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Autore: Brume    07/02/2023    2 recensioni
Di ritorno da una commissione per conto del Generale Jarjayes, Oscar e André vengono colti alla sprovvista dal maltempo che li costringe a prendere rifugio in una locanda. Non è la prima volta e si adattano, senza tanti patemi, a quell' imprevisto. Sono sereni, sembrano quasi nascondere un segreto; nei loro pensieri alberga ora qualcosa di nuovo, di bello e niente, davvero, potrebbe turbarlo.
Qualcosa che non avevano messo in conto, tuttavia, accade...e non è piacevole, anzi: la storia inizia da qui e si svilupperà lungo sentieri talvolta complessi che, a lungo andare, potrebbe cambiare il loro destino per sempre.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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25 dicembre 1788


Era sveglia da un pezzo, Oscar.

Nonostante fosse la mattina del Santo Natale, aveva già dovuto subire ben due visite: quella di Laennec, che voleva sincerarsi dei suoi progressi prima di partire per Parigi e poi quella di Teveney ed era, obiettivamente, molto scocciata. Dal momento in cui si era svegliata non aveva fatto altro che ingurgitare farmaci ed essere visitata almeno due volte al giorno.
Che altro volevano quelle persone da lei?  Sempre le solite domande…e da parte sua, sempre le solite risposte: Si, sto bene. No, non ricordo nulla di particolare, se non alcune sensazioni, come di aver già visto molti dei volti intorno a me. Era frustrante quella sensazione… sfinente, a tratti.
Lei, fisicamente, si sentiva anche bene: con grande stupore della donna che diceva di essere sua madre -nonché per quel giovane che almeno due giorni a settimana passava a trovarla e che chiamavano Visconte-   proprio il giorno prima,  una volta resasi presentabile,  era uscita dalla stanza , aveva camminato lungo il corridoio ed aveva anche sceso un paio di scalini prima di essere intercettata e riportata nei suoi appartamenti; era solo la testa che…che sentiva leggera, dove ogni pensiero era come sospeso. Talvolta provava a concentrarsi, altre volte  lasciava che i pensieri andassero e venissero da soli…ma nulla ancora di quei ricordi che tutti si ostinavano a voler sentire con viva voce – senza però forzarla, su preciso ordine dei medici - si erano ancora presentato.
 Ma ero davvero così…così diversa da adesso? Si chiedeva, spesso, lasciamdo il libro che di tanto in tanto leggeva appoggiato sul grembo; evidentemente si, se tutti sembrano aspettarsi chissà cosa da me… si dava, allora, come risposta.In sostanza, la sua era una esistenza che al momento non le dispiaceva e prendeva le cose così, come venivano, senza particolare entusiasmo, senza opporsi; solo un aspetto era in grado  di turbarla ed era il volto di quell’ uomo, colui che aveva intravisto in una frazione di secondo e che poi era stato cacciato in fretta e furia fuori dalla stanza.
Ecco: quella scena – che si riproponeva spesso e volentieri – ogni volta le procurava non solo turbamento ma anche dolore, un dolore fisico che persisteva a lungo, lasciandola senza fiato.
Si era chiesta molte volte il perché, tuttavia proprio non era mai riuscita a darsi una risposta.
Ad ogni modo, così come arrivava se ne andava e lei tornava quella di sempre: una donna di ottima famiglia, con una madre ed un padre  sempre presente, alla quale non mancava nulla.

Anche quella mattina, mentre attendeva che sua madre e una delle cameriere arrivassero per aiutarla a lavarsi e vestirsi, l’ immagine dell’ uomo le si parò davanti. Era naturalmente una proiezione della sua mente ma sembrava vero, tangibile, reale:  ..la sua voce, la sua voce! …la sentiva nitida, forte, tremendamente triste… Chi sei, perché non mi lasci in pace? Cosa vuoi da me? chiedeva; tuttavia lui, lui rimaneva li con quegli occhi verdi, quasi spiritati, che volevano in un certo senso aggrapparsi ai suoi….

“Mademoiselle, posso entrare?”

La voce di Suzanne, la cameriera che di solito si occupava di lei, si fece sentire con tono sicuro.
“Entra…” rispose Oscar, la voce ancora incerta, bassa, roca.
Una giovane bruna dagli occhi chiari entrò, fece un piccolo inchino e raggiunse il letto in cui Oscar era ancora stesa.
“Vostra madre vi raggiungerà più tardi, sono attesi ospiti e vostro padre il Conte ha richiesto la presenza della consorte dunque… ci sarò solo io con lei, stamane.  “.
L’ altra donna sorrise, non vi era alcun problema per lei. Che fosse Suzanne o Dominique  era uguale; lasciò quindi  che la ragazza si prendesse cura del suo corpo, l’ aiutasse a lavarsi e vestirsi, in silenzio, osservandosi intorno.
Solo quando la vide prendere un abito e poggiarlo al manichino Oscar parlò.

“Oggi potrò scendere in salone?” domandò, curiosa.
L’altra si affrettò a recuperare una stola e dei gioielli di perle da un cassetto della scrivania.
“ Questo non mi è dato saperlo, mi è solo stato ordinato di abbigliarvi per una occasione speciale” rispose poi, discreta, l’ altra.
Oscar osservò l’ abito dai toni chiari,  notando che sul corpetto vi presenti ricami in oro sul corpetto. Era bello, molto; si chiedesse quale fosse di grazia l’ occasione per la quale sfoggiare una simile mise…

“Suzanne, potresti dirmi, per favore, da quanto tempo lavori qui?

“Sono al servizio della vostra famiglia da circa sei anni, Mademoiselle” rispose.
Mani veloci ed abituate a siffatti lavori, nel frattempo, sistemavano corpetto e gonne.
“…e dimmi… ho indossato spesso abiti simili? “
Oscar si osservò allo specchio che la ragazza aveva portato nella stanza Bella era bella, così le pareva…ma vi era anche qualcosa che stonava, un qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Non si sentiva a suo agio, ecco.

Nel sentirsi fare quella domanda, Suzanne avvampò e le mani iniziarono a tremare.

“...Non ricordo bene, perdonatemi” si affrettò a dire.

“…come, lavori qui da sei anni e non…non ricordi di avermi mai visto con abiti simili?” chiese Oscar; la sua era una semplice curiosità, tuttavia l’atteggiamento di Suzanne e la sua risposta raffazzonata in fretta e furia l’ avevano resa inquieta.

“Dovete scusarmi” disse  la ragazza “ io…non credo di essere la persona adatta …”

Oscar scese dal piccolo piedistallo sul quale era salita per rendere più comoda la vestizione e, pian piano, raggiunse la finestra a qualche metro da lei.

“..adatta a fare cosa? C’è qualcosa che devo sapere?”

 Gli occhi si posarono su una carrozza che arrivava a rilento dalla via principale, un mezzo ricco, con insegne grandi quanto la fiancata…

Suzanne la raggiunse, cercando di finire il suo lavoro. Ripresa la padronanza delle mani, cercò di finire il proprio lavoro.
“Ho parlato troppo, Mademoiselle…”

La giovane contessa voltò il capo , la guardò negli occhi.

“E’ importante per me” disse. E tornò a fissare la strada.

Suzanne legò gli ultimi lacci e arretrò di qualche passo, chiedendo ad Oscar di mostrarsi  affinchè potesse sistemare per bene l’ abito. La c

“Dunque?” incalzò la donna. Suzanne, evidentemente arrivata al limite e combattuta al riguardo, si coprì il viso con le mani.

“….voi una volta…una volta eravate diversa.”

Si sentì travolgere da una sensazione che la lasciò senza fiato. Forse…non era pronta a sapere ciò che più di ogni altra cosa anelava conoscere.

“Cosa intendi, Suzanne?”

“Voi…voi siete un militare. La vostra vita è sempre stata scandita da una rigida routine, vostro padre vi ha allevata così. Nulla e nessuno vi ha mai fermata fino a quando…”
Oscar dovette aggrapparsi al manichino in piedi a poca distanza da lei. Il fiato iniziò a mancarle.

Suzanne vide il colorito scomparire dal viso e le corse incontro.

“State bene?” domandò, aiutandola a sedersi.

“Si, sto bene… sono solo un po' provata.” Rispose Oscar.

“Io qui ho finito. Se permettete, andrei ad avvisare che siete pronta, dunque” disse; infine, dopo l’ ennesimo inchino, raggiunse la porta ed uscì.

Io…un militare? Cosa ho mai fatto nella mia vita e, soprattutto, perché ora mi trovo qui?

Oscar si trovò  molto confusa, smarrita; piano, con prudenza, andò a sedersi alla toeletta…trovandosi faccia a faccia con sé stessa. Osservò i suoi capelli, il proprio incarnato.
Mani forse un po' troppo magre sfiorarono i lineamenti del viso, i capelli, il collo.

Ma come è possibile? Perché non ricordo nulla di ‘quel’ passato?

Si lasciò andare contro lo schienale della sedia, reclinando il capo all’ indietro.
In quell’ istante, passi veloci la raggiunsero, entrò sua madre: Oscar non si era nemmeno accorta che avevano bussato alla porta.

“Figlia, figlia mia! Stai bene?” domandò con apprensione.
Oscar si ricompose e si rivolse a lei con un sorriso.
“Si, Madre” rispose “ sto bene. Stavo solo pensando.”
Madame De Jarjayes le si sedette accanto ed osservò la figlia.
“Sei molto bella, Oscar. Dunque, mia cara, te la senti di scendere? Lascia da parte i pensieri, oggi sarà una bellissima giornata per tutti noi. “
Oscar sgranò gli occhi.

“Davvero, Madre? Posso?”

“…Se te la senti, si, certamente. Tuo padre ci terrebbe moltissimo e…c’è una grossa sorpresa per te.” La donna più giovane rimase, per un istante, a pensare. Cosa che non sfuggi alla genitrice così come non le era sfuggita l’ espressione con cui era stata accolta.
“Qualcosa ti preoccupa?”
“No, affatto” rispose pronta Oscar.
La madre, allora, si alzò offrendole il braccio.

“Andiamo, allora. Tu non lo ricordi, ma oggi è…è il tuo compleanno” disse con un filo di emozione madame. Oscar la fissò con aria interrogativa, quasi la cosa non la toccasse, poi, sempre silenziosa, prese a muovere alcuni passi. Madame era raggiante, felice oltre ogni dire  per i notevoli passi in avanti che la figlia aveva compiuto; tuttavia  molti pensieri turbavano il suo animo,nonostante lo splendido sorriso sul suo volto. Non aveva dimenticato, infatti, le parole dette ad André ed era ancora presente e salda in lei la volontà di aiutare i due giovani a ritrovarsi ma, come aveva a suo tempo fatto presente, non sarebbe stato facile; inoltre, faccenda non trascurabile, il Conte non era uomo da essere raggirato con qualche menzogna. Suo malgrado, quindi, si trovava ora in una posizione assai infelice e aveva deciso di valutare bene le cose prima di fare ulteriori passi; così, adeguandosi al tutto, non aveva battuto ciglio quando il marito l’ aveva avvisata del prossimo arrivo dei coniugi Girodel in occasione delle festività e del…dell’ annuncio riguardante il fidanzamento tra i due rampolli.
Avrebbe preso tempo, si. Del resto, nelle condizioni in cui versava Oscar, il matrimonio non avrebbe avuto luogo a breve.

“Madre, ci sarà anche quel giovane che spesso viene a trovarci?” domandò Oscar, poco prima di raggiungere il salone addobbato a festa.
“Il Visconte? Si, mia cara… vedi, oggi, in occasione del tuo compleanno, verrà annunciato anche il tuo fidanzamento con Monsieur De  Girodel.”
Oscar di fermò e rimase immobile come una statua di sale.

“Fidanzamento?”

Madame annuì.
“Si. E’ stato deciso molti anni fa…” rispose la donna. Pietosa bugia.
Oscar si lasciò prendere dallo sconforto.  
Di solito le donne in età da marito sono liete di ricevere una notizia simile… perché io non lo sono?Cosa significa ciò? Dovrò sposarmi a breve?

“Figlia mia…”

Oscar sollevò lo sguardo verso la madre notando l’ espressione contrita.

“…figlia mia, non preoccuparti. Ora tu non puoi capirmi, la tua mente cela ancora moltissimi fatti ed avvenimenti…ma ti chiedo di ascoltarmi. Non devi preoccuparti; accetta ciò che tuo padre oggi farà e poi…troveremo una soluzione” disse.
Basita, Oscar si domandò come mai la madre si comportasse in quella maniera; ma decise di fidarsi. Le sembrava una persona così buona…

“D’ accordo, farò come dite voi “rispose e, una volta ripreso fiato, si avviò insieme a lei dove una discreta folla di persone la stava aspettando, dimenticadosi di tutto e perfino di quella domanda che ancora attendeva risposta: ma, realmente, nella mia vita passata, sono stata al servizio di Sua Maestà? Cosa è successo, dopo? …e quel giovane…chi era, cosa-cosa rappresenta per me?



***

Il padre di Oscar accolse consorte e figlia con un ampio sorriso, accompagnando poi quest’ ultima a sedersi sul vicino canapè affinché non si sforzasse oltre. La tavola poco distante, addobbata con pregiati pezzi appartenenti da anni e anni alla famiglia Jarjayes , era già coperta da innumerevoli portate disposte in modo piuttosto scenografico.

“Ti trovo bene, Oscar” esordì Girodel  con la solita confidenza, sedendole accanto  “ mi spiace non essere riuscito a tornare prima…”
Lei lo fissò, cercando parole adatte per rispondere.
“Oscar è un po' stanca, Visconte; perdonatela se non…non –“
Girodel sorrise, non voleva costringerla ad una risposta; ma Oscar lo stupì.
“Sto abbastanza bene, grazie” rispose. Victor, ascoltandone la voce dopo tanto tempo, provò una forte emozione ma notò, anche, quanto fossero diversi l’intonazione nonché il modo di porsi di colei che conosceva sotto ben altre versi….
“Ne sono lieto, sapete? Ho penato molto, nel vedervi inerme in quel letto….”
Oscar arrossì.
“Voi…voi mi avete vista dove??”
Girodel cercò Madame affinchè potesse aiutarlo.
“Il Visconte ti è stato molto accanto, mia cara” disse la padrona di casa “…vi conoscete da molto tempo, anzi, ad essere precisi da parecchi anni..”

Tutti conoscono il mio passato, la mia persona. Quest’ uomo, i nostri ospiti…perfino la servitù sembra sapere chi io sia. Solo io…Chi sono…chi sono io?

La mano del giovane Visconte si posò sulla mano dell’ amata, stringendola.
“Capisco come puoi sentirti…hai bisogno di prendere aria, di allontanarti da qui? Posso esserti utile in qualche modo?” domandò.
Lei negò.
“Grazie, sto bene” mentì ; si sforzò parecchio ma…non voleva andarsene. Tutto le sarebbe servito, in qualche maniera, a ricostruire il suo passato. Per alcuni minuti Oscar e Victor rimasero seduti, in silenzio. Solo l’ intervento del padre li distolse da un palpabile imbarazzo…

“Oscar, se te la senti vorrei presentarti alcune persone: sono i genitori di Girodel, il tuo promesso sposo” disse.
 
Allora…allora è vero…


Oscar rimase seduta,  naturalmente, mentre il Conte e la Contessa De Girodel le si fecero accanto quasi avessero aspetto il ‘segnale’.
“Siamo lieti di vedervi in salute” disse la contessa, una donna dall’ apparenza frivola che nemmeno si degnò di coinvolgere il figlio nella conversazione “ spero di potervi avere presto nella nostra casa,  che , presto, diventerà anche la vostra.”
Il marito le fece eco: mio figlio è davvero fortunato a sposare una donna come voi, così fuori dal comune disse. Il Visconte , che non aveva mai lasciato la mano di Oscar, si staccò da lei per un attimo e, alzandosi, infilò una mano in tasca. Era giunto il momento:un magnifico anello di zaffiri comparve sul palmo della sua mano.

Nella stanza finì ogni sorta di chiacchiericcio.
 I presenti – ovvero parenti e affini delle rispettive famiglie – si fecero intorno alla coppia: il padre prese le mani della figlia e le posò su quelle del futuro genero.
“Vi affido mia figlia, Visconte, chiedendovi di perdonare la modestia di questa cerimonia: abbiatene cura, disponendo per lei e per i figli che vi benediranno con la loro nascita come conviene. Il mio regalo di nozze lo  potrete sceglie tra le diverse tenute a mia disposizione…”
Girodel, sinceramente e sentitamente commosso, prese la mano della donna e infilò all’ anulare destro.
Ora? Dovrò rassegnarmi alla presenza di quest’ uomo? Perché il mio cuore è silenzioso, non palpita, anzi…duole? E’ normale?
I presenti si avvicinarono alla donna, prestandole omaggio.
Oscar lasciò fare,  travolta dagli eventi; solo il riguardo per la sua salute le evitò ulteriori affaticamenti e, una volta ricevuti omaggi e congratulazioni, finalmente potè tornare a respirare.

“Ti piace?”
Oscar, sovrappensiero, fissò con sguardo interrogativo Girodel.
“Ah…si, è molto grazioso” gli rispose, infine, usando quanta più educazione e gentilezza possibile.
“ Vi sono davvero grata di questo dono, Visconte… “

Lui la guardò, colmo di sincero amore.
 
“Ho sognato per tanto tempo questo istante… spero di renderti una donna felice” disse.
Gli occhi del visconte, chiari, erano decisamente belli; tutto, in lui, trasudava eleganza e grazia.
Ed era pure un brav’ uomo, a giudicare dalle parole. Forse…forse si, l’ avrebbe resa felice…


“Il pranzo è servito!”

La voce del maggiordomo riportò la donna alla realtà.
Stanca di tutte quelle emozioni, si alzò e guidata dalla mano del Visconte raggiunse i posti a loro assegnati; fu una fatica immane. La testa le girava.
Madame non toglieva gli occhi di dosso  dalla figlia, preoccupata com’era; con gran sollievo di tutti, le cose andarono comunque bene e la salute di Oscar pareva reggere.

Nel tardo pomeriggio, una volta donati i regali per il compleanno della donna, una campana suonò alcuni rintocchi: la messa di Natale.
“E’ ora, la funzione inizierà a breve” disse allora il capofamiglia, posando il bicchiere di cognac che si apprestava a gustare in compagnia del vecchio amico e futuro consuocero.
 Camerieri ed inservienti si affrettarono a consegnare cappe, mantelli e pastrani ai padroni ed ai loro invitati.
“Oscar, ci farai compagnia?” domandò il Generale de Jarjayes.
Lei, che fino ad ora aveva retto abbastanza bene, negò.
“Vogliate scusarmi, signori ma… ho bisogno di riposare” disse.
 Girodel la prese sottobraccio.
“Vuoi che ti accompagni nei tuoi appartamenti? Non entrerò senza il tuo permesso, beninteso…”

Quindi…perché prima prendevi così tanta confidenza?
“…grazie, Victor, ma non vorrei che per questo tu perdessi la funzione. Mi farò accompagnare dalla la cameriera” rispose. E fu un sollievo sentire la risposta dell’ uomo: Va bene, a più tardi, allora…
Madame de Jarjayes suonò la piccola campanella posata accanto alla poltrona sulla quale era seduta e mandò a chiamare Suzanne, che giunse dopo pochi istanti. Meno di mezz’ ora più tardi, Oscar tornò finalmente a letto dove, grazie al cielo,  riuscì a riposare , prendendo sonno quasi
all’ istante.Solo in serata riaprì gli occhi, forse mossa dalla fame o, chissà, dalla sete; quasi si spaventò quando vide, accanto a lei, un’ ombra.

“Chi siete?” domandò con voce incerta.
La figura sembrò destarsi da un sonno leggero. Oscar vide l’ ombra allungarsi per prendere un doppiere e non appena la fioca luce delle candele ne rischiarò il viso, la riconobbe.
Sua madre.

“Mi dispiace averti fatto spaventare…”  
“Siete qui da molto, madre?”
“ Un’ ora. Forse due. Dopo la funzione sono tornata da te -prima che servissero il pasto serale- ed ho notato che stavi riposando, così ti ho lasciato in pace. Subito dopo mi sono congedata e sono tornata qui” rispose.
Oscar , ancora un po' intontita, la guardò negli occhi. Quell’ uomo era tornata a trovarla, nel sonno…

“Posso farvi una domanda?” chiese. L’ altra donna annuì, ovviamente.

“…è vero ciò che dicono alcune persone di questa casa, ovvero che io un tempo…un tempo vestivo i panni di un militare al servizio di Sua Maestà?”

La donna più anziana trasalì e, per alcuni istanti, sembrò mancarle il fiato; infine, le palpebre si socchiusero, il viso prese una espressione rassegnata, quasi triste.

“Si. E’ vero. Ci sono molte cose che la tua mente ti cela, figlia mia; anche io sono costretta a farlo, date le tue condizioni di salute…”

Oscar, sorpresa, ammutolì.

“Vedi, bambina mia… tu hai avuto un gravissimo incidente. Ti trovavi in compagnia di André, il tuo attendente e…”

“Quale incidente? Chi è André?” Oscar iniziò a spaventarsi.

“Io…io… “ balbettò Madame.

“Madre, vi prego, vi scongiuro: non so se tornerò mai come prima quindi…fatemi questo favore, ditemi la verità! Vorrei almeno capire… Madre, io  oggi ho accettato senza remore ciò che mi avete pregato di fare…me lo dovete!”  disse  implorandola.
Madame si alzò stringendosi nello scialle e al contempo prese a camminare. I suoi occhi  cercarono un appiglio nel cielo notturno colmo di stelle.

Devastata da una richiesta che non si aspettava arrivasse così presto, la sua anima iniziò presto una strenua lotta con la ragione.

Dio, aiutami, indicami la via. Che cosa devo fare?
La mia Oscar …qual è la cosa migliore che posso fare per lei? Raccontare della sua vita passata, fare finta di nulla? Sono stanca di abbassare la testa ed obbedire alle convenienze, al buon nome; mio marito è un
brav’ uomo tuttavia  non posso lasciargli fare anche questo, dopo che le ha stravolto la vita…

Madame cadde a terra, le mani giunte sul petto e lo sguardo ancora rivolto al cielo.
Ti prego, Signore, aiutami, perdona questa tua umile serva…

Oscar, preoccupata e spaventata da una tale reazione, si alzò.
Barcollando per l’ effetto del laudano e delle altre misture che ancora le venivano somministrate, raggiunse la madre, si piegò sulle ginocchia e rimase accanto a lei, abbracciandola.
“Oscar, Oscar… “pronunciò la donna, con fare disparato “ …ora ascoltami bene: non è più tempo di mentire. Non riesco più a negarti la verità.Vieni, torniamo a sederci: dovremo parlare a lungo, se te la senti, questa sera”.
Le due donne, sorreggendosi a vicenda, si alzarono e raggiunsero il letto.  Quindi, Oscar ascoltò ciò che con voce rotta dal pianto sua madre le aveva da dire.


Quando arrivò il mattino, Madame lasciò la stanza.
Tutto era ancora avvolto nel silenzio, solo dalle cucine si udiva il classico rumore di mani sapienti che in quell’ istante iniziavano a preparare la colazione. In punta di piedi, la donna non tornò nella camera che condivideva con il marito ma si chiuse in biblioteca, prese penna e calamaio ed iniziò a scrivere.


Caro André, è con il cuore in mano che scrivo questa missiva, dopo una notte di tribolazioni e un lungo, lunghissimo tempo in cui  avrei voluto e dovuto  intervenire; come ben sai la mia posizione non mi ha permesso di fare altro ed anche ora, con questa mia, sto rischiando davvero molto.

Ieri Oscar è stata promessa a Girodel ma questo, purtroppo, già lo sai.
Il matrimonio non avverrà tanto preso: è stato deciso sia meglio aspettare che Oscar si riprenda del tutto quindi, con ogni probabilità, verrà fissato per il mese di luglio.

Ma non è di questo che voglio parlarti.

Prima di tutto: Oscar sta bene, è curiosa, ha molte domande; lei non lo ammette ma, evidentemente, qualche ricordo potrebbe aver fatto capolino.
Ecco, ieri , dopo che ci siamo ritirate, lei mi ha chiesto apertamente …chi fosse.
‘ E’ vero che ho fatto carriera militare?’ ha chiesto , ora non ricordo esattamente le parole … ed io, io…sono caduta nella più cupa disperazione.
Mi trovo tra due fuochi: mio marito, mia figlia.
 Da un lato avrei voluto tergiversare, prendere tempo, capire come e cosa fare per lei; dall’ altro, sento che se non agiamo alla svelta…tutto potrebbe sfuggirci di mano.
Oscar ha dovuto accettare la proposta… ed io ora ho timore, mi pento di aver appoggiato mio marito.

André, una volta dissi che le cose sarebbero state difficili: ora non è che sia cambiato molto ma…dopo aver visto l’ espressione e lo sguardo di Oscar, la sua tenacia nel comprendere sé stessa e la propria vita, non mi sento di aspettare. Lei vuole vivere, vuole riscoprirsi…chi sono io per impedire che possa farlo e  vivere una vita piena e felice? Non sono stupida, so cosa sta accadendo, ora, alla nostra cara Madrepatria; anche per questo desidero  con tutto il cuore vedervi felici. A discapito di tutto e tutti.

Ora concludo , tra non molto dovrò prepararmi e scendere, i nostri ospiti ripartiranno in giornata, ma prima lasci che ti dica una cosa: ti prego, raggiungi Oscar, portala via da qui. Come ebbi occasione di dirti tempo addietro, solo tu puoi fare qualcosa per lei.
Aspetto tue notizie; per favore, indirizza una eventuale risposta a Mademoiselle Suzanne Kergoat.

Con sincero affetto.

G. de la Tour.
   
 
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