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Autore: moonwhisper    12/09/2009    3 recensioni
Ed io ho pensato che certe volte la vita è proprio ironica,
che forse c’è qualcuno che si diverte a guardarci morire seduti ad un tavolo di plastica,
lo sguardo basso contro le ginocchia e il cuore abbandonato nel piatto,
da mangiare con coltello e forchetta.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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3 – C & J

 

Avanzavi nella notte col tuo cappotto lungo, colorato, slacciato sul davanti, che ondeggiava ad ogni passo, nella semioscurità della via, illuminata fiocamente da quei lampioni gialli che sanno d’ospedale. Avanzavi con quel passo deciso e barcollante insieme, di chi ha vissuto o visto troppo, e parevi un ballerino classico – questo mio pensiero ti faceva sghignazzare - . Ma da dove venivi, tu? Da dove venivi, con quell’odore di terre lontane che ti cresceva sulla pelle, ed i capelli lunghi e belli di una donna ad incorniciare quel tuo viso da bambino? Negli occhi grandi l’innocenza, nelle mani bianche il sangue. E questo tuo concetto ha sempre seguito un suo filo logico mirabile.

Sorridevi, e sorridevi. Ma ogni tuo sorriso sapeva essere triste e malinconico come i primi giorni di settembre, che ti vedevano andar via, dissolverti sull’orizzonte, con un sacco in spalla e dietro il mio cadavere, allacciato alla tua ombra tremula. Sorridevi, e sorridevi, e mi raccontavi le tue favole un po’ gotiche, sbagliando le parole. Di bambini e di fantasmi buoni, di vecchie case scricchiolanti.

Collezionammo albe, quelle estati. Albe luminose, immense, fatte di comete scintillanti e stelle che scorrevano nel cielo, lente e strafottenti. Ci abbracciavamo nella sabbia, riempiendoci i corpi, e di granelli ruvidi e di carne morbida. Ed io percepivo il tuo amare ogni cosa, il tuo amare me, come amavi ogni pulsione e stimolo vitale, ogni respiro acquistato e perso. Come il mare, che ti perdevi a bere con lo sguardo, e sembrava volessi ingoiarlo tutto, acqua, vele e sale.

No. Mai come il mare. Il mare ti si agitava dentro, ti scorreva nelle vene, rubino e caldo, ma indomabile. Ti lasciavi trasportare e distruggere da esso, e, come lui, non avevi una precisa forma, né una casa. Tutto il mondo era tuo, e lo aggredivi, e mi aggredivi, con onde di gigantesca furia e creste candide, pure, con il corpo e con le labbra. E non trovavi pace, nel tuo continuo e casuale vorticare, mosso da desideri e volontà agli umani estranei. Spirito d’oceano e d’aria, mi accarezzavi e poi fuggivi, senza sapere né da cosa, né per dove.

Sorridevi, e sorridevi. E quando avvertivi tra le tue ciglia lunghe il vento freddo, issavi quel tuo sacco strappato in spalla, e, col tuo cappotto lungo, ti allontanavi.  Soffiato via dall’autunno, scomparivi.

Ed io a cercarti ancora, anche se l’ultima estate mi ha portato indietro la tua morte e un ciondolo.

Ma io lo so, lo so che il mare non può morire. E lo ingoio tutto, acqua, vele e sale. E te.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al mio immortale babyface.

http://www.youtube.com/watch?v=wSy_TxOid6k

 

 

  
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