissimo armi da utilizzare contro Odino e i suoi aesir ma alla fine, tolta Hel, sia io che Fenrir ci rivoltammo contro di lui. Quanto a mia madre, si rifiutò persino di riconoscerci e, per quanto lei abbia aiutato Fenrir e Avya durante la gestazione dei miei nipoti, non credo di poterla considerare una brava mamma." dichiarò ironico Jor.

"Perché lo facesti? Sì, insomma, metterti contro Loki" si informò Sthiggar, sinceramente curioso.

“Non mi interessavano i suoi piani di dominio, e detestavo l’idea che lui volesse solo usarmi come un’arma, ma non pensasse minimamente ai miei sentimenti. Inoltre, per quanto mi spiaccia ammetterlo, Odino ebbe dei buoni motivi per lasciarmi qui. Sarei diventato davvero troppo grande per qualsiasi luogo” gli spiegò Jor con un sospiro a corollario.

Sthiggar assentì silenzioso, lasciando che il serpente si prendesse il suo tempo prima di proseguire nel suo dire e, quando finalmente ciò avvenne, il muspell si spiacque ulteriormente per lui.

“Indipendentemente da quel che pensano i più su di me, io non ho mai voluto morte e distruzione" sottolineò Jor, portando il muspell a carezzare istintivamente una delle squame protudenti che si trovavano sulla fronte del rettile. "Avrei soltanto desiderato un po' più di compagnia ma, come ben immaginerai, i mostri del cosmo non sono così carini e simpatici e, dopotutto, io non volevo che loro attaccassero il mondo in cui camminavano i figli di mio fratello, per cui..."

"Per cui, divenisti il protettore di Midghardr, a dispetto di tutto" esalò Sthiggar, ripensando alle carcasse presenti sulla spiaggia.

"Da un grande male come mio padre Loki è venuto un bene per Midghardr" ironizzò suo malgrado Jor. "Per questo, non me la prenderei troppo per le parole di tuo padre. Per quanto espresso in modo errato, il suo amore per te è sconfinato e pensa a cosa potrebbe portare, se veicolato nel modo giusto!"

"Da un grande amore, quindi, potrebbe venire ancor più bene? Non si rischia, però, che nasca per contro anche un male enorme, giusto per riequilibrare le sorti dell'universo?" brontolò Sthiggar, poggiando una mano per sorreggersi quando Jor iniziò la sua risalita lungo il ghiacciaio.

Il sobbalzo iniziale passò e il dio-serpente, con un risolino, chiosò: "Tu parli di bilancia cosmica, ma né tu né io siamo in grado di sapere cosa serva per riequilibrare il Cosmo. Per questo dobbiamo prima parlare con le Norne e, solo dopo, dirigerci verso il regno di Muspell."

Lanciando uno sguardo alle sue spalle, dove Ragnhild e Mattias stavano osservando il ghiaccio stando sdraiati proni sulla schiena di Jörmungandr, Sthiggar sorrise appena e mormorò: "Varrà qualcosa il fatto che con noi abbiamo Urd?"

"Solo le Tre Sorelle possono saperlo" replicò misterioso Jor, aggiungendo subito dopo: "Perché tu lo sappia, una volta raggiunta la sorgente di Yggdrasil, dovrò discutere un po' con Nidhoggr1, il nero drago che vive nelle acque di scioglimento di questo ghiacciaio, perciò ci sarà da ballare. Avverti tu gli altri."

"Potrei scaldargli le squame, se servisse" gli propose Sthiggar.

Jor rise sommessamente e replicò: "E' un serpente abituato al ghiaccio e al fuoco. Solo io posso chiarire chi è che comanda, tra i rettili che vivono in queste lande."

Nel dirlo, le iridi perlescenti di Jor emisero uno scintillio foriero di tempesta perciò Sthiggar, nel discendere dal capo del dio-serpente, avvisò le divinità presenti prima di recarsi da Ilya - avvicinatasi nel frattempo a Mattias e Ragnhild - e dire: "Tra un po' balleremo, perciò tenetevi ben saldi alle squame."

I tre assentirono al pari di Thrym e Flyka, poco lontani da loro, perciò a Sthigg non restò altro che raggiungere nuovamente Hildur e suo padre per avvisare anche loro.

Quando finalmente si fu avvicinato a sufficienza alla sua famiglia per parlare agevolmente, spiegò la situazione a entrambi dopodiché, prima che il padre potesse aggiungere altro, disse: "Ne riparleremo a tempesta finita. Ora, per favore, raggiungi la regina e pensa a lei."

L'uomo assentì spiacente e si allontanò in tutta fretta, lasciando soli i due cugini.

Cugini che si scrutarono vicendevolmente per alcuni istanti, prima che Hildur domandasse: "Come percepisci l'aura, in questo posto?"

Sthiggar si concentrò per un attimo prima di imprecare e dire: "Ancor più caotica che su Midghardr. Troppi mondi collegati tra loro, troppo ghiaccio a creare interferenza e..."

Di colpo, nella mente di Sthiggar si aprì un varco e, mentre le braccia di Ragnhild lo avvolgevano da dietro, facendolo sobbalzare, Hildur sorrise divertita alla giovane e celiò: "Il passo del cagnolino ti viene bene, berserkr, e il nostro Sthiggar era troppo impegnato a imprecare per accorgersi del tuo arrivo."

"Avevo il terrore di cadere, lo ammetto" mormorò lei, poggiando la guancia contro la schiena di Sthiggar per poi aggiungere: "Come va, ora?"

"Dannatamente meglio" replicò lui, volgendosi a mezzo per trascinarla davanti a sé e guardarla sconcertato. "Come hai capito che stavo tentando di aprire i centri dell'aura?"

"Succede da quando abbiamo..." tentennò Ragnhild, guardando poi di straforo Hildur, che si limitò a scrollare indifferente le spalle. "... beh, insomma, da quando ti ho tastato l'addome perché sentivo provenire calore dal tuo corpo."

Sollevando incuriosita le sopracciglia, Hildur allora le domandò: "Quindi, percepisci il suo stato di bisogno anche a distanza?"

"Non so se lo chiamerei bisogno. Ho come l'impressione di percepire una fiamma che si attizza, ma nel modo sbagliato, e io so come correggerla" cercò di spiegarsi Ragnhild, aggrottando la fronte. "Scusate, non so bene come esprimere ciò che sento."

"Credimi, nessuno di noi sa un'accidente di cosa succeda a una Fiamma Viva con il proprio catalizzatore" ammise con candore Hildur. "Neppure so chi sia quello del re. So soltanto che non è la regina."

"Ma... anche su Muspellheimr servirebbe un catalizzatore?" domandò sorpresa Ragnhild, sempre rimanendo ancorata al corpo di Sthiggar.

"Solo all'inizio, per permettere alla Fiamma Viva di trovare il Centro di Fuoco del pianeta" le spiegò Hildur. "Le Fiamme Vive, però, sono così rare che non esiste una letteratura in tal senso, e quindi conosco solo voci riportate e poco più."

Preferendo non pensare alle implicazioni legate a quel particolare - visto che lei non poteva mettere piede su Muspellheimr, Sthiggar non sarebbe stato in grado di usare con competenza la sua Fiamma - Ragnhild a quel punto domandò al muspell: "Tolto questo... perché stavi tentando di richiamare l'aura, visto che siamo circondati dal ghiaccio?"

"Perché volevo scoprire se potevo essere d'aiuto a Jörmungandr, visto che si dovrà scontrare contro un drago" le spiegò Sthiggar.

"Quindi, temi che il dio-serpente… questo dio-serpente…” gorgogliò lei, indicando la creatura sotto i loro piedi con espressione costernata. “…non sia abbastanza forte?"

"Tutt'altro. Ma è sempre meglio pensare a un piano B, quando si va in battaglia" ammise il giovane, dandole un bacetto sulla fronte. "Tu e Mattias siete al sicuro, non temere."

Hildur a quel punto sorrise sorniona e, nell'allontanarsi dalla coppia, chiosò: "Oooh, è sicuramente come, non quanto."

Ragnhild fissò con aria dubbiosa Sthiggar ma quest’ultimo non replicò alle parole della cugina, limitandosi a dire: “Vediamo di capire come raccapezzarci in questa confusione di reti di potere… di mia cugina e della sua ironia spicciola, mi occuperò più tardi.”

“Come vuoi” acconsentì la giovane, portandosi dinanzi a lui per poi prendere tra le proprie le mani di Sthiggar.

Chiusi gli occhi, la giovane avvertì il tocco della fronte di Sthiggar contro la propria e, subito dopo, il lieve borbottio della sua voce. Sembrava quasi stesse cantando una litania nella sua lingua, dato che non comprendeva una sola parola di quanto stava dicendo.

I suoni da lui emessi, però, la rilassarono al punto tale da farla crollare tra le sue braccia in uno stato di trance e, soltanto dopo un tempo indefinito, riprese conoscenza. Quando lo fece, però, non vide più il solito Sthiggar ma il guerriero che aveva intravisto nel suo sogno.

Neppure quando aveva risvegliato la Fiamma sulla Terra gli era apparso così sfolgorante e, nel ritrovarsi circondata dal fuoco gentile che lui già le aveva mostrato, stavolta non ne ebbe paura.

Sorridendole, lui la baciò con delicatezza sulle labbra e, in un sussurro, mormorò: “Grazie a te posso sentire Madre.”

“Questa è la Sua energia?” esalò a quel punto la giovane, strabiliata.

Lui assentì, eccitato e sorpreso non meno di lei e, nel tenerla per mano, tornò verso la testa di Jörmungandr, attirando l’inevitabile attenzione di tutto il loro strano ed eterogeneo gruppo.

Se, per il Hildur, la sua vista fu quasi del tutto naturale – avendo già avuto modo di vedere re Surtr sul campo di battaglia nelle vesti di Fiamma Viva – persino per Ilya e Snorri un simile fulgore incandescente risultò strabiliante.

Quanto alle divinità presenti, si dimostrarono parimenti meravigliate e anche Jor fischiò ammirato, chiosando con tono divertito: “Beh, alla tua vista, Nidhoggr potrebbe anche non alzare tanto la cresta, dopotutto.”

Solo Mattias non disse nulla, limitandosi a raggiungere Sthiggar per poi dire: “Era tempo che qualcuno attingesse alla più pura fonte di potere.”

Ciò detto, strinse la mano libera del muspell e, sotto gli occhi stupiti di tutti, il ragazzino che era stato Mattias venne sostituito da Urd, che prese le forme di una donna dai capelli bianchi come neve e lunghi e pesanti abiti color della notte.

Braccia e braccia di tessuto in broccato di velluto si strinsero attorno alla donna dall’età indefinita che rappresentava la figura divina di Urd che, finalmente libera dal suo involucro umano, poté mostrarsi al mondo dopo millenni.

Ragnhild più di tutti rimase sgomenta da quella trasformazione improvvisa ma, prima di poter cedere allo sconforto, Urd la confortò con un sorriso e una carezza, dicendo con tono sereno: “Non temere, bambina. Grazie al potere di Yggdrasil, che tanto gentilmente hai permesso a Sthiggar di attingere, ho potuto riappropriarmi delle mie sembianze primigenie senza fare del male a Mattias.”

Assentendo muta, la giovane la guardò comunque piena di un profondo turbamento, ma la dea ancora la confortò.

“Era giusto che io mi presentassi alle mie sorelle in queste vesti, così come era giusto che anche Sthiggar mostrasse ciò di cui era capace… e anche tu.

Quelle ultime parole lasciarono la platea senza parole e la dea, sorridendo misteriosa, aggiunse: “Non posso spiegare ogni cosa proprio ora. L’equilibrio ha i suoi tempi, come qualsiasi altro evento del Cosmo.”

“Non sei una che fa spoiler, insomma” borbottò contrariato Sköll, guadagnandosi più di un’occhiata irritata.

Urd, però, la prese sul ridere e assentì, ammettendo: “No. Li ho sempre detestati. Scusami, caro.”

Ciò detto, lanciò un’occhiata a Sthiggar e Ragnhild, dopodiché li incitò a seguirli per raggiungere il capo di Jörmungandr, che si piegò in avanti per permettere loro di sistemarsi più agevolmente.

Il chiarore che adornava i tre divenne sempre più brillante, le fiamme più alte e scarlatte e persino le divinità presenti non ebbero la volontà di dire nulla, al cospetto di un simile potere.

Solo dopo molto tempo, Odino poggiò le mani sui fianchi e, fissando le tre figure coronate di fiamma che si ergevano sul capo del serpente, chiosò pensieroso: “In questo frastuono il cielo si fenderà e avanzeranno allora i figli di Muspell. Surtr cavalcherà per primo, con un fuoco ardente davanti e dietro di lui; la sua spada è formidabile, da essa emana un chiarore più brillante del sole. Quando cavalcheranno su Bifröst, essi lo demoliranno, com’era stato detto in precedenza. Le schiere di Muspell avanzeranno fino al campo chiamato Vigrond, ove arriveranno anche il lupo Fenrir e Jörmungandr2.”

“Ti dai alle citazioni, Occhiosolo?” mormorò Fenrir, ancora in aperta ammirazione di quella spettacolare dimostrazione di potere.

“Da chi pensi abbia preso ispirazione, l’autore di questo libro, citando ciò che avverrà durante Ragnarök? Da quella signora lassù, che ora è più brillante di una stella proprio grazie a uno dei soldati di Surtr e che, molto probabilmente, sarà la sua spada fiammeggiante” mormorò pieno di meraviglia Odino, ormai certo di aver compreso il reale significato di quel particolare brano dell’Edda in Prosa.

Hildur lo fissò sinceramente confusa e, dopo alcuni istanti di comprensibile dubbio, portò lo sguardo su Snorri che, però, non si permise di aprire bocca in merito, apparentemente preso da tutt’altro genere di pensieri.

Era mai possibile che, in realtà, Odino avesse visto giusto e la tanto glorificata spada fiammeggiante di cui si parlava da millenni, e che nessuno però aveva mai visto, non fosse una vera arma, ma piuttosto una persona?

Il tesoro nel Tempio di Sól, e di cui suo zio possedeva le chiavi, quindi, cos’era? O era un mascheramento?

Ilya cercò di frenare qualsiasi tipo di speculazione in merito e, fissando Occhiosolo con espressione divertita, celiò forzatamente: “Pensi davvero che il mio Surtr lascerebbe andare in giro per il Cosmo un’arma così potente? Suvvia, caro mio…”

Odino però le sorrise sornione e replicò: “Non metto in dubbio che Surtr sia intelligente ma, se lui è chi penso che sia, Ragnarök non è poi così lontano.”

“E’ qui che ti sbagli, Occhiosolo. L’età di un muspell dipende dall’intensità della sua fiamma e, poiché lui ora è in grado di attingere al potere stesso di Yggdrasil, Sthiggar è pressoché immortale” sorrise melliflua Ilya, ammiccando perspicace.

Questo ammutolì l’ӕsir e permise alla regina di tornare a osservare – stavolta con preoccupazione – la figura del giovane muspell che, come un’ardente stella, stava mostrando una sempre maggiore padronanza del potere della Fonte della Vita.

Ciò che aveva detto a Odino era reale, e Sthiggar aveva il potenziale per vivere in eterno, ma il punto era un altro; un simile potere era davvero alla portata di un Gigante di Fuoco, o sarebbe stata necessaria la forza degli dèi, per imbrigliarlo?

***

Non appena il ghiaccio che dava la vita a Jötunheimr prese a sciogliersi per formare l’immenso lago da cui si generava Yggdrasil, le rade nebbie che circondavano l’Albero del Mondo presero a dipanarsi, mettendo in mostra Madre nella sua essenza.

Dinanzi agli occhi sbigottiti di tutti coloro che, fino a quel momento, non erano mai stati in presenza della Madre-di-ogni-cosa, emerse in tutto il suo splendore l’enorme frassino immortale da cui ogni creatura, ogni atomo era nato.

Candida corteccia, chioma di un verde brillante e persa nell’infinità degli spazi incommensurabili di quei luoghi e, infine, enormi radici che ci inerpicavano dal lago in cui erano immerse per raggiungere ogni Mondo.

Ogni particolare di Colei-che-tutto-è, della sfolgorante Yggdrasil, meritava a pieno diritto l’uso di superlativi assoluti, tanto le dimensioni di ciò che era visibile erano incomprensibili e fuori qualsiasi scala conosciuta in ogni Regno.

Quando però Nidhoggr, il drago che viveva nel lago prossimo a Yggdrasil, decise di emergere a sorpresa dalla Fonte della Vita, ogni meraviglia e ogni soggezione vennero spazzate via per essere sostituite dall’ansia.

Un’onda pari a quella generata dalle Cascate del Niagara si levò per abbattersi contro di loro, ma la maggior parte svaporò a contatto con il calore di Sthiggar, lasciando che solo una debole nebbiolina colpisse i suoi compagni di viaggio.

Quella vista sconcertò non poco Nidhoggr che, bloccando sul nascere qualsiasi altro attacco, scrutò rabbioso prima Jörmungandr e infine Sthiggar, sibilando furente: “Come osi giungere qui con una simile arma al tuo fianco?! Hai dunque paura di me, serpente di Midghardr?!”

Jor rise per tutta risposta, replicando serafico: “Dovresti ben sapere che di te non ho mai avuto paura, Nidhoggr, infida serpe che non ha il coraggio di vivere in mare aperto per paura di doversi sporcare le mani con chi lo abita.”

Fenrir sibilò un’imprecazione, di fronte a quell’affronto bello e buono e Odino, nell’accostarsi al dio-lupo, mormorò: “Vedo che in famiglia avete tutti la lingua forcuta, eh?”

“Lui è un serpente… vorrei vedere” borbottò Fenrir, pur sapendo perfettamente cosa intendesse dire Occhiosolo.

“Anche domani, io verrò nel regno di cui detieni un’immeritata corona!” protestò per bella posta Nidhoggr, già pronto a dar battaglia.

Urd, però, levò una mano per bloccare quel nascente – e ben conosciuto – conflitto ed esclamò: “Ora basta, ragazzi. Non è tempo per queste schermaglie! Il tempo è tiranno, e a noi ne rimane ben poco.”

Il drago nero osservò cupo la Norna ma, ben sapendo di non poterla contraddire, pena il bando dalla Fonte della Vita, chinò il capo e li lasciò passare, ricevendo per diretta conseguenza un’occhiata derisoria da parte di Jor.

Urd, però, batté il piedino sulla testa del dio-serpente, mormorando: “Anche tu, però... non fare il guastafeste.”

“Le mie scuse, Rygr Urd… ma è così facile fargli perdere le staffe” sghignazzò il dio-serpente, smettendo però di cercare la rissa con Nidhoggr.

Urd a quel punto sbuffò e, nello scuotere il capo, borbottò: “Bambini. Possono avere anche migliaia di anni, ma si comportano ancora come bambini.

Sthiggar e Ragnhild sorrisero debolmente, a quel commento e Urd, nel fare spallucce, indicò a Jörmungandr dove approdare perché tutti potessero scendere.

Sempre sotto l’occhio vigile di Nidhoggr, la comitiva mise quindi piede sui verdi prati che circondavano l’immenso tronco di Yggdrasil, subito raggiunti dal piccolo e vispo Ratatosk.

Lo scoiattolo li scrutò per alcuni istanti, emise uno squittio di benvenuto nel vedere Urd dopodiché, risalendo in fretta lungo il tronco di Yggdrasil, urlò con voce trillante: “Sono giunti nemici dal confine! Ci sarà da divertirsi, adesso!”

“Ma che diavolo…” borbottò Sthiggar prima di notare il sorriso indulgente di Urd.

“Non fare caso a Ratatosk. E’ un sobillatore nato ma, nel caso specifico, essendo io una vostra compagna, gli ospiti di Yggdrasil non ci degneranno di uno sguardo” lo tranquillizzò la dea, battendogli una mano sul braccio.

“Un altro dei motivi per cui Mattias doveva venire con noi, giusto?” ipotizzò quindi Ragnhild.

“Esatto, mia cara” si limitò a dire Urd.

L’istante seguente sorrise e, dalle nebbie che circondavano l’Albero della Vita apparvero due nuove figure, l’una con fluenti capelli bruni e l’altra con vaporosi capelli biondo-rossi, entrambe abbigliate con lunghi abiti color dell’arcobaleno.

“Verdandi, Skuld… è un piacere rivedervi” esordì Urd, allungando le mani per stringere quelle delle sorelle.

“E’ dunque giunto il tempo, sorella?” replicò Verdandi, sorridendole prima di concedere uno sguardo alle persone presenti.

Imperturbabile, sorrise a tutti prima di soffermarsi su Odino e Fenrir. Le sopracciglia si levarono leggermente, a quella vista e, accentuando il proprio sorriso, la dea del Presente esalò: “E io che ti avevo dato della pazza! Sorella, davvero non avrei mai pensato a una simile congiuntura!”

“Lo so, è un evento assai curioso e anch’io rimasi meravigliata, quando mi giunse in sogno la Visione” ammise Urd. “Ciò non di meno l’evento è reale, e ha portato a queste ripercussioni.”

Nel dirlo, indicò Sthiggar con espressione imperscrutabile e Skuld, con un fischio modulato quanto ammirato, lo aggirò per scrutarlo attentamente prima di domandare: “E’ mai possibile, sorellona?”

“Lo è, poiché vi è il sole, in lui” assentì Urd. “Il riappacificamento di Odino e Fenrir ha destabilizzato gli altri Regni, portando la guerra in Muspellheimr, ma ciò non avrebbe dovuto avvenire poiché il tempo non è maturo per simili esplosioni di rabbia e furore.”

Le due divinità coinvolte si guardarono vicendevolmente con aria dubbiosa, perciò fu Verdandi a spiegare l’arcano esposto da Urd.

“La Bilancia Cosmica opera in modi misteriosi e, se un tassello viene spostato in una parte della scacchiera, da un’altra parte si otterrà un movimento speculare e contrario.”

“Una farfalla batte le ali a New York, e a Hong Kong spunta il sole invece di piovere” borbottò sconcertata Ragnhild. “E’ la Teoria del Caos.”

E dell’equilibrio” sottolineò sorridente Verdandi. “L’una non può esistere senza l’altra, in un continuo bilanciarsi e sbilanciarsi perché la vita prosegua fino al suo ultimo respiro, e da lì ricominciare in un’altra forma.”

“Tutto ciò come può spiegare l’attacco a mio marito e al mio mondo, però?” domandò Ilya con aria aggrottata.

“Due nemici sono divenuti amici, e due amici si sono dichiarati guerra” disse allora Skuld con semplicità.

“Lafhey? Ma Lafhey e mio marito non sono mai stati…” iniziò col dire la regina prima di venire interrotta dalla Dea del Futuro.

Skuld sorrise misteriosa e replicò: “Non ho mai detto che fosse Lafhey, l’amico di Surtr.”

Ilya impallidì visibilmente, a quell’accenno e Sthiggar, nel prendere la parola, disse: “Permetteteci di oltrepassare i confini della Fonte della Vita per poter raggiungere Muspellheimr. Permettetemi di difendere il mio re.”

“Non puoi” dissero all’unisono le tre sorelle, sgomentando i presenti.

Ragnhild, a quel punto, strinse con maggiore forza la mano di Sthiggar - che ancora tratteneva nella propria - ed esclamò: “Ma…Urd! Perché ora ti metti contro di noi? Ci hai portati fino a qui solo per disilluderci all’ultimo momento?!”

“Bambina… mi credi davvero crudele, se pensi che io abbia agito in questo modo, ma in realtà sei tu che impedisci a Sthiggar di oltrepassare la Fonte” replicò con gentilezza infinita Urd.

La giovane sbarrò gli occhi per lo sgomento, a quelle parole e, subito, lasciò andare la mano di Sthiggar, esclamando: “Ecco! Ora può passare, no?”

“Pensano sempre che sia tutto facile” sorrise Skuld, prendendo quindi sottobraccio una sgomenta Ragnhild per condurla nei pressi della Fonte della Vita. “Ora guarda, bambina, e comprendi finalmente perché Sthiggar non può passare oltre.”

Lei assentì turbata, non sapendo bene cosa aspettarsi quando improvvisamente, sulla superficie liscia della Fonte della Vita, apparvero le immagini di Sthiggar al loro primo incontro, quando il suo turbamento aveva attirato l’attenzione di Mattias.

Man mano che la giovane osservava, il tempo proseguì, mostrandole ciò che lei non era stata in grado di vedere. Sthiggar che si impegnava per terminare prima il suo lavoro e raggiungerla all’università, lui che tentava di studiare in solitudine per poi preparare mille e più domande che, in seguito, non le avrebbe mai chiesto perché impegnato ad ascoltare lei.

Ancora, Sthiggar mentre le carezzava i capelli nel sonno, osservando il sorriso sereno che le tendeva le labbra, o anche Sthiggar che la cercava con lo sguardo quando lei era impegnata in altro.

Di colpo, però, lo scenario mutò e, come nel più orribile degli incubi, vide i suoi cugini nei pressi dell’abitazione dei genitori mentre, spalla contro spalla, impedivano agli uomini del loro capoclan di procedere con le ricerche di Mattias.

Sgomenta, strinse il braccio di Skuld quando Boris venne ferito per impedire a uno dei berserkir di oltrepassare lo sbarramento e, nel mordersi il labbro inferiore, mormorò: “Come… c-come può, questo, impedirgli di passare?”

“Pensi davvero che Sthiggar non immagini ciò che sta avvenendo a casa tua, a causa sua?” le fece allora notare Skuld con un candore disarmante.

Ragnhild lanciò un’occhiata a Sthiggar, ancora fermo al fianco di Urd e brillante come una stella nel suo alone di fiamma scarlatta, quindi mormorò con tono lapidario: “E’ stata una loro decisione, e Sthiggar non deve portarne il peso. Lasciali andare.”

Il solo dire quelle due ultime parole la portò a tremare e Skuld, con maggiore comprensione, mormorò dolcemente: “Un cuore che ama non può lasciar andare con così tanta leggerezza. Lui sa di aver causato danni enormi all’equilibrio del tuo clan e se ne sente responsabile. Inoltre, l’abbandonare te è quasi impossibile poiché, dentro di lui, il legame tra voi è già troppo forte per essere spezzato.”

Ragnhild crollò in ginocchio, di fronte a quelle parole e, subito, Sthiggar fece per muoversi e raggiungerla, ma Urd lo bloccò sul nascere quindi, perentoria, dichiarò: “Non puoi aiutarla ora, ragazzo. La scelta spetta a lei, e solo lei può prenderla.”

“Perché non posso essere il suo Campione anche adesso?” protestò Sthiggar, accigliandosi.

“Non è il tempo dei Campioni, mio giovane amico, ma delle decisioni e, poiché tu non hai scelta, solo lei può compierla per entrambi” sospirò Urd nello scuotere il capo.

“Perché… non ho scelta?” tentennò Sthiggar, lanciando un’occhiata addolorata all’indirizzo di Ragnhild.

“Sei una Fiamma Viva con sangue divino, bambino mio, e il tuo posto può essere uno e uno solo. Muspellheimr. Tua non è quindi la scelta” dichiarò Urd. “Non ti è concesso seguire il tuo cuore, ma solo il tuo dovere.”

“Come… come nonna” mormorò sgomento Sthiggar.

“Esattamente. Solo Ragnhild, quindi, può decidere per se stessa e per te” dichiarò a quel punto Verdandi, avvicinandosi a sua volta alla giovane berserkr per poi aggiungere: “Dinanzi a te si aprono due strade, fanciulla. La prima, è seguire il tuo sangue e tornare con tuo fratello a Luleå, dove fermerai la lotta fratricida che ora si sta combattendo e prenderai sulle tue spalle la guida del Clan al posto di tuo padre. L’altra, è abbandonare tuo fratello in favore di Sthiggar e lasciare per sempre il Regno di Midghardr.”

La fiamma del muspell divampò, a quelle parole e, irato, Sthiggar esclamò: “Non potete chiederle questo! Lei ama Mattias!”

“La Bilancia Cosmica non fa sconti, guerriero… neppure per un cuore generoso come il tuo” replicò Urd, sfiorandogli una spalla con la mano.

“Per quanto tutto questo sia romantico e strappalacrime, come potete pretendere che una terrestre possa seguire un muspell nel Regno del Fuoco?” intervenne a quel punto Odino, ombroso in viso. “State per caso giocando con il cuore di queste creature, facendo credere loro l’impensabile?! Ella morrà dopo pochi minuti dal suo arrivo su Muspellheimr, e la Fiamma Viva di questo ragazzo esploderà come una furia, deprivata del suo Fulcro.”

Urd sorrise misteriosa a Occhiosolo, esalando con tono deliberatamente sorpreso: “Ma come? Comprensione e preoccupazione altruistica in te, Dio Orbo? Davvero mi sorprendi.”

Borbottando un’imprecasione, Odino replicò: “Ho solo fretta di menar le mani.”

“Cosa che non farai, perché tu non potrai mettere piede su Muspellheimr” replicò a sorpresa Urd, sgomentando il dio. “Il tuo compito era e sarà un altro, e finora l’hai svolto egregiamente.”

“Come ti permetti di…” cominciò col dire Occhiosolo, subito bloccato da Fenrir, che gli intimò di non andare oltre.

Hati e Sköll, al tempo stesso, presero sottobraccio Odino per evitare qualsiasi eventuale colpo di testa e quest’ultimo, nel brontolare come una pentola di fagioli, borbottò: “Non volevo mica farle del male…”

“Prevenire è meglio che curare. Lo dice sempre la mamma” ammiccò Sköll, accentuando la stretta.

Urd indirizzò un sorriso ai due licantropi prima di tornare con lo sguardo su Sthiggar, tornare del tutto seria e infine aggiungere: “Hai davvero così poca fiducia in Ragnhild, da non crederla in grado di prendere una decisione per se stessa e per te?”

“Non si tratta di questo! Io ho sempre avuto fiducia in lei!” sbottò Sthiggar, muovendosi ancora una volta per raggiungerla.

Nuovamente, Urd lo bloccò e Ragnhild, nell’osservarlo con occhi liquidi e pieni di dolorosa accettazione, si morse un labbro e tornò infine a scrutare ciò che stava accadendo ai suoi cugini.

Apparivano feriti ma niente affatto in difficoltà e, sui loro volti accigliati e pieni di feroce determinazione, splendeva un sorriso fiero e orgoglioso, come mai aveva visto in loro. Forse per la prima volta, Boris, Wulff e Adam stavano facendo ciò che sentivano giusto fare, e non erano più spinti a muoversi da un’imposizione del loro capoclan.

Per la prima volta in vita loro, si erano concessi di essere dei berserkir con un onore personale da difendere, e lo stavano facendo per lei, per Sthiggar e per Mattias.

Fu con quella consapevolezza che, nella mente di Ragnhild, balenò improvvisa la domanda che, poche ore addietro, Mattias le aveva fatto.

Sei pronta?

Ora sapeva cosa aveva voluto intendere, e quali sarebbero state le conseguenze della sua risposta.

Con un sorriso che aveva il gusto della piena accettazione di sé, di ciò che era e del peso che avrebbe pagato per ciò che aveva deciso di fare, Ragnhild si levò da terra dopo un ultimo sguardo all’immagine dei cugini, si rivolse a Urd e dichiarò: “Sono pronta.”

“Ragnhild…” tentennò Sthiggar, turbato.

Lei però scosse il capo al suo indirizzo, come a volerlo tranquillizzare, quindi si volse in direzione di Skuld e aggiunse: “Avevo paura che Mattias avrebbe potuto rimanere solo e senza protezione, ma mi sbagliavo. Al suo fianco avrà i tre più valenti berserkir che possano esserci, e i nostri genitori non avranno più alcun potere su di lui, ora che Urd può palesarsi per difenderlo.”

Avanzando di un passo, lanciò un’occhiata a Verdandi e proseguì dicendo: “Non mi è mai stato concesso di decidere per me stessa ma, ora che posso farlo, la decisione è terribile perché mi costerà tutto. Non mi avete di certo reso la vita facile.”

“Più si ha un ruolo importante, più le scelte debbono essere difficili” chiosò misteriosa Verdandi, sorprendendola un po’.

“Mattias è importante, non certo io” sottolineò per contro Ragnhild.

“Sei importante per me” precisò Sthiggar prima di guardare le Tre Sorelle per poi aggiungere caustico: “Il punto, però, è un altro. La state facendo soffrire senza offrirle nulla in cambio.”

“Tu non saresti un’offerta sufficiente?” replicò Verdandi.

“Io? Le offrirei un mondo in guerra, un mondo dove non potrebbe sopravvivere e, soprattutto, un mondo dove non c’è suo fratello. Bel modo sarebbe, il mio, di dimostrarle quanto tengo a lei!” protestò Sthiggar, sempre più furioso. “Preferisco saperla su Midghardr, al sicuro, piuttosto che averla al fianco senza poterle offrire nulla per proteggerla dal mio mondo, e unicamente per vederla morire alcuni istanti dopo aver messo piede sul mio pianeta natale.”

“Ma così, ti spezzeresti” sottolineò Skuld.

“Ben venga. Posso battere i miei nemici anche senza un arto, o due, ma non permetterò che voi la facciate soffrire oltre” ringhiò a quel punto Sthiggar, facendo rifulgere la fiamma al pari di una stella.

“C’è altro che volevi udire, Madre?” domandò a quel punto Urd, levando il capo per scrutare Yggdrasil.

Quella domanda sorprese tutti, azzittendo anche il riottoso Sthiggar che, scrutando a sua volta l’immenso Albero della Vita, esalò: “Che intendi dire?”

“Che ogni cosa deve avvenire per un motivo più che valido, e che i cuori deboli non possono brandire le più incommensurabili forze del Cosmo” declamò una voce alle loro spalle.

Il gruppo si volse in maniera uniforme, come guidato da fili invisibili e, con loro enorme sorpresa, videro giungere una giovane donna dalla folta e lunga chioma fulva, avvolta da sottili vesti dorate e portante una piccola ampolla di cristallo tra le mani.

“Audhumla ha dunque accettato?” domandò Urd, sorridendo lieta.

Annuendo, la donna fulva si avvicinò al gruppo e, dopo aver lanciato un’occhiata interessata a Sköll, raggiunse Sthiggar e lo abbracciò a sorpresa, mormorando: “Mio Sthiggar… mio dolce, caro nipote!”

“N-nonna?” gracchiò Sthiggar, sobbalzando nello scoprire la verità prima di stringere a sé la donna che, per una vita, era stata un’autentica incognita, per lui. “Oh, dèi… nonna!”

“Non potevo lasciare a nessun altro questo compito” mormorò la donna, scostandosi per sorridere al nipote e carezzargli le gote punteggiate di barba.

Nel volgere lo sguardo dopo alcuni istanti di sofferente adorazione nei confronti del nipote, sorrise quindi a Snorri, avvicinatosi con passo caracollante alla madre e, carezzando anche lui, aggiunse: “Avrei tanto voluto essere al vostro fianco, miei cari, aiutarvi quando ne avreste avuto bisogno, ma non ho mai potuto.”

“Sono stato unicamente una delusione, per te” mormorò a quel punto Snorri, sospirando afflitto.

“Come puoi dire questo, figlio mio? Hai dato alla luce la Spada Fiammeggiante ed essa è più brillante e più forte che mai” sorrise per contro Sól, sbalordendo i presenti e facendo sogghignare Odino. “Sei stato il suo guardiano, il suo abbraccio amorevole, la sua protezione contro il dolore, e lui è cresciuto forte e…”

“Non con il mio aiuto” precisò Snorri, interrompendola sul nascere. “Non sono mai stato in grado di essere ciò che dici, perché non ho mai avuto la forza di mio figlio.”

“Niente accade mai per caso, Snorri, e tu dovevi essere esattamente ciò che sei stato, per Sthiggar, così che lui compisse i suoi sbagli, e pagasse per essi, per divenire ciò che è ora” ammise Sól prima di sorridere a un gongolante Odino e aggiungere: “Sì, mio buon Occhiosolo, avevi visto bene, ma di cosa dovrei stupirmi, da parte di colui che ha bevuto alla fonte di Mimir?”

“E’ la dimostrazione che non sono poi così arrugginito, dopotutto” ghignò Odino, lanciando poi un’occhiata a un’imbarazzata Ilya.

Sól accentuò il proprio sorriso e, dopo aver annuito al nipote – che ancora sembrava frastornato all’idea di essere realmente la Spada Fiammeggiante – si volse verso Ragnhild per porgerle l’ampolla di cristallo con cui era giunta, mormorando: “Nessuna lama può essere definita tale senza la sua elsa e tu, mia cara, sei cresciuta temprandoti e divenendo la donna coraggiosa e forte che sei ora.”

Sia Sthiggar che Ragnhild si guardarono confusi, così come la confusione apparve evidente negli occhi di tutti – stavolta, anche in quelli di Odino – e Sól, nell’aprire l’ampolla, proseguì dicendo: “La Lama di Fuoco e l’Elsa della Spada Fiammeggiante non potevano nascere nello stesso luogo, o questo avrebbe creato squilibrio nei Regni ma, se e quando il bisogno fosse nato, le due parti del tutto si sarebbero ricongiunte. Tu, Ragnhild, sei la creatura più unica che esista nei Nove Regni, perché solo tu puoi essere l’elsa della lama che è mio nipote.”

“Quindi, io e lui…” tentennò Ragnhild, lanciando un’occhiata disperata all’indirizzo di Sthiggar, che sembrava angustiato al pari suo.

Erano solo questo, dunque? Due ingranaggi cosmici pronti a incastrarsi l’un l’altra per creare un’arma leggendaria? I loro sentimenti non contavano nulla?

Ed erano poi reali, tali sentimenti, o frutto di ciò che erano?

“Le due cose non vanno di pari passo” sottolineò Sól, come avendo interpretato il suo sguardo ferito e pieno d’angoscia. “Voi siete una cosa sola, e mille altre e più. Tu sei sorella, amante, cugina, donna, figlia ed elsa. Sei una creatura pensante che ha preso la sua terribile scelta, vagliando ciò che sapeva per ottenere una risposta.”

Ciò detto, la dea si volse per scrutare il nipote e aggiunse: “Tu sei uomo, soldato, amante, figlio, nipote adorato e lama, ma sei anche una creatura pensante che ha scelto di rinunciare a colei che lo fa sentire completo, decidendo di spezzarsi, pur di non spezzare lei e il suo legame con l’amato fratellino.”

“Ma non si può avere la gioia completa, vero?” mormorò addolorato Sthiggar.

“La gioia completa si ha quando si accettano pregi e difetti di se stessi e delle decisioni prese” asserì Sól, tornando con lo sguardo su Ragnhild. “Bevi, dunque, e sii ciò che hai scelto di essere prima di sapere della tua unicità.”

Ragnhild lanciò un’occhiata a Urd che, assentendo, permise a Mattias di riemergere perché lei potesse vederlo un’ultima volta.

Il fratellino, allora, corse ad abbracciarla e, annuendo all’indirizzo della sorella, disse: “Sapevo che eri super speciale.”

“Ma così dovrò abbandonarti” sottolineò lei, spiacente.

“Ma io so che mi vuoi bene, e tu sai che ne voglio a te, perciò non saremo mai veramente lontani” disse con semplicità Mattias.

Di fronte a quella sconcertante quanto ovvia verità, Ragnhild bevve dall’ampolla il candido latte che la saggia Audhmula le aveva concesso, risvegliando ciò che per anni era rimasto sopito dentro di lei.

Le ingiurie, i dinieghi, il rancore, ogni cosa svanì per lasciare il posto alla consapevolezza universale del suo reale posto nell’Universo e, quand’anche l’ultimo sorso di latte scivolò nella sua gola, seppe di aver compiuto il passo giusto.

 

 

 

 

1 Nidhoggr: drago nero che vive nella fonte da cui nascono le radici di Yggdrasil.

2 In questo frastuono…(…): Brano appartenente all’Edda in Prosa - l’inganno di Gylfi.

 

N.d.A.: Audhmula altri non è che la bianca mucca che diede il proprio latte a Ymir, così da permettergli di vivere. Ha quindi un potere immenso, e il suo latte può consentire quindi a Ragnhild di oltrepassare i confini del Regno di Muspell senza morire nel farlo e di diventare in tutto e per tutto l’Elsa della Spada Fiammeggiante.

 

  
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