Cap. 21
Dal padre, davvero non si sarebbe
mai aspettato un
simile discorso! Come poteva anche solo immaginare che
il
suo sacrificio estremo avrebbe potuto renderlo felice?!
Inoltre, neppure Ragnhild avrebbe
accettato uno
scambio simile. Era da folli il solo pensarlo.
"Non avercela troppo con tuo padre,
Giovane Fiamma"
chiosò Jörmungandr con la sua strana voce nasale.
La bocca di un serpente non era
fatta per parlare,
perciò i suoni che ne uscivano erano sibilanti e attutiti,
quasi ovattati ma,
non di meno, suonavano affascinanti alle orecchie dei presenti.
"Non può pensare che la
sua morte potrebbe
rendermi felice!" sbottò Sthiggar, fissando ombroso
l'orizzonte, dove
ormai era visibile il ghiacciaio che conduceva alle sorgenti di
Yggdrasil.
Le alte montagne di ghiaccio
apparivano impervie al
pari dell'ampia lingua di ghiacciaio su cui, entro breve, Jor avrebbe
proceduto.
In cuor suo, Sthiggar pregò che quel luogo così
impervio non brulicasse di
jotun.
Non era davvero il posto adatto in
cui combattere.
"Non temere, qui non abita nessuno"
dichiarò
il serpente per poi aggiungere: "Quanto alla tua affermazione, ci sono
figli
che avrebbero pagato qualsiasi cifra pur di portare alla morte i propri
genitori, ricordalo."
Sollevando un sopracciglio con
evidente sorpresa,
Sthigg replicò dopo un attimo: "Immagino che Loki non sia
stato il
migliore dei padri… ma neppure tua madre era degna di
fiducia?"
"Loki ci allevò
perché divenissimo armi da utilizzare
contro Odino e i suoi aesir ma alla
fine, tolta Hel, sia io che Fenrir ci rivoltammo contro di lui. Quanto
a mia
madre, si rifiutò persino di riconoscerci e, per quanto lei
abbia aiutato
Fenrir e Avya durante la gestazione dei miei nipoti, non credo di
poterla
considerare una brava mamma."
dichiarò ironico Jor.
"Perché lo facesti?
Sì, insomma, metterti contro
Loki" si informò Sthiggar, sinceramente curioso.
“Non mi interessavano i
suoi piani di dominio, e
detestavo l’idea che lui volesse solo usarmi come
un’arma, ma non pensasse
minimamente ai miei sentimenti. Inoltre, per quanto mi spiaccia
ammetterlo,
Odino ebbe dei buoni motivi per lasciarmi qui. Sarei diventato
davvero troppo
grande per qualsiasi luogo” gli
spiegò Jor con un sospiro a
corollario.
Sthiggar assentì
silenzioso, lasciando che il serpente
si prendesse il suo tempo prima di proseguire nel suo dire e, quando
finalmente
ciò avvenne, il muspell si spiacque ulteriormente per lui.
“Indipendentemente da
quel che pensano i più su di me,
io non ho mai voluto morte e
distruzione" sottolineò Jor,
portando il muspell a carezzare istintivamente una delle squame
protudenti che
si trovavano sulla fronte del rettile. "Avrei soltanto desiderato un
po'
più di compagnia ma, come ben immaginerai, i mostri del
cosmo non sono così
carini e simpatici e, dopotutto, io non volevo che loro attaccassero il
mondo
in cui camminavano i figli di mio fratello, per cui..."
"Per cui, divenisti il protettore
di Midghardr, a
dispetto di tutto" esalò Sthiggar, ripensando alle carcasse
presenti sulla
spiaggia.
"Da un grande male come mio padre
Loki è venuto
un bene per Midghardr" ironizzò suo malgrado Jor. "Per
questo, non me
la prenderei troppo per le parole di tuo padre. Per quanto espresso in
modo
errato, il suo amore per te è sconfinato e pensa a cosa
potrebbe portare, se
veicolato nel modo giusto!"
"Da un grande amore, quindi,
potrebbe venire
ancor più bene? Non si rischia, però, che nasca
per contro anche un male
enorme, giusto per riequilibrare le sorti dell'universo?"
brontolò
Sthiggar, poggiando una mano per sorreggersi quando Jor
iniziò la sua risalita
lungo il ghiacciaio.
Il sobbalzo iniziale
passò e il dio-serpente, con un
risolino, chiosò: "Tu parli di bilancia cosmica, ma
né tu né io siamo in
grado di sapere cosa serva per riequilibrare il Cosmo. Per
questo dobbiamo
prima parlare con le Norne e, solo dopo, dirigerci verso il regno di
Muspell."
Lanciando uno sguardo alle sue
spalle, dove Ragnhild e
Mattias stavano osservando il ghiaccio stando sdraiati proni sulla
schiena di
Jörmungandr, Sthiggar sorrise appena e mormorò:
"Varrà qualcosa il fatto
che con noi abbiamo Urd?"
"Solo le Tre Sorelle possono
saperlo"
replicò misterioso Jor, aggiungendo subito dopo:
"Perché tu lo sappia, una
volta raggiunta la sorgente di Yggdrasil, dovrò discutere un
po' con Nidhoggr1,
il nero drago che vive nelle acque di scioglimento di questo
ghiacciaio, perciò
ci sarà da ballare. Avverti tu gli altri."
"Potrei scaldargli le squame, se
servisse"
gli propose Sthiggar.
Jor rise sommessamente e
replicò: "E' un serpente
abituato al ghiaccio e al fuoco. Solo io posso chiarire chi
è che comanda, tra
i rettili che vivono in queste lande."
Nel dirlo, le iridi perlescenti di
Jor emisero uno
scintillio foriero di tempesta perciò Sthiggar, nel
discendere dal capo del
dio-serpente, avvisò le divinità presenti prima
di recarsi da Ilya -
avvicinatasi nel frattempo a Mattias e Ragnhild - e dire: "Tra un po'
balleremo, perciò tenetevi ben saldi alle squame."
I tre assentirono al pari di Thrym
e Flyka, poco
lontani da loro, perciò a Sthigg non restò altro
che raggiungere nuovamente
Hildur e suo padre per avvisare anche loro.
Quando finalmente si fu avvicinato
a sufficienza alla
sua famiglia per parlare agevolmente, spiegò la situazione a
entrambi
dopodiché, prima che il padre potesse aggiungere altro,
disse: "Ne
riparleremo a tempesta finita. Ora, per favore, raggiungi la regina e
pensa a
lei."
L'uomo assentì spiacente
e si allontanò in tutta
fretta, lasciando soli i due cugini.
Cugini che si scrutarono
vicendevolmente per alcuni
istanti, prima che Hildur domandasse: "Come percepisci l'aura, in
questo
posto?"
Sthiggar si concentrò
per un attimo prima di imprecare
e dire: "Ancor più caotica che su Midghardr. Troppi mondi
collegati tra
loro, troppo ghiaccio a creare interferenza e..."
Di colpo, nella mente di Sthiggar
si aprì un varco e,
mentre le braccia di Ragnhild lo avvolgevano da dietro, facendolo
sobbalzare,
Hildur sorrise divertita alla giovane e celiò: "Il passo del
cagnolino ti
viene bene, berserkr, e il nostro Sthiggar era troppo impegnato a
imprecare per
accorgersi del tuo arrivo."
"Avevo il terrore di cadere, lo
ammetto"
mormorò lei, poggiando la guancia contro la schiena di
Sthiggar per poi
aggiungere: "Come va, ora?"
"Dannatamente meglio"
replicò lui,
volgendosi a mezzo per trascinarla davanti a sé e guardarla
sconcertato.
"Come hai capito che stavo tentando di aprire i centri dell'aura?"
"Succede da quando abbiamo..."
tentennò
Ragnhild, guardando poi di straforo Hildur, che si limitò a
scrollare
indifferente le spalle. "... beh, insomma, da quando ti ho tastato
l'addome perché sentivo provenire calore dal tuo corpo."
Sollevando incuriosita le
sopracciglia, Hildur allora
le domandò: "Quindi, percepisci il suo stato di bisogno
anche a
distanza?"
"Non so se lo chiamerei bisogno.
Ho
come l'impressione di percepire una fiamma che si attizza, ma nel modo
sbagliato, e io so come correggerla" cercò di spiegarsi
Ragnhild,
aggrottando la fronte. "Scusate, non so bene come esprimere
ciò che
sento."
"Credimi, nessuno di noi sa
un'accidente di cosa
succeda a una Fiamma Viva con il proprio catalizzatore" ammise con
candore
Hildur. "Neppure so chi sia quello del re. So soltanto che non
è la
regina."
"Ma... anche su Muspellheimr
servirebbe un
catalizzatore?" domandò sorpresa Ragnhild, sempre rimanendo
ancorata al
corpo di Sthiggar.
"Solo all'inizio, per permettere
alla Fiamma Viva
di trovare il Centro di Fuoco del pianeta" le spiegò Hildur.
"Le
Fiamme Vive, però, sono così rare che non esiste
una letteratura in tal senso,
e quindi conosco solo voci riportate e poco più."
Preferendo non pensare alle
implicazioni legate a quel
particolare - visto che lei non poteva mettere piede su Muspellheimr,
Sthiggar
non sarebbe stato in grado di usare con competenza la sua Fiamma -
Ragnhild a
quel punto domandò al muspell: "Tolto questo...
perché stavi tentando di
richiamare l'aura, visto che siamo circondati dal ghiaccio?"
"Perché volevo scoprire
se potevo essere d'aiuto
a Jörmungandr, visto che si dovrà scontrare contro
un drago" le spiegò
Sthiggar.
"Quindi, temi che il
dio-serpente… questo
dio-serpente…” gorgogliò lei,
indicando la creatura sotto i loro piedi con espressione costernata.
“…non sia
abbastanza forte?"
"Tutt'altro. Ma è sempre
meglio pensare a un
piano B, quando si va in battaglia" ammise il giovane, dandole un
bacetto
sulla fronte. "Tu e Mattias siete al sicuro, non temere."
Hildur a quel punto sorrise
sorniona e,
nell'allontanarsi dalla coppia, chiosò: "Oooh, è
sicuramente come,
non quanto."
Ragnhild fissò con aria
dubbiosa Sthiggar ma
quest’ultimo non replicò alle parole della cugina,
limitandosi a dire: “Vediamo
di capire come raccapezzarci in questa confusione di reti di
potere… di mia
cugina e della sua ironia spicciola, mi occuperò
più tardi.”
“Come vuoi”
acconsentì la giovane, portandosi dinanzi
a lui per poi prendere tra le proprie le mani di Sthiggar.
Chiusi gli occhi, la giovane
avvertì il tocco della
fronte di Sthiggar contro la propria e, subito dopo, il lieve borbottio
della
sua voce. Sembrava quasi stesse cantando una litania nella sua lingua,
dato che
non comprendeva una sola parola di quanto stava dicendo.
I suoni da lui emessi,
però, la rilassarono al punto
tale da farla crollare tra le sue braccia in uno stato di trance e,
soltanto
dopo un tempo indefinito, riprese conoscenza. Quando lo fece,
però, non vide
più il solito Sthiggar ma il guerriero che aveva intravisto
nel suo sogno.
Neppure quando aveva risvegliato la
Fiamma sulla Terra
gli era apparso così sfolgorante e, nel ritrovarsi
circondata dal fuoco gentile
che lui già le aveva mostrato, stavolta non ne ebbe paura.
Sorridendole, lui la
baciò con delicatezza sulle
labbra e, in un sussurro, mormorò: “Grazie a te
posso sentire Madre.”
“Questa è la
Sua energia?” esalò a quel punto la
giovane, strabiliata.
Lui assentì, eccitato e
sorpreso non meno di lei e,
nel tenerla per mano, tornò verso la testa di
Jörmungandr, attirando
l’inevitabile attenzione di tutto il loro strano ed
eterogeneo gruppo.
Se, per il Hildur, la sua vista fu
quasi del tutto
naturale – avendo già avuto modo di vedere re
Surtr sul campo di battaglia
nelle vesti di Fiamma Viva – persino per Ilya e Snorri un
simile fulgore
incandescente risultò strabiliante.
Quanto alle divinità
presenti, si dimostrarono parimenti
meravigliate e anche Jor fischiò ammirato, chiosando con
tono divertito: “Beh,
alla tua vista, Nidhoggr potrebbe anche non alzare tanto la cresta,
dopotutto.”
Solo Mattias non disse nulla,
limitandosi a raggiungere
Sthiggar per poi dire: “Era tempo che qualcuno attingesse
alla più pura fonte
di potere.”
Ciò detto, strinse la
mano libera del muspell e, sotto
gli occhi stupiti di tutti, il ragazzino che era stato Mattias venne
sostituito
da Urd, che prese le forme di una donna dai capelli bianchi come neve e
lunghi
e pesanti abiti color della notte.
Braccia e braccia di tessuto in
broccato di velluto si
strinsero attorno alla donna dall’età indefinita
che rappresentava la figura
divina di Urd che, finalmente libera dal suo involucro umano,
poté mostrarsi al
mondo dopo millenni.
Ragnhild più di tutti
rimase sgomenta da quella
trasformazione improvvisa ma, prima di poter cedere allo sconforto, Urd
la
confortò con un sorriso e una carezza, dicendo con tono
sereno: “Non temere,
bambina. Grazie al potere di Yggdrasil, che tanto gentilmente hai
permesso a
Sthiggar di attingere, ho potuto riappropriarmi delle mie sembianze
primigenie
senza fare del male a Mattias.”
Assentendo muta, la giovane la
guardò comunque piena
di un profondo turbamento, ma la dea ancora la confortò.
“Era giusto che io mi
presentassi alle mie sorelle in
queste vesti, così come era giusto che anche Sthiggar
mostrasse ciò di cui era
capace… e anche tu.”
Quelle ultime parole lasciarono la
platea senza parole
e la dea, sorridendo misteriosa, aggiunse: “Non posso
spiegare ogni cosa
proprio ora. L’equilibrio ha i suoi tempi, come qualsiasi
altro evento del
Cosmo.”
“Non sei una che fa
spoiler, insomma” borbottò
contrariato Sköll, guadagnandosi più di
un’occhiata irritata.
Urd, però, la prese sul
ridere e assentì, ammettendo:
“No. Li ho sempre detestati. Scusami, caro.”
Ciò detto,
lanciò un’occhiata a Sthiggar e Ragnhild,
dopodiché li incitò a seguirli per raggiungere il
capo di Jörmungandr, che si
piegò in avanti per permettere loro di sistemarsi
più agevolmente.
Il chiarore che adornava i tre
divenne sempre più
brillante, le fiamme più alte e scarlatte e persino le
divinità presenti non
ebbero la volontà di dire nulla, al cospetto di un simile
potere.
Solo dopo molto tempo, Odino
poggiò le mani sui
fianchi e, fissando le tre figure coronate di fiamma che si ergevano
sul capo
del serpente, chiosò pensieroso: “In questo
frastuono il cielo si fenderà e
avanzeranno allora i figli di Muspell. Surtr cavalcherà per
primo, con un fuoco
ardente davanti e dietro di lui; la sua spada è formidabile,
da essa emana un
chiarore più brillante del sole. Quando cavalcheranno su
Bifröst, essi lo
demoliranno, com’era stato detto in precedenza. Le schiere di
Muspell
avanzeranno fino al campo chiamato Vigrond, ove arriveranno anche il
lupo
Fenrir e Jörmungandr2.”
“Ti dai alle citazioni,
Occhiosolo?” mormorò Fenrir,
ancora in aperta ammirazione di quella spettacolare dimostrazione di
potere.
“Da chi pensi abbia preso
ispirazione, l’autore di
questo libro, citando ciò che avverrà durante
Ragnarök? Da quella signora
lassù, che ora è più brillante di una
stella proprio grazie a uno dei
soldati di Surtr e che, molto
probabilmente, sarà la
sua spada
fiammeggiante” mormorò pieno di meraviglia Odino,
ormai certo di aver compreso
il reale significato di quel particolare brano dell’Edda in
Prosa.
Hildur lo fissò
sinceramente confusa e, dopo alcuni
istanti di comprensibile dubbio, portò lo sguardo su Snorri
che, però, non si
permise di aprire bocca in merito, apparentemente preso da
tutt’altro genere di
pensieri.
Era mai possibile che, in
realtà, Odino avesse visto
giusto e la tanto glorificata spada fiammeggiante di cui si parlava da
millenni,
e che nessuno però aveva mai visto, non
fosse una vera arma, ma piuttosto una persona?
Il tesoro nel Tempio di
Sól, e di cui suo zio
possedeva le chiavi, quindi, cos’era? O era un mascheramento?
Ilya cercò di frenare
qualsiasi tipo di speculazione
in merito e, fissando Occhiosolo con espressione divertita,
celiò forzatamente:
“Pensi davvero che il mio
Surtr
lascerebbe andare in giro per il Cosmo un’arma
così potente? Suvvia, caro mio…”
Odino però le sorrise
sornione e replicò: “Non metto
in dubbio che Surtr sia intelligente ma, se lui
è chi penso che sia, Ragnarök non è poi
così lontano.”
“E’ qui che ti
sbagli, Occhiosolo. L’età di un muspell
dipende dall’intensità della sua fiamma e,
poiché lui ora è in grado di
attingere al potere stesso di Yggdrasil, Sthiggar è
pressoché immortale”
sorrise melliflua Ilya, ammiccando perspicace.
Questo ammutolì
l’ӕsir
e permise alla regina di tornare a osservare – stavolta con
preoccupazione – la
figura del giovane muspell che, come un’ardente stella, stava
mostrando una
sempre maggiore padronanza del potere della Fonte della Vita.
Ciò che aveva detto a
Odino era reale, e Sthiggar
aveva il potenziale per vivere in eterno, ma il punto era un altro; un
simile
potere era davvero alla portata di
un
Gigante di Fuoco, o sarebbe stata necessaria la forza degli
dèi, per
imbrigliarlo?
***
Non appena il ghiaccio che dava la
vita a Jötunheimr
prese a sciogliersi per formare l’immenso lago da cui si
generava Yggdrasil, le
rade nebbie che circondavano l’Albero del Mondo presero a
dipanarsi, mettendo
in mostra Madre nella sua essenza.
Dinanzi agli occhi sbigottiti di
tutti coloro che,
fino a quel momento, non erano mai stati in presenza della
Madre-di-ogni-cosa,
emerse in tutto il suo splendore l’enorme frassino immortale
da cui ogni
creatura, ogni atomo era nato.
Candida corteccia, chioma di un
verde brillante e
persa nell’infinità degli spazi incommensurabili
di quei luoghi e, infine,
enormi radici che ci inerpicavano dal lago in cui erano immerse per
raggiungere
ogni Mondo.
Ogni particolare di
Colei-che-tutto-è, della
sfolgorante Yggdrasil, meritava a pieno diritto l’uso di
superlativi assoluti,
tanto le dimensioni di ciò che era visibile erano
incomprensibili e fuori qualsiasi
scala conosciuta in ogni Regno.
Quando però Nidhoggr, il
drago che viveva nel lago
prossimo a Yggdrasil, decise di emergere a sorpresa dalla Fonte della
Vita, ogni
meraviglia e ogni soggezione vennero spazzate via per essere sostituite
dall’ansia.
Un’onda pari a quella
generata dalle Cascate del
Niagara si levò per abbattersi contro di loro, ma la maggior
parte svaporò a
contatto con il calore di Sthiggar, lasciando che solo una debole
nebbiolina
colpisse i suoi compagni di viaggio.
Quella vista sconcertò
non poco Nidhoggr che,
bloccando sul nascere qualsiasi altro attacco, scrutò
rabbioso prima Jörmungandr
e infine Sthiggar, sibilando furente: “Come osi
giungere qui con una simile arma al tuo fianco?! Hai dunque paura di
me,
serpente di Midghardr?!”
Jor rise per tutta risposta,
replicando serafico:
“Dovresti ben sapere che di te non ho mai avuto paura,
Nidhoggr, infida serpe
che non ha il coraggio di vivere in mare aperto per paura di doversi
sporcare
le mani con chi lo abita.”
Fenrir sibilò
un’imprecazione, di fronte a
quell’affronto bello e buono e Odino,
nell’accostarsi al dio-lupo, mormorò:
“Vedo che in famiglia avete tutti la lingua forcuta,
eh?”
“Lui è un
serpente… vorrei vedere” borbottò
Fenrir,
pur sapendo perfettamente cosa intendesse dire Occhiosolo.
“Anche domani, io
verrò nel regno di cui detieni
un’immeritata corona!” protestò per
bella posta Nidhoggr, già pronto a dar
battaglia.
Urd, però,
levò una mano per bloccare quel nascente –
e ben conosciuto – conflitto ed esclamò:
“Ora basta, ragazzi. Non è tempo per
queste schermaglie! Il tempo è tiranno, e a noi ne rimane
ben poco.”
Il drago nero osservò
cupo la Norna ma, ben sapendo di
non poterla contraddire, pena il bando dalla Fonte della Vita,
chinò il capo e
li lasciò passare, ricevendo per diretta conseguenza
un’occhiata derisoria da
parte di Jor.
Urd, però,
batté il piedino sulla testa del dio-serpente,
mormorando: “Anche tu, però... non fare il
guastafeste.”
“Le mie scuse, Rygr
Urd… ma è così facile fargli perdere
le staffe” sghignazzò il dio-serpente,
smettendo però di cercare la rissa con Nidhoggr.
Urd a quel punto sbuffò
e, nello scuotere il capo,
borbottò: “Bambini. Possono avere anche migliaia
di anni, ma si comportano
ancora come bambini.”
Sthiggar e Ragnhild sorrisero
debolmente, a quel
commento e Urd, nel fare spallucce, indicò a
Jörmungandr dove approdare perché
tutti potessero scendere.
Sempre sotto l’occhio
vigile di Nidhoggr, la comitiva
mise quindi piede sui verdi prati che circondavano l’immenso
tronco di Yggdrasil,
subito raggiunti dal piccolo e vispo Ratatosk.
Lo scoiattolo li scrutò
per alcuni istanti, emise uno
squittio di benvenuto nel vedere Urd dopodiché, risalendo in
fretta lungo il
tronco di Yggdrasil, urlò con voce trillante:
“Sono giunti nemici dal confine!
Ci sarà da divertirsi, adesso!”
“Ma che
diavolo…” borbottò Sthiggar prima di
notare il
sorriso indulgente di Urd.
“Non fare caso a
Ratatosk. E’ un sobillatore nato ma,
nel caso specifico, essendo io una vostra compagna, gli ospiti di
Yggdrasil non
ci degneranno di uno sguardo” lo tranquillizzò la
dea, battendogli una mano sul
braccio.
“Un altro dei motivi per
cui Mattias doveva venire con
noi, giusto?” ipotizzò quindi Ragnhild.
“Esatto, mia
cara” si limitò a dire Urd.
L’istante seguente
sorrise e, dalle nebbie che
circondavano l’Albero della Vita apparvero due nuove figure,
l’una con fluenti
capelli bruni e l’altra con vaporosi capelli biondo-rossi,
entrambe abbigliate
con lunghi abiti color dell’arcobaleno.
“Verdandi,
Skuld… è un piacere rivedervi”
esordì Urd,
allungando le mani per stringere quelle delle sorelle.
“E’ dunque
giunto il tempo, sorella?” replicò
Verdandi, sorridendole prima di concedere uno sguardo alle persone
presenti.
Imperturbabile, sorrise a tutti
prima di soffermarsi
su Odino e Fenrir. Le sopracciglia si levarono leggermente, a quella
vista e,
accentuando il proprio sorriso, la dea del Presente esalò:
“E io che ti avevo
dato della pazza! Sorella, davvero non avrei mai pensato a una simile
congiuntura!”
“Lo so, è un
evento assai curioso e anch’io rimasi
meravigliata, quando mi giunse in sogno la Visione” ammise
Urd. “Ciò non di
meno l’evento è reale, e ha portato a queste
ripercussioni.”
Nel dirlo, indicò
Sthiggar con espressione
imperscrutabile e Skuld, con un fischio modulato quanto ammirato, lo
aggirò per
scrutarlo attentamente prima di domandare: “E’ mai
possibile, sorellona?”
“Lo è,
poiché vi è il sole, in lui”
assentì Urd. “Il
riappacificamento di Odino e Fenrir ha destabilizzato gli altri Regni,
portando
la guerra in Muspellheimr, ma ciò non avrebbe dovuto
avvenire poiché il tempo
non è maturo per simili esplosioni di rabbia e
furore.”
Le due divinità
coinvolte si guardarono
vicendevolmente con aria dubbiosa, perciò fu Verdandi a
spiegare l’arcano
esposto da Urd.
“La Bilancia Cosmica
opera in modi misteriosi e, se un
tassello viene spostato in una parte della scacchiera, da
un’altra parte si
otterrà un movimento speculare e contrario.”
“Una farfalla batte le
ali a New York, e a Hong Kong
spunta il sole invece di piovere” borbottò
sconcertata Ragnhild. “E’ la Teoria
del Caos.”
“E
dell’equilibrio” sottolineò sorridente
Verdandi. “L’una non può esistere senza
l’altra, in un continuo bilanciarsi e sbilanciarsi
perché la vita prosegua fino
al suo ultimo respiro, e da lì ricominciare in
un’altra forma.”
“Tutto ciò
come può spiegare l’attacco a mio marito e
al mio mondo, però?” domandò Ilya con
aria aggrottata.
“Due nemici sono divenuti
amici, e due amici si sono dichiarati
guerra” disse allora Skuld con semplicità.
“Lafhey? Ma Lafhey e mio
marito non sono mai stati…”
iniziò col dire la regina prima di venire interrotta dalla
Dea del Futuro.
Skuld sorrise misteriosa e
replicò: “Non ho mai detto
che fosse Lafhey, l’amico di Surtr.”
Ilya impallidì
visibilmente, a quell’accenno e
Sthiggar, nel prendere la parola, disse: “Permetteteci di
oltrepassare i
confini della Fonte della Vita per poter raggiungere Muspellheimr. Permettetemi di difendere il mio
re.”
“Non puoi”
dissero all’unisono le tre sorelle,
sgomentando i presenti.
Ragnhild, a quel punto, strinse con
maggiore forza la
mano di Sthiggar - che ancora tratteneva nella propria - ed
esclamò: “Ma…Urd!
Perché ora ti metti contro di noi? Ci hai portati fino a qui
solo per
disilluderci all’ultimo momento?!”
“Bambina… mi
credi davvero crudele, se pensi che io
abbia agito in questo modo, ma in realtà sei
tu che impedisci a Sthiggar di oltrepassare la
Fonte” replicò con
gentilezza infinita Urd.
La giovane sbarrò gli
occhi per lo sgomento, a quelle
parole e, subito, lasciò andare la mano di Sthiggar,
esclamando: “Ecco! Ora può
passare, no?”
“Pensano sempre che sia
tutto facile” sorrise Skuld,
prendendo quindi sottobraccio una sgomenta Ragnhild per condurla nei
pressi della
Fonte della Vita. “Ora guarda, bambina, e comprendi finalmente perché Sthiggar non
può passare oltre.”
Lei assentì turbata, non
sapendo bene cosa aspettarsi quando
improvvisamente, sulla superficie liscia della Fonte della Vita,
apparvero le
immagini di Sthiggar al loro primo incontro, quando il suo turbamento
aveva
attirato l’attenzione di Mattias.
Man mano che la giovane osservava,
il tempo proseguì,
mostrandole ciò che lei non era stata in grado di vedere.
Sthiggar che si
impegnava per terminare prima il suo lavoro e raggiungerla
all’università, lui
che tentava di studiare in solitudine per poi preparare mille e
più domande
che, in seguito, non le avrebbe mai chiesto perché impegnato
ad ascoltare lei.
Ancora, Sthiggar mentre le
carezzava i capelli nel
sonno, osservando il sorriso sereno che le tendeva le labbra, o anche
Sthiggar
che la cercava con lo sguardo quando lei era impegnata in altro.
Di colpo, però, lo
scenario mutò e, come nel più
orribile degli incubi, vide i suoi cugini nei pressi
dell’abitazione dei
genitori mentre, spalla contro spalla, impedivano agli uomini del loro
capoclan
di procedere con le ricerche di Mattias.
Sgomenta, strinse il braccio di
Skuld quando Boris
venne ferito per impedire a uno dei berserkir di oltrepassare lo
sbarramento e,
nel mordersi il labbro inferiore, mormorò:
“Come… c-come può, questo,
impedirgli di passare?”
“Pensi davvero che
Sthiggar non immagini ciò che sta
avvenendo a casa tua, a causa sua?”
le
fece allora notare Skuld con un candore disarmante.
Ragnhild lanciò
un’occhiata a Sthiggar, ancora fermo
al fianco di Urd e brillante come una stella nel suo alone di fiamma
scarlatta,
quindi mormorò con tono lapidario: “E’
stata una loro decisione, e Sthiggar non
deve portarne il peso. Lasciali andare.”
Il solo dire quelle due ultime
parole la portò a
tremare e Skuld, con maggiore comprensione, mormorò
dolcemente: “Un cuore che
ama non può lasciar andare
con così
tanta leggerezza. Lui sa di aver causato danni enormi
all’equilibrio del tuo
clan e se ne sente responsabile. Inoltre, l’abbandonare te
è quasi impossibile
poiché, dentro di lui, il legame tra voi è
già troppo forte per essere
spezzato.”
Ragnhild crollò in
ginocchio, di fronte a quelle
parole e, subito, Sthiggar fece per muoversi e raggiungerla, ma Urd lo
bloccò
sul nascere quindi, perentoria, dichiarò: “Non
puoi aiutarla ora, ragazzo. La
scelta spetta a lei, e solo lei può prenderla.”
“Perché non
posso essere il suo Campione anche
adesso?” protestò Sthiggar, accigliandosi.
“Non è il
tempo dei Campioni, mio giovane amico, ma
delle decisioni e, poiché tu non hai scelta, solo lei
può compierla per
entrambi” sospirò Urd nello scuotere il capo.
“Perché…
non ho scelta?” tentennò Sthiggar, lanciando
un’occhiata addolorata all’indirizzo di Ragnhild.
“Sei una Fiamma Viva con
sangue divino, bambino mio, e
il tuo posto può essere uno e uno solo. Muspellheimr. Tua
non è quindi la
scelta” dichiarò Urd. “Non ti
è concesso seguire il tuo cuore, ma solo il tuo
dovere.”
“Come… come
nonna” mormorò sgomento Sthiggar.
“Esattamente. Solo
Ragnhild, quindi, può decidere per
se stessa e per te” dichiarò a quel punto
Verdandi, avvicinandosi a sua volta
alla giovane berserkr per poi aggiungere: “Dinanzi a te si
aprono due strade,
fanciulla. La prima, è seguire il tuo sangue e tornare con
tuo fratello a
Luleå, dove fermerai la lotta fratricida che ora si sta
combattendo e prenderai
sulle tue spalle la guida del Clan al posto di tuo padre.
L’altra, è
abbandonare tuo fratello in favore di Sthiggar e lasciare per sempre il
Regno
di Midghardr.”
La fiamma del muspell
divampò, a quelle parole e,
irato, Sthiggar esclamò: “Non potete chiederle
questo! Lei ama Mattias!”
“La Bilancia Cosmica non
fa sconti, guerriero… neppure
per un cuore generoso come il tuo” replicò Urd,
sfiorandogli una spalla con la
mano.
“Per quanto tutto questo
sia romantico e
strappalacrime, come potete pretendere che una terrestre possa seguire
un
muspell nel Regno del Fuoco?” intervenne a quel punto Odino,
ombroso in viso.
“State per caso giocando con il cuore di queste creature,
facendo credere loro
l’impensabile?! Ella morrà dopo pochi minuti dal
suo arrivo su Muspellheimr, e
la Fiamma Viva di questo ragazzo esploderà come una furia,
deprivata del suo
Fulcro.”
Urd sorrise misteriosa a
Occhiosolo, esalando con tono
deliberatamente sorpreso: “Ma come? Comprensione e
preoccupazione altruistica
in te, Dio Orbo? Davvero mi sorprendi.”
Borbottando
un’imprecasione, Odino replicò: “Ho solo
fretta di menar le mani.”
“Cosa che non
farai, perché tu non potrai mettere piede su
Muspellheimr” replicò a
sorpresa Urd, sgomentando il dio. “Il tuo compito era e
sarà un altro, e finora
l’hai svolto egregiamente.”
“Come ti permetti
di…” cominciò col dire Occhiosolo,
subito bloccato da Fenrir, che gli intimò di non andare
oltre.
Hati e Sköll, al tempo
stesso, presero sottobraccio
Odino per evitare qualsiasi eventuale colpo di testa e
quest’ultimo, nel
brontolare come una pentola di fagioli, borbottò:
“Non volevo mica farle del
male…”
“Prevenire è
meglio che curare. Lo dice sempre la
mamma” ammiccò Sköll, accentuando la
stretta.
Urd indirizzò un sorriso
ai due licantropi prima di
tornare con lo sguardo su Sthiggar, tornare del tutto seria e infine
aggiungere: “Hai davvero così poca fiducia in
Ragnhild, da non crederla in
grado di prendere una decisione per se stessa e per te?”
“Non si tratta di questo!
Io ho sempre avuto fiducia in lei!”
sbottò Sthiggar, muovendosi ancora
una volta per raggiungerla.
Nuovamente, Urd lo
bloccò e Ragnhild, nell’osservarlo
con occhi liquidi e pieni di dolorosa accettazione, si morse un labbro
e tornò
infine a scrutare ciò che stava accadendo ai suoi cugini.
Apparivano feriti ma niente affatto
in difficoltà e,
sui loro volti accigliati e pieni di feroce determinazione, splendeva
un
sorriso fiero e orgoglioso, come mai aveva visto in loro. Forse per la
prima
volta, Boris, Wulff e Adam stavano facendo ciò che sentivano
giusto fare, e non erano
più spinti a
muoversi da un’imposizione del loro capoclan.
Per la prima volta in vita loro, si
erano concessi di
essere dei berserkir con un onore personale da difendere, e lo stavano
facendo
per lei, per Sthiggar e per Mattias.
Fu con quella consapevolezza che,
nella mente di
Ragnhild, balenò improvvisa la domanda che, poche ore
addietro, Mattias le
aveva fatto.
Sei
pronta?
Ora sapeva cosa aveva voluto
intendere, e quali
sarebbero state le conseguenze della sua risposta.
Con un sorriso che aveva il gusto
della piena
accettazione di sé, di ciò che era e del peso che
avrebbe pagato per ciò che
aveva deciso di fare, Ragnhild si levò da terra dopo un
ultimo sguardo all’immagine
dei cugini, si rivolse a Urd e dichiarò: “Sono
pronta.”
“Ragnhild…”
tentennò Sthiggar, turbato.
Lei però scosse il capo
al suo indirizzo, come a
volerlo tranquillizzare, quindi si volse in direzione di Skuld e
aggiunse:
“Avevo paura che Mattias avrebbe potuto rimanere solo e senza
protezione, ma mi
sbagliavo. Al suo fianco avrà i tre più valenti
berserkir che possano esserci,
e i nostri genitori non avranno più alcun potere su di lui,
ora che Urd può
palesarsi per difenderlo.”
Avanzando di un passo,
lanciò un’occhiata a Verdandi e
proseguì dicendo: “Non mi è mai stato
concesso di decidere per me stessa ma,
ora che posso farlo, la decisione è terribile
perché mi costerà tutto. Non mi
avete di certo reso la vita facile.”
“Più si ha un
ruolo importante, più le scelte debbono
essere difficili” chiosò misteriosa Verdandi,
sorprendendola un po’.
“Mattias è
importante, non certo io” sottolineò per
contro Ragnhild.
“Sei importante per
me” precisò Sthiggar prima di
guardare le Tre Sorelle per poi aggiungere caustico: “Il
punto, però, è un
altro. La state facendo soffrire senza offrirle nulla in
cambio.”
“Tu non saresti
un’offerta sufficiente?” replicò
Verdandi.
“Io? Le offrirei un mondo
in guerra, un mondo dove non potrebbe
sopravvivere e, soprattutto,
un mondo dove non c’è suo fratello. Bel modo
sarebbe, il mio, di dimostrarle
quanto tengo a lei!” protestò Sthiggar, sempre
più furioso. “Preferisco saperla
su Midghardr, al sicuro, piuttosto che averla al fianco senza poterle
offrire
nulla per proteggerla dal mio mondo, e unicamente per vederla morire
alcuni
istanti dopo aver messo piede sul mio pianeta natale.”
“Ma così, ti
spezzeresti” sottolineò Skuld.
“Ben venga. Posso battere
i miei nemici anche senza un
arto, o due, ma non permetterò che voi la facciate soffrire
oltre” ringhiò a
quel punto Sthiggar, facendo rifulgere la fiamma al pari di una stella.
“C’è
altro che volevi udire, Madre?” domandò a quel
punto Urd, levando il capo per scrutare Yggdrasil.
Quella domanda sorprese tutti,
azzittendo anche il
riottoso Sthiggar che, scrutando a sua volta l’immenso Albero
della Vita,
esalò: “Che intendi dire?”
“Che ogni cosa deve
avvenire per un motivo più che
valido, e che i cuori deboli non possono brandire le più
incommensurabili forze
del Cosmo” declamò una voce alle loro spalle.
Il gruppo si volse in maniera
uniforme, come guidato
da fili invisibili e, con loro enorme sorpresa, videro giungere una
giovane
donna dalla folta e lunga chioma fulva, avvolta da sottili vesti dorate
e
portante una piccola ampolla di cristallo tra le mani.
“Audhumla ha dunque
accettato?” domandò Urd,
sorridendo lieta.
Annuendo, la donna fulva si
avvicinò al gruppo e, dopo
aver lanciato un’occhiata interessata a Sköll,
raggiunse Sthiggar e lo
abbracciò a sorpresa, mormorando: “Mio
Sthiggar… mio dolce, caro nipote!”
“N-nonna?”
gracchiò Sthiggar, sobbalzando nello
scoprire la verità prima di stringere a sé la
donna che, per una vita, era
stata un’autentica incognita, per lui. “Oh,
dèi… nonna!”
“Non potevo lasciare a
nessun altro questo compito”
mormorò la donna, scostandosi per sorridere al nipote e
carezzargli le gote
punteggiate di barba.
Nel volgere lo sguardo dopo alcuni
istanti di
sofferente adorazione nei confronti del nipote, sorrise quindi a
Snorri,
avvicinatosi con passo caracollante alla madre e, carezzando anche lui,
aggiunse: “Avrei tanto voluto essere al vostro fianco, miei
cari, aiutarvi
quando ne avreste avuto bisogno, ma non
ho mai potuto.”
“Sono stato unicamente
una delusione, per te” mormorò
a quel punto Snorri, sospirando afflitto.
“Come puoi dire questo,
figlio mio? Hai dato alla luce
la Spada Fiammeggiante ed essa è più brillante e
più forte che mai” sorrise per
contro Sól, sbalordendo i presenti e facendo sogghignare
Odino. “Sei stato il
suo guardiano, il suo abbraccio amorevole, la sua protezione contro il
dolore,
e lui è cresciuto forte e…”
“Non con il mio
aiuto” precisò Snorri, interrompendola
sul nascere. “Non sono mai stato in grado di essere
ciò che dici, perché non ho
mai avuto la forza di mio figlio.”
“Niente accade mai per
caso, Snorri, e tu dovevi
essere esattamente ciò che sei stato, per Sthiggar,
così che lui compisse i
suoi sbagli, e pagasse per essi, per divenire ciò che
è ora” ammise Sól prima
di sorridere a un gongolante Odino e aggiungere:
“Sì, mio buon Occhiosolo,
avevi visto bene, ma di cosa dovrei stupirmi, da parte di colui che ha
bevuto
alla fonte di Mimir?”
“E’ la
dimostrazione che non sono poi così
arrugginito, dopotutto” ghignò Odino, lanciando
poi un’occhiata a un’imbarazzata
Ilya.
Sól accentuò
il proprio sorriso e, dopo aver annuito
al nipote – che ancora sembrava frastornato
all’idea di essere realmente
la Spada Fiammeggiante – si
volse verso Ragnhild per porgerle l’ampolla di cristallo con
cui era giunta,
mormorando: “Nessuna lama può essere definita tale
senza la sua elsa e tu, mia
cara, sei cresciuta temprandoti e divenendo la donna coraggiosa e forte
che sei
ora.”
Sia Sthiggar che Ragnhild si
guardarono confusi, così
come la confusione apparve evidente negli occhi di tutti –
stavolta, anche in
quelli di Odino – e Sól, nell’aprire
l’ampolla, proseguì dicendo: “La Lama di
Fuoco e l’Elsa della Spada Fiammeggiante non potevano nascere
nello stesso
luogo, o questo avrebbe creato squilibrio nei Regni ma, se e quando il
bisogno
fosse nato, le due parti del tutto si sarebbero ricongiunte. Tu,
Ragnhild, sei
la creatura più unica che esista nei Nove Regni,
perché solo tu puoi essere
l’elsa della lama che è mio nipote.”
“Quindi, io e
lui…” tentennò Ragnhild, lanciando
un’occhiata disperata all’indirizzo di Sthiggar,
che sembrava angustiato al
pari suo.
Erano solo questo, dunque? Due
ingranaggi cosmici
pronti a incastrarsi l’un l’altra per creare
un’arma leggendaria? I loro
sentimenti non contavano nulla?
Ed erano poi reali, tali
sentimenti, o frutto di ciò
che erano?
“Le due cose non vanno di
pari passo” sottolineò Sól,
come avendo interpretato il suo sguardo ferito e pieno
d’angoscia. “Voi siete
una cosa sola, e mille altre e più. Tu sei sorella, amante,
cugina, donna,
figlia ed elsa. Sei una creatura pensante che ha preso la sua terribile
scelta,
vagliando ciò che sapeva per ottenere una
risposta.”
Ciò detto, la dea si
volse per scrutare il nipote e
aggiunse: “Tu sei uomo, soldato, amante, figlio, nipote
adorato e lama, ma sei
anche una creatura pensante che ha scelto di rinunciare a colei che lo
fa
sentire completo, decidendo di spezzarsi, pur di non
spezzare lei e il suo legame con l’amato
fratellino.”
“Ma non si può
avere la gioia completa, vero?” mormorò
addolorato Sthiggar.
“La gioia completa si ha
quando si accettano pregi e
difetti di se stessi e delle decisioni prese”
asserì Sól, tornando con lo
sguardo su Ragnhild. “Bevi, dunque, e sii ciò che
hai scelto di essere prima di
sapere della tua unicità.”
Ragnhild lanciò
un’occhiata a Urd che, assentendo,
permise a Mattias di riemergere perché lei potesse vederlo
un’ultima volta.
Il fratellino, allora, corse ad
abbracciarla e,
annuendo all’indirizzo della sorella, disse:
“Sapevo che eri super speciale.”
“Ma così
dovrò abbandonarti” sottolineò lei,
spiacente.
“Ma io so che mi vuoi
bene, e tu sai che ne voglio a
te, perciò non saremo mai veramente lontani” disse
con semplicità Mattias.
Di fronte a quella sconcertante
quanto ovvia verità,
Ragnhild bevve dall’ampolla il candido latte che la saggia
Audhmula le aveva
concesso, risvegliando ciò che per anni era rimasto sopito
dentro di lei.
Le ingiurie, i dinieghi, il
rancore, ogni cosa svanì
per lasciare il posto alla consapevolezza universale del suo reale
posto
nell’Universo e, quand’anche l’ultimo
sorso di latte scivolò nella sua gola,
seppe di aver compiuto il passo giusto.
1 Nidhoggr: drago nero che vive
nella fonte da cui
nascono le radici di Yggdrasil.
2 In questo
frastuono…(…): Brano appartenente
all’Edda
in Prosa - l’inganno di Gylfi.
N.d.A.:
Audhmula altri non è che la bianca mucca che
diede il proprio latte a Ymir, così da permettergli di
vivere. Ha quindi un
potere immenso, e il suo latte può consentire quindi a
Ragnhild di oltrepassare
i confini del Regno di Muspell senza morire nel farlo e di diventare in
tutto e
per tutto l’Elsa della Spada Fiammeggiante.