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Autore: MaryFangirl    05/10/2022    0 recensioni
Camilo non ha mai pensato di conoscere suo zio Bruno. Gli è stato insegnato che Bruno è un orco, più una leggenda che un membro della famiglia. Quando Bruno torna, Camilo scopre che non è affatto come pensava che fosse. Questo Bruno, quello vero, è gentile e serio, goffo e desideroso di compiacere, e un partner ideale per guardare telenovele.
Camilo inizia a preoccuparsi quando la sua amicizia con lo zio gli fa pensare che ci sia qualcosa di più tra loro.
[Bruno/Camilo]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Bruno Madrigal, Camilo Madrigal, Dolores Madrigal, Mirabel Madrigal
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: Incest
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Era una crudele ironia che Bruno fosse parente di Camilo. Per i primi cinque anni di vita di Camilo, Bruno era stato trattato come familiare solo parzialmente – essendo fratellastro di sua madre e sua zia, la pecora nera rimasta celibe, foriera di sfortuna, Bruno era in disparte rispetto al resto dei Madrigal. Poi, per un decennio, Bruno non era esistito. Non era stato un familiare, neanche in parte, e neanche un estraneo. Era scomparso, era diventato un argomento tabù ed era vissuto solo come una leggenda che forse, o forse no, era stata una persona reale.
 
Camilo aveva passato solo gli ultimi tre anni a considerare Bruno come zio di sangue. Prima che tutto accadesse, Bruno era stato più un ospite fisso. Era imparentato con lui solo per metà. Era strano, avere qualcuno che entrava nella sua vita così all’improvviso, anche se tecnicamente lo conosceva da quando era nato.
 
Ed era orribile, quasi ridicolo, che ora che aveva conosciuto davvero suo zio, stesse sviluppando sentimenti molto intensi per lui.
 
Sviluppando. Sembrava un scherzo. Camilo sapeva come si era sentito negli ultimi due anni, quindi era sicuro quando affermava di amare suo zio Bruno nel modo in cui avrebbe dovuto amare la persona che avrebbe sposato. Aveva passato così tanto tempo a cercare di combattere il sentimento, vergognandosi di lasciarsi andare, ma si era reso conto che quei sentimenti c’erano e sarebbero rimasti. Per quanto sbagliati potessero essere, perversi, malati e contorti, era amore vero, genuino.
 
Camilo sapeva, tuttavia, che vivere con costante odio e disgusto per se stesso non era sostenibile. Non sarebbe servito a far sparire i suoi sentimenti, l’avrebbe solo fatto deprimere. E nemmeno la tattica di ignorare Bruno era stata efficace. Aveva ferito entrambi senza riuscire a fermare quello che provava. Arrivò ad un compromesso, nella propria mente: finché non avesse mai agito concretamente, poteva andare bene. Non era una persona cattiva solo perché aveva brutti pensieri, no? Molte persone avevano terribili impulsi che non tramutavano in azioni reali. Il fatto che si sentisse male era un buon segno, no? Significava che aveva una coscienza. Non era troppo tardi.
 
Per tale motivo, Camilo si permise di essere entusiasta all’idea di trascorrere del tempo da solo con Bruno. Sì, il pensiero di dormire accanto a lui e di vederlo a torso nudo mentre nuotavano gli faceva battere il cuore, ma nessuno doveva saperlo. Inoltre anche Bruno era chiaramente felice e Camilo glielo doveva dopo aver cercato di ignorarlo così a lungo. Se c’era qualcosa di buono in tutta quella situazione, era che lui e Bruno erano davvero amici. Immaginava che un amico avrebbe fatto comodo a entrambi, dopo che Bruno aveva trascorso tanti anni da solo, mentre Camilo ne aveva passati altrettanti a cercare di diventare qualcun altro.
 
Camilo e Bruno partirono di mattina presto, cavalcando a dorso di due asini, con le borse legate alle selle. Ci volevano circa tre ore per raggiungere la loro destinazione, aveva detto Bruno, quindi Julieta li caricò con una montagna di arepas. Presero le tende, i materassini e il resto dell’attrezzatura e si avviarono dopo aver salutato tutti con baci e abbracci.
 
Il lungo tragitto passò abbastanza velocemente mentre Bruno raccontava a Camilo aneddoti della sua gioventù, quando andava in campeggio da solo. Anche se Camilo sapeva che Bruno doveva allontanarsi in quelle gite come modo per mettere distanza da una famiglia che lo faceva sentire indesiderato, era chiaro che Bruno provava un profondo affetto per tutti loro. I suoi occhi si illuminavano mentre raccontava storie sul pescare pesci gatto giganti, raccogliere fiori e dormire sotto le stelle. Continuava a cercare di girarsi sull’asino in modo da poter guardare Camilo, cosa che lo portò sul punto di cadere più volte. Camilo si sarebbe messo a ridere se non fosse stato immerso nei racconti di Bruno.
 
Ascoltando Bruno, Camilo non poteva fare a meno di pensare che Bruno era fatto per essere amato. Aveva così tanto amore dentro di sé ed era davvero crudele che la sua stessa famiglia lo avesse evitato per tanto tempo. Naturalmente per Camilo suo zio era bellissimo. Era bello fuori e dentro. Nessuno era bello come Bruno, si sorprese a pensare. Aveva assunto così tante sembianze nella sua vita, conosceva i dettagli intimi di parecchie persone, ma nessuno era come Bruno. Perché era l’unico della sua generazione a non essersi sposato? Camilo ricordava che Bruno gli aveva detto di aver avuto alcune frequentazioni prima di nascondersi tra le mura, ma mai nulla di serio.
 
Bruno aveva trascorso dieci anni celato al mondo. Quindi aveva solo 25 anni quando aveva lasciato la famiglia. Guardando l’uomo che aveva davanti, per Camilo non era difficile figurarselo più giovane. Adesso era bello, con i capelli striati d’argento e grandi occhi da cucciolo, poteva immaginare quanto dovesse essere splendido prima che l’età e l’esperienza dipingessero i suoi lineamenti con borse permanenti e un’aria incavata.
 
Camilo voleva chiedere a Bruno perché non si era mai sposato. Sicuramente molte donne del villaggio avrebbero accettato una proposta. Anche se si presumeva che Bruno fosse maledetto, era comunque bellissimo e rimaneva un membro dei magici Madrigal. Era stata una scelta di Bruno? Pensava di non meritare il matrimonio? Il pensiero fece rivoltare lo stomaco di Camilo. Nessuno al mondo meritava amore e felicità più di suo zio Bruno.
 
Decise di tacere, non volendo rischiare di rovinare l’umore allegro di Bruno. Inoltre, era coinvolto dai suoi balbettii eccitati. Prendeva lunghe deviazioni mentre raccontava, ricordando piccoli dettagli della sua giovinezza, con gli occhi che brillavano al ricordo.
 
“Ti piacerà un sacco” disse Bruno a Camilo, probabilmente per la decima volta da quando erano partiti. “C’è un’ampia grotta vicino al fiume, dove ci si può sedere e rilassare. E c’è un sacco di spazio per allestire la tenda. Oh, e la passiflora fornisce il frutto della passione più succoso che si possa provare!”
 
“Non vedo l’ora” disse Camilo con fervore, pendendo dalle labbra di Bruno.
 
Le tre ore volarono. Quando Camilo notò la zona, era tutto come Bruno aveva descritto vividamente. Il fiume brillava alla luce del sole, riflettendo l’acqua più blu che Camilo avesse mai visto. C’erano palmas de cera che si espandevano nel cielo senza nuvole e paffuti frutti della passione che pendevano pesantemente dalle piante. Sebbene l’Encanto fosse stupendo, appariva quasi ordinario rispetto a quello che stava osservando. In parte doveva essere per la novità, ma sapeva che lo trovava incredibile soprattutto perché era speciale per Bruno.
 
“Montiamo la tenda” disse Bruno scendendo dall’asino, “poi possiamo nuotare! Che ne dici?”
 
“Fantastico, zio. Dove mettiamo la tenda?”
 
Bruno indicò uno spiazzo vicino al fiume. Era perfetto e aveva una vista meravigliosa sull’acqua e sulle montagne dietro di essa. Camilo scese impaziente dal proprio asino per aiutare lo zio.
 
Una volta sistemata la tenda, Bruno si tolse rapidamente i vestiti, rimanendo in mutande, e corse verso la parte più tranquilla del fiume.
 
“Dai, nipote!” lo chiamò, correndo come un ragazzino in fibrillazione, e Camilo si affrettò a seguirlo, spogliandosi a sua volta e tuffandosi in acqua senza esitazione.
 
L’acqua era meravigliosa sulla pelle, raffreddando istantaneamente il calore accumulato durante il tragitto sotto il sole cocente.
 
“È il miglior regalo di compleanno di sempre” disse Camilo immergendo i riccioli sudati sott’acqua, “tu sei lo zio migliore”
 
Bruno arrossì. “Onestamente, è più un regalo per me stesso. Questo posto mi mancava molto ultimamente”
 
“Allora è una vittoria per tutti e due!” esclamò Camilo, “dovremo venire qui spesso”
 
Bruno sorrise. “Mi piacerebbe”
 
Era una vista stupenda, quella di Bruno che sorrideva mentre la luce del sole si rifletteva sui suoi capelli e faceva brillare le ciocche argento come pietre preziose. Camilo fece del suo meglio per non vagare con lo sguardo sul torso nudo dello zio, ma era pur sempre un essere umano.
 
Camilo si distrasse tuffandosi sott’acqua, rimontando velocemente e schizzando Bruno.
 
“Ehi!” esclamò Bruno, schizzandolo di rimando.
 
Dopo la nuotata, Bruno mostrò a Camilo la grotta. Non era lontana dal loro accampamento, ma pareva nascosto perché l’ingresso era parzialmente coperto da piante troppo cresciute. Quando entrarono, Camilo notò quanto facesse fresco rispetto all’esterno. Era una sensazione piacevole sui piedi tiepidi. Anche l’interno era incredibilmente stupendo. Le pietre erano fresche al tatto e ricoperte da uno strato d’acqua, sembrava che tutto fosse parte di un sogno. Stranamente, ricordava a Camilo la stanza di Bruno. Forse era per quello che gli piaceva così tanto.
 
“Guarda qui” disse Bruno, indicando una piccola incisione su una parete. Era realizzata in modo grezzo e leggermente sbiadita, ma era chiaramente un autoritratto. “Dio mio, l’ho fatto circa diciotto anni fa? Ti fa capire quanto sono vecchio...e antico”
 
Camilo ridacchiò. “Non pensavo fossi un vandalo”
 
Bruno scrollò le spalle nude. Camilo non poté fare a meno di osservare la pelle esposta, leggermente abbronzata. “Nessuno viene mai qui, non pensavo fosse un problema”
 
Bruno si voltò per andarsene, ma Camilo lo fermò.
 
“Aspetta un secondo” si accovacciò e cercò un sasso aguzzo, raccogliendone un piccolo che aveva una punta, come una freccia. Lo sollevò, sorridendo mentre lo mostrava a Bruno. “Tocca a me”, rapidamente abbozzò un’immagine approssimativa di se stesso accanto a quella sbiadita di Bruno.
 
Bruno sorrise. Erano solo due figure stilizzate, più o meno, ma per loro era chiaro cosa rappresentavano. Camilo si emozionò a vedere lui e lo zio immortalati uno accanto all’altro in un luogo così privato e speciale per Bruno. Era come un segreto, che solo loro due condividevano. Qualcosa che poteva durare fino alla fine del mondo, come le incisioni nelle grotte antiche che gli archeologi avevano scavato e studiato.
 
Il pensiero di qualcosa che sarebbe durato per sempre era bello. Camilo si sentiva in un costante stato di transizione – in senso letterale, come giovane uomo e mutaforma, lo era – ma lì, vicino al fiume, sembrava che quei sentimenti positivi non dovessero mai finire.
 
Successivamente si misero a pescare. Arrivarono alla parte più impetuosa del fiume, dove quelli che sembravano decine di pesci gatto saltavano tra le onde.
 
“Hai mai pescato prima?” chiese Bruno. Camilo disse di no, quindi suo zio gli mostrò cosa fare.
 
Bruno catturò rapidamente un enorme pesce gatto. “La cena di stasera!” esclamò e Camilo arrossì all’espressione di orgoglio sul suo volto. Erano ancora vestiti come quando avevano nuotato, ma ormai si erano completamente asciugati sotto il sole caldo. Notò che Bruno aveva guadagnato un po’ di muscoli nel periodo trascorso dopo la clandestinità. Subito dopo il crollo di Casita era così magro che Camilo aveva pensato potesse volare via con il vento. Era ancora piuttosto minuto, ma era riuscito a mettere su un po’ di massa muscolare.
 
Camilo fece del suo meglio, ma apparentemente non aveva talento per la pesca. Ogni volta che lanciava la lenza, questa si aggrovigliava in un ramo, o rimaneva impigliata nel fango, oppure l’esca veniva mangiata senza che vi si rimanesse agganciato nulla. Non era importante, però. Gli piaceva molto quando Bruno gli mostrava pazientemente come riprovare, elogiandolo con dolcezza. Inoltre, il pesce gatto catturato da Bruno era più che abbastanza per fornire nutrimento per la sera. Insieme ai frutti della passione e alle arepas di zia Julieta, significava un bel banchetto.
 
La pesca occupò gran parte della giornata e quando Bruno decise che non c’era più speranza nel tentare di far catturare qualcosa a Camilo, il sole stava tramontando, lanciando scie rosa e viola sulle tranquille acque del fiume. Camilo e Bruno tornarono presso la tenda e prepararono la padella per cucinare il pesce. Sebbene zia Julieta fosse la vera chef in famiglia, fu ipnotizzante guardare Bruno che cucinava. Era sicuro di sé mentre condiva il pesce, lo girava, lo ricopriva di olio. Camilo tagliò un frutto della passione e recuperò le arepas avanzate.
 
Fu uno dei pasti migliori che Camilo aveva mai avuto. Il pesce era buono, ma la visione sempre più buia della foresta e dello zio, chiaramente colpito dal piacevole ricordo degli anni passati, lo resero qualcosa da custodire.
 
Sciacquarono i piatti, si lavarono nel fiume e si prepararono per mettersi a letto. Stesero i materassini dentro la tenda e Bruno lasciò una lanterna tra loro.
 
“Grazie per la gita” sussurrò Camilo guardando Bruno, il viso in penombra.
 
Vide Bruno sorridere. “Mi hai già ringraziato. Grazie a te per avermi assecondato. Come ho detto, in parte questa è un’opportunità per me di fare un viaggio nei ricordi” si fermò per un momento, “grazie per avermi permesso di condividerlo con te”
 
Camilo si sentì riscaldato. Dopodiché, si addormentarono. Era stata una lunga giornata e i piacevoli suoni delle rane che gracidavano fecero addormentare facilmente Camilo.
 
Si svegliò nel cuore della notte. Non sapeva che ora fosse, ma dato che non c’erano cinguettii di uccelli, il mattino doveva essere ancora lontano. Sospirò e si girò su un fianco per vedere se anche Bruno era sveglio. Camilo odiava annoiarsi e non era sicuro di riuscire a riaddormentarsi velocemente.
 
Prima che Camilo potesse sussurrare qualcosa, però, sentì dei deboli suoni provenire dal materassino di Bruno. Ascoltò più attentamente: non erano abbastanza frequenti o alti perché Bruno fosse sveglio, solo piccoli e lievi lamenti di tanto in tanto.
 
Con cautela, Camilo si allungò per vedere meglio. La lanterna bruciava ancora, quindi vide il rossore sul viso addormentato dello zio. Il suono tornò e questa volta Bruno mosse il braccio, tirando giù la coperta.
 
Camilo vide che Bruno era eccitato.
 
Non sapeva cosa fare. Doveva distogliere lo sguardo, perfino uscire dalla tenda per consentirgli privacy, Bruno si sarebbe sentito mortificato se avesse saputo che Camilo lo aveva visto, non era chiaramente in sé e stava facendo un sogno erotico. Ma non riuscì a deviare lo sguardo. Aveva visto Bruno quando era interessato a qualcuno, ma quello non l’aveva mai visto: desiderio inconscio e disinibito. Voleva disperatamente sapere cosa, o chi, stava sognando.
 
Camilo sapeva di non avere il diritto di desiderare di essere nei sogni di suo zio.
 
Cercò di mettersi giù e addormentarsi. Doveva semplicemente dimenticare ciò che aveva visto e proseguire normalmente. Era la cosa intelligente e rispettosa da fare. La cosa giusta.
 
Ma rimase lì, sdraiato, fissando il soffitto della tenda e pregando chiunque fosse in ascolto che i lamenti smorzati si fermassero perché, dannazione, non poteva addormentarsi in quel modo. Mentre Bruno faceva così.
 
Era troppo e stava puntando dritto verso il suo inguine. Si sentiva tirare quasi dolorosamente contro i pantaloni e non riuscì a trattenersi, muovendosi per toccarsi. All’inizio era riluttante, si sfiorò leggermente nella speranza che fosse sufficiente per sbarazzarsi di ciò che stava provando, ma più cercava di trattenersi, più la sua mente urlava che ne aveva voglia, voglia, voglia e bisogno, bisogno, bisogno e prima di rendersene conto si era abbassato i pantaloni e si stava toccando, forte e veloce. Cercò di controllare il respiro, temendo di svegliare Bruno, spingendosi in mano, la sua mente un pasticcio confuso di ricordi frammentati delle spalle bagnate e abbronzate di Bruno e suoni lievi che erano sempre più gemiti nella sua testa.
 
Immaginò Bruno che si toccava, gli occhi aperti mentre guardava Camilo come per svelargli un segreto, aprendo la bocca per gemere il suo nome, chiamarlo con desiderio, toccandosi con forza e velocità così come Camilo stava facendo.
 
Camilo venne nella propria mano, sporcando l’interno del materassino.
 
“Oh dio” ansimò, mentre la gravità di ciò che aveva fatto si sollevava e si infrangeva su di lui come un’onda.
 
Era andato troppo oltre. Troppo, troppo oltre. Aveva fatto ciò che si era promesso di non fare, agendo in base a quello che provava. Un conto era masturbarsi nella propria stanza, ma lì? Accanto a Bruno che dormiva? Era il punto di non ritorno. Aveva esagerato, era una persona orribile.
 
Trascinò il materassino fuori dalla tenda per sciacquarlo, mentre le lacrime scendevano silenziosamente, ripensando a quello che aveva fatto. Quello che aveva fatto a suo zio Bruno.
 
Bruno fu sorpreso quando il mattino dopo Camilo gli chiese di tornare a casa. Inventò una bugia, dicendo che non stava bene, e anche se Bruno parve scettico, non protestò. Tornarono in silenzio e Camilo vide Bruno che lo guardava preoccupato, ma senza dire nulla.
 
Bruno era così, dolce e altruista, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per Camilo. E Camilo stava rapidamente distruggendo ogni speranza di fiducia tra loro.
 
Era una brutta persona. Sapeva solo ferire gli altri. Aveva ferito Renata, aveva ferito Sebastian e, quando il suo segreto sarebbe inevitabilmente venuto a galla, avrebbe ferito tutti i membri della sua famiglia, specialmente Bruno.
 
Pregò che Bruno non vedesse le lacrime nei suoi occhi durante il lungo viaggio verso casa.
  
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