Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Doctor Nowhere    02/12/2022    2 recensioni
Phileas Relish è un distinto universitario inglese a cavallo tra i secoli XIX e XX.
Vive in un mondo positivista, dove le continue invenzioni della scienza alimentano le speranze di un futuro in cui tutti i problemi verranno eliminati alla radice dalla Ragione Umana.
Dall'Esposizione Universale di Parigi del 1889 ad un paesino sperduto in Cornovaglia il giovane Relish, ben stretto al suo ideale di progresso e al suo mentore, il professor Chapman, si ritroverà suo malgrado ad avere a che fare con una strana foresta un tempo luogo di culto pagano, senza riuscire a scrollarsi di dosso l'impressione che ci sia sotto molto più di quello che sembra.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Con passo spedito Phileas si infilò tra le porte del municipio. Ogni movimento delle gambe era accompagnato da un fruscio troppo simile a uno strappo. Perché i suoi pantaloni migliori erano anche quelli più stretti?

Il pavimento prese a scricchiolare, e il giovane si volse da una parte all’altra per cercare qualche indicazione. Ma dov’era quell’aula magna?

Tese le orecchie. Da destra veniva una voce smorzata. Non poteva essere lontano.

Si affrettò. Giusto in fondo al corridoio c’era una porticina consumata da cui proveniva il suono. Si asciugò il sudore dalla fronte e si spazzolò la giacca con le mani. Non poteva permettersi di non essere presentabile.

Abbassò la maniglia e spinse con delicatezza, nel tentativo di ridurre al minimo ogni cigolio.

"Il meraviglioso momento storico in cui viviamo, la nostra Belle Époque, se mi permettete il francese…"

L’uomo che parlava indossava gilè e pantaloni neri, aveva la sommità del capo calva ed il volto incorniciato da folte basette grigiastre. Doveva essere il dottor Praiseworth.

Parlava sopra un piccolo palco rialzato, appoggiato con una mano ad una scrivania dietro di lui. Era rivolto verso una serie di spalti ciascuno rialzato rispetto al precedente. Tutti i posti a sedere erano occupati da una folla di gentiluomini ben vestiti. Quasi tutti avevano capelli radi e lunghe barbe bianche.

Nella tasca di Phileas, le sue dita fremettero e strinsero gli occhiali. Dov’era il professore?

"Ogni giorno siamo più vicini ad abbandonare le superstizioni del passato. Io sogno un mondo in cui non si venerano presunti miracoli di santoni e ciarlatani, ma reali prodigi compiuti dalla Ragione umana! Tutti noi, colleghi, stiamo creando un luminoso futuro per l’umanità!"

Ecco la cravatta verde del professore, nella prima fila, identica a quella che Phileas aveva al collo. Fece scivolare la porta fino a chiuderla. Si mosse contro il muro, nel tentativo di non attirare l’attenzione.

"E sono certo che, dopo aver visto la mia invenzione, sarete concordi con me su quanto sia enorme il passo che l’umanità si appresta a compiere"

Praiseworth si accarezzò il lato della testa. Un mormorio si sollevò dal pubblico.

Phileas si trovò davanti agli spalti, ma doveva superare quattro o cinque persone prima di raggiungere il professore.

"Si sposti, giovanotto, mi blocca la vista!" strepitò un vecchio con le guance cascanti come un bulldog.

"Domando scusa" mormorò Phileas, e si chinò.

Raggiunse infine lo scranno di Chapman "Professore, ho visto che aveva dimenticato i suoi occhiali e sono andato a riprenderli…"

Lui annuì e li agguantò con piglio deciso "Vai con gli altri assistenti, Relish" fece una smorfia "Lì, sulla sinistra"

Phileas annuì. Strano, il buon professore era molto più brusco del solito. Forse perché ci aveva messo troppo ad arrivare? O era perché lo aveva disturbato mentre seguiva il discorso?

Poco più avanti c’era una mezza dozzina di ragazzi più o meno della sua stessa età. Si mise accanto a un grassottello che scarabocchiava a tutto spiano su una manciata di fogli. Estrasse il suo taccuino rosso e la matita. Perfetto, era pronto.

Ma cos’era quello strano odore? Phileas arricciò il naso. Era… sudore e fuliggine? C’era in effetti un uomo di mezz’età, alto e sporco, alle spalle di Praiseworth e di un suo assistente in camice.

Lo straccione indossava abiti beige logori e teneva tra le mani un cilindro nero con una vistosissima toppa marrone.

Proprio in quell’istante Praiseworth lo indicò con il braccio "Il signor Moody, qui, viene direttamente da Whitechapel, a Londra. Dico bene, signor Moody?"

Lui annuì con foga "Sì, signore" parlava mangiandosi le parole "White… Whitechapel, sissignore"

"E mi dica, signor Moody… lei sa leggere e scrivere?"

Moody si morse le labbra. Non disse nulla, ma prese a tormentare la tesa del suo cilindro con le dita.

Phileas si portò la mano sul retro del collo. C’era un dannato spiffero che gli arrivava proprio addosso. Non si era reso conto della finestra aperta accanto a lui. Certo che quel giorno gli capitava di tutto, pur di non lasciarlo concentrare. Traslò di qualche passo verso destra.

"Non c’è problema, signor Moody, non c’è problema. Mi dica, lei va a messa?"

Moody scattò sull’attenti "A messa… sissignore! Ogni Domenica, signore"

Le labbra di Praiseworth si allargarono in un ampio sorriso "Eccellente, signor Moody, eccellente. Quindi, per dire, lei saprebbe citarmi" estrasse un foglietto "Il libro del profeta Ezechiele, capitolo 28, paragrafi 3 e 4?"

Moody si umettò le labbra "E… Ezechiele? Era… ‘Dio salvi la Regina’?"

Un riso scrosciante si levò dalla platea degli spettatori. Alcuni dei presenti si piegarono in avanti, altri affondarono gli occhi nella mano scossi da un tremolio, uno addirittura batté il pugno sul banco. Lo stesso Phileas non riuscì a trattenere un risolino. Ma il professor Chapman no. Le sue labbra si serrarono, e sulla fronte gli comparve una ragnatela di rughe. Phileas tossicchiò e si riassettò la cravatta. Il professore aveva ragione. Non era il caso di perdere il contegno.

Il pover’uomo da Whitechapel deglutì e abbassò lo sguardo.

"Signori, signori, vi prego" Praiseworth fece un passo verso il pubblico "Non possiamo certo farne una colpa al povero signor Moody" gettò le mani in aria "Quante persone nel nostro glorioso Impero si trovano nella sua medesima condizione? Quanti uomini sono talmente poveri da non poter trovare il tempo necessario per un’erudizione anche elementare?"

Le risate si spensero. Praiseworth si mise a camminare sul palco "Sua Maestà, nella sua saggezza, ha voluto promuovere l’istruzione anche presso le classi meno abbienti, ma quanti anni saranno necessari perché si ottengano dei risultati, se mai ve ne saranno?"

Phileas annuì. Non si poteva dire che avesse torto. La povertà costringeva molti bambini a lavorare, e non avevano modo di pagarsi i libri e il materiale per studiare. Le regali misure avevano un alto rischio di essere solo soldi buttati.

"Ebbene, io sono qui per dare una risposta al problema"

Phileas sgranò gli occhi, fremente. Gli altri assistenti radunati si ammassarono, si piegarono in avanti e si alzarono sulla punta dei piedi per vedere meglio.

L’aiutante di Praiseworth portò davanti alla cattedra un carrello coperto da un velo. Il rigonfiamento celato era grade all’incirca quanto un cocomero. Un momento… quella figura esile… ma quel giovane era Wilkins! Perdiana, era proprio lui! Peccato avere perso i contatti, da quando Phileas era diventato assistente di Chapman. A sapere che lavorava per Praiseworth gli avrebbe chiesto i dettagli dell’invenzione in anteprima. Avevano tanto di cui parlare…

"Signori" il dottore afferrò il telo "Vi presento l’Accrescimente!"

Con un gesto fulmineo levò il telo, rivelando un casco di metallo pieno di lampadine e di fili che si intrecciavano tra loro come ragnatele. C’era anche una grossa leva grigia posta sulla fronte.

Phileas infilò la matita nel taccuino e abbassò le mani. Per certe invenzioni era doveroso prestare la massima attenzione. Era come essere di nuovo all’Esposizione Universale!

Wilkins portò una sedia su cui fece accomodare Moody.

Praiseworth sorrise "Finalmente basta il potere della scienza per trasmettere il sapere. Grazie alla mia invenzione, procederò a trasmettere l’intera Bibbia edita da Re Giacomo nella testa del simpatico signor Moody"

Un coro di "Ooh" a mezza voce si alzò dai professori e dagli assistenti. Di sicuro anche il professore avrebbe condiviso tutto quell’entusiasmo. Phileas si voltò.

Chapman era seduto sulla sua poltrona, a differenza di molti altri che erano in piedi, e aveva le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato. Forse pensava che non avrebbe funzionato? Oppure… no, Phileas non poteva credere che il suo professore potesse essere invidioso del successo di Praiseworth, anche se erano rivali. Il progresso è progresso, a prescindere dalle antipatie personali.

Wilkins posò il casco sulla testa della cavia, e iniziò ad armeggiarci. Il serpeggiare delle cinghie e il meccanico cigolare degli ingranaggi erano gli unici suoni a riempire l’aula. Si volse verso il dottor Praiseworth.

"Procedi, Wilkins"disse l’inventore.

L’assistente tirò la leva.

Ci fu una scintilla, poi qualche scossa. "Signore" mormorò Moody "È sicuro che…"

Risuonò un crepitio elettrico, e le lampadine iniziarono ad accendersi e spegnersi. Moody si morse il labbro, i suoi occhi rotearono all’indietro e cadde riverso sulla sedia.

Risuonò il tonfo di un colpo sul legno. Il professor Chapman era scattato in piedi, la mano stretta alla ringhiera dello spalto fino a farlo scricchiolare.

"Praiseworth!" esclamò "Se succede qualcosa…"

"Non c’è niente da temere, professor Chapman" Praiseworth con un passo si posizionò di fronte alla cavia "Il signor Moody starà benissimo. La procedura richiede solamente qualche minuto."

Un mormorio echeggiò tra gli spalti. Non era stato molto convincente. Phileas si strinse contro il muro. Non sapeva proprio cosa pensare. Di sicuro non voleva che succedesse niente di brutto al signor Moody, d’altra parte il dottore conosceva bene la sua invenzione, poteva essere soltanto un problema momentaneo.

L’assistente grassoccio accanto a lui lo urtò, e gli strappò un gridolino di sorpresa "Che diavolo…?" mormorò Phileas irritato. L’altro non disse niente. Il suo sguardo era rivolto verso la finestra, da cui si sporgeva un volto sporco e arcigno.

Il vecchio paesano! Cosa ci faceva lì? D’istinto Phileas strisciò contro il muro, per allontanarsi, poi scrollò le spalle. Che quel vecchio pazzo facesse quello che gli pareva. Non meritava neanche di ricevere attenzione.

"Colgo l’occasione" disse Praiseworth con un ampio sorriso "Per spiegarvi una volta per tutte perché ho scelto di convocarvi qui, in un paesino un po' disperso e fuori dal mondo e non in qualche Università che senza dubbio sarebbe stata più degna di accogliervi"

Un piccolo colpo di tosse venne da un signorotto paffuto in prima fila. Il suo completo era stinto e liso. Alla sua destra e alla sua sinistra sedevano un paio di guardie in divisa.

Praiseworth si portò le mani al petto "Mi perdoni, signor sindaco. Lungi da me il proposito di risultare offensivo, anzi. Stavo giusto per elogiare la sua iniziativa di rendere Wildprey un vero nucleo di modernità, un’avanguardia per tutto il mondo"

L’ometto si distese sulla sedia, e annuì soddisfatto.

"Ebbene sì, signori" Praiseworth allargò le braccia "Ho il piacere di annunciarvi che proprio qui sorgerà la fabbrica che produrrà in massa gli Accrescimente! Domani stesso inizieranno i lavori, e siete tutti invitati ad assistere. Seguirà ovviamente un rinfresco con le migliori cacciagioni locali" ridacchiò "Pensate un attimo però all’ironia. Al posto di una foresta madre di antiche superstizioni, di qui a qualche mese…"

"Non può farlo!" berciò l’aspra voce del paesano.

Praiseworth si interruppe. Le sedie del pubblico cigolarono quando gli astanti si volsero nella direzione del disturbatore. Questo, paonazzo, bofonchiò "Non potete farlo! Nessuno può!"

"Mio anonimo amico" Praiseworth allargò le braccia "Odio contraddirla, ma tutti i regolari documenti sono stati compilati da tempo. Le posso assicurare che legalmente…"

"Quella foresta è sacra!" tuonò il paesano "È sacra, vi dico! Se vi avvicinate… se tentate di disturbarla…"

"Insomma!" parlò una voce profonda e gutturale. Il sindaco era in piedi, e agitava le braccia in aria "Non tollero che si interrompa un evento così importante per la nostra comunità! Se ne vada subito, immantinentemente!"

"Sarete maledetti!" gridò il vecchio "Sarà la vostra fine! Fermatevi finché siete in tempo!"

"Quando è troppo è troppo!" il sindaco, imperioso, alzò un dito "Argus, Smith! Arrestate quest’uomo! Una notte in gattabuia gli farà tornare il senno."

Le due scattarono in piedi, e con passo rapido si diressero fuori dalla stanza. Relish scosse la testa. Se l’era proprio cercata.

Il vecchio sospirò "Io vi ho avvertito. Ricordate che vi ho avvertito!" poi scomparve dalla finestra. Phileas si sporse per cercarlo, ma aveva già voltato un angolo.

Un fischio simile a quello di una locomotiva fece voltare tutti verso l’Accrescimente.

"Miei stimatissimi colleghi e miei cari ragazzi" Praiseworth strizzò l’occhio "Non lasciamoci distrarre da queste inezie. Quello che avete appena sentito è il segno che l’Accrescimente ha terminato il suo compito"

Wilkins tolse il casco dalla testa del signor Moody e lo aiutò ad alzarsi. L’uomo girava la testa da una parte all’altra come uno stralunato, ma a parte questo non aveva niente di strano.

"Signor Moody, torniamo alla domanda di poco fa" Praisewort riprese il foglietto dalla tasca "Mi dica cosa dice il profeta Ezechiele, paragrafo 28 versetti 3 e 4"

Moody si raddrizzò come un palo. Scosse la testa con vigore in su e in giù, poi disse con voce ferma: "Ecco, tu sei più saggio di Daniele, nessun segreto ti è nascosto. Con la tua saggezza e la tua intelligenza hai creato la tua potenza e ammassato oro e argento nei tuoi scrigni"

Phileas spalancò la bocca. Che invenzione geniale! Che incredibile prodigio! Uno scrosciante applauso si levò dalla folla, e Phileas si aggiunse, col cuore che gli batteva fortissimo.

Praiseworth alzò una mano "Colleghi, vi chiedo di contenere l’entusiasmo ancora per un istante. Per quanto ne sapete potrei avere istruito quest’uomo per farvi una crudele burla." si voltò verso il suo aiutante "Wilkins, prendi la Bibbia che ho lasciato nel cassetto, se non ti dispiace"

Wilkins frugò nella scrivania ed estrasse un voluminoso libro rilegato in rosso.

Praiseworth continuò "La parola a voi, colleghi. Sentitevi liberi di richiedere altri passi al gentile signor Moody. Arthur, qui, controllerà che le risposte siano corrette. Se per caso vorrete sincerarvi dell’onestà intellettuale del mio giovane aiutante, sentitevi liberi di venire qui a vedere voi stessi."

Si alzò un professore dalla lunga barba giallastra "Saprebbe dirmi cosa dice il libro dei Proverbi, capitolo 19 versetto 21?"

Moody schioccò la lingua "Morte e vita sono in potere della lingua e chi ne fa buon uso ne mangerà i frutti."

L’assistente di Praiseworth aprì la sua Bibbia, sfogliò alcuni blocchi di pagine, prima più grandi poi sempre più piccini e infine esclamò "La citazione è corretta"

Un omino dal naso adunco disse con voce un po' tremante "Magari… il libro del Siracide 4, 12?"

Le dita di Moody tambureggiarono a mezz’aria: "Chi ama la sapienza ama la vita, chi la cerca di buon mattino sarà ricolmo di gioia."

"È corretto!"

"Proverbi 21… versetto 16"

Moody fu scosso da un forte tremito: "L’uomo che si scosta dalla via della saggezza, riposerà nell’assemblea delle ombre dei morti."

"Isaia 44, 18!"

"Non sanno né comprendono; una patina impedisce ai loro occhi di vedere e al loro cuore di capire."

Moody strabuzzò gli occhi. Il suo volto si era fatto pallido. Si appoggiò con le mani sul tavolo dietro di lui e deglutì.

"Bene, signori" la voce di Praiseworth si alzò imperiosa "Il nostro amico è un po' scosso… è un piccolo effetto collaterale, niente di serio, domattina sarà vispo come un grillo, ma per ora è il caso di farlo riposare. Oh, mio caro Chapman"

Il professore si era alzato, e camminava verso di lui con passi pesanti. Come mai quello sguardo così irritato? Come si poteva non applaudire di fronte a un portento del genere?

La porta si aprì cigolando. Le due guardie del sindaco rientrarono con lo sguardo basso e le braccia dietro la schiena.

Praiseworth incrociò le braccia e rivolse al professore un sorriso compiaciuto "Ebbene, professore? Che ne pensa della mia creazione?"

Chapman non disse nulla, mentre intorno a lui riecheggiavano i commenti entusiasti dai palchi. Si sistemò gli occhiali sul volto, poi si schiarì la voce: "Vorrei chiedere un’ultima citazione al signor Moody, se se la sente"

Phileas deglutì. Perché c’era tutta quella tensione?

Praiseworth ridacchiò: "Sono certo che può sopportarla. Chieda pure, professore"

Chapman alzò la voce, ma mantenne lo sguardo fisso sull’inventore del casco: "Lei prima ha chiesto di citare Ezechiele 28, se non ricordo male. Ha scelto proprio un bel passo, ma ha tralasciato dei punti importanti." si schiarì la gola "I versetti 5 e 9 dello stesso paragrafo"

Moody batté a ripetizione entrambe le mani sulla cattedra: "Con la tua grande sapienza e i tuoi traffici hai accresciuto le tue ricchezze, ma per le tue ricchezze si è inorgoglito il tuo cuore." i suoi occhi batterono a raffica "Ripeterai ancora: "Io sono un dio", di fronte ai tuoi uccisori? Ma sei un uomo e non un dio, in balìa di chi ti uccide" barcollò fino alla sedia e ci si gettò sopra, stremato.

Chapman fece ancora un passo avanti. Il suo viso era a pochi centimetri da quello di Praiseworth. "La citazione è corretta" mormorò il professore, poi si diresse verso l’uscita.

Phileas aveva la fronte sudata. Intorno a lui i professori discutevano tra loro con foga, facevano la fila per andare a stringere la mano a Praiseworth o per fargli qualche domanda. Tutti loro appena assistito all’ennesimo miracolo della scienza, perché Chapman non era il primo a complimentarsi?

Praiseworth sorrideva, serafico e soddisfatto. Phileas bruciava dalla voglia di fermarsi per chiedergli qualche spiegazione sul funzionamento del casco, ma doveva parlare con il professore. Girò con circospezione intorno alla ressa di scienziati. Quando fu vicino alla porta, alle sue spalle il sindaco sbraitò rivolto alle guardie: "Che significa che non siete riusciti a trovarlo?"

Phileas uscì dalla stanza.

"Ci dispiace signore, quando abbiamo svoltato l’angolo non c’era più, e non c’erano tracce sulla strada"

Il giovane richiuse la porta, e si incamminò lungo il corridoio.

Davvero il professore stava lasciando che il suo astio personale con Praiseworth oscurasse ai suoi occhi la genialità dell’Accrescimente? Aveva accennato ad alcune sue divergenze con il dottore, ma Phileas lo aveva sempre creduto una persona più razionale di così. Doveva parlargli. Di sicuro sarebbe stato in grado di calmarlo, di fargli capire quanto quell’invenzione avrebbe contribuito al progresso dell’umanità. Mantenne un passo lento. Lo avrebbe raggiunto in albergo. Meglio dargli il tempo di sbollire un attimo.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Doctor Nowhere