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Autore: Mary P_Stark    15/09/2022    1 recensioni
Muspellheimr - Regno di Surtr
Il giovane Gigante di Fuoco Sthiggar, discendente della dea Sòl e figlio del Sommo Sacerdote Snorri, non conosce né paura né tanto meno vergogna e, a causa di ciò, finirà dapprima per essere punito dal re, e in seguito confinato sullo sperduto Regno di Manaheimr (Terra), nell'ancor più sperduto paesino di Lulea, in Svezia. Questo confino - agli occhi di Sthiggar più che ingiusto - porterà a sconvolgenti verità e alla scoperta di un destino a cui non sapeva di essere designato fin dalla sua nascita. L'aiuto della berserkr Ragnhild sarà vitale per comprendere meglio se stesso e il ruolo che gli compete nella complessa rete del Fato che si è stretta attorno a lui, ma saranno antiche divinità e nuovi nemici a mettere definitivamente alla prova il guerriero muspell. (per una totale comprensione, si devono leggere prima le altre storie legate a questa raccolta)
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Cap. 25

 

 

 

“Non è possibile… non è possibile…” ringhiò esterrefatto Mikell, osservando disgustato la veloce quanto inesorabile ritirata delle armate jotun rimaste.

Come se avessero ricevuto un ordine a lui sconosciuto, o un segnale di cui non si era avveduto, gli uomini di ghiaccio smisero di combattere quasi all’unisono e, come un sol uomo, iniziarono a riversarsi verso le porte di Bifröst a grandi ondate.

Questo comportò  nuovi attacchi da parte di Naglfar che, guidata sulle orde nemiche in ritirata dal piazzale e dalle mura del palazzo, riversò sul nemico autentici marosi di polvere velenosa.

Non potendo più contare su di loro, Mikell non poté che rintanarsi nel suo studiolo all’interno dell’abitazione ove risiedeva a Hindarall, in cui si era nascosto dopo l’inizio dell’assedio.

Assieme al liòsalfar che Lafhey gli aveva affiancato perché lo proteggesse, tentò quindi di mettersi in contatto con il sovrano jotun, ma ogni tentativo fu vano.

A nulla valsero le capacità magiche dell’elfo oscuro e, quando quest’ultimo si dichiarò infine sconfitto, Mikell iniziò a imprecare, lanciandosi verso le finestre dello studio per controllare la situazione a Hindarall.

Le orde dokkalfar sembravano essere state sbaragliate dai figli di Loki, incomprensibilmente presenti su Muspellheimr e affiancati dall’unica arma che mai, nella sua esistenza, Mikell avrebbe pensato di vedere.

Le parole di Trhydann erano state non solo imprecise, ma assolutamente sottostimate e lui, da autentico sciocco, si era lasciato accecare dalla possibilità di vendicarsi del cognato, dando credito a un ragazzino petulante e al suo altisonante nome.

A cagione di questo errore, aveva fatto confinare su Midghardr non soltanto un muspell in grado di detenere il potere della Fiamma Viva.

No, tutt’altro.

Quel giovane che gli era stato descritto unicamente come il nipote di Sól e l’indegno possessore di un potere più unico che raro, era risultato essere, invece, la potente e invincibile Spada Fiammeggiante. L’arma ultima che Surtr avrebbe utilizzato durante il Ragnarök, e lui aveva contribuito a risvegliarla, ordendo quel piano per vendicarsi del sovrano.

Crollando ginocchia a terra, Mikell si passò le mani sul volto terreo, le sue membra iniziarono a tremare per la paura di ciò che avrebbe potuto accadere a causa di quel risveglio e, nello scrutare il liòsalfar, esalò terrorizzato: “Nascondici. Nascondici a lui.”

L’elfo oscuro, avvicinandosi a sua volta alle finestre per osservare la disfatta del loro esercito congiunto, aggrottò la fronte e replicò rassegnato: “La Spada Fiammeggiante può vedere ovunque, nobile muspell, e vedrà anche noi, se saprà cosa cercare.”

Sbattendo le palpebre con aria confusa, Mikell lo scrutò in cerca di spiegazioni prima di sobbalzare, piegare il capo verso la mano con cui aveva suggellato il patto con Lafhey e, inorridito, esalare: “Il patto parlava di non… attaccare alle spalle.”

“Sì, nobile muspell. E la magia lascia sempre una traccia, su coloro che accettano di sottostare a essa” gli rammentò l’elfo oscuro, scrutando con occhi serafici il veloce diradarsi delle orde jotun lungo tutta la linea del golfo, su cui si affacciava una Hindarall in fiamme. “Siete marchiato al pari di re Lafhey, così come di tutti coloro che hanno sottoscritto il patto di alleanza contro re Surtr.”

Ciò detto, srotolò del sottile filo setoso color della notte e, con un complesso movimento di mani e braccia, avvolse un attonito Mikell prima di aggiungere: “Voi avete tradito il vostro sovrano e ora io, Kylass Thorndayn, vi consegnerò a lui per avere salva la vita.”

“Non puoi!” sbraitò a quel punto Mikell, tentando invano di muoversi.

Il laccio sottile si strinse sempre più a ogni suo movimento e, quando finalmente il nobile muspell si rese conto di essere in trappola, sputò a terra tutto il suo livore prima di ringhiare: “Ti farò condannare. Dirò ogni cosa a mio cognato e così perderai la testa al pari mio. Non ti salverai, maledetto!”

L’elfo oscuro, del tutto insensibile alle sue minacce, sogghignò nel replicare: “Invece, otterrò la libertà grazie  ai nomi dei cospiratori che confiderò. Non tutti hanno siglato il patto, poiché in molti hanno partecipato alla congiura senza per questo stringere accordi con Lafhey. Tutti voi… eravate così sicuri di vincere da non aver badato a coprirvi le spalle, così certi che il re jotun sarebbe riuscito a ingabbiare la Fiamma Viva per uccidere il re muspell!”

Mikell lo fissò a occhi sgranati, un leggero filo di bava a scorrere lungo le labbra livide, ma l’elfo oscuro non si lasciò ingannare dalla sua aria sconfitta. Un muspell poteva attaccare in qualsiasi momento, anche quando lo si pensava sconfitto.

Scoppiando in un’aspra risata piena di soddisfazione, Kylass aggiunse un istante dopo: “La rabbia derivante dalla perdita di vostro figlio vi ha reso cieco e sordo alla cautela, nobile muspell, così vi siete fidato di un uomo che, da sempre, vi è nemico soltanto perché vi ha offerto ciò che più volevate, ma non vi siete mai fermato a chiedervi perché ve l’avesse offerto.”

Mikell si scosse ancora, e ancora il laccio che era gleipnir si strinse attorno a lui, quasi strappandogli ogni stilla di fiato dai polmoni. Fissando quindi arcigno l’elfo oscuro, sibilò: “Credi davvero che non avessi pensato alle mire di Lafhey? Pensi che non sapessi che voleva per sé il potere della Fiamma Viva per farne ciò che voleva? Per ottenere financo il trono di Muspellheimr?”

“Avete ancora una visione troppo semplicistica dell’intera commedia che è andata in atto, nobile muspell” replicò a sorpresa il liòsalfar, sorprendendolo. “Re Lafhey non se ne farebbe nulla di una Fiamma Viva, quando può contare sul potere del ghiaccio e delle nebbie, che gli viene dalla sua alleanza con Nifhleimr. Due pianeti contro uno, nobile muspell. Una semplice Fiamma Viva non avrebbe contato nulla, nelle sue schiere…” ghignò l’elfo oscuro, piegandosi su di lui fin quasi a sbavare il proprio odio sul suo volto aggrottato. “… ma, se avesse avuto tra le mani la Chiave per la Spada Fiammeggiante, cos’avrebbe potuto fare?”

Mikell si bloccò di fronte a quella notizia e, sgomento, esalò: “Snorri! Lui voleva… Snorri!”

Annuendo nel notare la sua espressione esterrefatta, Kylass asserì: “Nessuno di noi immaginava che la Chiave altro non fosse che il padre della Spada Fiammeggiante, e non un oggetto inanimato contenuto nel Tempio Maggiore di Sól, dove Snorri è Sommo Sacerdote, e questo ci ha condotti in errore. Un errore che, però, non cadrà sulla testa di re Lafhey, a quanto pare, ma solo sulla vostra.”

“Tuuu… maledetto! Tu sapevi ogni cosa!” sbottò Mikell, riprendendo a dimenarsi e urlare come un ossesso, causandosi così un tale schiacciamento polmonare da rischiare la sincope.

Kylass, a quel punto, interruppe i suoi movimenti lanciando un semplice incantesimo costrittivo quindi, con un ultimo sogghigno, disse: “Certo che sapevo ogni cosa… altrimenti, re Lafhey non mi avrebbe mai messo al vostro fianco.”

“Che… che intendi dire? Perché Lafhey ti voleva con me? Dimmelo. DIMMELO!” sbraitò allora Mickell.

L’elfo oscuro sbuffò contrariato, passò una mano sul volto di Mickell per indurre su di lui il sonno dopodiché, dopo averlo visto crollare a terra, aggiunse con un sogghigno: “E’ semplice, mio sciocco amico. Così da far ricadere su di voi ogni colpa, qualora il piano fosse fallito.”

***

“Qualcosa non quadra… perché gli jotun stanno fuggendo in massa dal palazzo?” domandò Hildur, osservando le orde degli uomini-ghiaccio mentre venivano colpite dal veleno che Naglfar stava scaricando su di loro.

Anche Ilya parve confusa da quello strano risvolto della situazione ma Thrym, sbrigativo, esclamò: “A quanto pare, re Lafhey deve essersi cacato sotto dalla paura, dopo aver visto Sthiggar e Ragnhild combattere come Spada Fiammeggiante! E’ sparito da Hindarall già da qualche minuto e, come minimo, se l’è data a gambe levate da bravo ghiacciolino imparito quale è!”

Nell’osservare la città, ora stranamente calma nonostante gli incendi che ancora la devastavano, Hildur assentì torva e la regina, nell’indicare dabbasso i tre licantropi che stavano setacciando meticolosamente tra le macerie, disse: “Anche i figli di Loki hanno smesso di combattere. Evidentemente, l’ultimo colpo di genio di Sthiggar e della sua giovane compagna, ha dato i suoi frutti.”

“Qualsiasi cosa sia successa, non scenderemo da qui finché non saremo sicuri che il castello è in sicurezza” brontolò Hildur mentre, sotto di loro, le figure di Sthiggar e Ragnhild raggiungevano di corsa il piazzale del palazzo.

Nel notare i gesti del cugino, Hildur fece comunque abbassare la nave quel che bastò per poter udire le sue parole.

Levando un braccio per farle cenno di bloccare la discesa, a sua volta incerto sul far discendere coloro che Naglfar stava trasportando come prezioso carico, Sthiggar gridò: “I dokkalfar sono stati sgominati! Quanto agli jotun, hanno dichiarato la resa! Lafhey si sta ritirando!”

“Cosa vuoi che facciamo?” gli urlò in risposta Hildur.

“Mantieni al sicuro mio padre e la regina, finché non ci saremo sincerati che non ci sia veramente più nessuno di pericoloso a palazzo. Solo dopo, potrai scendere.”

“Fai attenzione” si raccomandò la cugina, riportando quindi la nave a un’altezza accettabile e più sicura.

Sthiggar assentì rapido dopodiché, annuendo all’indirizzo di Ragnhild, disse: “Entriamo.”

Lei annuì debolmente, riprendendo la corsa verso il palazzo tenendolo saldamente per mano. I suoi piedi non erano del tutto saldi, e la presenza di Sthiggar era quanto mai necessaria, così da impedirle di inciampare clamorosamente e finire riversa sul pavimento.

L’uso smodato dei suoi nuovi poteri l’aveva prosciugata come il sole avrebbe fatto su una distesa di neve estiva, e ora si stentiva davvero al limite delle forze, ma il loro compito non era finito.

Avrebbe dovuto resistere ancora un po’, prima di chiedere un letto, un cuscino, e dormire per un mese intero.

“Sbaglio, o le maniglie del portone sono in oro?” domandò a un certo punto Ragnhild, avendo notato quel particolare non da poco in ogni battente fin lì superato in tutta fretta.

“Non ti sbagli. E non sarà l’unica cosa luccicante che vedrai, qui dentro” le sorrise lui, accentuando la stretta sulla sua mano.

Levando un sopracciglio con interesse, Ragnhild strinse maggiormente nella mano destra sulla sua spada ricurva quindi, indirizzando occhiate sorprese alle prime meraviglie che le si pararono innanzi, chiosò: “Beh, questo palazzo fa un baffo all’Ermitage, poco ma sicuro.

Lui rise, assentì divertito nel darle ragione dopodiché la indirizzò verso una piccola scala di servizio, asserendo: “La presenza più massiccia di persone proviene dai piani superiori. Utilizzando queste scale, raggiungeremo prima i luoghi che ci interessano.”

“Non rischieremo un agguato, in un luogo così stretto e angusto?” replicò lei, accigliandosi un poco quando vide l’onnipresente bioluminescenza ardere sulle pareti del cunicolo ascendente che avevano appena imboccato.

“Ricorda chi sei ora. Puoi avvertire chi si trova tutt’attorno a te. Inoltre, avendo dentro di te le onde di risonanza della traccia che ci ha dato Lafhey, sapremo se ci sono dei delatori nelle vicinanze” le spiegò Sthiggar, salendo a due a due i gradini.

Iniziando ad avere il fiato corto, Ragnhild rallentò un poco, e così Sthiggar, ma riuscì comunque a dire: “Tutto verissimo, Sthigg… ma non hai pensato che qualcuno dei nostri nemici potrebbe non avere quella traccia?”

Il muspell si bloccò a metà di un passo, quasi costringendo Ragnhild a urtarlo dopodiché, fissandola sgomento, esalò: “Merda… è vero. Dubito che Lafhey abbia stretto mani a ogni singolo traditore.”

“Appunto. Perciò, forse, dovremmo agire con un tantino più di prudenza, non ti pare?” ammiccò lei, ironica.

Lui storse appena la bocca, annuì suo malgrado e borbottò: “Questa faccenda della Spada Fiammeggiante mi sta un po’ sfuggendo di mano. Hai ragione. Ora che siamo in questa forma, siamo vulnerabili al pari di qualsiasi altro muspell, e dobbiamo prestare molta più attenzione a ciò che facciamo. Oddio, non che prima non dovessimo, però… insomma, è meglio procedere meno speditamente, forse.”

“Bene… sapevo che saresti giunto a più miti consigli” motteggiò lei, utilizzando comunque la tecnica suggeritale da Sthiggar per comprendere se vi fosse qualcuno nelle vicinanze.

Grazie al potere dei muspell – pur se lei lo era divenuta da poche ore – si poteva esser quasi certi della presenza di una creatura vivente fino a un raggio di una decina di metri, se l’aura era attiva. Avendo già sfruttato in precedenza quell’abilità, estese quindi il proprio potere di Elsa per comprendere se vi fosse qualcuno nei paraggi.

Il fiato le venne a mancare in pochissimi secondi, però, segno che ormai la sua forza era agli sgoccioli ma, nonostante tutto, proseguì nell’esame al pari di Sthiggar.

Sthiggar che, nonostante le scale strette e la situazione non certo allettante, la costrinse a salire sulle sue spalle perché non dovesse affaticarsi ulteriormente, quindi procedette nel proseguire la loro ascesa.

L’utilizzo della sua aura per mappare il castello, però, mandò nella confusione più totale la mente di Ragnhild e Sthiggar, nell’avvedersi della sua indecisione, mormorò bonario: “Utilizzando il dono a questo modo, ascolterai ogni singola creatura di Muspellheimr, vicina e lontana, perché stai utilizzando il potere di Yggdrasil e non la tua aura, mentre bisogna fare un po’ di cernita, per avere le idee più chiare.”

“E’ per questo che il raggio d’azione diminuisce?” domandò allora lei, leggermente sorpresa.

Annuendo, Sthiggar avanzò più lentamente assieme a lei lungo le scale e aggiunse: “Esatto. Convogliare l’energia in un un’unica direzione la rende più precisa, ma il suo arco d’azione cala drasticamente. Un po’ come abbiamo fatto prima con i dokkalfar.”

“Vuoi dire che si sarebbero disintegrati, se l’energia fosse stata la stessa che, per esempio, abbiamo usato contro Lafhey?”

“Esatto. Così, invece, sono soltanto andati in pezzi” assentì lui prima di azzittirsi e aggrottare la fronte, in ascolto.

L’istante seguente, Sthiggar si aprì in un sorriso più tranquillo e, nel dirigersi verso una porticina seminascosta dietro un mobile, mormorò: “Possiamo uscire anche qui. Ci sono i nostri.”

“Ne sei sicuro?” borbottò Ragnhild, dando comunque una spinta al battente per aprire e lasciarli quindi uscire dal cunicolo.

“A loro affiderei la mia vita, così come l’ho affidata a te” assentì lui, lasciandola scendere nel momento stesso in cui si ritrovarono in un ampio corridoio adornato da stupendi tappeti e drappi di seta rossa a circondare stupendi arazzi di chiara medievale.

Medievale terrestre.

Pur se sconcertata da quella vista – che re Surtr fosse un appassionato collezionista di arte terrestre? – Ragnhild tornò a concentrarsi su coloro che stavano avvicinandosi a grandi passi, armati fino ai denti e ricoperti di sangue in gran quantità.

Lei sperò non fosse il loro.

Le Fiamme Purpuree che si avvicinarono di tutta fretta non impiegarono molto a riconoscere Sthiggar e, nel vederlo, l’intera compagnia si aprì un corale sorriso di bentornato.

Primo tra tutti, Rahdd Khan si avvicinò con la mano levata e, stringendo quella del vecchio amico, esalò: “Ehi, Sthigg! Che ci fai qui? Il re è riuscito a darti la grazia mentre noi venivamo attaccati dai ghiaccioli?”

Sthiggar strinse con gioia la mano dell’amico mentre anche Fyodr, un altro dei commilitoni a lui più cari, si avvicinava per conoscere la situazione.

“E’ andata un po’ diversamente, ma avremo tempo di spiegarvi” dichiarò Sthigg prima di far avanzare Ragnhild, visibilmente dubbiosa, e aggiungere: “Vorrei presentarvi Ragnhild. Lei è… beh…”

Mordendosi dubbiosa il labbro inferiore, la giovane squadrò per un momento Sthiggar prima di allungare a sua volta la mano e domandare: “La sua ragazza? Lo dite anche qui?”

Sia Rhadd che Fyodr la fissarono al colmo della confusione, al pari delle altre Fiamme Purpuree presenti nel corridoio. Quando però i secondi si protrassero silenziosi e imbarazzati, fu il più anziano tra tutti loro a sbloccare quella situazione di stallo.

Battendo una mano sulla spalla di Rhadd per sbriciolare la sua aria raggelata e confusa, Nyath Ranaldsson squadrò per un istante Ragnhild prima di osservare Sthiggar e chiedergli: “Puoi spiegarci perché gli jotun se la sono data a gambe giusto qualche minuto fa? E perché tu sei rientrato da Midghardr con una fidanzata fresca di connio?”

“Vi spiegherò ogni cosa mentre raggiungiamo il re. Sapete dove si trova? Con tutte le reti di protezione che ci sono a palazzo, ho i sensi un po’ confusi” disse sbrigativo Sthiggar, ammiccando poi a Ragnhild, che scrollò le spalle con divertimento.

Annuendo, Nyad indicò il corridoio con un cenno del capo dopodiché, assieme all’intera compagnia, si avviò verso le scale che conducevano ai piani superiori, subito seguito da Sthiggar e Ragnhild. “Vi accompagnamo noi, non temere.”

Solo a quel punto sogghignò all’indirizzo dell’amico e celiò: “Allora? Non ci dici proprio nulla? Era una prigioniera come te?”

“Vacci piano con gli insulti” brontolò per contro Ragnhild, tenendosi allacciata alla maglia di Sthiggar mentre risalivano in fretta le scale. “Sono… beh, ero una libera cittadina midghardiana, fino a prova contraria, e una figlia dei berserkir, se sai cosa sono.”

Lo sconcerto di Nyad crebbe di pari misura a quello del resto dei commilitoni ma Sthiggar, nel levare una mano, disse perentorio: “Dopo. Ne parleremo dopo. Ora, devo conferire con il re.”

“Solo tu potevi incasinarti tanto la vita, finendo in una galera midghardiana e portandoti a casa questo schianto di ragazza” celiò Nyad, scoppiando in una grassa risata mentre Ragnhild sospirava con aria accigliata.

Sthiggar preferì non commentare. Le battute tra commilitoni erano spesso goliardiche e sboccate, ma sapeva bene che Ragnhild aveva la pelle dura e non si sarebbe lasciata intimidire dalla curiosità dei suoi amici.

Avrebbe avuto tutto il tempo in seguito per redarguirli.

Ora, dovevano pensare alla missione.

Lasciando per un secondo momento anche il dolore e la rabbia che crebbero in lui, alla vista dei corpi inermi che la battaglia aveva lasciato sul campo, Sthiggar pensò unicamente a ciò che doveva dire a Surtr, e a come dirlo.

I traditori andavano trovati al più presto ma, come aveva fatto giustamente notare Ragnhild, avrebbero dovuto anche escogitare un modo per scoprire chi altri si fosse celato dietro le macchinazioni che li avevano portati a questo.

Quando, perciò, raggiunsero il salone delle feste dove ancora si trovavano il re e le sue Fiamme Nere, Sthiggar, pur se lieto di vedere in vita il suo sovrano, si avvicinò torvo alla figura di Surtr e, dopo un inchino formale, dichiarò: “Ho notizie dei delatori, mio sire.”

Sia tra le Fiamme Nere che sul volto di Yothan comparvero espressioni esterrefatte, così come commenti tra i più disparati e sgomenti si elevarono nell’aria satura dell’odore acre del sangue, di fronte alla ricomparsa a sorpresa di Sthiggar.

Tutti sapevano del suo esilio su Midghardr, perciò la sua presenza a palazzo era quanto mai fuori luogo ma, di fronte alla sua sicurezza e, soprattutto, alle sue parole, nessuno riuscì ad aprire bocca.

Surtr, per contro, non diede a vedere di essere meravigliato – dopotutto, aveva un buon nome da difendere – perciò, mentre batteva una mano sulla spalla del giovane, ghignò e disse: “A quanto pare, neppure i divieti ti tengono lontano da questo palazzo, ragazzo. Come diavolo hai fatto a tornare?”

“Ve lo spiegherò più tardi…” mormorò lui prima di lanciare un sorriso sollevato all’indirizzo di Yothan che, pur se ferito a un braccio, appariva in buono stato. “… ma adesso dobbiamo approntare un sistema di vigilanza per bloccare coloro i quali hanno attentato alla vostra vita. Sono tuttora qui, e sono ben lungi dall’essere unicamente stranieri.”

Accigliandosi, Surtr rinfoderò la propria spada dopodiché lanciò un’occhiata a Yothan, che sbraitò ordini a destra e a manca per sigillare la sala del trono.

Mentre il suo comandante in campo si occupava della sicurezza, redistribuendo anche le Fiamme Purpuree giunte con Sthiggar, Surtr scrutò incuriosito Ragnhild ed esalò: “Beh… che mi venga un colpo! E tu da dove salti fuori, giovincella?”

“Lei fa parte delle cose che devo spiegarvi, sire” si affrettò a dire Sthiggar mentre Ragnhild, a occhi sgranati, osservava Surtr come se fosse stata un cerbiatto abbagliato dai fari.

“Ho qualcosa che non va sulla faccia?” domandò a quel punto Surtr, tastandosi dubbioso il viso.

Scoppiando a ridere, Sthiggar scosse il capo, replicando: “No. Credo soltanto che la mia amica si aspettasse tutt’altro, da voi.”

“Spero, non di meglio” gracchiò Surtr prima di richiamare accanto a sé Yothan per ordinare: “Presidiate il salone in qualsiasi caso. Tolta mia moglie, Snorri e Hildur, non voglio che nessun altro entri qui dentro. Non dovrebbero più esserci attacchi, ma è meglio non abbassare la guardia.”

Ciò detto, si rivolse a Sthiggar e aggiunse: “Quanto a te, ragazzo, andiamo nel mio studio, così che tu possa spiegami che diavolo è successo là fuori. Ho percepito un’energia pazzesca, ma non ne ho compreso l’origine.”

Sthiggar e Ragnhild si osservarono ammiccanti, a quel punto ma Surtr, preferendo non parlare di fronte a troppe orecchie, lasciò per un secondo momento le domande.

Era stanco, affamato e irritato. Due giorni di lotte gli erano bastati per un millennio e più, inoltre detestava dover combattere senza sapere chi fosse davvero il suo nemico.

***

Raggiunto che ebbero lo studio del re, Sthiggar non si sorprese più di tanto nel trovarlo ancora intatto. Quelle porte erano spesse più di mezzo metro, e solo su ordine del sovrano potevano essere aperte.

La magia liòsalfar non era di solo appannaggio di re Lafhey e, a suo tempo, lo stesso Surtr aveva fatto in modo che intere ali del palazzo fossero protette dalle arti magiche elfiche.

Dopo essersi appoggiato alla scrivania di palissandro, ingombra come sempre di ciarpame di ogni tipo, Surtr lanciò un’occhiata a Yothan, entrato assieme a loro, quindi ordinò: “Corri a cercare Oberon e Titania. Ora che lo scontro è cessato, è necessario che ascoltino a loro volta ciò che il giovane ha da dire. Se lo sono guadagnato sul campo, questo privilegio.”

Il comandante assentì e, dopo un rapido sguardo orgoglioso a Sthiggar, uscì di gran carriera dall’ufficio, lasciando così soli il re e i due giovani.

A quel punto, tornando a osservare Ragnhild, Surtr disse: “Non sei nata qui, fanciulla, eppure sei una muspell. Che strano inghippo è questo?”

Non potendo più procrastinare oltre, Sthiggar spiegò al suo sovrano ciò che la prigionia midghardiana aveva messo in luce e, con un mezzo sorriso, ammise con Surtr non solo il suo affetto profondo per Ragnhild, ma anche la sua reale identità.

Questo sconvolse non poco il re, ora non più in grado di contenere la sorpresa e, nel passarsi una mano sul volto, poggiò l’altra sulla scrivania per sorreggersi e, basito, esalò: “Niente meno che Elsa e Lama! E tu mi dici che là fuori vi sono anche i figli di Loki.”

Annuendo a più riprese, Sthiggar asserì: “Ho trovato validi alleati, su Midghardr, unanimemente convinti che fosse imperativo bloccare sul nascere questo tentativo di sovvertire le leggi del Cosmo.”

“Non sono state già sovvertite, unendo le vostre due entità?” domandò a quel punto Surtr, assai turbato.

“Stando a ciò che Urd ci ha detto, la riappacificazione di Odino e Fenrir ha procrastinato l’evento e cambiato le regole d’ingaggio. La nostra unione, invece, non ha a che fare direttamente con Ragnarök. Per lo meno, non finché saremo in grado di mantenere separate Elsa e Lama” gli spiegò succintamente Sthiggar, scrollando le spalle.

Il re si passò stancamente una mano tra i capelli irruviditi da sudore e sangue ma, sapendo bene di non potersi riposare un attimo di più, disse: “Avremo tempo di parlare di tutto ciò, ma…”

Nel veder rientrare Yothan, stavolta accompagnato dalla reale coppia di Elfheimr, il sovrano muspell aggiunse torvo: “… ma ora, sarà il caso di aggiornare i nostri validi alleati.”

Oberon e Titania, con evidenti segni di lotta sui loro abiti sgualciti, osservarono dubbiosi la coppia di giovani finché il sovrano elfico, storcendo il naso, domandò a sorpresa: “Perché diamine Fenrir si trova nel cortile del palazzo? Da dove è saltato fuori quel cagnaccio?!”

Surtr sobbalzò leggermente di fronte a quell’insulto bello e buono e, dubbioso, replicò: “Hai qualche contesa che non conosco con il figlio di Loki?”

Oberon si limitò a un mpfh non ben definito mentre Titania sorrideva divertita e sì, vagamente soddisfatta perciò Surtr, preferendo evitare di sorbirsi una filippica dall’elfo – che sapeva essere esasperante, quando voleva – si limitò a dire: “Il mio sottoposto, qui presente, ha ottenuto il suo sostegno in battaglia, per questo si trova qui assieme ai figli.”

“Beh, stavolta non ti farà fare la figura del fesso, caro” celiò a quel punto Titania, ritrovandosi addosso lo sguardo livido del marito che, però, ancora non replicò.

Surtr si guardò bene, ancora una volta, dall’indagare – sapeva fin troppo bene quanto quei due potessero diventare litigiosi, quando volevano – quindi, rivolgendosi a Sthiggar, domandò ansioso: “Mia moglie è sana e salva, vero?”

“E’ al sicuro insieme a mia cugina, mio padre e alla coppia di muspell che si trovavano a Luleå con me… su Naglfar” assentì Sthiggar, ammiccando comicamente.

“Alla fine, l’hai rubata sul serio quella dannata nave, eh?” borbottò il sovrano, pur ghignando divertito. “Mi toccherà dare la grazia a quei due disgraziati, a questo punto.”

“Credo di sì” annuì il giovane, accennando un sorrisino. “Sono stati dei validi compagni di lotte.”

Sbuffando, Surtr allora disse: “Va bene, una cosa alla volta. Voi ragguagliate i nostri nobili ospiti, mentre io cerco di rallentare un po’ il cervello. Tutte queste novità mi hanno fatto un poco uscire dalle grazie degli dèi.”

Sthiggar non fece fatica a comprendere quanto assurdo fosse stato il loro racconto – lui per primo non vi avrebbe creduto, ascoltandolo – perciò non si sorprese di fronte a quella richiesta di tregua.

Di buon grado, quindi, fece un riassunto edulcorato anche a favore dei due liòsalfar, aiutato in più punti da Ragnhild, che argomentò soprattutto ciò che riguardava gli eventi avvenuti su Midghardr.

Yothan ascoltò in totale silenzio mentre Oberon e Titania, interrompendo più volte il racconto, vollero ulteriori notizie in merito a Jörmungandr e a Yggdrasil, rimanendo strabiliati a ogni nuova informazione ottenuta.

Al termine della loro dissertazione, Oberon apparve assai accigliato, ma annuì ugualmente e disse: “Quando ebbi modo di incontrare Odino e Fenrir assieme, non pensai subito ai risvolti diretti di quell’alleanza ma, effettivamente, tutto ciò avrebbe senso. Se i fautori del Ragnarök primordiale hanno trovato il sistema per non odiarsi più, quel conto alla rovescia è come venuto a svanire, soppiantato da altro.”

Annuendo, Sthiggar asserì: “Esattamente, maestà. Non ci è dato sapere quale altra scadenza avrà il nostro universo conosciuto, poiché ogni energia cosmica si sta riequilibrando, in particolar modo dopo gli eventi di oggi, quando Elsa e Lama hanno combattuto assieme per la prima volta. Non dubito, però, che l’alleanza dei nostri popoli, e la certezza da parte di re Lafhey di non poter avere per sé l’arma del mio sovrano, possa scongiurare il Crepuscolo degli dèi per molti millenni ancora.”

Titania assentì con un sorriso soddisfatto e, ammiccando maliziosa all’indirizzo di Sthiggar, mormorò: “Beh, se avessi saputo che la fantomatica spada di Surtr eri tu, ci avrei fatto un pensierino anch’io, a dir la verità.”

Sorridendo imbarazzato, Sthiggar si passò nervosamente una mano dietro la nuca e, reclinando compito il capo, esalò: “Ah… mi onorate, maestà.”

Lappandosi le labbra con espressione famelica e scrutando il marito con aria di lesa maestà, Titania aggiunse serafica: “Ho anni e anni di sano tradimento da recuperare, mio caro muspell perciò, casomai volessi farti un viaggetto ad Avalon, sarò lieta di ospitarti. Con la tua cara compagna, s’intende. Sono molto aperta di vedute, quanto a… festeggiamenti. E una vittoria simile andrà festeggiata negli anni a venire per molto, moltissimo tempo.”

Oberon fece finta di non aver sentito e Ragnhild, non del tutto certa di aver capito che ruolo avrebbe avuto lei in quei fantomatici festeggiamenti, si limitò al silenzio più totale mentre Surtr, tossicchiando, riportava i presenti al nocciolo della questione.

Sthiggar, da parte sua, si limitò a diventare una statua, preferendo non esprimersi in nessun senso. Non era mai finito preda di mariti cornificati, e non aveva di certo intenzione di iniziare in quel momento, e per un evento che non si era ancora verificato.

“Ah, bene… tornando alle questioni pratiche, e cioè trovare i traditori che mi hanno voluto colpire alle spalle…” iniziò col dire Surtr, lanciando quindi un’occhiata alla coppia di giovani muspell. “… potremmo cominciare dai nomi che voi potete cogliere attraverso il legame stretto con Lafhey, giusto?”

I due assentirono rapidi perciò Surtr, invitando Sthiggar ad accomodarsi sul suo scranno – mentre porgeva una sedia a Ragnhild perché gli sedesse a fianco – lasciò loro campo libero perché usassero i loro nuovi poteri.

Sthigg, a quel punto, prese la mano di Ragnhild, chiuse gli occhi e mormorò: “Concentra i tuoi sensi sull’onda di risonanza del segnale di Lafhey. Riesci a farlo?”

“E’ come regolare una radio…” sussurrò pensierosa Ragnhild, aggrottando la fronte nel concentrarsi. “…perciò, non appena sentirò che… oh, eccone uno. E’ anche vicino, direi.”

I presenti sobbalzarono per la sorpresa ma Sthiggar, non appena comprese di chi si trattasse, aggrottò pericolosamente la fronte, scrisse un nome sul foglio dinanzi a lui con la sua fluente grafia e, stringendo i denti per l’ira, ringhiò: “Mikell Throndheim.”

Bastò quel nome, perché Surtr divenisse il demone furioso, feroce e terribile che le storie midghardiane raccontavano. E non fu per niente piacevole, come spettacolo.

 

 

 

N.d.A.: Che dite… Surtr mangerà vivo il cognato, o aspetterà di sentirlo almeno parlare?

  
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