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Autore: Stillathogwarts    15/01/2023    3 recensioni
Cinque anni dopo la fine della guerra, il Wizengamot scavalca il Ministro Shacklebolt e fa approvare una Legge sui Matrimoni, nonostante lo scontento generale.
Hermione si ritrova così a dover sposare un Draco Malfoy che mostra fin da subito uno strano e incomprensibile comportamento, mentre una serie di segreti e omissioni iniziano pian piano a venire a galla.
• Marriage Law trope, ma a modo mio (per favore, leggete il primo n.d.a.).
• DRAMIONE
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The Weight of Us



CAPITOLO 13
Ariadne





 







TW: Menzione di violenza, contenuti sensibili


POV HERMIONE



Tre mesi dopo, Draco aveva finalmente finito di mostrarle i ricordi.
Aveva lasciato per ultimo il ricordo della loro prima volta, perché Hermione inizialmente non era sicura di sentirsi a proprio agio con l’idea di guardare l’evento dall’esterno, ma alla fine aveva deciso di farlo dato che le pesava enormemente non avere memoria di un momento così importante della sua vita. Gli aveva chiesto, però, di poterlo visionare da sola e aveva anche deciso che non avrebbe visto gli altri ricordi riguardanti i loro rapporti intimi.
Ne avrebbe recuperato la memoria quando finalmente avrebbe potuto assumere la pozione UnObliviate, che aveva superato a pieni voti i test del Ministero e sarebbe stata brevettata a breve; Hermione aveva personalmente chiesto a Kingsley se potesse essere testata anche in relazione a un’eventuale somministrazione ai Babbani e il Ministro, consapevole della delicata situazione con i suoi genitori, aveva acconsentito, ma ancora non aveva ricevuto notizie in merito ai risultati della verifica.
Non che potesse andare in Australia in quel momento della sua vita, comunque, ma le sarebbe piaciuto avere la speranza di poter riavere i suoi genitori prima della nascita della bambina.
Quando Draco le aveva detto che Hannah aveva scoperto il sesso del nascituro e che se lo era fatto dire, Hermione aveva sentito le parole di Lucius rimbombare nella sua testa come una minaccia, ma poi il biondino aveva mostrato un tale entusiasmo e una luce nei suoi occhi nel dirle che avrebbero avuto una femminuccia che tutta la sua preoccupazione era svanita rapidamente com’era arrivata.
Uscì dal Pensatoio intontita e anche leggermente eccitata.
Trovò Draco pronto a sostenerla con le sue braccia forti e lei fu grata di avere il suo corpo a cui appoggiarsi.
Le girava la testa.
I viaggi nel bacile diventavano sempre più faticosi da reggere per lei, ma per fortuna avevano finito di visionare tutti i momenti salienti che era troppo impaziente di vedere per poter attendere di recuperarne il ricordo.
Il biondino deglutì e la studiò con attenzione, in evidente agitazione. «Tutto bene?»
Hermione annuì.
Il suo respiro era accelerato, ma non aveva nulla a che fare con l’uso del Pensatoio in sé.
Le immagini che aveva appena visto si ripetevano in loop dietro le sue palpebre.
Draco era stato così dolce e premuroso nei suoi confronti che per un momento aveva persino dubitato che si trattasse di lui; in realtà, quel Draco si scontrava così tanto con il ricordo del lui sedicenne che persisteva nella sua mente, che vederlo insieme a lei, trattarla con riguardo e dolcezza e gentilezza, le sembrava più surreale di quanto non le fosse sembrato il comportamento del Draco adulto quando tutta quella storia sulla Marriage Law era iniziata.
Quando alzò lo sguardo su di lui, rossa in volto, lo trovò a fissarla nervoso. Lei abbozzò un sorriso.
«Andiamo in camera?» gli chiese e un ghigno si aprì immediatamente sul suo viso.
La prese in braccio e qualche secondo dopo si stava già incamminando sulle scale che conducevano alla stanza padronale.
*
«Ti ricordi quando ti ho chiesto con quante donne sei stato?»
Draco annuì distrattamente. Stava ancora baciando le sue spalle nude e non sembrava intenzionato a smettere presto.
«Non capivo come facessi a sapere esattamente dove fossero tutti i miei punti sensibili, ad essere così bravo in questo» ammise con un sospiro, rabbrividendo al contatto delle sue labbra con la sua pelle; lo sentì lasciarsi andare a una breve risata gutturale, il suo petto tremare contro la sua schiena nuda. Era girata su un fianco, a guardare fissa la parete davanti a sé.
«Ho pensato che fosse perché eri stato con tante donne.»
Lui rise più forte. «No, ho solo avuto modo di conoscere particolarmente a fondo il tuo corpo» commentò con malizia e allusività.
«Beh, allora ancora non sapevo che fossimo stati insieme al sesto anno», obiettò lei, perché si sentiva leggermente presa in giro in quel momento.
«Innumerevoli volte», specificò Draco. «Talmente tante volte che a un certo punto ho smesso di contare. Non riuscivo a toglierti le mani di dosso, un po’ come adesso, non è davvero cambiata questa cosa.»
Lei si voltò sull’altro fianco per guardarlo.
«Ehi, non avevo ancora finito di-»
«Chi è l’altra donna, Draco?» gli domandò a bruciapelo.
Il biondino si immobilizzò, le sue sopracciglia si unirono. «Eh?»
«Hai detto di essere stato soltanto con un’altra donna, prima di me.»
«Hai letto il diario», rispose lui, confuso. «Non c’è stata nessun’altra prima di te.»
«No, intendo… nel presente. Quando te l’ho chiesto, tu hai detto…»
Lui si passò la lingua tra le labbra. «No», la corresse, interrompendola. «Ho detto di essere stato soltanto con una donna e basta, ma non potevo essere troppo specifico in quel momento.»
Gli occhi di Hermione si ingrandirono mentre realizzava che le era rimasto fedele per tutto quel tempo.
«Hai cambiato fronte per me», sussurrò incredula. «E hai aspettato…?»
Lui annuì, guardandola serio. «Anche quando ero deciso a lasciarti andare, io… non riuscivo a guardare le altre donne. Vedevo solo te», confessò a bassa voce. «Mi mancavi a tal punto che appena ho saputo che avevi iniziato a lavorare al Ministero sono andato da Potter a chiedergli di darmi un posto come consulente. Gli ho detto che mi annoiavo a casa, ma era solo una scusa per vederti.»
«Oh», esclamò, a corto di parole e anche di respiro, vista l’intensità con cui la stava guardando.
«Ci sei sempre stata solo tu», le disse, poi chinò il viso verso di lei e iniziò a tracciare la linea del suo collo con le labbra. «Ci sei solo tu», continuò, raggiungendo la sua bocca per baciarla; alzò lo sguardo per incrociare il suo. «Ci sarai sempre solo tu, My
«Anche io sono stata solo con te», sussurrò lei, chiudendo le braccia attorno alla sua nuca.
«Lo so, me lo hai detto», le rammentò Draco. «E per fortuna, perché stavo impazzendo al pensiero e non sapevo come chiedertelo.»
Un angolo delle labbra di Hermione si incurvò, poi si mordicchiò il labbro inferiore, pensierosa. «Sei stato molto dolce, durante la nostra prima volta» commentò con un filo di voce. «Non sapevo avessi un lato dolce prima
Lui rise, piegando la testa e portando le ciocche davanti dei suoi capelli di un biondo quasi bianco a sfiorarle il volto. «Neanche io», ammise. «Lo hai fatto uscire tu.»
Gli rivolse un sorriso genuino, poi tornò seria e lo guardò intensamente negli occhi. «Draco, non mentirmi mai più. Non nascondermi niente.»
L’espressione sul viso di lui si fece solenne. «Non lo farò mai più. Non voglio più commettere errori con te.»
«Bene», disse lei. «Perché io ti amo, Draco. E non sopporterei altre bugie.»
Le labbra di Draco si dischiusero. Era la prima volta che lo diceva in maniera così aperta, che gli diceva quelle due paroline.
Le sorrise, poi si sporse sul comodino per prendere la sua bacchetta. «C’è una cosa che vorrei mostrarti.»
Hermione corrugò la fronte, rimase in attesa.
«Expecto Patronum
La sua bocca si aprì a formare una ‘o’ perfetta.
Un esemplare argenteo luminoso di lontra maschio saltellava attorno a loro, felice.
“Essere tuo padre mi rende l’uomo più felice del mondo.”
Hermione non dovette chiedergli quando era riuscito finalmente a lanciare l’Incanto Patronus, dato che nel diario ne parlava, rimpiangendo di non esserne capace, né tantomeno aveva bisogno di spiegazioni sulla sua forma, perché il Patronus di Draco era la controparte del proprio e ciò poteva voler dire solo una cosa.
Il biondino le asciugò le lacrime dal viso con dolcezza e lei affondò il volto nel suo collo, stringendosi forte a lui e riflettendo che, in quel momento della sua vita, non c’era nient’altro al mondo che agognava quanto desiderava ricordarlo appieno.
*
Era un venerdì sera, ma Sirius li aveva abbandonati ed era rimasto a dormire a casa di Andromeda per stare un po’ con Teddy e loro si erano concessi una lunga cena a lume di candela.
Draco aveva insistito, perché “non aveva mai avuto modo di portarla a un vero appuntamento e voleva farlo assolutamente”, così, quando erano ritornati alla villa, avevano deciso di fermarsi in salotto; il biondino stava per sistemare i cuscini sul pavimento, - erano ancora in tempo per vedere il loro film del venerdì sera dopotutto -, quando i sensori sulla strada che portava alla spiaggia parte della proprietà iniziarono a suonare l’allarme.
I due scattarono immediatamente sull’attenti.
«Tieni fuori la bacchetta, ma resta qui» le disse perentorio e prima che Hermione potesse protestare in alcun modo, il biondino sfrecciò all’esterno della villa.
Il braccio di Hermione tremava, ma non dipendeva dal suo ormai superato problema dovuto alle Cruciatus di Bellatrix; era stata contenta di aver finito la terapia prima di rimanere incinta perché non avrebbe potuto completarla altrimenti e avrebbe dovuto ricominciare tutto daccapo, dopo. Avrebbe odiato perdere quasi cinque anni e mezzo di lavoro.
Quando la testa bionda di Draco apparve sulla soglia, la bacchetta ritirata, Hermione si rilassò e tirò un respiro di sollievo. I sensori si spensero.
«Abbiamo una visita» annunciò in tono neutro. «Farò presto, sarò nel mio ufficio…»
«Temo che non ci siamo capiti, Malfoy», affermò una voce profonda alle sue spalle, che alla giovane sembrò provenire da un passato non molto lontano. «Non sono venuto qui per parlare con te.»
Blaise Zabini varcò la soglia con lo sguardo puntato dritto su Hermione.
Lei lo fissò spiazzata.
Cosa mai poteva volere da lei?
Non si erano mai rivolti la parola, neanche per caso, durante una delle serate al Lumaclub…
«Vorresti parlare con mia moglie?» chiese Draco, altrettanto sorpreso.
Zabini annuì, impassibile. «In privato, possibilmente.»
Lo sguardo del biondino saettò su di lei, forse chiedendole spiegazioni, ma doveva sembrare ancora più stupita di lui, perché l’uomo si rivolse nuovamente al loro “ospite” inaspettato.
«Non penserai veramente che ti lascerò da solo con lei.»
«Falla finita, Malfoy», sbuffò Blaise, tirando fuori la sua bacchetta.
Sia Hermione, sia Draco estrassero nuovamente le loro, ma il giovane alzò le mani in segno di pace e tese la sua bacchetta al biondino. «Così va meglio?»
Draco si voltò a guardarla in cerca di conferma e lei annuì.
«Bene, allora vado a finire quella cosa nel mio ufficio», annunciò e si ritirò a passo incerto verso la porta del suo studio.
Hermione poteva sentirlo sbuffare ed imprecare dentro di sé, come se potesse leggergli nel pensiero.
Ci teneva particolarmente a quella serata e gliel’avevano appena interrotta senza preavviso.
A Draco non piaceva quel genere di sorpresa.
Invitò Zabini ad accomodarsi e gli offrì un bicchiere di Firewhiskey, poi attese che parlasse.
«Sono venuto, per così dire, a fare una soffiata anonima.»
Hermione sollevò le sopracciglia. «Saresti dovuto andare da Harry», rispose lei, conciliante. «Io non sono un Auror.»
«No, ma credo che, se c’è qualcuno in grado di fare qualcosa in merito a questo, quel qualcuno sia proprio tu.»
Hermione giunse le mani, i muscoli del suo corpo d’un tratto tesi.
«Si tratta di Theodore Nott», le anticipò. «Ho delle informazioni da rivelare circa il suo matrimonio con Ariadne Chapman che, come ben saprai, è una Nata Babbana.»
La giovane deglutì; il tono di Blaise non le piaceva per niente. Lo invitò a proseguire con un breve cenno del capo.
«Susan ed io eravamo a un evento, ieri», le raccontò, il tono di voce mesto. «Nott e sua moglie erano lì. Le dinamiche tra di loro… hanno suscitato i nostri sospetti. Susan sarebbe dovuta venire qui con me, ma ha avuto un contrattempo.»
Hermione corrugò la fronte. «Sospetti di che tipo?»
«Crediamo che non la tratti come dovrebbe» specificò Blaise. «E lei sembrava spaventata e abbattuta. Non ha rivolto la parola a nessuno e la sua migliore amica era lì. Sarebbe il caso di far aprire un’indagine in merito.»
«Perché sei qui a riferirmi queste cose, Zabini?» gli chiese circospetta. «E perché hai mandato via mio marito con tanta insistenza prima di farlo?»
Lui parve sorpreso dalle sue domande. «Credo sia piuttosto ovvio», considerò. «Malfoy… insomma, non so come ti tratta, ma potrebbe essere… era un Mangiamorte. Nessuno smette mai di essere un Mangiamorte, no?»
«Non accetterò simili accuse su di lui in casa nostra» sibilò lei, indisposta. «Mio marito mi tratta con il dovuto rispetto, Zabini.»
«D’accordo, Granger, calmati. Susan voleva solo accertarsene, era preoccupata.»
«Granger-Malfoy» precisò lei. «Puoi dirle che apprezzo il suo interesse, ma che tutto ciò che avviene tra me e Draco è totalmente consensuale.»
«Bene», asserì lui, apparendo adesso a disagio. «E per quanto riguarda Ariadne?»
«Parlerò con Harry e farò aprire un’indagine», gli assicurò, poi socchiuse gli occhi e lo studiò attentamente. «Cosa te ne importa, comunque?»
Blaise sospirò. «Non ho mai fatto alcuna dichiarazione pubblica, sai, ma io… ho abbandonato la linea purosanguista dopo la guerra», chiarì. «Susan ed io… noi stavamo già insieme prima della Marriage Law, ma mia madre non lo sapeva, perché Susan è una Mezzosangue e non avrebbe approvato. Ne abbiamo approfittato. Non mi sento a mio agio con l’idea di tacere su Nott.»
Hermione restò per qualche secondo in silenzio, completamente sorpresa da quelle informazioni, ma poi annuì.
«Ti ringrazio per la soffiata, Zabini.»
«Blaise», le disse. «Puoi chiamarmi Blaise, signora Granger-Malfoy
«Hermione, allora», rispose lei, sorridendogli e stringendogli la mano.
«Salutami tuo marito», si premurò di dire Blaise, mentre recuperava la sua bacchetta e si accingeva a lasciare la villa. «Credo che la mia presenza l’abbia irritato. Spero di non aver interrotto niente.»
«Draco preferisce essere avvisato in anticipo di eventuali visite» spiegò Hermione. «Ma gli spiegherò dell’emergenza, non preoccuparti.»
Accompagnato Zabini al punto di Smaterializzazione, rientrò in casa e si lasciò cadere pesantemente sul divano. Quello che le aveva detto su quella povera ragazza… Hermione non riusciva a smettere di pensare a ciò che stava passando, all’impellenza di aiutarla. Trovare un modo per far revocare quella legge era divenuto più urgente che mai.
«Cosa voleva Zabini?» le chiese subito Draco, raggiungendola rapidamente. «My, stai bene? Sembri molto pallida.»
Hermione deglutì. «Devo andare in biblioteca» farfugliò lei in risposta. «Devo… devo trovare un modo. Subito.»
Non appena si alzò, lui le si parò subito davanti, chiudendo le mani sulle sue spalle con decisione. «My, di cosa stai parlando?» le domandò, perplesso. «Cosa sta succedendo?»
«Sta succedendo quello che temevo fin dal primo giorno, Draco!» gridò lei, con le lacrime agli occhi. «Devo… devo far revocare la Legge il prima possibile, far annullare tutti i matrimoni combinati!»
Il colore defluì dal volto del giovane, che si pietrificò sul posto, le braccia che cadevano pesantemente lungo i suoi fianchi. «Non capisco. Vuoi ancora… uscirne? Hai detto… hai detto di amarmi…»
«Non si tratta di noi!» esclamò Hermione, disperata. «Non lo capisci? Io sono qui, con te che fin dal primo giorno cerchi costantemente di rendere la nostra vita coniugale perfetta, ma lì fuori c’è una Nata Babbana che è sposata con Theodore Nott e chissà cosa sta attraversando in questo momento!»
Il suo respiro era accelerato e spezzato.
Si sentiva in colpa.
Le tornò in mente la metafora della “bolla felice” in cui si erano rinchiusi insieme al sesto anno e si rese conto che avevano fatto di nuovo la stessa, identica, cosa. Perché a un certo punto, Hermione aveva smesso di pensare agli altri, a quelli che non si erano innamorati, quelli che non erano stati fortunati nell’essere stati abbinati dal Cuore.
Aveva smesso di cercare, perché lei era felice.
Era un ragionamento troppo egoista perché potesse andarle bene.
«Ascoltami, non puoi addossarti la responsabilità del resto del mondo! Hai sentito Hannah, non puoi tenere i ritmi di prima!»
«HO COMBATTUTO UNA GUERRA L’ULTIMA VOLTA!» urlò allora Hermione. «Posso reggere qualche ora in biblioteca dopo il lavoro, non trovi?»
Draco sgranò gli occhi, poi trasse dei respiri lunghi e profondi. «D’accordo, ascolta. Ho bisogno che tu ti calmi e poi definiremo un piano d’azione… Ma non ti permetterò di sfinirti.»
«Allora aiutami!» esplose lei, agitando le braccia per aria. «Aiutami a sistemare questo casino.»
Il biondino assottigliò le labbra. «Mi stai chiedendo di aiutarti a fare annullare il nostro matrimonio?»
«Ti sto chiedendo di aiutarmi a dare una scelta a chi è stato costretto a sposarsi!»
Lo vide nei suoi occhi che la sua scelta di parole aveva colto nel segno; la possibilità di scegliere era ciò che gli era mancato per tanto tempo.
«C’è gente che non l’ha voluto, Draco, gente che non ha avuto la nostra fortuna, gente che questo matrimonio non lo vuole tutt’ora.»
«Tu non l’hai voluto», considerò lui.
«Nemmeno tu» sussurrò lei. «Questo non è mai stato quello che volevamo.»
La fissò per quelle che parvero ore, poi Draco tirò su col naso e annuì. «Va bene», disse. «Ti aiuterò a trovare una soluzione.»
Hermione gli sorrise e lo abbracciò. «Resterò comunque tua.»
Un angolo delle labbra di Draco si sollevò. «Sì?»
«Sì.»
«Mi sposerai di nuovo?» le chiese ancora.
«Sì», rispose lei, senza esitazione.
«Prima che nasca Lyra?»
«Buon Godric», esclamò lei, ridendo. «Sei proprio all’antica.»
Draco sbuffò. «È una cosa a cui tengo. Avrei voluto fare le cose per bene, con te. Fin dall’inizio…»
Il sorriso sulle labbra di Hermione si allargò. «Direi che quella chance ce la siamo giocata al primo incontro.»
Il biondino fece ruotare gli occhi, ma la sospinse contro il muro, poi posò le mani sulla parete, ai lati della sua testa. La discussione da cui si era originato quel discorso sembrava ormai un ricordo lontano, una cosa che le accadeva spesso quando fissava gli occhi argentei del marito.
«Siamo perfettamente imperfetti, Draco Malfoy» sussurrò dolcemente. «E va bene così.»
«Davvero?»
«È perfetto», confermò ancora la giovane.
Draco si portò una mano nell’interno della giacca ed estrasse uno scatolino.
«Non doveva andare a finire così, ma immagino che non abbia più importanza» sospirò rassegnato, poi le si inginocchiò davanti e lo aprì. «Hermione, ehm, Granger-Malfoy, tra poco probabilmente di nuovo Granger, vuoi risposarmi?»
Hermione rise, ma annuì con vigore. «Sì.»
Draco le infilò l’anello al dito e si rialzò per baciarla con trasporto.
Dopo quelle che parvero ore, lei allontanò leggermente il viso per guardarlo. «Da dove esce?»
«Hai visto quel ricordo, ti avevo detto di avere già in mente l’anello perfetto per te… ma non ho mai avuto modo di dartelo. E questo… beh, non era esattamente il matrimonio che avevamo immaginato, no?» balbettò lui, in difficoltà. «Ho pensato che dopo i cinque anni avremmo comunque potuto risposarci, renderlo… reale, come lo volevamo. E questo… vedi, ogni Malfoy alla nascita riceve due anelli gemelli» le spiegò, indicando il suo, quello che aveva sempre portato al dito sin dal primo anno. «L’altro va alla donna che amano e che decidono di sposare. Al momento dello stabilimento del legame matrimoniale, gli anelli si collegano… ovviamente noi siamo già sposati, per cui…»
Draco si portò l’anello alle labbra e Hermione sgranò gli occhi, sentendo il proprio riscaldarsi.
«Oh», fece lei, meravigliata, osservando il gioiello con curiosità; era probabilmente di platino, con un diamantino bianco incastrato al centro, tra quelle che sembravano le due parti di un serpente delicato.
«Ho provato a chiedere se fosse possibile fonderlo per dargli un aspetto un po’ meno Serpeverde, ma mi hanno detto che avrebbe potuto compromettere la magia del legame, per cui…»
Ovviamente, Lucius e Narcissa non si aspettavano solamente che il figlio avrebbe sposato una Purosangue, ma anche che questa fosse stata in Serpeverde a scuola. Lei non era nessuna delle due.
Hermione gli sorrise. «Salazar si starà rivoltando nella tomba», commentò con un sussurro che, anche se voleva suonare divertito, lasciava trapelare la sua emozione. «Ma è bellissimo.»
Draco le regalò uno di quei rari sorrisi pieni, carichi di sentimento, che la riscaldò dall’interno.
La stava scrutando con un labbro stretto tra i denti; Hermione era sicura che potesse vedere gli ingranaggi del suo cervello lavorare per decodificare quel tipo di magia.
«L’anello ti permetterà di trovarmi sempre, Hermione», si arrese alla fine; le prese le mani tra le sue e se le portò alle labbra per baciarle. «Devi solo sentirmi
Le loro labbra si unirono e Hermione, gli occhi chiusi e la testa poggiata contro la parete, lo sentì veramente. Era come se riuscisse a percepirlo in ogni fibra del suo corpo, come... come se potesse avvertire perennemente la magia che li aveva legati quando si erano sposati.
«Merlino» esclamò Draco, ridendo contro le sue labbra, spostando le mani sul suo ventre. «Sta crescendo più rapidamente, ora.»
*
Iniziarono le ricerche il giorno dopo.
Hermione aveva già letto quei libri almeno due volte, ma aveva dovuto ammettere che entrambe le volte era stata esausta e andava avanti con due o tre ore di sonno al giorno da settimane, per cui stavano dando loro una terza rilettura.
Non avevano ancora trovato niente di utile.
Hermione aveva iniziato ad avvertire la pressione e lo stress che provocava il tardare ad ottenere risposte, così, per distrarla, il biondino l’aveva praticamente obbligata ad anticipare la loro serata film, ricordandole che Hannah si era premurata di rammentarle di non affaticarsi troppo.
Era una cupa notte di fine giugno e un brutto temporale estivo imperversava all’esterno, quando Harry si presentò nel loro salotto senza preavviso.
Draco era appena salito in camera per portare Sirius a letto e Hermione, tenendosi il suo pancione da sesto mese di gravidanza, era quasi saltata giù dal divano quando aveva visto il camino illuminarsi di verde, accendendo l’intera stanza.
Non le piacevano gli abbagli di luce verde, le ricordavano gli Avada Kedavra e la guerra.
«Non lo fare mai più, Harry Potter!» gridò, la bacchetta ancora puntata contro di lui, il cuore che le batteva furiosamente nel petto.
«Scusami, Mione», disse colpevole. «Era un’emergenza.»
Dietro di lei, emerse una figura esile e tremante.
Hermione mise via la sua bacchetta e la scrutò con aria preoccupata e perplessa allo stesso tempo.
«Lei è… Ariadne Nott», la informò Harry. «Siamo appena riusciti a portarla via da Nott Manor, ma non parla con nessuno. Mi dispiace per l’orario, davvero, ma…»
I passi di Draco riecheggiarono alle loro spalle e, quando apparve nella loro visuale, la ragazza iniziò a urlare.
«No! No!»
Cercò di gettarsi nel camino, ma Harry le portò via la polvere prima che potesse lanciarla e sparire.
«Ariadne!» tentava di calmarla, ma invano, visto che lei continuava imperterrita a dimenarsi.
«Avevi detto che sarei stata al sicuro!» gridava la giovane. «Me lo avevi promesso!»
«Ariadne», provò allora Hermione, cercando di suonare rassicurante. «Qui sei al sicuro, te lo prometto.»
«A casa di Draco Malfoy?» ruggì lei, mentre lo guardava terrorizzata e scuoteva con forza la testa.
Draco si era pietrificato sull’ultimo scalino.
«Ariadne», fece per parlare Harry, ma lei non glielo permise.
«Tu… Sono appena scappata dall’inferno in cui il Ministero mi ha mandata e tu mi porti da un Mangiamorte? Non eri tu quello che li combatteva?»
Il biondino serrò gli occhi.
«Draco non ti farà del male Ariadne» intervenne Hermione, cercando di tenere a bada il fastidio per il modo in cui stava parlando di suo marito in casa loro. «Lui non è-»
«No?» strillò lei, piangendo. «E quello com’è successo?» sbraitò, indicando il ventre pieno di Hermione. «Vuoi dire che eri d’accordo?»
La giovane sbarrò gli occhi. «Sì, certo!» affermò lei, non più in grado di nascondere l’irritazione.
Si voltò a guardare il biondino, che se ne stava immobile, con postura rigida.
«Mio marito mi ha sempre trattata con rispetto…»
«Oh, davvero?»
«…da quando conta, il resto non è affar tuo! Sono disposta ad aiutarti, Ariadne, ma non se parli di mio marito in questo modo…»
«Come puoi voler stare con lui! È un Purosangue tradizionalista!»
«Non lo è più!» gridò Hermione spazientita.
Sentì Draco toccarle un braccio e dirle qualcosa sottovoce, probabilmente un “lascia stare”, che lei non aveva alcuna intenzione di assecondare.
«È Draco Malfoy!» insisté Ariadne, gli occhi colmi di lacrime.
«E TU NON LO CONOSCI!» urlò Hermione, con tutta la voce che aveva in gola. «Capisco che tu sia sconvolta Ariadne, e non ho idea di cosa tu abbia passato, ma devi calmarti e devi smetterla! Non ti succederà nulla!»
Harry cercava di tenerla ferma tra le sue braccia, ma lei continuava a divincolarsi.
«Sono stata trattata… in quel modo da uno che il Marchio neanche lo aveva!» singhiozzò Ariadne. «Come faccio a pensare di poter essere al sicuro qui se c’è lui?»
«Me ne vado, va bene?» fece il biondino, conciliante. «Io… vado di sopra e…»
Hermione fece per ribattere, ma non ne ebbe il tempo, perché la vocina spaventata di Sirius riecheggiò nel salotto.
«Mamma? Papà? Che succede?»
La giovane fece per dirigersi da lui, ma Draco la fermò. «Vado io, My. Occupati di questa cosa.»
Lo seguì con lo sguardo mentre raggiungeva il bimbo a metà scalinata e lo prendeva in braccio per riportarlo nella sua stanza.
Hermione chiuse gli occhi e respirò a fondo.
«Guardalo», sussurrò alla ragazza. «Ti sembra una brutta persona? Credi che ti farà del male con suo figlio di sei anni nell’altra stanza? Credi che io lo difenderei, se non lo meritasse?»
Ariadne chiuse gli occhi e cominciò a piangere; smise di dimenarsi, così Harry la lasciò andare e lei cadde per terra, con il volto tra le mani.
Hermione fece per avvicinarsi e sedersi al suo fianco, ma la pancia era ormai troppo grande per potersi accomodare sul pavimento agevolmente; Harry le fece cenno di no con la testa e aiutò la sventurata a rialzarsi, per farla accomodare sul divano.
«Vuoi del tè, Ariadne?» le domandò. «O della cioccolata calda? Ti farà sentire meglio.»
Tilly e Tippy, che fino a quel momento avevano assistito alla scena con gli occhioni spalancati, a metà tra il terrore e il furore per il modo in cui la nuova arrivata stava parlando della loro famiglia, sparirono subito e riapparvero poco dopo con delle tazze fumanti.
«Grazie, Tilly» disse Hermione «Grazie Tippy.»
Gli elfi annuirono e sparirono con il vassoio su cui erano ancora posate un paio di tazze.
Hermione sperò che Sirius non prendesse il vizio dello spuntino della mezzanotte così presto nella sua vita.
«Allora, Ariadne» mormorò Hermione dopo un po’. «Stiamo cercando di far revocare la legge. Questo ti permetterebbe di sfuggire a Nott e di avere l’annullamento del matrimonio. Ma per riuscirci, abbiamo bisogno della tua testimonianza. D’accordo?»
Ariadne annuì lentamente.
Harry si mise dritto, afferrò un taccuino e iniziò ad appuntare quello che le diceva.
«No, mi fa prendere la pozione… non vuole figli da una Sanguemarcio, dice…»
«…il bambino della Parkinson è suo…»
Hermione e Harry si scambiarono uno sguardo a quella informazione; Ron gli aveva detto che continuavano a non parlarsi, che lui era a casa sua, mentre Pansy era rimasta dai suoi genitori e non intendeva far nulla per cambiare quella situazione. Avvisava la Parkinson in caso di controlli da parte del Ministero, così che si facessero trovare nella stessa abitazione, poi si separavano senza neanche dirsi una parola. Lo sapevano già che quel bambino non era di Ron e neanche gli importava, soprattutto visto che speravano comunque di far revocare la Legge al più presto, ma si erano sempre chiesti chi fosse veramente il padre. Ora avevano la risposta a quel quesito: dopo il rifiuto di Draco, Pansy Parkinson era andata da Nott.
«…Lei voleva proporci uno scambio, ma Theodore si è opposto…»
«E lui è andato comunque con la Parkinson?» le chiese Harry e Ariadne annuì.
«Lui… lui dice che comunque sono sua moglie… viene da me, quando è ubriaco…»
La sua voce crollò e Hermione iniziò ad avvertire il pavimento sparirle da sotto i piedi, realizzando che da quel momento in poi, il resoconto delle violenze subite da Ariadne da quando era stata obbligata a sposare Nott non avrebbe fatto altro che peggiorare.
   
 
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