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Autore: moganoix    18/11/2022    0 recensioni
- SPIN OFF DI FIREFLIES sul passato di Chan -
Ma se si skippano il prologo e l'epilogo (in cui ci sono spoiler) è possibile leggerla senza aver già dato uno sguardo a Fireflies + non c'è nessun collegamento a Moths, quindi pure questa si può balzare :)

"Soldato senza macchia e senza paura"
Beh, quasi.
Chan ha sempre nascosto un passato di cui si vergogna e ora, dopo aver concluso il viaggio più estenuante della sua breve vita, sa che deve tornare a fare i conti con esso.
E se la burbera guardia che conosciamo, in realtà non fosse che una maschera di facciata per nascondere un Bang Chan completamente diverso?

SKZ + Ateez + NCT = storia con ship poco convenzionali ma è carina lo giuro
Genere: Commedia, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bang Chan, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender, Threesome, Triangolo
Capitoli:
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libellule: c'era una volta


[Mese di aprile, Fucine di Ghiaccio, Regione Nord]
 

“Jae…”
“Mh?”
“Ma a te, lei quanto piace?”
Jaehyun virò il capo verso Doyoung con sguardo interrogativo. Il maggiore piegò le labbra con fare furbesco e si sporse verso di lui con la medesima espressione che sua prozia sfoggiava alle cene di famiglia nello stesso momento in cui lui accidentalmente finiva per lasciarsi sfuggire un qualsiasi nome da ragazza. Ogni volta gli veniva posta la medesima domanda: “E la fidanzatina?”. Anche Doyoung spettegolava volentieri, sarebbe andato d’amore e d’accordo con sua prozia. Quando entravano in Modalità Pettegolezzo assumevano entrambi lo stesso tono comicamente insinuante.
“Ya, lo sai che parlo di Tae! Non fare il finto tonto” lo canzonò Doyoung, rifilandogli una gomitata scherzosa “Ti sei pettinato prima di uscire, per non parlare del fatto che hai anche sacrificato i vestiti che tua madre ti aveva lasciato da tenere puliti e intonsi fino al diploma. È pa! Le! Se! Che tu voglia fare colpo!”
Jaehyun rise per la maniera in cui il più grande aveva scandito quell’ultima frase e scosse il capo: “Non volevo fare il finto tonto, semplicemente mi stavo chiedendo in che modo potessi provare a quantificare quanto mi piace.”
Il maggiore allungò le labbra in un tenero broncio: “Ma che carino! Non pensavo che sotto tutti questi muscoli ci fosse un animo tanto coccoloso!”
Jaehyun arrossì immediatamente. Poteva vantare una stazza imponente e, nonostante fosse ancora un cadetto, sbaragliare da solo una decina di uomini senza affaticarsi, ma quando Doyoung gli rivolgeva un complimento di quel genere non era in grado di fare nient’altro che imbarazzarsi come accadeva di fronte ai parenti quando doveva ammettere che era troppo timido per avercela, quella fidanzatina che cercavano sempre accanto a lui.
Doyoung ridacchiò con una certa dolcezza, notando l’imbarazzo che aveva investito le sue guance, e allungò una mano per scompigliargli leggermente i capelli: “Ecco, così comunque stai molto meglio. Ti dà quella verve da homme fatale che farà sicuramente cadere Tae ai tuoi piedi.”
Jaehyun sollevò gli occhi al cielo, ma si concesse un sorriso: “Continuo a non capire nulla del tuo strano dialetto, ma a una cosa, comunque, ci sono arrivato. Anche a te piace Tae.”
Doyoung si illuminò in viso e annuì. Appoggiò un gomito sul tavolo e adagiò il capo sul braccio, guardando Jaehyun attraverso la superficie ruvida del bicchiere vuoto poggiato di fronte a lui. Il vetro, appena appena sgrezzato, restituiva al corvino un’immagine distorta – parecchio buffa – dell’amico dai capelli mossi color caramello. Il primo rise piano e afferrò il bicchiere, per poi portarselo di fronte ad un occhio e fingere di utilizzarlo come una sorta di cannocchiale: “Ah! Così sei proprio più brutto, sai?! Se Tae ti vedesse così penso che avrei finalmente più speranze io di te!”
Jaehyun scosse il capo, improvvisamente più serio: “Avevamo detto che, se fosse piaciuta a tutti e due, sarebbe stata di entrambi o di nessuno…”
“… A patto che lei abbia intenzione di starci, con entrambi, ovviamente.”
“Ovviamente.” puntualizzò il più alto.
Calò il silenzio, ma Doyoung, sebbene con voce più prudente ed un’espressione più cauta dipinta in viso, non ci impiegò molto a romperlo: “Senti Jae… Ma a te sta bene davvero questa cosa? O entrambi o nessuno, intendo. Se… Se Tae ti piace davvero così tanto posso farmi da par-”
“Mi sta bene, te l’ho detto” Jaehyun tornò a sorridergli con la stessa pacatezza che lo contraddistingueva “Non è qualcosa che farei con altre persone, ma con te è okay, dico davvero.”
Anche Doyoung tornò allora a sorridere con entusiasmo e, illuminato di vivida adrenalina, domandò con occhi giganteschi, ricolmi di aspettativa: “Allora… stasera?”
“Stasera, aggiudicato” Jaehyun gli batté il cinque e si lasciò scappare una breve carezza sui capelli di dall’altro, come a compensare a quella che lui aveva ricevuto giusto cinque minuti prima.
“Oh, guarda, Tae sta tornando! Andiamole incontro, così intanto paghiamo.”
Jaehyun e Doyoung erano arrivati alle Fucine da un paio di settimane e, a differenza di Chan, non avevano proprio nulla di cui lamentarsi della loro ninfa. Tae poteva inizialmente apparire distante, gelida – e forse quasi snob o arrogante – se non la si conosceva, il perfetto contrario della furia rossa con cui il loro basso migliore amico aveva instaurato un odioso rapporto di noiosissima ed infantile guerriglia. Tae, comunque, non ci aveva messo molto a lasciare che i suoi due allievi si rendessero conto della dolcezza di cui, in verità, la sua anima era pregna. Anche lei, che esibiva un carattere decisamente introverso, come Jaehyun possedeva una rara timidezza che aveva fatto capitolare entrambi dopo pochi giorni. Il suo animo gentile, nonostante il gelo del ghiacciaio, a cui ancora non erano abituati, li aveva letteralmente fatti sciogliere. Erano tuttavia consapevoli del fatto che non sarebbe potuta durare, proprio per questo motivo stava bene ad entrambi cercare di conquistarla insieme. Non volevano che la loro amicizia finisse per disintegrarsi per una qualche forma di gelosia o di malessere che uno dei due avrebbe potuto iniziare a provare nei confronti dell’altro. Doyoung diceva che era una legge non scritta, ‘gli amici vanno sempre prima delle ragazze’, ma Jaehyun non lo capiva. Tae gli piaceva da matti, Doyoung era la persona a cui voleva più bene in assoluto, se si fossero messi insieme forse ci sarebbe rimasto male per un po’, ma sarebbe stato contento di vederli felici insieme.
Sempre ammettendo che Tae ricambiasse, ovviamente.
Ma come diceva sempre sua prozia: “Sei così un bel matòt che nessuna ragazza può permettersi di bidonarti!”
Sperava davvero di essere ‘un bel matòt’. E sperava anche che Tae si accorgesse della sua – a quanto pareva, evidente, ora che aveva i capelli tutti scarmigliati – verv da om fatal. Doyoung dava sempre ottimi consigli: se sapeva guidarlo attentamente nella scelta di un gusto di gelato piuttosto che di un altro, perché non avrebbe dovuto affidarsi a lui anche per quanto riguardava il suo aspetto?
Quella sera erano usciti tutti e tre insieme, Tae aveva insistito per portarli in una delle poche locande al primo livello che – a detta della ninfa – ‘non puzzavano troppo di soldato’. Voleva ringraziare i suoi allievi per l’impegno che stavano mettendo nello studio e negli allenamenti e aveva deciso di regalare loro una serata in amicizia, lontano dalle bettole in cui solitamente i soldati più anziani si intrufolavano per snocciolare ai compagni le perverse fantasie che cullavano ogni notte i loro sporchi sogni. Doyoung e Jaehyun avevano accettato immediatamente, e alla ninfa aveva fatto piacere notare con quanto entusiasmo si fossero presentati quella sera al luogo del ritrovo, entrambi lavati e rimessi a lucido solamente per lei (di questo, almeno, più che esserne certa, lo sperava).
Dopo un paio di ore trascorse a bere e a scherzare in tranquillità, Tae si era assentata per andare un momento in bagno, e i due cadetti avevano messo bene in chiaro che, sì, entrambi impazzivano per la loro maestra e quella sera le avrebbero chiesto di terminare la nottata nella loro stanza. Jaehyun e Doyoung offrirono un giro a testa, nonostante le lamentele della ninfa che, volendo rivendicare il suo diritto di padrona di casa, sosteneva di voler pagare per entrambi.
“Lasciate almeno che vi riaccompagni al dormitorio! Siete brilli tutti e due, non voglio che scivoliate su per le scale!”
Jaehyun e Doyoung si scambiarono un sorriso d’intesa ed alzarono le mani in segno di resa.
“Va bene, va bene…” iniziò il primo, per essere poi interrotto dal secondo “Ma solo se ti fermi a dormire da noi. Di spazio ne abbiamo, e comunque anche tu sei mezza ubriaca.”
Tae alzò gli occhi al cielo, ma li precedette fuori dal locale. Accennò ad un lieve: “Vediamo…”, ma i due cadetti sapevano già che non avrebbero dovuto insistere poi molto con lei. Certo, c’era la possibilità che Tae non ricambiasse i loro sentimenti, ma non aveva mai dato l’impressione di non essere affatto interessata a loro. L’unica incognita rimaneva: sarebbe stata disposta ad uscire con entrambi nello stesso momento? Beh, lo avrebbero scoperto presto.
Salirono in fretta al secondo livello, traballando appena, e in una decina di minuti giunsero di fronte alla porta della stanzetta in cui le due reclute dimoravano. Jaehyun tirò fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloni e le infilò nella serratura, per poi aprire la porta ed accennare ad un lieve inchino mentre, con un sorriso, invitava la ninfa a farsi avanti nell’umile celletta.
“La suite è a vostra disposizione, madame” annunciò Doyoung, che chiuse la fila ed entrò nella stanza subito dietro di lei “Io e Ser Jaehyun saremo felici di avvicinare i nostri materassi per permetterle di alloggiare in maniera più confortevole.”
Jaehyun si chiuse la porta alle spalle e raggiunse l’amico, che intanto aveva iniziato a trascinare una delle due brande sul pavimento, e lo aiutò a sollevarla per farla aderire all’altra. Risistemò le coperte di entrambi in modo che coprissero tutti e due i materassi e diede una scrollata ai cuscini, ancora malmessi dalla levataccia della mattina.
“Prego, la camera è finalmente pronta per accoglierla, mamame” stabilì quindi il ragazzo dai capelli mossi, cercando di imitare l’accento e il dialetto del corvino, che ridacchiò appena, intenerendosi, per il piccolo errore di pronuncia del più alto.
Tae arrossì per la gentilezza dei suoi studenti e mise subito le mani avanti, ammettendo con tono dolce: “Ah… Non c’è il caso di essere così formali con me, non dopo stasera poi!”
Doyoung si avvicinò a lei e, con delicatezza, dopo aver atteso un cenno d’assenso da parte sua, ne avvolse i magri fianchi con un braccio e la accompagnò a sedersi sul letto, proprio in mezzo tra lui e Jaehyun.
“E perché mai non dovremmo?” replicò quindi il maggiore con un sorriso.
“Sei nostra amica, vogliamo prenderci cura di te come hai fatto tu in queste due settimane” rincarò subito il più alto. Quest’ultimo prese coraggio e allungò – appena appena tremolando – una mano verso il suo viso per scostarle un paio di ciocche ribelli dalla fronte. Sospirò di sollievo notando che la ninfa non pareva stupita dal gesto, anzi, ne era quasi rincuorata.
Tae scosse il capo: “Io? Mi fa piacere essere stata assegnata a voi, tra tutti i cadetti a cui ho fatto da maestra per ora siete i miei preferiti.”
Doyoung si aprì incontrollabilmente in un gigantesco sorriso e le diete una spallata amichevole: “Scommetto che lo dici a tutti in queste situazioni.”
“No…” Tae ridacchiò e si voltò verso il corvino. Nonostante l’espressione che Tae aveva dipinta in viso non restituisse che il ritratto di un animo gentile, dietro di essa si intravedeva ora una sottile vena di durezza, forse di amarezza “Non lo dico a tutti, è ovvio. Siete davvero i miei preferiti, se non lo foste stati non vi avrei mai seguito fin qui.”
Tae non mentiva, e in fondo che motivo avrebbe avuto per farlo? Avrebbe potuto continuare a mostrare solamente quel lato tanto distaccato che di solito sfoggiava con tutti gli altri cadetti, sarebbero trascorsi altri tre mesi a fingere di essere una persona completamente differente e non avrebbe corso il rischio che loro la ferissero. Inutile dire che invece, così come aveva colpito Doyoung e Jaehyun, loro avevano colpito la ninfa. Solitamente i due cadetti finivano per farsi la guerra per finire nelle grazie della maestra, alle sue nuove reclute invece parevano non interessare affatto la gelosia e i battibecchi. Era palese che si volessero bene, e improvvisamente anche lei aveva voglia di far parte del loro trio.
Jaehyun distolse Tae dai suoi pensieri per ammettere con la solita impacciata timidezza: “Vale anche per noi, Tae. Non conosciamo molte altre ninfe, ma sia io che Doyoung siamo convinti che non avremmo potuto avere maestra migliore di te. E… E ti vogliamo ringraziare”
La recluta più giovane rimase immobile per un solo secondo a rimuginare, ma quando si chinò finalmente sulla ninfa per regalarle un breve bacio su una guancia si premurò di essere allo stesso tempo cortese e determinato. Desiderava davvero che Tae comprendesse la sincerità dei sentimenti che sapeva di nutrire nei suoi confronti.
A Doyoung venne spontaneo aprirsi nuovamente in un sorriso, con il cuore a mille a causa della tenerezza immensa che quella scena aveva sprigionato. Trascinato dal coraggio di Jaehyun – e dal frastuono che quelle farfalle maledette di cui tanto parlavano nei libriccini provocavano nel suo stomaco – per una volta chiuse la bocca e si avvicinò a sua volta al viso di Tae per imitare il migliore amico. Scoccò un bacio delicato sulla pelle candida della ninfa, si lasciò trasportare e osò sfregare con delicatezza la punta del proprio naso contro la guancia di lei, per poi risalire leggermente e baciarle ancora una tempia. Si separò da lei a malincuore, distolse per un momento lo sguardo per puntarlo sul migliore amico e si rilassò del tutto nello scoprire che Jaehyun, ancora rosso di adolescenziale imbarazzo, gli sorrideva a sua volta.
Entrambi si voltarono quindi verso Tae, che, con timido tono di voce, ammise: “Mi piace… Mi piace questo modo di ringraziarmi.”
La ninfa aveva dato il suo segno d’assenso, i due cadetti non aspettavano altro. Doyoung ci teneva parecchio a ricevere un consenso esplicito da lei, Jaehyun lo sapeva. Il maggiore aveva la verv da genio ribelle, era capitato che desse filo da torcere anche ai superiori con quella sua lingua tagliente che, solitamente, sguinzagliava per mettere a tacere le frequenti lamentele di Chan. Ora, invece, quasi non lo riconosceva nella gentilezza delle carezze che aveva preso a regalare alla maestra. Ora, in fondo, quasi nemmeno riconosceva se stesso, né i propri pensieri. Jaehyun faticava a scindere cuore e cervello, era una fortuna che in quell’istante, quando sentì i corpi di Tae e di Doyoung aderire meglio al proprio in un soffice abbraccio, entrambi gli dicessero una cosa sola: “Qui, proprio qui con te, adesso, ci sono le persone più importanti della tua vita.”
Doyoung fu il primo a sporgersi verso Tae per stringere il suo corpo sottile in un forte abbraccio. Per un attimo dimenticò la dolcezza e si lasciò semplicemente trasportare dalla gioia del momento, si spinse contro la sagoma della ninfa e la portò a sbattere contro il petto dell’altro cadetto, che chiuse entrambi in una stretta morsa con le sue braccia lunghe. Tae scoppiò in una risata, ricambiò gli abbracci, godette dei leggeri baci che le due reclute avevano ricominciato a disseminare sul suo viso e ne ricambiò diversi. Accarezzò a sua volta, si lasciò accarezzare, e per un istante sembrò che fosse tutto incredibilmente perfetto. Aveva fatto bene a fidarsi di loro, avvertiva il fragore di quei sentimenti che da lì a poco tutti e tre avrebbero confessato e se ne voleva inebriare fino ad annegarvi, sebbene sapesse perfettamente che la robusta corazza che si ostinava ad indossare non avrebbe permesso al suo vero io di nutrirsi di quell’agognato affetto fino a sazietà.
Tae aveva la verve della ninfa a strati.
Tae, per la precisione, ne aveva tre, di strati.
In superficie vi era Tae, l’aristocratica ninfa dallo sguardo tagliente.
Appena sotto comparivano la sua premurosità, la semplicità, la timidezza, la graziosità del suo essere.
Sul fondo, nascosto sotto ammassi di bugie, brillava, debole e testardo, Taeyong, l’essenza di Tae, la stupenda ninfa dalle fattezze maschili che da tempo sapeva di essere. Più Tae si ostinava a seguire il suo cuore, più Taeyong, che finalmente vedeva uno spiraglio di luce, spingeva per uscire dalla tana in cui si era visto rinchiudere per più di vent’anni. Ogni piccola effusione che Tae riceveva lo aiutava a scalare il muro che lo separava con violenza dal mondo esterno, ogni tocco, ogni – pur leggero – sfioramento gli suggeriva che era giunta l’ora di rivelarsi.
La ninfa non se ne rese nemmeno conto, finché Doyoung e Jaehyun ci erano andati piano non aveva avuto paura di illuderli, ma quando uno dei due aveva raccolto il suo viso con il palese intento di baciarla anche sulle labbra era scoppiata in lacrime.
Entrambe le reclute erano scattate indietro all’improvviso, temendo di aver commesso un passo falso. Sia Doyoung che Jaehyun erano convinte che Tae fosse d’accordo con le loro intenzioni, avevano forse interpretato male i suoi segnali? Poteva anche darsi che avesse cambiato idea, Doyoung non aveva tenuto in considerazione che avrebbe potuto essere un problema il fatto che né lui né l’amico avessero alcun tipo di esperienza.
“Tae, ci dispiace…” iniziò il corvino mettendo le mani avanti. Si scostò leggermente più a sinistra per lasciare alla ninfa il suo spazio, Jaehyun fece lo stesso in maniera simmetrica. L’amico aveva addosso uno sguardo mortificato.
Tae scosse il capo, mugolò un debolissimo ‘non è colpa vostra’ con voce abbattuta, senza tuttavia riuscire a fermare i singhiozzi. Voleva almeno riuscire a far cessare quel penoso tremolio alla voce che non gli permetteva di esprimersi come avrebbe voluto. Ora che aveva rovinato l’atmosfera sapeva di dovere delle spiegazioni ad entrambi, desiderava far conoscere almeno a loro ciò che davvero sentiva di essere, perché non aveva intenzione di far più sfiorare loro in alcun modo quella debole carcassa femminea che la società lo costringeva a portarsi appresso.
Alla fine, più che con le parole, che vigliaccamente restavano aggrappate in fondo alla gola, confessò il suo grande segreto con i fatti. Si levò di dosso la spessa pelliccia che aveva indossato quella sera, lasciò che si intravedessero le spalle e le braccia nude da ragazza per un’ultima volta. Scoprì i fini tatuaggi, non guardò nient’altro che quei fitti grovigli di rose – simboli nemmeno troppo improbabili dei garbugli annidati nella sua anima – e lasciò che il suo Dono scorresse all’interno delle proprie ossa per liberarsi dell’odioso contenitore. In un solo secondo i capelli color neve si accorciarono, le spalle presero vigore, il petto e i fianchi si appiattirono e le gambe si allungarono per dare spazio, finalmente, all’idea di bellezza che la ninfa aveva sempre avuto in mente per sé.
Era la prima volta che Taeyong si mostrava a qualcun altro, ed era solamente la seconda che si mostrava a se stesso. La prima lo aveva traumatizzato, conscia di non poter godere di quella sensazione di comodità e giustezza per tutta la vita, la ninfa aveva preferito non rivederlo mai più. Negare se stesso aveva portato Tae quasi alla follia, ma la sensazione di calzare a pennello in quel corpo agognato, ora, era così appagante da riuscire anche a farlo smettere di piangere.
Singhiozzò ancora per qualche secondo, si asciugò le guance da solo, ne approfittò per accarezzare gli zigomi che ora erano ancora più pronunciati, ma non riuscì a sollevare lo sguardo verso Doyoung e Jaehyun. Era certo di aver deluso le loro aspettative, erano probabilmente convinti di passare la serata con una meravigliosa ninfa e ora si ritrovavano invece con uno scherzo della natura con problemi di autostima.
“È a me che dispiace” spezzò il silenzio con un secco sospiro “Non volevo più farvi perdere tempo. Io sono così. Non mi va più che vediate un corpo che non mi appartiene.”
Attese una reazione da parte dei suoi allievi, ma non vedendola arrivare si persuase di aver fatto male a fidarsi di loro fino a quel punto. Sopraggiunse la vergogna, e l’ansia assieme ad essa, così, sempre a capo chino, non volendo scoprire quali fantasiose smorfie di disgusto i loro visi avevano adottato, scattò in piedi e cominciò a dirigersi verso l’uscita.
Fu un peccato che non fosse abbastanza temerario da scoprire che, in verità, tutto ciò che le espressioni di Jaehyun e Doyoung tradivano era evidente sorpresa. Tuttavia, allo stesso tempo, fu una fortuna che quest’ultimo di coraggio, invece, ne avesse ancora da vendere.
Doyoung si riscosse in fretta e si allungò per stringere il polso di Tae. Raggiunse la magra silhouette del ragazzo, e non poté non prendersi un secondo per ammirare la bellezza quasi sovrannaturale dell’altro. Era convinto che la versione femminile di Tae rappresentasse un ideale irraggiungibile, ora, di fronte a quella maschile, la prima non appariva che una pallida copia della seconda. Non che, a livello oggettivo, ci fossero davvero così tante differenze tra una e l’altra, viste insieme potevano dare l’impressione di essere fratello e sorella, ma Doyoung – che aveva studiato un paio di anni da novizio in una casa di Filosofi – aveva notato immediatamente quanto l’anima di Tae meglio si adattasse al taglio delle asciutte forme virili: anche nel piangere, ora, la ninfa appariva semplicemente più viva, incredibilmente più vera, e finalmente, come nei sogni che aveva preso a fare di notte, poteva essere vicina, tangibile.
Monsieur, siete così bello.”
Non rinunciò alla formalità che gli aveva promesso, corresse l’appellativo (e un po’ si dispiacque al pensiero che Jaehyun avrebbe dovuto imparare una parola più difficile di madame) e non si fece sfuggire l’occasione di sollevargli il viso con due dita per correre infine a strappargli quel bacio sulla bocca che aspettava da tutta la sera. Non fu nulla di eccessivo, stampò le sue labbra su quelle dell’altro e lasciò che la gioia di averlo lì con lui fluisse attraverso il contatto. Si separò dopo alcuni secondi, appena in tempo per riuscire a raccogliere l’ultimissima lacrima dagli occhioni ricolmi di stupore del ragazzo che gli piaceva. Riusciva a scorgere in essi centinaia di domande, migliaia di ‘se’ e di ‘ma’, eppure non fu necessario nemmeno aprir bocca per sciogliere ogni dubbio. Sorrise alla ninfa, si fece di nuovo avanti per scoccare un bacio sulla sua fronte e, non appena le labbra del bianco accennarono finalmente a piegarsi appena appena appena all’insù, il corvino colse la sua seconda occasione per tornare ad assaporarle, questa volta con più decisione, avvolgendogli i fianchi con entrambe le braccia per chiedere indirettamente un abbraccio. Tae, ancora su di giri per la sorpresa e il fiato corto a causa dell’emozione, non se lo fece ripetere due volte. Ricambiò la stretta con forse troppo entusiasmo, e Doyoung, a corto d’aria, scoppiò in una fragorosa risata: “Piano, piano, mi stritoli, Tae!”
Non appena la ninfa lo liberò dalla morsa, il corvino si aggrappò ad una delle sue braccia: “Caspita, che bicipiti! A me ci sono voluti letteralmente anni per farli venire così! Voglio assolutamente scoprire il tuo segreto! Jae, anche tu-”
Doyoung si voltò nella direzione dell’altro cadetto, convinto che a Jaehyun non avrebbe potuto far altro che piacere essere incluso nella loro conversazione – e nel loro abbraccio – ma non appena incrociò lo sguardo con quello dell’amico trovò solo due occhi ancora spaesati che cercavano rifugio altrove, un’espressione confusa, un atteggiamento dai toni fin troppo scostanti per i suoi gusti. Jaehyun non amava andare contro le regole, Doyoung ormai conosceva il migliore amico fin troppo bene, e – in fondo – Jaehyun stesso glielo aveva detto poco prima: ‘Non è qualcosa che farei con altre persone, ma con te è okay’. Non si riferiva solamente alla relazione a tre che avevano deciso di intessere, il corvino aveva capito fin dal principio che il minore, se avesse dovuto andare a letto con un altro uomo, avrebbe sempre e solo scelto lui. Si conoscevano da anni, il piccolo mondo di Jaehyun non sarebbe rimasto troppo scosso se di punto in bianco, per tre mesi, avessero anche iniziato a condividere serate di sesso, ma Tae… Tae era stata una bella sorpresa anche per lui che, invece, amava le stranezze, gli scherzi, i tranelli, la mostruosità, le curiosità.
“Io…” Jaehyun guardò entrambi con occhi vacui “Io… Forse è meglio che vi lasci un po’ soli, no?”
Il più alto dei tre cercò una via di fuga, ma non riuscì ad evitare l’espressione dispiaciuta che si era dipinta sul viso della ninfa non appena aveva annunciato che se ne sarebbe andato. Non gli era piaciuto vederla piangere, ed ora si sentiva ancora più in colpa nel sapere di averla delusa, ma non sapeva se fosse davvero disposto ad avventurarsi in quel tipo di relazione con ben due ragazzi. Per lui, l’unico era sempre e solo stato Doyoung, chi altri avrebbe mai dovuto prendere in considerazione? Ora invece si trovava di fronte ad una scelta, ma era una scelta talmente ardua che non ebbe la forza di decidere per conto suo che cosa fosse giusto per sé. Tornò a posare gli occhi sul migliore amico, gli chiese silenziosamente un consiglio. Doyoung colse al volo il segnale e raccolse una delle mani di Tae per farne intrecciare le dita con le proprie, si avvicinò quindi a Jaehyun ed implorò: “Resta, Jae… per favore.”
Non c’era il caso di domandare per favore, Jaehyun si fidava ciecamente di Doyoung, e se quest’ultimo desiderava che desse, ancora una volta, una possibilità al loro trio, allora avrebbe cercato di esaudire la sua richiesta. Entrambi o nessuno, era questo il patto. E quegli occhioni che già amava della versione femminile di Tae, gli venne da pensare, ora si incastonavano ancora meglio in quei nuovissimi lineamenti fini e aspri da ragazzo. Si mise in piedi a sua volta e andò loro incontro, annuì a Doyoung, per poi finalmente fissare l’attenzione su Tae. Non voleva essere impetuoso come il corvino, preferiva andarci piano. Lui per primo aveva il bisogno fisiologico di andarci piano. Iniziò con una domanda semplice:
“Come ti chiami?”
Tae non aveva mai voluto rivelare il suo nome da ragazza ai due allievi, non gli piaceva, non gli si addiceva. Strinse forte la mano di Doyoung quando gli fu chiesto il suo vero nome, era emozionato all’idea di pronunciarlo per la prima volta ad alta voce. Nonostante fosse semplice, sperava di non inciampare su qualche lettera, di non mangiarsi una sillaba per sbaglio.
“Mi chiamo Taeyong. Io sono Lee Taeyong.”
Tremolò appena, suonava meglio del previsto. Assaporò ogni accento, un brivido di pura felicità corse lungo tutta la sua spina dorsale, ora non aveva più nulla da nascondere.
“Possiamo continuare a chiamarti Tae?” chiese ancora Jaehyun, con quella timidezza con cui spesso interveniva anche durante le lezioni.
Dovete farlo,” puntualizzò la ninfa, stavolta con un sorriso affabile stampato in viso “Grazie di avermelo chiesto, Jae.”
Fu di nuovo il turno di Taeyong di avere coraggio. Lasciò la mano di Doyoung e si sporse verso Jaehyun per stritolare anche lui per un paio di secondi, per poi allentare la presa e regalargli un abbraccio ricolmo di riconoscenza.
Jaehyun ridacchiò, ricambiando invece la stretta con delicatezza e immane riguardo: “Comunque Doyoung ha ragione, sei veramente forte!”
Taeyong fece spallucce: “Effettivamente un segreto lo avrei… Lo vuoi scoprire?”
Senza attendere alcuna risposta la ninfa fece abbassare la recluta verso di lui, si sporse verso il suo viso come a volersi avvicinare al suo orecchio per non farsi sentire dal più grande, ma poi deviò all’ultimo e scelse una via più soddisfacente: quella che portava direttamente alle labbra del minore. Gli diede un semplice bacio a stampo, sperò che Jaehyun non si offendesse, sentì Doyoung ridere dietro di sé a causa dell’espressione da pesce lesso che il ragazzo dai capelli mossi aveva assunto. Non ebbe però il tempo di godere della medesima buffa istantanea, Jaehyun aveva già afferrato i suoi fianchi per portarlo più vicino e replicare il gesto con più convinzione. Gli era piaciuto, ne era uscito completamente scombussolato, ma non c’era dubbio che gli fosse piaciuto, e doveva dirglielo.
“Tae, mi piaci.”
“Anche tu mi piaci, Jae…” Taeyong si appoggiò con il capo al petto del più alto, per poi invitare anche Doyoung a fare lo stesso “E mi piaci anche tu, Young.”
Doyoung chiuse il cerchio e, mentre spingeva gli altri due di nuovo seduti sul letto e ne approfittava per sedersi sulle gambe di Jaehyun assieme alla ninfa, replicò con dolcezza: “E anche tu mi piaci, Tae, non sai quanto.”
Dopodiché lasciarono conversare i baci, le carezze, le effusioni. Non si spinsero troppo in là, scelsero di dedicare la serata ad inventare nuovi modi di farsi le coccole, stettero insieme abbracciati e discussero anche per la prima volta perché Jaehyun, che era finito sdraiato sotto gli altri due, voleva togliere una coperta mentre Taeyong e Doyoung erano del tutto intenzionati a tenerla in quanto sostenevano di avere freddo alla schiena.
Taeyong, infine, fu il primo ad addormentarsi. Doyoung e Jaehyun trascorsero ancora qualche minuto a scambiarsi placide carezze prima che il secondo affermasse: “Grazie di avermi chiesto di restare…”
Doyoung sfregò il viso contro il suo petto e sorrise furbescamente: “Oh, non c’è di che… mi meriterei quasi una ricompensa, vero?”
Doyoung sollevò il capo e fece avvicinare i loro visi, Jaehyun poteva ben immaginare che cosa desiderasse. Infilò una mano tra i suoi capelli e portò i loro nasi a scontrarsi con dolcezza: “Mi piaci, Kim Doyoung. Mi sei sempre piaciuto un sacco.”
“Lo so” Doyoung gli picchiettò la fronte “ma meglio tardi che mai, no? Anche tu mi piaci tanto, Jae, e non sai quanto sono felice di potertelo dire.”
Il bacio in cui Jaehyun trascinò Doyoung fu diverso da quelli che fino a quel momento aveva dato a Taeyong, era la sintesi della storia della loro amicizia. Fu normale che in esso scorresse più passione, che entrambi finissero anche per sguainare i denti e per tirare in ballo l’agilità delle lingue. Sospiri tra i sospiri, fiato nel fiato, approvarono entrambi quel nuovo modo di guardarsi a vicenda. Finalmente la premura che spesso manifestavano uno nei confronti dell’altro aveva un nome, sebbene tutti e due fossero ancora troppo spaventati per scandirlo, per gridarlo con orgoglio ad alta voce. Ma ci sarebbe stato tempo, Taeyong li avrebbe aiutati anche in quello, era un passo che avrebbero compiuto tutti e tre insieme. La ninfa li aveva conquistati, grazie a Tae erano riusciti a mettere da parte l’asetticità dell’ambiente militare per affidarsi al giudizio dei sentimenti. Tae era la chiave delle loro emozioni, non lo avrebbero mai abbandonato, nemmeno dopo quei due restanti mesi e mezzo di allenamenti.
“Ehi… Che fate? Limonate senza di me?”
Taeyong era di nuovo sveglio, e gli altri due, come espressamente richiesto, ne approfittarono per riempirlo di sincero affetto.
Finirono per trascorrere la notte in bianco, e colsero l’occasione per conoscersi meglio. Jaehyun teneva Taeyong in braccio, Doyoung, semisdraiato accanto a loro, con il capo appoggiato alla spalla del minore, sfoggiò la sua voce da prozia pettegola per narrare improbabili avventure accadute nella sua piccola cittadina quando lui era ancora un bambino: “Una volta ci siamo imbattuti in una libellula grande quasi quanto un drago!”
Taeyong, che non aveva mai messo piede fuori dalle Fucine, lo ascoltava con aria sognante. Jaehyun cullava entrambi e seguiva in silenzio, già conoscendo a menadito ognuna di quelle astrusità. Esaminava con dolcezza ogni particolare di quelli che, ormai, erano a tutti gli effetti i suoi ragazzi e provò ad immaginarli assieme a lui ad una delle sue grandi cene di famiglia. Era certo che, sebbene non avessero nulla di femminile, sua prozia sarebbe stata fiera di avere altri due bei matòt come nipoti.


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Fine ^^

Ringrazio davvero chi è arrivato a leggere fino a qui c:
Spero che la storia vi sia piaciuta, mi farebbe molto piacere sapere la vostra opinione ^^ Avete un personaggio preferito? Qual è il momento che avete preferito?
In ogni caso, ancora una volta, grazie <3

 
-moganoix
   
 
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