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Autore: kimikocchan    28/08/2022    1 recensioni
Sakura e Sasuke non potrebbero essere più diversi. Pur conoscendosi fin dall’infanzia non sono mai andati d’accordo.
Durante una gita scolastica, in visita al Tempio del Fuoco, i due finiscono per litigare davanti alla statua del monaco Chiriku che offesa per la poco considerazione mostratale, lancia su di loro uno strano incantesimo.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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9. La vittoria di lei e il principio di lui

 
Le 15:56.
Ancora quattro minuti e la prova sarebbe terminata. Sasuke aveva quasi finito di rispondere a tutte le domande se non fosse che l’ultima catturò il suo interesse.
“Il principio di Le Chatelier” lesse a fior di labbra. La consegna indicava di selezionare la definizione esatta.
Sasuke ricordò il pomeriggio di qualche settimana addietro e selezionò la risposta numero c: “permette di prevedere come un sistema all’equilibrio reagisce a perturbazioni esterne”.
Se era davvero come dichiarava il principio di Le Chatelier, presto o tardi lui e Sakura sarebbero tornati presto nei loro corpi, in quanto, prima o poi, il sistema avrebbe reagito in modo da annullare quell’assurda situazione e ristabilire l’equilibrio.
Almeno in teoria.
In pratica non sembrava esserci nulla di concreto e le possibilità che le cose tornassero come prima erano scarse se non addirittura nulle. Potevano solo sperare e confidare nelle loro convinzioni e che l’aiuto che si erano datti a vicenda potesse in qualche modo perorare la loro causa.
Forse per questo, quando la campanella trillò, decretando la fine dell’ora e dell’esame, Sasuke si alzò di scatto, firmò la presenza e uscì in fretta e furia dall’aula dell’università.
Avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per sistemare le cose.
Perché in fondo, per quanto avesse provato a nasconderlo a chi gli stava intorno ma soprattutto a sé stesso, se si trattava di Sakura, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
 
[…]
 
Sakura era un fascio di nervi.
La partita sarebbe iniziata a momenti e di Sasuke nemmeno l’ombra.
Controllò per l’ennesima volta l’orologio. Le 20:56. Ancora quattro minuti e l’arbitro avrebbe fischiato l’inizio della partita.
Sakura si sistemò per l’ennesima volta il casco sopra la testa e si avvicinò ai suoi compagni di squadra radunatisi in cerchio intorno al coach Maito.
Dal megafono, quell’idiota di Suigetsu Hozuki, annunciò l’inizio della telecronaca di partita. “Avanti amici, un bell’applauso perché ci siamo! Stanno arrivando! Ecco, a voi la Shuriken della Konoha High School! Quella di stasera è una partita cruciale, gente. Ci sono molti osservatori dei college, pronti a valutare qualche nuova recluta per le squadre universitarie! Inoltre, i vincitori dell’incontro si qualificheranno anche per il campionato nazionale!”
Il coach Maito si schiarì la voce. “Ascoltate ragazzi, questa è la vostra grande occasione. Ci siamo allenati tanto per questo momento. Se giocate bene e agirete come una squadra, porterete a casa la vittoria. Forza mani al centro”.
Sakura, nelle vesti di Sasuke, allungò la mano, incontrando gli sguardi accesi e concentrati di Naruto, Rock Lee, Kiba, Neji, Shikamura e di tutta la restante squadra.
“Uno, due, tre, Shuriken!” urlarono i ragazzi, alzando le braccia per poi correre verso il campo e sistemarsi.
Il fischio dell’arbitro diede inizio alla partita.
“Calcio d’inizio!” urlò Suigetsu.
A quindici minuti dall’inizio Sakura aveva tentato più volte di avanzare ma il quarterback della Kunai continuava a farla placcare. Sembrava prevedere davvero ogni sua mossa. E per quanto tentasse di scavalcarlo, lui trovava sempre il modo di arrestare la sua avanzata.
Solo allora Sakura ebbe un flashback.
“Il quarterback della Kunai è un ragazzo dai capelli rossi di nome Gaara. È estremamente abile a prevedere la direzione di gioco dell’altra squadra”.
“E allora come posso avanzare?” domandò Sakura, guardando curiosa lo schema che la sua controparte fisica aveva appena disegnato sulla lavagna.
“Conosco Gaara. È il fratello di Temari ed è incline a perdere la pazienza quando le cose non vanno come aveva previsto. All’inizio sarà difficile, ma la squadra lo segue ciecamente quindi se riuscirai anche solo per un momento a coglierlo di sorpresa, anche il resto della Kunai si ritroverà spiazzata e avrai creato la breccia per poter fare avanzare i nostri”.
“Quindi mi stai dicendo che devo coglierlo di sorpresa, lasciando avanzare qualcun altro?” domandò Sakura con tono scettico.
“Cara mia Sakura, so che hai un indole competitiva e individuale ma se c’è una cosa che tu e Gaara dovete capire è che il football è un gioco di squadra, e che il quarterback sebbene tale, non può fare niente da solo”.
“Il numero 85, Rock Lee della Shuriken, tenta di avanzare. Rock Lee era stato a lungo a riposo dopo l’infortunio avuto la scorsa stagione sempre contro la Kunai,” proseguì Karin con la telecronaca. “Dico bene, Suigetsu?”
“Esatto, Karin!” confermò l’altro.
“Tieni d’occhio Rock Lee durante questo incontro”.
“Perché?”
“Devi sapere che l’anno scorso Gaara lo ha fatto placcare in modo disumano e gli ha fatto rompere una gamba”.
“Ma è una cosa da barbari!” esclamò Sakura allibita.
“Lo so”.
“Rock Lee sembra aver perso la palla,” proseguì Suigetsu. “Lancio lungo per Kankuro che rimane scoperto avanti ed è touchdown per la Kunai”.
Sakura si voltò in direzione di Rock Lee, rimasto paralizzato sul posto, incapace di proseguire.
“Rock Lee” urlò Sakura nella sua direzione.
Rock Lee si riscosse e si voltò in direzione del suo capitano e quarterback.
“Non avere paura, noi siamo qui con te!” gli ricordò Sakura.
“Sasuke!” urlò Naruto.
Sakura voleva voltarsi in direzione del biondo ma prima che potesse anche solo rendersi conto della situazione venne placcata, perdendo dodici yard guadagnate pochi minuti prima.
In quell’esatto momento gli occhi scuri di una Sakura a terra incontrarono quelli chiari e sconvolti di un Sasuke che era appena comparso a lato degli spalti. Il ragazzo nei suoi panni, la guardò tra l’afflitto e il dolorante.
Sakura si rialzò leggermente intontita. “Amico, te la sei presa con la ragazza sbagliata” ringhiò poi a denti stretti in direzione del numero 92, Kankuro, che l’aveva appena tramortita.
Sasuke raggiunse gli spalti senza mai perdere di vista la partita. Solo allora individuò tra il pubblico suo fratello Itachi, insieme ai suoi amici: Hidan, Kisame, Konan, Deidara e, accompagnato da quello che si poteva definire un sospiro scocciato, Sasori. Che diamine ci facevano tutti lì?
“Posso sedermi?” si annunciò Sasuke, deciso ad andare in fondo alla questione.
“Certo, Sakura” disse Itachi, facendogli posto. A qualche posto di distanza Sasori lo scrutò incuriosito.
“Che ci fai qui?” domandò Sasuke senza troppe cerimonie, e fregandosene del fatto che nel corpo di Sakura, non poteva certo appellarsi a suo fratello in quel modo.
Com’era prevedibile, Itachi si voltò stupito e così anche Sasori, colpito da quel tono tagliente.
“Sono qui per fare il tifo per mio fratello,” rispose Itachi dopo una manciata di secondi. Il suo tono era calmo. “Tu, piuttosto, Sakura… Non ti facevo una fan di football” commentò.
“Già… Stiamo andando piuttosto maluccio” commentò Sasuke, puntando lo sguardo in campo in direzione di Sakura.
Sakura aveva indietreggiato.
“No, così sei prevedibile, stupida” sussurrò a denti stretti Sasuke. Itachi sentendolo, lo guardò stranito ma divertito.
Fu allora che Sasuke vide qualcosa di straordinario. Sakura si era abbassata e aveva preso a correre. Gaara e gli altri della Kunai erano scattati verso Rock Lee e Neji convinti del passaggio di palla. Sakura corse a perdifiato e si lanciò oltre la linea, riuscendo a fare touchdown.
“Ed è touchdown per la Shuriken grazie alla splendida azione del quarterback Sasuke Uchiha!”
Alla ripresa dell’azione, Gaara era pronto a placcare Sasuke, o meglio Sakura, ma Naruto contro ogni aspettativa tirò un calcio lungo e la palla andò oltre la porta.
“E il calcio è buono!” urlò Suigetsu, decretando un punteggio di 10-14 per la Kunai.
“Ci siamo amici,” proseguì Karin. “Cinque secondi alla fine! C’è il tempo per l’ultimo gioco che deciderà il destino della Shuriken!”
Sakura si posizionò dietro Naruto. “Pronto!” urlò.
Naruto passò la palla e tutto intorno a Sakura prese a rallentare.
C’era solo lei, il campo e la linea dell’ultima yard da raggiungere.
Di nuovo corse in avanti, schivando, saltando ed evitando ogni persona della squadra avversaria.
Non si poteva voltare ma sentì in modo chiaro Gaara venir placcato da Naruto.
Fu allora che oltrepassata la linea, buttò la palla per terra e gli spalti esplosero.
“Ed è touchdown! TOUCHDOWN, AMICI!” urlò Suigetsu dal microfono. “La Shuriken vince la partita all’ultimo gioco!”
“Sì!” urlò Sasuke dagli spalti a pieni polmoni insieme a suo fratello Itachi.
“Tutto merito di Sasuke Uchiha!” continuò Karin con la telecronaca. “Che effettua il suo primo touchdown in corsa per questa stagione!”
“Seriamente?” pensò Sakura in campo in preda all’euforia per poi essere lanciata in aria da tutti i suoi compagni di squadra.
“Non ci credo” esalò ancora una volta Sasuke dagli spalti, guardando la sua controparte fisica in campo.
Itachi si voltò nella sua direzione. “Si può sapere che diamine stai aspettando?” domandò. “Corri da lui”.
Sasuke lo guardò frastornato per poi annuire in preda all’emozione e scendere giù per la scaletta.
 
[…]
 
Sakura venne trasportata lungo i corridoi della scuola, in un clima di euforia, estasi e vittoria.
“Sasuke sei stato un grande!” urlò Kiba.
“Sasuke amico, sei il migliore!” lo affiancò Naruto.
“Grazie ragazzi” esordì Sakura, incitando Shikamaru e Rock Lee di farlo scendere dalle loro spalle.
Tra fischi, schiamazzi e urla, qualcuno picchiettò la sua spalla.
Sakura si voltò ritrovandosi davanti un signore dai lunghi capelli bianchi e la fascia sulla fronte.
“Bella partita ragazzo,” iniziò l’altro, porgendogli la mano da stringere. “Hai mai pensato di andare al college?” domandò con un sorriso a trentadue denti.
“Certo, è tutta la vita che sogno di andare a studiare medicina alla Kohona Health and Life” biascicò ancora euforica, dimenticandosi di essere nel corpo di Sasuke.
Il signore scoppiò in una fragorosa risata. “Ragazzo sei divertente!” disse per poi mettersi la mano in tasca e frugare alla ricerca di qualcosa. “Non siamo l’università di medicina di Konoha, ma sono sicuro ti piaceremo lo stesso”.
“La ringrazio moltissimo” disse Sakura, prendendo il biglietto per poi incamminarsi in direzione della scalinata di accesso agli spalti dove aveva appena intravisto Sasuke.
Il suo corpo le venne incontro con un sorriso entusiasta e orgoglioso stampato in faccia. “Ce l’hai fatta! Sei stata grande!” esordì Sasuke con voce acuta e fiera.
“Grazie! Hai visto che touchdown? Li abbiamo fatti a pezzi!” commentò Sakura in visibilio. “Avevi ragione, sai?” continuò in preda all’euforia. “Non è solo calciare una palla! Giocare è da delirio! Senti l’adrenalina a mille, la folla che impazzisce per te e…”
Poi d’improvviso, guardando il suo corpo piegato in una smorfia che sapeva di attesa, qualcosa dentro il suo cervello si illuminò. “O mio dio, il test… Me ne ero completamente dimenticata” sussurrò con un filo di voce. “Com’è stato?”
Sasuke si schiarì la gola. “Le sapevo quasi tutte, certo un po’ di indecisione su un paio ma… ho fatto del mio meglio” concluse.
Sakura distese un sorriso. “Sono certa che sia così. Sarai stato sicuramente all’altezza. Inoltre, se le cose non dovessero tornare come prima… Beh… dovrebbero considerarsi molto fortunati ad avere qualcuno come te”.
Il cuore di Sasuke cominciò a battere un po’ più forte. “Lo stesso. E sai… Se fossi costretto a passare la vita nel corpo di un’altra persona… Sarei onorato se fossi tu”.
Sakura si sentì mancare il respiro. “Lo stesso… Palla al centro”.
“Grazie” sussurrò Sasuke.
“Grazie a te” rispose Sakura.
 
Avvenne tutto nel giro di pochi secondi.
Improvvisamente avvertirono un forte mal di testa e la sensazione di non avere più la terra sotto i piedi. Poi, all’improvviso una specie di scossa attraversò velocemente i loro corpi e li fece barcollare per qualche millesimo di secondo. Le punta delle dita prudevano di uno strano formicolio e qualcosa dentro la loro testa scattò come un interruttore.
Sakura era ritornata nel suo corpo minuto e femminile.
E Sasuke era ritornato nel suo corpo virile e maschile.
Non ebbero nemmeno il tempo di realizzare quanto accaduto che il resto della Shuriken, insieme alle cheerleader e agli altri studenti invasero il corridoio e raggiunsero la figura di Sasuke.
“Eccolo lì!” esclamò Naruto, correndo incontro a lui insieme a Kiba e Rock Lee che lo presero di nuovo sulle spalle.
“Ragazzi…” sussurrò Sasuke esterrefatto. “Sono tornato!” esclamò, non credendo a quello che stava accadendo per poi voltarsi velocemente in direzione di Sakura che si stava toccando viso e corpo incredula come lui.
Nemmeno il tempo di dire una parola che Ino era piombata davanti a lui, l’aveva abbracciato e gli aveva stampato un bacio sulle labbra.
Fu in quel momento che Sakura comprese di essere tornata nel suo corpo. Il respiro le si era fermato in gola, i grandi occhi verdi avevano preso a pizzicarle fastidiosamente e il suo cuore si sbriciolò di nuovo in mille pezzi.
 
[…]
 
Sakura aveva evitato Sasuke per tutta la mattina del giorno successivo, fingendo di non essere in casa. Aveva chiuso la tapparella della finestra ed era rimasta a letto immobile, aspettando che lui smettesse di citofonarle, bussare alla porta e se ne andasse.
Lo stesso era accaduto nel pomeriggio al negozio.
Si era nascosta in magazzino quando aveva intravisto Sasuke dalla vetrina, intento a cercare un dialogo con lei.
Per fortuna, la signora Chiyo era venuta in suo aiuto.
“Mi dispiace Sasuke ma lei non ti vuole vedere” aveva esordito con tono duro e fermo.
“Io devo assolutamente parlarle, è urgente” aveva detto l’Uchiha, tentando di mettere piede dentro al negozio e scavalcare la nonnina ma la presenza di un ragazzo dai capelli rossi lo aveva arrestato sulla soglia del negozio.
“Non hai sentito cosa ha detto mia nonna? Sakura non ti vuole vedere”.
La bile alla bocca dello stomaco di Sasuke ribollì di rabbia. “Non vedevi l’ora di cacciarmi, vero?” domandò con un sorriso tra il beffardo e l’astio.
“Non mi dispiace devo dire,” confessò il ragazzo con tono quasi compiaciuto. “E ora fuori di qui”.
Sasuke lo aveva trucidato con il suo miglior sguardo omicida e se n’era andato, ferito nell’orgoglio.
Solo quando fu certa che il corvino si fosse dileguato, Sakura era uscita dal suo nascondiglio, piena di sensi di colpa. “Mi dispiace tanto”.
“Non ti preoccupare, cara” l’aveva rassicurata la vecchia Chiyo. “Ma sei proprio sicura di non volerci parlare? Sembrava davvero dispiaciuto”.
Sakura aveva sospirato e aveva scosso la testa, sebbene il debole sorriso steso sul suo viso volesse indicare alla cara Chiyo di non preoccuparsi.
“Senti Sakura,” esordì Sasori. “Che ne dici di uscire domani?” domandò, prendendola completamente in contropiede. “In fondo mi devi un appuntamento, giusto?”
Sakura fu attraversata da una moltitudine di pensieri. Da un lato si sentiva a pezzi e non era nelle condizioni di uscire per un appuntamento, dall’altro però si sentiva patetica a stare così per l’ennesima volta per quello stronzo di Sasuke. Non ci voleva più pensare. Inoltre, una promessa era una promessa.
“Va bene, Sasori”.
  
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