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Autore: inzaghina    28/09/2022    4 recensioni
Tutti nel corso della nostra vita, ci troviamo prima o poi ad affrontare lutti che ci costringono ad attraversare le diverse fasi del dolore, è quello che accadde a cinque sopravvissuti della Battaglia del due maggio, che fronteggiano il dolore e fanno del proprio meglio per sconfiggerlo — o per lo meno imparare a conviverci.
Lei, che si era sempre vantata del proprio ottimismo e che era stata convinta che, non solo avrebbero sconfitto Voldemort, ma che tutti ce l’avrebbero fatta, si è ritrovata a far fronte a un quotidiano stravolto dalla battaglia avvenuta all’alba del due maggio dell’anno passato.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Dean Thomas, Ginny Weasley, Roger Davies, Ron Weasley | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prompt estratto per il terzo capitolo: Try.

Dedico questo capitolo a Eli, che è un po’ la cheerleader di questo personaggio che ho fatto mio e che lo adora in una certa coppia a cui qui non ho certo reso giustizia, temo.❤️


3. Contrattazione



“And high up above, or down below

When you're too in love to let it go

But if you never try, you'll never know

Just what you're worth”


Nel cielo estivo, l’azzurro sta lasciando spazio all’arancio, al rosso e a tutte le loro sfumature, quando Roger si dirige verso lo stadio che è stato teatro di numerosi successi e di un egual numero di sconfitte, durante i suoi anni a Hogwarts. Non può negare che tornare a vivere momenti gioiosi tra le mura del castello che ha chiamato casa per sette anni sia stato emozionante, così come avere l’occasione di riunire la famiglia — ora che anche Emily probabilmente lascerà la casa dei genitori. Al tempo stesso però, ritrovandosi a Hogwarts, non è possibile evitare che la mente faccia ritorno a quanto accaduto in questo stesso luogo pochi mesi prima, alla battaglia combattuta, alle vite perse e a quelle che, come la sua, sono state irrimediabilmente cambiate. Per anni Roger si è crogiolato nella consapevolezza di essere uno dei ragazzi più invidiati della scuola: affascinante, popolare, abile giocatore di Quidditch, discretamente intelligente, dotato della capacità di ammaliare entrambi i sessi alquanto indistintamente. Tanti hanno creduto, a torto, che Roger tenesse il conto del numero delle ragazze con cui usciva, come in una sorta di gara con il resto dei suoi amici; per non parlare di coloro i quali fossero convinti che avesse sfruttato la propria bellezza per ottenere buoni voti — come se un simile piano potesse avere successo con professori del calibro della McGranitt, Vitious o Piton. Eppure aveva imparato a fare i conti con gli sguardi invidiosi, senza sapere che tutto ciò gli sarebbe stato utile per riuscire a confrontarsi con qualcosa di inaspettato e decisamente peggiore: le occhiate ricolme di pietà che gli venivano rivolte ogni qualvolta qualcuno nominava Stephen¹ in sua presenza.

Il loro primo incontro avvenne proprio sul terreno da Quidditch nel giorno in cui si occupò per la prima volta di dirigere i provini in qualità di capitano della squadra; nonostante il ragazzo più giovane fosse suo compagno di casa e si trovasse al secondo anno, Roger non ricordava di averci mai scambiato due parole negli anni precedenti. Rimase stupito dall’apparente timidezza di Stephen, che sapeva trasformarsi in furia agonistica sul campo da gioco, oltre che in un’ottima capacità di far gioco di squadra — dote fondamentale per ogni giocatore. Per sua sfortuna aveva scelto di presentarsi come Cercatore, e Cho Chang si era dimostrata decisamente superiore, eppure tutto questo non aveva fatto demordere l’aspirante giocatore, che si era accontentato del ruolo di riserva e si era dimostrato un valido conoscitore dei diversi schemi di gioco. Roger aveva iniziato a confrontarsi con Stephen a seguito degli allenamenti e, soprattutto, prima di ogni partita del campionato, affidandosi ai consigli del più giovane e dimostrandosi un buon capitano sin dal suo primo anno. Quando il settembre successivo il ragazzo si era ripresentato, lo aveva fatto proponendosi per occupare il posto da portiere che era rimasto libero e Roger era rimasto soddisfatto dalle abilità che aveva dimostrato — non degne di Wood, certamente, ma decisamente migliori di quelle del suo predecessore. Gli capitò un esordio di fuoco, visto che quell’anno i Corvonero inaugurarono il campionato giocando proprio contro i Grifondoro capitanati da Wood; Stephen riuscì quantomeno a limitare i danni, nonostante il formidabile attacco dei rosso-oro, ma si crucciò per giorni alla fine della partita. Fu anche grazie a quella partita, che l’amicizia tra lui e Stephen si cementò, Roger riuscì a far comprendere al più giovane che, molto spesso, erano proprio le sconfitte — piuttosto che le vittorie — a contribuire alla crescita personale e del gruppo.

“Togliti quel broncio dalla faccia, Steve.”

“Scusami se non riesco a gioire dopo una batosta simile...”

“Non ti chiedo di essere felice, ma di guardare le cose in prospettiva; abbiamo affrontato la squadra più forte del campionato!”

“Perdendo miseramente...”

“E imparando un nuovo tipo di attacco che possiamo cercare di replicare contro Tassorosso,” fece notare Roger, strizzandogli l’occhio e passandogli una Burrobirra.

“Vorrei avere il tuo ottimismo.”

“Continua a starmi vicino e vedrai che pian piano lo acquisirai anche tu,” ridacchiò Roger.

Si erano rincontrati proprio in occasione della Battaglia, senza nemmeno il tempo di salutarsi in maniera vera e propria, con la promessa di aggiornarsi più tardi destinata a non realizzarsi, proprio come i desideri di Stephen che non sarebbero mai riusciti a esaudirsi. Stephen, che studiava per ottenere i M.A.G.O. necessari ad essere ammesso all’Accademia del San Mungo, che si prodigava sempre per supportare i più giovani nello studio, che non rifiutava mai aiuto agli amici e che era sempre disponibile per una chiacchierata davanti al camino. Rivederlo sfrecciare tra i membri dell’ES aveva avuto uno strano effetto su Roger, troppo abituato a essere quello che guidava gli altri — invece di colui che seguiva —, ma non aveva esitato nemmeno un attimo a fidarsi della guida di Stephen. Lo aveva perso di vista per una manciata di minuti, soccorrendo insieme ad altri una Grifondoro del suo stesso anno assalita da un lupo mannaro, e quando era tornato sui suoi passi per raggiungerlo si era invece trovato di fronte solo un corpo martoriato e un’infinità di rimpianti.

Nonostante sia passato più di un anno ormai, Roger fa ancora fatica a fare i conti con l’assenza di quello che, a tutti gli effetti, ha sempre considerato come un fratello minore — lui che è cresciuto con due sorelle. Gli duole ammettere che sono più i giorni in cui si chiede se non sarebbe stato più giusto che fosse lui a morire, con la sua totale mancanza di aspirazioni e la scelta di diventare Auror maturata solo in seguito all’evento traumatico che gli aveva portato via Stephen. Il Destino però non offre seconde occasioni, non a tutti per lo meno, e l’unica cosa costruttiva che Roger può fare è tentare di costruire un futuro migliore, anche se ciò a cui anela con ogni fibra del suo essere è qualcosa che non può ottenere. Darebbe qualsiasi cosa per tornare indietro e prendere il posto di Stephen, dandogli l’occasione di diventare Guaritore e salvare vite, ma è ben consapevole che il suo sia un desiderio irrealizzabile. Si chiede continuamente cos’avrebbe potuto fare di diverso, o se ci sia qualcosa in particolare che abbia portato a questo epilogo, rendendosi conto di girare in tondo, ma non riuscendo a smettere di farlo.

Il due maggio dell’anno precedente ha scelto di scrivere la parola fine alla sua carriera come giocatore di Quidditch, pensando che l’essere sopravvissuto fosse un segno che lo spingeva verso un futuro ben più degno. Per la prima volta sentiva di avere un piano preciso da seguire: entrare nell’Accademia Auror e, a pochi giorni dalla fine del primo anno, Roger poteva dirsi soddisfatto della sua scelta. Non solo ha dimostrato a se stesso, e agli altri, di essere ben più di una bella faccia, ma ha conosciuto altri ragazzi con i suoi stessi ideali, tormentati dagli stessi dubbi e dalle medesime incertezze. Il peso con cui tutti loro convivono li fa vivere sulle montagne russe, con giornate in cui tutto sembra facile e altre in cui invece appare tutto impossibile e insormontabile; momenti in cui i pensieri neri sono un abisso seducente per ognuno di loro — e sono state proprio questi a convincerlo di non essere solo.

*

L’ultimo giorno del luglio successivo, Roger si sta apprestando a raggiungere casa Weasley e partecipare alla festa per il compleanno di Harry, quando qualcuno bussa alla sua porta e si ritrova davanti entrambe le sue sorelle, pronte a seguirlo nel Devon. La giornata è calda e il giardino incolto è già relativamente pieno di persone, quando i tre fratelli arrivano a piedi, dopo essersi smaterializzarti nelle vicinanze.

“Chi vi ha invitate, esattamente?”

“Io sono amica della fidanzata di Percy,” gli fa notare Sally.

“E io invece conosco bene la fidanzata del festeggiato,” aggiunge Emily, sbirciando tra i presenti.

“Eppure sono certo che tu non ti stia affannando a cercare Ginny Weasley,” ribatte Roger, inarcando le sopracciglia.

“È forse gelosia quella che traspare dalle tue parole, fratellone?”

“Non so di cosa tu stia parlando, Em...”

“Eppure ho il sospetto che qualcuno abbia già fatto due parole con un altro futuro Auror di nostra conoscenza...” ridacchia Sally, trascinando con sé la sorella.

Roger scuote la testa e riesce a sorridere pensando a quella volta in cui Stephen gli aveva confessato di avere una cotta colossale per Sally, scatenando la sua ilarità. È ancora perso nei suoi ricordi, mentre cammina verso il tavolo su cui è disposto il cibo, tanto da non rendersi conto di chi sia presente proprio di fronte a lui.

“Roger? Quelle surprise!”

“Fleur,” mormora in risposta, come sempre turbato dalla sua bellezza eterea.

“Harry sci aveva detto di aver invitato tutti i suoi compagni...”

“Eh già, è un bel modo per festeggiare anche la fine delle lezioni. Tu come stai?”

“Io sto bene, grazie. Spero valga lo stesso per te.”

“Sì, tutto bene. Pronto a godermi qualche settimana di libertà, prima di tornare all’accademia... e tu? Programmi per l’estate?”

“Sì, io e Bill partiamo stasera per la Provenza; domani sarà il nostro secondo anniversario di matrimonio...”

L’allusione al suo imminente viaggio ricorda a Roger quello che avrebbe potuto avere, se solo non fosse stato un adolescente che seguiva passivamente il flusso. Dopo aver portato Fleur al Ballo del Ceppo infatti, si erano frequentati prima per scherzo e poi piuttosto seriamente, ma quando il gioco si era fatto duro il Corvonero aveva rinunciato senza combattere — proprio come da prassi. Ha già capito il Natale precedente, che è Bill Weasley il vero amore di Fleur, eppure non riesce a smettere di pensare a come le cose avrebbero potuto essere diverse, se solo avesse lottato per lei — per loro.

“Tutto bene, Roger?” domanda Fleur, calcando l’accento sulla prima sillaba del suo nome e facendo rotolare la r nello stesso modo in cui lo fa sua madre.

“Certo, mi ero solo distratto...”

La francese gli sorride, prima di allontanarsi per andare a recuperare altre torte.

“Eccoti qui,” lo saluta Ron, tallonato da Harry, che gli dà un’amichevole pacca sulla spalla.

“Ciao ragazzi! Grazie ancora per l’invito.”

“Più siamo e meglio è,” ribatte il festeggiato, mentre un’ombra quasi impercettibile adombra il volto del suo migliore amico. Roger non ha bisogno di chiedere cosa stia passando per la sua testa, sa che la mente dell’altro è sicuramente rivolta a qualcuno perso durante la Battaglia del 2 maggio — qualcuno che avrebbe dovuto essere qui con loro.

“Ti ho portato un regalo,” dice quindi, cercando di cambiare argomento.

“Grazie amico, non dovevi!”

“Ma figurati...” si schermisce, “tanti auguri ancora.”

“Che ne dite di qualcosa da bere?” propone Ron, ritrovando il sorriso.

I tre si spostano verso il tavolo delle bevande, accanto al quale Lee Jordan ha improvvisato un’area deejay amplificata magicamente. Oggi per Roger è una giornata positiva, ma la convinzione che non valga lo stesso per Ron gli ricorda come sia importante vivere ogni giorno al massimo e quanto siano importanti gli amici che ti capiscono.

¹Si tratta di Stephen Cornfoot, studente Corvonero dello stesso anno di Harry, che la Rowling ha nominato nello speciale “Harry Potter and me”.



Nota dell’autrice:

Eccomi qui con il terzo capitolo, dedicato alla contrattazione, che trovo sia la fase più ostica da trattare — almeno per quanto mi riguarda. Mi sono salvata scegliendo di rendere protagonista Roger, che in fondo è un po’ come un OC, e su cui ultimamente ho riflettuto molto. Se vi interessa scoprirne di più su di lui, mi permetto di suggerirvi la lettura di “Futuro in frantumi”, una raccolta di tre flash dedicate a lui e Fleur. Ci vediamo domani con il prossimo protagonista e con la fase seguente, la penultima.

   
 
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