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Autore: BlueBell9    24/12/2022    4 recensioni
«Non pensavo che l’avrei mai detto ma sono felice di aver voi due come compagni di disgrazie» riprende, all’improvviso, schietta, facendo la parte di quella matura e saggia, attirandosi da uno un’occhiata scettica e dal secondo una di pura pena. «Un esperto in colpi bassi» elenca, rivolgendosi a Etienne, che annuisce, simulando falsa modestia. «E uno che discende da gente che ha terrorizzato l’Inghilterra per anni» osserva secca mentre quello sorride entusiasta, come se gli avesse fatto chissà quale grande complimento. «Direi che non potevo sperare in niente di meglio» termina ironica.  
«Pochi sentimentalismi» la fredda Lance, secco, spezzando quel tentativo di tenere a bada il panico che la sta consumando e creare un clima sereno. «Io che cosa ci guadagno a fare ‘sta roba?» si informa pratico. 
«Soldi» risponde Etienne, conciso. 
Lei sbuffa, a corto di pazienza. 
«Come sei venale!» sbotta irritata, girando la testa nella sua direzione e inchiodandolo con uno sguardo di fuoco. «Non pensi che ci sia anche altro?» domanda fomentata, serrando le palpebre. 
«No, i soldi mi vanno bene» si inserisce suo cugino, distaccato, costringendola a voltare il viso a destra. «Di che cifra stiamo parlando?»
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Torneo








«Come ti vedi, dopo aver affrontato questo Torneo?»
«All’obitorio» risponde Lance, brutale, di cattivo umore.
Molly è costretta a trattenersi dal lasciarsi sfuggire un risolino isterico, perché il giornalista, che li sta intervistando per la
Gazzetta del Profeta, ha la faccia allibita di chi non ha capito che quell'idiota di suo cugino si è lasciato sfuggire una battuta infelice.
Decide quindi di fare la matura della situazione, perché tra Lance che ha uno dei suoi soliti attacchi di simpatia ed Etienne che sorride deliziato, attendendo con trepidazione la tragedia, quella piccola aula in disuso che la Preside ha concesso di utilizzare per raccogliere informazioni sui nuovi di Campioni di Hogwarts, rischia di diventare il teatro di un massacro.
«Sta scherzando» si affretta, quindi, ad aggiungere, stiracchiando le labbra in un sorriso falso quanto cortese, cercando di ingraziarsi l'uomo e di fermarlo dal scrivere che uno dei Campioni è da rinchiudere in manicomio e buttare la chiave.
Quello le lancia un'occhiata scettica, prima di scambiarne una significativa con il suo collega fotografo, altrettanto allibito.
«Mmm… dunque» riprende cercando di scacciare via lo sconcerto e leggendo le domande che si è preparato sul taccuino che ha in mano, mentre la Penna Prendiappunti, che svolazza all'altezza del suo capo, trema, pronta a non lasciarsi sfuggire nessuna dichiarazione. «Come si sente ad essere stato scelto come Campione nonostante la sua famiglia sia associata ai Mangiamorte?» chiede compito.
«Che non me ne frega un c-
ahia» strepita Lance, dolorante, voltando di scatto il capo nella sua direzione e trucidandola con un'occhiata tagliente.
Non credevo che l'avrei mai detto ma Dominique è una santa per sopportare uno cosìpensa esausta, provando un moto di pura solidarietà verso la cugina più piccola. È anche vero che se l'è scelta lei, questo stronzo!
«Mio cugino non nega che la sua famiglia si sia trovata dal lato sbagliato, durante il primo conflitto» esordisce diplomatica, simulando un'espressione dolente un po' troppo esagerata. «Tuttavia non è giusto che lui paghi per qualcosa che non ha fatto» decreta ferma, snocciolando quella tesi con grande serietà. Vede con la coda dell'occhio le labbra di Etienne tremolante in un sorriso divertito e ammirato, ma non ci fa caso. Se scoppia a ridere, è finita. «Altre domande?» si informa benevola, cambiando di colpo atteggiamento e sfoderando un'aria amabile.
Il giornalista la fissa sbigottito. Dall'espressione quasi spaventata, sembra chiedersi dove diavolo sia finito.
«Sei single?» tenta smarrito, optando di sondare un terreno meno pericoloso.
«Sì» risponde Lance, all'istante, con un tale velocità da non permetterle di anticiparlo. «E ci voglio anche rimanere» chiarisce gelido, con il fare di chi vuole concludere qualcosa che considera una scocciatura il prima possibile.
L'uomo si lascia sfuggire un sospiro sconsolato.
Ti sono vicino, amico, vorrebbe dirgli Molly, solidale. Uno come mio cugino deve essere l'incubo di ogni intervistatore. Si possono contare le risposte che ti ha dato, se escludiamo i ringhi e le occhiatacce silenziose e feroci.



«La Prima Prova l’affronto io» decreta Lance, deciso.
Molly inarca le sopracciglia, titubante.
«Sicuro?» domanda dubbiosa, appoggiandosi alla parete di quel corridoio nel quale si sono ritrovati al termine delle lezioni pomeridiane.
Suo cugino annuisce, rapido.
«Sono quello che ha più probabilità di cavarsela» sottolinea pratico, senza ombra di beffa nella voce.
«Se seguono la tradizione» si inserisce Etienne, sottile, gli occhi di un azzurro chiaro offuscati per la concentrazione. «È molto probabile che riguardi una Creatura Oscura».
«L’ultima volta ci sono stati i draghi» rammenta lei, svelta, storcendo il viso in una smorfia meditabonda. «Potremmo basarci su quelle che non si possono addestrare e che vengono catalogate come pericolose» butta lì, riluttante.
«In questo modo avremmo anche il tempo di elaborare una strategia di difesa» ragione il suo ragazzo ponderato, passandosi una mano tra i capelli di un biondo che rasenta il bianco. «Anche se non è detto che basterà per quando sarai nell’arena» avvisa realistico, provocandole un brivido lungo la colonna vertebrale.
Lance piega le labbra in un sorriso beffardo.
«Avevo già dato per scontato che sarei stato fregato» ammette sarcastico, con un’espressione che sembra noncurante anche se le sembra di intravedere della preoccupazione irrigidirli appena i lineamenti. Poi si fa serio, gli occhi che diventano gelidi. «Ma ogni informazione in più può fare la differenza tra vittoria e fallimento».
E tra vita e morte, pensa Molly, inquieta, sentendosi angosciata come mai per quel casino in cui, loro malgrado, si sono trovati coinvolti. 

 

«Rosier».
Alza gli occhi per incrociare quelli scuri del Campione di Beauxbatons che sta prendendo posto alla tavola di Serpeverde di fronte a lui.
«Lestrange» risponde d’istinto, distaccato, servendosi una tazza di tè da una delle caraffe provenienti dalla cucina. «Come mai già sveglio?» domanda cortese.
Vista l’ora – non saranno manco le sette – ben pochi studenti si sono trascinati fuori dal piumone per raggiungere la Sala Grande, che appare praticamente vuota. 
Nemmeno i fantasmi si sono presi la briga di comparire e, per un folle istante, dopo la doccia, ha avuto anche lui la tentazione di tornare a letto. Poi si è ricordato che quando Domi è preoccupata – divertente che prima lo condanni a morte e poi se ne dispiaccia –, diventa ancora più appiccicosa del solito.  
E lui, al momento, è fin troppo suscettibile per tollerare quegli abbracci rassicuranti che l’altra cerca come una disperata.
Uno posso anche concederglielo ma al quinto tentativo, rischio di perdere la pazienza, pensa implacabile, serrando la mandibola con fastidio al ricordo di quegli assalti dal quale è scappato. Anche perché non è lei che dovrà affrontare questo cazzo di Torneo!
«Nervosismo» risponde l’altro, garbato, agguantando un croissant dal piatto fumante appena salito dalle Cucine. «Non riuscivo a dormire. Tu?» si informa placido, mangiando distrattamente il dolce. 
«Sto con una che pretende di abbracciarmi anche quando dormo» risponde Lance, tagliente, lasciandosi sfuggire uno sbuffo stizzito. «Credimi, sono felice ogni volta che riesco ad alzarmi con la consapevolezza di non aver commesso un omicidio» svela sinistro, sentendosi incredibilmente virtuoso per non aver ancora ceduto a quella tentazione. 
«Purosangue?»
«Quando si impegna, sì».
«Che significa?» ribatte quello, serrando gli occhi con palese confusione. «O lo è o non lo è» sottolinea logico.
Lui scrolla le spalle, noncurante, servendosi una porzione generosa di pancake. 
Vaffanculo il regime alimentare! Se oggi deve morire, pretende di consumare una colazione come Salazar comanda. 
«Storia lunga» liquida spiccio, gustandosi con piacere quella frittella cosparsa di topping al caramello. «Per farla breve… la sto pagando per gli errori che ha commesso Evan, se tali vogliamo definirli» illustra snervato. 
Lestrange lo fissa stranito.
«Non ha senso» decreta sicuro, sbattendo le ciglia per la perplessità.
«Il cattivo gusto non ce l’ha mai» si limita a dire Lance, criptico, storcendo le labbra in una smorfia scontenta. Poi gli rivolge un’occhiata attenta. «Chi di voi affronterà la Prima Prova?» si informa interessato.
«Mio fratello» svela l’altro, compito, prima di raddrizzare la schiena. «Di voi?» replica cauto.
«Io».
Passano una manciata di minuti a squadrarsi a vicenda mentre il silenzio cala alla tavolata, facendo sprofondare l’atmosfera da tesa a deprimente. 
«Beh, i nostri antenati hanno combattuto delle guerre magiche».
«E hanno terrorizzato un’isola intera».
«Che cosa saranno mai un paio di Creature Oscure?»
«Evan le avrebbe affrontate a occhi chiusi».
«Sopravvive il più forte» decreta Lestrange, saputo, inarcando le sopracciglia con eloquenza e assumendo un’espressione profondamente compiaciuta. «La considero una legge di vita» aggiunge sereno.
Lance piega le labbra in un sorriso amareggiato, per nulla rincuorato da quelle parole. 
Anzi, gli è quasi passato l'appetito e nota che pure l'altro non sembra tanto affamato.
Felice di non essere il solo a essere tesoosserva lugubre, nella sua testa, sforzandosi di terminare i suoi pancake.



«Ma stai respirando?» 
Lance volta il viso verso destra, rivolgendo un’occhiata scettica alla cugina. 
«Perché?» si sforza di chiedere, distaccato. 
«Sei immobile da almeno dieci minuti» risponde lei, apprensiva, al suo fianco, corrugando le sopracciglia con inquietudine. «E stavi guardando malissimo il Campione di Durmstrang» lo informa spiccia. 
Lui scrolla le spalle, noncurante.  
«Credo che, in realtà, stesse fissando il vuoto e pregando» interviene Delacour, spassionato, accanto a loro. Piega le labbra in un sorriso divertito, gli occhi azzurri che baluginano ironici. E grazie al cazzo, non la deve affrontare lui quella Prova di merda. «Non ti facevo così religioso» lo percula amabile. 
Lance sbuffa, trattenendosi dal replicare perché non ha voglia di iniziare una guerra in quel momento. 
Anche perché eliminare quella spina nel fianco sotto gli occhi di tre Presidi e altri testimoni scomodi, non è esattamente un'idea geniale.
Cerca, quindi, di distrarsi studiando la tenda dei Campioni nella quale si trova. Nota che gli altri concorrenti sembrano logorati, specialmente i nordici, da quella tensione sfibrante, in attesa dell’arrivo dei funzionari del Ministero che aprirà le danze al massacro. 
Ringrazia che l’Occlumanzia, nella quale si è trincerato per evitare di dare di matto, gli abbia permesso di mantenere il controllo e di non cedere a una crisi di nervi. 
Anche se inizia a irritarsi perché odia quando viene stabilito un orario e la gente arriva in ritardo. 
Pure se si tratta di suo padre.  
Anche se dubita che sia colpa sua, perché 
vati è di una puntualità che sfocia nel patologico.
Sicuramente è colpa del Ministero. Una Weasley, anche se per matrimonio, guarda caso. 
Sono la mia rovina, pensa scocciato, scuotendo il capo con l’espressione di chi si sa pentendo amaramente di aver a che fare con una marmaglia simile. Poi scocca a Molly un'occhiata risentita, perché pure lei fa Weasley di cognome e merita di essere maltrattata.  
«Secondo me la stai prendendo peggio di quello che è» esordisce Delacour, leggero, distraendolo da quelle fantasie riguardanti punizioni da infliggere a gente che gli rende la vita un inferno. Anche se, 
forseè anche colpa sua per essersi messo con una, il cui stato di sangue deve aver provocato l’indignazione e sicuramente qualche maledizione di sciagura da parte di tutti i ritratti degli antenati a Rosier Castle. «Ricordati che hai altri due fratelli. Se tu ci lasci, la stirpe può continuare con loro» riprende magnanimo, con l’aria di sta gli sta facendo notare che non c’è nulla di cui preoccuparsi. 
Lui gli scocca la peggiore delle occhiate gelide e affilate del suo repertorio. 
«Ma vattene a fanculo» sibila tra i denti, aggressivo. 
«Lasciamelo stare!» interviene sua cugina, severa, dandogli inaspettatamente man forte, le iridi castane illuminate dal fastidio. «Non vedi che è nervoso come una biscia?» domanda spazientita.
«Sono calmissimo». 
«Ma chi ci crede?» 
Lance serra la mandibola, imponendosi controllo.
«Molly, se vuoi farmi incazzare, sei sulla buona strada» la informa sferzante, lanciandole uno sguardo di ammonimento.
«Non parlarle così» lo fredda Delacour, gelido, perdendo all'istante il buon umore e irrigidendo i lineamenti del viso.
«Altrimenti?» lo sfida lui, inarcando un  sopracciglio con scherno.
«
No!» sbotta Molly, al limite della pazienza, sgusciando in mezzo a loro due e fissando prima l'uno e poi l'altro con un cipiglio terribile. «Ogni scusa non può essere un pretesto per litigare!» sostiene incollerita, picchiando un piede a terra per sfogare il nervosismo. «Datevi un contegno, puttana il demonio! Vi ricordo che siamo tutti dalla stessa parte!» strepita indemoniata.
«
Signorina Weasley!» la rimprovera la McGranitt, dopo essersi voltata di scatto in seguito a quelle urla, disgustata e oltraggiata a causa di quella mancanza di decoro davanti alle altre scuole. «Moderi il linguaggio» le intima intransigente.
E mentre sua cugina incassa la testa tra le spalle, arrossendo mortificata a causa della sua linguaccia, l'attenzione di Lance viene catturata da qualcuno che, dopo aver spostato un lembo della tenda color ruggine, ha intrufolato svelta il viso e, individuandolo, gli fa cenno di uscire da lì.
«Prendo una boccata d'aria» mormora distaccato, rivolgendosi ai suoi due compagni di sventura, che non sembrano particolarmente interessati ad ascoltarlo – Molly è troppo impegnata a maledirsi per la figuraccia che ha appena fatto per degnarlo di un'occhiata e Delacour a ridacchiare divertito, rischiando di venir strangolato da un momento all'altro –, prima di recarsi all'esterno della tenda.
Lì fuori, Dominique, senza proferire una parola, gli fa strada verso un angolo appartato, tra la tenda dei Campioni e quella dell'Infermiera, così da essere al riparo da sguardi indiscreti.
«Come hai fatto a superare gli Auror?» domanda lui, piatto, dopo aver appoggiato il fondoschiena contro una cassa di legno.
Lei piega le labbra in un sorriso scaltro. 
«Essere la nipote del capo ha i suoi vantaggi» fa notare saccente, alludendo alla sua parentela con il Prescelto che ha sfruttato per raggiungere i suoi scopi. Lo fa impazzire quando manda all'inferno ogni correttezza per ottenere quello che vuole. «Credevo che la divisa di Hogwarts fosse rossa» aggiunge perplessa, rivolgendo un'occhiata dubbiosa alla tuta verde e nera che indossa.
Lance si lascia sfuggire uno sbuffo derisorio.
«Fortunatamente ognuno può scegliere il colore che desidera» sottolinea sarcastico. «E il rosso non lo metto manco morto. Troppo Grifondoro» stabilisce inorridito, con una sfumatura infantile a colorargli la voce.
Dominique annuisce ma stranamente non ribatte. Si stringe nel cappotto beige che indossa, le braccia che si serrano al petto.
«Come va?» domanda piano, inquieta.
«Sto per morire, come pensi che vada?» replica lui, impietoso, fissandola con eloquenza.
La vede roteare gli occhi azzurri con esasperazione prima che torni a puntarglieli addosso con disapprovazione.
«Il solito melodrammatico!» esclama seccata, in un borbottio scontento.
«Ti ricordo chi mi ha messo in questa situazione» rinfaccia Lance, brutale, per nulla addolcito nel saperla preoccupata per la sua salute. 
Potevi evitare di fare questa stronzata, aggiunge nella sua mente ma si guarda bene dal lasciarselo scappare. Infierire quando l'altra è in quello stato, non è per niente divertente. «E sappi che, se mi salvo, ti farò scontare questa colpa a vita» promette solenne, credendoci davvero in quella minaccia.
Dominique rimane basita, prima di piegare le labbra nell'ombra di un sorriso deliziato.
«In caso contrario, verrò a piangere sulla tua tomba ogni giorno» giura zuccherosa.
«Evita di sprecare liquidi inutilmente» la blocca lui, suo malgrado divertito. «Se mi dovesse succedere qualcosa, tornerò a perseguitati come fantasma» concede morbido, quasi fossero parole d'amore.
Lei si avvicina, fino a fermarsi a un palmo di distanza. Gli appoggia i palmi delle mani sul torace e inclina il capo, un sorriso invitante sulla bocca.
«Così non mi lasceresti mai sola» commenta radiosa, le iridi chiare illuminate da un lampo di gioia. «È una delle cose più romantiche che tu mi abbia mai detto» lo prende in giro. Poi sbatte le palpebre, inumidendosi la bocca e assumendo un’espressione nervosa. «A proposito di romanticismo, c'è una cosa che vorrei fare» esordisce a disagio, con un velo di incertezza.
«Niente scopate prima di una prestazione sportiva» decreta Lance, inflessibile. «Perché mi fai ripetere sempre le solite cose?» chiede scocciato.
«Non è quello» ribatte Dominique, schietta, scuotendo la testa con decisione. Abbassa per un momento lo sguardo verso la sua tuta, impacciata. «È solo che il tuo nome mi fa ripensare al ciclo arturiano e visto che anche tu, come Lancelot, stai affrontando un torneo» svela titubante, in un pigolio appena udibile, mentre lui aggrotta la fronte con confusione per cercare di seguire quel ragionamento. «In passato, le dame concedevano dei pegni come portafortuna» riprende dopo essersi schiarita la gola, tornando a fissarlo con le guance imporporate dell'imbarazzo. «Perciò pensavo di dartene anch'io uno» dichiara spiccia, con una sicurezza che è tutta apparenza.
Lance rimane immobile, sconcertato.
«Non mi porto uno dei tuoi unicorni nell'arena» decreta, infine, insensibile, riferendoti a quei peluche che l’altra adora, piegando le labbra in una smorfia raccapricciata.
Lei si scioglie in una risata cristallina, che sembra scacciare via un po' di tensione che le aveva irrigidito il corpo.
«Lo so» assicura lieve. «Ecco perché ho pensato a qualcosa di meno ingombrante» continua con lo stesso tono, allontanando le mani dal suo torace per tirare fuori un nastro, che è solita usare per legarsi i capelli, dalla tasca del cappotto. «È lo stesso colore dei tuoi occhi» gli fa notare con un guizzo di malizia, approfittando del suo smarrimento per legarglielo intorno al polso destro. Dopo aver stretto il nodo ed essersi assicurata che non si slacci, prende un profondo respiro. «Andrà tutto bene» afferma convinta, tornando a guardarlo in faccia con un'espressione seria. «Tu trovi sempre un modo per cavartela» sottolinea con sicurezza. Esita un momento, schiudendo la bocca. «E poi» aggiunge in un pigolio tremante.
La zittisce con un bacio, senza darle il tempo di dire altro, sia perché averla vicino è una tentazione troppo forte, sia perché non gli piace affatto vederla in quello stato.
Non è uno di quei baci che sono soliti scambiarsi. È lieve, casto, per nulla approfondito. Eppure la sente sciogliersi, come se quella semplice tocco avesse il potere di rincuorarla.
«Domi, io torno sempre» afferma piano, nel momento in cui si allontana dalle sue labbra, le mani appoggiate contro i suoi fianchi.
La vede sorridere, più serena, mentre gli occhi chiari le si illuminano di gioia.
Vorrebbe aggiungere qualcosa – perché sta per morire, quindi può concedersi uno strappo alla regola ed essere 
leggermente più morbido –, quando lo schiarire di una gola, fa voltare ad entrambi la testa verso destra. 
«Perdonate l’interruzione» si scusa Delacour, placido, con un sorriso che non è affatto dispiaciuto, sulla soglia del varco tra le due tende nel quale hanno trovato rifugio. «Te lo devo portare via perché fra poco ci sarà l’estrazione della Creatura da affrontare e non vorrei mai che tu me lo stancassi» dice a Dominique, dolce, prima di guardare lui. «Andiamo, Romeo» lo percula spiccio, facendogli capire che ha origliato una parte di quel discorso privato.
Lance sbuffa, staccando il fondoschiena da quella cassa e, dopo aver salutato la causa di tutti i suoi mali con cenno del capo, segue quell’imbecille fuori dal nascondiglio in cui si era rintanato.
Circumnavigano parte della tenda dei Campioni, in un silenzio lugubre, prima di arrivare all'entrata. 
«Delacour» lo chiama gelido, fermandosi e facendo voltare l'altro all'indietro, il volto corrucciato in una genuina espressione di sorpresa. «Quando tutto questo sarà finito e non mi servirai più, giuro che ti ammazzo» promette feroce, inchiodandolo con un'occhiata di puro sprezzo.
Quello sorride divertito, per nulla preoccupato.
«Ti dovrai impegnare» ribatte spassionato, le mani nelle tasche dei pantaloni. «Lupin ci ha provato per anni e Molly ogni giorno, eppure io sono ancora qui» sottolinea con un certo orgoglio, come se non fosse un risultato così scontato. «Ah, comunque» riprende simulando casualità. «Non ti facevo così romantico» ammette posato. Quando nota la sua confusione indica il nastro che porta legato al polso con il mento. «Carino quel pegno» commenta eloquente, scoccandogli un'occhiata perspicace, prima di precederlo all'interno della tenda.



«L'obiettivo dei Campioni è quello di recuperare l'indizio che la Creatura Oscura ha attaccato a una catena al collo» lì informa Oliver Baston, rapido, guardando i tre che dovranno affrontare la Prima Prova e ignorando le loro facce sconvolte. «Vi renderete conto, durante il vostro turno, che non sarà così semplice e che bisognerà far qualcosa perché il tubo di piombo, contenente l'indizio, entri in vostro possesso» continua criptico.
Lance lo ascolta di sfuggita, troppo occupato a osservare con il viso inespressivo il Basilisco in miniatura che, dopo averlo pescato dal sacchetto di stoffa che del funzionario del Ministero incaricato di quel ruolo, striscia sul palmo della sua mano, sguainando le fauci e producendo un sibilo che gli provoca un brivido lungo tutta la colonna vertebrale.



Almeno ha la fortuna di affrontare per primo quel suicidio, se si vuole essere ottimisti e vedere la questione da quella prospettiva.
Lance entra nell'arena, che ha preso il posto del campo da Quidditch, con la felicità di un condannato a morte che sta per salire con il patibolo.
Registra distratto il vociare provenienti dagli spalti, indifferente agli incitamenti o al disappunto del pubblico, troppo impegnato a studiare l'ambiente nel quale si trova.
Al perimetro di quell’ovale è stata innalzata una barriera azzurrina che, sospetta, serva a impedire che qualche spettatore fissi negli occhi il Basilisco e finisca all’altro mondo prima del tempo, impedendo anche di generare uno scandalo internazionale.
Serra di riflesso le dita intorno alla bacchetta di legno, prima di puntarsela alla tempia sinistra e mormorare un incantesimo che ha la stessa funzione della precauzione scelta per proteggere quegli idioti che sperano di divertirsi nell'assistere al suo massacro.
Che brucino tutti tra i tormenti.
Resa innocua la vista della Creatura – non che questo la renda meno pericolosa, perché ha sempre le zanne intrise di veleno –, gli occhi si spostano a destra e a sinistra per studiare il campo di battaglia.
All'interno di quel campo, vi è una perfetta rappresentazione della campagna inglese. Il terreno è brullo e disconnesso, chiazzato di fango e pozze d'acqua. Ci sono pochi alberi, qualche roccia e diverse colline che gli impediscono di abbracciare con lo sguardo l'area nella sua interezza.
Lance si lascia sfuggire una smorfia, piegando le labbra in un sorriso di scherno mentre avanza lentamente verso il centro dell'arena.
È ovvio che la Creatura sia già lì, mimetizzata nell’ambiente e che lo abbia già studiato con calma.
Il Basilisco è di colore verde brillante, ripete nella sua mente, di riflesso, recitando quelle informazioni che ha imparato a memoria dai libri della Biblioteca di Hogwarts e da Rosier Castle. Inarca le sopracciglia beffardo, senza riuscire a trattenersi. Immagino che si sia sporcato le squame di fango, così da rendermi più difficile localizzarlo.
Arresta la sua marcia, fermandosi in un punto dove il terreno è frastagliato, pieno di pietre che rendono più difficile procedere senza inciampare e, soprattutto, sono talmente piccole che è impossibile calpestarle senza far rumore.
O strisciarci sopra indisturbati.
Prende un profondo respiro, gonfiando i polmoni di ossigeno. L'Occlumanzia ha relegato il panico ai confini della sua mente, rendendo il suo raziocinio lucido e rapido.
Rimane immobile, gli occhi fissi al suolo e i sensi vigili, in attesa.



«Se ti capita il Basilisco, è finita» sentenzia Molly, lugubre, afflosciandosi contro lo schienale della sedia della Biblioteca.
Lui alza la testa dal tomo che stava consultando, scettico.
«Poi dici che sono io, l’ottimista, tra noi» rinfaccia brutale, seduto di fronte a lei a quel tavolo appartato e ignorando le occhiate curiose da parte degli altri studenti.
Delacour sospira, paziente, accanto alla sua ragazza.
«Siete due tragici» dichiara lieve, per nulla preoccupato da quell’ondata di positività che è scesa tra loro. «Chiunque ha un punto debole, basta solo scoprire quale» sottolinea sagace.
«Per ora, sembra avere solo pregi» ribatte Lance, impietoso, scoccando un'occhiata di puro sprezzo all'immagine disegnata sulla carta del libro. «Velocità, zanne intrise di veleno e una vista letale» elenca sottovoce, risentito. Poi aggrotta, storcendo il viso in una smorfia pensosa. «A meno che non sia quello, il suo punto debole» azzarda meditabondo, riflettendo su quell'idea che gli è balenata in testa.
Quando rialza le iridi chiare dal legno scuro del tavolo, incontra quelle terribilmente perspicaci di Delacour.
«I serpenti hanno una vista molto sviluppata» sottolinea quello, significativo, inarcando le sopracciglia con eloquenza.
«Il che significa che è anche molto sensibile» termina lui, logico, piegando le labbra in un sorriso intrigato.
«E questo come ci aiuta?» interviene Molly, interessata, irritata di capire il motivo del buonumore che è palpabile nell'aria. «Perché sapere che ci vede bene, non mi sembra questo granché» fa notare spiccia, alludendo al potere mortale dei suoi occhi.
Delacour scrolla le spalle, spassionato.
«Beh, renderlo cieco lo farebbe diventare più innocuo» puntualizza sagace.
«E anche molto più incazzato» replica lei, asciutta, prima di puntargli le iridi addosso. «Ti prego, dimmi che tu hai 
davvero un piano» lo supplica stremata, la voce colorata dall'isteria.



Attaccherà frontalmente, pensa sicuro, stranamente tranquillo. Non ha predatori naturali, perché dovrebbe essere cauto?
A causa delle urla e del baccano proveniente dagli spalti, si accorge con una manciata di secondi in ritardo di 
quello.
Un rumore flebile, appena udibile, di qualcosa che si muove sul terreno, strisciando nella sua direzione.
Sente i sassi scricchiolare sotto il peso della bestia, facendogli intuire che si trovi a una quindicina di metri di distanza.
Si impone di rimanere fermo e di non retrocedere, perché indietreggiare verso il limite dell'arena significa tagliarsi le vie di fuga e diventare una facile preda.
Solo quando alza le iridi dal suolo e vede il tronco di squame verdi avvicinarsi rapidamente, serra la presa alla bacchetta. 
Niente gesti bruschi, si impone, perentorio, spostando la mano sinistra davanti a sé con lentezzaE non essere frettoloso. Devi avere il giusto tempismo.
Il suolo trema mentre il Basilisco avanza, fino a fermarsi a circa due metri. È talmente vicino che lui riesce a sentire il sibilo basso e la coda che che frusta il terreno, sollevando una manciata di polvere e pietre, fremente all'idea di dedicarsi alla caccia e uccidere.
Solo nel momento in cui Lance nota un'ombra oscurarlo – il muso che probabilmente lo sovrasta –, abbassa le palpebre.
Lumos solem!
Una serie di lamentele si solleva da parte del pubblico, accecato da quella luce bianca e violenta provocata dall'incantesimo non verbale. Lui non ci bada, troppo occupato a concentrarsi sul sibilio furioso che gli giunge alle orecchie per preoccuparsi degli strepiti di quegli idioti che sperano di divertirsi sulla sua pelle.
Ora o mai più.
Apre gli occhi di scatto, scagliando un 
Obscuro verso muso della bestia, così che una benda nera privi la creatura della vista, destabizzandola.
Sa benissimo che è questione di secondi prima che se ne liberi, ecco perché non esita a lanciare anche un incantesimo di Adesione Permanente, così che, per quanto agiti con furia il capo triangolare, quel pezzo di stoffa rimanga ben incollato alle squame del muso del Basilisco.
Lance quasi si lascia scappare un sorriso di trionfo nell'osservarlo dimenarsi, rabbioso di essere stato privato del suo senso più potente, pensando che la parte più difficile del piano è riuscita.
La sua attenzione viene catturata dal collare di metallo che il serpente ha intorno alla gola, dove è appeso un tubo di piombo.
Diffindo.
Rimane basito, aggrottando le sopracciglia con confusione quando la catena, a cui è attaccata l'oggetto che deve recuperare per superare la Prova, non viene tranciata dal sortilegio.
Poi serra la mandibola con rabbia quando comprende il significato della frase criptica che Baston ha pronunciato nella tenda dei Campioni.
Il tubo che contiene l'indizio per la Seconda Prova si stacca dalla catena solo se la bestia è priva di sensi, intuisce rapido, sentendo l'irritazione sostituire quella sensazione di trionfo che lo aveva travolto. 
Ingoia un moto di rabbia e una sfilza di maledizioni in tedesco verso chi ha progettato quelle trappole mortali.
Tuttavia, non può nemmeno augurare ogni di peggio agli artefici della sua morte perché, un paio di istanti più tardi, è costretto a lanciarsi sulla sinistra, rotolando sull'erba, per evitare la testa del Basilisco che è scattata avanti, azzannando con furia e alla cieca il punto dove si trovava un attimo prima.
Nell'impatto, le ginocchia hanno picchiato contro il terreno e qualche pietra e, nonostante lui si sia ben guardato dall'emettere fiato, quel movimento ha provocato, seppur minimo, del rumore, tanto che il muso della bestia si gira di colpo nella sua direzione.
L'istinto prende il sopravvento sulla mente, sprigionando un incantesimo dalla bacchetta che anticipa e frena il prossimo attacco.
Una scarica di fiamme azzurre lo circondano, costringendo il Basilisco a retrocedere per evitare di essere investito da quel fuoco che costituisce la barriera che ha innalzato tra loro due.
Piano B, piano B, strepita una voce, che assomiglia terribilmente a quella di Jude, nella sua testa. Passa a quel cazzo di piano B! 
Lance, accovacciato al suolo, si passa la lingua sulle labbra secche, spremendosi le meningi per elaborare una nuova strategia.
Gli occhi rimangono incollati all'animale che, costretto in ritirata, sta strisciando intorno alla barriera, cercando un punto debole per superarla.
Sforzo inutile. Finché resterà all'interno del Fuoco perpetuo, sarà al sicuro. Il serpente potrà anche sfruttare la sua altezza per tentare un attacco dall'alto ma, non appena si avvicinerà, le fiamme creeranno una sorta cupola azzurra, così da rendere vano ogni tentativo.
Ma è una situazione di stallo, osserva pratico, senza riuscire a contentenere l'espressione di disappunto che gli affiora sul viso. Lui potrà anche non riuscire a mandare a segno nessun colpo, ma, in questa situazione, io non riuscirò mai a prendere quel cazzo di tubo.
Sbuffa seccato, acciaccato per terra, la mano destra che si appoggia al ginocchio mentre l'altra stringe la bacchetta.
Scarta all'istante qualsiasi Magia Oscura del suo repertorio, conscio che sarebbe da idioti usarla con gli occhi dei funzionari del Ministero e di centinaia di testimoni piantati addosso. 
Giocare pulito è l'unico modo per uscirne senza conseguenze. 
Il problema è che è perfettamente conscio che la pelle delle Creature Oscure è quasi immune da qualsiasi incantesimo. Un 
Incarceramus non riuscirebbe mai a trattenere quella bestia e, anche se lo facesse, di certo non la metterebbe fuori combattimento così da permettergli di completare la sua missione.
Certo, l'
Ardemonio lo ucciderebbe ma, oltre ad essere un sortilegio instabile – e non gli sembra una grande idea lanciarlo in uno sprazzo erboso, rischiando di provocare un incendio indomabile e potenzialmente mortale per lui –, gli renderebbe impossibile recuperare l'indizio.
Scuote il capo, stizzito dell'incapacità di trovare una soluzione adeguata.
Si concentra a fissare la bestia che non ha smesso per un momento di strisciargli intorno, a debita distanza dalle fiamme.
Non sarà più lungo di sei metri, il che significa non è così anziano, considera analitico, socchiudendo le palpebre per leggere concentrazione. Quindi, magari, sarà più sensibile a cert-
Un rombo proveniente dal cielo lo porta ad alzare di riflesso gli occhi verso quelle nuvole grigie che si sono concentrate sopra la sua testa, facendo presagire che presto Hogwarts verrà travolta da uno dei soliti temporali invernali scozzesi.
Rimane per qualche momento a osservare quello scenario sinistro, prima che un sorriso divertito gli pieghi le labbra.
D'accordo, passiamo al piano B, concede nella sua mente, quasi con dolcezza, rigirandosi con la mano sinistra il nastro che ha legato intorno al polso destro.

 

«Scommetto che ora ti stai pentendo di averlo iscritto a questo Torneo».
Dominique distoglie a fatica lo sguardo dall'arena, voltando il viso a destra e incrociando quello storto in una smorfia di sufficienza di Teddy.
Sbatte le ciglia, smarrita. La tensione che le pesa addosso come un macigno, le rende quasi difficile comprendere il senso di quella frase. 
«Immagino che tu abbia fatto mettere a Delacour il suo nome nel Calice per un desiderio di riscatto» continua il ragazzo di sua sorella, impettito, appena infastidito dai suoi occhi vacui. «Intenzione nobile quanto inutile» sentenzia inclemente. «A Rosier non frega nulla dell'opinione della gente e la gente non dimenticherà quello che ha fatto la sua famiglia solo perché è in grado di fronteggiare una Creatura» sottolinea con lo stesso tono, facendole aggrottare la fronte per la stizza. 
«Ammesso che ci riesca davvero» aggiunge, poi, con spregio.
«Ci riuscirà» lo difende piccata, sentendo il nervoso infuocarle il corpo e le vene. «Con gli incantesimi è addirittura più bravo di te» afferma battagliera.
Lui inarca le sopracciglia, ironico.
«Continua a ripetertelo» replica clemente, con una faccia di chi ci crede poco. 
«Smettetela voi due» interviene Victoire, snervata, seduta tra loro su quella panca degli spalti.
«Volevo solo farle notare la realtà» si giustifica Teddy, altero, rivolgendo a sua sorella e tagliandola fuori dalla conversazione. «Ti avrei ammazzato per questa infamata, se fossi stato Rosier» svela sanguinario, serrando appena le palpebre, gli occhi gialli che assumono una sfumatura inquietante.
«Vogliamo davvero dire chi è stato un infame?» ribatte Victoire, stufa, fissandolo con rimprovero.
«È il karma».
«È stato il karma a far muovere la tua mano?»
E mentre quei due iniziano a bisticciare, Dominique torna a concentrarsi su quello che succede nel campo da gioco.
Il cuore le martella furioso nel petto nel vedere Lance, circondato dalle fiamme di una barriera magica che non conosce, a pochi metri da quella biscia enorme e mortale.
Non avrei dovuto infilarlo in questo casino, geme nella sua mente, terrorizzata a morte dallo spettacolo agghiacciante che ha davanti agli occhi. Sono stata una deficiente.
Deglutisce, sentendo un nodo alla gola dovuto all'ansia e alla preoccupazione.
Poi una mano si chiude su quella che lei ha stretto a pugno sopra la coscia sinistra e che sta stringendo fino a spiegazzare la stoffa della gonna scozzese che indossa.
«Andrà tutto bene» la rassicura Louis, benevolo, quando volta la testa a sinistra e incrocia quel viso rilassato. «Rosier si è trovato in situazioni peggiori» sostiene sicuro.
Lei arcua le sopracciglia.
«Tipo?» pigola dubbiosa, la voce spezzata.
«Quando ha detto a suo padre di voi» risponde suo fratello, svelto. Le sorride con calore, aumentando la stretta sulla sua mano per infonderle fiducia. «In confronto a quello, il Basilisco gli sembrerà una passeggiata» scherza svagato.
Dominique piega le labbra nella bozza di un sorriso, prima di tornare a concentrarsi su quanto accade davanti a sé.



D'accordo, si va in scena, decreta Lance, laconico, alzandosi in piedi, all'interno del cerchio magico.
Ripassa per l'ultima volta l'idea che gli è venuta in mente, prima di puntare lo sguardo verso quell'unica montagnetta rocciosa che si trova alle spalle della Creatura.
Devo solo raggiungerla prima che il Basilisco si renda conto dell'inganno, continua nella sua mente, pratico. L'incantesimo l'ho già eseguito diverse volte, anche se mai come arma. E deve essere estremamente potente o non funzionerà.
Si slaccia il nastro azzurro che Dominique gli ha dato prima dell'inizio della Prova, mormorando l'incantesimo che fungerà da diversivo.
Prende un respiro profondo, preparandosi ad agire.
Devo essere rapido, stabilisce nella sua testa. Poi abbassa la barriera, annullando l'incantesimo del Fuoco perpetuo. Molto più di lui.
Nell'istante in cui le fiamme svaniscono, il Basilisco, probabilmente avvertendo la mancanza di calore, scatta nella sua direzione direzione con un unico movimento repentino.
Aqua eructo!
La bomba d'acqua che si scatena dal terreno è tale che la bestia viene scaraventata indietro, trascinata dalla forza della corrente che la spinge verso la barriera che delimita l'arena.
Butta il nastro in mezzo a quell'acqua che sta allagando il terreno, così che si disperda, prima di annullare il sortilegio e correre verso il luogo più alto presente nell'ambiente.
Ci arriva nel minor tempo possibile, il cuore che gli batte rapido nel torace e la mente consapevole che gli restano solo pochi istanti prima che l'animale si riprenda e torni all'attacco.
Indirizza l'Incantesimo di Adesione verso le suole delle sue scarpe, così da rendere la scalata più facile e veloce. 
Il problema è che la roccia, in alcuni punti, sembra non reggere il suo peso, facendo saltare via alcuni sassi e slittargli il piede, rendendogli il compito più difficile.
Lance stringe i denti, seccato da quell'incoveniente, ma non accenna a fermarsi. Si arrampica utilizzando le mani e piedi, cercando di non perdere tempo. 
Anche perché non può continuare a guardarsi alle spalle, per vedere se la Creatura si sta avvicinando. E non può nemmeno basarsi sull'udito, dato che il vociare della folla, elettrizzata, e il temporale che si sta per scatenare in cielo, copre ogni altro suono.
È quasi arrivato in cima quando un colpo, veloce e secco come una frusta, lo fa sbalzare a destra, facendolo impattare con violenza contro una roccia.
Si accascia sul crostone di pietra, un gemito di dolore che gli sfugge dai denti a causa della craniata che ha appena preso, riuscendo per miracolo a frenarsi dal rotolare giù, verso terra, alla mercé della bestia.
Nell'istante seguente, riesce a spostarsi verso contro la parete della montagna quanto basta per evitare di essere morso. Sente però le zanne del Basilisco squarciargli la manica destra della felpa, affondando di striscio le zanne nella sua carne.
Ignorando il dolore, Lance serra le dita intorno alla bacchetta.
Sta per lanciare l'incantesimo quando la Creatura tira indietro la testa, allontanandosi da lui quanto basta per sfoderare i denti e sibilare feroce. 
Davanti a quella visione, dove le zanne sottili e aguzze sono sporche del suo sangue, lui si immobilizza e percepisce il panico premere sulla barriera eretta dall'Occlumanzia per impedire alle emozioni di avere alla meglio.
Tuttavia è un tentennamento che dura un battito di ciglia, perché nell'istante seguente l'istinto – quello che è nato in seguito a tutte le lezioni che zio Julian gli ha impartito –, lo spinge a scrollarsi di dosso quel torpore e agire.
Scaglia l'ennesima bomba d'acqua contro l'animale, sfruttando la furia dell'acqua per allontanarlo da sé. Poi, rinunciando a salire in cima alla montagna – perché più si muove, più il veleno del Basilisco entrerà in circolo –, punta la bacchetta verso l'acqua che ormai ha inondato tutto il terreno.
Vede il Basilisco, scrollare il capo, probabilmente per scacciare via il torpore a causa del colpo appena subito, sibilare incollerito e, il corpo mezzo immerso in quel liquame fangoso, tornare ad avanzare nella sua direzione.
Furgus!
La scarica di corrente si propaga nell'acqua, ramificandosi in ogni dove. L'elettricità giallastra si diffonde sulla superficie marrone, rapida e implacabile, fino ad arrivare a colpire il nemico.
La Creatura stride, un suono raschiante che dilania l'aria, facendogli venire i brividi. 
Le squame verdastre sembrano quasi illuminarsi quando la corrente le attraversa. Il corpo gli trema, agonizzante di dolore, prima che il serpenti crolli con un tonfo secco sul fianco, in mezzo a quel mare di melma, la bocca spalancata e la benda nera a coprirgli l'occhio.
Nel silenzio assordante che segue, Lance sente le ginocchia cedergli a causa di quel veleno che si è insinuato nel sangue e che inizia a farlo tremare per i brividi. 
Con il cazzo che mi avvicino a controllare, pensa brutale, lasciandosi cadere su quel crostone, i sassi che gli graffiano i palmi delle mani.
Facendo forza su se stesso per fare l'ultimo sforzo e completare quella cazzo di Prova, lancia un 
Diffindo non verbale.
La catena che l'animale porta al collo si spezza e, prima che quella custodia contenente l'inizio per la prova successiva, affondi nell'acqua, l'appella a sé con un 
Accio.
Il tubo di metallo plana nella sua direzione, attirando proprio sopra la sua mano destra.
Lo osserva per qualche secondo, ancora incredulo di essere davvero riuscito ad entrare in possesso, prima che un lampo di luce rossa, lanciato da un giudice, illumini il cielo, seguito da un leggero botto, e annunci la fine della Prova.



«Trauma cranico, quattro costole incrinate, una ferita potenzialmente mortale al braccio, tagli sulla fronte e contusioni alla schiena» elenca Madama Chips, in un brontolio assorto, mentre gli passa la bacchetta sul tutto il corpo, così da individuare altre ferite o lividi. 
«Sembra quasi stupita che io sia ancora vivo» sottolinea Lance, sarcastico, a torso nudo, seduto su uno dei lettini nella tenda dell'infermiera allestita accanto a quella dei Campioni.
Lei gli scocca un'occhiata di ammonimento mentre recupera dalla tasca del grembiule candido una fiala contenente una pomata violacea che sparge senza troppa delicatezza sul taglio che, da sopra il gomito, gli scende quasi fino al polso.
«Come se non avessi vista in condizioni peggiori, signor Rosier» lo fredda secca, agitando la bacchetta così che delle bende pulite escano dalla punta e gli avvolgano il braccio. «Quando c'è la finale di Quidditch Grifondoro contro Serpeverde, la mia Infermeria si trasforma in rifugio di moribondi per quanto vi linciate in campo» rimarca implacabile. 
«I Grifondoro sono degli animali» conviene concorde, annuendo con teatralità.
La donna storce le labbra in una smorfia indispettita. 
«Non mi pare che Serpeverde si comporti meglio» rinfaccia caustica, passando a sistemargli le costole. Avverte un bruciore fastidioso al torace nel momento in cui gli incantesimi raddrizzano le ossa. «Io me li ricordo i tempi di Flint e Baston, senza dimenticare quelli di Bole e Selwyn. Ogni scusa era buona per iniziare una rissa» afferma contrariata mentre lui serra le palpebre, guardandosi bene dal lasciarsi sfuggire un gemito. È abbastanza convinto che la vecchia megera faccia apposta ad avere il tatto di un Troll di Montagna. «Di Burke e Delacour si possono dire tante cose, ma almeno non scalpitano per mettersi le mani addosso» continua un pochino più addolcita, con un cenno di approvazione del mento.
Perché Jude, a meno che non gli venga un ictus, non si abbasserebbe mai a iniziare una zuffa alla Babbana, commenta Lance, ferreo, nella sua testa, in una accorata difesa del cugino. E Delacour non si farebbe mai beccare in una situazione compromettente, con il rischio di passare dalla parte del torto. Salazar, se lo odio! 
Dopo che anche il costato è tornato come nuovo, si lascia sfuggire un sospiro di sollievo.
«Direi che il suo lavoro è finito» afferma distaccato e ha appoggiato i palmi sul letto, così da far forza e alzarsi, quando una mano lo costringe a rimanere seduto.
Madama Chips, ignorando la sua occhiata oltraggiata, lo scruta con piglio da dittatore sanguinario.
«Il mio lavoro sarà finito quando lo dirò io» lo apostrofa brusca. «Questa è la mia Infermeria. Comando io
» sentenzia prepotente.
Lui inarca un sopracciglio con chiara provocazione.
«Sto bene» dichiara gelido, sfidandola a contraddirlo.
«Si vede dal suo viso, infatti» replica la donna, inclemente, alludendo ai tagli e lividi che ha sulla fronte, lì dove ha sbattuto contro la roccia.
Sta per aprire bocca, perché dopo aver affrontato una Creatura Oscura e schivato la morte per un soffio, di certo non ha paura di una alta un metro e due tappi, quando Dominique fa il suo ingresso nella tenda.
Lo scruta con espressione ansiosa, quasi fosse incredula di vederlo vivo e, quasi, in salute.
Quando si dice l'ottimismo, commenta ironico nella sua testa, irritato da quella mancanza di fiducia. E dire che mi ha visto uscire quasi integro dall'arena.
«Signorina Weasley» la chiama Madama Chips, secca, riprendendosi dalla sorpresa di essersi trovata un'ospite nel suo regno. «Non le dico nemmeno che non dovrebbe trovarsi qui» afferma spossata, per nulla intenzionata a iniziare un'altra discussione. «Chiuderò un occhio sulla sua presenza, se mi tratterrà qui il signor Rosier giusto il tempo di comunicare alla Preside che il suo Campione non corre alcun pericolo» concede magnanima.
Dominique annuisce, stranamente docile e poi, solo dopo che sono rimasti soli, azzarda ad avvicinarsi con cautela.
La vede osservarlo con l'apprensione che le incupisce i lineamenti del volto, gli occhi azzurri che rimbalzano ansiosi dai tagli ai lividi che gli costellano la fronte.
«Sentiti in colpa» rinfaccia Lance, brutale.
Lei sbatte le palpebre, presa alla sprovvista.
«Per cosa?» domanda in un pigolio vacuo.
«Mi hai quasi ammazzato» sottolinea lui, inarcando le sopracciglia con eloquenza. «Te lo dico: se Evan era disposto a morire per Emmeline, questo non significa che io sia disposto a fare lo stesso per compiacerti» puntualizza implacabile, serrando la mandibola per il disappunto. «Voglio restare su questo mondo il più a lungo possibile e-»
Si interrompe di colpo, sconvolto e completamente inebetito, quando Dominique scoppia in un pianto disperato e isterico.
Lance rimane immobile, pietrificato, mentre lei gli butta le braccia al collo, stringendolo in una presa tremolante, e inizia a singhiozzargli sulla spalla destra. 
Ci mette qualche secondo per scacciare via lo sgomento, sfarfallando più volte le ciglia, prima di accarezzarle la schiena con la mano sinistra con carezze lente e rassicuranti.
«Domi, lo sai che detesto vederti così quando non sono io a ridurti in questo stato» le ricorda sommesso, con una punta di asprezza.
Lei annuisce, continuando a tremare e non accennando a staccarsi o arrestare quel fiume di lacrime.
E lui, perché si sente magnanimo, rinuncia a irritarsi per quella reazione melodrammatica. Anzi, essere riuscito a scansare la morte – cosa non così scontata quando si è un Rosier –, lo rende quasi benevolo a tentare di consolarla.
«Sei proprio un'illusa se pensi che mi vogliano all'inferno prima del tempo» dice, quindi, sarcastico, circondandole la vita con le mani per stringerla a sé.
Sopporta i seguenti dieci minuti di pianto, singhiozzi, scuse mugugnate che gli infradiciano la tuta con la calma e la tranquillità di un maestro zen da strapazzo.

È proprio vero che vedere la morte in faccia renda più buoni, commenta nella sua testa, lapidario, concedendole di usarlo come fazzoletto umano.
Passato il momento di sconforto, Dominique si allontana da lui con due occhi umidi e arrossati, e la faccia più brutta che abbia mai visto.
«Tu non vai all'inferno senza di me» sostiene caparbia, in un mormorio spezzato, senza allontanare le braccia dalle sue spalle.
«Scordatelo» ribatte Lance, brusco. «Almeno lì mi lasci da solo» dichiara inflessibile.
Lei abbozza un microscopico sorriso, anche se i lineamenti del volto rimangono rigidi. Recupera la bacchetta dalla tasca del cappotto, così da far scomparire le ecchimosi che gli sono venute a causa dell'incontro tra il suo viso e la parete rocciosa di quella montagna.
«Perché hai lanciato via il mio pegno, ad un certo punto?» la sente chiedere, flebile.
Lui scrolla le spalle, placido.
«L'ho stregato affinché emettesse delle vibrazioni» spiega rapido, ricordando di aver letto che i serpenti sono attratti da quelle. Storce le labbra in una smorfia scontenta, aggrottando le sopracciglia contrariato. «Era un diversivo, anche se non ci è voluto molto prima che il Basilisco si rendesse conto dell'inganno» considera, consapevole che non fosse sto grande piano.
«E dovevi usare proprio il mio nastro?» replica Dominique, fingendosi acida.
«Potevo usare la felpa» le fa notare Lance, eloquente, decidendo di assecondarla e mettere in scena quel tentativo di bisticcio ridicolo. «Ma se mi fossi spogliato davanti a tutti, tu saresti impazzita» continua sicuro, assolutamente certo delle sue parole. «Sulla gelosia, ci dobbiamo lavorare, perché mi stressi senza motivo» aggiunge risoluto.
«Disse colui che ha detto all'intera Inghilterra che è single» rinfaccia lei, risentita, perdendo quell'aria scherzosa. Sì, perché la gelosia la priva della ragione. Non che di solito la sua ragazza abbia chissà quale rapporto con il proprio cervello. «Sai di esserti scavato la fossa, vero Rosier?» domanda eloquente, assumendo un'espressione battagliera che lo eccita da morire.
Lui ridacchia, per nulla spaventato.
«Domi, ci hanno provato in molti a farmi fuori. Un Basilisco, per ultimo» puntualizza presuntuoso, con un sorriso carico di trionfo. «Non ce l'hanno fatta loro, figurati tu» sottolinea derisorio.
Dominique si incupisce, stringendo le palpebre con fastidio. Poi, inaspettatamente, il viso le si distende in un'espressione sicura di sé.
«Non mi sottovalutare» risponde morbida, accarezzandogli amorevole la guancia destra. «Io sono come distruggerti» sostiene certa.
Lui inarca le sopracciglia, senza riuscire a trattenersi dal sorridere sarcastico.
«Credimi, l'ho imparato a mie spese» assicura distaccato, scuotendo il capo con l'aria di chi lo sa bene.







 

È orribile? Ne sono consapevole ma, visto che è stato scritto in una situazione d'emergenza, non mi importa.
Ci sono andata palesemente pesante perché affrontare un Basilisco, checché ne dica Louis, non deve essere una passeggiata.
E non sarebbe stato credibile se Lance lo avesse steso in dieci minuti.
Parliamo di una Creatura considerata tra le più pericolose tra quelle magiche.
Ora, per eliminare quella bestiaccia, ho preso in considerazione di 
tutto. Ho pensato di bruciarla, soffocarla, schiacciarla, finché non mi è balenata l'idea di fulminarla.
In tutto ciò, mentre elaboravo questo piano malvagio, mi sono sentita la Crudelia de Mon che voleva accoppare i cuccioli di turno. Insomma, mi sono sentita un mostro. 
Però dovevo salvare Lance in qualche modo
visto che sono stata io a infilarlo in 'sto casino.
Spero che il capitolo vi abbia strappato un sorriso, seppur minimo. 
Un abbraccio, 
Blue




Fuoco perpetuo: non so se finché è attivo, sia impossibile lanciare altri incantesimi. Questa è una licenza che mi sono presa.






   
 
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