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Autore: ArrowVI    03/09/2022    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 15-1: Memorie Sconosciute




 


Un singolo sopravvissuto stava correndo disperatamente nel mezzo delle rovine di ciò che, un tempo, era la sua città. Case e palazzi ormai distrutti e ridotti in macerie bloccavano quasi tutte le strade, mentre quell'uomo cercava in tutti i modi un posto in cui potesse nascondersi.

Era sulla quarantina, i suoi vestiti strappati e sudati erano macchiati di sangue... Un po' era suo, un po' non lo era. Con terrore e disperazione in volto, l'uomo continuò a correre in tutte le direzioni, senza meta.

"Perché è successo...?!"
Continuò a domandarsi, quasi come se sperasse qualcuno gli potesse dare una spiegazione logica.


In distanza, dalla cima di un palazzo che a malapena si reggeva ancora in piedi, una figura continuò a osservare quell'uomo con un ghigno divertito in volto.
Per lui, quello non era altro se non un gioco.


E aveva ogni intenzione di vincere la partita.


Un enorme boato attirò l'attenzione dell'uomo.
Uno dei tanti palazzi alle sue spalle cominciò a crollare improvvisamente, devastando il poco che restava ai suoi piedi e bloccando ancora più strade con detriti e fumo.
L'uomo corse dentro un'abitazione, evitando di venire investito dalle macerie che raggiunsero perfino la sua posizione.

Fortunatamente, quei muri riuscirono a reggere.
Anche se, da li a breve, avrebbe cominciato a sperare di essere stato schiacciato da quelle macerie.



Quando uscì di nuovo all'esterno, notò che ancora più strade si fossero chiuse a causa del collasso.

"Maledizione!"
Ruggì, tra rabbia e disperazione.
In lacrime l'uomo riprese a guardasi intorno alla ricerca di qualunque via di fuga.


Per un istante gli sembrò di vedere una figura, in mezzo alle macerie.
Quando osservò quel punto con più attenzione per la seconda volta, realizzò che li non ci fosse nessuno.

In preda al terrore, realizzando che quel mostro lo stesse rincorrendo, l'uomo comincio a correre ancora una volta prendendo l'unica strada aperta che vide davanti a se... 

... A sua insaputa, stava correndo dritto nella bocca del leone.



Si ritrovò ben presto nel centro della città o, per lo meno, quello che ne restava.
Vide i resti della gigantesca fontana che un tempo si ergeva imponente su tutte le case, le macerie avevano ormai coperto quel bellissimo prato fiorito e verde conosciuto per essere tra i più belli in Avalon.

"Devo nascondermi..."
Disse tra se e se, guardandosi intorno.



Fu in quel momento che quella figura apparve davanti a lui come se si fosse materializzata dal nulla.
L'uomo cadde al suolo in preda al terrore, urlando e piangendo come un neonato.

Quella figura sorrise, gustandosi quella scena come se fosse una commedia.

<< L'unico sopravvissuto di questa città. Fortunello! >>
Disse, ridacchiando.


L'uomo afferrò delle pietre, lanciandole verso quella figura senza però ottenere il benché minimo risultato.

<< Andiamo, non essere così scortese con gli sconosciuti. >>
Rispose, avvicinandosi lentamente verso di lui.
Quando lo raggiunse s'inginocchiò rapidamente, avvicinando il suo volto a quello dell'uomo e accarezzandogli i capelli.

I suoi occhi pieni d'intento omicida incontrarono quelli terrorizzati della sua vittima: il brivido della caccia lo fece eccitare oltre ogni immaginazione. A malapena fu in grado di contenere il suo divertimento mentre continuò a fissare la sua preda terrorizzata e inerme, alla sua mercé.

<< Che ne dici, ti andrebbe di fare un bel gioco? >>
Domandò all'uomo, lasciandolo completamente di stucco.

"Di cosa stai...?"
Balbettò la sua vittima.

La figura si mise di nuovo in piedi, toccandosi il mento con una mano e mostrando una espressione pensierosa.

<< Mhhh... A cosa potremmo giocare, che sia divertente... Fammi pensare un secondo... >>
Poi sembrò avere una idea.

<< Ah! >>
Esclamò, divertito.



<< Che ne dici di giocare a "Nascondino" ? >>
Gli domandò, mostrando un sorriso sadico e divertito.

L'uomo non fu in grado di pronunciare neanche una parola, sia a causa del terrore che a causa della sua confusione.
Fu, però, quando quella figura spiegò le regole di quel malsano gioco che l'uomo impallidì ancora una volta.

<< Le regole sono molto semplici. Tu ti nascondi, io ti do la caccia. Se riesci a scappare dalle mie grinfie per quindici minuti, potrai vivere. Se, invece, ti troverò prima dello scadere del tempo, allora ti farò a pezzi. Che ne dici? >>


"Non puoi dire sul serio! Lasciami andare, mostro!"
Esclamò l'uomo, tra rabbia, confusione e terrore.

La figura, però, fece un cenno negativo con un dito, ridacchiando.

<< O accetti di giocare, o ti ammazzo qui e ora. A te la scelta. >>


Non avendo alcuna opzione se non quella di accettare di giocare a quel malato "Nascondino", l'uomo accettò quell'ultimatum.


Quasi come se lo stesse sfottendo, la figura gli diede cinque minuti extra di vantaggio, riducendo il tempo limite a sua disposizione per sopravvivere a dieci minuti.
Poi la figura cominciò a contare. 
Inoltre gli ricordò che non gli fosse permesso lasciare la città: se ci avesse provato, lo avrebbe ucciso all'istante.



Cinque minuti dopo, la caccia cominciò.

<< Pronto o meno... >>
Ruggì, assicurandosi che la sua voce potesse essere sentita in ogni angolo della città.

<< ...Sto arrivando. >>



La caccia andò avanti per minuti che sembrarono interminabili mentre l'uomo continuò a osservare quella demoniaca figura mentre distruggeva palazzo dopo palazzo, alla ricerca della sua preda.
Con le mani davanti al volto, l'uomo provò a nascondere anche il suo stesso respiro, trattenendo perfino i singhiozzi.
Sapeva che il minimo rumore avrebbe rivelato la sua presenza a quel malato individuo... Sarebbe dovuto essere silenzioso come una foglia, se avesse voluto sopravvivere.


Quando il tempo a sua disposizione sembrò arrivare agli sgoccioli, l'uomo posò lentamente lo sguardo fuori attraverso una crepa nel muro della casa dentro cui si era nascosto.
L'entrata era stata quasi del tutto ostruita, e si era dovuto intrufolare al suo interno scalando detriti e strisciando dentro un buco che portava dentro quell'edificio.
Quel nascondiglio era perfetto... O, per lo meno, così pensava.

Da quella crepa vide quella figura continuare incessantemente la sua ricerca.
Poi la vide mentre prese il volo, scomparendo completamente dalla sua vista.


L'uomo tirò un sospiro di sollievo, pensando di essersela scampata.
Il tempo era quasi finito, da li a pochi secondi avrebbe vinto il gioco.




Fu in quell'istante che il muro alle sue spalle andò in frantumi e una mano gli afferrò il volto.
L'uomo venne scaraventato all'esterno da una forza disumana che fece perfino crollare quell'edificio.
Terrorizzato sollevò il volto, realizzando che quella figura lo avesse trovato poco prima dello scadere del tempo.


<< Povero stolto. >>
Ridacchiò il demone.

<< Ho sempre saputo dove ti trovavi. >>
Continuò, afferrandolo per il collo e sollevandolo da terra.
Lentamente cominciò a stringere la presa sempre di più.

Il respiro cominciò ben presto a mancargli e, indifferentemente da quanto provasse a liberarsi da quella presa, la sua forza non era neanche lontanamente abbastanza per farlo.


Poi, però, la presa si allentò.
L'uomo fu di nuovo in grado di respirare e cominciò, quindi a tossire con forza.


<< Mhhh... In verità, mi sto annoiando. >>
Rivelò la figura, sbuffando.

L'uomo fissò il demone con uno sguardo pietrificato, non sapendo cosa potesse fare per uscire da quella situazione.

<< Ho cambiato idea, non voglio più giocare a nascondino. Che ne dici di cambiare gioco? >>
Domandò il demone, cogliendo la sua vittima ancora una volta alla sprovvista.

<< Fammi pensare... Ah si, che ne dici di giocare a "Baseball"? >>
Quella domanda lasciò l'uomo completamente senza parole.

<< Si, mi piace. Io tirerò la "palla", se tu sopravvivi al lancio allora sarai libero di andartene. Che ne dici, sembra divertente eh? >>
Fu in quel momento che l'uomo realizzò che quei giochi malsani non avrebbero mai giocato a suo favore...

...E che la "palla" fosse lui.


Fu in quel preciso istante, in preda a un divertimento indescrivibile, che il demone fece la sua mossa.
Con un rapido movimento lanciò l'uomo come se fosse una palla da baseball, mentre le sue urla si fecero sempre più deboli man mano che la sua figura si avvicinò all'orizzonte, spezzandosi improvvisamente in un atroce e sanguinoso silenzio.


Fu in mezzo a quel silenzio che quel demone cominciò a ridere tra se e se.

<< Kukuku... Kukukuku... >>
La sua risata fu l'unico rumore a rompere quel terrificante silenzio che cadde in quella che, fino a pochi minuti prima, era una città nel mezzo della sua vita quotidiana.


Poi esplose in una risata folle e contorta, dando finalmente sfogo all'eccitazione che fino a pochi istanti prima fu a malapena in grado di contenere.

<< Questa sensazione... Non riesco a farne a meno... >>
Continuò, divertito dalla distruzione che aveva causato intorno a se.







Realizzando che Michael fosse immobile in mezzo a quel corridoio, Neptune si voltò rapidamente nella sua direzione.
Lo chiamò per nome, ma non ricevette alcuna risposta.
Lo sguardo del ragazzo era perso nel vuoto, il suo volto era pallido e stava sudando.

Continuò a chiamarlo, cercando di attirare la sua attenzione ma non sembrò avere alcun effetto.
Quando gli appoggiò le mani nelle sue spalle per scuoterlo, Neptune realizzò che stesse tremando.


Finalmente Michael sembrò tornare in se, e sollevò lo sguardo verso Neptune.

<< Tutto ok? Sembra tu abbia visto un fantasma. >>
Mike continuò a fissarlo in silenzio per alcuni secondi. Era visibilmente scioccato, sembrava quasi fosse in preda a una specie di attacco di panico.

Poi, però, prese un grosso respiro.

<< Ah- Scusa... Per un attimo ho avuto un forte mal di testa. >>
Disse il ragazzo.
Neptune realizzò rapidamente che ci fosse qualcosa di strano in quel suo comportamento. Provò a fargli qualche altra domanda, ma Michael evitò rapidamente di dare qualsiasi spiegazione, dicendo che andasse tutto bene.

Lasciandosi alle spalle il suo compagno, Michael riprese a muoversi verso la sala di allenamento.

I suoi pensieri però erano ancora persi in quelle memorie irriconoscibili che, in un istante, erano apparse nella sua mente come una specie di déjà-vu.



"Quei ricordi..."
Si domandò, terrorizzato e scioccato da ciò che aveva appena visto.


" Cosa diavolo erano?"



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Fine del capitolo 15-1, grazie di avermi seguito e alla prossima!



 

   
 
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