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Autore: drisinil    01/10/2022    4 recensioni
[kurotsuki] [nospoiler] [canonverse] [long: 2 capitoli/settimana]
«Signor è-solo-un-club sei senza parole?» lo provoca Kuroo. «Vuoi che brindi io per te? Però poi bevi tu!»
«Okay, ma solo se il brindisi mi piace» risponde Kei con arroganza, spingendosi gli occhiali sul naso.
Kuroo storce le labbra e si riprende la bottiglia, strappandola a Kei. «E' una sfida?»
«Se vuoi...»
Kuroo distende lentamente il braccio verso Kei, con la bottiglia in mano. Si schiarisce la voce e tenta di scostarsi dalla fronte il ciuffo di capelli, che però ricade subito al suo posto. «Al muro perfetto, che ferma la palla, la devia, la smorza o la costringe. Obbliga le traiettorie, crea pressione e controlla il gioco.»
Kei sorride, gli strappa la bottiglia e beve d'impeto.
E' il vino più buono che abbia mai bevuto, forse il più buono che berrà mai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18 - Fantastico


17 febbraio 2001


Di fronte alla grande finestra che dà sul cortile innevato, un uomo anziano e un bambino siedono uno di fronte all'altro.

Il vecchio porge una tazza di tè al bimbo, con un gesto gentile, che porta qualche eco della complessa ritualità della cerimonia cha no yu. Aspetta che il nipote abbia bevuto almeno un paio di sorsi, prima di parlare.

«Va tutto meglio di fronte a una tazza di tè, vero Te-chan?»

Tetsurou annuisce senza parlare. Il suo corpo avrebbe bisogno di muoversi, e invece restare inginocchiato di fronte al tavolino basso lo costringe a una relativa immobilità. Per questo, le sue mani irrequiete stropicciano i vestiti, grattano il tatami, si infilano fra i capelli.

«Ho saputo che hai litigato con la nonna.»

«Mi ha sgridato.» Ingiustamente, pensa Tetsurou, ma non ha il coraggio di dirlo.

«Vuoi raccontarmi come mai? Lei mi ha già dato la sua versione, ma vorrei sentire anche la tua.»

Tetsurou scuote la testa risolutamente. Non crede molto nel dialogo, perché mamma non li ascolta mai. Va bene anche che non ascolti lui che è piccolo, ma non sta a sentire neanche Yu-chan, che invece è grande e dice sempre cose giuste.

«La nonna mi ha riferito che hai detto una cosa brutta. E quando ha cercato di farti ragionare tu le hai tirato addosso i tuoi pennarelli. E' la verità?»

Tetsurou sospira. La nonna è scaltra: il riassunto è accurato, ma non tanto completo.

«Lei...»

«Coraggio Te-chan, vai avanti!» lo sprona il nonno, sorbendo un sorso di tè dalla propria tazza.

Tetsurou si imbroncia, incrocia le braccia al petto e scuote la testa risolutamente. Che il nonno stia sorridendo non può vederlo, perché si ostina a fissarsi i calzini.

«Ti dico cosa penso io. Penso che tu abbia frainteso il motivo per cui la nonna ti ha sgridato. La cosa che hai detto è che odi la tua mamma, è così?»

«E' la verità! La odio!» Tetsurou non ne può più di stare seduto composto. Si alza sulle ginocchia, stringe i pugni. I suoi occhi sfidano quelli del nonno, identici, a parte l'inclemenza del tempo.

«L'odio è un sentimento molto velenoso Te-chan. Tua nonna non vuole che tu ti avveleni. Neanche io. E nemmeno tuo padre o Yu-chan.»

«Lei se n'è andata e ci ha lasciati qui!» urla Tetsurou, paonazzo, sporgendosi verso il nonno attraverso il tavolo. La tazzina si rovescia, il tè caldo crea una larga chiazza che si muove sul tavolo e comincia a gocciolare sul tatami. Nessuno dei due se ne preoccupa.

«Questo non è vero, Te-chan. Siete qui perché tuo padre pensa che sia il posto migliore per voi. E io sono d'accordo con lui. Pensaci: se foste rimasti a Osaka, per tutto il tempo in cui papà è in mare, a te avrebbe dovuto badare un estraneo. Non è meglio stare con i nonni?»

«Potevo stare con Yu-chan. Sarei stato buonissimo!» grida Tetsurou. Non sta ragionando. E' solo arrabbiato.

«E quindi tua sorella, che ha solo quattordici anni, si sarebbe dovuta sacrificare per te? Non vuoi che lei frequenti una bella scuola? Che si diverta con i suoi amici? Che vada a lezione di violino?»

I pugni di Tetsurou si aprono. Ama la sorella più di chiunque altro e vuole che sia contenta. Che suoni il violino. Che vada in una bella scuola. Se però avrà troppi amici non giocherà più con lui. Tetsurou si affloscia sul tatami con un lungo sospiro.

«Ti trovi male qui con noi? C'è qualcosa che io e tua nonna possiamo fare per farti stare meglio?»

La ragionevolezza del nonno è allo stesso tempo irritante e confortante. Tetsurou non risponde. Spinge un polpastrello sulla chiazza di tè rovesciato.

«Io voglio sperare, Te-chan, che tu non pensi che quello che ha fatto la tua mamma sia colpa tua, o di Yu-chan.»

«Onee-chan non ha fatto niente di male!» Tetsurou difenderebbe Ayumi da chiunque.

«Proprio niente di male. E neanche Te-chan ha fatto niente di male, lo sai, vero?»

Tetsurou sospira e appoggia tutta la mano sul tavolo bagnato.

«Lei è andata a stare in una casa più bella. Con dentro un altro bambino, perché questo bambino non le va più bene... »

La madre di Tetsurou ha abbandonato la famiglia per un altro matrimonio: è una verità che non può essere negata.  Kuroo Tomo vorrebbe poterla alleggerire per suo nipote, ma pensa che l'onestà su ciò che ci riguarda sia dovuta a tutti, a qualsiasi età. E se mentisse ora su questo, come potrebbe sperare che si fidi più avanti? Come potrà crescere forte, se gli si parano i colpi, anziché insegnargli a cadere?

«La tua mamma ha fatto delle scelte che non riusciamo a comprendere. Purtroppo non possiamo sempre capire il cuore degli altri e non possiamo giudicarlo. Però se provi odio per lei, l'odio farà del male soprattutto a te. Funziona come un pennarello rotto.»

Tetsurou è un bambino curioso e molto sveglio, è ancora di cattivo umore, ma quel paragone colpisce la sua fantasia «Un pennarello rotto?»

«Proprio così, Te-chan. Ti ricordi che è successo la settimana scorsa a Kenkoku kinenbi quando ti sei messo a colorare con quel pennarello che non ci eravamo accorti avesse un buchino sul retro?»

«Mi sono sporcato tutto.»

«Alla fine c'era più verde sulle mani di Te-chan che sul foglio, giusto?»

Tetsurou annuisce.

«Il cuore delle persone è fatto per amare. Quando odi, è come se lo rompessi un po', come se si creasse un forellino sul retro. E' piccolo, non te ne accorgi nemmeno, ma alla fine ti sporchi tutto. L'odio fa tanto male, Te-chan. E' molto meglio l'amore.»

E' un discorso difficile. Ma Tetsurou lo trova anche interessante. Si guarda le mani, che ora sono pulite. Più o meno.

«Ora ti voglio fare un discorso da grandi, Tetsurou.»

Tetsurou alza gli occhi stupito, il nonno non lo chiama mai con il nome completo.

«Ti capiterà tante volte nella vita che le cose non andranno come vuoi tu. Che le persone faranno cose che non capisci. Che ti sentirai deluso. Sai che vuol dire deluso?»

Tetsurou si morde le labbra e scuote la testa.

«Significa che eri sicuro di qualcosa, che ci speravi, e invece non succede.»

«Come quando la nave di papà deve tornare un giorno e invece torna la settimana dopo perché nell'oceano ci sono le tempeste?»

Il nonno sorride. «Bravo. Esattamente. Sei davvero un bambino molto intelligente. Quindi, Te-chan, le persone potranno deluderti, le cose potranno andare in un modo che non ti piace. Ma ci sarà sempre una persona che farà quello che vuoi tu. Sempre.»

Tetsurou aggrotta le sopracciglia in un moto di riflessione «Yu-chan?»

Il nonno ride. «Non credo che Yu-chan ti deluderà mai, ma tu non puoi obbligarla a fare quello che vuoi. Non puoi comandarla.»

«E' lei che comanda me! Lo fa sempre! Dice sempre fai questo, fai quello...»

«E tu le obbedisci sempre?»

Tetsurou annuisce.

«Davvero? Anche quando litigate?»

«Qualche volta lei è molto prepotente. E le cose che vuole che faccio, io non le voglio fare.»

«Quindi chi è l'unica persona che farà sempre e solo quello che vuoi tu?»

Tetsurou si asciuga la mano sui pantaloni e sporge il labbro inferiore e poi scuote la testa.

«Sei tu, Te-chan.»

«Io?» chiede Tetsurou perplesso, puntandosi l'indice contro il petto.

«Proprio tu. Solo tu comandi su te stesso. Non te lo dimenticare mai. Quando ti comporti bene e quando ti comporti male, dipende da te. Anche quando pensi che stai facendo qualcosa per colpa di qualcun altro, non è la vera verità. Sei sempre tu che scegli. E' chiaro? Oppure vuoi che il nonno ti faccia un esempio.»

«Esempio.»

«Facciamo finta che un bambino più grande, uno prepotente, venga da te e ti dia una spinta. Tu cosa fai?»

Tetsurou tace. Si vede che avrebbe una risposta pronta sulle labbra, ma sceglie di non dirla.

Il nonno continua: «Esaminiamo le varie possibilità. Potresti metterti a piangere. Oppure potresti dargli anche tu una spinta. O ancora, potresti fare finta di niente. Quale pensi che sia giusta?»

Tetsurou ci riflette. Mettersi a piangere non gli piace, però qualche volta succede anche se non vuoi. Fare finta di niente è difficile e comunque una spinta non è niente. Forse gliela ridarebbe, ma dipende da...

«Quanto è grosso quello mi dà la spinta? E' uno di sesta?»

Il nonno ride. «Diciamo che è uno di terza e che tu gli ridai la spinta. La maestra vede la tua spinta e non ha visto la sua. Quindi sgrida te. Cosa le dici?»

«Le dico che ha iniziato lui! Che io l'ho spinto perché lui ha spinto me. Che è colpa sua.»

«Ma è davvero colpa sua? Chi ti ha detto di spingerlo? Potevi metterti a piangere. Potevi lasciar perdere. Lui ha la colpa di averti spinto e questa non gliela toglie nessuno, ma cosa fare dopo che ti ha spinto, lo hai deciso tu. Sei d'accordo?»

Tetsurou fa un lungo sospiro, è un discorso difficile. «Dovevo piangere? Oppure dovevo lasciare perdere?»

«Non c'è una scelta giusta sempre, Te-chan. Dipende da come ti senti. Dipende dalla situazione, per esempio da chi è l'altro bambino, da quanto sei arrabbiato con lui, dal perché ti ha dato una spinta. Dipende da te, in tanti modi. Io, la tua nonna, il tuo papà, e Yu-chan ti vogliamo bene e saremo sempre pronti a darti dei consigli se li vorrai, ma non potremo mai scegliere al posto tuo. Non potremo mai decidere cosa è giusto o sbagliato per te

«Lavarsi i denti?»

«Quello è giusto. E' una cosa che ti spingiamo a fare per la tua salute, finché sei troppo giovane per occupartene da solo. Se quando sarai grande vorrai smettere di lavarti i denti potrai farlo.»

«Davvero?» Tetsurou è speranzoso.

«Certo. Però ti cadranno tutti e avrai un alito puzzolentissimo! Nessuno vorrà avvicinarsi» dice il nonno, storcendo il naso disgustato.

Il nonno è bravo a far ridere gli altri. «Però, nonno, lo vedi che delle cose sbagliate sbagliate o giuste giuste esistono!»

«Certo che esistono, ma se farle o meno, se sbagliare o fare giusto, indovina chi lo decide?»

«Sempre io?»

«Esatto! E visto che tu sei un bambino fantastico, e sarai un ragazzo fantastico e un giorno un uomo fantastico, sono sicuro che sceglierai bene. Che ti comporterai bene. Forse non tutte tutte le volte, ma molte volte.»

A Tetsurou piace come il nonno dice la parola "fantastico". La fa sembrare colorata, brillante, festosa, come palloncini che volano. Gli piace molto essere fantastico.

«Come sono le persone fantastiche, nonno? »

«Beh, ci sono tanti tipi di persone fantastiche. A me piacciono le persone oneste, coraggiose, gentili e allegre. E a te? Tu che persona fantastica vuoi essere?»

«Mmnnn coraggioso mi piace. E anche onesto.»

«Gentile no?»

«Anche gentile.»

«E allegro? Preferisci essere timido? E stare per conto tuo?»

Tetsurou si muove a disagio e non risponde.

«Io penso che tu non sia per niente timido e neanche solitario, ma che in questo momento, per tanti motivi, tu voglia essere così. E non è sbagliato. Non è sbagliato mai come ti senti. Non è sbagliato sentirsi tristi Te-chan. Anche le persone allegre si sentono tristi e piangono.»

«Lei ha fatto piangere anche papà.» Lo dice come fosse un crimine di lesa maestà, un'eresia inaccettabile. Si vede che solo dirlo gli fa male.

Il nonno sospira. Qualche settimana prima, Te-chan ha spiato dalla porta una conversazione privata fra padre e figlio. Ha visto suo padre in lacrime, ha sentito molte cose che non avrebbe dovuto sentire, anche se forse non le ha comprese tutte.

«Tutti hanno il diritto di sentirsi tristi. E di piangere.»

«Anche i maschi?»

«Se non dovessimo piangere perché siamo maschi, se fosse per natura, non avremmo le lacrime. Invece piangiamo tutti, Te-chan, tutti gli umani: maschi, femmine, grandi e piccoli. Il fatto che tu pianga quando sei triste non ti rende meno fantastico. Sai cosa ti rende meno fantastico?»

Tetsurou serra le labbra e scuote il capo, il nonno gli scompiglia i capelli.

«Piangere quando fai i capricci. O tirare i pennarelli alla nonna perché sei arrabbiato con lei.»

«Ma è stato per colpa sua che... » Tetsu si interrompe. Sta pensando al discorso di poco fa. Dopotutto è stato lui, che ha tirato i pennarelli. Forse poteva fare qualcos'altro.

Il nonno gli accarezza la guancia. «Capita di sbagliare Te-chan. E' il modo in cui si imparano le cose. L'importante è che uno se sbaglia lo ammette e ci pensa su, come stai facendo tu adesso. Questo è un altro modo in cui sei fantastico.»

«Nonno, posso essere fantastico anche in altri modi?»

«In tutti quelli che vuoi. Chi è che sceglie?»

«Io!» esclama Tetsurou, soddisfatto, battendosi la manina sul petto. «Io voglio essere super-fantastico, che significa onesto, gentile, coraggioso, allegro e anche... come si dice quando non smetti mai mai mai di volere bene a qualcuno? Quando se hai già un bambino poi non ne cerchi un altro da un'altra parte?»

«Si dice... costante. Costante negli affetti» risponde il nonno, sforzandosi di non far trapelare neppure un briciolo della tristezza profonda che prova per quelle parole.

«Costante negli affetti! Voglio essere così!»

«Ottima scelta, Te-chan! il nonno è sicurissimo che ci riuscirai. Il nonno è sicuro che riuscirai a fare tutto quello che vorrai. Perché sei un bambino molto volitivo.»

«Che vuol dire volitivo?»

«Che hai tanta forza di volontà. Che quando decidi di fare una cosa poi la fai.»

Tetsurou gonfia il petto: «Sì! mi piace volitivo! E poi voglio anche essere... bello? Posso essere bello da grande, nonno?»

Il nonno ride, gettando la testa all'indietro e con le spalle che sobbalzano. Ride esattamente come Tetsurou, e anche com Ayumi. Ridono con tutto il corpo e con un riso sonoro e trascinante. «Sei già bellissimo, Te-chan, somigli tutto a me! E adesso vieni qui e fammi vedere quanto vuoi bene al nonno!»

Il nonno allarga le braccia e Tetsurou ci si getta contro. E' il primo vero abbraccio, da quando è andato a vivere lì ed è un abbraccio perfetto: stretto stretto e caldo. Un calore che entra dentro i vestiti, che supera il freddo che c'è fuori e anche quello che c'è dentro, che si può quasi respirare. Tetsurou affonda il viso nel maglione del nonno e ne aspira l'odore.

«Odori di buono, nonno. Cos'è?» chiede Tetsurou, parlando con la bocca premuta contro la lana azzurra.

«E' acqua di colonia.»

«Posso metterla anch'io?»

«Sei un po' troppo giovane, Te-chan» risponde il nonno, con una carezza. Si sente benissimo che sorride, mentre parla. «Quando sarai più grande, potrai.»

Tetsurou si scosta dal nonno quel tanto che basta per guardarlo negli occhi: «Quando nonno? A dieci anni? A dodici?»

«Facciamo a sedici. Se quando avrai sedici anni ti piacerà ancora la colonia del tuo vecchio nonno, ti prometto che te ne regalerò una bottigliona enorme. Che ne dici? Affare fatto?» propone il nonno tendendogli la mano.

Sedici anni sono un'enormità. Per Tetsurou è l'età in cui "si diventa grandi". Però tutto sommato è accettabile, perché le cose importanti - uno slittino, una bici e una Mikasa nuovissima - le ha già. Per il profumo, si può anche aspettare.

«Affare fatto!» esclama Tetsurou infilando la sua mano piccola in quella grande del nonno e scuotendola forte. 

E' l'inizio di qualcosa di fantastico, destinato a durare una vita.


*****
NdA - Confesso che questo capitolo, in cui compare per la prima volta Kuroo Tomo, il nonno di Tetsu, è uno dei miei preferiti, spero davvero che piaccia anche a voi. 

   
 
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