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Autore: Wymagalt    27/01/2023    1 recensioni
Il mio nome è Delphini Mathildis Black e sono nata il 9 febbraio del 1976. Sono la figlia del Signore Oscuro, Lord Voldemort e della sua più fedele Mangiamorte, Bellatrix Lestrange. Ti chiederai perché abbia scelto di raccontarti la mia storia. Credo principalmente per lasciare una traccia di me che non sia stata riscritta, convalidata o manomessa da mani altrui. Spero avrai la pazienza di accompagnarmi per queste pagine, lasciando fuori i pregiudizi, le paure e le resistenze che naturalmente avrai nei miei confronti. Ti chiedo di tentare. E alla fine, magari, riusciremo a incontrarci da pari: tu con la tua storia e io con la mia.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Delphini Riddle, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Famiglia Nott | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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III.

Quando si diventa genitori, mi hanno detto, ci si confronta con gli specchi che la vita ci ha dato, le figure che ci hanno cresciuto, con la loro presenza o con la loro assenza. Specchiarsi doveva essere terribile per mio padre e mi sento in colpa per il dolore che gli ho causato. I figli non dovrebbero sentirsi in colpa per i loro genitori ma so che è così, e visto che abbiamo convenuto – tu ed io – che ti avrei detto la verità, eccola. Penso che per questo abbia deciso che, per non perpetrare vecchi retaggi di negligenza paterna, avrebbe dovuto sforzarsi, ora che ero nata, di essere il miglior padre che poteva essere. All’inizio non è stato facile capire cosa significasse essere padre, quando persino il mio serpentese era fatto di qualche gorgoglio sconclusionato. Il mio era ancora un linguaggio fatto di contatto fisico, pianto e qualche sorriso sconnesso. Lui che si era staccato da tutto ciò che è umano (anche se credo che qualcosa l’abbia preservato, tra cui mia madre) si trovava a fare i conti con un esserino che aveva fame, freddo, sonno, paura. La sua presenza, durante il primo anno della mia vita, è stata quantomeno discontinua. Non ho ricordo di ciò, se non una reminiscenza di una voragine al centro del mio stomaco, una fame difficile da estinguere, per quella figura che compariva la sera e spariva al mattino. Ma la notte era il nostro momento, perché tra le sue braccia – bambina irrequieta già dalle prime settimane di vita – mi tranquillizzavo immediatamente. Doveva essere l’incantesimo dei suoi occhi rossi, brucianti, ad abbattere la stanchezza sui miei. La sera mi addormentavo tra le braccia di mio padre, cullata tra i sibili di quella lingua antica e un po’ imparavo già il mio posto nel mondo. In una di queste occasioni, confidò a mia madre il desiderio – che divenne quindi comando – di aggiungere un secondo nome al mio: Mathildis. Per quanto, infatti, accettasse e rispettasse la tradizione dei Black di dare un nome di stelle ai propri eredi, voleva darmi qualcosa che mi collegasse davvero a mia madre, Bellatrix, la guerriera (e considerata la faccenda del cognome, credo in qualche modo anche lui). Così, divenni Delphini Mathildis Black. Mathildis, forte in battaglia. Mio padre ha sempre avuto un’ossessione per i nomi. Io ho imparato a vederli per quello che sono: parole.

   
 
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