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Autore: Reginafenice    08/01/2023    0 recensioni
[The Marvelous Mrs. Maisel]
"La prima cosa a cui Midge pensò fu l’incolumità dei suoi figli. Tuttavia, era abbastanza certa di averli messi a letto al solito orario e, quindi, che dormissero ancora beati nelle loro stanze. Poi, controllò che la sveglia segnasse l’ora giusta: l’aereo sul quale doveva viaggiare la sua manager sarebbe decollato a breve e, a meno che le fosse sfuggito qualcosa tra un drink e un altro, le pareva di ricordare una forte intenzione di partire da parte di Susie. Avevano festeggiato la vigilia del primo tour di Alfie alzando un po' il gomito; questo invece lo ricordava molto chiaramente."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo squillo martellante del telefono la svegliò alle sette di un freddo sabato mattina.

La prima cosa a cui Midge pensò fu l’incolumità dei suoi figli. Tuttavia, era abbastanza certa di averli messi a letto al solito orario e, quindi, che dormissero ancora beati nelle loro stanze. Poi, controllò che la sveglia segnasse l’ora giusta: l’aereo sul quale doveva viaggiare la sua manager sarebbe decollato a breve e, a meno che le fosse sfuggito qualcosa tra un drink e un altro, le pareva di ricordare una forte intenzione di partire da parte di Susie. Avevano festeggiato la vigilia del primo tour di Alfie alzando un po' il gomito; questo invece lo ricordava molto chiaramente.

Si alzò sbuffando per prendere il telefono dalla cucina e portarlo il più velocemente possibile sotto le coperte.

«Miriam?» La voce affannata di Susie smentì il suo ragionamento.

«Possibile che siate già arrivati? Apprezzo il tuo zelo, ma non potevi aspettare un altro paio di ore per aggiornarmi?» Si accucciò al caldo, stringendosi nella vestaglia, quando all’improvviso sentì l’ansia affiorarle nel petto. Un trambusto lontano, infatti, era giunto al suo orecchio rendendole chiaro l’acceso diverbio che si stava consumando al di là del ricevitore.

«Ohilà, siete tutti vivi? L’aereo è atterrato sulla terra dell’Illinois come da programma? Aspetta un attimo, perché sento anche la voce di Dinah?»

Finalmente avvertì il fiatone di Susie soffiare di nuovo nella cornetta, «Certo, come da programma! Se solo capissi per quale motivo il tuo amico qui vorrebbe escluderci dallo stramaledetto programma!»

«Lui dice che ha avuto una specie di presentimento!» Dinah urlò in modo che anche Midge la sentisse.

«Ah, ora è così che si dice? Ai miei tempi ti rinchiudevano per molto meno.»

Sentendosi chiamato in causa, anche Alfie si unì alla conversazione, «Qualcuno la definirebbe magia.»

«Ascoltami, Miriam. Devi venire subito qui.»

Midge si liberò dalle coperte alla velocità della luce, ma attese qualche secondo in silenzio per metabolizzare quella manciata di informazioni. I posteri della sbornia si facevano sentire più di quanto pensasse.

«Hai presente il significato della parola “subito”?»

Tornò in sé quasi immediatamente, «Ma sì, lasciamo la povera Midge all’oscuro di tutto. Facciamola precipitare nel gelo di New York senza l’ombra di una rassicurazione o almeno di un indizio che le consenta di non vagare a vuoto per la città!»

«D’accordo, ma non ci capirai nulla lo stesso. Alfie vuole che tu venga in aeroporto con noi. No, non chiedermi per quale fottutissimo motivo si sia messo in testa questa folle idea un’ora prima di prendere il volo. Potrei non essere responsabile di ciò che uscirà dalla mia bocca se la tappa di Chicago saltasse in aria.»

«Oh, veramente io...»

«Sto rimpiangendo la prima di Miss Julie e quella psicopatica di Sophie Lennon come cliente. Questo ti basta per capire la gravità della situazione? Dare buca al primo spettacolo del tour è come firmare la garanzia del fallimento dell’intero tour, so che puoi arrivarci.»

«Così sarei costretta a saltare la colazione. L’hai considerato?»

«Hai ragione, che razza di insensibile che sono! Ti prego di perdonarmi, Midge. Ma cerca di vedere il lato positivo: lavoro in meno per Zelda, ore in più di sonno per i tuoi figli e meno cibo sprecato nell’Upper West Side. Di solito non hai bisogno di questo tipo di incoraggiamenti per essere ottimista. Sei la fata del buon umore, cazzo!»

«E tu quella del sarcasmo, Susie. Se mi avessi dato il tempo di completare la frase ti saresti sentita dire un bel…»

Susie riagganciò senza lasciarla finire.

 

 

Si incontrarono direttamente in aeroporto. Susie, in preda ad un assalto di nervi, stava consumando il suo secondo pacchetto di sigarette della giornata. Alfie, invece, tentava inutilmente di intrattenerla con un mazzo di carte, allenando così le sue capacità di prestidigitazione. All’improvviso si sentì arrivare una gomitata nel fianco.

«Ahi!»

«Ehi, quella è davvero lei oppure è un miraggio?»

«Me lo chiedi perché sarei l’esperto in visioni paranormali?»

Midge si guardò intorno sperando di farsi notare dai suoi amici. Indossava un abito fucsia e un cappotto abbinato che difficilmente l’avrebbero fatta passare inosservata tra la folla anonima dell’aereoporto.

«Finalmente sei arrivata! Su, accelera il passo!» Susie lanciò a terra il mozzicone e prese a correre verso il check-in.

Col fiatone, Midge si rivolse al mago, «I-in… che cosa dovrebbe consistere esattamente il mio intervento qui? Non vedo in cosa poteri esserti utile.»

«Non per fare la sua aiutante, di sicuro! Alfie, devi sapere che i comici sono davvero delle brutte persone. Non amano condividere il palcoscenico con nessuno. Ti fanno fuori con una battuta, vedi il caso Baldwin. E con te potrebbe accadere in senso letterale, sai cosa intendo?»

«Ti ringrazio per la puntualizzazione.»

La manager alzò le spalle voltandosi dalla sua parte, «Meglio non illuderlo, no?»

«Tu aspetti qualcuno da Los Angeles, Midge.»

Alfie le indicò il punto degli arrivi, non troppo distante da loro.

«E’ una domanda o un’affermazione?» Chiese lei, già piuttosto confusa da quel tono deciso, cercando appoggio nello sguardo non meno perplesso dell’amica.

Ad un tratto, tuttavia, la risposta di Alfie non fu più necessaria. Vide Lenny indirizzarsi verso l’uscita con una borsa in mano e l’espressione triste stampata sul volto. Non sapeva se avvicinarsi o meno. Dal suo trionfo alla Carnegie Hall tutto era stato lasciato in sospeso.

Alfie la incoraggiò a farsi avanti, senza perdere tempo a pianificare il discorso, a scegliere le parole perfette con cui aprire la conversazione. Era una donna adulta e poteva certamente affrontarlo senza paura.

Il guanto rosa si posò delicatamente, ma con decisione, sulla sua schiena, facendolo voltare immediatamente. La reazione di Lenny fu di sorpresa e imbarazzo. Eppure, dopo il disorientamento iniziale, i suoi occhi si riempirono di un piacevole stupore.

«Ehi.» Disse Midge

«Ehi! Avevamo un appuntamento? No, certo che no. Non me lo sarei mai potuto dimenticare.»

Se avesse continuato a guardarla in quel modo per un’altra manciata di secondi, Midge si sarebbe catapultata su di lui senza rifletterci due volte. Moriva dalla voglia di baciarlo di nuovo, ma l’orgoglio era una catena che la tratteneva da uno slancio troppo rapido verso la riconciliazione.

Scosse la testa, «Il mio piccione viaggiatore non precorre le lunghe distanze. Quindi, questa volta non ho inoltrato nessun messaggio volante per avvisarti.»

«Mhmm…penso che il tuo piccione non abbia voluto raggiungermi.»

«E puoi compatirlo? Non aveva neanche il tuo indirizzo.»

«Los Angeles non è proprio l’ideale per vincere facilmente a nascondino.» Lenny fece un respiro profondo, poi continuò «Però, scommetto che sarebbe riuscito a trovarmi se lo avesse voluto.»

«Seguendo nell’aria il profumo della tua colonia?»

«Direi piuttosto la mia incontenibile voglia di essere trovato da te.»

Rimase sbigottita. Quale poteva essere la risposta più appropriata per esprimere la leggerezza che provava ad essere libera dalla paura della sua indifferenza? 

«Avrai avuto centinaia di proposte indecenti, chi vuoi prendere in giro?»

Alzò un sopracciglio, «Vale lo stesso per te. Ci scommetto.»

«Non era un insulto. Dovresti sentirti lusingato, piuttosto.»

Lenny abbassò lo sguardo, colto in un rarissimo momento di disagio.

Tuttavia, prima che potesse replicare, Alfie si intromise fra di loro e trascinò Midge via con sé.

«Questa volta ho davvero bisogno del tuo aiuto. Si è appena aperta la finestra temporale che stavo aspettando, ma non preoccuparti. Andremo solo quando ti sentirai pronta e soprattutto ben ancorata a terra.» Indicò un divanetto oltre le larghe spalle di Lenny.

Midge annuì con scarsissima convinzione. Poi, nel momento in cui Alfie scoccò le dita davanti agli occhi la vista le si offuscò completamente e si ritrovò immersa in un surrogato della realtà spaventosamente vivido.
   
 
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