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Autore: C_Totoro    16/11/2022    2 recensioni
La Battaglia di Hogwarts è stata persa, Lord Voldemort è stato sconfitto. Antonin Dolohov, ancora una volta, si ritrova rinchiuso ad Azkaban ma, il nuovo Governo guidato da Kingsley Shacklebolt, non mira alla punizione dei carcerati quanto, piuttosto, a una riabilitazione. Niente Dissennatori, niente isolamento perpetuo, le visite sono garantite. Sarà Rabastan Lestrange, compagno di cella di Antonin, a convincere quest'ultimo a rilasciare delle interviste esclusive a Rita Skeeter di modo che la reporter della Gazzetta del Profeta possa sfornare il suo nuovo Best Seller: Vita e segreti di un buon Mangiamorte.
[Compariranno un po' tutti i personaggi, quelli con focus maggiore sono segnalati]
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Antonin Dolohov, Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rita Skeeter, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Azkaban, ormai, era per Antonin quasi una seconda casa. Negli ultimi anni, aveva passato più tempo tra le mura di quella prigione che fuori. Quando la porta della cella si richiuse dietro di lui, sentì i brividi scendergli dalla nuca giù fino alla schiena: non sarebbe più uscito. Se sedici anni prima aveva avuto la speranza di un ritorno di Lord Voldemort, in quel momento non aveva più speranza alcuna, nessun appiglio. Fece qualche passo all’interno della cella, aspettandosi di vedere i segni che vi aveva lasciato negli anni precedenti ma no… quella non era la sua cella. La finestra era sulla parete opposta, non era presente la conta dei giorni che aveva fatto nel corso degli anni. Si sentì come tradito dal fatto che lo avessero messo in una cella diversa; anche due anni prima, dopo il disastro al Ministero, era stato risbattuto nella sua vecchia cella. Fece qualche passo avanti guardando con sospetto le scritte lasciate da qualcun altro.
Vi amo
Padrone
Mio Signore
Antonin fece un balzo all’indietro come se quelle scritte lo avessero ferito agli occhi. Si rese conto che quella doveva essere stata la cella di Bellatrix; solo lei avrebbe potuto partorire quel tipo di graffiti. La consapevolezza che Bella non era più in vita gli cadde addosso come un macigno, gli occhi vuoti, sgranati e spenti di lei gli tornarono in mente. Tony scosse la testa e diede le spalle a quel muro pieno di scritte, di dichiarazioni d’amore nei confronti di un uomo che l’amore neanche sapeva cosa fosse. Si sedette a terra e si prese la testa tra le mani, domandandosi se gli avrebbero concesso un processo oppure l’ergastolo ad Azkaban sarebbe stato di default.
La prima giornata di quella nuova prigionia passò con lentezza. Antonin si ritrovò a pensare che, senza i Dissennatori, Azkaban era ancora più insopportabile. Se prima, con i Dissennatori, la mente era ottenebrata dal dolore e si era come in uno stato di dormiveglia perenne, anestetizzati nell’agonia; senza i Dissennatori ogni minuto sembrava infinito. Tony fissò il cielo dal suo angolino in terra, osservò il sole alzarsi e poi scendere, non si addormentò nemmeno, continuò a fissare l’orizzonte fino a quando il sole non sorse di nuovo. Una parte di lui sperava fosse solo un sogno. Come aveva potuto Lord Voldemort, il più grande Mago Oscuro che mai fosse esistito, essere ucciso da un Expelliarmus lanciato da un ragazzino appena diciassettenne? Come aveva potuto Bellatrix Black essere uccisa da Molly Weasley? Era tutto insensato…
“Antonin Dolohov”
Tony sussultò e si voltò di scatto verso la porta della cella. Si sentiva gli occhi arrossati e doveva essere in una condizione pietosa.
“In piedi, è l’ora del tuo processo”
Antonin si issò su barcollando perché le gambe erano addormentate e gli pulsavano spiacevolmente a ogni passo. Camminando per il lungo corridoio si guardò intorno, cercando di scrutare tra le sbarre delle altre celle ma non vide nessun viso conosciuto.
Ghermidori, pensò Antonin con un brivido di disgusto. Chissà a quale di quei cenciosi Mezzosangue hanno dato la mia cella. Gli venne quasi da sputare in terra ma si trattenne, se c’era un processo poteva avere ancora una possibilità di cavarsela.
“Dove sono gli altri?” domandò Antonin. Avrebbe voluto mostrarsi spavaldo invece la sua voce uscì gracchiante e insicura.
“Gli altri chi? Non vedi che le celle sono piene?” chiese l’Auror con durezza.
“Quelli non sono Mangiamorte” rispose Antonin indignato dal fatto che qualcuno potesse paragonare quella feccia al Cerchio più stretto dell’Oscuro Signore.
“Cerchi i tuoi amichetti?”
Antonin si morse la lingua, non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione, nessun pretesto. Alzò il capo e si mise a fissare dritto davanti a sé. Avrebbe voluto vedere Rabastan, Rodolphus, parlare con Lucius, Yaxley e Rookwood. Erano ancora vivi? Oppure oltre a Bella… oltre a Bella…
“Al tre metti la mano sulla Passaporta”
Antonin si riscosse e toccò la lattina vuota di fronte a lui non appena fu il momento. Per lui era la prima volta nella sala del Wizengamot, anni prima, era stato spedito ad Azkaban senza neanche processo proprio come era successo a Sirius Black. Rimase quindi sorpreso nel vedere la stanza piena di persone, perché quella gentaglia non era fuori a festeggiare? Perché erano lì a godere della sua disperazione?
Antonin si guardò intorno e notò come tanti dei suoi compagni Mangiamorte fossero già lì.
“Mi sono perso qualcosa?” chiese Antonin a Yaxley che però gli rifilò un’occhiataccia “Ti sembra il momento di fare lo spiritoso?”
“Potrebbe essere l’ultimo momento della mia vita in cui parlo con qualcuno”
Gli occhi di Yaxley si riempirono di panico: lui non era mai stato ad Azkaban.
“Dai non è così male” si intromise Travers “Tanto tempo per fare meditazione, come un ritiro zen”
“Vaffanculo”
“Fate silenzio” li riprese l’Auror a pochi metri di distanza da loro.
Antonin fece una smorfia ma non osò aprire di nuovo bocca. Capì che quello sarebbe stato un processo sommario: nell’aula di tribunale erano raggruppati tutti i Mangiamorte, il Cerchio più stretto di Lord Voldemort, a tutti loro, evidentemente, sarebbe stata data la stessa pena senza cambiamenti di sorta. Antonin si alzò sulle punte dei piedi nel tentativo di capire se Alecto fosse presente oppure no. Il cuore mancò un battito al pensiero che, preso dalla morte di Bellatrix come era stato, non si era curato di capire cosa ne fosse stato di quella che, a tutti gli effetti, era ancora la sua fidanzata. Continuò a sporgersi e, infine, la vide dalla parte opposta della stanza vicino al fratello Amycus. Provò a farle un cenno ma le manette erano pesanti e fastidiose, gli impedivano di muoversi come voleva. Per qualche minuto continuò a provare a farsi notare poi desistette e si limitò a guardare Alecto da lontano: sarebbe stata l’ultima volta.
Kingsley Shacklebolt si alzò in piedi e, immediatamente, il chiacchiericcio in aula si spense.
“In nome della Comunità Magica britannica, dichiaro Carrow Alecto, Carrow Amycus, Dolohov Antonin, Goyle Adam, Lestrange Rabastan, Lestrange Rodolphus, MacNair Walden, Malfoy Lucius, Mulciber Mark, Nott Leopold, Rookwood Augustus, Rowle Thorfinn, Selwyn Eoin, Tiger Ulf, Travers Joseph, Yaxley Corban colpevoli del delitto a loro ascritto in rubrica, inclusa l’aggravante dei motivi abbietti, concesse attenuanti generiche al solo Malfoy Lucius” Kinglsey alzò lo sguardo dai fogli, poi riprese a leggere con la sua voce profonda. Antonin lanciò uno sguardo di disprezzo a Malfoy. Possibile che fosse riuscito a prendersi delle attenuanti? Per cosa, poi?
“Dichiaro Carrow Alecto, Carrow Amycus, Dolohov Antonin, Goyle Adam, Lestrange Rabastan, Lestrange Rodolphus, MacNair Walden, Mulciber Mark, Nott Leopold, Rookwood Augustus, Rowle Thorfinn, Selwyn Eoin, Tiger Ulf, Travers Joseph, Yaxley Corban alla pena dell’ergastolo. Malfoy Lucius alla pena di anni venticinque di reclusione”
“E c’è un motivo per cui Malfoy ha il pass di uscita dopo venticinque anni?” chiese Antonin beffardo. Tanto cosa poteva esserci di peggio di un secondo ergastolo ad Azkaban?
“Lucius Malfoy ha collaborato con la Giustizia ancora prima della caduta di Lord Voldemort”
Antonin si volse di scatto verso Lucius con un sopracciglio alzato, gli avrebbe voluto mettere le mani al collo “E quando lo avresti fatto? Con Bella che ti stava appiccicata a Villa Malfoy?”
“Harry Potter garantisce per lui”
“Non è equo!” sbottò Yaxley. I Mangiamorte iniziarono ad agitarsi ma gli Auror li zittirono senza troppe cerimonie.
“Vorrei chiarire un altro punto” proseguì Kingsley “Azkaban non sarà più in mano ai Dissennatori” il cuore di Antonin sprofondò. L’idea di passare il resto della sua vita come la giornata precedente gli fece venire voglia di mettersi a piangere. I Dissennatori, paradossalmente, erano l’unica alternativa a quella… noia… con loro presenti la sua mente sarebbe stata ottenebrata, ovattata, neanche si sarebbe accorto degli anni che passavano e probabilmente sarebbe scivolato nella morte quasi senza accorgersene.
“Azkaban non sarà più un carcere di punizione ma un posto per una riabilitazione” Kingsley fece una pausa “Siete condannati all’ergastolo ma se vi dimostrerete pentiti, se dimostrerete di essere cambiati, potrebbero esserci… sconti di pena. Non una vera e propria libertà – ciò che avete fatto non merita pietà – ma un compromesso. Dipende da voi. Dalla vostra collaborazione”
I suoi compagni si misero subito a parlottare concitati. Si immaginò Bellatrix lì con loro, se la immaginò urlare e strepitare, dichiarare la propria lealtà imperitura a Lord Voldemort… il suo amore per l’Oscuro Signore. Ma nessuno di loro era Bellatrix e questo era evidente a tutti. No, nessuno di loro avrebbe rinunciato alla speranza di una parvenza di libertà per lealtà in un Padrone morto.
“Ci hai presi per voltagabbana?” urlò Rabastan “Puoi buttarci ad Azkaban ma la nostra lealtà nei confronti del Signore Oscuro non cambierà!”
Antonin alzò gli occhi al cielo divertito. Conosceva abbastanza Rabastan per capire che stava facendo il coglione come suo solito. Lo guardò con un sopracciglio alzato e Rabastan, incrociando il suo sguardo, gli fece un occhiolino.
“Per Bella” mimò con le labbra.
“Potete fare ciò che desiderate” rispose Shacklebolt per nulla impressionato “Volete l’ergastolo ad Azkaban e fedeltà perpetua al vostro Padrone, Lord Voldemort? Va benissimo” fece una pausa “Noi abbiamo intenzione di costruire una nuova società. Tutti insieme. Una società per cui ci sarà spazio per chi vuole farvi parte” annuì “Vedrete diversi cambiamenti ad Azkaban. Niente più isolamento, vi verranno dati lavori per rendervi utili alla Comunità Magica, le visite sono garantite”
Antonin alzò le sopracciglia, sembrava quasi una vacanza se paragonato a ciò che aveva passato per quattordici anni.
Gli Auror fecero segno ai detenuti di entrare in una stanza di fianco all’aula e di sedersi nei banchi. Davanti a loro venne posto un questionario e ad Antonin venne da ridere. La Comunità Magica si sarebbe ribellata sicuramente, tutti crescevano con il timore di Azkaban, dei Dissennatori. E ora… ora gli chiedevano se avesse allergie, se seguisse una dieta particolare, quale lavoro per la comunità volesse svolgere, se aveva preferenze di lettura. Pensò fosse tutto uno scherzo e rispose svogliatamente, quasi a caso.
L’unica domanda che prese sul serio fu quella sul compagno di cella. Azkaban era ora sovraffollata e l’idea volessero metterli in cella in coppia non sembrava così assurda. Si guardò intorno e pensò subito ad Alecto ma quel Shacklebolt aveva detto che sarebbero stati divisi uomini e donne. Si immaginò Alecto finire in cella con una dei Ghermidori dato che di Mangiamorte donne non ce n’erano più, non dopo che Bella… scosse la testa e provò a concentrarsi su di sé.
Nott? Era uno dei Mangiamorte più anziani, erano stati in dormitorio insieme e anche lui aveva conosciuto Tom Riddle, avrebbe potuto essere un’ottima soluzione, tutto sommato. Ma non si parlavano davvero da anni e anche a Hogwarts non erano mai stati particolarmente uniti.
Rookwood? Osservò il viso butterato di Augustus e il pensiero di vederselo ogni giorno davanti per l’eternità gli fece venire mal di stomaco.
Lucius non se ne parlava, non dopo che, in qualche modo, era riuscito a farsi dare venticinque anni invece che l’ergastolo. Collaborato con chi? Non ce la vedeva Bellatrix a non accorgersi di una cosa di quella portata, considerando che aveva inquadrato Severus Piton sin dal primo giorno.
Rodolphus… Rodolphus non avrebbe accettato mezza parola su Bellatrix e lui non era sicuro di essere pronto a fare finta non fosse mai esistita.
Si concentrò su Rabastan. Rabastan poteva essere un buon compromesso. Fu sul punto di scrivere il nome del più piccolo del Lestrange ma qualcosa lo trattenne. Lasciò la casella in bianco. Forse, tutto sommato, preferiva rimanere solo.
Antonin ritornò nella cella che era stata di Bella sbadigliando, domandandosi se sarebbe stato spostato oppure se sarebbe rimasto lì. Se da una parte il guardare quelle pareti sulle quali Bellatrix aveva riversato pensieri, sensazioni, sentimenti lo faceva stare male, dall’altra era un modo per averla ancora vicino. La loro amicizia era stata di lunga data, vicini di cella, avevano continuato a parlarsi anche durante la prigionia. Ora, invece, c’era solo il vuoto ovunque guardasse.
Il suo primo pranzo ad Azkaban fu frugale, non diverso da quelli che aveva avuto il piacere di gustare per quattordici anni in passato. Si chiese se davvero ci sarebbero stati cambiamenti sul trattamento o se, invece, non fosse stata solo una mossa per provare a farli collaborare. Il Signore Oscuro poteva anche essere finito ma Antonin ben sapeva che non tutte le problematiche sarebbero cessate con la sua morte.
Gli Auror tornarono dopo pranzo accompagnati dagli architetti che, in poco meno di un’ora, resero quella che era una cella per l’isolamento una cella doppia. Il secchio che fungeva da bagno era stato sostituito da un gabinetto vero e proprio, con tanto di lavandino. Sulle pareti, le incisioni di Bella continuavano a luccicare. Antonin scelse il letto addossato a quella parete, il cuscino proprio sotto all’incisione Vi amo. Si domandò come avesse fatto a scrivere quelle parole. Aveva utilizzato le unghie? Oppure aveva trovato una pietra?
La porta della cella si aprì di nuovo, per l’ennesima volta quel giorno.
“Ecco il tuo compagno di stanza, Dolohov” annunciò l’Auror freddamente. Antonin, che da quando avevano riassemblato la cella era rimasto sdraiato a letto a osservare le scritte di Bellatrix, si mise subito seduto. Era trepidante: chi sarebbe stato il suo compagno di lì all’eternità? La persona che da ora in poi avrebbe visto tutti i giorni?
“Per Salazar, Tony, perché quella faccia? Avevi scelto qualcun altro?”
Antonin rilassò le spalle e sorrise.
“Non avevo scelto nessuno” precisò non appena la porta della cella si richiuse.
“Così mi ferisci proprio, mi spezzi il cuore!”
“Sei proprio un coglione, Rab”
Rabastan si mise a ridere e si sedette sull’altro letto. Aveva poche cose con sé, i vestiti di ricambio che erano stati loro forniti e uno spazzolino.
“Pensavo avresti scelto Rodolphus” disse Antonin ristendendosi sul letto.
“Sì, beh, diciamo che c’ho pensato” Rabastan fece una pausa “L’idea però che non avrei potuto parlare di Bellatrix mi…” si bloccò, poi si schiarì la gola “Insomma, ho bisogno di parlarne”
Antonin distolse lo sguardo. Avevano perso tanti amici negli anni, Evan Rosier, per dirne uno. Ma Bella… Bellatrix era sempre stata diversa, forse perché era sempre stata quella nelle grazie dell’Oscuro Signore e che, ogni volta, intercedeva anche per loro.
“È la sua cella” disse Antonin dopo qualche minuto. Indicò la parete “Possiamo ascoltare i suoi sbrodolamenti amorosi anche ora… anche ora che… che non c’è più”
Rabastan fece un sorriso mesto “È meglio così, sai”
“Meglio così?”
“Che sia morta prima… prima di lui. Non lo avrebbe mai sopportato. Immaginatela vedere morire il Signore Oscuro…”
Antonin ci pensò un attimo. Si immaginò Bellatrix assistere alla morte del suo amato Padrone. Se la ricordava come aveva reagito anni prima, quando il Marchio era svanito dall’avambraccio e il Signore Oscuro era scomparso… ma cosa avrebbe fatto nel vederlo cadere proprio davanti a sé? Le sarebbe scoppiato il cuore, non c’erano dubbi. Si sarebbe fatta ammazzare piuttosto che vivere senza di lui.
“Forse hai ragione” sbuffò Antonin “E intanto noi siamo di nuovo qua… notevole la tua lealtà, anche durante il processo”
Rabastan rise “L’ho fatto per Bella. Mi fossi arreso subito alle moine del nuovo Ministro della Magia non me lo avrebbe mai perdonato. Quando la incontrerò, nell’aldilà, almeno non avrà nulla da recriminarmi. Lascio le Cruciatus a Lucius”
“Credi nell’aldilà?” chiese Antonin, voltandosi verso Rabastan per poterlo guardare meglio in viso. Erano passati neanche due giorni dalla caduta dell’Oscuro Signore eppure, Rabastan sembrava sciupato, sciupato come quando erano evasi da Azkaban due anni prima.
“Tu no?”
Antonin ci pensò un po’ su “Mi farebbe piacere pensare che Bella possa essere in un posto… in un bel posto”
“In un bel posto con lui” precisò Rabastan “Sta meglio di noi, te lo dico io”
Antonin sorrise, mise una mano sul muro e ripassò le scritte con un dito.
Forse aveva ragione Rabastan, forse erano loro quelli a essere stati dannati, erano loro i sopravvissuti, quelli che dovevano scontare una pena nella vita reale.
“Sembra che avremo il primo turno di visite oggi” disse Rabastan dopo qualche minuto di silenzio.
“Credi verrà qualcuno per te?”
“Lo spero”
Antonin si passò una mano tra i capelli “L’unica persona che vorrei vedere è Alecto, credi me lo permetteranno?”
“Sembra che durante l’ora d’aria sia concesso vedersi con gli altri detenuti… parlavano anche di un pranzo in comune”
Il viso di Antonin si illuminò “Dici?”
“Non voglio darti false speranze… ma così ho sentito” Rabastan si accarezzò il mento coperto dalla barba “Avrai tempo di spiegarmi cosa ci trovi di così emozionante nella Carrow”
Antonin alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Erano anni che sia Rabastan sia Bellatrix non gli davano tregua con quella domanda “All’amore non si comanda”
“Già… cieco proprio”
Antonin fece una smorfia “Chi ti aspetti venga, comunque?” chiese per provare a sviare l’argomento Alecto.
“Rita” rispose Rabastan “Le cose stavano andando abbastanza bene ultimamente”
Rita Skeeter?” lo interruppe Antonin “E poi hai il coraggio di chiedermi di Alecto?”
“Rita è mille volte meglio di Alecto!” sbottò Rabastan risentito.
“Mah…”
“Se a te piacciono i troll, Tony, non è colpa di nessuno…”
Antonin si mise a sedere di scatto, bellicoso, ma la porta della cella si aprì di nuovo. Dolohov stava iniziando a detestare come gli Auror entrassero senza annunciarsi, senza dire nulla, come se fosse un loro diritto.  
“Avete una visita”
“Abbiamo?” chiese Rabastan “Hanno chiesto di noi due insieme?”
L’Auror non rispose, non sembrava aver voglia di parlare con loro e dare spiegazioni, fece solo un gesto secco per spronarli a muoversi.
“Non credo sia Rita” borbottò Antonin, socchiuse gli occhi, cercando ancora una volta di capire chi ci fosse nelle celle accanto alle loro ma sembrava esserci come un incantesimo che non gli consentisse di vedere con chiarezza.
“Oh, non si sa mai” rispose Rabastan gioviale “Rita è sempre stata una a cui piace esplorare… se capisci cosa intendo”
“Io di Rita non voglio esplorare proprio un bel niente”
“Che brontolone che sei, Tony…”
“Se non la smettete di parlare vi silenzio” li minacciò l’Auror voltandosi di scatto e puntandogli la bacchetta in faccia.
Rabastan alzò le spalle poi si passò le dita sulle labbra come a indicare che aveva la bocca cucita. Come l’Auror si volse di nuovo, Rabastan gli fece una linguaccia.
La stanza delle visite doveva essere una nuova creazione; in passato non era concesso né ricevere lettere né, tanto meno, ricevere visite: era stato un isolamento duro, senza contatti di sorta col mondo esterno.
L’Auror aprì la porta e fece loro cenno di entrare.
Tra tutte le persone che Antonin aveva pensato di trovarvi, i tre seduti dall’altro lato erano proprio in fondo alla sua lista. Rimase per un attimo come inebetito, stava sognando o erano davvero lì? Ma perché poi erano lì?
Potter si alzò in piedi. Sembrava stremato ma provò comunque a sorridere loro. Antonin aggrottò le sopracciglia, confuso da tanta gentilezza: aveva tentato di ucciderlo almeno in un paio di occasioni.
“Sedetevi pure”
Rabastan si mosse per primo senza esitazione alcuna, come se una visita da parte di Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley fosse normale amministrazione. Antonin lo imitò titubante continuando a osservare guardingo il trio. Cosa volevano?
“Siamo qui per discutere di alcune cose”
“Cerchiamo di andare dritti al punto, sai com’è, Potter, siamo persone impegnate noi” disse Rabastan faceto, osservandosi le unghie della mano destra. Antonin si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Spostò lo sguardo sulla ragazza, si ricordava molto bene di averla colpita con la sua maledizione speciale, purtroppo, però, sembrava non averne riportato traccia alcuna.
“Non ne dubitiamo” sibilò Ron, fece per aggiungere qualcosa ma Harry fu più veloce “Anche noi siamo impegnati, niente convenevoli. Come saprete, Bellatrix è morta”
Rabastan incrociò le braccia di scatto e voltò il viso di modo da non dover guardare nessuno dei tre ragazzini. Antonin indurì la mascella e prese a fissare in modo ossessivo Hermione.
“Dobbiamo decidere cosa farne del corpo”
“E perché lo stato chiedendo a noi?” domandò Antonin guardingo, non riusciva a staccare gli occhi dalla Granger, il pensiero che lei fosse lì, viva, ancora in forma, nonostante lui l’avesse colpita con quella che era una maledizione letale non gli dava pace. Fortuna? Possibile che quei tre ragazzini fossero sopravvissuti a maghi e maledizioni più forti di loro solo ed esclusivamente per mera fortuna? Era quella giustizia?
“Perché ve ne state occupando voi?” aggiunse Rabastan.
“Perché non mi fido di nessun altro per queste questioni” rispose Harry con semplicità “Esattamente come è stato per il corpo di Voldemort”
Antonin fece una smorfia nel sentir pronunciare quel nome. Ancora, non riusciva a credere che fosse morto, andato. Possibile? Perché non provava nulla per la fine del suo Padrone? E perché invece la morte di Bellatrix era come uno spillo conficcato nel cuore che non voleva saperne di andarsene?
“Credi che qualcuno possa utilizzare i loro corpi come Inferi?”
“Qualcosa del genere” annuì Harry “Allo stesso tempo, però, vorrei rispettare il volere dei familiari… per lo meno per quanto riguarda Bellatrix”
“Stai cercando nel posto sbagliato allora” disse Antonin finalmente spostando gli occhi su Harry “Vai da Narcissa… Andromeda…”
“Non sono interessate”
Rabastan sbuffò e scosse la testa “Non se la meritavano comunque, la nostra Bella…”
“E Rodolphus ha detto che… che avevano divorziato anche se negli archivi ancora non risulta”
“Sì be’, colpa del vecchio governo, una burocrazia infinita questi Mangiamorte…” ironizzò Rabastan poi si volse verso Antonin “Me la immagino Bellatrix disperarsi perché la metteranno nella tomba dei Lestrange in Francia”
“Rodolphus ci ha detto di non volerne sapere” lo bloccò Harry “Stavo… stavamo pensando… alla tomba dei Black. Ma tuo fratello ha detto di domandare a voi”
“Se volete che lo spettro di Bellatrix vi perseguiti fino alla fine dei vostri giorni… sì, seppellirla insieme a sua madre penso sia la soluzione più pratica”
“E poi non siete preoccupati che la possano rendere un Inferius?” chiese Antonin, confuso “Se qualcuno volesse utilizzare il suo cadavere è il primo posto in cui andrebbero a guardare” non gli piaceva l’idea di qualche mago da strapazzo che apriva la tomba di Bella e usava il suo corpo per i suoi scopi.
“È il motivo per cui siamo qui da voi” era la prima volta che Hermione apriva bocca. Antonin spostò di nuovo l’attenzione su di lei che sostenne il suo sguardo fiera, senza indugio.
“Cosa ne avete fatto del Signore Oscuro?” chiese Antonin riportando lo sguardo su Harry. La ragazza sembrava non essere per nulla in soggezione e la cosa lo infastidiva. Era un Mangiamorte spietato e le ragazzine avrebbero dovuto tremare sotto di lui, non guardarlo con fierezza.
“Questo non può essere rivelato”
“Lo avranno bruciato, se l’intenzione era evitare di farlo diventare un Inferius da qualche fanatico”
“Forse è così. Non è questo il motivo della nostra visita, in ogni caso”
“Qualsiasi cosa ne abbiate fatto del Signore Oscuro, fate lo stesso con Bellatrix” disse con decisione Antonin.
“Se non lo avete ancora bruciato, bruciate i loro corpi insieme, poi fatene un po’ ciò che vi pare” aggiunse Rabastan annuendo.
“Insieme?”
“Sicuramente, è ciò che avrebbe voluto Bellatrix. Non saprei dirti l’opinione del Signore Oscuro ma, considerando che non aveva mai preso in considerazione l’ipotesi di morire, non credo avesse un piano preciso” esitò “Immagino non gli dispiacerà, in un modo o nell’altro la dava sempre vinta a Bellatrix”
Antonin sorrise a quelle parole. Erano tremendamente vere. Bellatrix era riuscita a ottenere dal Signore Oscuro consensi per le cose più disparate e insensate. L’ascendente che aveva avuto su di lui era notevole.
“Bruciarli insieme? E spargere poi le loro ceneri unite?” chiese Harry. Non sembrava convinto.
“Questa è la nostra opinione, il nostro suggerimento. Quello che avrebbe voluto Bella” rispose Rabastan, all’improvviso aggressivo “Se invece vuoi esporre il suo corpo in pubblica piazza, be ‘ fatelo, nessuno di noi è là fuori per impedirvelo”
“No, no” Harry scosse la testa “Non è quello che intendevo! È solo… non… non capisco…” si bloccò disorientato poi, dopo qualche secondo, sgranò gli occhi come se un improvviso pensiero gli avesse attraversato il cervello e finalmente avesse compreso il motivo di quella richiesta “Ma… certo… come ho fatto a non capirlo… è tutto così chiaro…”
“Cosa è tutto chiaro?” domandò Ron confuso “A me sembra una richiesta quantomeno bizzarra, neanche fossero stati due fidanzatini…”
Ron” lo riprese Hermione sporgendosi leggermente in avanti sul tavolo che li separava da Rabastan e Antonin per guardare in viso il fidanzato.
“Te lo spieghiamo dopo”
Rabastan rise “Spiegalo anche a noi perché, te lo assicuro, non è mai stato chiaro a nessuno” si alzò in piedi “Abbiamo finito, spero?”
Harry annuì e si alzò in piedi a sua volta “Grazie della collaborazione”
“Per Bella questo ed altro”
Rabastan e Antonin si diressero verso la porta in silenzio. Rabastan era già fuori quando Antonin esitò e si volse di nuovo in direzione del trio “La mia maledizione non ti ha fatto nulla?” chiese Antonin a Hermione. Era una maledizione di sua invenzione che causava la liquefazione degli organi interni e una morte lenta e dolorosa. Possibile che avesse sbagliato a lanciarla, anni addietro?
“Non sono cose che ti riguardano” s’intromise Ron socchiudendo gli occhi.
“Nessuno ha chiesto a te, sudicio Traditore del tuo Sangue”
Ron fece per mettere mano alla bacchetta e gli occhi di Antonin si dilatarono: forse aveva una possibilità di gettarsi su di lui e strappargliela dalle mani…
“No, Ron! Non è il momento…”
“Non capisco perché stiamo provando a dare dignità a queste persone” sbottò Ron “Non se la meritano. Lui ha ucciso i miei zii… ha ucciso Lupin!”
Tua madre ha ucciso Bella!” urlò Antonin di rimando “L’ha uccisa e voi avete calpestato il suo cadavere neanche fosse spazzatura!” gli occhi spenti di Bellatrix e il suo viso sporco, calpestato, gli tornarono in mente. Si sentì mancare il fiato e la sua mano volò istintivamente alla ricerca della bacchetta perché avrebbe voluto torturare quei tre ragazzini che erano in vita solo per fortuna, null’altro che quello. Quando si rese conto che non aveva nessuna arma con sé, nessuna bacchetta, fece per gettarsi su di loro, le mani protese in avanti ma, prima che potesse fare alcunché, qualcosa lo colpì con forza sulla schiena e cadde a terra svenuto.   

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Dal prossimo capitolo dovremmo, finalmente, avere Rita Skeeter con noi ;)
A presto, 
Clo

 
  
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