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Autore: My Pride    19/09/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Whip your hair, know you’ll be fine Titolo: Whip your hair, know you’ll be fine
Autore: My Pride
Fandom:
Super Sons
Tipologia: One-shot [ 3745 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent, Colin Wilkes, Jason Todd, Dick Grayson
Rating:
Verde
Genere: Generale, Fluff, Sentimentale
Avvertimenti: What if?, Slash
The time of our life: Adolescenza, Album Luoghi,103. Città sotto la pioggia
200 summer prompts: Mi ricordi qualcuno || Personaggio X non si fida || "Puoi fidarti di me"
Blossom by blossom: Festa a sorpresa

 
 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Damian si deterse il sudore dalla fronte con un asciugamano, abbandonandolo sulle spalle prima di legarsi nuovamente le ciocche di capelli in un'alta coda con un piccolo sbuffo.
    Era passato un mese da quando aveva avuto quel piccolo incidente con quella robaccia di Ivy e, per quanto la sua chioma avesse finalmente cominciato ad indebolirsi, era ancora ben lontana dal permettergli di tagliare tutto quell'ammasso di capelli che aveva ormai in testa. Aveva cominciato a farci l'abitudine e a non badare molto alle battutine dei fratelli riguardo le sue acconciature più disparate – faceva caldo, non aveva più idea di come alzarsi i capelli e di come allenarsi senza che gli cadessero in continuazione davanti al viso, anche le code più alte sfuggivano al suo controllo e avrebbe voluto legarseli direttamente al collo –, e aveva dovuto sorbirsi anche qualche consiglio da parte di Grayson su quale balsamo usare e su cose che usava lui stesso quando aveva i capelli lunghi e bla bla bla. Drake aveva riso al ricordo di quel codino che gli toccava il sedere, ma Richard aveva voluto ricordargli che ancora ci soffriva per averlo perduto in missione... anche se aveva voluto aggiungere che in effetti aveva cominciato a stancarlo. I suoi fratelli erano delle drama queen.
    Damian si lasciò cadere seduto di peso su una delle panchine della palestra, asciugandosi ancora un po’ il viso con lo sguardo fisso sulle proprie scarpe da ginnastica. Era da un pezzo che non si allenava in caverna e anche essere Robin aveva i suoi problemi a causa di quei capelli, poiché sembravano avere vita propria e impedirgli di fare le cose come avrebbe voluto davvero. Non era il fatto che fossero lunghi ad essere un problema in sé, quanto più il modo in cui si intromettevano nelle cose più basilari della sua vita. Persino una doccia diventava una lotta per levarseli da dosso quando gli si appiccicavano alla pelle, anche se la sua chioma fluente sembrava essere oggetto di sguardi e sussurri invidiosi. Beh, lui avrebbe fatto cambio molto volentieri. Forse la stava facendo più lunga di quanto avrebbe dovuto, forse no, ma sul suo volto si riusciva benissimo a leggere il nervosismo e gli saltava la mosca al naso per un nonnulla.
    Tra uno sbuffo e l’altro, gettò l’asciugamano sulla panca e si diresse in bagno per farsi una doccia e levarsi la puzza di sudore da dosso, grattandosi poco elegantemente il sedere quando i capelli glielo sfiorarono; mugugnando, spalancò la porta con un calcio e fu contento che suo padre non fosse lì, perché lo avrebbe sicuramente richiamato per i suoi modi e gli avrebbe ricordato di trattare bene le cose. Come se avesse bisogno di un promemoria da un uomo che si sfogava pestando criminali, poi. Ma fu proprio nell’entrare che lo sguardo gli cadde su un oggetto in particolare, e Damian si morse il labbro inferiore prima di toccarsi le lunghe ciocche cadute sulla sua spalla destra.
    Forse… forse avrebbe dovuto provare con quello? Forse adesso ci sarebbe riuscito? A quel pensiero, Damian non esitò un momento: afferrò il rasoio e lo accese mentre se lo portava alla testa, fissando la sua immagine riflessa che esultava a poco a poco nel vedere l’avvicinarsi di quell’aggeggio alla testa con la ferma intenzione di radersi a zero; chiuse persino gli occhi ma, nel sentire il rumore assordante delle lame che si piegavano su loro stesse, per poco non urlò di frustrazione e lanciò il rasoio contro il muro, imprecando quando si ruppe. Okay, d’accordo, suo padre si sarebbe arrabbiato, ma poco male. Glielo avrebbe ricomprato.
    Tornò sui suoi passi solo dopo una doccia veloce, imbronciato, senza sapere bene cos’altro inventarsi mentre cercava di tenersi su i capelli che non aveva lavato, non quella volta. Avrebbe dovuto rassegnarsi a quella chioma? Probabile. Ma a quel punto avrebbe dovuto trovare soluzioni migliori e più fantasiose per non sentirsi infastidito. Il suono di una notifica su Messenger lo distrasse e lui gettò un’occhiata al cellulare abbandonato nella sacca poco distante da lui, sbuffando un po’. «Siri, leggi il messaggio», affermò nel togliersi l’asciugamano che si era legato in vita per afferrare un paio di mutande, ridacchiando tra sé e sé quando Siri annunciò “Ehi D finito di studiare tieniti pronto per la festa che stasera si vola!”. Aveva quasi dimenticato il compleanno di Wilkes, eppure gli aveva comprato un regalo due settimane prima e… fulminato da un pensiero, Damian scavò in fretta nella sacca alla ricerca del cellulare per rispondere al messaggio, sperando che quello scemo del suo ragazzo non avesse già lasciato il cellulare da qualche parte e rispondesse in fretta.
    “Puoi passare prima?”
    Per sua fortuna, la risposta non tardò ad arrivare. Una volta tanto la velocità kryptoniana era utile. “Wassup?” scrisse, salvo poi correggersi in fretta sapendo quanto odiasse le abbreviazioni. “Che succede? Posso essere lì in dieci minuti, il tempo di aiutare ma’ coi piatti”.
    “Ho bisogno che tu faccia una cosa per me prima di andare”.
    “Se la metti così volo subito 😏”
    “Idiota. Vieni o no?” chiese e, nel vedere che Jon stava scrivendo un messaggio, aggiunse subito: “E se fai una battuta a riguardo aspettati polvere di kryptonite nel tuo drink”.
    “Gotcha. Ci vediamo tra dieci minuti”.
    “Saprai dove trovarmi” aggiunse Damian e, dopo un saluto veloce, gettò nuovamente il cellulare nella sacca e si vestì, pensando e ripensando al motivo per cui quell’idea non gli era venuta in mente prima. Era stata così ovvia! Aveva avuto per un intero mese la soluzione a portata di mano e non ci aveva minimamente riflettuto, forse perché era così scontata che il suo cervello non aveva nemmeno pensato di formularla.
    Furono comunque i dieci minuti più lunghi della sua vita. Era salito in camera in fretta e furia, accennando giusto un saluto col capo a suo padre appena rientrato, e si era chiuso dentro, aprendo la finestra per Jon; aveva persino pensato a disattivare momentaneamente gli allarmi perimetrali della zona est in cui affacciava la sua stanza, in modo che Jon non li facesse scattare sorvolando il giardino, e si era seduto sul letto in attesa, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso alla finestra mentre si scansava di tanto in tanto qualche lunga ciocca di capelli dal viso. E quando Jon arrivò davanti alla finestra, puntuale come un orologio svizzero, starnazzò nel vederlo e si portò una mano al petto, sgranando gli occhi.
    «Accidenti, D, ti manca solo il fucile e hai la stessa espressione di Clint Eastwood in “Gran Torino”!» esclamò sconcertato nell’oltrepassare il davanzale, ma Damian sollevò entrambe le sopracciglia prima di alzarsi in piedi.
    «Non credo di aver colto la citazione, J».
    «Devo farti vedere quel film», mugugnò tra sé e sé nel poggiare la suola delle converse sul pavimento, smettendo di librarsi. «Allora, che succede?» chiese curioso mentre si avvicinava, senza perdere di vista il modo in cui Damian aveva cominciato a giocherellare con la punta dei capelli legati in una coda, attorcigliandoli fra le dita.
    Avrebbe dovuto essere illegale essere così… così… belli, accidenti. Da quando Damian era stato esposto alla mistura di Ivy e aveva ottenuto quella chioma fluente, Jon aveva cominciato a pensare che avrebbe anche potuto farci l’abitudine nel vederlo sempre con una coda, con i capelli sciolti dietro la schiena o anche solo drappeggiati su una spalla, ma Damian li odiava. Non aveva mai amato portare i capelli lunghi – il signor Pennyworth, quando si occupava della sua pettinatura, lo prendeva sempre bonariamente in giro sul fatto che volesse arruolarsi nei Marines – e li tagliava cortissimi non appena ne aveva l’occasione, tanto che Jon spesso e volentieri sentiva la nuca sottostante e solo qualche rado pelo che gli solleticava i polpastrelli; lui al contrario non era mai stato così dispiaciuto nel portare una capigliatura più lunga, ma vedere Damian era tutto un altro paio di maniche.
    «…mi stai ascoltando?»
    Jon trasalì e sbatté le palpebre nel guardare Damian, boccheggiando come uno scemo nel vedere l’amico con entrambe le sopracciglia sollevate. E si grattò il collo, un po’ a disagio. «Scusa, D, cosa?» chiese imbarazzato, e Damian roteò gli occhi.
    «Non chiedermi che succede se poi non ascolti una sola parola di quello che dico».
    «Mi sono… distratto».
    «Mhnr».
    Damian roteò gli occhi e sollevò una mano sopra la testa, afferrando l’elastico per sciogliersi i capelli e lasciarli cadere morbidamente sulle spalle; Jon deglutì un po’ alla vista – aveva usato i suoi poteri per guardare la scena a rallentatore, e allora? Che qualcuno gli facesse causa – e inspirò pesantemente dal naso, cercando di darsi un contegno. Era assurdo pensare che una semplice chioma di capelli potesse provocare tutte quelle sensazioni.
    «Voglio che mi aiuti a tagliare i capelli».
    La domanda fece sollevare entrambe le sopracciglia di Jon. «Cosa? E come pensi che dovrei…»
    «Voi kryptoniani avete una chioma forte, non è così?»
    «Beh, sì, ma cosa c’entra con--»
    «Tuo padre ti tagliava i capelli con la vista calorifica, J».
    Sulle prime, Jon continuò a fissarlo in quegli occhi verdi e combattivi, aprendo e chiudendo la bocca senza sapere cosa dire ma, capendo finalmente il punto a cui stava cercando di arrivare Damian, Jon sgranò gli occhi. «Aspetta, vuoi che te li tagli con la vista calorifica?!»
    «Indovinato, Sherlock».
    «Non posso farlo, D!»
    «Perché no? Tu ti radi così tutte le mattine».
    «È… è completamente diverso, idiota!»
    «Non chiamarmi “idiota”, idiota!»
    «Senti». Jon abbassò lo sguardo sul pavimento e si massaggiò le tempie con pollice e indice, traendo un lungo sospiro prima di tornare a guardare l'altro. «Non userò la vista calorifica, non sono certo di potermi controllare abbastanza per non farti male. Ma... posso comunque darti una mano per quanto riguarda i capelli».
    Damian incrociò le braccia al petto, sollevando entrambe le sopracciglia. «Hai una soluzione migliore del radermi a zero?»
    «Tu lasciami fare e basta. Puoi fidarti di me, D».
    «In questo momento non sono poi così sicuro» disse scettico, ma si mosse, nemmeno quando Jon gli si avvicinò e, allungando quasi timidamente le mani, passò le dita fra i suoi capelli.
    «Ricordi... quando te li ho raccolti così?» sussurrò nel sollevare delicatamente le ciocche in una crocchia dietro alla nuca, sentendo il battito del cuore di Damian accelerare un pochino e la sua temperatura corporea alzarsi. «Ho attorcigliato le ciocche fra le mani, li ho legati in questo modo...» tirando i capelli molto in alto, prese l'elastico e fermò i capelli in una cosa di cavallo, facendo tre giri per lasciare fuori qualche ciocca e creare con essa un anello di capelli che usò per avvolgerlo alla base e creare un piccolo chignon prima di sorridergli. «...e non ti hanno dato fastidio per un po'».
    Damian deglutì. Non si era mosso né aveva scansato l'altro da sé, ma... era normale che sentisse degli strani brividi correre dietro la sua schiena? Le dita di Jon erano mobide, completamente diverse dalle sue piene di calli dovuti ad anni e anni di addestramento, e aveva cominciato ad avvertire una strana sensazione all'altezza dello stomaco; si osservarono per un istante, le mani di Jon che ancora gli tenevan sollevate le ciocche di capelli e il collo ormai scoperto che veniva solleticato dall'aria fresca che proveniva dalla finestra, e fu deglutendo che si sporsero l'uno contro l'altro, letteralmente ad una spanna dalle labbra, prima che il cellulare di Damian suonasse ed entrambi sussultassero; Jon lasciò persino andare i capelli, che caddero come un'onda fastidiosa sulle spalle di Damian che, col cuore in gola, afferrò il cellulare per spegnere il promemoria che lui stesso aveva messo e imprecare a denti stretti. Che tempismo.
    «Dovremmo andare», disse in fretta per distrarsi, senza dare nemmeno a Jon il tempo di replicare; andò a cambiarsi in bagno e cercò di tenere a freno il battito impazzito del suo cuore, tornando in camera appena cinque minuti dopo per salire in spalla a Jon e partire alla volta di Gotham.
    Quando erano arrivati a destinazione, in un bar a pochi isolati dal St. Aden, vedere Colin così felice aveva fatto felice anche Damian. Si erano dati appuntamento lì per bere qualcosa e chiaccherare un po' come ai vecchi tempi prima di raggiungere gli altri, e Damian aveva dovuto subirsi le battute di Colin riguardo i suoi capelli, dato che non era ancora riuscito a vederlo di persona se non sporadicamente durante rapide pattuglie; Damian glielo aveva lasciato fare solo perché era uno dei pochi veri amici che riusciva a sopportare e, anche se Colin appena l'aveva visto se n'era uscito con «Mi ricordi qualcuno», non gli era saltato alla gola come avrebbe fatto di solito. Avevano tutto sommato riso, scherzato e Damian aveva anche borbottato tra sé e sé quando gli altri due idioti si erano coalizzati contro di lui, finché non era arrivato il momento di raggiungere gli amici e andare al locale; Colin era rimasto entusiasta da quella festa a sorpresa e una miriade di saluti e convenevoli dopo, tra regali e schiamazzi e gente che urlava “Buon compleanno!”, avevano quasi pensato di poter passare un pomeriggio tranquillo prima del rientro all'orfanotrofio... ma si erano sbagliati. Damian aveva messo in conto tutto, davvero tutto. Ma che un idiota mascherato si imbucasse alla festa, sventolasse una pistola per spaventare i civili e ordinasse loro di consegnare i soldi... no. Il peggio era venuto dopo, quando aveva preso un ostaggio e, rubando una moto parcheggiata fuori dal locale, era partito a razzo con la refurtiva e la ragazza che urlava; Jon, Damian e Colin si erano guardati solo per un istante e si erano precipitati fuori approfittando della confusione, inseguendolo alla svelta per non perderlo di vista.
    Con Jon in volo che aveva sorvolato la zona per tenerlo d'occhio e Damin e Colin in moto, alla fine era stato il tempo ad essere dalla loro parte: era scoppiato un violento temporale che aveva fatto perdere aderenza alle gomme della moto e il rapinatore era slittato sull'asfalto a causa della troppa velocità, e Jon era stato abbastanza svelto da afferrare la ragazza al volo, metterla al sicuro e sparire di nuovo, essendo in abiti civili; al resto ci avevano pensato Colin e Damian, atterrando l'uomo che aveva provato a scappare con la sacca in spalla - era vero che gli idioti erano duri a morire, dato che se l'era cavata solo con una gamba rotta con cui aveva comunque provato a scappare - e controllandolo finché non era arrivata a polizia. Ma, nonostante lo avessero messo in manette e portato via con la volante, l'espressione di Damian era rimasta ugualmente amareggiata.
    «Mi spiace che la festa sia saltata, Wilkes», disse di fatti di punto in bianco, richiamando l'attenzione dei due amici che lo osservarono immediatamente.
    «Stai scherzando?» Colin spalancò gli occhi, gettando poi un braccio dietro alle spalle di Damian. «Inseguimento in moto, un cattivone da catturare, una lotta sotto la pioggia e la compagnia dei suoi migliori amici… un diciassettenne cosa può chiedere di più?» sorrise raggiante e, timidamente, l’ombra di un sorriso comparve anche sulle labbra di Damian. Ammetteva a se stesso di esserci rimasto un po' male che quella festa a sorpresa fosse stata rovinata ma, se Colin si era comunque divertito, voleva significare che alla fine non era stato tutto sprecato. E gli avrebbe organizzato feste dieci, cento, mille volte ancora, desiderando il meglio per il suo amico.
    Si abbracciarono e si salutarono e, in disparte, Jon osservò Colin allontanarsi con un sorriso, conscio che per Damian le sue parole significassero molto. Sapeva che era stato uno dei suoi primi veri amici a Gotham e che anni addietro si erano battuti insieme contro Zsasz per salvare i ragazzi del posto dalle sue grinfie, ed era stato proprio Colin ad aiutare Damian a sciogliersi un po’ più di quanto non avesse aiutato Dick. Vedere Damian con quella serenità dipinta in volto riusciva a rasserenare anche Jon. Nonostante la pioggia, Damian aveva insistito col restare lì, i capelli ormai di nuovo sciolti sulle spalle e lo sguardo perso verso le strade, ad osservare Colin sparire all’orizzonte… e Jon non aveva avuto il cuore di negargli quella richiesta, limitandosi ad osservare a sua volta senza preoccuparsi della pioggia battente che stava bagnando entrambi da capo a piedi.
    Era quasi ipnotico vedere la sua espressione pensosa, le sopracciglia lievemente aggrotta te e le labbra socchiuse al punto da creare una deliziosa fossetta ad un angolo della bocca, le lunga ciglia scure imperlate di goccioline di pioggia che celavano in parte i suoi occhi verdi, il modo in cui le lunghe ciocche di capelli gli ricadevano zuppe ai lati del viso e come i vestiti si appiccicavano al suo corpo, mostrando i muscoli del petto che si gonfiavano ad ogni respiro; la camicia era diventata semi-trasparente a causa dell’acqua, e persino i pantaloni gli fasciavano le cosce toniche più del solito. Se Jon lo avesse visto per la prima volta, lì in piedi nel suo completo elegante e con quell’espressione sul viso, probabilmente se ne sarebbe innamorato seduta stante. Damian a volte non se ne rendeva conto ma, col passar degli anni, aveva acquisito una bellezza che catturava lo sguardo anche di chi lo incontrava solo casualmente… e Jon faticò non poco a risalire da quel piacevole stordimento, poggiando una mano su una spalla di Damian.
    «Forse sarà meglio cominciare ad andare», sussurrò come per timore che alzare troppo la voce avrebbe potuto spezzare la strana atmosfera creata dallo sciabordio della pioggia, ma Damian si voltò verso di lui e sorrise un po’, sfiorandogli il dorso della mano con le dita della sinistra.
    «Sono pronto. Andiamo».
    Semplici parole che per Jon sembrarono ben più di quanto Damian avesse espresso, parole in cui sembrava aleggiare un “Grazie” silenzioso che Jon sentiva di non meritarsi, poiché non aveva fatto niente se fargli rischiare un malanno sotto la pioggia; si allontanarono dalle strade in cui i pochi temerari ancora giravano con l’ombrello per le ultime compere o si affrettavano a ritornare a casa, insinuandosi in un vicolo da cui Jon poté prendere il volo; strinse Damian a sé, lo riparò dalla pioggia tenendolo al proprio petto e cercò di non andare troppo veloce per il suo bene, raggiungendo villa Wayne solo mezz’ora dopo.
    Zuppi dalla testa ai piedi, Damian gli aveva detto di usare la porta di ingresso e Jon era planato proprio dinanzi ad essa, lasciandolo andare per fargli poggiare i piedi per terra; strizzandosi un po’ gli abiti, Damian aprì lui stesso la porta quando scavò in tasca alla ricerca delle chiavi, sfilandosi le scarpe completamente impregnate d’acqua. La villa era stranamente silenziosa, quindi molto probabilmente il signor Pennyworth stava già preparando la cena; lui e Damian si guardarono per un istante, e fu proprio Damian a distogliere per primo lo sguardo con un lieve velo di imbarazzo, portandosi qualche ciocca di capelli dietro alle orecchie. Probabilmente era la situazione in sé, forse quello che era successo durante il pomeriggio, forse il fatto che nell’ultimo mese lui e Damian si fossero visti poco a causa degli impegni scolastici, ma Jon si scoprì ad osservarlo con un’attenzione tale che, se Damian avesse potuto, avrebbe sentito il suo cuore sussultare un pochino.
    «Beh… forse sarà meglio che vada», disse quindi in fretta, pronto a salutarlo con un bacio a fior di labbra per volare svelto via, ma Damian gli afferrò il polso prima ancora che potesse anche solo pensare di muoversi.
    «Aspetta, J». Damian si morse il labbro, poi lo guardò dritto negli occhi. «Ormai sei qui, quello scontro è stato piuttosto pesante e sei zuppo quanto me... ti piacerebbe restare per cena?»
    «Ti piacerebbe restare per sempre?» esclamò di punto in bianco una voce nell’interrompere la replica di Jon, ed entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi e arrossirono ferocemente, prima che Damian si voltasse verso il soggiorno e notasse la sagoma poggiata contro lo stipite della porta che, a braccia conserte, sorrideva nella loro direzione.
    «Grayson! Piantala di origliare le mie conversazioni!» abbaiò Damian col volto completamente rosso, ma la cosa provocò solo un nuovo scoppio di ilarità a Dick.
    «Scusa, Little D, ma era una vita che aspettavo di poter dire questa battuta!»
    «Ehi, non sapevo che avremmo avuto anche Spruzzetto di Sole a cena», proruppe Jason nel comparire dietro le spalle di Dick, abbassando gli occhiali da lettura sulla punta del naso per emettere un breve fischio alla vista dei vestiti che, fradici, si erano incollati alla pelle di Jon e mostravano più di quanto volesse dare a vedere. «Se voi Super dopo una battaglia siete tutti così, arruolami per la prossima guerra».
    «Vi sgozzo se non ve ne andate!» sbraitò ancora una volta Damian, ma entrambi i fratelli maggiori, quasi fossero dei bambini, risero fra loro e si diedero il cinque prima di essere richiamati da Alfred stesso; Damian roteò gli occhi e, afferrando l'elastico che ormai aveva preso l'abitudine di portare al polso, si legò i capelli e adocchiò Jon. «Lasciali perdere, sono degli idioti».
    «Li conosco da quando avevo dieci anni, ormai lo so». Jon si strinse nelle spalle, poi sorrise un po' con vago divertimento. «Ma la cena va benissimo», sghignazzò, venendo fulminato seduta stante da Damian.
    «Non dar loro corda, J».
    Jon sorrise, passandosi una mano fra i riccioli bagnati. «Scusa, scusa. Ma era divertente».
    «Sta' zitto e andiamo a cambiarci, piuttosto. Pennyworth ci ammazzerà anche solo per essere entrati completamente zuppi», replicò Damian nel roteare gli occhi ma, prima che potesse avviarsi di sopra, fu Jon ad afferrarlo delicatamente per il polso e ad attirarlo a sé.
    «Aspetta...» Indugiò sulla sua espressione stranita, abbozzando un altro timido sorriso. «Questo è il momento in cui ti bacio... vero?» sussurrò e, seppur sbattendo le palpebre più e più volte, alla fine Damian sbuffò ilare.
    «Non mi sembra che Mulan finisse così...»
    «Hercules sì».
    Damian rise di gusto, gettandogli le braccia al collo per attirarlo lui stesso contro di sé e appropriarsi delle sue labbra mentre Jon, lentamente, faceva scivolare le mani sui suoi fianchi per poggiarle stabili su di essi. E finsero di non notare Richard e Jason che, facendo nuovamente capolino oltre lo stipite della porta del soggiorno, si scambiavano sottobanco qualche banconota sotto lo sguardo severo di Alfred. 






_Note inconcludenti dell'autrice
Allora, questa è stata scritta per ben tre iniziative indette dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom, ovvero la #blossombyblossom, la #200summerprompts e anche per la #thetimeofourlives
Ovviamente io sono un clown e non potevo evitare citazioni a film Disney, Jonno non lo chiamo mica Spruzzetto di sole per niente, eh!
Comunque sia, possiamo considerarlo come un seguito della storia
Let your hair down, anche se questa è un po' più incentrata su un pizzico di azione e sul modo in cui sia Jon che Damian vivono la strana situazione di quei capelli lunghissimi, anche se Damian continua a vederli solo come un difetto e qualcosa da eliminare (tanto da chiedere a Jon di usare la sua vista calorifica! Folle!)
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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