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Autore: MollyTheMole    15/10/2022    1 recensioni
Londra, 1934: il crimine di Londra ha un nuovo James Moriarty. Quest'uomo, però, ha una nemesi: il nuovo ispettore capo di Scotland Yard, per il quale ha in serbo una triste ed amara sorpresa.
Londra, 1936: il rinnovato castello sul lago Loch Awe, in Scozia, apre i battenti ai turisti. Il passato, però, è come la ruggine: incrosta ed imprigiona. Gli ospiti del castello si troveranno, loro malgrado, a fare i conti con esso, con l'oscuro futuro ormai alle porte e con lo spettro di un criminale che infesta i loro ricordi.
Genere: Mistero, Noir, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Christopher

 

Che gran fatica, il peso della cultura.

Seduto sotto il portico, osservava i suoi compagni mentre, carichi di libri, attraversavano il cortile diretti alla lezione del professor Moore. Un grande penalista, tra le eccellenze dell’Inghilterra, ma che lo aveva preso profondamente in antipatia. A lezione era il bersaglio preferito delle sue domande trabocchetto a cui lui, puntualmente, non sapeva rispondere. Si erano mal tollerati per un bel periodo, e lui l’aveva ripetutamente bocciato all’esame. Fino a quella mattina, in cui Christopher si era presentato nel suo studio per dirgliene quattro. Il professor Moore l’aveva fatto entrare e gli aveva offerto una scatola di biscottini da tè per affrontarlo di petto.

- In verità, è molto semplice, signor Kendall, e credo che, in fondo al suo cuore, anche lei conosca la risposta. Io credo che lei non sia adatto per la legge.- gli aveva detto, sedendosi sulla poltrona dietro la sua scrivania ed invitandolo ad accomodarsi.- Lei conosce gli istituti, ma non è portato per questo genere di studi. Fatica troppo con la casistica e non riesce a trovare un metodo per selezionare i precedenti giusti nelle simulazioni. Con tutto il rispetto, signor Kendall, ma ho la sensazione che lei stia intraprendendo questo tipo di carriera controvoglia. Biscotto?-

A quel punto, Christopher aveva capito che, in verità, il professor Moore gli aveva sempre voluto bene. 

Seduto nel suo studio, gli aveva raccontato tutto, o meglio, tutto ciò che poteva raccontargli. C’erano cose che non avrebbe mai potuto confessare al suo professore. Non avrebbe mai potuto dirle a nessuno, ad essere proprio sinceri.

- Lei sarebbe un gran giornalista d’inchiesta, signor Kendall.- gli aveva detto allora, annuendo ed approvando quanto gli stava dicendo il suo studente.- Sono contento che lei sia consapevole delle sue lacune. Nonostante la mia fama, non mi piace bocciare i miei studenti, mi creda. Spero che, entro il prossimo appello, lei avrà deciso che cosa fare del suo futuro. Se però deciderà di ripresentarsi, nonostante questa conversazione illuminante che abbiamo appena avuto, temo che dovrò trattarla come tutti gli altri. Mi auguro di trovarla più preparato.-

La verità era che Christopher non aveva la più pallida idea di che cosa fare di più, per potersi preparare meglio. Aveva passato le nottate sul suo grosso manuale di penale, l’ultimo esame che gli era rimasto prima della laurea. Una vera e propria faticaccia, e nonostante tutto non era riuscito a superare il rigido standard del professor Moore. Aveva pensato che lo detestasse, ed invece, forse, aveva solo provato ad indirizzarlo verso la giusta strada.

Christopher aveva sempre odiato lo studio mnemonico che comportava la legge. Suo padre, però, l’aveva obbligato. Devi fare qualcosa della tua vita, Chris, guadagnarti il pane come ho fatto io, gli aveva detto, gonfiando il petto come un pavone, stretto dentro il suo panciotto di tartan. Gli aveva manifestato la sua intenzione di lavorare nell’editoria e nel giornalismo, e in tutta risposta, il giorno dopo, gli era arrivata una lettera di ammissione alla facoltà di legge nella più prestigiosa università del Massachusetts. Aveva protestato, ma suo padre era stato irremovibile. Ci serve un avvocato, gli aveva detto. Procuratene uno!, gli aveva risposto, ed aveva puntato i piedi. Avrebbe studiato in Inghilterra, il paese di sua madre, avrebbe visto l’Europa. Gli era sembrato il giusto compromesso, a fronte di una carriera che non aveva mai voluto. 

Suo padre aveva acconsentito, e ad essere del tutto sinceri, il periodo in Inghilterra era stato molto produttivo. Aveva appreso molto, tra un esame e l’altro. Dicevano sempre che aveva il viso da roditore perché passava troppo tempo in biblioteca, e forse avevano ragione. Anche il professor Moore glielo aveva rinfacciato. La vedo sempre in biblioteca, Kendall, aveva aggiunto durante il loro colloquio, mentre lo scrutava da dietro gli occhiali rotondi, come se stesse cercando di leggere dentro ad un imputato. Se passa tutto quel tempo a studiare, e questo è il rendimento, dovrebbe capire da solo che si tratta di un risultato discutibile

Christopher sapeva che Moore aveva capito. Era uno dei più grandi penalisti della storia della legge, che si aspettava? Era certo che avesse intuito la verità, che la sua ricerca aveva uno scopo, che non trascorreva i suoi pomeriggi - e a volte anche le notti, lontano dagli occhi della bibliotecaria - in mezzo ai vecchi giornali e alle riviste di cronaca nera per niente. 

Del resto, a suo padre serviva un avvocato, e per un buon motivo. O trovava un modo per aiutarlo, o la sua industria sarebbe fallita, o peggio, acquisita da quel terribile trust che si stava allargando sul mercato americano. Al suo paese, la malavita sapeva radicarsi bene dentro la società imprenditoriale, e a volte i mezzi che gli imprenditori stessi utilizzavano per produrre economia erano molto discutibili. Un grande fastidio, per chi cercava di rispettare le regole, ma, ahimè, nel suo paese vigeva la teoria per cui il mercato era libero e seguiva le sue regole, ed ogni regolamentazione, dal diritto di sciopero al salario, rischiava semplicemente di ostacolare la crescita economica della grande e democratica America. 

Un grande problema per i produttori onesti.

Nel frattempo, si era tolto qualche soddisfazione. Aveva inviato degli articoli di politica estera ai principali giornali americani, ed aveva avuto delle ottime recensioni. Addirittura il New York Herald, finché era stato attivo, lo aveva incoraggiato a scrivere, definendolo una gran bella penna. Il Chicago Tribune, invece, lo considerava il suo corrispondente dal Regno Unito, mentre il Philadelphia Inquirer pubblicava i suoi articoli commerciali, e tutti accettavano senza troppi problemi lo pseudonimo di Brooke Thompson.

Immaginò la faccia che avrebbe fatto suo padre, quando avrebbe scoperto che l’uomo che metteva alla berlina sui giornali gli imprenditori che cercavano di infastidirlo era proprio suo figlio. Forse, avrebbe accettato il suo lavoro nell’editoria, ne avrebbe riconosciuto l’importanza.

Quanto sarebbe stato felice, a quel punto.

Christopher, però, era stanco. Doveva ancora sostenere l’esame del professor Moore, di nuovo. Era consapevole che ormai era troppo tardi per ritirarsi. Un ultimo esame, e il suo corso di studi sarebbe finito, dopo tante fatiche, tanta pazienza e tanto sudore. Le sue energie, però, erano arrivate all’esaurimento. Non sarebbe riuscito ad aprire un altro libro se non si fosse preso un periodo di pausa.

Il vento vorticava nel cortile, sollevando polvere e vari pezzi di carta che gli studenti avevano incivilmente lasciato per terra. Pensò che sarebbe potuto tornare in America, anche se questo significava seguire la sua famiglia a Milwaukee per andare a trovare lo zio Herbert. 

Non poteva essere meno interessato, e poi probabilmente il transatlantico ci avrebbe impiegato una vita, e lui sarebbe arrivato nel momento in cui, invece, avrebbe dovuto di nuovo essere ad Oxford. Probabilmente, sarebbe rimasto a Londra, prendendosi qualche giorno di svago da trascorrere in riva al Tamigi o dentro all’ippodromo, a scommettere con gli amici. 

Il vento sollevò un pezzetto di carta colorato, che si appiccicò alla sua gamba mentre lui, indifferente, osservava le foglie volare lungo il cortile. Solo quando lo sentì scivolare sotto la sua scarpa lo prese in considerazione. 

Si sedette di nuovo sul muretto di quel chiostro, poggiando di malavoglia la borsa dei libri, e si mise a leggere. 

Tutto ciò che era carta, per lui, aveva la stessa forza di attrazione di un magnete.

Scozia. Loch Awe. Vacanza. Non aveva bisogno di sentire altro, anche se significava portare con sé i libri del professor Moore. 

 
  
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