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Autore: lolloshima    05/02/2023    1 recensioni
Esiste un negozio che alle 00.05 si materializza in un luogo sempre diverso.
Di giorno sembra un negozio normale, frequentato da gente normale.
Ma se una persona alle 24.00 precise spende una certa cifra, ha diritto ad un desiderio.
*
Questa storia partecipa alla challenge #CardsOnTheTable
e alla challenge #ifitbleeds
del Gruppo facebook NonSoloSherlock eventi Multifandom
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ma… come?” James pensò di avere capito male. “Cosa?…”

Dylan continuava a fissarlo, senza cambiare espressione.

“Ho capito, mi stai prendendo per il culo” James cercò di sdrammatizzare. “Dai, lo scherzo è finito. Adesso, dimmi come stai davvero”.

“Sto benissimo. Sono morto” allargò le mani davanti a sé e piegò la testa di lato, come per sottolineare una ovvietà.

James arretrò terrorizzato.

“Ma come sarebbe, morto? Non è possibile, no! Ma tu sei qui, sei davanti a me in carne e ossa”.

“Beh, carne e ossa non direi…” scherzò Dylan.

“Io ti vedo, ti tocco, ti posso parlare! Oggi ti hanno visto tutti, insieme a me”.

“Beh se vogliamo essere precisi, mi hai visto solo tu. E Kei, ovviamente”.

Già, Kei. Ma lui non era...

“Non è vero! Tu ieri sera eri all’hotel, sei salito in ascensore. Io ti ho visto, ti hanno visto tutti! Il direttore mi confermato che eri in albergo. E che c’era qualcuno con te, in camera”

“E’ vero. Ero lì. Ma non ero del tutto sicuro che tu fossi pronto per incontrarmi. E francamente non credo che Jeanpaul ti abbia parlato proprio di me”.

No. Adesso che ci pensava bene… In quel momento il direttore era al telefono. Non parlava di Dylan. E non si rivolgeva neanche a lui. Stava solo rispondendo al telefono.

“E perché sei qui? Perchè saresti tornato dall’oltretomba? Solo per tormentarmi?”

“Sono qui perché mi hai chiamato tu. E adesso, finalmente, potremo stare insieme. Per sempre”.

James si portò le mani al volto, come per contenere il suo terrore. Improvvisamente tutto gli fu chiaro.

“Ho capito! Tu non esisti! Tu sei un’allucinazione! Sei solo nella mia testa, ti ho creato io. Per anni ti ho pensato e desiderato, e il mio cervello è andato in tilt!” iniziò a urlare muovendo le braccia.

“Calmati James. Io sono qui, mi vedi? Sono davanti a te!”

“No, non è vero! Non sei reale! Non sei altro che un’allucinazione, vattene, vattene dalla mia testa! Ecco perché sei ovunque, ecco perché non hai mai freddo anche se indossi quei vestiti leggeri” urlò, indietreggiando verso l’uscita della terrazza.

Lo distanziò di qualche passo, e poi si voltò con la testa bassa, allontanandosi con passo veloce.

“James calmati” se lo trovò davanti, che gli bloccava la strada. “Questi sono i vestiti che indossavo il giorno della mia partenza. E no, nella mia condizione non sento né freddo né caldo”.

“Ma come hai fatto… Sto impazzendo, vattene, lasciami in pace!”

“Non ti agitare. Volevi rivedermi no? Volevi stare con me a qualunque costo?” Il suo tono era quasi beffardo, il suo dolce sorriso simile ad una smorfia. “Ebbene, il tuo desiderio è stato esaudito. Io non me ne posso andare, sono qui per te”.

“Mi libererò di te! Andrò in terapia, guarirò. Per non pensarti mi butterò sul lavoro!”

“Peccato che tu non ce l’abbia più un lavoro”.

“Ma cosa diavolo stai dicendo?”

“I Giapponesi. Erano qui per compare l’azienda. Tu non c’eri e allora è stato gioco facile convincere il tuo sostituto”.

“Come scusa? Io ero solo in ritardo, e poi tu non sai un cazzo, cosa vuoi capirne tu?”

“Sei tu che devi capire James. Mi hai voluto tu, ricordi? Non sono altro che la realizzazione dei tuoi desideri” gli disse avvicinandosi con tono minaccioso.

“Beh, adesso non ti voglio più! Vattene, lasciami in pace. Tu non sei la persona che ricordavo, non sei il mio Dylan”.

“Ah no? E quale Dylan vorresti? Quello che ti trascinava sempre con lui? Quello che scopava al posto tuo? Quello che mentre lavoravi ti faceva da domestico in casa? Quello che spiavi di nascosto mentre si spogliava? Quello che hai sempre amato di nascosto senza dirglielo? Dimmi, James, quale Dylan vorresti?”

“No, io non credevo…”

Sul volto di Dykan all’improvviso comparve una cicatrice rossa e sanguinolenta che squarciava in diagonale tutta la faccia, dall’angolo sinistro della fronte fino allo zigomo destro. Lungo il percorso slabbrato della cicatrice, l’occhio sinistro era scoppiato, all’altezza del naso si vedeva l’osso esposto e tutto il lato destro delle labbra era spaccato, lasciando parte dei denti in evidenza. Intorno all’unico occhio sano si era formato un livido nero e giallognolo e la pelle si era gonfiata, fino a renderlo una fessura. La camicia candida adesso era intrisa di un liquido rosso scuro, e i pantaloni erano lacerati in più punti.

“Scommetto che invece questo Dylan non ti piace. Non vuoi dirmi quanto mi ami, adesso?”

James indietreggiò terrorizzato.

“E’ per colpa tua se è successo. Sei tu che mi hai ridotto così. Io ti aspettavo a casa, ero convinto che mi avresti almeno salutato. Mi sentivo in colpa, non volevo lasciarti così, senza un saluto. Mi sembrava di farti un torto. Ho aspettato fino all’ultimo momento. Troppo. Ho dovuto dire al tassista di correre il più possibile, perché ero in ritardo. Gli ho detto io di passare con il rosso, di rischiare. Se tu non fossi stato così egoista, James, tutto questo non sarebbe successo” Dylan era furioso.

“E questo non ti è bastato” continuò, avvicinando la sua faccia mostruosa al viso di James. “Hai dovuto farmi tornare, mi hai voluto ancora con te. Ebbene eccoti accontentato!”

“Ma io non ho fatto niente!” cercò di giustificarsi James, distogliendo lo sguardo. “Io non ti ho chiamato, non ho desiderato…”

Lei ha diritto ad un desiderio, signore. A qualsiasi desiderio...”

In effetti la sera prima aveva espresso un desiderio. E lui aveva pensato a Dylan. Era stato il commesso, quel… Kei!

Ecco chi era Kei! L’autista era la stessa persona che la sera prima era all’interno del negozio.

“C’era Kei! Ieri sera, in un negozio, mi ha chiesto di esprimere in desiderio e io… è vero, ho pensato a te, ma non credevo che… Possiamo risolvere tutto. Adesso andiamo al parcheggio da Kei, ci facciamo portare al negozio, e vedrai che tutto tornerà come prima”.

“Impossibile. Il negozio non esiste più, James”.

“Ma come? Certo che esiste. Lo ha visto anche Carlos, ieri sera era con me”. A James era tornata la speranza di liberarsi da quell’incubo. “A proposito. Che fine ha fatto Carlos?”

“Carlos non è disponibile, oggi.”

“Lascia che vada da lui, così potremo chiarire tutto”.

“Ha perso tragicamente una persona di famiglia. Lascialo nel suo dolore. E comunque non potresti fare niente. Nè per lui, né tanto meno per i tuoi genitori.

I suoi genitori sono molto dispiaciuti, ma la ricordano con affetto’ gli aveva detto Kei.

Perchè i suoi genitori dovevano ricordarlo con affetto?

“Cosa c’entrano i miei genitori?”

“Nessuno ti può aiutare, James. Adesso siamo solo io e te. Tra un po’ nessuno si ricorderà più di nessuno dei due. Ti resto solo io”.

“TU. NON. ESISTI! E io troverò il modo di liberarmi di te!” James barcollò in avanti e si aggrappò con le mani alle spalle di Dylan, quasi temesse di cadere da un momento all’altro.

“Troppo tardi. Sai come si dice: ‘fai attenzione a quello che desideri, perché potresti ottenerlo’” lo sguardo di Dylan era sempre più ostile. “Non sei contento di poter stare insieme a me, finalmente?”

“Perchè? Perchè proprio adesso?” gli gridò in faccia disperato.

“Per essere un genio degli affari, caro James non sei tanto perspicace. Cosa puoi dirmi di ieri sera?”

“Ieri sera?” James portò le mani alla testa e alzò gli occhi al cielo in preda alla disperazione, sforzandosi di rivivere le ultime 12 ore. “Io ho fatto molte cose ieri, ho visto tanta gente”.

“Chi di preciso?”

“Beh, Jeanpaul, tanto per cominciare...”

Lui parlava al telefono...

Cosa gli aveva detto? Maledizione, non ricordava le parole esatte...

“...poi sono stato al bar, Nathan mi ha servito un drink...”

che però non era per me, c’era un altro cliente seduto al bancone. Il brandy era per lui.

Nathan non gli aveva rivolto la parola, forse non lo aveva neanche visto.

“Ecco! C’era un ragazzo, in camera mia, lui può testimoniare…”

E cosa potrebbe testimoniare?

Quando era salito in camera il ragazzo dormiva, non lo aveva neppure sfiorato, non ci aveva parlato e la mattina dopo non lo aveva neppure visto.

“Io ho dormito in albergo…”.

Senza bagagli, senza disfare il letto, senza lavarmi.

“Stamattina siamo stati in azienda. Ci hanno visti tutti…” la rabbia stava prendendo il posto della paura.

“Non hai parlato con nessuno. Nessuno ti ha visto. La riunione si è svolta senza di te. E poi, non ti sembra strano che nessuno ci abbia fermato prima di arrivare agli ascensori? E che nessuno abbia salutato il grande capo?” Dylan sembrava divertirsi, a tormentarlo.

“Smettila, non sai quello che dici!”

“Ricordi di aver mangiato o bevuto qualcosa da ieri?”

“Questo non vuol dire…” In effetti non aveva mangiato niente dal giorno precedente, e non ne sentiva per nulla lo stimolo. Non aveva neppure sentito mai il bisogno di andare in bagno.

Che significa...

James si sforzò di tornare indietro con la memoria.

Come dei flash, all’improvviso, nella sua mente, una dopo l’altra si fecero strada a ritroso, nitidissime, le immagini dei momenti vissuti, come se una luce si fosse accesa in una stanza buia.

Gli ospiti giapponesi avevano comprato l’azienda, approfittando dell’assenza del titolare.

Carlos aveva perso qualcuno che amava come un figlio e non era andato al lavoro. E i suoi genitori lo ricordavano con affetto.

Il direttore dell’Hotel confermava alla polizia la sua prenotazione per quella sera e avvisava della presenza del suo giovane ospite in camera sua.

Sulla strada davanti all’hotel pioveva, c’era molta gente, guardavano curiosi. Era successo qualcosa, un incidente.

Le sirene che sentiva non erano della polizia. Era un’ambulanza. Avevano investito qualcuno, c’era un corpo a terra.

Lui aveva dimenticato l’ombrello di Carlos. Era tornato indietro per riprenderlo.

Una macchina aveva sterzato all’ultimo momento, aveva suonato il clacson...

“Noooo, noooo…” James fecce due passi indietro, in preda alla terribile consapevolezza.

Perchè quell’uomo, disteso sull’asfalto in mezzo alla strada, immerso in una pozza di sangue, sotto una pioggia scrosciante che non accennava smettere, aveva la sua faccia.

In quello che rimaneva degli occhi di Dyaln si accesero due fiamme rosse, e le sue labbra dilaniate si distesero in un ghigno diabolico.

“Sì James. L'unico modo per far avverare il tuo desiderio è che anche tu sia…”

Morto.

*


 


 


 

EPILOGO

Narra una leggenda metropolitana che esista un particolare negozio, aperto 24 ore su 24, che ogni giorno, alle 00.05 si materializza in un luogo sempre diverso. Una nazione, un continente, una città completamente diversi.

Di giorno sembra un negozio del tutto normale, frequentato da clienti di ogni genere.

Ma se qualcuno, alle 24.00 precise spende una di queste cifre: 6,66, 66,60 o 666,00, qualunque sia la moneta utilizzata, la persona alla cassa gli chiederà come intende pagare: “Carta, contanti o anima?”

Se il cliente sceglie di pagare con l'anima, gli restano 5 minuti per firmare lo scontrino con il proprio nome. Se lo fa, ha diritto ad esprimere un desiderio, proporzionato alla cifra spesa.

Se la cifra è pari a 666,00, si può esprimere qualsiasi desiderio.


 

Se non si chiede niente, o si chiede troppo, dopo 5 minuti si viene risucchiati all'inferno per l’eternità, come punizione per aver ceduto l'anima in cambio di beni o piaceri. O di desideri impossibili.


 


 

* * *

ANGOLO AUTRICE

Eccomi arrivata alla fine della mia prima long originale.

Questa storia mi ronzava in testa da tempo, così come i personaggi, con le loro vite e i loro caratteri. La cosa difficile è stata arginare tutte le idee che si accavallavano per uscire, e contenere le personalità tanto diverse di Dylan e James, che tendevano a farsi strada nei miei pensieri e volevano esprimersi a modo loro.

Alla fine, neanche farlo apposta, anche senza volerlo sono venuti fuori 6 capitoli, in linea con lo spirito del racconto ;-)

Grazie a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a qui. Spero che l’esperimento sia riuscito e che abbia stuzzicato la vostra curiosità.

Grazie ancora, alla prossima. <3


 

   
 
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