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Autore: Melisanna    04/09/2022    2 recensioni
...Ma perché arrivi (intendo un amore autentico, onesto e sano) la cosa migliore è non pensarci troppo, non invocarlo. Altrimenti ci si inganna. Si mette la maschera dell'amore sul primo e più rozzo dei volti. cit. Irène Némirovsky
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Sai, Sakura Haruno, Shikamaru Nara | Coppie: Sai/Ino, Shikamaru/Ino, Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ino
 
Sakura era già seduta alla sua postazione e stava accendendo il computer, quando Ino piombò nell’ufficio che condividevano, sventolando la coda bionda e vibrando di eccitazione. “La famiglia di Sai è così ricca! Devi vedere la villa dei suoi genitori!”

Sakura le rivolse un’occhiata non particolarmente entusiasta “Ti ha presentato ai suoi?”

“Ma no, sciocchina! Ci siamo fermati per prendere dei libri che aveva ancora lì, mentre loro non c’erano. E’ un posto incredibile! Casa mia potrebbe stare tutta intera nel loro ingresso! E adesso che Sai ha ottenuto la promozione guadagnerà ancora di più. Sarò favolosamente ricca!”

Sakura piegò la bocca in una smorfia di disapprovazione “I soldi non fanno la felicità” sentenziò.

Ino la ignorò, era venuta a patti col fatto che il suo ragazzo e la sua migliore amica non nutrissero simpatia l’uno per l’altra “Ma aiutano! E Sai è fantastico, assolutamente fantastico!” Appese il cappotto all’attaccapanni e appoggiò entrambe le mani sulla scrivania di Sakura “La sua famiglia è molto tradizionale, dovrò essere una perfetta mogliettina”.

Sakura scoppiò a ridere “Tu? Che inseguivi Shikamaru con un bastone appena apriva bocca?”

“Shikamaru non conta. Farebbe infuriare anche un santo. E poi lui non è nemmeno un uomo per me. È… Shikamaru”.

“Se lo dici tu… Comunque, senti,” Sakura tirò un blocchetto e una matita fuori dalla borsetta “stiamo organizzando un viaggetto in Hokkaido, Tenten, Hinata ed io. Tutti noi giovani dell’ufficio, niente vecchi bavosi. Abbiamo tre giorni di ferie attaccati: sabato, domenica e il primo di Gennaio. Potremmo anche festeggiare Capodanno. Venite anche tu e Sai?”

Ino si portò una mano alle labbra riflettendo “Dovrei chiedere a Sai… magari vuole organizzare qualcosa noi due soli… però. Ma si dai, chi se ne frega, gli fa bene socializzare un po’. Segnaci pure,  lo convincerò”.

“Sicura di non volerne parlare con lui, prima? Non mi pare un comportamento da perfetta mogliettina”.

“Sicurissima. Scrivi: Ino e Sai”.

Sakura sospirò e obbedì.

Come previsto Sai protestò quando Ino gli riferì del viaggio, ma bastò blandirlo un po’ perché accettasse, seppur di malavoglia, strappandole la promessa di una cena a due la sera dell’ultimo dell’anno, prima di unirsi alla festa con i colleghi.

Partirono con lo Shinkansen la sera del trenta, gioviali ed entusiasti, una volta scrollatisi di dosso l’immagine da office-man che indossavano ogni giorno per andare a lavoro. Ino si appese al braccio di Sai e inspirò quell’aria di giovinezza con soddisfazione: sembrava di essere tornati al liceo. E dire che invece, ormai, erano degli adulti! Persino Sakura aveva compiuto venticinque anni.  A parte che Fronte Larga era sempre stata vecchia dentro, anche da bambina.

Non mancava nessuno. Naruto era riuscito a convincere anche Sasuke a raggiungerli e lui e Sakura gli gravitavano intorno come due satelliti intorno a un sole abbagliante. Sasuke era sempre bello, ammise Ino, fra sé e sé, ma era orgogliosa di pensare di essere ormai completamente guarita da quella cotta adolescenziale e di poterlo guardare dall’esterno senza provare assolutamente nient’altro che ammirazione, come quella che si prova davanti a un’opera d’arte.

Era venuta persino Temari, benché ancora la Foglia INC non fosse stata ufficialmente acquisita dall’Akeboshi, insieme ai suoi due fratelli, da cui non sembrava separarsi mai, manco fossero gemelli siamesi. O forse, semplicemente, quei due non si fidavano di Shika e la seguivano ovunque per tenerlo d’occhio.

Sì, era tutto perfetto! Assolutamente perfetto! Si lasciò cedere al suo posto e rivolse un sorriso smagliante a Sai, che le rispose con uno sguardo perplesso e lei gli diede un colpetto sul braccio “Dai, smolla! Siamo qui per divertirci!”

“E cosa ti aspetti che faccia?”

“Per esempio, potresti cominciare andando al bar a prendere birre per tutti”.

Sai sospirò “Va bene, ne vuoi una in particolare?”

“Ma no! Basta bere!”

Dopo qualche minuto stavano tutti bevendo, chiacchierando e ridendo da sopra gli schienali. Sakura, abbandonata la sua aria da maestrina, stava piegata sopra i braccioli per farsi sentire meglio mentre raccontava di come aveva convinto la capufficio Tsunade a darle ferie anche la mattina del due. Il ché aveva compreso una serie di intricate menzogne per non rivelarle del loro viaggio, a cui Tsunade si sarebbe di sicuro imboscata. Sasuke, seduto composto accanto a lei, fingeva di non ascoltare, ma Ino lo vedeva sogghignare di nascosto. Naruto, dietro di lei, appeso allo schienale, invece, rideva senza remore. Così come Tenten, seduta con le lunghe gambe incrociate oltre il corridoio e Kiba che, quasi piangeva dalle risate. Hinata, come sempre introversa oltre l’umana comprensione, pareva divisa tra l’imbarazzo tra l’idea di mentire a un superiore e il timore di mostrarsi critica verso l’operato di Sakura. Choji, seduto davanti a lei, si allungava per ascoltare, divorando un pacchetto di patatine.

Era esattamente come essere ancora al liceo. A parte che ora c’era Sai, seduto accanto a lei.

E Shikamaru, invece di essere con lei e con Choji, era seduto dall’altra parte del vagone, accanto a Temari, accovacciata sul sedile come un gatto.

Arrivarono a Sapporo per mezzogiorno e un’ora dopo erano alla pensione con annesse terme, dove avevano prenotato.

Sì, era tutto assolutamente perfetto.

I giorno successivi passarono in un lampo, tra bagni alle terme, passeggiate nella neve e cene estremamente alcoliche.

L’ultima sera Ino scelse con particolare cura gli abiti da indossare.

“Metto il tubino turchese o l’abito corallo, Fronte Larga?”

Sakura, distesa a pancia in giù sul letto di Ino, li esaminò con sguardo critico “Il tubino non mi convince, l’abito è più chic”.

“Lo dici solo perché è corto. A Sai piacciono le mie gambe”.

Sakura le gettò un’occhiata invidiosa “Bella forza… vorrei averle io le tue gambe, invece di queste cosciotte. Ma non mi piacciono quelle ruche sul seno. Non hai qualcos’altro?”

Ino frugò nella valigia ed estrasse un abito corto di un gradevole lavanda, con il collo alto e le spalle scoperte “Che ne dici di questo?”

“Carino, però… mmmmh, fa vedere quello” aggiunse indicando un angolo di satin verde che sporgeva dalla valigia.

“Questo? Non so… è un po’ impegnativo” Ino spiegò un lungo abito con le spalline sottili e la schiena scoperta, che si apriva sotto le ginocchia in una moltitudine di pieghe irregolari.

“Ma scherzi? È bellissimo! Mettitelo subito, voglio vederti!”

Ino si infilò nell’abito e Sakura batté le mani entusiasta “Basta, basta, ho scelto! È questo”.

“Che tiranna che sei. Tu cosa metti?”

Sakura spalancò gli occhi “Ino mi devi aiutare! Chissà quando vedrò Sasuke di nuovo! Devo assolutamente riuscire a combinare qualcosa stasera”

“Mi finisco di preparare in camera tua e intanto mi fai vedere cos’hai”.

Mentre Ino si truccava, Sakura spalancò l’armadio. “Davvero hai messo tutto nell’armadio per tre giorni? Sei davvero una vecchia, Fronte Larga”.

“Se non sbaglio l’ha fatto anche il tuo Sai. Non siamo tutti dei cialtroni come te Maial-Ino”.

“Comunque ho già scelto, metti il tubino grigio. E prendi le mie Chie Mihara”.

“Sei sicura? Non dovrei mettere qualcosa di più sexy?”

“Quello è sexy, ti fa un culo da paura e quel colletto fa segretaria porca”

Sakura annuì e Ino sollevò un orecchino pendente con pietre verdi in una complicata montatura dorata “Mi presti questi, Fronte Larga?”

“Facci attenzione, sono di smeraldi, erano di mia madre”.

Ino se le mise alle orecchie soddisfatta “Sarò attentissima, come se fossero miei”.

“Di più!”

“Di più”.

“Credi che mi chiederà di sposarlo?”

“Mh… immagino che sia possibile”.

Ino rise e, infilandosi una corta eco-pelliccia bianca, si apprestò ad uscire “Ci vediamo dopo cena, Saku!”

Sakura sventolò una mano, mentre frugava nel cassetto della biancheria.

Ino trovò Sai ad aspettarla all’ingresso dell’hotel con indosso un Haori scuri a motivi geometrici bianchi e azzurri e gli saltò al collo, baciandolo su una guancia. Il ragazzo, sbilanciato, indietreggiò di qualche passo, riuscendo a rimanere in piedi per miracolo.

“Tu sei matta, Yamanaka”.

“Ti piaccio per questo”.

“Mi piaci perché sei uno schianto”.

“Anche”.

Sai si affacciò alla porta “Ho chiamato un taxi, il ristorante è vicino, ma non volevo che ti rovinassi le scarpe”.

Ino lo baciò di nuovo “Sei un tesoro”.

Sai la aiutò ad accomodarsi nel taxi e si sedette accanto a lei.

Il ristorante era elegante e tradizionale, arredato con mobili di legno scuro, quasi nero, dal taglio minimalista. Un cameriere li fece accomodare a un tavolino isolato.

Ino sistemò alla bell’e meglio le pieghe dell’abito, per potersi inginocchiare, spiegazzandolo il meno possibile e si rammaricò di non essersi messa un kimono, che sarebbe stato più adatto al locale e all’abbigliamento di Sai. Avrebbe dovuto aspettarsi che l’avrebbe portata in un posto del genere. Sai aveva una visione così all’antica… Lei preferiva i ristoranti all’occidentale e avrebbe voluto fare sfoggio del suo bel vestito e delle sue scarpe di Prada che era stata costretta a sfilarsi all’ingresso.

Nonostante l’iniziale disagio, la cena procedette piacevolmente: il cibo era ottimo e il vino assolutamente divino! E Sai era perfetto! Un vero cavaliere. Ascoltava i racconti di Ino, senza interromperla mai, anche se lei era abbastanza sicura che le avventure amorose di Sakura, Naruto e Sasuke non dovessero interessargli più di tanto. D’altra parte come faceva a non parlargliene? Era dai tempi dell’università che non passavano tanto tempo insieme ed era spassoso vedere Fronte Larga approcciare Sasuke con la stessa goffaggine dell’epoca, mentre Naruto elemosinava disperatamente l’attenzione di entrambi.

Sai corrugava la fronte perplesso “Non capisco. Se Uzumaki è tanto geloso di Uchiha, perché lo ha invitato?”

“È stata Sakura ad invitarlo. E comunque l’avrebbe invitato anche Naruto. Adora Sasuke, è il suo migliore amico. E Naruto non ha nessuna speranza con Sakura in ogni caso. Prima o poi si accorgerà di Hinata e questa storia avrà una fine”.

“Cosa c’entra Hyuga adesso?”

“Ma non lo vedi che muore dietro a Naruto? È solo troppo timida per farsi avanti. Fortuna che almeno Tenten e Neij sono più svegli. Si sono messi insieme due mesi dopo essersi conosciuti, appena Tenten è stata assunta. Tenten sarà di certo la prima a sposarsi”.

“Hyuga ha una famiglia potente alle spalle. Mi stupisco che non si siano già sposati”.

 “Oh, sai, credo che Tenten non fosse pronta. Non credo che sarebbe disposta a lasciare il lavoro”.

Sai spalancò gli occhi “E perché mai non dovrebbe farlo?”

Ino ridacchiò divertita dalla sua ingenuità “Tenten ci tiene al suo lavoro. È ricercatrice, non una semplice office lady, come me”.

Sai parve perplesso, come se non avesse mai preso in considerazione che una donna potesse seriamente tenere al lavoro più che al matrimonio. Ino rise di nuovo.

Era tutto assolutamente perfetto.

Insieme al dolce, un’occidentalissima torta al cioccolato per la gioia di Ino, arrivò una bottiglia di Champagne, accompagnata da un sorriso compiaciuto di Sai. Ino incrociò le dita davanti al viso deliziata.

“Oh mio dio, devi aver speso un patrimonio! È il miglior ultimo dell’anno di tutta la mia vita!”

“Spero che sarà il primo di molti” commentò Sai, prendendo qualcosa dalla tasca.

Ino fremette. Ecco, lo sapeva! Le avrebbe chiesto di sposarla!

Come aveva previsto, Sai, tirò fuori dalla tasca una scatolina rivestita di velluto rosso, al cui interno riluceva un anello con il più bel solitario che Ino avesse mai visto.

Ino si schiacciò forte le mani contro la bocca per non urlare. Era tutto perfetto! Esattamente come l’aveva sempre immaginato! In un ristorante bellissimo – anche se magari non esattamente il suo genere – e un ragazzo stupendo e ricco – seppur un filino noioso a volte – che le presentava un anello meraviglioso inginocchiato davanti a lei – certo inginocchiato perché era l’unico modo di sedersi a tavola in quel posto, ma non sarebbe stata a fare le pulci, su quello.

Aveva sempre sognato di sposarsi, fin da quando era bambina. Tutti i suoi giochi, anche se comprendevano mirabolanti avventure, si concludevano con un matrimonio in grande stile, con un vestito come una nuvola di pizzo, invitati adorati e Choji costretto a recitare la parte del prete.

Ino prese la scatolina dell’anello fra le dita “Oh Sai! Sai, è bellissimo, grazie, grazie… io, sì, certo che…” e ogni volta a interpretare la parte dello sposo adorante era chiamato Shikamaru, che sbuffava e obbediva di malavoglia, ripetendo le parole che Ino gli imboccava con palese disgusto. Gli occhi di Ino si riempirono di lacrime e con sua sorpresa si accorse che non erano le lacrime di commozione che si aspettava, ma lacrime di paura.

Di un terrore inaffrontabile.

E realizzò con shockante chiarezza che non era pronta a rinunciare a Shikamaru in quel ruolo. Aveva sempre pensato a lui come a una pedina facilmente sostituibile che recitava quella parte in attesa del suo vero principe azzurro e adesso, improvvisamente, si rendeva conto che Shikamaru era sempre stato una parte fondamentale di quel gioco, il perno intorno a cui ruotava tutto il resto.

“Io… io… scusami, scusa… Io, scusa…”

“Ino?” Sai la guardò confuso e troppo preso di sorpresa , per essere ferito.

“Scusami… io… non posso” afferrò la borsetta e corse fuori dal locale, rovinando irrimediabilmente le sue belle scarpe nella neve.

 
  
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