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Autore: AMYpond88    28/08/2022    2 recensioni
"Lui non fa mai cose del genere.
Mai.
È questo tutto quello a cui Megumi riesce a pensare, mentre tiene la fronte premuta contro il bancone del negozio, in quello che è il peggior post sbornia della sua vita.
Il primo e, può giurarlo, l'ultimo post sbornia della sua vita".
AU dove le vite di Megumi, Yuji e Sukuna si intrecciano in modo inaspettato.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushiguro Megumi, Geto Suguru, Gojo Satoru, Itadori Yuji, Ryōmen Sukuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fattuto mal di testa, il cranio sembra sul punto di esplodergli.
Sukuna preme la fronte contro il tatami della palestra, mentre Mahito lo guarda incredulo, stupito dalla velocità con cui si è fatto mettere a tappeto.
"Ehi, sicuro di voler continuare? Non mi sembri in forma".
Alza la testa per rivolgergli un'occhiata talmente carica di odio, che l'amico fa un passo indietro.
Certo che vuole continuare. Deve dare un senso a questa dannata mattinata.
Ha dormito uno schifo e si è svegliato con l'emicrania.
Non contento ha tirato un calcio allo spigolo della porta del bagno mentre cercava di arrivare alla doccia, il tutto provando a sfuggire alle attenzioni moleste e rumorose di suo fratello, deciso a criticare la sua dieta mattutina post sbronza fatta di caffè e maledizioni contro il mondo.
Come se il costante, imperturbabile ottimo umore di quel ragazzino non fosse già tremendamente irritante.

Non contento, arrivato in palestra si è pure accorto di essersi dimenticato il tesserino. Quel dannato idiota pompato di steroidi della reception sembrava davvero deciso a non farlo passare, nonostante si presenti almeno tre volte a settimana, sempre alla mattina.
Di rompicoglioni la sua vita ne è piena già così, non ha proprio bisogno di fissati con il building e personal trainer invasati, quindi non ci pensa nemmeno a farsi vedere in palestra dopo le dieci di mattina, anche se significa risorgere dal regno dei morti.
Ma effettivamente è così poco riconoscibile, con i capelli rosa, le orecchie forate e le braccia tatuate che deve essere difficile ricordarsi la sua faccia, quando si è letteralmente pagati per tenere a mente i visi delle persone.
Fottuto idiota.
Quindi sì, vuole continuare. Perché tirare cazzotti è la cosa più sensata che gli viene in mente.

Si alza e attacca per primo, fallendo un colpo dietro l'altro, la pelle sudata che rende difficile anche solo afferrare Mahito.
Si lancia una seconda volta con rabbia, punta alla gola, ma è impreciso e quando l'avversario lo scarta con una mossa davvero troppo prevedibile, finisce a terra.
Di faccia.
La frustrazione che prova, aumenta sentendo la pelle spaccarsi e bruciare all'altezza del sopracciglio.
Dannazione, come fa ad essere ridotto così male?
Mahito si ferma, finge di doversi sistemare le fasciatura sulle mani, dandogli la possibilità di prendersi un momento di pausa, senza che il suo orgoglio ne esca ferito, almeno non troppo.
Inclina la testa e gli sorride gentile, il tono di voce carezzevole che lo irrita, se possibile, ancora di più.
"Mi dici che ti succede?"
Non risponde, anche perché non saprebbe nemmeno lui cosa dire, ma rimane a fissare le dita con cui un secondo prima si è tastato la fronte. Sono rosse di sangue.
Non ci voleva.
"Cazzo, non guarirà mai prima di lunedì".
L'amico alza un sopracciglio, stupito.
"Da quando ti preoccupi per un taglietto?"
"Inizio a lavoro e si dà il caso che sia l'occasione che aspetto da anni..."
Mahito gli lancia una rapida occhiata, indicandolo da capo a piedi con l'indice puntato e uno sguardo perplesso.
"E tatuaggi, capelli rosa, piercing e unghie smaltate di nero non sono un problema?"
"Nah, il proprietario è uno a posto... e poi di tatuaggi ne ha più di me".
L'amico fa spallucce, lanciandogli una bottiglietta d'acqua.
"Andata così male la serata?"
Chiede, mentre scioglie la coda in cui ha raccolto i capelli azzurri, probabilmente per dargli ancora un po' di tempo.
Sbuffa in risposta.

'Male' era un'esagerazione. Fino ad un certo punto era andata decisamente bene. Forse fin troppo.
Peccato come fosse finita con il ragazzo dai capelli neri.
Se avesse capito dall'inizio quanto fosse ubriaco, non gli avrebbe dato corda.
L'aveva notato subito, con i capelli nerissimi e l'aria imbronciata. A grandi linee doveva avere due o tre anni meno di lui, avrebbe potuto essere coetaneo di suo fratello.
Solo quando se lo era trovato stretto addosso aveva notato altri particolari.
Gli occhi blu come la notte, le mani dalle dita lunghe e affusolate, il fatto che sembrasse schifosamente elegante anche con una paio di jeans, la All Stars rosse alte e una fottuta t-shirt troppo larga.
Sembrava un damerino in mezzo ad un branco di uomini delle caverne.
E nonostante quei capelli dannatamente per aria... non importava quante volte ci avesse passato le mani in mezzo (ad un certo punto aveva temuto che il ragazzo gli chiedesse se aveva sviluppato un'ossessione), quei ciuffi ribelli continuavano a rispuntare, più spettinati di prima.
Lui li abbassava e quelli saltavano su.

Ora lui non era certo un verginello e con quel ragazzetto non era andato oltre ad una pomiciata, quindi non si spiegava il suo stato attuale.
Da quando era uscito da quel bagno, non se l'era tolto dalla testa. Lui, i suoi capelli arruffati contro lo specchio del lavello, le sue guance arrossate e le sue labbra socchiuse.
Gli aveva lasciato il cervello in tilt. Per non parlare delle altre parti del suo corpo.
E pensare che non rispecchiava per nulla il suo prototipo di ragazzo o ragazza.
Sì, non si era mai fatto troppi problemi da quel lato, né troppe domande.
Senza contare che, per quanto fosse consapevole della sua forma fisica, non avrebbe mai detto di essere il tipo di un ragazzo con il faccino tanto pulito.
E pensare che era stato il moccioso ad avvicinarsi, esordendo con un confusissimo discorso sull'offrirgli una birra per dimostrargli che era maggiorenne, per finire con il saltargli al collo, prima che lui potesse rispondergli chi caspita glielo avesse chiesto.
L'età, la birra o l'avvinghiarsi a lui.
Non che la cosa gli fosse dispiaciuta, sia chiaro.

Non sapeva nemmeno il suo nome, sarebbe stato solo uno dei tanti.
Per questo non si spiegava perché dovesse continuare a farsi problemi ora.
Sapeva di non aver problemi a trovare qualcuno che gli scaldi il letto.
Forse era per come era andata?
Si era comportato nel modo migliore.
Da bravo ragazzo. Ed è davvero, davvero difficile che lui si comporti da bravo ragazzo.
Chiusa la porta dei bagni dietro di sé, aveva tirato un sospiro, contando fino a dieci, o forse fino a cento, ed era andato a chiamare l'amica del moccioso, la ragazza con la coda e gli occhiali che gli aveva visto al fianco, perché andasse in bagno a controllare che non fosse caduto di faccia sul pavimento.
Questa gli aveva scaricato addosso una sequela di insulti, prima che riuscisse a farle capire con toni non molto gentili, che no, non aveva abusato del suo amico.
Difetti ne ha tanti, ma decisamente non è uno stupratore.

"Dai ho capito che non hai voglia di parlarne... anche se vorrei proprio sapere cosa ti ha ridotto così".
Mahito si mette il borsone a spalle, avviandosi verso l'uscita.
"Per oggi basta, andiamo a fare colazione?"
" Chi ... Chi mi ha ridotto così..." Borbotta tra sè e sè. L'amico non lo sente o fa finta di non sentirlo.
Si alza e comincia a disfarsi le fasciature con cui ha stretto le nocche, dirigendosi verso il bar.
Tanto vale smettere di pensarci, non è da lui perdersi per un paio di occhi blu...
Riflettendoci non sembrava molto tipo da locali... quante possibilità può avere di rivederlo?
   
 
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