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Autore: Teony    14/02/2023    1 recensioni
[Cyno&Collei!centric] [accenni Cyndace]
L'adolescenza è una fase delicata, di trasformazioni fisiche e psichiche, che se non trattata con la dovuta cautela, può originare traumi e difficoltà a più livelli.
La crescita di Collei è anche più complicata. Le sue vicende pregresse la portano a dimostrare confusioni emotive e relazionali. Ad esse, si aggiunge l'inesperienza del suo giovane tutore.
[...] «Resti a dormire qui, oggi?» gli aveva chiesto.
La richiesta lo aveva fatto fremere, ma lui aveva reagito all’abbraccio e le aveva accarezzato i capelli. «Sì» le aveva mormorato. «Oggi resto con te.»
Quella è stata l’ultima notte che Collei, nel prendere sonno, gli era rimasta aggrappata addosso e lui si era semplicemente addormentato senza discostarla, aggredito dalla stanchezza.
L’ultima, prima di questa. [...]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Candace, Collei, Cyno
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti'
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Epilogo

È assolutamente certa di non essersi ferita in alcun modo. È stata attenta ad ogni pericolo, durante tutta la ronda. Di sicuro non ha battuto e l’Elazar ha deciso di risparmiarla almeno per quella mattina.
È per questo che non riesce a spiegarsi cosa le stia succedendo.
Sanguina.
È stato nello svestirsi che se n’è accorta. Ha osservato l’intimo incredula, notandovi al di sopra una nitida chiazza rossa. All’inizio non ci ha dato peso: probabilmente qualche rovo o frasca deve averla ferita superficialmente. Si è ripulita, cambiata ed è tornata in completa attività.
Ma dubbi e timori l’hanno aggredita, nel momento in cui il piccolo Vikram le ha detto placidamente “Collei, sei sporca di sangue, lì” con tanto di indice puntato addosso.
È quasi balzata in piedi. In realtà sentiva di essere umida, ma credeva fosse dovuto a semplice sudorazione. Invece si è ritrovata le dita sporche. È corsa in bagno e si è chiusa dentro. Forse avrebbe dovuto avvisare qualcuno del suo volontario ritiro prolungato sui sanitari, non l’ha fatto perché non ci ha pensato.
È troppo presa dal tamponarsi convulsamente fra le gambe e notare con suo rammarico che il sangue non smette di defluire. Le lacrime l’assalgono, d’un tratto.
Forse sta morendo, questo si dice.
Forse l’Elazar sta finalmente terminando il suo ciclo ed ha deciso di mettere fine alle sue sofferenze di punto in bianco. Eppure non si sente male.
Non sente dolore.
Cosa le sta succedendo?
Si ritrova a singhiozzare, seduta sulla tavolozza dei sanitari e non sa neanche spiegarsi la ragione, ma sente un improvviso bisogno di avere Cyno affianco. Lui forse saprebbe cosa fare, come calmarla, come ribadirle che va tutto bene e non ha nulla da temere.
Il pensiero che tutto ciò sia l’inconfutabile prova della sua prossima morte la ammorba a tal punto che se ne convince. Immagina già un ipotetico scenario: lei in un avanzato stato di decomposizione, morta in bagno. Che fine umiliante.
Forse il lasciarsi morire di fame in quelle gallerie, giusto qualche settimana prima, non era poi una cattiva idea. Almeno Cyno si sarebbe ritrovato a piangerla in una condizione più drammatica, un po’ come quello stupido libro che ha finito di leggere avantieri. Sì. Non sarebbe stato poi tanto male vedere il suo tutore abbracciare la sua salma con forza e piangerla disperato, dopo essersi accorto del torto immenso che le ha fatto.
Perché, in fondo, non gli ha ancora perdonato il non volerla più abbracciare la notte. È scesa a patti con questa consapevolezza, ma non riesce a non sentirsi indispettita.
Del resto è tutta colpa sua quello che è successo, pensa con rabbia. È solo uno stupido! Però lei è persino più stupida… non avrebbe dovuto perdonarlo, quel giorno. Avrebbe dovuto guardarlo furiosa ancora a lungo, finché non l’avrebbe obbligato a piangere e chiederle scusa e farsi promettere che non sarebbe cambiato niente.
Tira su col naso. Non ha intenzione di stare male di nuovo per questo. Ha ceduto a quella sua promessa di volerle un bene dell’anima, senza poter neanche opporre resistenza.
La verità è che senza di lui è stata male, col passare dei giorni si è sentita persino peggio, non solo per le sue condizioni, ma anche perché aveva scelto di spingersi così lontano, che neanche Cyno riusciva a trovarla.
A volte ha pensato di tornare, ma c’è stato qualcosa dentro di lei che gliel’ha impedito.
È stata così felice, quando è riuscito a trovarla.
Ha creduto di poter ricominciare a vivere di nuovo.
Si ritrova a singhiozzare, arrabbiata. Dov’è adesso? Ha tantissimo bisogno di lui. Prima della fine.
È obbligata a sobbalzare d’un tratto però e così di interrompere la caterva di pensieri, perché sente bussare. «Collei?»
Il maestro…!
Gli occhi le si riempiono di nuove lacrime. Adesso come fa a dirglielo? Forse dovrebbe, ha bisogno d’aiuto. Forse non è ancora troppo tardi.
«Tutto bene?»
La voce le trema. Ingoia. Non riesce a parlare.
«Che succede? Sei chiusa in bagno da venti minuti.»
«I-io…» è solo in grado di balbettare, ma si accorge subito che il lasciar trasparire il suo stato d’animo non sia stata una buona idea.
«Collei, ti senti male!? Posso entrare?»
«No!» trilla. «Esco subito» riesce a dire.
«Ti aspetto qui.»
«S-sì..» si tampona ancora, si ripulisce alla ben meglio, rinfila i pantaloncini, si lava le mani ed esce. Si rivede subito gli occhi del maestro piantati addosso, sbarrati. E pensare che giusto l’altro giorno si era promessa di non far preoccupare più nessuno.
«Che sta succedendo?»
Lei riabbassa lo sguardo. Deve dirglielo. Spera solo che l’aspetti una morte rapida ed indolore, non sopporterebbe di vedere il maestro perdere colore e renderla consapevole che le resta qualcosa come un mese di vita. Quanto avrebbe bisogno di vedere Cyno. Non ha mai sentito la sua mancanza così brutalmente come adesso. Torna a guardare Tighnari, con gli occhi liquidi. «Io credo che… Io sto per morire» confessa timidamente, con le labbra piegate dal cruccio.  
Lui, tuttavia, non si allarma. Si limita ad inarcare un sopracciglio, perplesso. «Cosa intendi?» il vederlo così pacato, persino indifferente, di fronte alla sua fragilità emotiva quasi la porta ad irritarsi. «Esattamente quello che ho detto. Sto per morire, quindi avvisa tutti e dì loro che gli voglio bene» singhiozza. Riflette, poi aggiunge: «Ma non dirlo a Cyno. Digli solo che me ne sono andata via, perché sono ancora arrabbiata.» tanto vale prendersi una piccola vendetta. Magari così impara, quello stupido, ad aver scelto di non volerla più trattare come prima.
«Prima di farlo, voglio sapere cosa te lo faccia credere.»
Lei rotea gli occhi, caccia via le lacrime, anche se gliene sfuggono subito altre. Aveva dimenticato di avere di fronte una persona con il senso del tatto pari a quella di uno Stumpter Beast nella serra di Pardis Dhyai. «Mi sta uscendo del sangue, tantissimo, sempre» ed è un inspiegabile senso di vergogna a limitarsi ad indicarsi. «qui.»
Il maestro di fatto una reazione la ha, ma non è quella che si aspettava. Infatti anziché allarmarsi e probabilmente fiondarsi a scrivere una lettera a Cyno, per richiamarlo di fretta a Gandharva, sembra piuttosto meravigliato, poi sereno. «Collei, ma non è nulla!»
E lei si fa solo più confusa.
«Hai solo avuto il tuo primo mestruo.»
Aggrotta la fronte. È la prima volta che sente una parola simile, il suono le risulta così inusuale. Uh, ora che ci pensa, forse non è proprio la prima. In realtà ha sentito due ranger che parlavano di qualcosa di simile, ma non ricorda neanche quando e comunque la conversazione non la riguardava, quindi non se n’è interessata.
Tighnari forse ha notato il suo turbamento, perché si permette pure di sollevare l’indice, come fa ogni volta che sta per impartirle una lezione di medicina o botanica. «Ora ti spiego.»
Lei lo squadra torva, con ancora le lacrime che minacciano spaventosamente di sfuggirle nuovamente dagli occhi.
«È una perdita di sangue e tessuto dalla superficie della mucosa che riveste l'utero internamente, chiamato endometrio. Quest'evento consente all'utero di eliminare il rivestimento costruito durante il ciclo mestruale precedente. Va ricordato, infatti, che la struttura dell'utero è caratterizzata da tre strati: il perimetrio, ossia rivestimento esterno …»
Lui continua a spiegare, ma lei smette di ascoltarlo. Non ci sta capendo niente: tutte quelle parole sono così lunghe e complicate, che il solo udirle la fa sentire anche peggio. Le ricordano un po’ quelle che di solito usa per descrivere la malattia di un paziente.
Sta davvero per morire, allora. Solo che non vuole dirglielo. È così, vero?
Quelle malefiche gocce salate le scivolano di nuovo sulle guance. A questo punto ha solo un ultimo desiderio ed ha davvero bisogno che sia concretizzato. «Voglio andare da Cyno.»
Il maestro interrompe l’intricata spiegazione, per poi farsi di nuovo confuso. «Collei, lo sai bene quanto è complicato anche solo avvicinarlo, quando sta lavorando.»
«Non m’importa!» sbotta. Le labbra le tremano. «Se non vuoi accompagnarmi ci vado da sola. Io devo vederlo.»
Lo vede sospirare appena ed abbassare lo sguardo riflessivo.
«Per favore…» lo supplica.
Ed ora lui cede. «Va bene, ma prima cambiati e vado a prenderti un assorbente.»
 
Il maestro Tighnari insiste davvero per ricevere un’udienza con Cyno. Non le permette neanche di parlare, reputa che sia meglio lo faccia lui “perché non ti ascolterebbero, finirebbero soltanto con il cacciarti fuori”. Così rimane semplicemente in silenzio, al suo fianco e lo vede alterarsi con la Matra stanziata all’ingresso.
Questa, di tutta risposta, prova in tutti i modi a dissuaderlo, con un chiaro cipiglio di dissenso sul volto. Sembra che i giorni di assenza, a causa della sparizione di Collei, abbiano costretto Cyno ad intensi straordinari e non può essere disturbato.
«Ordini dall’alto» è la sua amara risposta. «E non me lo faccia ripetere. So bene chi lei sia, ma ciò non lo autorizza a disturbare il nostro lavoro a proprio piacimento.»
Collei vede maestro innervosirsi, probabilmente avrebbe ribattuto, ma a giudicare dalla sua irritazione, forse sarebbe stato qualcosa di troppo scurrile per l’ambiente in cui si trova. Poi la guarda ed ammorbidisce la tensione, ma le dice proprio ciò che non voleva udire «Andiamo. Non possiamo fare nulla, per ora.»
Sente i brividi e nuove lacrime le pungono gli occhi. Scuote la testa, poi guarda la Matra con disprezzo, mentre questa seguita semplicemente a fissarla da capo a piedi con durezza.
Il maestro si volta, ma lei resta immobile, come paralizzata sul posto. Percepisce ancora il sangue scivolarle sulla pelle, non ne prova vergogna, trova solo che sia scomodo. Ciò che la devasta è solo l’idea del doversene andare, senza non solo capire cosa le stia succedendo, ma anche con la certezza che non rivedrà Cyno forse per molto tempo.
Forse mai più.
Come è sempre successo, del resto. È sempre così che si sente, ogni volta che lo vede andare via e si obbliga a sorridere, così dal mostrarsi ubbidiente, responsabile e sufficientemente in grado di cavarsela da sola.
Si forza a mostrarsi salda e composta, di fronte alla Matra, che ora non può che stimolarle antipatia. Non le concederà la soddisfazione di vederla rattristarsi, però l’impulso di rivolgerle parole d’odio non fa che incrementare. In realtà, vorrebbe quasi scappare nei meandri dell’Akademiya e richiamare Cyno a gran voce, speranzosa che questo basti a raggiungerlo.
Eppure tutto ciò non è necessario, perché il Mahamatra sopraggiunge spontaneamente e Collei sente subito gli occhi farsi nuovamente languidi. Vorrebbe precipitarsi ad abbracciarlo, ma si mantiene composta.
«Che sta succedendo qui?» il tono di lui è fermo, austero, indecifrabile.
La Matra, visibilmente sorpresa, non perde tempo a chinare il capo e salutare il suo superiore con rispetto.
Collei non osa muoversi. Ora che ci fa caso, è la prima volta che lo coglie nel proprio ambiente lavorativo. Ed infatti… non l’ha mai visto comportarsi in questo modo. Sembra così impassibile e distaccato che, nel ricevere addosso la sua attenzione, d’improvviso avverte il timore assalirla. Non riesce a decifrare cosa pensi, se sia arrabbiato perché sia giunta fin qui e stia disturbando il suo lavoro o semplicemente sia del tutto indifferente alla sua presenza.
L’impulso di saltargli addosso e stringerlo con forza si sgretola in un istante. Abbassa gli occhi, imbarazzata e congiunge le mani. D’improvviso si sente una stupida. Allora il maestro aveva ragione… sarebbe stato meglio non venire, rimanere a Gandharva e sperare che lui la raggiungesse spontaneamente, prima della sua morte.
Tighnari però, si è fermato e si è riavvicinato al gruppo.
«Queste persone desideravano riceverla, Mahamatra» dice la sottoposta, senza sollevare il capo. «Tentavo di risolvere il problema io stessa, senza il bisogno di richiamarla.»
Collei si fa ancora più indispettita. “In realtà ci stavi cacciando, stron—” si blocca, perché ricorda bene quanto Cyno non voglia che lei dica o addirittura pensi a quella lista di parole che le ha segnalato come “brutte e cattive”.
«Avrei desiderato essere informato immediatamente» le viene risposto con durezza e lei china ancor più il capo. «Ho solo fatto ciò che i Saggi mi hanno ordinato» rimbatte, eppure è tesa ed incerta.
«Non sei comunque autorizzata a decidere per me, adesso torna a lavoro o potrei essere io a segnalarti per inadempienza.»
«Sì, Mahamatra.» e si allontana, per quanto, probabilmente, infastidita.
È quando rimangono solo loro tre che tutti i timori provati da Collei semplicemente si disciolgono, perché lo sguardo duro di Cyno muta in uno impensierito e ne riconosce subito la dolcezza. È questo il suo tutore.
«Che sta succedendo?» ma a malapena ha il tempo di chiederlo, che lei gli si fionda addosso e lo stringe con forza, quasi aggrappandoglisi sul busto.
Ne riconosce l’odore, il calore e quella così soffice apprensione, in grado di conquistarla, anche nelle situazioni più critiche. Di nuovo le si inumidiscono gli occhi.
«Collei ha appena avuto le mestruazioni» il maestro è superficiale nel dirlo, come se ciò che lei stia provando ora, sia cosa da poco e ciò la infastidisce.
Io sto per morire! Avrebbe appuntato subito, se non fosse che sente Cyno fremere. Lo guarda negli occhi, ne nota lo stupore e l’incertezza, sente anche il suo battito accelerare. Si rilassa, perché si sente compresa.
Aveva ragione, quel che le è successo non è cosa da poco, qualunque essa sia.
Però non vorrebbe farlo preoccupare.
«Si è spaventata ed ha insistito a vederti. Tutto qui.»
Di nuovo la schiettezza del suo maestro la innervosisce, ma è Cyno a quietarla, perché le si china di fronte, le asciuga le lacrime dal viso. La richiama.
Le piace tanto quando fa così, sente come di essere al centro del suo mondo, che non esista altro ai suoi occhi. «Sto per morire…» biascica di nuovo ed ora lo sfogo di lacrime è dovuto più a commozione, che a paura. «Mi sta uscendo tanto sangue, ho tanta paura» singhiozza.
«Ho cercato di spiegarle la situazione, ma non è stato sufficiente» lamenta il maestro, grattandosi le orecchie.
Cyno la guarda per qualche istante, riesce perfettamente ad intuire che lui stia cercando il modo migliore per fornirle la spiegazione che cerca.
Lei gli concede tempo, anche perché ora è l’averlo di nuovo vicino, dopo un tempo che, per una volta, non le è apparso interminabile, ad avere più importanza di qualsiasi cosa. Poi lo vede rivolgere l’attenzione al maestro. «Tighnari, grazie. Puoi andare, di lei ora mi occupo io.»
Questo si limita a scrollare le spalle. «Ci vediamo a Gandharva.»
Così rimangono solo loro due.
Cyno torna a dedicarle completa attenzione. «Collei, vieni. Devo un attimo accordare un paio di cose con i Saggi, poi avremo tutto il tempo di parlare senza essere disturbati.»
Assente, così lo segue.
 
L’ha sentito discutere, non troppo animatamente, ma comunque a sufficienza dal sentirsi in difetto. Non conosce nessuno all’interno dell’Akademiya, le sono ignari i meccanismi, ma sa solo che Cyno sta dibattendo con uno di quei pochi che hanno ancora potere decisionale su di lui.
Tutto perché non vogliono lasciarlo andare.
Perché lui ha bisogno di parlarle con calma, ma non sta ottenendo un facile consenso.
Intanto sente la pancia gorgogliare di rumori da lei mai sentiti. Non ha fame, in realtà non ha neanche sete. Si accorge solo di strizzare le gambe con imbarazzo, speranzosa che questo basti ad interrompere il flusso di sangue.
Le passa davanti uno studente, poi un altro, poi forse un insegnante, poi ancora qualcun altro. Perde il conto di quante persone semplicemente le scivolano davanti, la guardano con un cipiglio stranito, duro o sorpreso, per poi disperdersi in uno dei vari corridoi dell’immenso palazzo di governo. Lei li osserva di sguincio, si sente anche a disagio. Sa che il suo non indossare la divisa dell’Akademiya la rende più appariscente di un faro acceso in piena notte. Sobbalza, perché sente un tonfo sordo proveniente dall’interno. Poi la porta si apre alle sue spalle e sente la tensione scivolarle via dal corpo, nel vedere nuovamente il suo tutore.
Sembra stanco e spossato, sicuramente più di prima, eppure ritrova compostezza e le si rivolge. «Scusa se ti ho fatto attendere, Collei. Ora ho risolto.»
Vorrebbe dirgli che non ha nulla per cui scusarsi, che ad essere in difetto è unicamente lei ad averlo disturbato, ma si limita a restare in silenzio.
«Ti dispiace restare a Sumeru City per oggi?»
Scuote la testa.
«Allora andiamo. Ho anche una sorpresa per te.»
Strabuzza gli occhi. Ne merita davvero uno, dopo tutto il disastro combinato? Ma in realtà già si domanda cosa possa essere.
«Forza, non stare lì impalata e seguimi.»
Escono dall’Akademiya, anche se dal retro. All’esterno è già buio. Percorrono i viali rapidamente, forse anche perché Cyno, in linea generale, preferisce non mostrarsi in pubblico, per evitare di scatenare attenzione o pettegolezzi. Raggiungono la locanda più vicina ed a giudicare dal modo loquace con cui la proprietaria si rivolge al suo tutore, non è la prima volta che lo vede.
Sosteranno qui per la notte, così lui ha deciso, anche se Collei non riesce ancora ad immaginarne il motivo.
Entrano nella camera: poco arredata, con due letti addossati alle pareti opposte, un comodino ed una finestra che si affaccia a nient’altro che all’Albero Divino e la prima cosa che lui gli dice la imbarazza.
«Ho chiesto questi alla proprietaria. Non ho avuto il tempo di comprarteli io stesso.»
Collei squadra i piccoli involucri con titubanza. Non se ne spiega la ragione, ma il solo capire che tutto ciò che le sta succedendo è come una verità conosciuta da tutti e che semplicemente le è sfuggita sino ad allora, la fa sentire quasi stupida.
E giusto oggi ha compreso che tutti sappiano cosa sia un assorbente, tranne lei e probabilmente i bambini di Gandharva Ville.
«Se devi andare in bagno non farti problemi.»
Squadra Cyno, rossa in viso. Però lo vede sereno, forse solo un po’ impensierito. Allora è vero: non c’è niente di preoccupante in questo inusuale fenomeno. Prende il pacchetto con impaccio, spera non sia questa la sorpresa di cui parlava prima: non è che una sottospecie di bende per tamponare il sangue sia proprio ciò che aspettava con ansia di ricevere. Comunque annuisce, s’infila nel piccolo bagno e richiude la porta.
Eccola, la nuova scarica di lacrime. La minaccia brutalmente, anche se sono troppe le emozioni provate, per poterla motivare precisamente.
Si ripulisce di nuovo.
Come può trovare normale qualcosa del genere? Ha visto troppo sangue in passato per poterlo associare a qualcosa di diverso, che non sia dolore e sofferenza.
Ha visto la sua pelle lacerata, su quel tavolo di tortura, su cui il Dottore la faceva stendere. Ha visto le chiazze rosse incrostare l’ambiente e le urla.
Ha paura. Ha così tanta paura.
Nel vedere ancora quella macchia tra le gambe, ora persino più estesa di prima; nel notare di essersi chiusa la porta alle spalle, senza neanche averci fatto caso, nel sapere che Cyno è subito lì fuori.
Cyno.
Lui, Lisa, Amber, Jean… Loro l’hanno salvata dal sangue, dall’odio, dall’orrore.
Perché ci sta ripensando adesso?
Se tutto ciò è naturale… perché ne ha così tanto terrore?
Il dolore è naturale, le ha detto il Dottore, una volta, con quel sorriso sghembo sulle labbra. Soffrire non è poi così male, mia cara. Fa parte della vita.
Buio.
Le gambe le cedono, scoppia in lacrime, urla. Vuole smettere, vuole che tutto ciò finisca. Ora che aveva trovato un proprio equilibrio, è come se tutto si stia incrinando di nuovo. L’abbraccio mancato, la fuga, l’attesa ed ora questo.
Ha sentito la porta spalancarsi alle sue spalle ma non ne è sicura.
«Collei!» si sente scuotere dalle spalle e quasi forzata a riaprire gli occhi.
Cyno.
Si ritrova gli occhi del proprio tutore piantati addosso. Singhiozza con energia. Sono l’unico conforto che le resta. Lo osserva, mentre le accarezza il viso, le asciuga le lacrime, tenta di sorreggerla.
«Perché non smette…?» geme. Non sta neanche dando importanza al fatto che abbia ancora l’intimità scoperta, forse sta anche macchiando il pavimento ma non le importa. Sente di poter svenire.
«Collei, guardami, ti prego.»
Piange ancora. «Fallo smettere.»
«Collei… ciò che ti sta succedendo non è qualcosa di cui avere paura»
«Ah, no?» singhiozza.
Le accenna un sorriso. «Ti ho mai mentito?»
Lei ingoia, ma non riesce a parlare, in realtà non sa neanche cosa dire. Trova tutto ciò assurdamente illogico.
«Questo sangue, Collei, non è causato dal dolore o sofferenza.»
Si stropiccia gli occhi, si guarda il pube, eppure altre due lacrime le sfuggono «Allora perché succede?»
«Ti ricordi quando ti ho parlato del cambiamento che il tuo corpo sta subendo? E so anche che ne sei consapevole anche tu, de tuo sviluppo.»
Lei annuisce, anche se forse vorrebbe non farlo.
«Ciò che ti sta accadendo è un semplice fenomeno che mostra quanto ormai tu stia maturando.»
«Perché non ne sapevo niente?»
Cyno abbassa gli occhi. «Quella è stata una mia mancanza… Ho sbagliato, Collei. Ho sbagliato tanto. Ho preferito non accorgermi della tua crescita, di pensarti sempre una perenne bambina. Ho sempre voluto rimandare… è colpa mia.»
«Se è una cosa così normale… perché non me l’hai detto subito?» non sa se lo stia rimproverando, ha semplicemente espresso i propri pensieri.
Segue un istante di silenzio. Di nuovo lui sembra vergognarsi di qualcosa. «Perché avevo paura» ammette. «forse più paura di quanta ne hai provata tu, oggi.» abbozza un sogghigno nervoso «sono davvero patetico.»
«Paura di cosa?»
Tornano a guardarsi.
Cyno le accarezza i capelli, la cinge con forza. «paura di non essere adatto a spiegarti quanto sei straordinaria, di non essere in grado di farti comprendere della potenza incredibile che il tuo corpo dispone, senza farti sentire schiacciata da responsabilità, che non devi temere.»
Tutte queste parole la lusingano, ma ancora non le è chiara la situazione. «Come hai reagito quando è successo a te?»
E qui di nuovo sfugge ai suoi occhi, prima di dedicarle nuova attenzione, più determinata. «È proprio per questo che avevo paura…»
Lei si limita ad ascoltare.
«Collei… i nostri corpi sono diversi.» in cuor suo lei questo già lo sapeva, ma non se n’era mai posta il problema. Ha semplicemente trovato la cosa curiosa. Non ha mai indagato sulla questione. «Quindi non posso neanche immaginare come tu ti senta ora.»
Dentro di lei qualcosa si sgretola. Avverte come una brutale lacerazione, che non è in grado di spiegarsi, si sente come tradita, anche se non ne comprende il motivo.
«Però ricordati… io ti sarò sempre vicino, pronto ad aiutarti e sostenerti. Ci saranno battaglie in cui non potrò essere in grado di comprenderti completamente, ma il mio appoggio lo avrai sempre e se ti sentirai crollare, io ti sarò vicino.»
Lo abbraccia, commossa, gli si avvinghia addosso. Si forza di non rompere la voce in singhiozzi.
«Ciò che ti è successo oggi, Collei. È la prova che il tuo corpo funziona esattamente come dovrebbe e ti sta letteralmente dicendo che sei cresciuta.» le bacia la fronte. «Ed io non potrei esserne più fiero.»
Singhiozza, ma ora non ha più paura. Ci sono ancora tante cose che deve comprendere, però sente di nuovo la vicinanza di Cyno ed è questo che le interessa, più di ogni altra cosa.
«Ti ricordi della sorpresa che ti ho accennato prima?»
Annuisce, sul suo petto. Non lo sta guardando, ma è sicura che stia sorridendo, lo percepisce dal tono con cui glielo dice: «Sono riuscito ad ottenere due giorni da trascorrere liberamente insieme.»
È felice. La notizia è così magnifica che non può che sconvolgerla.
«Domani andiamo nel Deserto, Collei.»
 
 
Con oggi è la terza volta che la vede, ma la prima a poterla osservare così da vicino, per quanto nella penombra.
Come unica fonte di luce, c’è solo il piccolo falò da loro acceso, voluto a contrastare il freddo pungente della notte.
Sono sole, si sono spinte ben oltre il fossato di Aaru. Dal promontorio da cui ora si trovano, si vede distintamente il Mausoleo di Al-Ahmar, l’oasi ed un cielo terso, fulgido di stelle, con la luna piena proprio su di loro.
Quando Cyno le ha rivelato di volersi recare nel deserto, aveva immaginato di rivedere Candace, ma non si sarebbe mai aspettata di restare con lei da sola. Non si sono davvero mai parlate direttamente, né ce n’è stata occasione. Piuttosto si aspettava di assistere ad uno dei loro abituali e soffici battibecchi, per poi essere condotta chissà dove a conoscere chissà che abitante di Aaru e ritrovarsi a stringere inaspettate amicizie.
Di fatto una piccola discussione tra i due c’è stata, una delle loro solite.
Cyno, infatti, appena varcata la soglia della casa del capovillaggio, è subito stato accolto da Candace, la quale, col suo consueto modo di fare, lo ha tirato a sé e l’ha baciato con un sorriso malandrino.
Lui si è discostato, intimandola di contenersi e poi hanno iniziato a punzecchiarsi.
Insomma, nulla di nuovo.
Di diversa però, una cosa c’è stata: si è ritrovata in un baleno al centro della discussione e dell’attenzione di entrambi. Ed è stato allora che Cyno ha detto quella parola che non ha capito: «Ha avuto il primo ciclo» ha rivelato alla Guardiana.
Lei ha strabuzzato la vista, l’ha squadrata, poi è tornata a rivolgersi al suo tutore. «Oh, caro mio, non dirmi che sei venuto qui solo per questo?»
L’ha visto infiammarsi, incrociare le braccia e negare tutto.
«Fammi indovinare, hai bisogno del mio aiuto?»
Di nuovo lui non ha risposto, si è solo limitato a voltare il capo dalla parte opposta, ma lei ha ridacchiato.
Infine è stato deciso. «Per ora riposa, Collei. Stanotte faremo una piccola escursione, solo io e te.»
E così, di fatto, è stato. Non avrebbe mai disubbidito ad un invito così gentile, come quello che Candace le ha rivolto ed in fondo non se ne sta pentendo, per quanto all’inizio temeva di restare sola con lei, forse anche perché incerta su come conversare.
Ma la Guardiana è tranquilla, lo sta scoprendo solo ora. È come il deserto: placida, immobile, silenziosa, ma capace di dimostrare una furia senza pari, se provocata. È anche bellissima, lo deve ammettere. Forse l’eterocromia così particolare condiziona il suo giudizio, ma sente come di doverle rispetto, nell’averla così vicina. C’è un lato di lei che la trova intoccabile, distante, forse anche temibile, per quanto non riesca a spiegarsi la ragione.
D’altra parte, invece, il sorriso caldo che le scorge sul volto, mentre contempla innanzi a sé, in direzione dell’oceano di sabbia, le pare eco di ricordi lontani, di una medesima espressione che in passato le è stata rivolta.
Dalla sua mamma.
Poi scivola con gli occhi sul suo corpo, sulle sue forme, sul suo fisico. Ora che lo sa, che c’è importanza nella differenza dei due sessi, si chiede se il suo sarà simile, quando crescerà e a cosa ciò potrebbe comportare.
La vede chiudere gli occhi e sussulta appena nel sentirsi richiamata. Spera di non essere stata troppo invadente, nell’osservarla con così tanta insistenza. «Come stai?»
Il petto prende a palpitarle energico. Assurdo come di tutte le cose che si aspettava di sentire, per prima si ritrova a fronteggiare una domanda così semplice. Però riflette. La verità è che non lo sa. Tutto d’improvviso le appare oscuro ed inutilmente complicato. «Bene» risponde comunque, più per semplice educazione.
Ora si guardano, ma la Guardiana non spegne il sorriso. «Capisco come ti senti.»
Lei abbassa gli occhi.
«Devi essere molto confusa e sicuramente ti stai chiedendo perché così tante difficoltà nello spiegarti qualcosa di così naturale.» la sente sospirare appena. «Tra l’altro, Cyno è proprio uno sciocco».
Questo giudizio la indispettisce. Il suo tutore è perfetto così com’è. È buono, gentile, disponibile e soprattutto conosce tantissime cose.
«Avrebbe dovuto parlartene molto prima. Il saperlo da subito ci permette di accettarlo senza fatica o timore.»
«Lui aveva paura di dirmelo» le risponde, come a voler prendere le sue difese.
«Oh, lo so che ne aveva» le dice Candace con ironia, eppure è soffice. «È come spingerlo ad ammettere che ci sono cose che semplicemente non può provare o comprendere. Ma questo piccolo errore glielo possiamo anche perdonare» torna ad incrociare i suoi occhi, le ammicca.
Lei annuisce, anche se timidamente.
Poi Candace sospira. «Collei, chiudi gli occhi ed ascolta.»
Lei si limita ad assecondarla, per quanto incerta. Ora innanzi vede il buio. avverte più intensamente il tepore del fuoco, lo scricchiolio della legna ardente, il fruscio del vento, i versi dei draghi, lo scorrere delle sterpaglie sulla sabbia.
Sono rumori così diversi da quelli che ascolta ogni giorno nella foresta, così caotici e febbricanti di vita. La Guardiana riprende a parlare «Questi sono i rumori della nostra terra. Per quanto diversi gli uni dagli altri, da zona in zona.»
«Sì. Lo capisco.»
«E la terra, come ogni cosa che la popola, ha un ciclo vitale. Le stagioni, la notte ed il giorno, il fiorire ed il rinsecchirsi di una pianta, la pioggia ed il cielo terso. Tutto ciò è possibile, perché ogni cosa nasce e muore. Ed il punto di partenza e di fine è sempre lei. La nostra terra.»
Inavvertitamente ha riaperto gli occhi ed è tornata a fissare la donna, la quale, adesso, anche lei dischiude le palpebre.
Freme, nel sentirsi dire le parole subito successive.
«Il tuo corpo, mia cara. È come la terra
Avverte come il ventre vibrare, forse di timore, forse d’entusiasmo.
«Il tuo corpo ha un potere di cui sarai libera di far uso, in futuro, sempre che tu lo desideri. Tu potrai donare la vita. E come la terra, noi abbiamo un ciclo, che va rispettato in ogni sua fase, il cui inizio e fine è proprio ciò che stai vivendo. Il tuo corpo, Collei, è pura energia. E ciò che sei non è tuo semplice diritto, ma è libertà. Hai la libertà di originare la vita.»
Resta in silenzio, si tocca la pancia.
«È vero» ammette Candace. «A volte può venire a noia, ma ricorda sempre che è anche un segnale che indica che il tuo corpo sta benissimo. Rispettati ed amati sempre. Questa è la cosa più importante.» solleva l’indice.
Poi di nuovo la vede ritrarsi. «E sì, avrai queste perdite per circa cinque giorni» scrolla le spalle. «ma ci farai presto l’abitudine.» tira un sospiro e solleva gli occhi al cielo «E comunque» alza d’improvviso la voce e Collei intuisce che queste ultime parole, per assurdo, non siano rivolte a lei. «Non avevo detto che era un’escursione solo tra donne?»
Silenzio.
«Cyno, guarda che ti ho sentito» emette Candace, col tono traboccante di sarcasmo. Collei sbarra gli occhi, specialmente nel notare che, di fatto, il suo tutore sbuca dietro di loro.
La Guardiana inarca un sopracciglio, ma non spegne l’ironia, probabilmente anche nel notarlo così mortificato, forse per l’essere stato scoperto ad origliare una conversazione privata.
«Guarda che non avevo intenzione di mangiare la tua figlioccia per cena.»
«Scusatemi…» mormora.
«Eri così tanto preoccupato?»
Collei sente le gote infiammarsi.
Lui svia lo sguardo altrove.
«È sana come un pesce, papino. Non hai nulla di cui preoccuparti»
Cyno forse vorrebbe folgorarla con gli occhi, però si limita a sfiatare ed avvicinarsi. «Come ti senti ora, Collei?»
La ragazzina gli sorride gioviale, poi passa a guardare il firmamento. Sente che qualcosa è cambiato, ma è vero: non ne nota negatività. «C’è un cielo bellissimo, stasera» si sente di rispondere.
Sono in tre a guardare verso l’alto, appena Cyno le si siede affianco.
C’è una cosa che Collei pensa nitidamente, ora.
Il Deserto ha decisamente un suo fascino.


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N.A: Che dire. Ho finito anche questa... (Mg, help. Un pensiero in meno)
Conto questo capitoletto come epilogo 1 perché il punto di vista è cambiato 2 perché è, di fatto, un piccolo ending post storia. 
Il ciclo mestruale è letteralmente una delle cose più ovvie al mondo eppure in molti temono di parlarne - Bouh... società demme-- ehm ehm - spero comunque di essere stata in grado di riuscire a dare giustizia al tema. 
Infine 1) Collei è fantastica 
2) Cyno è... vabbé. Poi sicuramente penserete: ma nel gioco non è così tanto variegato! Amici cari, diamo un maggiore spessore a questi personaggi in due d per un maledetto gioco pegi 12, suvvia!
3) CANDACEEEEEEEEEEEEEEEEEE AAAAAAAAAAAAAAAAA
Infine, grazie come sempre Tubo, per le recensioni stupende e grazie A TUTTI coloro che sono stati disposti a sopportare questo mio ennesimo delirio e leggere sino alla fine, ma anche in mezzo, ma anche aprire il link... insomma come vi pare. Vi si vuole bene! Ciauuuu


 
   
 
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