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Autore: AMYpond88    01/11/2022    2 recensioni
Suguru lo sogna ormai ogni notte.
Non ha idea di chi sia lui... anche se dopo così tanti giorni inizia a pensare di conoscerlo.
A volte è un adulto, un suo coetaneo, a volte solo un ragazzino... anche piuttosto petulante.
A volte sembra in pericolo, a volte è Il pericolo.
Ma questa volta il ragazzo con i capelli bianchi pare davvero nei guai...
Genere: Angst, Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Geto Suguru, Gojo Satoru, Okkotsu Yuta
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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"Noi ti amiamo, noi ti amiamo, noi ti amiamo".


Fa freddo. Tanto. È come se tutto il calore fosse stato risucchiato via.
Sono fredde le luci artificiali della stazione.
Shibuya?
È freddo, viscido, quello che trasuda da tutte quelle persone mascherate e in preda al panico.
Una voce nella sua testa gli ripete che dovrebbe essere in grado di dare un nome a tutto questo, dovrebbe sapere, ma è come abitare in un corpo non suo.
Energia maledetta, ecco come si chiama quell'aura che circonda quella gente spaventata.
Come i sensi, anche consapevolezza e ricordi compaiono ad intermittenza.
Tra tutte quelle persone, due in particolare lo fissano.
Due ragazzine, in piedi di fronte a lui.
Mimiko, Nanako, cosa fate qui?
"Restituiscilo!"
Non hanno paura, ma può sentire fin nelle ossa tutto il loro odio, tutta la loro rabbia, ma anche il loro dolore.
Le ragazze, le sue ragazze, sono coraggiose.
"Non osare continuare a giocare..."
"...Con il corpo del Maestro Geto".
Una finisce la frase dell'altra.
Qualcuno ride, interrompendo il suo più inquietante pensiero: perché parlano di lui come "corpo"?
'Stupide', sussurra una voce gelida da qualche parte nella sua testa.
'Stupide mocciose, pensate di riaverlo? Pensate che ci sarà un lieto fine?'
"E come potrei ridarglielo, di grazia? Che sciocche! Eppure non ricordo di aver preso anche i vostri cervelli..."
Qualcuno parla e gli serve un attimo per realizzare.
Quando la consapevolezza arriva, la sua stessa voce gli fa l'effetto di unghie contro una lavagna.
È vuota. Cattiva. Minaccia le sue ragazze.
"Ora sparite o preferite essere uccise da questo corpo?"


"Noi ti amiamo, noi ti amiamo, noi ti amiamo, ma tu, tu non sei lui".


Suguru apre gli occhi di scatto, una paura totalmente irrazionale che gli attanaglia lo stomaco e gli blocca il fiato, più di qualsiasi mano aggrappata alla trachea l'abbia svegliato nei giorni precedenti.
Quasi salta giù dal divano, inciampando nelle coperta con cui si è accampato per passare la notte, mentre corre verso la camera da letto.
Apre la porta, rimanendo fermo sulla soglia della stanza.
Improvvisamente si ricorda come respirare.
Mimiko e Nanako dormono ancora profondamente, accoccolate nel letto che ha ceduto loro.
Ignora le dita della mano destra che si contraggono e aprono in rapidi scatti contro la sua gamba. È troppo sollevato per dare loro attenzione.
Sorride del leggero russare di Nanako, interrotto dai borbottii lamentosi che Mimiko si lascia sfuggire nel sonno.
Stanno bene, ripete a sé stesso, stanno bene. Sono al sicuro.
Ma al sicuro da chi? Perchè non avrebbero dovuto esserlo?
È stato solo un sogno, non diverso da quelli che ormai sono una costante routine dell'ultimo mese.
Scuote la testa. Forse è proprio questo a preoccuparlo, perché i suoi sogni non sono normali.
Vorrebbe chiamare Shoko anche questa mattina, ma ha un elenco di motivi per non farlo.
Primo, è lunedì ed entrambi hanno un lavoro.
Secondo, Shoko potrebbe cominciare a vederlo seriamente come una cavia per qualche esperimento sul tronco celebrale.
Terzo, ha un'altra telefonata da fare.

Le ragazze sono scese dal treno il giorno prima con tanto di valigie.
'A casa le cose non vanno... vogliamo stare con te', aveva esordito Nanako.
'Almeno per un pochino', aveva concluso, seguendola a ruota, Mimiko.
Nonostante la bionda, da sempre la più spigliata delle due, avesse iniziato il discorso, gli era bastato uno sguardo per capire come il problema riguardasse l'altra gemella.
Quella timida, dolce, che a sedici anni non riesce a dire addio al peluche preferito.
Mimiko, tanto intelligente, quanto chiusa, introversa, illeggibile.
Gli occhi di Suguru erano scivolati sul vecchio giocattolo stretto dalla ragazza... quante volte aveva rammendato quel pupazzo inquietante, bucandosi le dita?
Gli era bastato un istante per stringersi al petto la sorella, impegnata a fissare il pavimento della banchina della stazione, per evitare il suo sguardo.
Non sapeva ancora cosa fosse successo di preciso, ma avrebbe avuto tempo per indagare.
Nanako si era lanciata nell'abbraccio un attimo dopo.
Respirando il profumo dolce dei loro capelli, aveva cercato la calma, soffocando l'odio per quelle scimmie ignoranti che si rifiuta di chiamare famiglia.

Affonda i piedi nella moquette, guardando dalla finestra la vita che lentamente comincia ad animare la via.
Quella è una telefonata che non ha proprio nessuna voglia di iniziare, quindi cerca di fare il punto della situazione prima di ritrovarsi ad urlare nel suo salotto, spaventando l'anziana del piano di sopra.
È certo che le ospiterà, per tutto il tempo che vorranno.
Tanto il liceo che frequentano è in città. Più vicino al suo appartamento che a quel buco di villaggio dove vivono con la madre e il compagno di questa.
E questa è da sola un'ottima scusa.
Già da un po' sta pensando di procurarsi una sistemazione in grado di ospitare tutti e tre. A quanto pare i tempi si sono solo accorciati.
L'ostacolo più grosso è che le gemelle sono minorenni... quindi deve avvertire a "casa" che la loro permanenza da lui non si sarebbe limitata ad una notte sola.
Stringe il telefono tra le mani, prima di comporre il numero.
Ha cancellato il contatto Casa nel momento in cui le sue sorelle sono state abbastanza grandi da avere un cellulare loro su cui poterle chiamare.
Non che prima i suoi gli permettessero di avere grandi contatti con loro.
Ricorda ancora la frase di suo padre: 'Non voglio che le condizioni, di scherzo della natura ce ne basta uno... '
Questa la risposta quando, dopo pochi mesi essersene andato da casa, aveva chiesto di passare a trovare le bambine.
Compone il numero a memoria, digitando le cifre con la mano sinistra, dato che la destra sembra intenzionata ad essere poco gestibile anche più a lungo del solito. Quasi volesse prolungare il capriccio per attirare la sua attenzione.
Il telefono suona. Una, due, tre volte.
Probabilmente anche la madre ha rimosso il suo contatto, ma lo ricorda suo malgrado.
Se la linea rimane libera, è quasi certo che dall'altro capo ci sia la donna, intenta a riflettere se sia il caso o meno di rispondere al figlio.
Il suo compagno avrebbe buttato giù appena riconosciuto il numero.
"... Suguru?"
La voce all'altro capo conferma le sue supposizioni.
"... Ciao mamma".

La telefonata dura più di un'ora. Ora durante la quale grazie al cielo Nanako e Mimiko non si svegliano.
A vederlo al telefono, la prima avrebbe cercato di intervenire, la seconda sarebbe stata sommersa dai sensi di colpa.
Entrambe le cose sarebbero state estremamente dannose.
Fissa lo schermo del cellulare, il bloccaschermo che ormai si è inserito automaticamente, sentendo ancora la voce della donna rimbombargli in testa.
'Mi hai portato via tuo padre, ora prenditi pure anche loro'.
Questa la frase con cui la madre ha interrotto bruscamente la conversazione, e lui non saprebbe dire se ha portato a casa una vittoria o una semplice tregua, ma ciò che conta è che per il momento le sue sorelle potranno stare da lui.
Per quanto riguarda ciò che è successo a casa, nemmeno la donna è stata chiara. 'Probabilmente Mimiko ha esagerato', 'È solo una ragazzina, avrà frainteso': queste le frasi che è riuscito a strapparle.
Poi, sentendo la rabbia montare, ha smesso di chiedere.
Si sente emotivamente svuotato come non succedeva da anni.
Odia sentirsi così, odia quanto i suoi pensieri possano diventare oscuri in questi momenti.
Si sente freddo, estraneo, lontano.

Il rumore di uno sbadiglio dalla camera lo distrae e fortunatamente basta a portarlo indietro, a farlo sentire più umano e meno come una maledizione in preda alla furia.
Non passa un secondo che una testa bionda cozza contro il suo torace, mentre due braccia magre gli si aggrappano al collo.
Incassa il colpo, perdendo il fiato per un attimo, chiedendosi come possa una ragazzina di sedici anni avere tanta forza.
Mimiko invece esce dalla stanza pochi secondi dopo, trascindando la sua bambola di pezza in una mano e facendogli un piccolo gesto di saluto con l'altra.
Quando Nanako si ricorda di come anche a lui serva ossigeno per vivere, lo lascia andare, per cominciare a sommergerlo di parole.
E domande. Un sacco di domande.
Suguru inclina la testa, guardandole e trattenendo una risata.
Entrambe le ragazze hanno scartato le giacche loro pigiami che conserva in casa per quando passano la notte da lui, preferendo saccheggiare il suo armadio.
Il risultato è... originale.
La bionda indossa una vecchia maglia da concerto over size (già per lui, figurarsi per lei), su un paio di pantaloni dei pokemon, mentre deve essere arrivata direttamente dalla sua adolescenza la t-shirt di Bleach, con un Hollow inquietante stampato in pieno petto, che completa il pigiama della Principessa Selene di Sailor Moon indossato da Mimiko.
Sorride, accarezzando le loro teste, sperando che non si accorgano che non ha sentito una delle loro domande.
"Facciamo i pan cake a colazione?"
Le loro facce si illuminano, poi la discussione tra le due esplode.
"Americani?"
"Nana, no! Sono meglio quelli giapponesi!"
"Abbiamo lo sciroppo d'acero?"
Nanako non ascolta la sorella, aggrappandosi al suo braccio come se dalla presenza di sciroppo d'acero dipendessero le sorti del pianeta.
Scuote la testa, sospirando. Sarà una lunga, lunga, lunga giornata.
Sperando in un paio di minuti di pace, appoggia le mani sulle spalle delle due ragazze, guidandole verso la camera perché si preparino per la scuola, così che lui possa pensare alla colazione.
Sussulta e si allontana come scottato, quando le dita della mano destra si contraggono contro la spalla di Mimiko.

Arriva a scuola in tempo per la seconda ora.
Già la sera prima aveva avvertito Yaga della situazione, chiedendo una sostituzione.
L'uomo, con voce stanca, gli aveva fatto presente che la prima ora la sua classe avrebbe avuto educazione fisica, quindi non sarebbe servita nessuna supplenza.
Gli aveva anche ricordato altro, ma non è che fosse riuscito a sentire molto, visto come era impegnato ad urlare a Nanako di abbassare le casse del suo telefono.
La ragazza aveva ribattuto "Ehi, ma sono i King Gnu", quindi il ritornello di Ichizu* aveva continuato a coprire la voce del preside.
Guarda l'ora, ha sì e no... tre minuti?
Non importa, dopo il suo inizio di giornata si merita davvero un altro caffè.
Alla fine aveva preparato abbastanza pan cake, sia nella versione americana che in quella giapponese, per nutrire una squadra di calcio, cercando di non chiedersi quanto gli convenisse nell'ottica di una convivenza duratura, viziare tanto le sorelle.
Ovviamente era finita con Nanako che si abbuffava di entrambe le versioni e Mimiko che spizzicava pezzi del suo dolce giapponese, mentre lui spiegava ad entrambe come per il momento la madre avesse accettato che restassero con lui.
Aveva stroncato sul nascere la delusione per quel 'per il momento' promettendo ad che avrebbe lavorato per assicurare che potessero rimanere con lui, ma soprattutto tirando fuori dal frigo un cestino di fragole** che Nanami aveva portato in regalo alla sua ultima visita.
E ovviamente si era trovato a spiegare che no, non era come quelle due testoline maliziose pensavano, Nanami era solo un vecchio compagno di università.
Le aveva messe sulla metro, rassicurandole che sarà lì per recuperarle alla stazione il pomeriggio, sentendosi come se un treno, un adorabile treno di pokemon, magliette rubate, pan cake e musica a tutto volume, lo avesse investito.
Lato positivo: non ha avuto il tempo materiale per pensare al sogno. Punto per lui.
Però è al terzo caffè della giornata e non sono nemmeno le dieci. Se muore di attacco cardiaco a nemmeno trent'anni, è decisamente un punto per l'universo.

Si dirige verso la classe, ma si accorge subito che Miguel, il maestro di ginnastica, lo aspetta fuori dalla porta.
"Geto! Ti aspetta Yaga..."
Ah, ecco cosa gli aveva detto di ricordarsi il preside.
Di andare nel suo ufficio per parlare del nuovo bambino che sarebbe arrivato quella mattina.
Si volta e lancia un'occhiata alle spalle di Miguel, verso l'interno della classe.
Strepiti e grida allegre lo travolgono.
Sospira. L' ora di ginnastica lascia sempre i bambini sovraeccitati e iperattivi.
L'altro insegnante gli lancia uno sguardo esasperato, che fa a pugni con il ghigno che gli storce il viso.
"Posso trattenerli ancora dieci minuti".
Gli sorride furbo, dandogli le spalle. "Rimani vivo".
Mentre cammina verso l'ufficio di Yaga sente l'uomo rimbeccarlo ancora una volta.
"Se muoio tornerò dall'altretomba per tormentati, Geto!"

Entra nell'ufficio, trovando il preside seduto intento a sfogliare una cartella di fogli, mentre un bimbo dai capelli corvini, che davvero ricordano tanto un riccio di mare, fa dondolare le gambe da una delle sedie piazzate di fronte alla scrivania.
"Oh Geto, ben arrivato", esordisce Yaga.
Il ragazzino si gira verso di lui, guardandolo con occhi annoiati. O minacciosi, non saprebbe dire.
La sedia al fianco, quella che dovrebbe essere destinata al genitore, è vuota.
"Lui è... "
Il preside parla, ma lui non ascolta.
Sente passi alle sue spalle, attirano la sua attenzione. Passi seguiti a ruota da una voce.
"Buongiorno! Lei deve essere il nuovo insegnante di Megumi-Chan... "
Una voce che conosce, ma non riesce a ricordare dove può averla sentita.
Si gira e il terreno gli crolla sotto i piedi.
Il tempo pare andare a rallentatore, mentre l'uomo sorridendo si fa strada verso di lui.
Alto, occhiali da sole posati sui capelli bianchi.
Occhi azzurri.
I più azzurri che abbia mai visto.
Almeno fuori dai suoi sogni.

"Sono il tutore, Gojo Satoru".



* Ichizu, King Gnu: brano presente nella colonna sonora del film "Jujustu Kaisen 0".
**  Curiosità: la frutta può costare veramente molto in Giappone ed è usanza portala come presente quando ci si reca a casa di amici.


Ed sono arrivati anche Gojo e Megumi, versione baby.
In questo capitolo ho inserito anche Mimiko e Nanako, nei prossimi chiarirò pian piano il background famigliare di Geto e quelle che qui sono le sue sorelle.
Spero che il capitolo piaccia, scusate i tempi biblici per aggiornare.
Un abbraccio.
   
 
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