«Come
ti vedi, dopo aver affrontato questo Torneo?»
«All’obitorio»
risponde Lance, brutale, di cattivo umore.
Molly è costretta a
trattenersi dal lasciarsi sfuggire un risolino isterico, perché il
giornalista, che li sta intervistando per la Gazzetta
del Profeta,
ha la faccia allibita di chi non ha capito che quell'idiota di suo
cugino si è lasciato sfuggire una battuta infelice.
Decide quindi
di fare la matura della situazione, perché tra Lance che ha uno dei
suoi soliti attacchi di simpatia ed Etienne che sorride deliziato,
attendendo con trepidazione la tragedia, quella piccola aula in
disuso che la Preside ha concesso di utilizzare per raccogliere
informazioni sui nuovi di Campioni di Hogwarts, rischia di diventare
il teatro di un massacro.
«Sta scherzando» si affretta, quindi,
ad aggiungere, stiracchiando le labbra in un sorriso falso quanto
cortese, cercando di ingraziarsi l'uomo e di fermarlo dal scrivere
che uno dei Campioni è da rinchiudere in manicomio e buttare la
chiave.
Quello le lancia un'occhiata scettica, prima di scambiarne
una significativa con il suo collega fotografo, altrettanto
allibito.
«Mmm… dunque» riprende cercando di scacciare via lo
sconcerto e leggendo le domande che si è preparato sul taccuino che
ha in mano, mentre la Penna Prendiappunti, che svolazza all'altezza
del suo capo, trema, pronta a non lasciarsi sfuggire nessuna
dichiarazione. «Come si sente ad essere stato scelto come Campione
nonostante la sua famiglia sia associata ai Mangiamorte?» chiede
compito.
«Che non me ne frega un c-ahia»
strepita Lance, dolorante, voltando di scatto il capo nella sua
direzione e trucidandola con un'occhiata tagliente.
Non
credevo che l'avrei mai detto ma Dominique è una santa per
sopportare uno così, pensa esausta,
provando un moto di pura solidarietà verso la cugina più piccola. È
anche vero che se l'è scelta lei, questo stronzo!
«Mio
cugino non nega che la sua famiglia si sia trovata dal lato
sbagliato, durante il primo conflitto» esordisce diplomatica,
simulando un'espressione dolente un po' troppo esagerata. «Tuttavia
non è giusto che lui paghi per qualcosa che non ha fatto» decreta
ferma, snocciolando quella tesi con grande serietà. Vede con la coda
dell'occhio le labbra di Etienne tremolante in un sorriso divertito e
ammirato, ma non ci fa caso. Se scoppia a ridere, è finita. «Altre
domande?» si informa benevola, cambiando di colpo atteggiamento e
sfoderando un'aria amabile.
Il giornalista la fissa sbigottito.
Dall'espressione quasi spaventata, sembra chiedersi dove diavolo sia
finito.
«Sei single?» tenta smarrito, optando di sondare un
terreno meno pericoloso.
«Sì» risponde Lance, all'istante, con
un tale velocità da non permetterle di anticiparlo. «E ci voglio
anche rimanere» chiarisce gelido, con il fare di chi vuole
concludere qualcosa che considera una scocciatura il prima
possibile.
L'uomo si lascia sfuggire un sospiro sconsolato.
Ti
sono vicino, amico, vorrebbe
dirgli Molly, solidale. Uno
come mio cugino deve essere l'incubo di ogni intervistatore. Si
possono contare le risposte che ti ha dato, se escludiamo i ringhi e
le occhiatacce silenziose e feroci.
«La
Prima Prova l’affronto io» decreta Lance, deciso.
Molly inarca
le sopracciglia, titubante.
«Sicuro?» domanda dubbiosa,
appoggiandosi alla parete di quel corridoio nel quale si sono
ritrovati al termine delle lezioni pomeridiane.
Suo cugino
annuisce, rapido.
«Sono quello che ha più probabilità di
cavarsela» sottolinea pratico, senza ombra di beffa nella voce.
«Se
seguono la tradizione» si inserisce Etienne, sottile, gli occhi di
un azzurro chiaro offuscati per la concentrazione. «È molto
probabile che riguardi una Creatura Oscura».
«L’ultima volta
ci sono stati i draghi» rammenta lei, svelta, storcendo il viso in
una smorfia meditabonda. «Potremmo basarci su quelle che non si
possono addestrare e che vengono catalogate come pericolose» butta
lì, riluttante.
«In questo modo avremmo anche il tempo di
elaborare una strategia di difesa» ragione il suo ragazzo ponderato,
passandosi una mano tra i capelli di un biondo che rasenta il bianco.
«Anche se non è detto che basterà per quando sarai nell’arena»
avvisa realistico, provocandole un brivido lungo la colonna
vertebrale.
Lance piega le labbra in un sorriso beffardo.
«Avevo
già dato per scontato che sarei stato fregato» ammette sarcastico,
con un’espressione che sembra noncurante anche se le sembra di
intravedere della preoccupazione irrigidirli appena i lineamenti. Poi
si fa serio, gli occhi che diventano gelidi. «Ma ogni informazione
in più può fare la differenza tra vittoria e fallimento».
E
tra vita e morte,
pensa Molly, inquieta, sentendosi angosciata come mai per quel casino
in cui, loro malgrado, si sono trovati coinvolti.
«Rosier».
Alza
gli occhi per incrociare quelli scuri del Campione di Beauxbatons che
sta prendendo posto alla tavola di Serpeverde di fronte a
lui.
«Lestrange» risponde d’istinto, distaccato, servendosi
una tazza di tè da una delle caraffe provenienti dalla cucina. «Come
mai già sveglio?» domanda cortese.
Vista l’ora – non saranno
manco le sette – ben pochi studenti si sono trascinati fuori dal
piumone per raggiungere la Sala Grande, che appare praticamente
vuota.
Nemmeno i fantasmi si sono presi la briga di
comparire e, per un folle istante, dopo la doccia, ha avuto anche lui
la tentazione di tornare a letto. Poi si è ricordato che quando Domi
è preoccupata – divertente che prima lo condanni a morte e poi se
ne dispiaccia –, diventa ancora più appiccicosa del solito.
E
lui, al momento, è fin troppo suscettibile per tollerare quegli
abbracci rassicuranti che l’altra cerca come una disperata.
Uno
posso anche concederglielo ma al quinto tentativo, rischio di perdere
la pazienza,
pensa
implacabile, serrando la mandibola con fastidio al ricordo di quegli
assalti dal quale è scappato. Anche
perché non è lei che dovrà affrontare questo cazzo di
Torneo!
«Nervosismo»
risponde l’altro, garbato, agguantando un croissant dal piatto
fumante appena salito dalle Cucine. «Non riuscivo a dormire. Tu?»
si informa placido, mangiando distrattamente il dolce.
«Sto
con una che pretende di abbracciarmi anche quando dormo» risponde
Lance, tagliente, lasciandosi sfuggire uno sbuffo stizzito. «Credimi,
sono felice ogni volta che riesco ad alzarmi con la consapevolezza di
non aver commesso un omicidio» svela sinistro, sentendosi
incredibilmente virtuoso per non aver ancora ceduto a quella
tentazione.
«Purosangue?»
«Quando si impegna,
sì».
«Che significa?» ribatte quello, serrando gli occhi con
palese confusione. «O lo è o non lo è» sottolinea logico.
Lui
scrolla le spalle, noncurante, servendosi una porzione generosa di
pancake.
Vaffanculo il regime alimentare! Se oggi deve
morire, pretende di consumare una colazione come Salazar
comanda.
«Storia lunga» liquida spiccio, gustandosi con
piacere quella frittella cosparsa di topping al caramello. «Per
farla breve… la sto pagando per gli errori che ha commesso Evan, se
tali vogliamo definirli» illustra snervato.
Lestrange lo
fissa stranito.
«Non ha senso» decreta sicuro, sbattendo le
ciglia per la perplessità.
«Il cattivo gusto non ce l’ha mai»
si limita a dire Lance, criptico, storcendo le labbra in una smorfia
scontenta. Poi gli rivolge un’occhiata attenta. «Chi di voi
affronterà la Prima Prova?» si informa interessato.
«Mio
fratello» svela l’altro, compito, prima di raddrizzare la schiena.
«Di voi?» replica cauto.
«Io».
Passano una manciata di
minuti a squadrarsi a vicenda mentre il silenzio cala alla tavolata,
facendo sprofondare l’atmosfera da tesa a deprimente.
«Beh,
i nostri antenati hanno combattuto delle guerre magiche».
«E
hanno terrorizzato un’isola intera».
«Che cosa saranno mai un
paio di Creature Oscure?»
«Evan le avrebbe affrontate a occhi
chiusi».
«Sopravvive il più forte» decreta Lestrange, saputo,
inarcando le sopracciglia con eloquenza e assumendo un’espressione
profondamente compiaciuta. «La considero una legge di vita»
aggiunge sereno.
Lance piega le labbra in un sorriso amareggiato,
per nulla rincuorato da quelle parole.
Anzi, gli è quasi
passato l'appetito e nota che pure l'altro non sembra tanto
affamato.
Felice
di non essere il solo a essere teso, osserva
lugubre, nella sua testa, sforzandosi di terminare i suoi pancake.
«Ma
stai respirando?»
Lance volta il viso verso destra,
rivolgendo un’occhiata scettica alla cugina.
«Perché?»
si sforza di chiedere, distaccato.
«Sei immobile da almeno
dieci minuti» risponde lei, apprensiva, al suo fianco, corrugando le
sopracciglia con inquietudine. «E stavi guardando malissimo il
Campione di Durmstrang» lo informa spiccia.
Lui scrolla le
spalle, noncurante.
«Credo che, in realtà, stesse
fissando il vuoto e pregando» interviene Delacour, spassionato,
accanto a loro. Piega le labbra in un sorriso divertito, gli occhi
azzurri che baluginano ironici. E grazie al cazzo, non la deve
affrontare lui quella Prova di merda. «Non ti facevo così
religioso» lo percula amabile.
Lance sbuffa, trattenendosi
dal replicare perché non ha voglia di iniziare una guerra in quel
momento.
Anche perché eliminare quella spina nel fianco
sotto gli occhi di tre Presidi e altri testimoni scomodi, non è
esattamente un'idea geniale.
Cerca, quindi, di distrarsi studiando
la tenda dei Campioni nella quale si trova. Nota che gli altri
concorrenti sembrano logorati, specialmente i nordici, da quella
tensione sfibrante, in attesa dell’arrivo dei funzionari del
Ministero che aprirà le danze al massacro.
Ringrazia che
l’Occlumanzia, nella quale si è trincerato per evitare di dare di
matto, gli abbia permesso di mantenere il controllo e di non cedere a
una crisi di nervi.
Anche se inizia a irritarsi perché odia
quando viene stabilito un orario e la gente arriva in ritardo.
Pure
se si tratta di suo padre.
Anche se dubita che sia
colpa sua, perché vati è
di una puntualità che sfocia nel patologico.
Sicuramente è colpa
del Ministero. Una Weasley, anche se per matrimonio, guarda
caso.
Sono
la mia rovina,
pensa scocciato, scuotendo il capo con l’espressione di chi si sa
pentendo amaramente di aver a che fare con una marmaglia simile. Poi
scocca a Molly un'occhiata risentita, perché pure lei fa Weasley di
cognome e merita di essere maltrattata.
«Secondo me
la stai prendendo peggio di quello che è» esordisce Delacour,
leggero, distraendolo da quelle fantasie riguardanti punizioni da
infliggere a gente che gli rende la vita un inferno. Anche
se, forse, è
anche colpa sua per essersi messo con una, il cui stato di
sangue deve aver provocato l’indignazione e sicuramente qualche
maledizione di sciagura da parte di tutti i ritratti degli antenati a
Rosier Castle. «Ricordati che hai altri due fratelli. Se tu ci
lasci, la stirpe può continuare con loro» riprende magnanimo, con
l’aria di sta gli sta facendo notare che non c’è nulla di cui
preoccuparsi.
Lui gli scocca la peggiore delle occhiate
gelide e affilate del suo repertorio.
«Ma vattene a
fanculo» sibila tra i denti, aggressivo.
«Lasciamelo
stare!» interviene sua cugina, severa, dandogli inaspettatamente man
forte, le iridi castane illuminate dal fastidio. «Non vedi che è
nervoso come una biscia?» domanda spazientita.
«Sono
calmissimo».
«Ma chi ci crede?»
Lance serra la
mandibola, imponendosi controllo.
«Molly, se vuoi farmi
incazzare, sei sulla buona strada» la informa sferzante, lanciandole
uno sguardo di ammonimento.
«Non parlarle così» lo fredda
Delacour, gelido, perdendo all'istante il buon umore e irrigidendo i
lineamenti del viso.
«Altrimenti?» lo sfida lui, inarcando un
sopracciglio con scherno.
«No!»
sbotta Molly, al limite della pazienza, sgusciando in mezzo a loro
due e fissando prima l'uno e poi l'altro con un cipiglio terribile.
«Ogni scusa non può essere un pretesto per litigare!» sostiene
incollerita, picchiando un piede a terra per sfogare il nervosismo.
«Datevi un contegno, puttana il demonio! Vi ricordo che siamo tutti
dalla stessa parte!» strepita indemoniata.
«Signorina
Weasley!»
la rimprovera la McGranitt, dopo essersi voltata di scatto in seguito
a quelle urla, disgustata e oltraggiata a causa di quella mancanza di
decoro davanti alle altre scuole. «Moderi il linguaggio» le intima
intransigente.
E mentre sua cugina incassa la testa tra le spalle,
arrossendo mortificata a causa della sua linguaccia, l'attenzione di
Lance viene catturata da qualcuno che, dopo aver spostato un lembo
della tenda color ruggine, ha intrufolato svelta il viso e,
individuandolo, gli fa cenno di uscire da lì.
«Prendo una
boccata d'aria» mormora distaccato, rivolgendosi ai suoi due
compagni di sventura, che non sembrano particolarmente interessati ad
ascoltarlo – Molly è troppo impegnata a maledirsi per la
figuraccia che ha appena fatto per degnarlo di un'occhiata e Delacour
a ridacchiare divertito, rischiando di venir strangolato da un
momento all'altro –, prima di recarsi all'esterno della tenda.
Lì
fuori, Dominique, senza proferire una parola, gli fa strada verso un
angolo appartato, tra la tenda dei Campioni e quella dell'Infermiera,
così da essere al riparo da sguardi indiscreti.
«Come hai fatto
a superare gli Auror?» domanda lui, piatto, dopo aver appoggiato il
fondoschiena contro una cassa di legno.
Lei piega le labbra in un
sorriso scaltro.
«Essere la nipote del capo ha i suoi
vantaggi» fa notare saccente, alludendo alla sua parentela con il
Prescelto che ha sfruttato per raggiungere i suoi scopi. Lo fa
impazzire quando manda all'inferno ogni correttezza per ottenere
quello che vuole. «Credevo che la divisa di Hogwarts fosse rossa»
aggiunge perplessa, rivolgendo un'occhiata dubbiosa alla tuta verde e
nera che indossa.
Lance si lascia sfuggire uno sbuffo
derisorio.
«Fortunatamente ognuno può scegliere il colore che
desidera» sottolinea sarcastico. «E il rosso non lo metto manco
morto. Troppo Grifondoro» stabilisce inorridito, con una sfumatura
infantile a colorargli la voce.
Dominique annuisce ma stranamente
non ribatte. Si stringe nel cappotto beige che indossa, le braccia
che si serrano al petto.
«Come va?» domanda piano,
inquieta.
«Sto per morire, come pensi che vada?» replica lui,
impietoso, fissandola con eloquenza.
La vede roteare gli occhi
azzurri con esasperazione prima che torni a puntarglieli addosso con
disapprovazione.
«Il solito melodrammatico!» esclama seccata, in
un borbottio scontento.
«Ti ricordo chi mi ha messo in questa
situazione» rinfaccia Lance, brutale, per nulla addolcito nel
saperla preoccupata per la sua salute. Potevi
evitare di fare questa stronzata,
aggiunge nella sua mente ma si guarda bene dal lasciarselo scappare.
Infierire quando l'altra è in quello stato, non è per niente
divertente. «E sappi che, se mi salvo, ti farò scontare questa
colpa a vita» promette solenne, credendoci davvero in quella
minaccia.
Dominique rimane basita, prima di piegare le labbra
nell'ombra di un sorriso deliziato.
«In caso contrario, verrò a
piangere sulla tua tomba ogni giorno» giura zuccherosa.
«Evita
di sprecare liquidi inutilmente» la blocca lui, suo malgrado
divertito. «Se mi dovesse succedere qualcosa, tornerò a
perseguitati come fantasma» concede morbido, quasi fossero parole
d'amore.
Lei si avvicina, fino a fermarsi a un palmo di distanza.
Gli appoggia i palmi delle mani sul torace e inclina il capo, un
sorriso invitante sulla bocca.
«Così non mi lasceresti mai sola»
commenta radiosa, le iridi chiare illuminate da un lampo di gioia. «È
una delle cose più romantiche che tu mi abbia mai detto» lo prende
in giro. Poi sbatte le palpebre, inumidendosi la bocca e assumendo
un’espressione nervosa. «A proposito di romanticismo, c'è una
cosa che vorrei fare» esordisce a disagio, con un velo di
incertezza.
«Niente scopate prima di una prestazione sportiva»
decreta Lance, inflessibile. «Perché mi fai ripetere sempre le
solite cose?» chiede scocciato.
«Non è quello» ribatte
Dominique, schietta, scuotendo la testa con decisione. Abbassa per un
momento lo sguardo verso la sua tuta, impacciata. «È solo che il
tuo nome mi fa ripensare al ciclo arturiano e visto che anche tu,
come Lancelot, stai affrontando un torneo» svela titubante, in un
pigolio appena udibile, mentre lui aggrotta la fronte con confusione
per cercare di seguire quel ragionamento. «In passato, le dame
concedevano dei pegni come portafortuna» riprende dopo essersi
schiarita la gola, tornando a fissarlo con le guance imporporate
dell'imbarazzo. «Perciò pensavo di dartene anch'io uno» dichiara
spiccia, con una sicurezza che è tutta apparenza.
Lance rimane
immobile, sconcertato.
«Non mi porto uno dei tuoi unicorni
nell'arena» decreta, infine, insensibile, riferendoti a quei peluche
che l’altra adora, piegando le labbra in una smorfia
raccapricciata.
Lei si scioglie in una risata cristallina, che
sembra scacciare via un po' di tensione che le aveva irrigidito il
corpo.
«Lo so» assicura lieve. «Ecco perché ho pensato a
qualcosa di meno ingombrante» continua con lo stesso tono,
allontanando le mani dal suo torace per tirare fuori un nastro, che è
solita usare per legarsi i capelli, dalla tasca del cappotto. «È lo
stesso colore dei tuoi occhi» gli fa notare con un guizzo di
malizia, approfittando del suo smarrimento per legarglielo intorno al
polso destro. Dopo aver stretto il nodo ed essersi assicurata che non
si slacci, prende un profondo respiro. «Andrà tutto bene» afferma
convinta, tornando a guardarlo in faccia con un'espressione seria.
«Tu trovi sempre un modo per cavartela» sottolinea con sicurezza.
Esita un momento, schiudendo la bocca. «E poi» aggiunge in un
pigolio tremante.
La zittisce con un bacio, senza darle il tempo
di dire altro, sia perché averla vicino è una tentazione troppo
forte, sia perché non gli piace affatto vederla in quello stato.
Non
è uno di quei baci che sono soliti scambiarsi. È lieve, casto, per
nulla approfondito. Eppure la sente sciogliersi, come se quella
semplice tocco avesse il potere di rincuorarla.
«Domi, io torno
sempre» afferma piano, nel momento in cui si allontana dalle sue
labbra, le mani appoggiate contro i suoi fianchi.
La vede
sorridere, più serena, mentre gli occhi chiari le si illuminano di
gioia.
Vorrebbe aggiungere qualcosa – perché sta per morire,
quindi può concedersi uno strappo alla regola ed
essere leggermente più
morbido –, quando lo schiarire di una gola, fa voltare ad
entrambi la testa verso destra.
«Perdonate l’interruzione»
si scusa Delacour, placido, con un sorriso che non è affatto
dispiaciuto, sulla soglia del varco tra le due tende nel quale hanno
trovato rifugio. «Te lo devo portare via perché fra poco ci sarà
l’estrazione della Creatura da affrontare e non vorrei mai che tu
me lo stancassi» dice a Dominique, dolce, prima di guardare lui.
«Andiamo, Romeo» lo percula spiccio, facendogli capire che ha
origliato una parte di quel discorso privato.
Lance sbuffa,
staccando il fondoschiena da quella cassa e, dopo aver salutato la
causa di tutti i suoi mali con cenno del capo, segue quell’imbecille
fuori dal nascondiglio in cui si era rintanato.
Circumnavigano
parte della tenda dei Campioni, in un silenzio lugubre, prima di
arrivare all'entrata.
«Delacour» lo chiama gelido,
fermandosi e facendo voltare l'altro all'indietro, il volto
corrucciato in una genuina espressione di sorpresa. «Quando tutto
questo sarà finito e non mi servirai più, giuro che ti ammazzo»
promette feroce, inchiodandolo con un'occhiata di puro
sprezzo.
Quello sorride divertito, per nulla preoccupato.
«Ti
dovrai impegnare» ribatte spassionato, le mani nelle tasche dei
pantaloni. «Lupin ci ha provato per anni e Molly ogni giorno, eppure
io sono ancora qui» sottolinea con un certo orgoglio, come se non
fosse un risultato così scontato. «Ah, comunque» riprende
simulando casualità. «Non ti facevo così romantico» ammette
posato. Quando nota la sua confusione indica il nastro che porta
legato al polso con il mento. «Carino quel pegno» commenta
eloquente, scoccandogli un'occhiata perspicace, prima di precederlo
all'interno della tenda.
«L'obiettivo
dei Campioni è quello di recuperare l'indizio che la Creatura Oscura
ha attaccato a una catena al collo» lì informa Oliver Baston,
rapido, guardando i tre che dovranno affrontare la Prima Prova e
ignorando le loro facce sconvolte. «Vi renderete conto, durante il
vostro turno, che non sarà così semplice e che bisognerà
far qualcosa perché
il tubo di piombo, contenente l'indizio, entri in vostro
possesso» continua criptico.
Lance lo ascolta di sfuggita, troppo
occupato a osservare con il viso inespressivo il Basilisco in
miniatura che, dopo averlo pescato dal sacchetto di stoffa che del
funzionario del Ministero incaricato di quel ruolo, striscia sul
palmo della sua mano, sguainando le fauci e producendo un sibilo che
gli provoca un brivido lungo tutta la colonna vertebrale.
Almeno
ha la fortuna di affrontare per primo quel suicidio, se si vuole
essere ottimisti e vedere la questione da quella prospettiva.
Lance
entra nell'arena, che ha preso il posto del campo da Quidditch, con
la felicità di un condannato a morte che sta per salire con il
patibolo.
Registra distratto il vociare provenienti dagli spalti,
indifferente agli incitamenti o al disappunto del pubblico, troppo
impegnato a studiare l'ambiente nel quale si trova.
Al perimetro
di quell’ovale è stata innalzata una barriera azzurrina che,
sospetta, serva a impedire che qualche spettatore fissi negli occhi
il Basilisco e finisca all’altro mondo prima del tempo, impedendo
anche di generare uno scandalo internazionale.
Serra di riflesso
le dita intorno alla bacchetta di legno, prima di puntarsela alla
tempia sinistra e mormorare un incantesimo che ha la stessa funzione
della precauzione scelta per proteggere quegli idioti che sperano di
divertirsi nell'assistere al suo massacro.
Che
brucino tutti tra i tormenti.
Resa
innocua la vista della Creatura – non che questo la renda meno
pericolosa, perché ha sempre le zanne intrise di veleno –, gli
occhi si spostano a destra e a sinistra per studiare il campo di
battaglia.
All'interno di quel campo, vi è una perfetta
rappresentazione della campagna inglese. Il terreno è brullo e
disconnesso, chiazzato di fango e pozze d'acqua. Ci sono pochi
alberi, qualche roccia e diverse colline che gli impediscono di
abbracciare con lo sguardo l'area nella sua interezza.
Lance si
lascia sfuggire una smorfia, piegando le labbra in un sorriso di
scherno mentre avanza lentamente verso il centro dell'arena.
È
ovvio che la Creatura sia già lì, mimetizzata nell’ambiente e che
lo abbia già studiato con calma.
Il
Basilisco è di colore verde brillante,
ripete nella sua mente, di riflesso, recitando quelle informazioni
che ha imparato a memoria dai libri della Biblioteca di Hogwarts e da
Rosier Castle. Inarca le sopracciglia beffardo, senza riuscire a
trattenersi. Immagino
che si sia sporcato le squame di fango, così da rendermi più
difficile localizzarlo.
Arresta
la sua marcia, fermandosi in un punto dove il terreno è
frastagliato, pieno di pietre che rendono più difficile procedere
senza inciampare e, soprattutto, sono talmente piccole che è
impossibile calpestarle senza far rumore.
O strisciarci sopra
indisturbati.
Prende un profondo respiro, gonfiando i polmoni di
ossigeno. L'Occlumanzia ha relegato il panico ai confini della sua
mente, rendendo il suo raziocinio lucido e rapido.
Rimane
immobile, gli occhi fissi al suolo e i sensi vigili, in attesa.
«Se
ti capita il Basilisco, è finita» sentenzia Molly, lugubre,
afflosciandosi contro lo schienale della sedia della Biblioteca.
Lui
alza la testa dal tomo che stava consultando, scettico.
«Poi dici
che sono io, l’ottimista, tra noi» rinfaccia brutale, seduto di
fronte a lei a quel tavolo appartato e ignorando le occhiate curiose
da parte degli altri studenti.
Delacour sospira, paziente, accanto
alla sua ragazza.
«Siete due tragici» dichiara lieve, per nulla
preoccupato da quell’ondata di positività che è scesa tra loro.
«Chiunque ha un punto debole, basta solo scoprire quale» sottolinea
sagace.
«Per ora, sembra avere solo pregi» ribatte Lance,
impietoso, scoccando un'occhiata di puro sprezzo all'immagine
disegnata sulla carta del libro. «Velocità, zanne intrise di veleno
e una vista letale» elenca sottovoce, risentito. Poi aggrotta,
storcendo il viso in una smorfia pensosa. «A meno che non sia
quello, il suo punto debole» azzarda meditabondo, riflettendo su
quell'idea che gli è balenata in testa.
Quando rialza le iridi
chiare dal legno scuro del tavolo, incontra quelle terribilmente
perspicaci di Delacour.
«I serpenti hanno una vista molto
sviluppata» sottolinea quello, significativo, inarcando le
sopracciglia con eloquenza.
«Il che significa che è anche molto
sensibile» termina lui, logico, piegando le labbra in un sorriso
intrigato.
«E questo come ci aiuta?» interviene Molly,
interessata, irritata di capire il motivo del buonumore che è
palpabile nell'aria. «Perché sapere che ci vede bene, non mi sembra
questo granché» fa notare spiccia, alludendo al potere mortale dei
suoi occhi.
Delacour scrolla le spalle, spassionato.
«Beh,
renderlo cieco lo farebbe diventare più innocuo» puntualizza
sagace.
«E anche molto più incazzato» replica lei, asciutta,
prima di puntargli le iridi addosso. «Ti prego, dimmi che tu
hai davvero un
piano» lo supplica stremata, la voce colorata dall'isteria.
Attaccherà
frontalmente, pensa
sicuro, stranamente tranquillo. Non
ha predatori naturali, perché dovrebbe essere cauto?
A
causa delle urla e del baccano proveniente dagli spalti, si accorge
con una manciata di secondi in ritardo di quello.
Un
rumore flebile, appena udibile, di qualcosa che si muove sul terreno,
strisciando nella sua direzione.
Sente i sassi scricchiolare sotto
il peso della bestia, facendogli intuire che si trovi a una
quindicina di metri di distanza.
Si impone di rimanere fermo e di
non retrocedere, perché indietreggiare verso il limite dell'arena
significa tagliarsi le vie di fuga e diventare una facile preda.
Solo
quando alza le iridi dal suolo e vede il tronco di squame verdi
avvicinarsi rapidamente, serra la presa alla bacchetta.
Niente
gesti bruschi, si
impone, perentorio, spostando la mano sinistra davanti a sé con
lentezza. E
non essere frettoloso. Devi avere il giusto tempismo.
Il
suolo trema mentre il Basilisco avanza, fino a fermarsi a circa due
metri. È talmente vicino che lui riesce a sentire il sibilo basso e
la coda che che frusta il terreno, sollevando una manciata di polvere
e pietre, fremente all'idea di dedicarsi alla caccia e uccidere.
Solo
nel momento in cui Lance nota un'ombra oscurarlo – il muso che
probabilmente lo sovrasta –, abbassa le palpebre.
Lumos
solem!
Una
serie di lamentele si solleva da parte del pubblico, accecato da
quella luce bianca e violenta provocata dall'incantesimo non verbale.
Lui non ci bada, troppo occupato a concentrarsi sul sibilio furioso
che gli giunge alle orecchie per preoccuparsi degli strepiti di
quegli idioti che sperano di divertirsi sulla sua pelle.
Ora
o mai più.
Apre
gli occhi di scatto, scagliando un Obscuro verso
muso della bestia, così che una benda nera privi la creatura della
vista, destabizzandola.
Sa benissimo che è questione di secondi
prima che se ne liberi, ecco perché non esita a lanciare anche un
incantesimo di Adesione Permanente, così che, per quanto agiti con
furia il capo triangolare, quel pezzo di stoffa rimanga ben incollato
alle squame del muso del Basilisco.
Lance quasi si lascia scappare
un sorriso di trionfo nell'osservarlo dimenarsi, rabbioso di essere
stato privato del suo senso più potente, pensando che la parte più
difficile del piano è riuscita.
La sua attenzione viene catturata
dal collare di metallo che il serpente ha intorno alla gola, dove è
appeso un tubo di piombo.
Diffindo.
Rimane
basito, aggrottando le sopracciglia con confusione quando la catena,
a cui è attaccata l'oggetto che deve recuperare per superare la
Prova, non viene tranciata dal sortilegio.
Poi serra la mandibola
con rabbia quando comprende il significato della frase criptica che
Baston ha pronunciato nella tenda dei Campioni.
Il
tubo che contiene l'indizio per la Seconda Prova si stacca dalla
catena solo se la bestia è priva di sensi,
intuisce rapido, sentendo l'irritazione sostituire quella sensazione
di trionfo che lo aveva travolto.
Ingoia un moto di rabbia e
una sfilza di maledizioni in tedesco verso chi ha progettato quelle
trappole mortali.
Tuttavia, non può nemmeno augurare ogni di
peggio agli artefici della sua morte perché, un paio di istanti più
tardi, è costretto a lanciarsi sulla sinistra, rotolando sull'erba,
per evitare la testa del Basilisco che è scattata avanti, azzannando
con furia e alla cieca il punto dove si trovava un attimo
prima.
Nell'impatto, le ginocchia hanno picchiato contro il
terreno e qualche pietra e, nonostante lui si sia ben guardato
dall'emettere fiato, quel movimento ha provocato, seppur minimo, del
rumore, tanto che il muso della bestia si gira di colpo nella sua
direzione.
L'istinto prende il sopravvento sulla mente,
sprigionando un incantesimo dalla bacchetta che anticipa e frena il
prossimo attacco.
Una scarica di fiamme azzurre lo circondano,
costringendo il Basilisco a retrocedere per evitare di essere
investito da quel fuoco che costituisce la barriera che ha innalzato
tra loro due.
Piano
B, piano B, strepita
una voce,
che assomiglia terribilmente a quella di Jude, nella sua testa. Passa
a quel cazzo di piano B!
Lance,
accovacciato al suolo, si passa la lingua sulle labbra secche,
spremendosi le meningi per elaborare una nuova strategia.
Gli
occhi rimangono incollati all'animale che, costretto in ritirata, sta
strisciando intorno alla barriera, cercando un punto debole per
superarla.
Sforzo inutile. Finché resterà all'interno del Fuoco
perpetuo, sarà al sicuro. Il serpente potrà anche sfruttare la sua
altezza per tentare un attacco dall'alto ma, non appena si
avvicinerà, le fiamme creeranno una sorta cupola azzurra, così da
rendere vano ogni tentativo.
Ma
è una situazione di stallo,
osserva pratico, senza riuscire a contentenere l'espressione di
disappunto che gli affiora sul viso. Lui
potrà anche non riuscire a mandare a segno nessun colpo, ma, in
questa situazione, io non riuscirò mai a prendere quel cazzo di
tubo.
Sbuffa
seccato, acciaccato per terra, la mano destra che si appoggia al
ginocchio mentre l'altra stringe la bacchetta.
Scarta all'istante
qualsiasi Magia Oscura del suo repertorio, conscio che sarebbe da
idioti usarla con gli occhi dei funzionari del Ministero e di
centinaia di testimoni piantati addosso.
Giocare pulito è
l'unico modo per uscirne senza conseguenze.
Il problema è
che è perfettamente conscio che la pelle delle Creature Oscure è
quasi immune da qualsiasi incantesimo. Un Incarceramus non
riuscirebbe mai a trattenere quella bestia e, anche se lo facesse, di
certo non la metterebbe fuori combattimento così da permettergli di
completare la sua missione.
Certo, l'Ardemonio lo
ucciderebbe ma, oltre ad essere un sortilegio instabile – e non gli
sembra una grande idea lanciarlo in uno sprazzo erboso, rischiando di
provocare un incendio indomabile e potenzialmente mortale per lui –,
gli renderebbe impossibile recuperare l'indizio.
Scuote il capo,
stizzito dell'incapacità di trovare una soluzione adeguata.
Si
concentra a fissare la bestia che non ha smesso per un momento di
strisciargli intorno, a debita distanza dalle fiamme.
Non sarà più lungo di sei metri,
il che significa non è così anziano,
considera analitico, socchiudendo le palpebre per leggere
concentrazione. Quindi, magari, sarà più sensibile a cert-
Un
rombo proveniente dal cielo lo porta ad alzare di riflesso gli occhi
verso quelle nuvole grigie che si sono concentrate sopra la sua
testa, facendo presagire che presto Hogwarts verrà travolta da uno
dei soliti temporali invernali scozzesi.
Rimane per qualche
momento a osservare quello scenario sinistro, prima che un sorriso
divertito gli pieghi le labbra.
D'accordo,
passiamo al piano B, concede
nella sua mente, quasi con dolcezza, rigirandosi con la mano sinistra
il nastro che ha legato intorno al polso destro.
«Scommetto
che ora ti stai pentendo di averlo iscritto a questo
Torneo».
Dominique distoglie a fatica lo sguardo dall'arena,
voltando il viso a destra e incrociando quello storto in una smorfia
di sufficienza di Teddy.
Sbatte le ciglia, smarrita. La tensione
che le pesa addosso come un macigno, le rende quasi difficile
comprendere il senso di quella frase.
«Immagino che tu
abbia fatto mettere a Delacour il suo nome nel Calice per un
desiderio di riscatto» continua il ragazzo di sua sorella,
impettito, appena infastidito dai suoi occhi vacui. «Intenzione
nobile quanto inutile» sentenzia inclemente. «A Rosier non frega
nulla dell'opinione della gente e la gente non dimenticherà quello
che ha fatto la sua famiglia solo perché è in grado di fronteggiare
una Creatura» sottolinea con lo stesso tono, facendole aggrottare la
fronte per la stizza.
«Ammesso che ci riesca davvero»
aggiunge, poi, con spregio.
«Ci riuscirà» lo difende piccata,
sentendo il nervoso infuocarle il corpo e le vene. «Con gli
incantesimi è addirittura più bravo di te» afferma
battagliera.
Lui inarca le sopracciglia, ironico.
«Continua a
ripetertelo» replica clemente, con una faccia di chi ci crede
poco.
«Smettetela voi due» interviene Victoire, snervata,
seduta tra loro su quella panca degli spalti.
«Volevo solo farle
notare la realtà» si giustifica Teddy, altero, rivolgendo a sua
sorella e tagliandola fuori dalla conversazione. «Ti avrei ammazzato
per questa infamata, se fossi stato Rosier» svela sanguinario,
serrando appena le palpebre, gli occhi gialli che assumono una
sfumatura inquietante.
«Vogliamo davvero dire chi è stato un
infame?» ribatte Victoire, stufa, fissandolo con rimprovero.
«È
il karma».
«È stato il karma a far muovere la tua mano?»
E
mentre quei due iniziano a bisticciare, Dominique torna a
concentrarsi su quello che succede nel campo da gioco.
Il cuore le
martella furioso nel petto nel vedere Lance, circondato dalle fiamme
di una barriera magica che non conosce, a pochi metri da quella
biscia enorme e mortale.
Non
avrei dovuto infilarlo in questo casino,
geme nella sua mente, terrorizzata a morte dallo spettacolo
agghiacciante che ha davanti agli occhi. Sono
stata una deficiente.
Deglutisce,
sentendo un nodo alla gola dovuto all'ansia e alla
preoccupazione.
Poi una mano si chiude su quella che lei ha
stretto a pugno sopra la coscia sinistra e che sta stringendo fino a
spiegazzare la stoffa della gonna scozzese che indossa.
«Andrà
tutto bene» la rassicura Louis, benevolo, quando volta la testa a
sinistra e incrocia quel viso rilassato. «Rosier si è trovato in
situazioni peggiori» sostiene sicuro.
Lei arcua le
sopracciglia.
«Tipo?» pigola dubbiosa, la voce spezzata.
«Quando
ha detto a suo padre di voi» risponde suo fratello, svelto. Le
sorride con calore, aumentando la stretta sulla sua mano per
infonderle fiducia. «In confronto a quello, il Basilisco gli
sembrerà una passeggiata» scherza svagato.
Dominique piega le
labbra nella bozza di un sorriso, prima di tornare a concentrarsi su
quanto accade davanti a sé.
D'accordo, si va in scena, decreta
Lance, laconico, alzandosi in piedi, all'interno del cerchio
magico.
Ripassa per l'ultima volta l'idea che gli è venuta in
mente, prima di puntare lo sguardo verso quell'unica montagnetta
rocciosa che si trova alle spalle della Creatura.
Devo
solo raggiungerla prima che il Basilisco si renda conto dell'inganno,
continua nella sua mente, pratico. L'incantesimo
l'ho già eseguito diverse volte, anche se mai come arma. E deve
essere estremamente potente o non funzionerà.
Si
slaccia il nastro azzurro che Dominique gli ha dato prima dell'inizio
della Prova, mormorando l'incantesimo che fungerà da
diversivo.
Prende un respiro profondo, preparandosi ad agire.
Devo
essere rapido,
stabilisce nella sua testa. Poi abbassa la barriera, annullando
l'incantesimo del Fuoco perpetuo. Molto
più di lui.
Nell'istante
in cui le fiamme svaniscono, il Basilisco, probabilmente avvertendo
la mancanza di calore, scatta nella sua direzione direzione con un
unico movimento repentino.
Aqua
eructo!
La
bomba d'acqua che si scatena dal terreno è tale che la bestia viene
scaraventata indietro, trascinata dalla forza della corrente che la
spinge verso la barriera che delimita l'arena.
Butta il nastro in
mezzo a quell'acqua che sta allagando il terreno, così che si
disperda, prima di annullare il sortilegio e correre verso il luogo
più alto presente nell'ambiente.
Ci arriva nel minor tempo
possibile, il cuore che gli batte rapido nel torace e la mente
consapevole che gli restano solo pochi istanti prima che l'animale si
riprenda e torni all'attacco.
Indirizza l'Incantesimo di Adesione
verso le suole delle sue scarpe, così da rendere la scalata più
facile e veloce.
Il problema è che la roccia, in alcuni
punti, sembra non reggere il suo peso, facendo saltare via alcuni
sassi e slittargli il piede, rendendogli il compito più
difficile.
Lance stringe i denti, seccato da quell'incoveniente,
ma non accenna a fermarsi. Si arrampica utilizzando le mani e piedi,
cercando di non perdere tempo.
Anche perché non può
continuare a guardarsi alle spalle, per vedere se la Creatura si sta
avvicinando. E non può nemmeno basarsi sull'udito, dato che il
vociare della folla, elettrizzata, e il temporale che si sta per
scatenare in cielo, copre ogni altro suono.
È quasi arrivato in
cima quando un colpo, veloce e secco come una frusta, lo fa sbalzare
a destra, facendolo impattare con violenza contro una roccia.
Si
accascia sul crostone di pietra, un gemito di dolore che gli sfugge
dai denti a causa della craniata che ha appena preso, riuscendo per
miracolo a frenarsi dal rotolare giù, verso terra, alla mercé della
bestia.
Nell'istante seguente, riesce a spostarsi verso contro la
parete della montagna quanto basta per evitare di essere morso. Sente
però le zanne del Basilisco squarciargli la manica destra della
felpa, affondando di striscio le zanne nella sua carne.
Ignorando
il dolore, Lance serra le dita intorno alla bacchetta.
Sta per
lanciare l'incantesimo quando la Creatura tira indietro la testa,
allontanandosi da lui quanto basta per sfoderare i denti e sibilare
feroce.
Davanti a quella visione, dove le zanne sottili e
aguzze sono sporche del suo sangue, lui si immobilizza e percepisce
il panico premere sulla barriera eretta dall'Occlumanzia per impedire
alle emozioni di avere alla meglio.
Tuttavia è un tentennamento
che dura un battito di ciglia, perché nell'istante seguente
l'istinto – quello che è nato in seguito a tutte le lezioni che
zio Julian gli ha impartito –, lo spinge a scrollarsi di dosso quel
torpore e agire.
Scaglia l'ennesima bomba d'acqua contro
l'animale, sfruttando la furia dell'acqua per allontanarlo da sé.
Poi, rinunciando a salire in cima alla montagna – perché più si
muove, più il veleno del Basilisco entrerà in circolo –, punta la
bacchetta verso l'acqua che ormai ha inondato tutto il terreno.
Vede
il Basilisco, scrollare il capo, probabilmente per scacciare via il
torpore a causa del colpo appena subito, sibilare incollerito e, il
corpo mezzo immerso in quel liquame fangoso, tornare ad avanzare
nella sua direzione.
Furgus!
La
scarica di corrente si propaga nell'acqua, ramificandosi in ogni
dove. L'elettricità giallastra si diffonde sulla superficie marrone,
rapida e implacabile, fino ad arrivare a colpire il nemico.
La
Creatura stride, un suono raschiante che dilania l'aria, facendogli
venire i brividi.
Le squame verdastre sembrano quasi
illuminarsi quando la corrente le attraversa. Il corpo gli trema,
agonizzante di dolore, prima che il serpenti crolli con un tonfo
secco sul fianco, in mezzo a quel mare di melma, la bocca spalancata
e la benda nera a coprirgli l'occhio.
Nel silenzio assordante che
segue, Lance sente le ginocchia cedergli a causa di quel veleno che
si è insinuato nel sangue e che inizia a farlo tremare per i
brividi.
Con
il cazzo che mi avvicino a controllare, pensa
brutale, lasciandosi cadere su quel crostone, i sassi che gli
graffiano i palmi delle mani.
Facendo forza su se stesso per fare
l'ultimo sforzo e completare quella cazzo di Prova, lancia
un Diffindo non
verbale.
La catena che l'animale porta al collo si spezza e, prima
che quella custodia contenente l'inizio per la prova successiva,
affondi nell'acqua, l'appella a sé con un Accio.
Il
tubo di metallo plana nella sua direzione, attirando proprio sopra la
sua mano destra.
Lo osserva per qualche secondo, ancora incredulo
di essere davvero riuscito ad entrare in possesso, prima che un lampo
di luce rossa, lanciato da un giudice, illumini il cielo, seguito da
un leggero botto, e annunci la fine della Prova.
«Trauma
cranico, quattro costole incrinate, una ferita potenzialmente mortale
al braccio, tagli sulla fronte e contusioni alla schiena» elenca
Madama Chips, in un brontolio assorto, mentre gli passa la bacchetta
sul tutto il corpo, così da individuare altre ferite o
lividi.
«Sembra quasi stupita che io sia ancora vivo»
sottolinea Lance, sarcastico, a torso nudo, seduto su uno dei
lettini nella tenda dell'infermiera allestita accanto a quella dei
Campioni.
Lei gli scocca un'occhiata di ammonimento mentre
recupera dalla tasca del grembiule candido una fiala contenente una
pomata violacea che sparge senza troppa delicatezza sul taglio che,
da sopra il gomito, gli scende quasi fino al polso.
«Come se non
avessi vista in condizioni peggiori, signor Rosier» lo fredda secca,
agitando la bacchetta così che delle bende pulite escano dalla punta
e gli avvolgano il braccio. «Quando c'è la finale di Quidditch
Grifondoro contro Serpeverde, la mia Infermeria si trasforma in
rifugio di moribondi per quanto vi linciate in campo» rimarca
implacabile.
«I Grifondoro sono degli animali» conviene
concorde, annuendo con teatralità.
La donna storce le labbra in
una smorfia indispettita.
«Non mi pare che Serpeverde si
comporti meglio» rinfaccia caustica, passando a sistemargli le
costole. Avverte un bruciore fastidioso al torace nel momento in cui
gli incantesimi raddrizzano le ossa. «Io me li ricordo i tempi di
Flint e Baston, senza dimenticare quelli di Bole e Selwyn. Ogni scusa
era buona per iniziare una rissa» afferma contrariata mentre lui
serra le palpebre, guardandosi bene dal lasciarsi sfuggire un gemito.
È abbastanza convinto che la vecchia megera faccia apposta ad avere
il tatto di un Troll di Montagna. «Di Burke e Delacour si possono
dire tante cose, ma almeno non scalpitano per mettersi le mani
addosso» continua un pochino più addolcita, con un cenno di
approvazione del mento.
Perché
Jude, a meno che non gli venga un ictus, non si abbasserebbe mai a
iniziare una zuffa alla Babbana, commenta
Lance, ferreo, nella sua testa, in una accorata difesa del cugino. E
Delacour non si farebbe mai beccare in una situazione compromettente,
con il rischio di passare dalla parte del torto. Salazar, se lo
odio!
Dopo
che anche il costato è tornato come nuovo, si lascia sfuggire un
sospiro di sollievo.
«Direi che il suo lavoro è finito» afferma
distaccato e ha appoggiato i palmi sul letto, così da far forza e
alzarsi, quando una mano lo costringe a rimanere seduto.
Madama
Chips, ignorando la sua occhiata oltraggiata, lo scruta con piglio da
dittatore sanguinario.
«Il mio lavoro sarà finito quando lo dirò
io» lo apostrofa brusca. «Questa è la mia Infermeria. Comando io»
sentenzia prepotente.
Lui inarca un sopracciglio con chiara
provocazione.
«Sto bene» dichiara gelido, sfidandola a
contraddirlo.
«Si vede dal suo viso, infatti» replica la donna,
inclemente, alludendo ai tagli e lividi che ha sulla fronte, lì dove
ha sbattuto contro la roccia.
Sta per aprire bocca, perché dopo
aver affrontato una Creatura Oscura e schivato la morte per un
soffio, di certo non ha paura di una alta un metro e due tappi,
quando Dominique fa il suo ingresso nella tenda.
Lo scruta con
espressione ansiosa, quasi fosse incredula di vederlo vivo e,
quasi, in salute.
Quando si dice l'ottimismo, commenta
ironico nella sua testa, irritato da quella mancanza di fiducia. E dire che mi ha visto uscire quasi integro dall'arena.
«Signorina
Weasley» la chiama Madama Chips, secca, riprendendosi dalla sorpresa
di essersi trovata un'ospite nel suo regno. «Non le dico nemmeno che
non dovrebbe trovarsi qui» afferma spossata, per nulla intenzionata
a iniziare un'altra discussione. «Chiuderò un occhio sulla sua
presenza, se mi tratterrà qui il signor Rosier giusto il tempo di
comunicare alla Preside che il suo Campione non corre alcun pericolo»
concede magnanima.
Dominique annuisce, stranamente docile e poi,
solo dopo che sono rimasti soli, azzarda ad avvicinarsi con
cautela.
La vede osservarlo con l'apprensione che le incupisce i
lineamenti del volto, gli occhi azzurri che rimbalzano ansiosi dai
tagli ai lividi che gli costellano la fronte.
«Sentiti in colpa»
rinfaccia Lance, brutale.
Lei sbatte le palpebre, presa alla
sprovvista.
«Per cosa?» domanda in un pigolio vacuo.
«Mi hai
quasi ammazzato» sottolinea lui, inarcando le sopracciglia con
eloquenza. «Te lo dico: se Evan era disposto a morire per Emmeline,
questo non significa che io sia disposto a fare lo stesso per
compiacerti» puntualizza implacabile, serrando la mandibola per il
disappunto. «Voglio restare su questo mondo il più a lungo
possibile e-»
Si interrompe di colpo, sconvolto e completamente
inebetito, quando Dominique scoppia in un pianto disperato e
isterico.
Lance rimane immobile, pietrificato, mentre lei gli
butta le braccia al collo, stringendolo in una presa tremolante, e
inizia a singhiozzargli sulla spalla destra.
Ci mette
qualche secondo per scacciare via lo sgomento, sfarfallando più
volte le ciglia, prima di accarezzarle la schiena con la mano
sinistra con carezze lente e rassicuranti.
«Domi, lo sai che
detesto vederti così quando non sono io a ridurti in questo stato»
le ricorda sommesso, con una punta di asprezza.
Lei annuisce,
continuando a tremare e non accennando a staccarsi o arrestare quel
fiume di lacrime.
E lui, perché si sente magnanimo, rinuncia a
irritarsi per quella reazione melodrammatica. Anzi, essere riuscito a
scansare la morte – cosa non così scontata quando si è un
Rosier –, lo rende quasi benevolo a tentare di consolarla.
«Sei
proprio un'illusa se pensi che mi vogliano all'inferno prima del
tempo» dice, quindi, sarcastico, circondandole la vita con le mani
per stringerla a sé.
Sopporta i seguenti dieci minuti di pianto,
singhiozzi, scuse mugugnate che gli infradiciano la tuta con la calma
e la tranquillità di un maestro zen da strapazzo.
È
proprio vero che vedere la morte in faccia renda più buoni, commenta
nella sua testa, lapidario, concedendole di usarlo come fazzoletto
umano.
Passato il momento di sconforto, Dominique si allontana da
lui con due occhi umidi e arrossati, e la faccia più brutta che
abbia mai visto.
«Tu non vai all'inferno senza di me» sostiene
caparbia, in un mormorio spezzato, senza allontanare le braccia dalle
sue spalle.
«Scordatelo» ribatte Lance, brusco. «Almeno lì mi
lasci da solo» dichiara inflessibile.
Lei abbozza un microscopico
sorriso, anche se i lineamenti del volto rimangono rigidi. Recupera
la bacchetta dalla tasca del cappotto, così da far scomparire le
ecchimosi che gli sono venute a causa dell'incontro tra il suo viso e
la parete rocciosa di quella montagna.
«Perché hai lanciato via
il mio pegno, ad un certo punto?» la sente chiedere, flebile.
Lui
scrolla le spalle, placido.
«L'ho stregato affinché emettesse
delle vibrazioni» spiega rapido, ricordando di aver letto che i
serpenti sono attratti da quelle. Storce le labbra in una smorfia
scontenta, aggrottando le sopracciglia contrariato. «Era un
diversivo, anche se non ci è voluto molto prima che il Basilisco si
rendesse conto dell'inganno» considera, consapevole che non fosse
sto grande piano.
«E dovevi usare proprio il mio nastro?»
replica Dominique, fingendosi acida.
«Potevo usare la felpa» le
fa notare Lance, eloquente, decidendo di assecondarla e mettere in
scena quel tentativo di bisticcio ridicolo. «Ma se mi fossi
spogliato davanti a tutti, tu saresti impazzita» continua sicuro,
assolutamente certo delle sue parole. «Sulla gelosia, ci dobbiamo
lavorare, perché mi stressi senza motivo» aggiunge risoluto.
«Disse
colui che ha detto all'intera Inghilterra che è single» rinfaccia
lei, risentita, perdendo quell'aria scherzosa. Sì, perché la
gelosia la priva della ragione. Non che di solito la sua ragazza
abbia chissà quale rapporto con il proprio cervello. «Sai di
esserti scavato la fossa, vero Rosier?» domanda eloquente, assumendo
un'espressione battagliera che lo eccita da morire.
Lui ridacchia,
per nulla spaventato.
«Domi, ci hanno provato in molti a farmi
fuori. Un Basilisco, per ultimo» puntualizza presuntuoso, con un
sorriso carico di trionfo. «Non ce l'hanno fatta loro, figurati tu»
sottolinea derisorio.
Dominique si incupisce, stringendo le
palpebre con fastidio. Poi, inaspettatamente, il viso le si distende
in un'espressione sicura di sé.
«Non mi sottovalutare» risponde
morbida, accarezzandogli amorevole la guancia destra. «Io sono come
distruggerti» sostiene certa.
Lui inarca le sopracciglia, senza
riuscire a trattenersi dal sorridere sarcastico.
«Credimi, l'ho
imparato a mie spese» assicura distaccato, scuotendo il capo con
l'aria di chi lo sa bene.
È
orribile? Ne sono consapevole ma, visto che è stato scritto in una
situazione d'emergenza, non mi importa.
Ci sono andata palesemente
pesante perché affrontare un Basilisco, checché ne dica Louis, non
deve essere una passeggiata.
E non sarebbe stato credibile se
Lance lo avesse steso in dieci minuti.
Parliamo di una Creatura
considerata tra le più pericolose tra quelle magiche.
Ora, per
eliminare quella bestiaccia, ho preso in considerazione di tutto.
Ho pensato di bruciarla, soffocarla, schiacciarla, finché non mi è
balenata l'idea di fulminarla.
In tutto ciò, mentre elaboravo
questo piano malvagio, mi sono sentita la Crudelia de Mon che voleva
accoppare i cuccioli di turno. Insomma, mi sono sentita un
mostro.
Però dovevo salvare Lance in qualche modo, visto
che sono stata io a infilarlo in 'sto casino.
Spero che il
capitolo vi abbia strappato un sorriso, seppur minimo.
Un
abbraccio,
Blue
Fuoco
perpetuo: non so se finché è attivo, sia impossibile
lanciare altri incantesimi. Questa è una licenza che mi sono presa.