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Autore: Goten    10/09/2009    15 recensioni
L'acqua scendeva fra i suoi capelli ramati, schiacciandoli e scurendoli, i suoi vestiti erano come una seconda pelle, ma nulla in quel momento gli importava. Cominciò a correre, in pochi istanti la raggiunse afferrandola saldamente per un braccio.
- Ti prego, aspetta! - La voltò verso di se. L'acqua scendeva sui loro visi, anche i capelli di lei erano appesantiti da quelle goccioline, ma Edward era sicuro di non aver mai visto niente di più perfetto in tutta la sua lunghissima vita.
Con la mano bagnata le sfiorò timorosamente una guancia. - Sei davvero reale. - Sorrise sinceramente felice, mentre un tenue rossore comparve sul volto di Isabella.
VINCITRICE DEL CONTEST SU FACEBOOK INDETTO DA BARBY&MARCO E AMALIA
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3


Ancora non riusciva a crederci! Era rimasta abbracciata ad Edward durante tutta l'ora che era servita per la fase dell'atterraggio, aveva la scusante della tempesta e lui non sembrava dispiaciuto di averla avuta addosso per tutto il tempo; ma Isabella si sentiva comunque imbarazzata.

<< Scusami.. io.. scusami davvero. >> Continuò a balbettare, mentre con il volto in fiamme cominciò a sciogliersi dalla gabbia che le braccia di Edward facevano attorno a lei.

<< Non c'è nessun problema. >> Sorrise lui, provocandole con una certa gioia un po di batticuore.

Il timido sorriso che Isabella gli rivolse lo fece sentire bene. << Te la senti di proseguire da sola? >> Domandò con voce calma, mentre teneva a freno la voglia di accarezzarle il viso delicato.

I suoi occhi nocciola erano insicuri, ma la risposta che proferì fu tutto il contrario. << Si. Posso farcela. >> Sorrise di nuovo. << E' stato bello rivederti, Edward. Molto bello. >>

Era arrivato il momento dei saluti. Lo sapeva bene, eppure, non voleva lasciarla, no, non adesso; mai a dire la verità. Non avrebbe mai più voluto separarsi da lei.

<< Quindi è un arrivederci. >> Le sussurrò, porgendole la mano.

Lei la strinse nella sua. << Io direi che è più un addio. >> Sospirò, mentre alcune lacrime le pungevano gli occhi. Assurdo, si trovò a pensare Isabella, non aveva mai pianto per nessuno e adesso le veniva da piangere al solo pensiero di non rivedere mai più Edward.

<< Io sono convinto che ci rivedremo, Bella. >> Si avvicinò al suo viso, depositandole un bacio leggero sulla guancia, mentre il rosso fuoco prendeva possesso del volto della ragazza e un delizioso calore si propagava per tutto il corpo.

<< Bella? >> Domandò cercando di riacquistare un po di lucidità.

Le sorrise sghembo. << Si, lo trovo molto indicato per te. In tutti i sensi. >>

Possibile che in sua presenza non riuscisse a fare a meno di sorridere imbarazzata? << Mi piace. >> Ammise.

Avrebbe aggiunto anche dell'altro, ma la hostess arrivò ricordando ad Edward che dovevano ripartire.

<< Bé, allora, arrivederci, Edward. >> Sussurrò quasi dolorosamente, mentre la sua mano bianca l'abbandonava e il suo sorriso si perse in uno sguardo serio e quasi disperato.

<< Arrivederci, Bella. >> Furono le ultime parole che sentì poco prima che il portellone venisse richiuso.

E mentre Edward osservava il grande aereo volare in alto nel cielo blu, il suo telefonino prese a squillare; lo estrasse con noncuranza dalla tasca della giacca. << Alice. >> Salutò senza neanche guardare sul display se fosse proprio sua sorella dall'altra parte della conversazione.

<< Ti ricordi cosa devi fare? >> La voce squillante del piccolo folletto lo fece sorridere.

<< Ovvio. Ma dimmi perché non mi hai fatto proseguire con Bella. >> Sospirò uscendo dall'aeroporto.

<< Fidati, per ora è meglio che tu stia a Londra. E poi, ti serve tempo per fare tutti gli acquisti che ti ho scritto nell' sms. >>

Edward sorrise. << Lo sai vero che parecchia roba è assurda! >>

<< Malfidato! Vedrai che ti servirà. >>

<< Ho i miei dubbi in proposito. >> Esclamò leggermente distratto, dato che la sua mente ancora ripensava a Bella.

<< Stai tranquillo, la tengo d'occhio io. Non le accadrà nulla. >> Sentenziò Alice, interrompendo la comunicazione e lasciando che suo fratello andasse in giro per Londra a fare scorta di ogni genere di vestito possibile.

Ma anche se Alice la teneva d'occhio con il suo potere, nulla poteva impedire ad Edward di rimanere in ansia per lei. Sapere che Bella era da sola, senza di lui, lo rendeva estremamente nervoso.

Ma la preoccupazione non era solo sua in quel momento, Isabella sentiva il tremore allo stomaco intensificarsi in quelle ore che la separavano dalla Spagna. Eppure, con Edward al suo fianco si era sentita così bene, tranquilla. Quel ragazzo era riuscito a distrarla per tutta la traversata dell'oceano. Possibile che non potesse riuscire a trovare un modo per calmarsi? Passarono pochi minuti, in cui invece che calare, la sua paura aumentava senza precedenti.

Le sue mani erano ancora ancorate al bracciolo, quando la hostess le disse gentilmente che l'aereo era atterrato e che era rimasta solo lei sull'aereo.

Con passo tremolante e per nulla sicuro, Bella riuscì a trovare l'uscita di tutto quel caos, una volta al sicuro dentro ad un taxi comunicò all'autista la sua meta.

Si stava dando mentalmente della stupida. Poteva almeno chiedere ad Edward il suo numero di cellulare! Ma ripensandoci, neanche lui glie lo aveva chiesto. Quindi, probabilmente, non era interessato a lei... o almeno non in quel modo.

Bene, si pizzicò le guance osservandosi attorno curiosa. La Spagna era sicuramente la valle del sole, si sarebbe rilassata qualche giorno e poi avrebbe preso nuovamente l'aereo per volare a Parigi. Al pensiero di salire nuovamente su quel coso con le ali, un vago senso di nausea l'assalì.

Giunti davanti al suo albergo, l'autista l'aiutò a scaricare le valige e poco tempo dopo, Bella era finalmente distesa sul grande letto della sua camera.

E mentre il sonno finalmente giungeva per portarle un po di sollievo, nella Londra piovosa, Edward Cullen, con ben tre valige cariche di tutto quello che Alice gli aveva ordinato di comprare, si apprestava a prendere l'aereo che l'avrebbe condotto a Parigi. << Ma perché Parigi? >> Chiese per la centesima volta al telefono.

<< La smetti di fare domande? Invece, parlando di cose importanti, hai ancora la lista? >> Il sospiro di Edward le bastò come risposta. << Ottimo, e cerca di non dimenticarti nulla! >>

Cominciava seriamente a non sopportare più quella vocetta squillante. Sperava solo che il suo volo non subisse ritardi. Detestava rimanere per ore vicino agli umani, non facevano altro che fare pensieri poco gentili nei suoi confronti. Osservò distratto il tabellone delle partenze. Bene, sembrava che il volo fosse in orario. Ottimo. Questo comunque, gli permise del tempo per riflettere sullo strano comportamento della mente di Bella. Per la prima volta si era trovato in difficoltà. Come poteva essere che la mente di quella deliziosa umana gli fosse preclusa? Perché?

Era un piccolo mistero che avrebbe scoperto. Assolutamente! Tutto quello che riguardava Bella sarebbe stato ormai anche affar suo... perché... bé, non lo aveva ancora detto apertamente, ma era follemente innamorato di lei.

Sorrise a quel pensiero. In cento anni di vita, nessuna aveva mai scatenato in lui una simile passione e ossessione. Sentiva chiaramente di appartenere a quella piccola umana, ma ora, doveva riuscire a far breccia nel suo cuore, perché, per quanto lui sentisse di appartenerle, era anche vero che lei sembrava sfuggirgli. Era speciale, lo sentiva.

Si riscosse quando il suo volo venne annunciato, con passo umano si recò al check-in, non gli piaceva molto l'effetto che i suoi sorrisi, il suo aspetto in generale e la sua voce facevano agli esseri umani, avrebbe tanto voluto che solo ad una persona avessero fatto quell'effetto, invece, ironia della sorte, l'unica persona che lui avrebbe voluto irretire per averla tutta per se, era a quanto pare, anche l'unica in grado di resistere ai suoi doni di vampiro.

Ma non si sarebbe arreso, le avrebbe dimostrato che c'era di più del semplice vampiro in lui. L'avrebbe fatta innamorare, avrebbe cercato in tutti i modi di essere l'uomo del suo destino; e con questo pensiero prese posto sul volo diretto a Parigi.

Se la pioggia a Londra era il classico tempo inglese, il sole Spagnolo era senza alcun dubbio molto caldo, per non dire bollente. Isabella aveva passato una buona parte della sua giornata al fresco, nella sua camera ben ombreggiata. Le parole di Edward ogni tanto le facevano visita nella sua mente. Ancora adesso al pensiero che lui la preferisse così bianca e pallida, la faceva sorridere.

Con tutta la calma del mondo si fece una delle docce più lunghe della storia dell'umanità, trovò il tempo anche di sciogliere tutti quegli odiosi nodi che i suoi capelli, immancabilmente, le facevano trovare e alla fine, quando scorse dalla grande finestra che il sole stava finalmente tramontando, uscì dall'albergo, pronta per una visitina alla città.

Il tessuto bianco leggero del vestitino che aveva indossato, svolazzava morbidamente attorno alle sue gambe, molti negozietti erano rimasti aperti e con sua somma gioia, poté gustarsi la frescura serale, mangiando un delizioso gelato ai frutti di bosco. Decisamente quel viaggio si stava rivelando un vero toccasana per lei, dopo la confusione che aveva passato nell'ultimo anno, ci voleva proprio.

La gente per le vie era notevolmente aumentata, forse anche loro si stavano godendo la frescura di quella bellissima notte. Gettò la carta del suo gelato nel piccolo bidone e si strinse un po di più nella giacchetta color lillà. Il suo umore si abbassò un po notando che molte persone vicino a lei erano più che altro coppiette felici; il suo pensiero volò ad Edward; si stupì di se stessa, scosse la testa cercando di levarselo dalla mente. Fu tutto inutile.

In alto le stelle brillavano mostrando la loro luce, Edward si domandò per la centesima volta se anche Bella stesse ammirando lo stesso cielo. Si augurava fortemente di si, con un sorriso dolce sulle labbra si sedette sul balcone della sua camera d'albergo e rievocò nella sua mente il bellissimo volto della ragazza. << Cosa starai facendo? >> Sussurrò al nulla, cercando di immaginare la sua delicata bellezza sotto il sole della Spagna.

Fu in quel momento che il suo cellulare vibrò interrompendo le sue riflessioni; svogliatamente lo prese e vide che Emmett gli aveva mandato un messaggio, lo aprì e rimase sinceramente colpito: un'immagine di Isabella vestita con un fine vestitino bianco mentre passeggiava per le vie spagnole, faceva bella mostra di se. << Cosa diavolo... >> Borbottò, premendo il tasto di richiamata, aspettando che suo fratello gli rispondesse.

<< Eddy! >> Esclamò la voce giocosa di Emmett.

<< Cosa diavolo stai facendo li?! >> Sibilò nervoso, mentre la risata di Emmett riempiva il suo orecchio.

<< Ho ordini precisi, mio capitano! Il generale vuole assolutamente che nulla possa turbare o intralciare i suoi piani di avere una nuova sorella. >> Sghignazzò, prendendolo in giro e lasciando così che la rabbia di Edward salisse a livelli mai visti.

<< Emmett >> Sibilò seriamente arrabbiato. << Non avvicinarti a lei... >>

<< Tranquillo! Il mio compito è solo proteggerla da eventuali scocciatori e lasciare che si rilassi! >> Ridacchiò ancora, mentre la rabbia di Edward cominciava a rientrare. << Non hai idea di quanti provino ad avvicinarsi! Sai, non pensavo fosse così faticoso! >> E rieccola di nuovo la rabbia cieca impossessarsi delle sue membra.

<< Passami il telefono, idiota! >> La voce irritata di Rosalie fece sbollire per qualche decimo la sua ira. << Edward, calmati! Ci sono anche io... tranquillo. Nessuno la sfiorerà neanche con un fiore; ordini di Alice. >>

Se c'era Rosalie, poteva sentirsi un po più tranquillo; sospirò con un leggero timore.

Per tutto il resto della notte non fece altro che osservare dal balcone, la vita notturna di Parigi, invidiava le altre coppie che mano nella mano si recavano con aria sognante in quella città così romantica. Si era perso parecchie volte ad immaginare lui e Bella, mano nella mano, lei con un sorriso tutto speciale per lui, camminare tranquilli per le vie di quella città così romantica.

Scosse la testa, osservando il sole spuntare all'orizzonte; non sarebbe mai potuto succedere. Lei, fragile, dolce umana... non avrebbe mai potuto amare un vampiro.

Rientrò nella sua camera e tirò le tende, ormai il suo tempo era finito, il sole era sorto e per lui, dominatore delle tenebre, gli rimaneva solo di ritirarsi...

Per quanto fosse bella e calda la Spagna, Isabella in quel momento si trovava su un aereo; aveva avuto la folle idea di fare delle piccole tappe turistiche ed ora toccava alla Francia. Come sempre il suo terrore per il volo l'accompagnava a braccetto. Nuovamente il volto di Edward fece capolino fra i suoi pensieri. Aveva avuto la malsana idea di raggiungerlo a Londra, ma una volta arrivata li, non avrebbe saputo da che parte cominciare, così aveva rinunciato.

Sbuffò per la seconda volta; possibile che fosse stata così stupida dal non farsi dare nemmeno un semplice recapito?!

Era rimasta tesa per tutto il volo, non era riuscita a rilassarsi, ma quando l'aereo aveva toccato terra e lei era finalmente scesa dal suo inferno personale, aveva trovato Parigi ad attenderla sotto una pioggia fittissima. << Oh che meraviglia! >> Esclamò ironica, mentre il tassista caricava in macchina le sue valige.

Il tempo necessario per scendere dall'autovettura ed Isabella si ritrovò zuppa completamente; la fine giacchetta azzurra che indossava aveva cambiato tonalità, passando dall'azzurro cielo all'azzurro cupo, attaccandosi alla sua pelle in maniera quasi fastidiosa.

Volse lo sguardo in alto, cercando di fulminare con i suoi occhi il cielo, ma era assai poco probabile che ci riuscisse. Grazie all'aiuto dell'inserviente, caricò i suoi bagagli sull'apposito carrellino e con il morale sotto le scarpe entrò finalmente nel delizioso albergo. Dopo quasi venti minuti, finalmente le venne assegnata la stanza; la numero 201.

Con la tessera magnetica aprì la porta e non appena le sue valige le vennero recapitate, si fiondò sotto la doccia levandosi gli indumenti. L'acqua della doccia era un vero e proprio toccasana per lei, adorava quelle goccioline calde, le sembrava che le ridonassero energia.

Si prese tutto il tempo che poté per se stessa, avvolta in un grande telo di spugna bianco, si sedette sul letto, osservando ma senza vederla realmente, la sua valigia. Le tende della sua stanza erano tirate, ma non cambiava nulla; Parigi era sotto una pioggia torrenziale, dubitava fortemente che qualcuno fosse fuori con quel tempo.

Non sapeva quanto si sbagliava, il momentaneo inquilino dell'appartamento 200, posto a fianco del suo, era sul balcone, la pioggia aveva ormai invaso ogni singola fibra dei suoi vestiti, ma a lui non importava nulla. Tutta quell'acqua gli faceva solo ricordare più vividamente il suo primo incontro con Bella. << Vorrei che tu fossi qui... >> Sospirò lasciando che alcune goccioline accarezzassero le sue labbra pallide.

   
 
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