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Autore: Zobeyde    24/08/2022    3 recensioni
New Orleans, 1933.
In un mondo sempre più arido di magia, il Fenomenale Spettacolo Errante di Maurice O’Malley si sposta attraverso l’America colpita dalla Grande Depressione con il suo baraccone di prodigi e mostri. Tra loro c’è Jim Doherty, l’unico a possedere capacità straordinarie: è giovane, irrequieto e vorrebbe spingere i propri numeri oltre i limiti imposti dal burbero direttore.
La sua vita cambia quando incontra Solomon Blake, che gli propone di diventare suo apprendista: egli è l’Arcistregone dell’Ovest e proviene da un mondo in cui la magia non ha mai smesso di esistere, ma viene custodita gelosamente tra pochi a scapito di molti.
Ma chi è davvero Mr. Blake? Cosa nasconde dietro i modi raffinati, l’immensa cultura e la spropositata ricchezza? E soprattutto, cosa ha visto realmente in Jim?
Nell’epoca del Proibizionismo, dei gangster e del jazz, il giovane allievo dovrà imparare a sopravvivere in una nuova realtà dove tutto sembra possibile ma niente è come appare, per salvare ciò che ama da un nemico che lo osserva da anni dietro agli specchi...
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL CORVO E IL LUPO

 

 

In una delle sei camere da letto situate al secondo piano della magione Winters, le ante di un vecchio armadio si aprirono cigolando; da esse sbucò una ragazza minuta, avvolta in un cappotto ornato di pelliccia e con arruffati ricci corvini. L’intrusa chiuse per bene le ante, fece due passi indietro e agitò le dita.
L’armadio tremò, le assi scricchiolarono rumorosamente. Poi, come se una mano gigantesca lo avesse stritolato con forza, si accartocciò fino a tramutarsi in una catasta di pezzi di legno sgangherati. In quello stato, nessuno sarebbe riuscito ad attraversarlo.
Alycia tirò un sospiro, estrasse dalla tasca del cappotto un paio di occhiali rotondi cerchiati in oro e dopo aver alitato sulle lenti per pulirle, li inforcò: nell’arco di una sola giornata aveva derubato i laboratori della Cittadella, lasciato la Corte delle Lame in balia dell’Anthea Ingannatrice, aggredito il suo maestro e i suoi ex compagni di studi, sottratto un velodrago al controllo del Cerchio d’Oro, lasciandolo scorrazzare libero per Arcanta, e chiuso l’accesso al Meridiano di New Orleans.
Il che significava essenzialmente tre cose: uno, che adesso era una fuorilegge; due, che aveva più sangue Blake nelle vene di quanto immaginasse; tre, che aveva guadagnato un po’ di tempo prima che il Decanato scagliasse su di loro tutta la sua furia.
Doveva darsi una mossa.
Lasciò la stanza e percorse il corridoio principale del piano, ma presto fu assalita da un orribile presentimento. C’era silenzio. Troppo silenzio.
«Papà!» chiamò mentre scendeva le scale che portavano al pianterreno. «Jim! Valdar!»
Quella sensazione di angoscia continuò a crescere mentre passava in rassegna le sale vuote della grande casa e si affacciava agli ambienti di servizio dove viveva Valdar. Uno stridio acuto e un frullo d’ali annunciarono l’arrivo di Wiglaf, che volò in cerchio tra le ombre del soffitto come un piccolo fantasma e gracchiò concitato.
«Dov’è mio padre?» chiese Alycia con apprensione. «Portami da lui!»
Il corvo bianco si diresse verso la biblioteca e la ragazza si lasciò sfuggire un gemito di paura quando vide le porte scardinate.
Ma che cosa è successo qui?
Irruppe nella stanza e la trovò completamente a soqquadro: le librerie vuote, crepe lungo le pareti, cumuli di libri, schegge di vetro e pezzi di legno a terra…
«Alycia.»
Wiglaf si posò sulla spalla di Solomon Blake, accasciato coi gomiti sui braccioli di una delle poche sedie rimaste integre. Accanto a lui, Valdar lo stava aiutando a spazzare via la polvere dai vestiti e quando si avvicinò Alycia si accorse che erano macchiati di sangue...
«Per i Fondatori!» squittì, impaurita. «Che ti è successo? Sei ferito?»
«Non è niente» gracchiò lui, tastandosi con cautela la tempia, incrostata di sangue secco. «Solo qualche graffio. Sarei ridotto peggio se Wiglaf non mi avesse fatto da scudo...»
«È stato Jim» realizzò Alycia, sempre più angosciata. «Che avete combinato?»
Solomon si mantenne la fronte con la mano e sospirò dolorosamente.
«Ho sbagliato tutto con lui» spiegò, con voce incrinata. «Mi sono comportato da egoista come al solito: gli ho mentito, l’ho spaventato, ho cercato di trattenerlo con la forza e adesso... adesso l’ho perso per sempre.»
«Perso? Come sarebbe a dire? Dov’è andato?»
«Magari lo sapessi.»
Alycia si inginocchiò vicino a lui e gli toccò il braccio. «Papà ascoltami, devi andartene da qui, subito! Boris ha scoperto tutto, stanno venendo a prendervi.»
Solomon ruotò il capo per guardarla in faccia.
«La Corte dei Sussurri» aggiunse lei, senza aspettare che chiedesse spiegazioni.
«Già» fece lo stregone, con un altro sospiro tetro. «Dovevo immaginarlo.»
«Blackthorn ha dato alla Corte delle Lame il permesso di catturarti» continuò in fretta la ragazza. «Li ho trattenuti, ma da un momento all’altro saranno qui! Devi venire con me, dobbiamo trovare Jim, dobbiamo…»
Ma Solomon scosse la testa.
«Non ascolterà più una sola parola da parte mia. Non si lascerà nemmeno avvicinare.»
«Ma dobbiamo salvarlo!» gridò Alycia, stringendogli forte la manica. Il suo cuore era sferzato da fitte di panico e angoscia: possibile che non capisse la gravità della situazione? «Blackthorn vuole la sua testa e Boris non ci penserà due volte a eliminarti se ti metterai in mezzo!»
Lo stregone si alzò faticosamente con l’aiuto di Valdar.
«Se vedrà me scapperà ancora. Alycia, tu sei l’unica persona da cui si lascerà trovare, l’unica che lo possa convincere: Jim deve consegnarsi al Decanato.»
La ragazza strabuzzò gli occhi. «Sei impazzito?! Papà, quanto forte hai sbattuto la testa..?»
«Non sono impazzito, ascoltami» la interruppe lui, la voce ferma malgrado si reggesse in piedi con difficoltà. «Ora che non è più sotto la mia protezione gli Zeloti gli daranno la caccia: avverto la loro presenza da quando il circo è arrivato a New Orleans ma non sono riuscito a individuarli, sono diventati abili a mimetizzarsi tra i Mancanti. Devi arrivare a Jim prima che lo facciano loro e Arcanta per il momento è il posto più sicuro.»
«Sicuro? Lo faranno giustiziare!» ribatté Alycia, disperata. «Hai sentito che cosa ho detto? Blackthorn vuole liberarsi di lui prima che il Decanato scopra della sua esistenza!»
«E allora giocherete a carte scoperte» replicò suo padre, convinto. «Mostrerete Jim a tutta la Città per quello che è realmente: il giovane campione che si è battuto con onore alla Disputa, un ragazzo su cui grava un destino ingiusto e crudele. Per questo motivo si costituirà pubblicamente, dimostrando di essere in cerca di redenzione e pronto a collaborare con la giustizia.»
«E tu credi che questa storiella strappalacrime basti a convincere i Decani a risparmiarlo?»
«Non è loro che dovete convincere» disse Solomon. «Ma l’opinione pubblica: nessun Decano è così sciocco da mettere a rischio il consenso della Città, non dopo la frattura provocata dalla Guerra Civile. Jim alla gente piace, non avrà difficoltà a trovare sostenitori e una volta sparsa la voce, i Decani gli dovranno garantire per forza un processo. Contatta Macon, darà a Jim asilo alla Corte dei Miraggi e vi aiuterà a preparare una solida difesa. Nella peggiore delle ipotesi, decideranno di tenerlo sotto la loro custodia...»
«E nella migliore diventerà la nuova attrazione del Bestiario!» sbottò Alycia, furibonda. «Se questa a te sembra una soluzione accettabile...!»
«È essenziale che gli Zeloti non mettano le mani su di lui!» esclamò Solomon, afferrandola per le spalle. In quel momento, mentre la costringeva a ricambiare il suo sguardo, Alycia si rese conto di quanto suo padre fosse provato, stanco e sconvolto: stava peggio di quel che voleva mostrare. «Se la Profezia si compirà, se il Vuoto inghiottirà Jim, non solo Arcanta, ma il mondo così come lo conosciamo scomparirà! Alycia, è tutto nelle tue mani adesso.»
Lei lo guardò a bocca aperta, atterrita. «Non si costituirà mai.»
«Se glielo chiederai tu, lo farà.»
«Come fai a dirlo con certezza..?»
«Perché so che ti ama.» Sorrise, malgrado razionalmente ci fosse ben poco di che sorridere. «E che tu ami lui.»
Alycia avvertì un’ondata di calore risalire dal ventre, in modo lento e inesorabile, fino a infiammarle le guance. «Non so nemmeno dove sia.»
«Ho un paio di teorie a riguardo. Wiglaf ti aiuterà a rintracciarlo, è un demone e può attraversare i Piani del Tutto con facilità.»
Il corvo albino starnazzò in segno di disappunto, ma Solomon gli accarezzò la testa e disse: «Lo so che non ci siamo mai separati, vecchio mio. Non preoccuparti, me la caverò.»
Impotente di fronte ai fatti, Alycia sospirò. «Immagino che questo fosse il “Piano B” fin dall’inizio.»
«In effetti, è appena diventato il “Piano C”» ammise lui, con quell’accenno del suo antico, familiare sorriso ironico. «Non sono infallibile come mi dipingono.»
«Per favore, vieni con me.» Alycia prese le sue mani. «Boris sarà qui a momenti, ti farà arrestare!»
«Non mi consegnerà ai Decani finché non avrà ottenuto ciò che desidera: trovare Lucindra e vendicare tua madre.»
La ragazza trasalì. «Lei...lei è ancora viva..!?»
«Alycia, non c’è più tempo, devi andare. Tratterrò Boris quanto posso, cercherò di farlo ragionare»
«No!» Alycia scosse la testa con decisione. «Non vorrà sentire ragioni! Papà, ti prego, sei troppo debole per affrontarlo da solo!»
Lo stregone sciolse una mano dalla sua, la portò sotto la giacca e ne tirò fuori il suo inseparabile orologio d’argento.
«Mi dispiace di averti coinvolta in tutto questo» disse con dolcezza, mentre le metteva l’orologio in mano. «Qualunque cosa accadrà, essere tuo padre é stato il più grande dono che potessi ricevere nella mia vita. Valdar, portala via di qui.»
Alycia sentì un magone stringerle la gola. «No..!»
Ma l’orco stava già avanzando verso di lei. L’afferrò per la vita, con tutta la delicatezza di cui era in grado, ma la sua presa era così salda da rendere inutile qualsiasi tentativo di divincolarsi.
«Trova Jim» disse Solomon Blake con voce calma. «Insieme potete far cambiare rotta ad Arcanta: siete la dimostrazione che c’è ancora speranza per i maghi, che possiamo essere migliori.»
Alycia scalciò e si dibatté, mentre veniva sollevata di peso da terra. Si ritrovò a pancia in giù sulla massiccia spalla di Valdar, a battere i pugni sulla sua schiena, a gridare e guardare suo padre immobile in mezzo alla biblioteca distrutta, che le sorrideva mentre veniva trascinata fuori dalla stanza.
 
 
Non fu un’attesa lunga.
Solomon conosceva Boris Volkov da tutta una vita, aveva visto il suo odio per lui crescere e inasprirsi e sapeva che un semplice contrattempo non gli avrebbe impedito di portare a termine quella che da anni era la sua personale crociata: prendersi la rivincita, umiliarlo davanti a tutta Arcanta, dimostrare ai Decani e al mondo intero che per tutto il tempo aveva sempre avuto ragione lui.
Adesso, era a un passo dal realizzare il suo obiettivo e lo avrebbe raggiunto a qualunque costo, anche se gli venisse chiesto di scalare una montagna a mani nude o di volare dritto sul Sole.
Solomon sedeva in quel che restava della sua preziosa biblioteca, con la mano sinistra chiusa attorno all’elsa consumata di Excalibur, la leggendaria Spada dei Giusti che i maghi della sua famiglia tramandavano da secoli. Non si era mai sentito in diritto di impugnarla: l’ultimo che ci aveva provato era stato suo fratello Jonathan e tutti all’epoca erano d’accordo che fosse il Blake più meritevole da generazioni, così onesto, coraggioso e incline al comando. Jonathan, che gli amici chiamavano per gioco Lancelot, più cavaliere di qualunque mago dai tempi di Camelot e della Tavola Rotonda.
Ma non sempre gli eroi erano destinati alla gloria. La vita reale era ben diversa dalle ballate, spesso i puri di cuore erano destinati a cadere e a scivolare nell’oblio, mentre alla fine trionfavano gli animi torbidi, gli astuti e i codardi. Solomon era sempre stato fiero di appartenere alle loro schiere, di essere un uomo terreno, privo di scrupoli e di qualunque forma di disincanto o ipocrisia; lo aveva imparato alla Corte dei Sofisti che la via dell’integrità non faceva per lui, che era più affine al suo antenato Merlino, ambiguo e calcolatore, che al prode Lancillotto...
Percepì il rumore di una dozzina di paia di stivali che marciavano lungo il corridoio e solo quando si interruppero sollevò la testa.
Il Lupo Grigio era accompagnato dai migliori membri del suo branco, giovani stregoni di rango Evocatore che brandivano armi di ogni sorta, spade, asce e mazze ferrate fatte di pura energia. Forse Alycia non era riuscita a far perdere loro molto tempo, ma in compenso li aveva strapazzati a dovere, a giudicare dall’aria arruffata e dalle vesciche che alcuni esibivano in faccia e sulle mani.
«Buondì, Bo» esordì Solomon amichevole. «Scusa il disordine, è stata una mattinata movimentata. Posso offrirvi qualcosa di analcolico da bere?»
«Risparmiaci il teatrino, Blake» disse Boris bruscamente. «Sappiamo che proteggi il Plasmavuoto: dov’è James Doherty?»
L’altro fece spallucce. «Temo che siate arrivati in ritardo: ha preso il volo da un bel po’.»
Gli allievi dell’Arcistregone del Nord si guardarono confusi.
«Mente, vero?» chiese uno di loro, Siegfried, con graffi e scottature sulle guance. «Lo ha nascosto da qualche parte!»
«Cercatelo, se volete» li invitò Solomon con gentilezza. «Rivoltate pure questa orrenda casa da cima a fondo, per me non ha alcun valore affettivo.»
«Adesso basta» tagliò corto Boris. «Lo troveremo, non può essere andato lontano e di sicuro Alycia è con lui. Quanto a te...»
Ispirò profondamente, gonfiò il petto e disse in un tono che esprimeva la massima solennità: «Solomon Ulysses Edward Blake, in nome della Legge che governa Arcanta, io, Boris Sergeevič Volkov, Arcistregone del Nord e Primo Evocatore della Corte delle Lame, ti dichiaro in arresto con l’accusa di cospirazione, eresia e uso delle Arti Proibite. Con estremo rammarico, ti informo che sarai portato in giudizio di fronte ai Decani e spogliato del titolo di...»
Su quelle ultime parole, Solomon scoppiò a ridere.
Boris si bloccò e un fremito d’irritazione lo scosse fino alla punta dei capelli ispidi. «Che c’è di tanto divertente?»
«“Estremo rammarico”?» ripeté Solomon. «Ma piantala! Sembri un bambino a cui hanno detto che Natale quest’anno arriva in anticipo!»
Volkov scoprì i denti. «Che tu ci creda o no mi riempie di dolore consegnare un membro della mia stessa razza alla giustizia per tradimento! Eri l’orgoglio della Città, il suo eroe! E per tutto questo tempo hai cospirato contro Arcanta, annidato nell’ombra come una serpe! Abbi almeno il decoro di ammettere le tue colpe.»
«Oh, lo farò» replicò Solomon in tono baldanzoso. «Ammetto ogni mia malefatta: sono un bugiardo patologico e un manipolatore della peggior specie, una canaglia che è entrata nelle grazie del Decanato per il solo gusto di vederlo crollare. Disprezzo il sistema corrotto che governa Arcanta e provo pena per come i suoi Cittadini si facciano soggiogare con tanta facilità da quei vecchi cialtroni.»
Le facce degli allievi esprimevano la più pura indignazione.
«Volete dell’altro?» proseguì Solomon allegramente. «Sì, ho fatto uso della Magia Vuota, anche se ero perfettamente consapevole dei rischi che questo comportava. E non è finita qui.» Si sporse sulla sedia e mise una mano a coppa. «Ho preso in prestito due o tre libri dalla Biblioteca della Cittadella e non li ho ancora restituiti!»
«Falla finita!» latrò Boris, divampando per la collera. «Credi che questo sia uno scherzo? Ti pentirai amaramente di quello che hai fatto alla nostra gente, lo giuro sul mio onore..!»
«Ah, il celebrato onore della Corte delle Lame!» esclamò Solomon ironico, guardando a uno a uno i giovani Evocatori. «Dieci prodi guerrieri contro un vecchio mago malandato! Questo è uno di quelli scontri epici che passerà alla storia!»
Molti ragazzi arrossirono e nelle loro espressioni si mescolarono colpa, imbarazzo, ira e altre emozioni difficili da interpretare.
«I tuoi sporchi giochetti mentali questa volta non ti salveranno» ribatté invece Boris furente. «Mostrerò ad Arcanta chi sei sotto le tue maschere e le tue menzogne! E finalmente la nostra gente e soprattutto Alycia saranno al sicuro!»
D’un tratto, il volto Solomon diventò serio. «Chi è che mente adesso, Bo? Perché non dici le cose come stanno una volta per tutte?»
Si alzò in piedi, la spada in pugno e gli Evocatori sollevarono all’istante le proprie armi, in allerta. Solomon però li ignorò: i suoi occhi azzurri fremevano ed erano puntati dritti in quelli uggiosi dell’Arcistregone del Nord.
«La verità» disse lentamente. «È che a te non è mai importato della nostra gente o della Legge. Non ti è mai importato di proteggere Alycia e non ti importa di vendicare Isabel. La sola cosa che vuoi, l’unica che ti abbia fatto andare avanti in questi anni, è che tutti ti vedano finalmente come il vero e solo eroe di Arcanta.»
Boris serrò la mascella e i suoi occhi diventarono affilati come rasoi.
«Che si accorgano del tuo valore» proseguì Solomon dolcemente. «Dopo aver trascorso più di un secolo ad arrancare nella mia ombra: che rabbia ti faceva vedere come arraffavo tutto ciò che spettava a te, non è vero? Gli elogi del Decanato, l’amore di Isabel...»
«Smettila» lo avvertì Volkov.
Ma Solomon non si fermò: «Una vera ingiustizia, non trovi? Ma lo è ancora di più il fatto che, nonostante tutti i miei crimini e i miei difetti, sai perfettamente che Arcanta continuerà sempre e comunque a preferirmi a te!»
Volkov alzò il braccio di scatto ed evocò un’ascia di energia vermiglia. «Ora basta! Arrenditi Blake, sei in arresto!»
Solomon gli offrì un piccolo inchino: «Prego, sono tutto vostro.»
Boris si rivolse ai suoi allievi e latrò: «Prendetelo!»
Il sorriso sulle labbra di Blake si tirò in modo sinistro. «...Se ci riuscite.»
Mentre i dieci stregoni si scagliavano contro di lui, in uno scalpitare forsennato di stivali e sibilare di lame, i libri che affollavano il pavimento e le librerie decollarono, si raggrupparono in uno sciame attorno a Solomon, abbattendosi contro chiunque gli si avvicinasse: le facce dei ragazzi furono frustate dalle pagine, le loro teste percosse senza tregua dagli spigoli e dai dorsi delle copertine e le loro bocche riempite di carta.
Boris li oltrepassò e si avventò contro il turbine di libri con la furia di un orso, mulinò l’ascia di energia e recise di netto ogni volume che cercava di aggredirlo, finché non fu nell’occhio del ciclone, circondato dal ronzare furioso della carta.
«E adesso» ringhiò, tendendo la lama ardente contro il suo avversario. «A noi due, Corvo Bianco.»
Solomon sogghignò e impugnò a due mani Excalibur. «Come desideri, Lupo Grigio.»
  
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