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Autore: dragun95    17/12/2022    2 recensioni
Le Terre dimenticate, sono un luogo ostile e molto pericoloso. Tanto che anche la Chiesa se ne serve per esiliare
chi ritiene un eretico o le creature troppo pericoloso.
Ma in questo luogo vive anche una delle razze Ancestrali. Giran è un membro dei Brashak che da tempi antichi vivono
in quelle terre, per lui la vita è un semplice tiro di dadi. Ma quando la sua tranquilla routine viene interrotta, sarà costretto
a scendere a patti con i suoi rimpiatti e affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
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EPILOGO
 
 
Giran rimase a guardare la Imp che pugnalava ripetutamente il corpo di Dario con la sua stessa lama. Tanto che ormai il volto del vampiro era irriconoscibile.
Non sapeva bene che cosa dirgli, di certo non di fermarsi. Alla fine quello stronzo se lo meritava come punizione. Voltò lo sguardo verso le mura chiedendosi se fosse il caso di ritornare al suo interno per vedere se anche gli altri cavalieri erano stati sistemati. Quando una folata di vento dall’alto gli spostò i capelli, costringendolo ad alzare la testa.
 
Ajarys scese a terra con un piccolo gruppo di guardie, insieme a Tosak e Asir. Ma al loro arrivo videro che era già tutto finito.
 
-Siete in ritardo- gli disse lui ansimando leggermente.
 
-Vedo, anche se ti ha conciato per le feste- ammise l’orco, era la prima volta che lo vedeva così malconcio dopo una lotta. Si vedeva che aveva faticato. Lui annuì tenendosi la mano al fianco sanguinante.
 
-Cos’è questo affare?- chiese una delle guardie alludendo al corpo della Chimera. Era la prima volta che vedevano una cosa del genere.
 
-è una creatura creata dalla Chiesa. Mi sembra che l’avesse chiamata: Chimera mutaforma- spiegò il corvino. Mentre il mago gli stava dando le prime medicazioni alla ferita al fianco, con la magia.
-Ne ho sentito parlare. Sono delle armi artificiali, ma non credevo esistessero- ammise il Vearii, portando l’attenzione sulla discendente delle tenebre, che stava ancora pugnalando il corpo del Templare.
 
-Che si fa con lei?- gli chiese un’altra guardia. Lui scosse la testa, non se la sentiva di darle delle colpe. Alla fine era anche lei una vittima di quei fanatici, punirla non gli sembrava giusto.
Himica si alzò barcollando esausta, era completamente imbrattata di sangue e i suoi occhi sembravano spenti per la fatica. Si tolse dal corpo del vampiro facendo qualche passo prima di finire in ginocchio. Lentamente alzò la testa guardando i presenti e in fine il Brashak.
 
-Come ti chiami?- gli chiese per la prima volta da quando l’aveva aiutata.
 
-Giran- lei gli sorrise grata.
 
-Grazie, per avermi permessa di avere ciò che desideravo- quelle parole di ringraziamento però, misero in moto il senso del pericolo del membro del popolo della terra. La corvina alzò la testa osservando il sole beandosi di quei raggi, ora che era libera. Lentamente alzò la lama che teneva ancora in mano puntandola al suo collo, sotto lo sguardo sgranato di tutti.
Come aveva promesso, ora che aveva ottenuto la sua vendetta uccidendo il suo carnefice, ora era il suo turno. La lama venne affondata provocando uno schizzo di sangue.
 
Credeva di sentire un dolore lancinante, prima di spegnersi, ma invece non provò niente. Aprì gli occhi vedendo il braccio di Giran che si era frapposto lasciando che la lama lo trafiggesse, al posto del suo collo. Alzò lo sguardo incrociando quello duro del Brashak.
 
-Perché mi hai fermata?- voleva farla finita dopo tutto quello che le era stato fatto passare. Ma lui non glielo aveva permesso. Mosse il braccio strappando l’arma dalle mani della Imp. Gli altri fecero per intervenire ma lui gli fece cenno di non farlo.
 
-Anche se queste terre vedono sangue tutti i giorni. Per oggi ne è stato versato anche troppo!- gli disse togliendosi la lama Damasco dal braccio trattenendo una smorfia di dolore. Lei si alzò tremante iniziando a prendergli a pugni il torace.
 
-Non hai idea di cosa mi ha fatto, di ciò che ho dovuto subire!- gli gridò continuando a prenderlo a pugni, ma per lui non erano che carezze. La stava solo facendo sfogare.
 
-Posso solo immaginarlo, da i segni che porti. Dopo ciò che hai passato vuoi solo che i brutti ricordi e il dolore svanisca- lei annuì stringendo le nocche fino a farle sbiancare, -Ma toglierti la vita non è la soluzione. Vuoi davvero vendicarti a pieno di loro? Allora si libera e rifatti una vita- Himica iniziò a piangere con i pugni contro il suo petto.
 
-Non ho un posto e nessuno a cui tornare- sussurrò tra i singhiozzi.
 
-Proprio come tutti noi- gli disse Ajarys. La discendente delle tenebre guardò gli altri, intimorita da quelle facce che non aveva mai visto.
 
-Se vuoi restare, qui sei la benvenuta!- guardò la mano che il castano gli aveva allungato e poi guardò l’altro.
 
-Io…ero con..loro- sussurrò spaventata che potessero incolparla di essere in combutta con i Crociati, che li avevano attaccati.
 
-Sei una vittima, esattamente come la maggior parte di chi abita la Cittadella! Non credo ti daranno la colpa- le gambe le cedettero a quelle parole cadendo in ginocchio e iniziando a piangere più forte. Ma non erano lacrime di tristezza, ma di gioia.
 
 
 
[Due settimane dopo]
 
Giran era in prostrazione, all’interno della cupola intento a ringraziare Gaia. I marchi ramificati sul suo corpo brillavano di nero, mentre il polline si era espanso per tutto lo spazio. Alzò il busto respirando a pieni polmoni portando le mani congiunte in preghiera verso l’alto e poi all’altezza del cuore.
Aprì gli occhi vedendo per un’istante il polline che assumeva la forma di una figura femminile gravida, sentendo un tocco sulla testa di un secondo.
 
-Hai finito, Giran?- Ajarys era rimasto ad un passo da una delle entrate per non disturbarlo. Si rimise in piedi annuendo e dopo aver dato un ultimo sguardo all’affresco sul muro con un sorriso, raggiunse l’amico.
 
Erano passate due settimane dall’attacco dei Crociati della Chiesa. Ma le cose erano tornate alla normalità. Isla era stata giustiziata pubblicamente all’esterno delle mura, tre giorni dopo l’attacco.
Ma non provò proprio niente al riguardo, visto che aveva già avuto la sua vendetta.
 
-Sai…pensavo di trasferirmi permanentemente qui- il capo della Cittadella si bloccò di colpo. Erano anni che provava a convincerlo a restare, ma lui aveva sempre rifiutato.
 
-C..come mai, questa decisione?- lui sembrò pensarci su un’istante.
 
-Sai…in questi ultimi centocinquant’anni, avevo smesso di vivere quando ho perso la mia gente- ammise lui guardando l’acqua dell’oasi, -Aiutare chi era bloccato qui, credo che in parte lo facessi per una forma di riscatto per non essere riuscito a salvarli-
 
Ajarys restò ad ascoltarlo, non poteva capire che cosa volesse dire perdere la propria gente. Ma di certo era un dolore che aveva quasi spezzato una creatura grande e imponente, come l’amico.
Scosse la testa guardando gli abitanti del luogo che aveva creato, fare come se gli avvenimenti di giorni prima non fossero successi. Alla fine erano riusciti a guarire.
 
-Ed ora invece, cos’è cambiato?-
 
-Ho capito di essermi involontariamente creato un’altra famiglia. Sono stato cieco, ma ora l’ho capito e farò di tutto per proteggerla!- il Vearii sorrise, comprendendo a pieno quello che gli stava dicendo. Allungò la mano dandogli una pacca sul fianco, dato che arrivava a malapena alla sua spalla.
 
-Mi fa piacere sentirtelo dire. Quando Maya ti ha proposto di prenderti una vacanza da questo luogo…- la Fiers gli aveva consigliato di allontanarsi per un po' dalle Terre Dimenticate e di andare a cercare il resto dei suoi simili a nord.
 
-Come se riuscissi ad andarmene. Questa è casa mia!- sbuffò lui. Forse un giorno sarebbe andato a cercarli, ma non al momento.
 
-Mi fa piacere averti qui…a proposito…-
 
-Non voglio il tuo posto come capo, tranquillo- lo rassicurò, anche se aveva deciso di restare, non si sentiva di essere un leader. Un guardiano e protettore sicuramente, ma comandare non era tra le sue corde per ora. L’altro scosse la testa, non voleva parlare di quello.
 
-Veramente, volevo chiederti. La nostra nuova arrivata come se la cava?- alludendo a Himica che avevano accolto dopo la battaglia. Lui fece spallucce.
 
-Hai visto anche tu. Si è ambientata bene e sta guarendo- era sollevato di vedere quanto la gente fosse stata cordiale e attenta con la Imp. La stavano aiutando a guarire, dopo tutto ciò che aveva dovuto passare.
 
-Sembra si stia confidando molto con te- Forse perché era stato il membro del popolo della terra a salvarla e donargli di nuovo la libertà.
 
-Solo perché l’ho salvata-.
 
-D’ora in poi dovremmo stare più allerta. Chissà quali altre sorprese ci attendono!- su questo Giran non poteva ribattere, per la sicurezza di tutti era meglio tenersi pronti al peggio.
 
Tornò nel suo piccolo spazio in cima alla cupola. Appena entrò vide che la Imp stava ancora dormendo nel suo stesso giaciglio. La sera prima l’aveva passata insieme a lei, bevendo e parlando insieme di quanto le era capitato. Per confidarsi e liberarsi dal dolore che ancora provava e alla fine l’alcool avevano fatto il resto.
Quella era la prima volta nella sua vita che passava la notte con una donna, almeno in senso carnale. Dopo tutto ciò che era successo non credeva che sarebbe di certo finita in quel modo.
 
“Quando si dice scherzi del destino” pensò sedendosi vicino al piccolo altare al centro della stanza con il fiore sbocciato. Sentendo un forte senso di casa e sicurezza, Himica si agitò nel sonno strusciandosi contro il giaciglio come un gatto.
 
“Quando fa così più che di Lilith, sembra una devota di Bastet” rise, vedendo che i suoi corni iniziava a ricrescere, segno che si stava riprendendo.
Mentre prendeva una boccata d'aria guardando il fiore sull'altare, sentì come se qualcuno gli stesse dando una pacca sulla schiena. Sorrise sapendo cosa significava e ciò voleva dire che poteva ancora andare avanti. E vista la lunga durata della sua razza, ancora per moltissimo tempo.
 
 
 
La stanza era immersa nel buio e ad illuminarla c’erano solo delle candele, che davano un’atmosfera molto tetra. Seduto ad una scrivania in mogano, una figura stava guardando una grande plico di fogli. Dalla finestra alle sue spalle si poteva sentire il rumore di gocce di pioggia che si abbattevano contro il vetro.
Il temporale era diventato molto violento, ma per lui non era importante.
 
Secondo i resoconti che gli erano arrivati, la Piaga delle spine si stava diffondendo più velocemente rispetto di un secolo fa. E la cosa era decisamente preoccupante. Si portò le mani tra i capelli cercando di pensare, la luce di un lampo illuminò la stanza.
Illuminando sulla scrivania una maschera da medico della peste a forma di becco di corvo di un colore rosso fuoco con motivi oro e neri che ricordavano delle fiamme. Si trattava della maschera degli Inquisitori.
 
“La cosa non va bene!” sospirò pensieroso. Aveva già molto a cui pensare e al momento gli serviva aiuto. Prese una piccola campanella, suonando. Dalla porta dell’ingresso fecero la loro apparizione due persone.
Dall’uniforme pesante e rinforzata che indossavano e gli scudi, era chiaro che facessero parte degli Esecutori. La divisione pesante del braccio armato degli Inquisitori.
 
-Ha degli ordini, Primo Inquisitore?- lui annuì portandosi le mani davanti al volto coperto dalle ombre della stanza.
 
-Mandate subito un messaggio ai Consiglieri. Ditegli di riunirsi e discutere sui fatti e le ultime scoperte!- i due guerrieri corazzati fecero un inchino prima di uscire e chiudere la porta. Lasciando l’uomo nella stanza a meditare su come poter reagire alla situazione attuale.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ed eccoci arrivati all’ultimo capitolo della storia.
 
Vediamo che Giran ha fermato Himica dal togliersi la vita, il Brashak non voleva vedere altro sangue sparso inutilmente. Alla fine tutto sembra tornato alla normalità alla Cittadella e anche che il nostro protagonista sembra riuscire finalmente ad andare avanti.
 
Nel frattempo da tutt’altra parte vediamo una figura misteriosa legata agli Inquisitori. I Consiglieri devono riunirsi, ma chi sono questi individui e chi ha dato l’ordine.
Temo dovrete aspettare la prossima parte per avere più informazioni.
 
Spero che abbiate apprezzato la storia. Ringrazio chi l’ha seguita e anche solo chi l’ha letta. Ci vediamo alla prossima.
  
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