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Autore: Pol1709    28/12/2022    1 recensioni
Ben ritrovati! Con questa storia si conclude il ciclo iniziato con "Il Cavaliere e la Strega" e proseguito con "La pietra della collana". Gli avvenimento sono ambientati ai giorni nostri (per ragioni di scorrevolezza della trama non ho considerato la pandemia Covid-19): Oscar verrà chiamata ad essere di nuovo un cavaliere e, con André al suo fianco, affronterà un'ultima battaglia per se stessa e per un mondo antico e dimenticato. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Quando la donna rossa le aveva detto che il fabbricato si trovava di fronte alla strada, Oscar si rese conto che non era proprio un modo di dire. Con la coda dell’occhio vide alla sua sinistra una piccola costruzione in pietra con una fila di persone davanti. Andrew si piegò verso di lei: - La Fonte Bianca – disse piano.
Il complesso era nascosto dalla vegetazione, quasi invisibile, ma, una volta oltrepassato il cancello d’ingresso, Oscar notò la sua grandezza. Andrew si guardò attorno e poi si rivolse a Marjorie: - Non ci sono macchine nel parcheggio…Non ci sono ospiti in questa stagione? Eppure…Con questa posizione e in questo periodo…Il parco dell’abbazia e il Chalice Well sono pieni di turisti –
La donna si voltò e sorrise, con un sorriso radioso e abbagliante che a Oscar fece venire, ancora e, senza alcun motivo apparente, l’acidità di stomaco. Si mise una mano sul ventre e si sforzò di non digrignare i denti. Marjorie indicò la costruzione – Stiamo effettuando dei lavori di manutenzione e quindi siamo chiusi. O questo è quello che abbiamo segnalato alle autorità di Glastonbury. Conoscendo mia sorella, lei sarà di certo nel giardino interno, prego, seguitemi – disse e fece strada.
Oscar bloccò Andrew prendendolo per un braccio – Ci siamo! Adesso capiremo se siamo davvero caduti dalla padella nella brace. Certo…Se tu non ti lasciassi irretire da quel fondoschiena, forse potremmo anche cercare di fare qualcosa –
Lui socchiuse gli occhi – Ma cosa…Io non…Ma…E cosa dovremmo fare secondo te? Fuori di qui c’è Fersen con i suoi sgherri e qui…Beh! Non lo sappiamo! E se non comprendiamo con cosa abbiamo a che fare, cosa pretendi? E io non le guardo il fondoschiena…Ma… -
Oscar sospirò e gli lasciò il braccio. Alzò lo sguardo e, in una macchia di luce tra le fronde degli alberi, vide ancora una volta la torre del Tor e mai come prima di allora le sembrò che essa la stesse chiamando.
Passarono attraverso il salone d’ingresso vuoto ed uscirono in un piccolo giardino, in fondo al quale, accanto ad una grande fontana, videro una figura vestita di bianco. Si avvicinarono e Oscar notò che l’acqua della fontana era di un tenue colore rossastro. Aggrottò la fronte e guardò Andrew. Anche lui rimase perplesso: - Ci sono molte fonti nella zona – disse solo.
Oscar, con sorpresa, realizzò che la sagoma in bianco indossava una sorta di tunica lunga legata alla vita da una corda. Era indubbiamente una femmina, come le sue forme dimostravano. Aveva i capelli biondi e lunghi, raccolti in una treccia che gli ricadeva sulla spalla destra.
La donna si girò e sorrise mostrando denti bianchissimi e due occhi azzurri e limpidi – Benvenuti! Vi aspettavamo con ansia! –
Marjorie si mise di lato e incrociò le mani dietro la schiena – Miei signori, vi presento mia sorella maggiore, la…La direttrice di questo posto, Lady Vivian –
La donna in bianco si avvicinò a Oscar e Andrew. Fissò lei con occhi azzurri penetranti e poi li socchiuse – Benvenuta, cavaliere – sussurrò.
Oscar sbatté le palpebre confusa, guardò per un attimo il suo compagno e poi di nuovo la donna aggrottando la fronte. Vivian strinse le labbra e poi guardò sua sorella – Ma…Nostra sorella ha detto che sarebbero arrivati qui ricordando tutto! Non è forse così!? –
Marjorie scosse il capo – Non mi pare che ricordino alcun che! Ma nostra sorella può anche sbagliare. Lo sai quello che dice sempre: la magia non è una scienza esatta! Ma l’importante è che il cavaliere ed il suo scudiero siano qui, finalmente, nel posto esatto dove devono stare –
Oscar inarcò le sopracciglia – Io…Perdonatemi…Ma…Di cosa state parlando? Non…Non capisco… -
La donna rossa si mise di fianco a sua sorella – Stiamo parlando di voi, Lady Oscar. E del vostro destino –
Andrew piegò la testa di lato – E quale sarebbe…Il nostro destino? –
Vivian si piegò verso di loro – Rendere l’ultimo servizio, combattere l’ultima battaglia…Per l’isola sacra, per Avalon! –
Oscar sentì girare la testa; si portò una mano agli occhi e tentennò – Sentimi bene…Galadriel…Da quando sono in questo bislacco paese ho incontrato parenti di nazisti e filonazisti….impiegate antipatiche ed archeologi in cerca di gloria…Mi hanno rapita, incidentata e sbattuta su un’auto verso la campagna inglese…Ho continue visioni di…Di non so nemmeno io cosa…E, visto che quando tornerò a Parigi dovrò andare in terapia per molto, molto, molto, molto tempo…Ti spiace dirmi cosa accidenti sta succedendo, una volta per tutte!? –
Vivian socchiuse gli occhi – Beh! Non credo ci sia un modo semplice per dirlo, Lady Oscar, ma visto che mia sorella Morgan non ha messo in conto questa eventualità…Tu sei già stata qui, in questo posto, anni e anni fa, o meglio…Ci sei stata quando eri un’altra persona, quando il tuo spirito abitava un altro corpo, non dissimile da quello che vedo. Sei diventata…Siete diventati i cavalieri di Avalon, gli ultimi campioni dell’isola sacra ed è proprio quest’ultima che vi ha, ancora una volta, chiamati insieme per combattere per lei. La fine della missione mia e delle mie sorelle è giunta, finalmente e purtroppo anche Avalon lascerà non solo la dimensione nella quale la magia di Morgana l’ha relegata e protetta, ma anche e definitivamente il mondo degli uomini –
Oscar ascoltò il discorso di Vivian a bocca aperta. In un angolo della sua mente una voce gli urlò di scappare a gambe levate, che era meglio affrontare Fersen e il suo nuovo Reich piuttosto che quelle pazze. Ma un’altra parte del suo cervello, invece, la teneva lì ferma. Aggrottò la fronte sentendo un fastidioso ronzio farsi strada nella testa. Fece un passo indietro e poi un altro, barcollò, ma qualcuno la sorresse. Vide davanti a sé Andrew che la strinse tra le braccia. In quell’occasione non ebbe alcuna paura e, anzi, il suo tocco gli diede forza e coraggio. Lui annuì – Lo sento anch’io. Non so cosa sia, ma lo sento nella mia testa…E la torre su quella collina mi sta…Mi sta chiamando…Sono stato qui altre volte, ma solo ora sento…Sento il richiamo di…Quella cosa! Resta con me, Oscar, resta con me –
Lei aprì le labbra, ma non disse nulla, sollevò un braccio e gli accarezzò la guancia – Il mio André… - disse piano.
Guardò le altre donne e, per un attimo, vide Vivian in un abito bianco più sontuoso e con un lungo bastone e Marjorie in una sorta di armatura scarlatta come i suoi capelli di fuoco.
Vivian allungò un braccio e una mano – Venite. Avalon e nostra sorella vi attendono…Attendono il vostro ritorno –
 
Dopo nemmeno dieci minuti Oscar, con Andrew, Marjorie e Vivian, si inerpicò lungo il pendio del Tor di Glastonbury. Si guardò attorno e aggrottò la fronte – Non ci sono turisti nemmeno qui –
Andrew annuì – Ma è strano! –
Marjorie si girò a guardarli e sorrise – Non proprio. La nostra famiglia è ricca…E potente…Abbiamo semplicemente chiesto alle autorità di chiudere ogni accesso alla collina per qualche giorno, proprio mentre vi aspettavamo. A proposito: ve la siete presa comoda! E abbiamo dovuto pagare un sacco di soldi alla municipalità! Quel festival di musica cacofonica ed inascoltabile che organizzano ogni tanto è molto costoso – disse e si piegò per togliere le sue scarpe rosse a tacco alto – Ecco, così va meglio! – aggiunse e continuò la salita.
La torre di San Michele era proprio di fronte a loro e a Oscar parve di vederla alzarsi e diventare una vera e propria fortezza, nera e minacciosa. Chiuse gli occhi per un attimo; il castello era sparito, ma la torre era ancora lì e, come non mai, sembrava chiamarla a sé. Viviana alzò una mano e toccò la costruzione. Sorrise debolmente – Quegli sciocchi…Hanno eretto questo pilastro di roccia per chiudere ogni accesso all’isola e ci sono quasi riusciti! Ma il potere di Avalon è troppo grande e di questa pietra ne ha fatto il suo unico accesso…E la sua unica uscita –
Oscar guardò ancora la torre inondata dal sole – E ora… -
Vivian sospirò – C’è ancora una cosa, Lady Oscar, tutto questo è stato previsto e…E manca ancora qualcuno al nostro appuntamento –
In quel momento si sentì un rumore sordo e attutito. Marjorie cadde in avanti e Andrew, prontamente, la sorresse. Lei si mise una mano sulla spalla e Oscar, con orrore, vide che la giacca e la camicia si erano strappate lasciando scoperta la pelle candida e una ferita.
Fersen, con accanto Martine e gli altri del loro gruppo, si avvicinarono ad armi spianate. Lui strinse le labbra – Non c’era bisogno di usare le armi…Non ora, perlomeno! –
Un alto uomo con occhiali da sole neri, sbuffò e abbassò la pistola con il silenziatore che aveva in mano – Avete detto di usare la massima violenza come deterrente. Beh! Lo abbiamo fatto! –
Oscar si mise di fronte ai nuovi arrivati e, stranamente, non provò paura, ma sorrise – Benvenuto al Tor, Alexander –
Anche lui sorrise e si avvicinò – Bene! Mi fa piacere che tu la prenda con filosofia. E credo che abbiamo trovato anche il nostro misterioso avversario – disse ammiccando verso Vivian – Ma ora…Ora dimmi…Dimmi dove si trova la coppa! –
Oscar piegò la testa di lato, veramente divertita – E cosa ne farai, una volta avuta tra le mani? –
Fersen si passò la lingua sulle labbra – La donerò al mondo! Che altro! Non hai la minima idea di cosa essa rappresenti per l’umanità! –
Lei abbassò la testa – Cosa rappresenta per il mondo lo so benissimo. Ma cosa rappresenta per te? E’ solo un mezzo per fare denaro? Come per il tuo illustre prozio? –
Lui strinse le labbra – Anche il mio prozio ha cercato di dare la coppa gli uomini, pur senza riuscirci e, per quello, lo ammetto, si è alleato con le persone sbagliate –
Oscar sorrise con l’angolo della bocca – Ne sei sicuro? O forse erano le persone giuste per quello che aveva in mente –
Andrew aggrottò la fronte stringendo Marjorie che emise un debole lamento. Oscar scrollò le spalle – Ci ho messo un po' per collegare tutto, è vero, ma ci sono arrivata…Tu hai detto che il tuo antenato, alla fine della guerra, era stato diseredato dalla famiglia, ma allora…Come mai ha potuto mantenere una villa con tanto di servitù al seguito e una vita, tutto sommato, molto agiata? Ho visto…Ho visto una fotografia di Gustav Von Fersen con una valigetta accanto al comandante di Auschwitz…E se la teneva bella stretta! Proviamo a supporre qualcosa…Quando ha proposto a Himmler la ricerca del Graal sulla base del libro di Oscar, immagino che quel pazzo paranoico gli abbia voluto fornire anche dei capitali…E quali mai possono essere i capitali per un’operazione segreta? Forse denaro in contanti ed oro e dove trovarli in grande quantità in quell’epoca? Forse quelli depredati alle vittime della follia nazista. Himmler deve aver dato a Gustav qualche documento che gli garantiva libero accesso al campo di sterminio e, soprattutto, il libero accesso ai fondi di cui aveva bisogno…O di cui avrebbe avuto bisogno se la guerra non fosse andata male per i nazisti, ovviamente. Ma immagino che le notizie dei vari fronti non interessassero il prozio Gustav quanto le cifre sottratte alle persone uccise. Dimmi la verità, Alexander, quante volte il tuo antenato è andato in quell’inferno per prendere soldi e gioielli che non gli appartenevano? Si è arricchito a spese di quella povera gente e lo sapeva…Sapeva benissimo quello che facevano ad Auschwitz e…E non gli importava, non è vero!? –
Fersen sorrise a denti stretti e poi tentennò – Astuta…Lo devo ammettere. Si! Gustav si è fatto dare denaro e oro dai nazisti per finanziare la sua missione in Inghilterra quando ancora, già alla fine del ’43, era del tutto evidente che il Reich non avrebbe mai potuto vincere. E sapeva benissimo quello che accadeva ad Auschwitz: il comandante Hoess lo portò addirittura e vedere il funzionamento delle camere a gas e dei forni crematori in una sorta di macabro giro turistico. Conosceva le procedure che adottavano le SS e, soprattutto, chi erano le vittime. Ma, ammettiamolo, anche se lui si fosse opposto a quel branco di pazzi assassini…Sarebbe cambiato qualcosa? Oh! Direi proprio di no! Ma lo sai…In fondo metteva a tacere la sua coscienza pensando al fatto che, prima o poi, avrebbe trovato il Graal…Lui credeva veramente che accumulare oro e denaro gli sarebbe servito per dare al mondo la più grande reliquia dell’umanità…Ma gli mancava sempre qualcosa…Qualcosa, o qualcuno, per decifrare quel vecchio libretto. Aveva individuato la posizione della tomba di Boudicca, ma quel poveretto si era pentito di quello che aveva fatto. Riteneva che fosse una punizione sufficiente non prendere la gloria della scoperta. Una cosa che voleva lasciare ai posteri e ad uno dei suoi eredi, cioè a me. E poi usare quella montagna di denaro solo per fare del bene! Quello sciocco! E a che scopo sprecare soldi di gente morta ammazzata che comunque non avrebbe potuto riaverli? Prima che quell’idiota potesse fare dei danni, magari cambiando il suo testamento a mio sfavore, ci ho pensato io: un cuscino sulla faccia e il mio caro prozio ha raggiunto Himmler e tutti gli altri all’inferno! Io sono quello che ha creato un’associazione per lo sviluppo del sapere universale; io sono quello che ha potuto dare le spoglie della regina guerriera al mondo e, sempre io, sarò quello che darà all’umanità il Graal! Tutto questo non vale forse la vita di poche centinaia di persone? –
Andrew strinse le labbra – Pazzo! – sibilò.
Oscar sorrise sprezzante – No…Non è un pazzo…Sa benissimo quello che sta facendo, come il suo prozio…Come i nazisti. Vuoi il Graal? Beh! Mi dispiace! Ma non abbiamo la minima idea di dove si trova. Il libro della mia antenata si ferma qui, a Glastonbury, su questa collina…Ma se vuoi iniziare a scavare, non sarò i a fermarti –
Fersen alzò il mento sorridendo – Beh! Tu forse non lo sai, ma le tue gentili ospiti, forse, si! Le persone che sono con me sono tutti ex militari delle forze speciali. E’ gente rude, che non va per il sottile quando si tratta di ottenere delle informazioni o di eliminare scomodi testimoni. Per l’amicizia che legava i nostri antenati, ti prego, non costringermi a farti del male –
Oscar strinse i pugni e, in quel momento, sentì la terra vibrare. Guardò per un attimo Andrew e poi la torre alle sue spalle. La costruzione sembrò ingrandirsi enormemente sopra di loro e poi, improvvisamente, una luce bianca si irradiò dalla sua base. Oscar si avvicinò istintivamente a Andrew, ma fu raggiunta da un’ondata di chiarore e alzò il braccio per riparare gli occhi.
 
Era di nuovo stesa a terra. Ma non erano sassi quelli sotto di lei e nemmeno l’erba della collina del Tor. Era un freddo pavimento di marmo. Si sollevò lentamente e si mise in ginocchio. Era all’interno di una costruzione. Aggrottò la fronte e si guardò attorno: dove aveva già visto quelle decorazioni e quella grande scalinata che portava al piano superiore? Sbatté le palpebre e si alzò in piedi. Ricordava che, fino a poco prima, si trovava sulla collina del Tor di Glastonbury, in Gran Bretagna. Si prese la testa tra le mani e poi, improvvisamente, capì. – Palazzo de Jarjayes – disse piano ricordando le vecchie fotografie in bianco e nero della casa dei suoi avi alla periferia di Parigi. La casa di Oscar e di André.
Sorrise e si guardò di nuovo attorno. – Benvenuta! – disse una voce chiara e limpida sopra di lei. Alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta nel vedere sé stessa sul soppalco del primo piano. Ma quella che la stava guardando dall’alto, pur avendo la sua stessa faccia e anche la sua voce, portava i capelli biondi molto lunghi e indossava la giacca di una vecchia uniforme militare di colore blu pesante con decorazioni in oro sul petto e una medaglia sul cuore.
La figura si mosse e scese lentamente le scale e Oscar vide che indossava alti stivali da cavalleria e una spada legata al fianco sinistro. Il soldato si fermò a qualche gradino dal pavimento del piano terra e sorrise di nuovo – Benvenuta, Oscar de Jarjayes –
Lei scosse il capo – Io…Ho paura a chiederlo…Ma tu…Tu sei… -
L’altra sollevò la mano e portò due dita alla fronte nella parodia di un saluto militare – Oscar de Jarjayes, ovviamente! –
Oscar inspirò a fondo e gonfiò il petto – Quindi…Quindi sono morta, non è vero? E’ stato tutto inutile, ma perlomeno quel maledetto nazistoide non avrà mai la sacra coppa. Sei qui per portarmi nell’aldilà a conoscere tutti i miei antenati? Vuol forse dire che sono degna di loro e di sedere al loro fianco nelle sale dell’eternità e nella gloria imperitura? –
L’altra Oscar aggrottò la fronte, piegò le ginocchia e si sedette su un gradino. Appoggiò i gomiti sulle gambe e intrecciò le dita sotto il mento. Socchiuse gli occhi, come per studiare la donna di fronte a sé e poi tentennò – Che dire! La melodrammaticità è uno dei tratti distintivi della nostra famiglia! Ma no, non sei morta. Non ancora, perlomeno. Anche a me è capitata una cosa simile, quando sono caduta davanti alla Bastiglia. Anche sei io, in effetti, ero morta per davvero…Ma non divaghiamo! Perché siamo qui, vuoi chiedermi? Beh! Andiamo con ordine – disse e si alzò. Si avvicinò a si mise di fronte all’altra e sorrise – Vuoi forse sapere come tutto è iniziato? Come tutto questo è iniziato? –
L’altra annuì a bocca aperta e l’Oscar in divisa sospirò: - La mia vita la conosci, ma c’è una parte…Una parte che ho tenuta nascosta a tutti. Dopo l’incoronazione di Sua Maestà Re Luigi e della Regina Maria Antonietta ho preso un breve periodo di congedo, prima di assumere il comando della Guardia Reale. Con André mi recai in Normandia, per un giro di ispezione delle proprietà della mia famiglia. Sulla strada scoppiò un temporale ed io ed André ci trovammo…Ci trovammo fuori dal nostro tempo e persino fuori dalla Francia. Fummo portati nella Britannia di secoli prima, al tempo in cui regnava Artù da Camelot. Portati lì dalla magia e dalla volontà di sua sorella Morgana –
L’altra inarcò le sopracciglia – Intendi…Intendi forse…La Fata Morgana? Ma come…Ma quando…Ma che… -
La Oscar in uniforme sorrise – Quante domande! Un tempo me le sarei fatte anch’io, non temere. La Fata Morgana ci portò a Tintagel, il suo castello in Cornovaglia, per usare me come arma magica ed andare ad Avalon, l’isola sacra e salvare suo fratello il Re, ferito mortalmente dopo una grande battaglia che lo vide contrapposto al suo stesso figlio, Mordred –
Oscar sbatté le palpebre, ma l’altra continuò – L’isola era stata chiusa al mondo da un’altra magia, quella di un cavaliere della Gallia, come me e te, che aveva sacrificato la sua stessa vita affinché nessuno osasse disturbare il sovrano mentre la Dama del Lago lo curava dalle sue ferite. Non entro nei particolari, del resto, come dice sempre Morgana, la magia non è una scienza esatta. Partimmo con lei e sua sorella Morgause, la madre di Mordred e trovammo Avalon e Viviana, la Dama del Lago e lì…Morgana venne posseduta dalla sua dea della guerra, Morrigan, nella sua versione…Più crudele. Fummo io e André a sconfiggerla e a salvarla e, come ricompensa, lei nominò il mio André cavaliere di Avalon con la spada di Artù –
Oscar abbassò la testa – Non è possibile…Sto sognando e presto mi sveglierò –
L’altra aggrottò la fronte – Sei cocciuta! Beh! Fu lì che scoprì di amare André e ci demmo il nostro primo bacio d’amore. Ma Morgana aveva visto già le nostre vite nel futuro e sapeva che io e lui saremmo dovuti morire durante i primi giorni della Rivoluzione in Francia. E io, senza falsa modestia, sarei stata determinante, guidando la presa della Bastiglia, per dare inizio ad un qualcosa che avrebbe modificato l’assetto sociale e politico dell’Europa e del mondo intero. Ci cancellò la memoria e ci rimandò, dal Tor di Glastonbury, in Normandia, nella nostra epoca. Ma non era certo finita…Da comandante della Guardia Reale fui io che trovai Jeanne de Valois, la responsabile del famoso “caso della collana”. La celebre collana aveva anche una grande pietra rossa, che, a sua volta era stata incastonata nel pomolo dell’elsa della spada di Artù –
Oscar si prese la testa tra le mani – Ma…E’ assurdo…Io… -
La Oscar in divisa si avvicinò e la prese per le spalle – Non chiedermi e non chiederti come e perché. Avalon…Avalon è come una cosa viva! Quest’isola è un grande organismo in grado di influire non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Da Jeanne la pietra passò a me quando mi trovavo di nuovo in Normandia. Una delle serve di Palazzo de Jarjayes aveva scoperto il suo segreto: alla luce della luna piena quel sasso rosso proiettava una mappa in tre dimensioni, un grande cerchio di pietre in una pianura –
Oscar sorrise debolmente – Stonehenge –
L’altra annuì – Esatto! Mi imbarcai per l’Inghilterra meridionale, braccata dai servizi segreti inglesi e da misteriosi nemici che volevano appropriarsi di un’arma antica nascosta proprio nelle rocce di quella pianura. Seguii il mio libretto nero, che avevo iniziato a scrivere anni prima: frasi senza senso su luoghi inglesi che mi avevano fatto leggere ed apprezzare la saga arturiana ed io nemmeno sapevo che in Francia c’era tutto un filone ad essa dedicato! A Glastonbury, però, ebbi la sorpresa di trovare nientemeno che, di nuovo, Morgana in persona, venuta dal passato attraverso le nebbie; una magia imparata da Merlino –
Oscar sospirò – Merlino? Ma…Certo…Ovvio che parliamo del Mago Merlino…Chi altro! –
L’altra sorrise – Morgana era arrivata pronta per strappare dalle mie mani la pietra, visto che era convinta che io l’avessi presa dall’elsa della spada nella mia precedente avventura. Ma c’era arrivata priva di sensi e la portai nella casa del buon reverendo Philby che mi aveva ospitata raccontandomi la storia del luogo –
Oscar spalancò la bocca – Ma…Allora…La donna in nero che era partita con te da Glastonbury…Con spada e scudo…Era lei…Era la Fata Morgana in persona –
La Oscar in uniforme annuì – Raggiungemmo il cerchio di pietre e trovammo la tomba della regina guerriera, colei che si era opposta all’Impero di Roma e la lancia di Lugh, il dio del sole, che avrebbe dovuto attivare l’arma…Ma con noi arrivarono anche i nostri misteriosi nemici…E…Beh! L’arma fu attivata…Anche se era…Se così si può dire…Difettosa e si distrussero da soli. Fui io, stavolta, a chiedere a Morgana che la mia memoria fosse cancellata, per adempiere al mio destino e rientrai in Francia – disse e lasciò passare un lungo attimo in silenzio – Quella notte…Quella notte in cui io e André fummo come marito e moglie, come uomo e donna…Ricordammo tutto. Tutto quello che ci era successo. Non avevamo un futuro: lui era destinato alla cecità completa e la mia tisi stava entrando in una fase acuta…Ma sapevamo che dovevamo andare in mezzo al popolo, in mezzo alla battaglia. Perché Avalon ci restituì i ricordi in quel momento? Ci ha messo alla prova. Perché sapeva che, prima o poi, gli sarebbero serviti di nuovo il suo campione ed il suo cavaliere, io e André. I cristiani, costruendo la torre sulla collina del Tor, hanno voluto sigillare per sempre Avalon dal mondo, ma ne hanno solo fatto l’unico passaggio. E si, l’isola sarebbe comunque sparita, ma solo una volta esaurito il suo compito. Ci sarebbero voluti secoli, ma avrebbe ancora avuto bisogno di noi…O delle nostre…Copie…. –
Oscar aggrottò la fronte – E quale sarebbe lo scopo di…Di Avalon? –
L’altra socchiuse gli occhi – Salvare il Re. Le sue ferite hanno richiesto più tempo del previsto e i poteri dell’isola, uniti a quelli della coppa donata alle sacerdotesse da Giuseppe di Arimatea, alla fine, lo stanno sanando –
Oscar rimase di sasso a quella rivelazione: - Ma…Allora…Re Artù…Stiamo parlando di quel Re Artù…Mi stai forse dicendo che il mitico sovranno di mille e più battaglie e racconti…Sta per tornare? Ma come…Cosa… -
L’altra sospirò di nuovo e, in quel momento, sentirono dei passi avvicinarsi a loro. Oscar si girò e vide André. Vide André Grandier venire nella loro direzione. Indossava anche lui una vecchia uniforme delle Guardie Francesi, meno elaborata di quella della sua antenata e aveva una ciocca di lunghi capelli scuri che gli copriva l’occhio sinistro. Lui sorrise e la Oscar in uniforme si mosse e si avvicinò a lui abbracciandolo – Com’è andata…Con l’altro? –
Lui scrollò le spalle in un atteggiamento da ragazzino e la strinse a sé – Direi che è stato…Più semplice. Del resto lo abbiamo sempre saputo che quella con più testardaggine di noi…Sei sempre stata tu –
Lei strinse le labbra – Sei uno sciocco! – disse, ma senza astio.
Oscar, la Oscar del ventunesimo secolo, li fissò pallida e a bocca aperta: - Io…Io ho passato la vita studiando voi e le vostre gesta…E ora…Ora siete qui, davanti a me…E’ così…E’ così bello! Per favore! Portatemi con voi –
Oscar e André si avvicinarono a lei. La sua antenata le accarezzò la guancia – Tu non sei solo sangue del mio sangue, Oscar, tu sei me! E tu hai ancora un dovere da compiere, un’ultima battaglia –
Oscar deglutì tremando – E Fersen…E Maria Antonovna…O Maria Antonietta…Anche loro… -
André strinse le labbra – Loro hanno avuto storie e destini diversi dai nostri e, come allora, ne pagheranno le conseguenze –
La Oscar in uniforme piegò la testa e appoggiò la fronte su quella dell’altra – Adesso vai, Oscar…E ricorda…Tu sei Oscar de Jarjayes! –
 
Sentì sotto di sé qualcosa di duro e fastidioso. Si sollevò sui gomiti e aprì piano gli occhi. Quella volta erano sassi. Non era la verde collina del Tor e nemmeno il pavimento di marmo pregiato del palazzo dei suoi antenati. Si girò e rimase stesa sulla schiena: un sole abbagliante le fece socchiudere gli occhi e sollevò una mano per proteggerli. Si sollevò mettendosi seduta e vide una distesa d’acqua scura, placida e calma e, all’orizzonte, un muro bianco di nebbia fitta senza fine. Sorrise come una pazza e poi rise stendendosi di nuovo sulla schiena. Le venne in mente il temporale, la consapevolezza di trovarsi in un altro mondo e in un’altra epoca e il Re, la sua tavola rotonda, la sua leggenda e le sue sorelle: la sensuale Morgause, l’austera Viviana e la terribile quanto triste Morgana. E il viaggio in Inghilterra con la pietra rossa, il duello con l’ufficiale inglese e il cerchio di pietre con il suo ancestrale segreto. Si mise una mano sul petto facendo una smorfia nel ricordare le alte mura della Bastiglia e poi ricordò anche la sua vita moderna, fino a quel momento. Si rilassò e poi inspirò a fondo – Avalon…Sono tornata! –
   
 
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