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Autore: EleWar    02/02/2023    9 recensioni
Ogni storia d'amore che si rispetti, ha i suoi alti e bassi, ma solo la potenza del sentimento fa superare tutti gli ostacoli. Quali difficoltà dovranno affrontare, ancora, Ryo e Kaori per essere finalmente e definitivamente felici?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ebbene, se anche noi voltassimo pagina, ci accorgeremmo che la fan fiction è finita…. almeno questa! Ma tante storie ci aspettano, fuori e dentro il fandom e cmq a volte è necessario andare oltre!
Dopo queste pillole di saggezza :D vi lascio l’ultimo capitolo.
Volevo fare la lista dei ringraziamenti, ma temo di dimenticare qualcuno stasera, e siccome mi premeva aggiornare – e terminare – la fic, dovrete accontentarvi di un
MEGA-ULTRA-STRATOSFERICO-ENORME-*GRAZIE* per aver letto questa mia ennesima storiella, per averla commentata o solo letta in ‘silenzioso’.
La vostra simpatia e stima è arrivata tutta e ha riempito il mio cuore di gioia.
Enormemente grata,
vostra
Eleonora

 
 
 
 
Cap. 10 - Voltare pagina
 
Un minuto dopo erano in sella alla moto di Ryo: guidava Kaori.
All’uomo non dispiaceva affatto, apprezzava le doti da centaura della compagna e poi, così, aveva la possibilità di starle appiccicato e godersi il suo magnifico corpo.
Ma quando Kaori fece per prendere la via di casa, lui le strinse più forte le mani sui fianchi e le urlò:
 
“No aspetta!”
 
Kaori fu costretta ad accostare; anche se non portavano il casco, parlare in quel modo sarebbe stato scomodo e impossibile, fra il rombo della moto e il rumore del traffico intorno a loro.
 
“Scendiamo, ti va?” disse Ryo, smontando dalla sella.
 
Entrambi sapevano che un chiarimento era rimasto in sospeso fra loro, ma Kaori pensava che avrebbero affrontato l’argomento a casa, non si aspettava una deviazione; però non oppose resistenza.
Ogni posto andava bene quando stava con il suo Ryo, e poi era una così bella giornata!
 
“Ah, prima che mi dimentichi, Umi e Miki ci hanno invitato per pranzo… ci avevano… perché ormai credo che siamo fuori tempo massimo” disse Ryo ridacchiando e grattandosi la testa, e poi, avvicinandosi alla compagna, con fare da seduttore aggiunse: “Poco male, così avremo più tempo per stare insieme” e già si abbassava per baciarla, ma Kaori si ritrasse e, poggiandogli una mano sulle labbra, quasi a spingerlo indietro, disse:
 
“Non devi dirmi niente?”
 
Ryo raddrizzò la schiena e mise da parte i suoi propositi amorosi, in fondo lo sapeva che non se la sarebbe passata con un semplice schiaffo; la prese per mano e la tirò verso una panchina un po’ in disparte.
 
“Inizia tu. Sei così brava a fare le domande…” attaccò lui, sempre restio a dare spiegazioni o cominciare discorsi impegnativi; ma, visto che si era deciso ad essere sincero e aperto con lei, e non voleva più avere segreti; preferiva che fosse lei a dare l’avvio, poi lui l’avrebbe seguita a ruota.
 
“Sempre il solito…” sbuffò la ragazza, che però, ormai, sapeva benissimo come andavano le cose fra loro due; quindi, dopo aver fatto un bel respiro, chiese: “Perché non mi hai detto nulla della lettera?”
 
Bene, Kaori era andata dritta al punto e l’uomo non poteva non apprezzare la sua schiettezza, del resto la domanda non lo coglieva minimamente di sorpresa; rispose così:
 
“Non lo so…”
 
“Avanti Ryo, non ricominciare!” si spazientì invece l’altra “Non fare che ti devo tirar fuori le parole con le pinze!”
 
“Ma è vero, Kaori-chan!” provò a giustificarsi lui, alzando le braccia in segno di resa “La lettera è arrivata, quando…? Due o tre giorni fa, l’ho trovata per caso, quando eri via, e non ho fatto nulla per… per… cioè non te l’ho tenuta nascosta intenzionalmente. Voglio dire, era arrivata solo quella, l’ho vista, mi ha incuriosito… dall’odore ho capito che l’aveva scritta una donna… non-non fare quella faccia, eh eh eh eh…”
 
“Sii serio una volta tanto, Ryo!” sbottò la compagna.
 
“Ma lo sono! E sto provando anche ad essere sincero, come tu mi vuoi[1]!”
 
“L’ho già sentita questa… dove l’avrò letta? Ricordo che era divertente… mmm… Mah, mi sto confondendo… Vai avanti” lo incoraggiò la ragazza, cercando di essere meno acida possibile.
 
“Dicevo… non era la solita bolletta, e poi al posto del mittente c’era scritto XYZ. L’ho aperta, ho visto che era di Yuki che parlava di… dai lo sai di cosa parlava, eh eh eh eh” finì per ridacchiare, nuovamente, in imbarazzo.
 
Quella era una smielata lettera d’amore, un tardivo ripensamento, del tutto inutile peraltro, ma gli dispiaceva far soffrire Kaori rivelandole il contenuto: conosceva la sua gelosia e una lettera simile avrebbe fatto male a chiunque.
Ma Kaori lo guardava seria e forse in quel momento avrebbe preferito la verità nuda e cruda.
 
“Io non lo so di cosa parlasse, perché ne ho letto solo un frammento, e da lì sono risalita al luogo e all’ora dell’appuntamento” chiarì la socia.
 
Ryo allora le si avvicinò ulteriormente: erano seduti sulla stessa panchina, vicini, ma uno di fronte all’altra; lui le prese una mano con entrambe le sue.
 
“Sugar, hai ragione, non puoi sapere con esattezza cosa c’era scritto, perché hai trovato solo quel dannatissimo frammento… dannatissimo non perché avrei dovuto far sparire anche quello… insomma… è inutile che ci giri intorno. Yuki mi ha scritto una lettera d’amore, dicendomi che si era improvvisamente ricordata di me, che voleva vedermi, voleva offrirmi un posto nel suo regno, e visto che si stava sposando ufficialmente, e che in un certo senso mi avrebbe sollevato da un legame formale, avrei potuto diventare il suo amante, se solo avessi voluto” e fece spallucce “Per invogliarmi mi metteva anche a disposizione un harem… nel suo paese funziona così”.
 
Kaori fece tanto d’occhi.
Ryo aveva rinunciato addirittura ad un harem per… per lei?
 
“Ryo, hai rinunciato ad un harem?” Kaori disse senza neanche accorgersene.
 
“Non farmici pensare…” mormorò di rimando l’uomo. Poi si riscosse, non voleva che la conversazione prendesse una brutta piega “Però a me non interessava… Yuki intendo”.
 
E questa frase attirò l’attenzione della sua compagna; lui la guardò intensamente e aggiunse:
 
“Kaori, io sono innamorato di te, da sempre, e non potrei essere l’amante di nessun’altra, nemmeno se fosse una principessa o una regina, perfino! Ho scelto te allora, e scelgo te adesso… tuo per sempre, ricordi?”
 
“Oh, Ryo!” esclamò la ragazza, gettandosi fra le sue braccia. Lui l’accolse e, affondando il viso nei capelli ribelli, le mormorò:
 
“Non ti ho parlato della lettera per non farti soffire… ancora. L’ho distrutta perché non la vedessi, ma alla fine è stato tutto vano perché tu, in qualche modo, l’hai trovata. Inutile dire che non sarei andato all’appuntamento per nulla al mondo. Mi dispiace se hai pensato che ti avessi mentito… io e Umibozu siamo andati veramente in missione…” fece una pausa e si accorse che la socia stava sussultando, tremando “Ka-Kaori… che hai?” e dolcemente l’allontanò da lui per guardarla meglio “Kaori! Perché piangi?”
 
“Idiota! Piango dalla felicità!” e tirò sul col naso. Poi, asciugandosi gli occhi con la manica, in un gesto che la faceva apparire come una bambina, lo guardò con amore e passione – e qui invece era la giovane donna innamorata qual era –  “Ryo Saeba, sei l’uomo più fantastico, meraviglioso che io conosca… e anche il più fortunato, ad avermi incontrato” e lo incantò col suo magnifico sorriso “Ryo… io… io ti amo!”
 
Non aspettò che lui dicesse altro, che Kaori si impossessò delle sue labbra e lo baciò con struggimento e riconoscenza.
 
Per un attimo Ryo pensò che fosse bello l’amore, che avesse tante sfaccettature, che amare una sola donna fosse entusiasmante, soprattutto se quell’unica donna era la sua Kaori.
Naturalmente si lasciò trasportare dall’entusiasmo dell’altra e, per un tempo che parve eterno, si baciarono come se ci fossero solo loro sulla faccia della terra.
 
Quando si separarono, ancora ebbri di sentimento, nella più perfetta delle armonie, occhi negli occhi, si sorrisero nuovamente; poi Kaori si rialzò in piedi e, tendendogli una mano per invitarlo ad alzarsi a sua volta, gli chiese, con uno strano luccicore negli occhi:
 
“Che ne pensi del nome Kentaro?”
 
“Eh?” fu la risposta inebetita dell’uomo.
 
“Niente, niente” e la ragazza scoppiò a ridere “Niente, niente” avviandosi verso la moto.
 
“Kaori? Cosa vuol dire? Chi è questo Kentaro? E cosa ne dovrei pensare del nome?... Ka-Kaori aspetta…”
 
 
 
o.O.o
 
 
 
Da qualche parte, nell’Hotel.
 
“Pronto? Kris? Vieni a prendermi… ti prego…” Yuki in lacrime stava facendo una telefonata internazionale.
 
Sei in Giappone, vero?” fu la risposta recisa del principe.
 
“Sì…” era giusto un sussurro, che tradiva un senso immenso di sconfitta.
 
Lo immaginavo… Sei tornata da Ryo…
 
Kris avrebbe voluto dire molto altro, che per esempio si sentiva tradito, anche se non ne aveva nessun diritto, visto che lei era la Regina e poteva scegliersi tutti gli amanti che voleva; oppure che aveva capito che la sua ribelle e insoddisfatta fidanzata aveva un cruccio che non la faceva star tranquilla, e forse era per quello che non riusciva ad aprirsi totalmente a lui, a concedersi, e non solo per un mero atto sessuale volto al concepimento.
Avrebbe voluto dirle che, sotto sotto, sentirla piangere gratificava il suo ego ferito, che ben gli stava a correre dietro a uomini che non la volevano.
E, non per la prima volta, si chiese cosa avesse di così tanto speciale questo Ryo Saeba, tanto che la Regina di Arimania all’epoca se ne fosse innamorata perdutamente e che, per un capriccio – era stata forse respinta? – avesse deciso di rimuovere tutto di lui dalla sua mente, per poi ricordarsene nuovamente e tornare in Giappone per convincerlo a seguirla.
 
Aveva anche lui i suoi informatori all’interno della corte, ma le notizie erano state tutte frammentate e vaghe; si era fatto un’idea, in proposito a questa storia mancata, ricostruendola da solo, con un po’ di intuito, mettendo insieme tutti i pezzi.
 
Avrebbe voluto dirle, se fosse stato un altro uomo, con altri obblighi, e non del suo rango, che per lui poteva rimanere lì dov’era, che tornasse da sola, che non aveva bisogno di lei, che andasse al diavolo; ma lui era Kris III della nobile e antica casata dei Kohinoor, il futuro Principe Consorte della Regina di Arimania; e, soprattutto, era uno stupido uomo innamorato della sua promessa sposa.
E, come se non bastasse, se lei gli stava telefonando in lacrime, voleva dire solo una cosa, e cioè che qualcosa era andato storto, che quel fantomatico Ryo Saeba non aveva accettato, qualsiasi proposta lei gli avesse potuto fare.
Ne era profondamente sollevato.
 
“Kris, Kris… ti prego perdonami, mi dispiace…” proruppe la donna, aggrappata disperatamente alla cornetta; eppure lui aveva usato un tono neutro e non c’era traccia di rimprovero nella sua voce.
 
Il principe ne rimase sconvolto.
Sapeva che raramente la Regina chiedeva scusa e non si aspettava da lei un atto di totale arrendevolezza, una tale richiesta di remissione: lei che chiedeva perdono a lui, a Kris!
Era sincera, lo sentiva, non si stava scusando per via del loro imminente matrimonio… allora, allora voleva dire che lei teneva a lui!
 
Yuki, va tutto bene” la rassicurò con voce dolce “non devi scusarti…” provò a dire lui, cercando di farsi capire fra i singhiozzi dell’altra.
 
“Kris… perdonami…” insisteva la donna fra le lacrime e, per un attimo, Kris si chiese in che modo tutto ciò avesse potuto nuocergli fino a quel punto, ma le parole che la Regina disse dopo, lo inchiodarono sul posto “Kris… io… io ti amo!”
 
Ci fu attimo di silenzio.
 
La donna riprese:
 
“Sì, ti amo, mi sono innamorata di te, fin da subito, ma poi mi sono persa dietro un sogno irrealizzabile, sono scappata come una ladra e sono corsa dietro a uomo che non avrebbe mai potuto essere mio perché… amava un’altra da sempre! Sono stata una stupida, un’ingenua… anzi no, un’orgogliosa e presuntuosa bambina viziata…”
 
Yuki…”provò ad interromperla Kris.
 
“Non ho mai capito nulla della vita, dell’amore, finché non ho conosciuto te. Avevo la felicità a portata di mano, e ho rovinato tutto… Perdonami…”
 
Yuki…” cercò di intromettersi in quel suo soliloquio disperato “Yuki, ho detto che va tutto bene…
 
“No, che non va tutto bene! È vero, il nostro è un matrimonio combinato, ma io credevo… credevo che fra noi due ci sarebbe potuto essere qualcosa di più… So che terrai fede ai tuoi impegni istituzionali, ma se non ne vorrai più sapere di me…”
 
Yuki, vuoi starmi a sentire una buona volta?” alzò la voce Kris, più per attirare la sua attenzione, che per rimproverarla. Assicuratosi che lei lo stesse ascoltando veramente, riprese più dolcemente: “Ho detto che va tutto bene, e che non devi scusarti. Se anche non fossi stata la Regina di Arimania, colei che può decidere chi ammettere e chi no nel suo letto, io ti avrei già perdonato lo stesso perché… perché io ti amo, semplicemente”.
 
Silenzio.
 
Kris riprese:
 
È vero, il nostro matrimonio è un contratto fra Stati, ma anche io ho sperato fin da subito che potesse nascere l’amore fra di noi, e fino a un certo punto ne ero anche abbastanza sicuro. Vedevo però che non eri serena, che nascondevi un cruccio, un problema. Se questo viaggio in Giappone ti ha chiarito le idee, non posso che esserne felice”.
 
“Di-dici davvero?” disse Yuki con un filo di voce.
 
Certo. Se aver capito che Ryo non era l’uomo per te e che… be’ che insomma, mi ami, almeno adesso non avrai più dubbi, o no?
 
“Oh, Kris!” esclamò la donna, asciugandosi le lacrime in un gesto poco regale, ma così tanto umano e disarmante; peccato che lui non potesse vederla.
 
Yuki non ignorava la consuetudine dei reali e dei cortigiani di affiancare, a matrimoni d’interesse, relazioni amorose più o meno clandestine con favoriti e concubine, e non era così sprovveduta da non considerare la possibilità che lo stesso Kris si sollazzasse lontano dalla sua alcova regale, ma ben prima che l’ossessione per Ryo tornasse a sconvolgerle la mente, aveva sperato che lui si innamorasse così tanto di lei, tanto da non cercare l’amore altrove.
Ciò che aveva provato per lui, fin dall’inizio, non lo aveva sentito per nessuno, e si diceva fortunata ad avere un promesso sposo come Kris.
Ma poi aveva perso la testa per Ryo, nuovamente, ed aveva intrapreso quel viaggio in terra nipponica, per fare poi cosa?
Chiedere allo stesso Saeba di diventare il suo amante, il suo favorito.
Era stata meschina, egocentrica ed egoista, e l’umiliazione inevitabile che ne era seguita l’aveva improvvisamente riportata alla realtà, fatta ripiombare fra i comuni mortali.
Ed ora temeva di perdere anche il vero amore della sua vita, Kris, che non solo aveva accettato di sposarla di buon grado, ma che nei suoi slanci e nei suoi sentimenti era stato sincero ed autentico.
Sentiva di averlo ferito, di averlo tradito.
E questo andava al di là degli obblighi reciproci che avrebbero avuto come marito e moglie.
Le aveva appena detto che anche lui l’amava, che in sostanza la perdonava perché non c’era nulla da perdonare.
Era contento che lei si fosse tolta la curiosità, se così si può dire, di capire fino a che punto amasse ancora Ryo; così, ormai, era sicura che nel suo cuore ci fosse posto solo per Kris e, anzi, era arrivata al punto di confessarglielo.
 
Per Kris era quindi una doppia vittoria, perché se fosse tornata ad Arimania con Saeba e fosse stata amorosa e passionale anche con il Consorte, lui avrebbe dovuto dividere il cuore e il talamo della bella Yuki con Ryo.
Invece così sarebbe stata solo sua, sua soltanto.
 
Allora Yuki, dimmi in che albergo alloggi; entro stasera conto di essere lì con il nostro jet privato” prese in mano la situazione Kris.
 
“Il jet privato? E cosa dirai alla corte?” si allarmò la Regina.
 
Nulla! A chi me lo chiederà dirò semplicemente che volevo fare un giro” e dalla voce, Yuki sentì che l’uomo stava ridendo.
 
Il suo cuore finalmente si sciolse, in un empito di gratitudine e amore.
Sì, quel viaggio le aveva impartito una tremenda lezione, le aveva aperto gli occhi su tante cose e, in cuor suo, fu grata a Kaori per non aver infierito su di lei, per non averla maltrattata o presa a cattive parole; anche se, ancora una volta, la gentilezza altrui le aveva fatto male e ricordato quanto fosse meschina, a volte.
Si disse che sarebbe cambiata, che avrebbe fatto di tutto per migliorare, per diventare una donna diversa, non solo una Regina seria e giudiziosa, ma un’ottima persona; che avrebbe coltivato relazioni e legami autentici e non basati sul rispetto imposto o sull’ipocrisia, così tanto comuni nel suo mondo.
Lo doveva a Kris e a chi le aveva voluto bene veramente, e in un certo senso anche a Kaori Makimura.
 
Improvvisamente, sentì il bisogno impellente di avere lì con lei Kris e, finalmente, si sentì pronta a fissare la data delle nozze; non vedeva l’ora di stare con lui e di dare inizio alla loro splendida vita insieme.
 
Quando riattaccò il telefono, si sentì sollevata e, infine, assolta.
 
 
 
E noi, la assolviamo?
 
 
[1] Mi auto-cito e auto-sponsorizzo. Per chi non lo sapesse questo è il titolo di un’altra mia fan fiction https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3906480&i=1
   
 
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