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Autore: Fe_    18/12/2022    0 recensioni
Raccolta di one-shot, spin off dell’interattiva Il Paese delle Meraviglie.
Contiene un po’ di tutto, ma per godersela al meglio è consigliabile leggere l’opera principale- ma non è obbligatorio, non sono mica vostra madre.
Attenzione! All’inizio di ogni capitolo ci saranno le dovute indicazioni, ma alcuni tratteranno tematiche delicate, inadatte alle persone più sensibili o suscettibili. Non saltate direttamente al testo ma leggete anche la presentazione, per favore.
1.Come nascono i cacciatori
2.La danza dei morti
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione, Da VII libro alternativo
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Titolo: Attraverso lo specchio
Titolo del capitolo: Camino (raccogliersi nella stessa stanza)
Personaggi: Rén Chonglin; Margrethe Rosaline Lindgren;
Rating: Verde
Coppia: //
Note: Slice of Life | 491 parole
Questa è derivata da una tradizione dei paesi del nord, onestamente non ricordo se Norvegia o Islanda. Spero Norvegia perché sarebbe la tradizione di Grethe, se qualcuno lo sa per favore mi dica. Grazie~
Comunque, si tratta dello stare nella stessa stanza (quella normalmente più calda) e farsi i fatti propri. Può sembrare strano per la nostra cultura, ma pensate all’intimità di poter fare qualcosa vicino a qualcuno senza che il silenzio sembri pensante.
Buona lettura.


Il legno della porta è pesante, mani delicate lo sfiorano appena producendo un suono leggero e sordo, seguito da uno più udibile quando nel ritirare la mano viene colpito dalle unghie. Margrethe sorride, si sistema una ciocca di capelli corti dietro l’orecchio, e con calma si alza dalla posizione raccolta in cui stava per andare ad aprire.
         Trovarsi davanti Rén non è una sorpresa, fosse stato qualcun altro probabilmente non si sarebbe neanche data la pena di muoversi in quella serata in cui avrebbe preferito solitudine e silenzio; d’altra parte sa che l’uomo è tranquillo e non la infastidirà con un’allegria forzata. Senza dire nulla si scosta, per permettergli di entrare nella stanza.
         «Buonasera. Stai ancora lavorando?» È una domanda di cortesia, il letto è cosparso di libri e le pile di cartocci ordinatamente impilati sulla scrivania si sono notevolmente abbassate per finire in buona parte nel caminetto accesso e scoppiettante. Margrethe gli rivolge un sorriso stanco.
         «Trovare dei buoni nuclei è sempre più difficile. Anche se le pattuglie raccolgono ciò che possono, non ho il tempo di analizzarlo abbastanza in fretta.» Indica con un gesto un secchio di cenere accanto al camino, poi scuote la testa. «Vi sono grata, comunque.» Aggiunge con un tono gentile che raramente concede.
         «Anche noi lo siamo. Avere delle vere bacchette, fatte apposta per noi, è decisamente di aiuto.» Rén le si avvicina, poi le porge il palmo aperto. La donna lo guarda confusa per un istante, poi posa la mano sulla sua. Qualcosa di duro le sfiora la pelle, caldo come metallo che è stato tenuto vicino al corpo, e sente le guance scaldarsi appena: prende il fermaglio e se lo mette senza nemmeno guardarlo, gli occhi azzurrini che si rifiutano di incontrare quelli castani dell’altro.
         «Ho pensato potesse piacerti, visto che ti fermi spesso a guardare le stoffe della signora Thorburn ma non le chiedi mai nulla.» Commenta, sorvolando con estrema signorilità sull’evidente incomprensione appena consumatasi. Margrethe si avvicina al focolare, seguendo il contorno del piccolo oggetto con le dita, mentre Rén continua: «Ah, anche io devo finire del lavoro.»
         È diventata una piacevole abitudine sedersi nella stanza dell’uno o dell’altra e svolgere ognuno i propri compiti, un sintomo di solida amicizia che probabilmente ha frainteso dato il carattere galante di Rén.
         «Grazie. Adesso… beh, ti faccio posto.»
«Non serve, davvero.» Si avvicina alla solita sedia, accanto alla scrivania sgombra, agile nonostante la stazza. Margrethe non si è resa conto di aver lasciato quello che ormai identifica come il suo posto libero; si gira e torna sul letto, incrocia le gambe sul materasso duro e si passa le dita tra i capelli che si stanno arricciando sempre di più.
         «Va bene. È per la riunione di domani? Se ti serve una mano, dimmi pure.» Finalmente Rén le dà le spalle, può tornare a guardarlo senza troppo imbarazzo, i lunghi e perfettamente lisci capelli color cioccolato che quasi gli invidia.
         «Non preoccuparti, ma grazie.»
  
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