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Autore: AMYpond88    12/09/2022    2 recensioni
"Lui non fa mai cose del genere.
Mai.
È questo tutto quello a cui Megumi riesce a pensare, mentre tiene la fronte premuta contro il bancone del negozio, in quello che è il peggior post sbornia della sua vita.
Il primo e, può giurarlo, l'ultimo post sbornia della sua vita".
AU dove le vite di Megumi, Yuji e Sukuna si intrecciano in modo inaspettato.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushiguro Megumi, Geto Suguru, Gojo Satoru, Itadori Yuji, Ryōmen Sukuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo non smette di sorridergli, senza il minimo imbarazzo.
La sua espressione è così aperta e spontanea, che Megumi comincia a pensare che la sua disavventura della sera prima sia dovuta ad un'allucinazione da alcool.
Ora, lui beve poco e regge ancora meno, ma è quasi certo che un'allucinazione non possa essere così tanto dettagliata.
Intanto il nuovo arrivato, in piedi a pochi passi da lui, senza perdere il sorriso allegro, comincia a ricambiare il suo sguardo con aria incuriosita.
Sembra essere sul punto di rivolgergli la parola, quando la voce di Geto lo riporta alla realtà.
"Aspetta, ma tu non inizi lunedì?"
Come, prego?
Non può fare a meno di strozzarsi con la sua stessa saliva.
Con chi diamine sta parlando?
Iniziare dove?
Allo studio?
Sgrana gli occhi, non riuscendo a trattenersi dal guardare Suguru, con un'espressione che trasuda panico.
Non può ovviamente vedersi, ma lo sguardo confuso che gli rivolge in risposta l'uomo gli fa capire quando debba sembrare sconvolto.
Cerca di recuperare, dipingendo sul suo volto il solito cipiglio annoiato, ma ovviamente Satoru deve complicargli la vita, iniziando a ridacchiare appoggiato al bancone, prima di rivolgersi al ragazzo appena entrato.
"Tu sei il nuovo tatuatore, giusto 'Guru? Conosci già il nostro Megumi?"
Vorrebbe urlare a tutti di smetterla. A Gojo di ridere e di fare domande, a Geto di guardarlo come se fosse pazzo e allo sconosciuto di sorridergli.
È talmente sul punto di esplodere che vorrebbe prendersela anche con il ragazzetto emo (a quanto pare sono tutti li per causa sua) e con la ragazza che non ha smesso un attimo di guardare tutti con chiari istinti omicidi nello sguardo.
... Forse lei un po' sente di capirla.

"Ah no! C'è uno sbaglio! Io sono Yuji... ad iniziare a lavorare qui lunedì è Sukuna, mio fratello. Ha un paio di anni più di me, ma siamo molto simili!"
Aspetta, cosa?
È talmente preso dal turbine dei suoi pensieri, che ci mette qualche istante a cogliere il senso delle parole che escono dalla bocca del ragazzo.
Quello intanto continua, portandosi una mano alla nuca con fare imbarazzato.
"Non credo che ci siamo già visti... mi sono trasferito qui da mio fratello da un paio di mesi, dopo la morte del nonno".
Geto finalmente smette di guardarlo come se Megumi stesse per impazzire e volge la sua attenzione al ragazzo dai capelli rosa.
Gli porge le sue condoglianze, cambiando due o tre espressione in un istante, finendo per sfoggiare il suo sorriso più gentile.
"Certo, ora ricordo". Scuote una mano a modi scusa.
"Yuji Itadori, giusto? Tuo fratello mi ha accennato qualcosa quando abbiamo parlato... Ora che ti guardo bene effettivamente capisco di aver preso un granchio".
Il giovane, Itadori, ride, facendo un breve inchino.
"Piacere allora! Ma non preoccuparti... tipico che ci confondano".
Prende un'espressione pensosa, stringendosi il ponte del naso tra le dita, prima di continuare: "Sukuna è un pelo più alto e muscoloso di me... senza contare i tatuaggi e il modo di fare, direi particolare".

Particolare non è esattamente l'aggettivo che avrebbe usato Megumi.
Sempre ammesso che stiano parlando del suo Itadori, cioè non suo, ha anche appena capito come caspita si chiami.
"Beh, sarà interessante averlo qui a lavorare... è giovane, eppure i suoi pezzi mi hanno davvero colpito, ho proprio qui dei suoi bozzetti".
Megumi non può fare a meno di notare come Suguru sia concentrato su alcuni disegni che ha pescato da sotto il bancone.
"Sono veramente belli... Satoru, te li ho già fatti vedere?".
Si avvicina anche lui, fermandosi dietro al suo tutore.
Scelta stupida, visto che con il suo dignitosissimo metro e settantacinque, si trova comunque a mettersi in punta di piedi per guardare oltre la spalla dell'uomo.
Sbuffa irritato, Gojo è fatto per indisporlo, anche per cose per cui non ha effettivamente colpa, come la sua insensata altezza.
Quando il suo sguardo finalmente cade sui fogli, non riesce a non sgranare gli occhi.
I disegni sono davvero, davvero, belli.
Bianchi e nero, colorati, ritratti. Piuttosto cupi se deve proprio trovarci un difetto, ma capisce l'entusiasmo di Geto.
Anche se probabilmente Sukuna Itadori prenderà a calci il primo cliente che gli chiederà una farfalla o un fiore di sakura e lui, in quanto proprietario, si troverà con diverse grane legali.
L'altro Itadori, quello che quando distribuivano la gentilezza, probabilmente a differenza del fratello, si è messo in coda, interrompe il suo flusso di pensieri.
"Eviterò di riferirglielo, è già abbastanza convinto così! Comunque noi siamo qui per Junpei... "

Mentre l'attenzione si sposta sul ragazzo più timido, che a quanto pare si è portato dietro tutti per un banale buco all'orecchio, Megumi può finalmente tirare le somme.
Se ha capito qualcosa di tutto questo delirio in cui è sprofondato, la sua scelta da lunedì sarà tra l'incontrare quasi quotidianamente il ragazzo con cui ha fatto la più grande figuraccia della sua vita o rinunciare al suo rifugio anti - Gojo.
"Megumi Chan, non è ora della tua lezione?"
Come evocato dai suoi pensieri, Satoru lo riporta sulla terra.
La tempia gli pulsa d'irritazione. L'ha davvero chiamato 'Megumi Chan' davanti a tutti?
Comunque si stava dimenticando la lezione. Il violino.
Quell'uomo non ha pietà per la sua emicrania?
"Sei tu il maestro, se ritardiamo che problema c'è?"
"Megumi, per quanto mi abbia piacevolmente stupito che tu mi abbia chiesto ripetizioni extra, ho anche altri allievi".
Si appollaia sullo sgabello da cui si era alzato, piombando di nuovo con la fronte contro il legno del bancone, sperando che un trauma cranico sia una scusa abbastanza buona per sfuggire a Satoru.
Avere come tutore il miglior violinista della città (del Giappone, se si ascolta l'interessato), ha indubbiamente i suoi vantaggi, se si vuole superare vivi il conservatorio.
Vantaggi che tendono a sparire quando le orecchie fischiano ancora dalla sera prima.

"Dopo vorremmo andare a mangiare qualcosa, perché non vieni con noi?".
Ci mette un secondo a capire che Itadori sta parlando con lui.
Probabilmente in risposta lo sta guardando come se fosse un alieno, visto che il ragazzo comincia a ridere, le guance rosse di imbarazzo, grattandosi una tempia.
"Sai, ho ancora pochi amici, vorrei conoscere qualcuno oltre quello scorbutico di mio fratello".
La ragazza dai capelli castani si porta teatralmente una mano alla fronte, borbottando qualcosa che suona come 'sei imbarazzante, ti sei già innamorato', che le costa una gomitata da parte del ragazzino em-, Junpei, si chiama Junpei, a sua volta ripreso da Geto che gli ricorda di stare fermo mentre gli fora il lobo.

"Ecco, ho la lezion-...", risponde veloce o almeno ci prova, prima di essere bruscamente interrotto.
"Che durerà poco più di un'ora, anzi meno! Probabilmente mezz'ora, tanto ho da fare! Poi Megumi è tutto vostro".
Strilla Gojo, perchè quell'uomo si nutre dell'odio e del fastidio che suscita negli altri o del caos che riesce ad alimentare nell'universo.
Specialmente nel suo.
È consapevole di esser stato incastrato e, considerata la sua poco brillante vita sociale, di aver esaurito le scuse.
Prova ribattere, ma viene interrotto di nuovo da una voce decisamente meno irritante di quella di Gojo.
"Allora a dopo..."
Il ragazzo dai capelli rosa non riesce a trattenere l'entusiasmo genuino, ma sembra non sapere come continuare.
'Posso chiamarti per nome?' pare chiedergli, con lo sguardo del cucciolo di foca che sta per trasformarsi in un collo di pelliccia,  probabilmente rendendosi conto di averlo invitato a pranzo senza nemmeno essersi presentati.
"Fushiguro...", conclude per lui.
Itadori sembra deluso, ma non perde la sua espressione gentile. Così gentile da farlo sentire in colpa.
Quasi come se stesse indossando un collo di pelliccia di cucciolo di foca.
"...Megumi, chiamami pure Megumi", borbotta.
L'altro però deve averlo sentito, perché questa volta, il sorriso che si gli dipinge sul volto è caldo e luminoso.
"Allora a dopo, Megumi".
   
 
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