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Autore: Soe Mame    21/08/2022    0 recensioni
Atsushi era molto confuso e si sentiva in pieno diritto di esserlo. Dazai si era presentato a casa sua e di Kyouka in piena notte - E fin qui nulla di strano. In un primo momento, entrambi avevano pensato fosse rimasto chiuso fuori dal suo appartamento, o che fosse così ubriaco o sotto funghi allucinogeni da aver scambiato la loro porta per quella del Port Mafia. La realtà era stata molto più incredibile, molto più inaspettata, molto più disturbante.
«Vuoi...» Aveva osservato Dazai accomodarsi su un cuscino posato a terra. «leggerci una fiaba?»
«Non proprio "leggerla".» L'ospite aveva alzato le mani, a mostrare come fossero vuote. «Ve la racconterò!»

Dazai vuole raccontare una fiaba ad Atsushi, Kyouka e Akutagawa. Non finisce bene.
[Colpa di Dead Apple, ovviamente.] [OOC giustificato... credo.] [Minuscoli spoiler sugli ultimi capitoli del manga]
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Atsushi Nakajima, Kyouka Izumi, Osamu Dazai, Ryuunosuke Akutagawa
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo diciassette minuti, la principessa Osamu fece patpat al povero assassino fallito.
«Hai ancora molto da imparare.» Prese il nastro e, senza impegnarsi granché, lo sfilò da attorno il collo. «Non basta metterci forza, devi riuscire a stringere le corrette vie respiratorie, e usare un nodo adeguato. Ad esempio, il nodo-»
Di fronte al suo plateale fallimento, il povero e innocente Sigma scoppiò in lacrime. Neppure la principessa Osamu si aspettava una reazione del genere!
«Io neanche ci volevo venire qui!» pianse il povero ragazzo: «Io sono solo un uomo comune, non ho grandi poteri e neanche grandi responsabilità, volevo solo dirigere un casinò volante e vestirmi figo!»
«Oh, povero caro!» La principessa Osamu, puro come l'acqua di una sorgente-


In prossimità dei tubi di scarico di una fabbrica di sostanze tossiche.

-ebbe pietà dello sventurato Sigma. «Sei ancora giovane, puoi liberarti del giogo del perfido re Fedoro. La tua bontà e la tua bellezza ti aiuteranno. Quanti anni hai, bel giovane?»
«Tre.»


Delle sirene in lontananza. Nessuno seppe dire se fossero della polizia o dell'ambulanza ma, per sicurezza, Dazai s'interruppe per qualche secondo. Riprese quando il rumore fu abbastanza lontano.

«Sei per caso un orfanello traumatizzato?»
«Non ho memoria di miei eventuali genitori...»
«Allora, per comodità, ti riterrò un orfanello traumatizzato. Ho deciso che lavorerai per me, e sarai libero dal perfido re Fedoro.»
Lo sventurato Sigma, con il volto rigato dalle lacrime e gli occhi colmi di lacrime pronte a rigargli il volto, si gettò ai piedi della principessa. Spesso la gente sentiva il bisogno di gettarsi ai piedi della principessa. «Oh, grande principessa! Siete così buono!»
«Certo che lo sono, sono figlio del grande, fighissimo e buonissimo re Odasaku!» La principessa aiutò Sigma a rialzarsi. «Ora va', Sigma. Sei libero.»
«Sì.» Parve realizzare qualcosa. «Ma dove devo andare, principessa?»
«In miniera. Si lavora sette giorni su sette, sette ore di luce e sette ore di notte, e sette ore sono lavoro d'ufficio. Le tre ore restanti sono a tua disposizione, usale per mangiare e dormire.»
Sigma pianse dalla gioia.


Indubbiamente.

La notizia del fallimento di Sigma giunse alle orecchie del malvagio re Fedoro.
«La notizia del fallimento di Sigma è giunta alle mie malvagie orecchie. Non sono stupito.»
«Della notizia o del fatto che sia giunta alle tue malvagie orecchie?»
Il perfido re Fedoro fissò Nicola, e lo fissò a lungo. «Perché, all'improvviso, queste domande a trabocchetto?»
«Veramente-»
«Avevo previsto che Sigma avrebbe fallito. Volevo vedere come. E, in fondo, speravo che Osamu ci restasse secco.»
«Una speranza oserei dire vana, Dos.»
«Quindi ho già stabilito la mia prossima mossa.» Il malvagio re Fedoro prese una delle campanelle e la suonò.
L'individuo convocato, non appena mise piede nella stanza, prese fuoco. Dato che il perfido re Fedoro aveva previsto anche questo - Anche perché ci era abituato -, attivò il sistema anti-incendio e l'individuo convocato fu spento.
Tale persona era tal Nataniele, un prete che il malvagio re Fedoro aveva ipnotizzato in un momento di noia. Il problema era che Nataniele non aveva ancora livellato abbastanza per ottenere la laurea in pretologia e il re Fedoro era Satana, quindi Nataniele tendeva a prendere fuoco ogni volta che si trovava in presenza del malvagio sovrano. Il malvagio re Fedoro l'aveva ipnotizzato anche perché il presto-prete aveva i capelli tendenti al bianco, seppur corti, e aveva messo in conto l'ipotesi che potessero crescergli. La sua tendenza alla combustione, tuttavia, faceva sì che i suoi capelli rimanessero sempre corti. Allo stesso modo, l'ipnosi era stata così perfetta da sembrare irreversibile e il malvagio re non sapeva più che farne. Guardando bene, aveva scoperto al polso del forse-reverendo un cartellino con su scritto "In caso di smarrimento, riconsegnare a Margherita". Erano anni che cercava una tale Margherita ma le ricerche, come deducibile dal fatto che si stessero protraendo per anni, non avevano dato alcun risultato.
Il malvagio re Fedoro spiegò a Nataniele cosa dovesse fare e Nataniele, ancora ipnotizzato dopo anni, annuì e si dileguò.


«Volete indovinare» Dazai guardò i tre ragazzi davanti a sé, uno per uno. «in che modo si suppone Nataniele uccida la principessa Osamu?»
Akutagawa alzò subito la mano. Quando Dazai gli diede la parola, quasi esitò per l'emozione. «Vuole fargli un lungo sermone educativo e filosofico in modo da ucciderlo lentamente e dolorosamente.»
«Suvvia, Akutagawa-kun!» Dazai sventolò la mano, a scacciare le sue parole. «Non è una brutta idea, ma questa storia non è così cruenta!»
"Come sarebbe a dire non è cruenta?!"
«Qualcosa mi dice» Kyouka mormorò, le mani strette attorno ad una bottiglia di succo di frutta apparsa in un momento indefinito. «che Nataniele sia un cecchino.»
Dazai le puntò un dito contro. «Esatto, Kyouka-chan! Nataniele è proprio un cecchino!»

Nataniele si appostò davanti alla casetta abusiva. Quando vide la principessa Osamu passare davanti alla finestra, sparò e la centrò in pieno. La principessa, non la finestra. O meglio, anche la finestra, perché la principessa era al centro esatto. Svolto il suo compito, se ne andò. Nataniele, non la finestra.
Dopo qualche minuto, la principessa Osamu si rialzò. Si era accorto del cecchino, era passato davanti alla finestra appositamente per farsi colpire, si era anche disegnato un bersaglio sulla fronte per aiutarlo - E invece quello sciocco di Nataniele l'aveva colpito al petto! Per la precisione, l'aveva colpito all'altezza del cuore. Così, la principessa si limitò a prendere il proiettile insanguinato e a buttarlo nel cestino.


«Ma,» Atsushi prese la parola. «se il proiettile era insanguinato, vuol dire che ha colpito la principessa, e che quindi la principessa non aveva nessun giubbotto antiproiettile o un qualche libro o-»
«Il proiettile era insanguinato perché Nataniele, al pari di Aringa, non è mai uscito dalla sua fase emo-goth.» spiegò Dazai. Dall'espressione di Akutagawa, era chiaro non avesse apprezzato l'aver accostato Aringa a Nataniele.
«... Quindi la principessa aveva un giubbotto antiproiettile o qualche tipo di protezione?»
«Certo che no, Atsushi-kun.»
Atsushi decise di non indagare oltre.

«La notizia del fallimento di Nataniele è giunta alle mie malvagie orecchie. Non sono stupito neanche di questo.»
«Oh, Dos, hai parlato prima della narrazione!»
«L'avevo prevista.»
«Vuoi mandare qualcun altro ad infastidire la principessa Osamu?»
«Certo.»
«E chi?» Nicola alzò un dito. «Ivano è diventato così magro che è riuscito a passare tra le sbarre, e ora si aggira per le prigioni. Sigma è stato schiavizzato nelle miniere. Nataniele è tornato nell'armadio ignifugo.» Sgranò gli occhi. «Non vorrai mica-»
Ma il piano del perfido re Fedoro era esattamente quello previsto da Nicola.
Torniamo alla dolce principessa Osamu. Ormai erano trascorsi svariati altri giorni e, nonostante due tentativi di omicidio e trentasei di suicidio, la povera principessa stava iniziando a sentire i primi segnali della noia.
Un giorno, mentre leggeva le etichette del cibo in scatola chiedendosi se potesse smettere di esistere inghiottendo un tubo di wasabi intero, udì una voce.
«Quiz time!» La voce veniva da uno specchio, e nello specchio c'era Nicola, il malvagio tirapiedi del malvagio re Fedoro! «Ci sei dentro, ma non puoi entrarci. Che cos'è?»
La risposta era a dir poco stupida, soprattutto se suggerita così spudoratamente. «Lo specchio.»
«Esatto!» Due mani spuntate dal nulla afferrarono le braccia della principessa e lo trascinarono fino allo specchio. Si aprì un varco e le mani vi gettarono dentro la principessa. Il varco si richiuse e nella casetta cadde il silenzio.


Dazai tacque, l'espressione solenne. Atsushi si astenne dal commentare, perché l'unico commento possibile sarebbe stato qualcosa a riguardo della ritrovata tranquillità della casetta e del bosco.
«Il malvagio re Fedoro ha rapito la principessa?» Akutagawa fece la domanda che Dazai stava palesemente aspettando.
«Esattamente.» Annuì, grave.
«Ma questo non c'era, in Biancaneve.» osservò Kyouka.
«Già. Ma l'avevo detto: è una rivisitazione.»
Atsushi iniziò ad avere davvero paura.

Grazie a Nicola, il perfido re Fedoro aveva segregato la principessa Osamu in una stanza in cima ad una torre altissima. Nella stanza c'erano solo un letto e un arcolaio.
«Oh, un arcolaio!» La principessa si mise subito a filare. Aveva sentito, infatti, che pungersi con il fuso di un arcolaio avrebbe portato ad una morte subitanea ed indolore. Fila, fila, fila, ma nessuna puntura sembrava abbastanza mortale! La principessa era davvero deluso, ma non demorse.
La principessa non era solo. La torre altissima, infatti, era sorvegliata da un immenso drago rosso, che di solito aveva le sembianze di un uomo dall'aria poco sana, vestito di bianco e con lunghi capelli bianchi. Avrete già intuito che si tratta di un altro esemplare dell'harem del perfido re Fedoro. Si chiamava Scibusaua, e aveva un problema con i gioielli, le collezioni e i grattacieli.


«In che senso?»
«Quello che ho detto, Atsushi-kun.»

A parte dire cose poco chiare e fare dei falò con i gioielli, però, Scibusaua era relativamente tranquillo. Certo, pugnalò la principessa alle spalle con un pugnale ricoperto di veleno, ma la principessa Osamu si riprese in un paio d'ore e potè dedicarsi di nuovo alla filatura. Non era riuscito a morire, ma si era confezionato un bellissimo abito bianco, con camicia blu e cravatta rossa. Dato che nella stanza c'era pure uno specchio - Nicola aveva pur dovuto portarlo lì, in qualche modo -, trascorse svariato tempo a cercare la pettinatura che potesse meglio adattarsi all'abito nuovo.

Atsushi stava lentamente passando dalla paura alla confusione ma, se non altro, la principessa Osamu sembrava aver indossato qualcosa di meno visivamente epilettico.

Nel frattempo, i tre bambini erano tornati alla casetta. Bastò poco per capire cosa fosse successo.

«Ma come fanno a capire che la principessa è stata rapita attraverso uno specchio?»
«Se non la smetti di interrompere, jinko

Riuscirono a capirlo perché la principessa, che aveva previsto tutto, aveva lasciato loro un messaggio. Il messaggio era una lista della spesa dove era sottolineato il wasabi. Il wasabi era stato lasciato vicino alla finestra, dove ancora spiccava il foro lasciato dal proiettile di Nataniele. La finestra del tentato omicidio da parte del malvagio re Fedoro, dunque un indizio che riconduce a lui, unito alla proprietà riflettente del vetro, che richiama lo specchio, fece ben presto capire ai tre bambini che la principessa era stato rapito attraverso lo specchio per colpa del perfido re Fedoro. Dove fosse in quel momento, tuttavia, non lo sapevano.
«Dobbiamo ritrovare la principessa!» Il dolce Sushi era decisissimo.
«Lui è sempre stato così buono, con noi!» Aringa, se possibile, era ancora più decisissimo. «Non solo le bestie non si sono più avvicinate, ma si è anche sbarazzato di tutti i ladri e i malintenzionati che si sono appropinquati alla nostra dimora!»
Jocca annuì. «E se n'è sbarazzato ponendoli correttamente nell'umido.»
«Non avevamo mai fatto la differenziata, prima del suo arrivo.» Sushi si perse nei suoi ricordi. Succedeva spesso, e di solito gli ci volevano almeno tre minuti per tornare al presente. «È stato grazie ai suoi insegnamenti che ora sappiamo come farla, riducendo al minimo ciò che va gettato nell'indifferenziata!»


«Questo» spiegò Dazai: «è perché le fiabe devono dare degli insegnamenti. Questa fiaba insegna ai bambini a fare la raccolta differenziata.»
"Questa fiaba non insegna assolutamente questo e non la deve sentire nessun bambino in primo luogo!"

Un dettaglio, però, ostacolava la determinazione dei tre bambini.
«Ma chi mai potrà sapere dove è stato condotto la principessa Osamu?» chiese Sushi.
«Dobbiamo trovare un adulto responsabile.» Gli altri due accolsero la saggia proposta di Jocca con cenni d'assenso. Sapevano già dove cercare. «Andiamo dallo zio Doppo.»


Atsushi sbattè le palpebre. Aveva l'impressione che la finestra dietro Dazai fosse in qualche modo affollata. Oltre a Higuchi e Gin, ora allucinava persino Kunikida - Sbiancato alla menzione di tal "zio Doppo" -, Ranpo - Più alto degli altri, e Atsushi sospettò stesse usando uno sgabello. Se lo sgabello fosse di legno o fosse vivo, non voleva saperlo - e Yosano - Gli occhi le brillavano troppo. Si sfregò gli occhi.
«Sei stanco, Atsushi-kun?»
«Sono...» Era difficile da spiegare. «calato nella storia, suppongo?»
«Oh!» Dazai scattò su. Le persone dietro la finestra si abbassarono di colpo. «Qui c'è bisogno di un po' di caffè! Aspetta che lo ordino.»
«Alle quattro di notte?»
La mano di Kyouka sulla sua bloccò qualsiasi ulteriore domanda.
«Ordinato!»
Atsushi evitò di far notare che non aveva chiesto a nessuno che tipo di caffè volessero.
«Vai ad aprire tu, eh, Atsushi-kun?» Dazai si lasciò ricadere seduto. «Qualcosa mi dice che non devo avvicinarmi al pianerottolo per un po'.»
Se ascoltava bene, Atsushi riusciva quasi a sentire, flebile flebile, il rumore di unghie che graffiavano sulla porta. Che fosse Natsume-sensei? Frenò un tremito. Sperò che nessuno l'avesse notato. Perché ci aveva pensato. Non poteva tirare fuori il tiragraffi in presenza di così tanta gente - Soprattutto, non in presenza di Akutagawa. Pianse la sua povertà - Se fosse stato ricco, si sarebbe potuto permettere un divano in pelle, e i divani in pelle erano eccellenti sostituti dei tiragraffi!
«Dicevamo.» Dazai riprese la sua storia bellissima ma non troppo.

Lo zio Doppo non era davvero zio dei tre bambini - Che, tra l'altro, non erano neppure imparentati. Lo zio Doppo era un vecchio burbero che viveva in una capanna non troppo lontana dalla loro casetta. Viveva da solo, circondato da libri e taccuini, ed era solo perché era burbero e noioso.

Dietro la finestra, gli occhiali di Kunikida parvero brillare di luce propria. Atsushi confidò fosse un'allucinazione effettiva, perché aveva appena avuto l'inquietante immagine di due laser oculari che trafiggevano Dazai - Senza sortire alcun effetto, purtroppo per Kunikida.

Lo zio Doppo, in realtà, aveva una backstory molto tragica: veniva traumatizzato almeno una volta al mese nei modi più pittoreschi e sua figlia, Aya, avuta da non si sa chi, era partita tempo addietro per la Romania, o forse per l'Irlanda, e si era trovata un altro padre.

Atsushi vide distintamente Kunikida alzare un pugno, e Yosano intervenire per evitargli di spaccare la finestra. O almeno, Atsushi vide le allucinazioni compiere quei gesti - Anche se erano allucinazioni davvero molto lunghe e concrete.

Sushi, Jocca e Aringa arrivarono dunque alla casupola dello zio Doppo, nella speranza che non fosse giorno di trauma.
Toc toc!, fecero i bambini.
«Chi è?» rispose una voce da dentro.
«Siamo Sushi, Jocca e Aringa!»
Quando lo zio Doppo aprì la porta, si ritrovò davanti i tre bambini.
«Dolcetto o scherzetto?»
«Cos-»
E i tre bambini chiusero lo zio Doppo in un sacco.


«Ah, no, scusate.» Dazai sventolò una mano. Non sembrava affatto dispiaciuto. «Ho sbagliato storia.»
Se il Kunikida silenziosamente imprecante alle sue spalle non fosse stato un'allucinazione da sonno, Atsushi avrebbe giurato Dazai l'avesse fatto apposta.

I tre bambini, che non avevano chiuso lo zio Doppo in un sacco, spiegarono cos'era successo alla povera principessa.
«Ah, bene!» Lo zio Doppo si ricompose e si risistemò gli occhiali. Che in realtà l'avessero davvero chiuso in un sacco per un paio di minuti? «Finalmente la pace e il buon senso torneranno a regnare in questo bosco!»
«Quindi non ci vuoi aiutare, zio Doppo?» I volti dispiaciuti dei tre bambini - Più quelli di Sushi e di Jocca che di Aringa, ma tanto erano due sue tre, quindi era comunque la maggioranza - erano troppo per il cuore ridicolmente buono e colmo di buoni sentimenti dello zio Doppo.
Il buon uomo si trovò quindi di fronte ad una scelta: aiutare i tre adorabili bambini e riportare la principessa Osamu nel bosco, o dare un dispiacere ai tre adorabili bambini e lasciare la principessa Osamu nella torre?
Dato che era un uomo molto calcolatore, trovò una soluzione capace di rendere tutti felici.
«Non conosco il luogo in cui è tenuto prigioniero la principessa Osamu.» La sua voce e la sua espressione erano serissime. «Né saprei come scoprirlo, se non dicendovi di stilare un elenco delle proprietà del malvagio re Fedoro.»
«Ma il malvagio re Fedoro ora possiede tutta Iocoama e tutto il sistema fognario!»
«Esattamente, piccolo Sushi. Quindi, non posso che darvi tre cose che vi aiuteranno nel vostro viaggio.» Detto ciò, il burbero anziano diede loro tre oggetti.
Il primo era un biglietto con su scritto un indirizzo. «Ci vive l'oRanpolo.» spiegò: «L'oRanpolo conosce le risposte a tutte le vostre domande.»
Il secondo era un sacchetto con pane, mele e succhi di frutta. «Mangiate, state sciupati!»
Il terzo era un bazooka. «I pugnali e i demoni infernali non sono abbastanza con certe creature che girano nel bosco!»


«Anche se le armi bianche non ti tradiscono mai.» Kyouka pronunciò quella frase come una massima.
«... Che razza di cose ci sono, nel bosco, per cui dei demoni infernali-» Il borbottio di Akutagawa fu interrotto dalla ripresa del racconto.

Ringraziato e salutato lo zio Doppo, i tre bambini si recarono all'indirizzo segnato. Cammina cammina, i tre giunsero infine a casa dell'oRanpolo. L'oRanpolo viveva in una casetta di marzapane, con il tetto di cioccolato, le finestre di zucchero e la cassetta della posta di biscotto.

Dietro la finestra, Ranpo fece schioccare le labbra, con un'espressione di disappunto. Doveva avergli fatto venire fame. Kunikida, nel mentre, si era placato e si limitava a borbottare.

Toc toc!, fecero i bambini.
«Siete Sushi, Jocca e Aringa!» La risposta che arrivò da dentro la casetta di marzapane colse di sorpresa i tre bambini. Ad aprire loro non fu l'oRanpolo, ovviamente, ma il corviforme Edgardo, uno dei suoi accoliti. Gli altri accoliti dell'oRanpolo, che sedeva a capotavola di una tavola di torta, erano Mushitaro e Carlo il Procione. I tre si dividevano i ruoli di Braccio destro, Voce della non-ragione e Schiavo.


«Sapreste dire chi era chi?»
«Mmh...» Kyouka ci pensò un istante. «Edgardo ha aperto la porta. Potrebbe essere perché doveva controllare che gli ospiti non fossero un pericolo. Quindi, io direi che è Edgardo il Braccio destro.»
«Sì, Edgardo ha aperto.» concordò Akutagawa: «Ciò significa che non siede alla destra dell'oRanpolo. L'unico altro umaniforme presente è Mushitaro. Il Braccio destro è lui.»
Atsushi guardò Kyouka. Poi guardò Akutagawa. Erano quasi teneri, nella loro innocenza - Oddio, cosa aveva appena pensato. Non di Kyouka, di Akutagawa. Dov'era il suo tiragraffi.
«Atsushi-kun?»
Atsushi sforzò un sorriso. «... Sarebbe davvero comico se fosse Carlo il Procione, eh?»
Dazai annuì, piano.

Il Braccio destro dell'oRanpolo era Carlo il Procione, la creatura più intelligente del circondario dopo l'oRanpolo stesso.

Ecco, appunto. Kyouka e Akutagawa rimasero senza parole. Dietro la finestra, Yosano era corsa a tappare la bocca a Ranpo, o la sua risata si sarebbe sentita fino al Port Mafia.

Mushitaro era la Voce della non-ragione. Edgardo, naturalmente, era lo Schiavo.
«So perché siete qui.» annunciò l'oRanpolo: «E so anche dov'è la principessa Osamu!»
«Oh, nobile oRanpolo!» Sushi giunse le mani, ma non si gettò ai piedi dell'oRanpolo, perché quest'ultimo non era la principessa Osamu. «Diteci ciò che sapete! Aiutateci a salvare la buona principessa Osamu!»
«Ve lo dirò.» L'oRanpolo era serissimo. «Ma prima...» Molto serissimo. «Dovrete superare delle prove.»
«Cosa?»
«Una serie di prove» intervenne Jocca: «per dimostrare di essere degni?»
«No, è che mi annoio.»
I tre bambini si scambiarono delle lunghe occhiate.
«Dovete andare alla Palude a Est per prendere la Perla Perlosa dalla bocca del Coccodrillo del Cocco, poi andare alla Brughiera dell'Ovest per scavare nella tana della Talpa Tappata per sottrarle una foglia mezza arancione e mezza verde, poi tornare alla Palude a Est, però più a Ovest, e dovete superare gli indovinelli del Pupazzo Pazzo di Neve che-»
«E questo» Sushi esitò un istante nell'interrompere una sì grande entità quale l'oRanpolo, ma doveva porre quella domanda. «ci darà qualcosa di utile per salvare la principessa?»
«Eh?» L'oRanpolo scrollò le spalle. «No, mi darà solo modo di divertirmi alle vostre spalle.»
I tre bambini si scambiarono di nuovo delle lunghe occhiate.
«Grazie per il disturbo.»
«Abbiamo sbagliato numero.»
«A mai più rivederci.»
Detto ciò, fecero dietrofront e uscirono dalla casa.


«... Okay?»
Akutagawa e Kyouka annuirono, con fare sapiente.
«Sono bambini intelligenti.»
«L'avrei assolutamente fatto anch'io.»
Ranpo era prossimo al piangere per le risate.

«Sei un imbecille!» Mushitaro si rivolse all'oRanpolo con un tono affine all'acido muriatico. «Ecco perché se ne vanno tutti! Come facciamo a mantenere la casetta, eh?»
«Avresti potuto aiutarli...» Il borbottio di Edgardo somigliava ad un pigolio. «Erano tre bambini innocenti e indifesi e-»
«Avevano un bazooka e stavano cercando la principessa Osamu per salvarlo.» La pacata risposta dell'oRanpolo era colma di sapienza. «Non sono né indifesi né innocenti. E» Guardò fuori dalla finestra di zucchero. «la risposta non è poi così al di fuori della loro portata.»
Carlo il Procione fece il verso del procione. Tutti si rimisero alla sua saggezza.


Atsushi quasi saltò. Il campanello d'ingresso aveva suonato.
«Dev'essere arrivato il caffè!» Dazai indicò la porta, come se Atsushi non conoscesse casa sua. «Vai ad aprire tu, Atsushi-kun?»
«S-sì...» Già voleva andarci, ma era comprensibile si fosse spaventato: erano le quattro del mattino passate, Dazai raccontava una fiaba discutibile con gente che suonava al campanello... Di certo non avrebbe voluto che la fiaba si concretizzasse più di così. Aprì la porta. Sbattè le palpebre. Non poteva essere un'allucinazione, l'aveva sentita anche Dazai!
«Ehm...» Lucy lo squadrò. Giusto, il pigiama da ospedale psichiatrico. «Cinque caffè forti?»
«... Suppongo?»
«Come "supponi"?»
«Aspetta, "cinque"?»
«... Tutto a posto?»
«Vieni, Montgomery-san!» Dazai le fece cenno di entrare. Atsushi non si diede pena di fargli notare che quella non fosse casa sua. «Ho espressamente chiesto di te apposta per farti rimanere!»
Da quello scambio di battute demenziali, Atsushi riuscì a ricostruire il piano assurdo di Dazai: approfittare del turno di notte di Lucy per farla venire a casa sua e avere un'altra spettatrice.
«Ma che...?» Atsushi aveva fatto strada a Lucy, e la poverina si era ritrovata con tre persone in pigiama, cinque alla finestra, indefiniti sul pianerottolo e Dazai. La sua faccia a metà tra la confusione e lo shock era comprensibilissima.
«Perché anche lei?» Akutagawa pose una domanda interessante. Kyouka non aveva staccato gli occhi da Lucy fin dalla sua apparizione nella cornice della porta d'ingresso.
«Perché mi sembrava brutto avere solo Kyouka-chan come pubblico femminile!»
Atsushi trattenne un facepalm.
«Su, Montgomery-san, siediti dove ti pare. Sto raccontando una fiaba!»
«Una...?» Il suo sguardo allucinato andò a loro tre. Fu Kyouka a rispondere: «Una rivisitazione di Biancaneve
«Una rivisitazione?» Lucy sembrava vagamente incuriosita. «Di chi?»
«Di Dazai-san.»
Lucy perse una gradazione di colorito. Aveva già capito. Atsushi ebbe pietà di lei e le narrò, con più tatto possibile, quali assurdità avevano accompagnato la principessa Osamu - Bastò questo dettaglio per farle comprendere a cosa stesse andando incontro.
Alla fine del riassunto, Dazai riprese la sua bellissima narrazione.

I tre bambini decisero dunque di andare dalla dottoressa Akiko, che abitava non troppo distante dalla casa dell'oRanpolo. Quando si avvicinarono alla casa, tuttavia, sentirono provenire dal suo interno delle urla disumane, il suono più straziante che essere umano possa produrre al culmine della più insopportabile delle sofferenze.

Yosano, una mano ancora sulla bocca di Ranpo, era visibilmente indecisa se rimanere perplessa o scoppiare a ridere a sua volta. Dato il rischio, Kunikida le aveva messo una mano sulla spalla, a riportarla con i piedi per terra.

I tre bambini, dunque, decisero non fosse necessario interpellare la dottoressa Akiko e proseguirono nel loro cammino.

Strano. Atsushi si sarebbe aspettato una lunga e accurata descrizione delle operazioni della dottoressa.

Passarono dunque a casa di due elfi, Naomi e Junichiro. Naomi e Junichiro erano sorella e fratello ed erano sempre vissuti insieme. Quando i tre si avvicinarono alla casa, tuttavia, sentirono provenire dal suo interno delle urla-

«I tre bambini, dunque» Oh, no, aveva abbassato la guardia! Atsushi si sentì in dovere d'intervenire. «decisero non fosse necessario interpellare i due elfi e proseguirono nel loro cammino.»
Dazai lo guardò di sottecchi. «Non spoilerare la fiaba, Atsushi-kun!»
Era questione di vita o di morte, e dell'innocenza già a repentaglio delle orecchie di Kyouka, oltre che di buona educazione nei confronti di Lucy. «È che sono molto ansioso di sapere come continua.» Cercò di fare l'espressione più seria che potè. «So che è la formula della fiaba, ma non c'è bisogno di ripetere tutto tre volte.»
Notò Akutagawa aggrottare la fronte. Lo intravide contare sulle dita. In effetti, lo zio Doppo e l'oRanpolo erano due, così come le scene della dottoressa e degli elfi, quindi come andavano contate...?
Dazai sbuffò. Non sembrava convinto, ma almeno non sembrava intenzionato ad approfondire. A proposito, come mai Tanizaki e Naomi non erano alla finestra- No, Atsushi non voleva davvero saperlo.

Cammina cammina, i tre bambini non sapevano più cosa fare. Si erano giocati le sagge indicazioni dell'oRanpolo, e ora non avevano idea di come ritrovare la loro amata principessa!
Ad un certo punto, qualcuno si parò sulla loro strada.
«Dolci bambini,» Era la fata dai capelli rossi e dei tetti verdi, Lucia. «perché avete un simile sguardo colmo di angoscia?»


Lucy non battè ciglio. Era ovvio sarebbe finita nella fiaba anche lei.

I tre bambini spiegarono alla fata dai capelli rossi le loro sventure.
«La principessa Osamu è una principessa.» La frase di Lucia sembrava un'ovvietà, ma era in realtà detentrice di grande conoscenza. «Non è che è tenuta prigioniera lì?» Indicò qualcosa alle spalle dei bambini.
In mezzo al bosco, difatti, si ergeva una torre alta tantissimi metri, avvolta da una notte perenne, e da cui di tanto in tanto si innalzavano i ruggiti di un drago rosso.


«Quindi fammi capire» Atsushi era certo di essere il portavoce di tutti i presenti. «i tre bambini hanno girato in tondo quando avevano una torre gigantesca e sospetta a pochi metri di distanza? E non ci ha pensato neppure lo zio Doppo?»
Dazai annuì, grave. «Spesso ciò che cerchiamo è davanti ai nostri occhi.»
Kyouka e Lucy affogarono le loro opinioni nel caffè. Akutagawa era stato trasmutato in una statua. Ranpo e Yosano tenevano le labbra serrate, in un fallitissimo tentativo di non ridere. Gli occhiali di Kunikida brillavano. Atsushi sentì di colpo il bisogno di toccare il riflesso degli occhiali sul pavimento, e di farlo di scatto, per non correre il rischio che il riflesso scappasse.

«Abbiamo trovato la principessa Osamu!»
«Ma come fate a dirlo? Io vi ho solo proposto-»
«Tuttavia,» Jocca prese la parola. «per quanto il bazooka dello zio Doppo possa indubbiamente tornare utile, non credo abbiamo livellato abbastanza per sconfiggere il drago e salvare la principessa. Nondimeno, non è nostro compito farlo.»
I tre bambini si scambiarono un'occhiata densa di significato. Sapevano cosa dovevano fare.


«Tutto questo» Atsushi si costrinse a guardare Dazai e non il riflesso sul pavimento. «e poi non sono loro a salvare la principessa?»
Akutagawa non lo riprese per l'interruzione. Era troppo pietrificato.
«Questo viaggio» spiegò Dazai: «ha insegnato loro che "salvare" non significa solo prendere a pugni un drago. Significa anche cercare qualcuno in grado di prendere a pugni un drago.»
Era un bel messaggio, ma non c'era nessun motivo per cui i tre bambini fossero giunti ad una simile conclusione.
«E poi, insomma!» Dazai si scolò il caffè rimasto nel suo bicchierino di plastica. «Chi è che salva le principesse dai draghi?»
Atsushi sospirò.

«La principessa Osamu, nella sua candida pudicizia, ci ha accennato al principe Chiocciola del Regno Vicino.» disse Jocca.
«Sì.» ricordò Sushi: «Ce ne parlava almeno trenta volte all'ora.»
«Ossia, metà delle nostre ore di veglia trascorrevano nel sentire la buona principessa tessere le lodi del piccolo principe Chiocciola.» riepilogò Aringa.
«Bene, allora.» fece la fata Lucia: «Cosa aspettate? Andate a prenderlo!»
Gli sguardi dei tre bambini erano funerei.
«Il Regno Vicino» confessò Jocca: «è lontanissimo.»
«Come "lontanissimo"?»
«È il regno più lontano che esista.» spiegò Sushi: «È nell'angolo della cartina geografica, isolato dal resto del mondo da montagne e mari. Ci vorrebbero mesi per arrivare!»


«Ma scusa.» Atsushi riprese la parola. «come faceva il principe Chiocciola ad andare a trovare la principessa Osamu così di frequente, allora? Era in vacanza da quelle parti?»
«No, Atsushi-kun. Il principe Chiocciola vola infrangendo la barriera del suono.»
«Oh, giusto.» Atsushi annuì. «Come ho fatto a non pensarci.»

A sentire simili parole di arrendevolezza, la fata Lucia, mossa a compassione, decise di aiutare i tre bravi bambini. Fece un paio di telefonate e, nel giro di pochi minuti, apparve un jet extralusso.
«L'ho chiesto in prestito al re delle fate, il ricchissimo Francesco.» La fata Lucia fece segno di entrare. «Non importa la geografia o anche solo la logica, i soldi possono plasmare la realtà.»
Così, a bordo del jet del re Francesco, la fata Lucia condusse i tre bambini al Regno Vicino.


Ormai la stanza e la situazione sembravano quelle di un accampamento. Sul tatami erano sparsi pacchetti vuoti di patatine e di pop corn, brick di succhi di frutta e bicchierini di plastica svuotati del caffè. Atsushi si era lasciato andare contro la parete e, nel giro di due minuti, si era ritrovato Kyouka appoggiata alla sua spalla destra e Lucy nelle vicinanze del suo braccio sinistro. Akutagawa, che non aveva mai cambiato posizione da quando si era seduto, si era probabilmente giocato le gambe, e forse anche la spina dorsale. Demone Biancaneve era seduta composta al fianco di Kyouka. Rashomon era acciambellato sulle ginocchia impietrite di Akutagawa. Higuchi distoglieva lo sguardo dal narratore solo di tanto in tanto, per studiare le reazioni altrui, o forse il suo sguardo non era tanto sul narratore quanto su una certa altra persona nella stanza. Gin, al contrario, era riuscita a rimanere immobile per quasi tutto il tempo - Era davvero una ninja! Kunikida aveva le braccia conserte e gli occhiali scintillanti. Ranpo e Yosano sembravano due ragazzine intente a spettegolare. Cosa stesse succedendo sul pianerottolo, Atsushi non lo sapeva, perché era off-screen.
Dazai aveva fatto una breve pausa, forse per riordinare le idee di un simile capolavoro folkloristico.

Ma cosa starà facendo, nel frattempo, il malvagio re Fedoro?
Insoddisfatto dei suoi tentativi di scacciare la noia, il malvagio re Fedoro se ne stava nel suo antro buio, sporco e male arredato, a mangiare mele insieme al fidato e altrettanto malvagio Nicola.
«Pensavo sarebbero andati a salvare subito la principessa Osamu.» disse il perfido re Fedoro: «Invece è ancora lì. Possibile che più che liberarla vogliano liberarsene?»
«Così vorrebbe la logica, e invece...» Nicola faceva apparire una mano fuori dallo specchio, prendeva una mela dal cesto e se la portava nello specchio. «Non l'avevi previsto?»
«Era un'ipotesi.» rispose il malvagio re Fedoro: «L'ipotesi più probabile nel caso di persone normali, ma chi va dietro alla principessa Osamu non è normale, quindi supponevo si sarebbero impegnati a salvarlo.»
«E quindi?»
«Ci sto pensando.» In quel momento, la mela addentata dal malvagio re si rivelò incredibilmente dura. Sembrava fatta di pietra, una pietra liscissima e durissima. «Ahia.»
«Oh, guarda!» Nicola si avvicinò alla parete dello specchio. «Ma quello è-»
«Ecco dov'era finito.»
La mela era, in realtà, un teschio.


Come accidenti si faceva a confondere una mela con un teschio? Erano di grandezze, colori, forme e consistenze alquanto diverse!

«Questo è un teschio che non è stato correttamente sterilizzato.» ricordò il malvagio re Fedoro. «Sarà pieno di batteri!»
«E avrà infettato anche tutte le mele del cesto!»
«Esattamente.»
I due gettarono uno sguardo alle mele del cesto. Erano fucsia e pulsanti.


«E non se ne sono accorti, mentre le mangiavano?»
«Non ci hanno fatto troppo caso.» spiegò Dazai: «Perché, a vivere nelle fogne, si sono fatti gli anticorpi per qualsiasi cosa.»
Atsushi non volle sapere oltre.

Il malvagio re aveva avuto un'idea. Così, si fece trasportare da Nicola nella stanza della torre dove era stato rinchiuso la principessa Osamu. Lo trovò che era ancora intento a filare: ormai aveva completato la collezione Autunno-Inverno e stava iniziando la Primavera-Estate.
«Ma cosa stai usando per filare?»
«Non lo so.»
Ma non era questo ciò di cui voleva parlare il malvagio re Fedoro. La principessa Osamu, ovviamente, non era stupito di trovarlo lì - Sapeva sarebbe arrivato, sapeva avrebbe cercato, infine, di ucciderlo con le sue stesse mani.
Il re Fedoro gli porse qualcosa. «Vuoi una mela?»
La mela era fucsia e pulsante, e gliela stava offrendo qualcuno che stava cercando di ucciderlo da un bel po' di giorni.
«Oh, avevo giusto fame!» La principessa Osamu prese la mela e se la mangiò in pochi morsi. «Faceva schifo.»
«Eppure te la sei mangiata tutta.»
«Il suo aspetto velenoso e potenzialmente mortale me l'ha resa molto attraente.» In quel momento, però, la principessa Osamu sentì le forze venire meno. «Oh, no! Non dirmi che quella mela fucsia e pulsante era avvelenata!»
«No.»
«Ah, allora faceva davvero schifo, sento le forze che-»
«Però era infettata da un virus che ti ucciderà lentamente.»
Con un ultimo sguardo sconvolto, la principessa Osamu cadde graziosamente sul letto - Si era infatti posizionata nelle sue vicinanze, fosse mai che dovesse perdere i sensi e dovesse attendere l'arrivo di un baldo principe molto piccolo.
«... È morto sul serio?» Il malvagio re Fedoro si avvicinò per controllare. Per sicurezza, estrasse il pugnale e lo calò sul corpo esanime della principessa.


Il pubblico trattenne il fiato. Il momento in cui i personaggi facevano qualcosa di sensato era sempre mozzafiato.

Ma si fermò.

Come non detto.

Se avesse fatto a pezzi la principessa, l'avrebbe ucciso sul serio! E dopo? Cosa ne sarebbe stato della sua noia? Così, il malvagio re Fedoro mise via il pugnale e se ne andò, lasciando la principessa a giacere svenuta sul letto.

Atsushi era certo che il vero motivo fosse che, a prescindere, la principessa Osamu sarebbe sopravvissuto pure se da ricomporre come un puzzle da seicento pezzi.

I bambini e la fata dai capelli rossi, intanto, erano giunti nel Regno Vicino. Tutto, nel Regno, era molto piccolo e carino, con tante chioccioline colorate che si arrampicavano sulle mura dai colori pastello delle casupole con giardino pieno di fiorellini.

Il grattare alla porta d'ingresso si fece più intenso. Forse non era Natsume-sensei.

I quattro chiesero udienza ai sovrani. La struttura della famiglia reale del Regno Vicino era un po' complessa, perché il principe Chiocciola aveva, a conti fatti, una madre e tre padri. La regina era una bella donna molto alta e i re erano degli stangoni la cui altezza oscillava tra il metro e novanta e i due metri e dieci. In loro presenza, il piccolo principe Chiocciola sembrava ancora più piccolo!

Atsushi non era certissimo che Dazai sarebbe arrivato alla fine della fiaba, né che ci arrivasse la porta d'ingresso.

Se il principe era una lumachina, i sovrani non mancavano di essere bizzarri a loro volta: il re Adamo era un robot multifunzione, il re Arturo era uno spirito dell'estate che purtroppo si era ritrovato in una landa molto fredda, il re Paolo era un serpente molto bello e la regina Koyou era una prostituta.

«Dazai-san!» Quella non poteva lasciargliela passare. Oltre che irrispettosa, era anche una frase crudele da dire, con Kyouka presente. «Che razza di modi-»
«Ah, ma» Kyouka parlò. Stranamente, non sembrava turbata. «mamma Koyou era davvero una prostituta.»
Uno strano calore sulle guance. «A-Ah, sì?»
Kyouka annuì. «Ha insegnato molto a me e Chuuya-san.»
«Oh.» Era senz'altro una sorpresa. Ma l'importante era che Kyouka l'avesse presa con tranquillità. «... Aspetta, in che senso ha insegnato-»

«Vi prego!» Il dolce Sushi giunse le mani, lo sguardo supplichevole eppure molto dolce. «Abbiamo bisogno del principe Chiocciola! La principessa Osamu è in pericolo!»
«La principessa Osamu?» Il principe Chiocciola era visibilmente sconvolto. «Chi ha osato sollevare un dito sulla buona e gentile principessa Osamu?»
«È stato il malvagio re Fedoro!»
«Povera, innocente fanciulla!» Il principe Chiocciola si sarebbe gettato ai piedi della principessa, se l'avesse avuta davanti. «Padri! Madre! È mio dovere di principe andare a salvare la principessa dal drago!»
Il re Arturo sembrava pensieroso. «È indubbiamente compito di un principe...»
«Però a me la principessa Osamu non piace.» fece la regina Koyou. Si vedeva che in passato aveva lavorato con il re Ango.


«Dazai-san.»
«Cosa?» Dazai fece un'espressione innocentissima. «Atsushi-kun, mi sembri un po' agitato.»
«Lasciatelo stare, Dazai-sama-san.» s'intromise Akutagawa: «Proseguite.»
Sì, forse era meglio proseguire, così quella fiaba inquietante sarebbe giunta alla sua conclusione.

«Se il principe Chiocciola desidera salvare la principessa Osamu» annunciò il re Adamo: «io lo appoggerò.»
«Ma, per farlo,» Anche il re Paolo sembrava pensieroso, ma in modo diverso dal re Arturo. «dovrebbe allontanarsi da qui.» Il suo sguardo tremò. «E salvare la principessa, dopo, significherebbe sposarla. Significherebbe dividere il mio fratellino con qualcuno.» Strinse un pugno. «Devo uccidere la principessa Osamu.»
«Siamo in parità.» fece notare la regina Koyou. Intanto, il re Arturo aveva preso il re Paolo e l'aveva trascinato da qualche parte, parlando in gallico stretto.
«Oh, vi prego, nobile signora!» La piccola Jocca si fece avanti. «Lasci che il principe Chiocciola salvi la principessa Osamu!»
La regina Koyou posò lo sguardo sulla piccola Jocca. Era così carina, ma così carina, che sentì tutte le certezze della sua vita crollare. «E va bene.» Allungò la mano, distolse lo sguardo con un'unica lacrima da shoujo manga. «Puoi andare a salvare la principessa Osamu, princ- Principe Chiocciola?»
Il principe Chiocciola non aveva aspettato il verdetto dei suoi genitori e, coperto dal re Adamo - Letteralmente, perché il re Adamo era alto due metri e aveva un'apertura spallare di circa un metro e mezzo - era partito in volo alla volta della torre.
I tre bambini e la fata si guardarono, incerti sul da farsi.
«E ora?» chiese la fata Lucia.
«Seguiamo il principe Chiocciola.» decise Aringa. «Sia mai che il drago abbia più forme e a noi tocca sconfiggere la seconda fase dopo un primo climax scenografico.»
«Sì, io vi accompagno.» La fata Lucia mise le mani avanti. «Ma, se dovete fare la fase due, io me ne tiro fuori.»
Il piano era stato deciso. Prima, però, c'era qualcosa di più impellente.
«La nobile signora vuole adottarmi.» annunciò Jocca. I complimenti degli altri vennero spezzati dal seguito: «E vuole costringermi a rimanere qui, come il re Paolo con il principe. Dobbiamo convincerla che un orfanello adottato rimane adottato anche se si allontana dall'adottante.»
Sarebbe stato un lungo discorso, e avrebbero dovuto farlo da soli, perché il re Arturo, a quanto pare grande esperto nel placare parenti iperprotettivi o presunti tali, era impegnato ad inseguire il re Paolo per tutto il castello a forma di suribachi.


Come faceva un castello ad essere a forma di suribachi...?

Non si sa cosa si stessero dicendo, perché continuavano a parlare in gallico, ma era evidente che il re Paolo stesse scappando.
Mentre nel Regno Vicino succedeva ciò, il principe Chiocciola era arrivato alla torre. Si sarebbe potuto lanciare direttamente nella stanza della principessa, ma il suo ruolo di principe gli imponeva di sconfiggere il drago Scibusaua.


Il volto di Dazai parve illuminarsi. Pessimo segno.

Fu una battaglia incredibile! Scibusaua assunse la sua forma draconica, ma il principe Chiocciola era un dio sceso in terra, quindi non fu minimamente impressionato da un simile sfoggio di scarsità di potenza. Liberò quindi tutto il suo potere gravitazionale e ultraterreno, prese a ceffoni Scibusaua come nessuno mai aveva preso a ceffoni qualcuno e lo fece esplodere! Ka-booom!

Era decisamente troppo su di giri.

E, con una romantica pioggia rosso sangue, il principe Chiocciola discese nella torre della principessa addormentata. Non appena lo vide, si avvicinò al suo giaciglio e-

In quel momento più che mai, Atsushi non era sicuro di voler sentire il resto.

-gli assestò un pugno nello stomaco, incrinandogli tre costole e facendogli sputare tutta la mela infetta.

Dazai emetteva luce propria. Atsushi si sentiva inghiottire dall'oscurità.

«Chi è che risveglia una principessa in sì violento modo?» fece la principessa Osamu, ridestandosi dal suo sonno fatato. «Oh! Siete voi, piccolo principe Chiocciola!»
«Sì, grande, nobile, gentile, perfetta e inimitabile principessa Osamu! Sono io, il piccolo principe Chiocciola, giunto fin qui per liberarvi e restituire al mondo la vostra magnifica persona!»
«Principe Chiocciola!»
«Principessa Osamu!»


Akutagawa cadde di lato. Aveva gli occhi sgranati e le gambe ingessate.
«Ehi!» Atsushi si precipitò a soccorrerlo. Gli tastò il polso. Dava ancora segni di vita, ma era visibilmente provato. Prese un pacchetto di patatine e lo sventolò. «Dazai-san, tutto questo romanticismo è troppo!»
«Romanticismo?» Dazai inarcò un sopracciglio. «La principessa Osamu e il principe Chioccola si odiano.»
Nessuno emise il minimo suono.

«Oh, principessa Osamu!» Finalmente, il principe Chiocciola potè gettarsi ai suoi piedi. «Attendevate forse il mio arrivo?»
«Naturalmente, principe Chiocciola!» trillò la principessa Osamu: «Avevo infatti previsto tutto quanto, e ogni cosa si è svolta esattamente secondo il mio piano!»


«Quindi...» mormorò Lucy: «Tutta questa storia è in realtà colpa della principessa Osamu, che voleva concretizzare le sue fantasie kinky e roleplay con il principe Chiocciola?»
Atsushi non sapeva esattamente cosa significassero quei termini, ma ne aveva qualche sospetto. Kyouka, invece, sembrava parlare la sua stessa lingua. «Direi di sì. Non so se ammirare la grandezza a cui è stato capace di arrivare per metterla in pratica.»
Akutagawa aveva iniziato a schiumare. Atsushi afferrò Rashomon e lo usò come ventaglio.
«Povero Akutagawa-kun.» Il commento di Dazai non conteneva il minimo dispiacere.
«Beh...» La voce di Lucy era un sussurro. «Suppongo sia inquietante sentire i propri genitori piccioneggiare. Non lo biasimo.»
«Potresti provare con la respirazione boc-»
«Quindi cosa successe?» Le parole gelide di Kyouka stroncarono subito la frase di Dazai. Atsushi s'impegnò per fingere di non aver capito - Tra l'altro, perché Rashomon non poteva rimanere sempre così piccolo e rotondo? Non era molto più carino? Il modo in cui scorrazzava in giro, poi, era una gioia per gli occhi, gli veniva quasi voglia di inseguirlo e afferrarlo e-
«Jinko.» Oh, Akutagawa sembrava aver recuperato le proprie facoltà mentali. Per quanto si potesse usare una simile espressione per- «So cosa stai pensando. Non osare.»
«Eh?»
«Niente "eh?". Rashomon è una bestia divora-spazio, è un predatore, non una- Jinko! Lascia subito Rashomon! Sputa! Cattivo, jinko
Atsushi non si era potuto trattenere e Rashomon non era potuto scappare. Faceva un po' male, mentre gli si agitava in bocca, ma-
«Ecco.» Kyouka sospirò. «Sapevo che dovevamo tirare fuori il tiragraffi, ora è troppo tardi.»
«Il tiragraffi...?»
Kyouka ignorò Lucy e tornò a rivolgersi a Dazai. «Dazai-san. L'alba è prossima. Atsushi ha perso ogni concentrazione, Akutagawa ha perso le gambe, Lucy ha perso la fiducia nell'umanità e io ho finito i pop corn. Sono dell'opinione sia ora di concludere.»
Dazai sbuffò. «Quindi niente approfondimento su cosa fecero il principe Chiocciola e la principessa Osamu nella torre.»
«Credo un simile racconto possa avere un discreto seguito» riconobbe Lucy: «ma forse non è il caso, ora.»
Dazai annuì, poco convinto. «Non capisco cosa ci sia di così strano in intense sessioni di dress-up, ma va bene. Passiamo al dopo.»

Sushi, Jocca, Aringa e la fata Lucia arrivarono alla torre. La notte eterna si era diradata, lasciando spazio alla luce del giorno. Del drago non erano rimaste che frattaglie, e la pioggia rossa continuava a cadere copiosamente - Sarebbe durata un po', impregnava l'aria di ferro, ma era molto scenografica.

«Indubbiamente.» Alla fine, Akutagawa era riuscito a strappare Rashomon dalla bocca di Atsushi. Kyouka e Lucy si erano avvicinate, e si erano messe ad accarezzare la testa bianca di Atsushi. Akutagawa, per non essere da meno, gli fece un rapido pat pat sui capelli.

«Sembrerebbe che non ci sia alcuna fase due.» Aringa aveva in mano uno dei panini dati loro dallo zio Doppo.
«Ohibò!» Sushi smangiucchiava uno dei panini dati loro dallo zio Doppo. «È proprio una fortuna non sia una storia incentrata su di noi che però tutti ricorderanno come della principessa e del principe in virtù di una battaglia particolarmente scenografica e di svariate scene molto omosessuali.»
«Possiamo quindi dire» Jocca aveva quasi finito una delle mele date loro dallo zio Doppo. «che, portando qui il principe, abbiamo contribuito a salvare la principessa?»
La fata Lucia annuì, in mano uno dei succhi di frutta dati dallo zio Doppo ai tre bambini. «Il vostro coraggio vi ha garantito il ruolo di aiutanti magici, anche se non siete magici. I miei complimenti.»
«Andiamo a recuperare la principessa dalla torre, allora?» chiese il dolce Sushi: «O la porterà giù il principe Chiocciola?»
Lo sguardo della piccola Jocca era gravissimo. «Tu non vuoi entrare in quella torre.»
«Perché?»
«Tu non vuoi assistere al dress-up.» Jocca e la fata Lucia si scambiarono degli sguardi sapienti. «Perché il dress-up implica momenti in cui i vestiti-»


«Oh, sono quasi le sei!» esclamò Atsushi, in un dormiveglia causato da intense carezze sulla testa e sulla schiena. «Non sarebbe scenografico concludere con l'alba, Dazai-san?»
Dazai dovette ritenere potesse essere scenografico, perché finalmente sembrò arrivare alla conclusione.

La principessa Osamu e il principe Chiocciola convolarono a nozze nel Regno Vicino.

«Perché si odiavano.» ricordò Atsushi.
«Sì, Atsushi-kun. Perché si odiavano. Visceralmente.»

Al matrimonio invitarono anche il perfido re Fedoro. La principessa Osamu gli aveva preparato una vendetta esemplare per tutti i tentativi di omicidio ai suoi danni!
Giunse il giorno del matrimonio. Era tutto molto bello, ma non lo descriverò perché non ho voglia. I genitori del principe erano tutti molto felici, tranne il re Paolo, che era stato legato e imbavagliato. La regina Koyou era stata placata offrendole Jocca in sacrificio. Quando arrivò il malvagio re Fedoro, fu lentamente fatto circondare da tante lumachine-


Che immagine spaventosa.

-cyborg dotate di laser fotonici e proiettili delle più disparate sostanze chimiche. Il malvagio re era circondato, non aveva più modo di scappare!

«Non avrebbe potuto semplicemente scavalcare le lumachine?»
«Insomma, Atsushi-kun, se ti circondano delle lumachine che fai? Le scavalchi? Non sarebbe irrispettoso?»
Atsushi tacque e continuò a fare le fusa.

«Ora indosserai queste scarpe di ferro arroventate!» esclamò la principessa Osamu: «E danzerai fino alla morte!»
Il malvagio re Fedoro guardò le scarpe. Poi guardò la principessa Osamu. «No.»
«Come no?»
Il malvagio re Fedoro prese le scarpe in mano. Sembravano non fargli assolutamente niente! Com'era possibile?
«Sembrano non farti assolutamente niente!» La principessa Osamu non riusciva a credere ai suoi occhi. «Com'è possibile?»
«Vedi, principessa Osamu.» Il malvagio re Fedoro gettò le scarpe alle sue spalle e colpì in pieno dei cani da caccia che passavano da quelle parti. «Io sono il Delitto. E sono anche il Castigo. Delitto e Castigo sono amici.» Detto ciò, fece sguish con il suo mantello bianco e si dileguò.
Tutti i presenti si guardarono.
«Beh.» La principessa Osamu fece un gran sorriso di trionfo. «L'abbiamo scacciato, no?»
«No, se n'è andato di sua volontà, e ha pure evitato la tua vendetta.»
«Lumachina caro, per favore.» La principessa Osamu mise il broncio. «Non ho tempo per queste sciocchezze. Sposiamoci e pensiamo solo al nostro eterno odio.»
«Oh, sì, principessa Osamu! Fammi tuo-»


«Dazai-san.»

«-nemico e odiamoci da qui all'eternità!»
«Piccolo principe Chiocciola!»
«Grande, potente, supremo, magnifico principessa Osamu!»
Fu così che la buona principessa Osamu convolò a nozze con il suo grande odio, il principe Chiocciola, che osannò e venerò la principessa come una dea, rimettendosi alla sua incontrovertibile superiorità. Il malvagio re Fedoro cadde in un tombino poco dopo essere uscito dal Regno Vicino e fu colto da una nostalgia così intensa che decise di non riemergere mai più dalle fogne. Nicola continuò a far esplodere cose negli specchi, Ivano continuò ad aggirarsi nelle segrete del castello, Scibusaua continuò ad essere morto, Nataniele fu infine restituito a Margherita, Sigma continuò a lavorare nelle miniere, lo zio Doppo fu invitato in Romania, o in Irlanda, e l'oRanpolo e i suoi accoliti dovettero presentarsi spesso a casa della dottoressa Akiko per overdose di zuccheri. Jocca era ormai in mano alla regina Koyou, la fata Lucia divenne una maid in un maid cafè fatato, Sushi e Aringa furono assunti come guardie del Regno Vicino e il re Paolo fu liberato dopo sei mesi e cercò di uccidere la principessa Osamu. Purtroppo non ebbe successo. Con il matrimonio, il Regno Vicino e Iocoama divennero un unico regno, che in teoria si chiamava Iocoama del Regno Vicino, ma che la principessa Osamu si era premurata di far sì che tutti chiamassero solo Iocoama. Il re Ango fu dimenticato e il nome del re Odasaku attraversò i secoli e i millenni. Fine!


Il cielo iniziava a schiarirsi. La linea dell'orizzonte si tingeva d'oro. Dazai era davvero riuscito a concludere quella fiaba inquietante al nascere del nuovo giorno. Era un profondo simbolismo: c'era sempre una luce di speranza dopo una notte di avversità.
«Era una storia molto bella, Dazai-san.» Atsushi recuperò le proprie facoltà mentali umane. «Mai sentita una simile.» Era la verità.
«Assolutamente.» concordò Lucy. Kyouka annuì.
«Non ho mai sentito nessuno raccontare una fiaba come l'avete raccontata voi.» Anche le parole di Akutagawa erano colme di sincerità.
Dazai sembrava al settimo cielo. «Davvero? Ho proprio un gran talento nel narrare fiabe!»
«Tantissimo.»
«Non immagini quanto.»
«Non dimenticherò facilmente questa notte.»
«Quasi mi dispiace essere arrivata dopo.»
«Per quanto sia stato bello,» Dazai si alzò in piedi. «tutto ha una fine. Tra due ore dobbiamo essere all'Agenzia, quindi suppongo possiate dormire almeno quattro ore.»
"Il Capo ci ucciderà." Atsushi ci pensò meglio. "Però, se gli dicessimo che Dazai-san ci ha voluto raccontare una fiaba, ci accorderebbe un giorno di ferie?"
«Buonanotte, cari orfanelli!» Dazai ci pensò meglio. «O forse è meglio dire Buongiorno? Oh, beh!» Andò alla porta. «Akutagawa-kun, Montgomery-san, tornate presto a casa! E, Atsushi-kun, non dimenticarti di pulire! Ciao ciao!» Detto ciò, se ne andò.
Nella stanza cadde il silenzio. Le persone dietro il vetro, non appena Dazai si era avvicinato alla porta, erano scappate in massa - Tranne Higuchi, rimasta artigliata alla finestra, ed era servita tutta la forza di Gin per schiodarla.
«Non credo dormirò.» annunciò Kyouka.
«Neanch'io.»
«Neanch'io.»
«Io non dormo mai.»
Tutti ignorarono l'affermazione edgy di Akutagawa e, di comune accordo, si divisero le pulizie. Non avrebbero mai dimenticato quella notte. In che senso, non lo sapevano neanche loro.

*



"Odasaku." Dazai guardò il sole che sorgeva. "Ho allietato la serata di ben quattro orfanelli, due dei quali figli miei. Sei fiero di me, ora? Sono abbastanza padre, per te?"
Sorrise all'alba. Erano gli ultimi secondi di pace, prima di essere travolto da qualcosa di molto piccolo e molto arrabbiato. E sarebbe successo non appena fosse cambiata scena.

*



Odasaku aveva assistito a tutto dall'Aldilà. Nonostante tutto, Dazai si era impegnato. Per quanto i suoi metodi fossero curiosi, aveva davvero dato il meglio di sé. Aveva ancora una lunga strada, davanti, ma forse non era un caso così disperato.
Forse.

*



«N-No, Dazai-san...» Atsushi si alzò di botto. Si era addormentato sul tatami, circondato da Kyouka, Lucy e Akutagawa. D'accordo la prima, okay la seconda, ma il terzo lo inquietò un po' - Allora era falso che non dormiva! «Non credo stasera saremo disponibili. Sì, lo so che Cenerentola è una bella fiaba, ma- Dazai-san, tutto a posto? Ah, Nakahara-san fa interferenza, capisco. Però, no, non credo potremo sentire Cenerentola... No, ecco... Ah! Sto entrando in galleria! Sì, guarda, si è appena autogenerata una galleria in casa- Ti richiamo appena esco, eh!» Chiuse la chiamata.
Scosse la spalla di Lucy. La ragazza aprì gli occhi, piano.
«Montgomery-san?»
«... Mh?»
«Ci puoi ospitare nella Stanza di Anne, per stanotte?»
«Non c'è problema, ma cos'è successo?»
«Ranpo-san ha dato a Dazai-san una raccolta dei fratelli Grimm.»

~ E vissero tutti felici e contenti!

.

Note:
* «grandi poteri e grandi responsabilità»: Lo sapranno tutti, ma per fare il totocitazione (?), fa riferimento ad una celebre frase da Spiderman.
* «per la Romania, o forse per l'Irlanda»: Dracula era rumeno, ma il Bram Stoker scrittore era irlandese.
* Sushi, Jocca e Aringa che chiudono lo zio Doppo in un sacco dopo avergli chiesto «Dolcetto o scherzetto?» si rifanno alla scena di Nightmare Before Christmas in cui i tre bambini rapiscono Babbo Natale. Non c'entra niente, ma non fatevi domande.
* La mela avvelenata fucsia e pulsante è una citazione a quelle di The Sims 3.


Se siete arrivati fino alla fine, i miei complimenti, non avete vinto nulla! (A meno che non vi accontentiate di cibo per incubi.)

Se avete fatto parte di coloro che hanno avuto la balzana idea di fermarsi ad ascoltare la bellissima ma anche no fiaba di Dazai, spero che, nonostante tutto il delirio e il nonsense, vi sia piaciuta anche solo un po' - O che, almeno, abbiate passato [inserire tempo di lettura in minuti] piacevoli. Tipo.

Detto ciò (Cioè niente), vi saluto! Ciao!
  
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