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Autore: dirkfelpy89    15/02/2023    7 recensioni
Il giovane Marius Black ha undici anni e mille dubbi per la testa. Perché non ha ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts? Perché non riesce a compiere neanche la più semplice delle magie. Perché sua madre piange e suo padre lo caccia fuori di casa, il 1° Settembre?
Perché dovrebbe starsene buono e non cercare la sua vendetta?
(Questa fic partecipa alla challenge "Gruppo di scrittura!" indetta da Severa Crouch sul forum "Ferisce più la penna")
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Arabella Figg, Famiglia Black, Marius Black, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 2, Tic Tac, Tic Tac

 



31 Agosto, ore 7.

Nonostante quel caldo e sonnolente agosto stesse ormai per volgere al termine, pronto ad accogliere il freddo e grigio autunno, il pur ancora forte calore solare non riusciva a penetrare le fredde mura antiche di Black Manor.
Violetta e Cygnus Black osservarono con poco interesse il sole che lentamente stava alzandosi, nel cielo luminoso, oltre le ampie vetrate che illuminavano la sala da pranzo.
Cygnus abbassò il capo, una mano leggermente tremante a reggere una tazza di te' scuro, l'altra a sfogliare la Gazzetta del Profeta appoggiata sulla tavola, di fronte a lui, aperta sulla pagina dello sport.
Violetta, che nel frattempo aveva appena terminato una colazione decisamente leggera, sembrava quasi catatonica ma in realtà la sua mente stava lavorando a pieno regime, dietro quegli occhi apparentemente vuoti, concentrata unicamente sulla maniera più adatta per rompere quel silenzio che rischiava pericolosamente di schiacciarla.
Ma come fare?

"Era proprio necessario far allontanare i ragazzi?" Chiese infine, mordendosi le labbra, la voce poco più di un leggero sussurro tremolante.
La mattina precedente, infatti, i figli della coppia, eccezion fatta per Marius, erano stati affidati a zio Sirius, il quale li avrebbe accompagnati a King's Cross per l'inizio dell'anno scolastico.
Cygnus posò la tazza e afferrò una fetta di pane tostato con sopra burro e marmellata di arance. Cercava di sembrare tranquillo, posato, ma il tremolio della mano lasciava intravedere come la situazione fosse tutt'altro che sotto controllo.
“Dobbiamo proprio affrontare questo argomento, stamattina?” chiese, la mascella contratta mentre osservava la colazione con sguardo assente.
“Sì… dire di sì…” sussurrò la moglie, la voce appena udibile.
"Bene, cerca di capire, non voglio che loro vedano… oh, cazzo!"
L'uomo aveva dato un morso al pane che immediatamente si era sbriciolato, macchiando la veste del mago con abbondante confettura.
"Daisy!" Strepitò.
La piccola Elfa Domestica comparve dal nulla accanto a Cygnus.
"Sì, padrone?"
"La prossima volta imburra meglio queste dannate fette di pane!" Urlò l'uomo, lanciando il vassoio di portata proprio sulla testa della piccola Elfa.

Violetta chinò la testa, era evidente che il marito non volesse discutere con lei, mentre Daisy si alzò a fatica da terra, la fronte sanguinante e la bocca contratta.
No, decisamente quella giornata terribile non era iniziata nei migliori dei modi.



/ / / / / / /

Ore 13.

Marius osservò il piatto che l'elfa, stranamente tumefatta sul volto, aveva appena portato.
Era così invitante, normalmente si sarebbe gettato addosso a quella porzione di costine e sugo con voracità, ma non lo fece.
Rimase in silenzio, seduto sulla poltrona accanto al letto, intento a osservare il vuoto e l'orologio che lentamente, beffardo, scandiva le sue ultime ore dal mago. Da Black.
Il giorno successivo sarebbe iniziato l'anno scolastico di Hogwarts e lui non aveva ricevuto nessuna dannata lettera, ergo, a mezzanotte avrebbe avuto conferma ufficiale di quello che temeva, ma che a lungo aveva ricacciato negli anfratti più cupi della sua mente: era un Magonò.

Quanto si era disperato nelle ultime settimane, quante ore aveva trascorso a piangere, a pregare una qualche entità nella quale lui nemmeno credeva!
Aveva passato notti insonni, da una settimana non usciva nemmeno più da camera sua, una sola domanda albergava e occupava i suoi giorni: perché?
Perché generazioni e generazioni di Black avevano tranquillamente frequentato Hogwarts e il mondo magico mentre a lui, che era innocente e che non aveva fatto mai del male a nessuno, che non sentiva proprio di meritarsi quella punizione, ecco, proprio a lui era toccata quella sorte così nefasta?
Perché era un Magonò?

Aveva ascoltato, ovviamente di nascosto, numerose conversazioni tra i suoi genitori ed era chiaro che la sua vita sarebbe cambiata per sempre, che non avrebbe potuto far parte del mondo nel quale lui era nato e che sentiva appartenergli per diritto di sangue.
I Black non accettavano nulla che andasse fuori dall’ordinario. Figuriamoci un figlio Magonò.
Dove sarebbe andato? Avrebbe mai potuto rincontrare i suoi parenti?
Anche quelle domande assillavano le notti del piccolo Marius.

La sera precedente, approfittando di una distrazione dei genitori, sua sorella era riuscita a entrare in camera e con lei Marius aveva pianto e solo a lei aveva affidato le sue paure. Cassiopeia era stata l'unica a dimostrarsi gentile, ad asciugare le copiose lacrime del fratello.
Aveva giurato che non si sarebbe dimenticata di lui, che ci sarebbe stata… facile da dire quando avrebbe dovuto trascorrere un anno a Hogwarts, lontano da casa. E lui che cosa avrebbe fatto nel frattempo?
Certo non poteva chiedere aiuto al fratello: Pollux non aveva neanche sprecato un minuto per salutarlo e lo aveva sentito benissimo dire a sua sorella, la sera precedente: "perché mai dovrei andare da lui? È un Magonò, non un Black."

Forse avrebbe potuto chiedere asilo a qualche parente, magari uno di quelli diseredati, o qualche altra famiglia magica. Ma al solo pensare a quelle parole il ragazzo sorrise.
Se i Black avessero reso noto il fatto che lui era un Magonò non ci sarebbe stata nessuna famiglia disposta ad accoglierlo, quelli come lui venivano additati per strada persino dai Mezzosangue o dai Sanguesporco!
Sarebbe stato considerato una nullità dall’intera comunità magica.

Al solo pensiero, Marius scattò un su come una molla e ricominciò a girovagare per la stanza, come un'anima in pena, occhieggiando sospetto quell'orologio infingardo che non faceva altro che andare avanti, avanti, sempre più veloce…
Se soltanto avesse avuto il potere di rallentare il tempo, di godersi quelle ultime ore come fossero giorni interi!
Ma quella magia non esisteva e certo non sarebbe stato lui a poterla inventare.



/ / / / / / /

Ore 17.

Zia Elladora sorseggiò rumorosamente il tè mentre Cygnus assaporava la famosa crostata alle more della donna, una delle poche cose che rendesse sopportabile le rare visite di quella megera.
Non era stata mai molto amata dai suoi numerosi nipoti e con l’andare avanti dell’età il carattere della donna non era certamente andato a migliorare. Lo stesso, fortunatamente, non si poteva dire per i suoi dolci.

Elladora schioccò le labbra soddosfatta, appoggiò la tazza vuota sulla tovaglia ricamata e poi chiese in un sussurro: "Violetta non ce la fa proprio a scendere per un tè?"
"È a letto, si sta riposando," rispose il nipote, terminando la sua seconda porzione di crostata.
"Nervi deboli, non è vero? Bah, non la compatisco affatto, non deve essere facile avere a che fare con un figlio Magonò," disse la donna, scuotendo la testa.
"In effetti è da qualche settimana che non sta bene, ho suggerito una visita al San Mungo ma per il momento ha rifiutato," rispose Cygnus. “Questa… situazione sta stressando tutti ma lei in particolar modo. Eppure non vuole proprio darmi retta…”
"E anche tu, nipotino caro, ti vedo piuttosto sciupato," continuò la donna, osservando l'altro con occhio clinico, "hai pensato a quello che ti ho detto qualche giorno fa?"

L'uomo si alzò in piedi, avvicinandosi alle vetrate che davano sul cortile interno, l'espressione pensosa e triste allo stesso tempo.
"Sì, ci ho pensato bene. Lo scandalo sarà molto grande…"
"Puoi ben dire enorme!" Esclamò Elladora. "Lo sai bene come funziona il nostro mondo: tutti amici, tutti alleati, e poi appena qualcuno si trova in difficoltà, ti saltano addosso alla gola come dei Kappa affamati!"
Cygnus annuì, la mente lontana.
"É successa la stessa cosa con gli Shafiq e la loro sciagurata guerra tra fratelli, ma noi dobbiamo essere pronti. La prima cosa che dovrai fare sarà allontanare il ragazzino, doloroso, immagino, però è l'unica cosa possibile," continuò Elladora, chiudendo gli occhi per concentrarsi. "E poi c'è da pensare a tua moglie…"

Questa volta l'uomo si voltò verso la zia, decisamente accigliato.
"Ancora con questa storia?"
"Ma, caro, non possiamo rimanere con le mani in mano mentre tutta l'alta società magica inglese sparlerà di noi!" Elladora esclamò, scandendo bene le parole come se si stesse rivolgendo a un bambino piuttosto duro di comprendonio. "Se non reagiamo questo scandalo ci travolgerà. So che è una mossa dolorosa e difficile… però dobbiamo cercare di avere il controllo delle dicerie, non possiamo farci travolgere!"
"Non possiamo nemmeno rischiare di far adirare i Bulstrode, sai che sono potenti alleati," obiettò Cygnus.
"Ma ovviamente, tutto avverrà con il maggior tatto possibile," replicò Elladora, offesa.
"Domani ospiterò Lady Parkinson e Lady Rosier, due delle pettegole più famigerate delle Sacre 28, e lascerò intendere, tra le righe ovviamente, che ci sono molti dubbi sulla fedeltà, o in ogni caso sul patrimonio genetico, di Violetta. Tempo qualche giorno e quando dovremmo annunciare che Marius è stato diseredato sarà ormai tardi per tua moglie, se il nostro piano funzionerà tutti concentreranno le loro chiacchiere su Violetta piuttosto che sui Black.”
La donna si umettò le labbra con del tè e poi continuò, il tono pratico.
"Lo sai che viviamo in una società fortemente maschilista, far ricadere parte della colpa su tua moglie potrebbe servire per sviare l'attenzione dalla nostra famiglia. I Bulstrode storceranno un po' il naso, noi faremo sapere che la nostra fiducia per Violetta è totale… ma ormai sarà tardi e il germe del dubbio si sarà già diffuso per tutti i manieri. E quello vale molto di più che le dichiarazioni ufficiali."

Cygnus sospirò, abbassando le spalle.
"Così tutti saranno felici, soddisfatti dalla spiegazione. Tutti tranne Violetta," esalò.
"Non fare il sentimentale, sei il capofamiglia adesso," Elladora esclamò, osservando il nipote con gli occhi stretti e l'espressione rigida.
"Essere capofamiglia è decisamente un privilegio, vivi a Black Manor, tutti ti rispettano, ma nei tempi di difficoltà spetta a te fare il bene della famiglia… della famiglia, dei Black per sangue, non per matrimonio," concluse la donna, alzandosi.
“Da una parte la felicità di mia moglie, e la sua reputazione, dall’altra quella dei Black,” sussurrò Cygnus.
Nonostante i loro caratteri così diversi, l’uomo amava davvero la moglie, cosa ben più che strana in un’epoca di matrimoni combinati. Se le cose tra di loro fossero state diverse non avrebbe avuto nessuna remora…
"Agisci seguendo questo dettame e forse i Black riusciranno a sopportare questo colpo, fatti prendere dal sentimentalismo e dall'amore e allora tutti quelli delle Sacre 28 approfitteranno della nostra debolezza," esalò Elladora.
"Io…" balbettò l’altro, cercando un modo per controbattere a quelle parole così dure eppure allo stesso tempo così vere.
Ma non c’era niente che potesse dire.
"Fai la tua scelta, e falla presto, oppure per la reputazione dei Black sarà davvero la fine."

/ / / / / / /

Ore 23 e 30

Tic tac.

Il grande orologio a pendolo nel silenzio, che ormai sovrastava nella villa, poteva essere chiaramente udito da Marius, rinchiuso in camera.
Seduto sul letto, la testa tra le ginocchia, il ragazzo attendeva con ansia il momento in cui quella porta, che era rimasta chiusa per giorni interi, alla fine si sarebbe aperta, spalancando una triste realtà. Non c'era ormai alcun ragionevole dubbio, le speranze di una lettera dell'ultimo secondo apparivano stupide e irrealizzabili, decisamente poco concrete.
Era un Magonò, ma questo lo sospettava già da mesi.
Che cosa avrebbe fatto, sarebbe riuscito a convincere i suoi genitori a tenerlo in casa? Non potevano sbatterlo fuori, era ancora un bambino e il mondo troppo vasto e spaventoso.
Non potevano, giusto?

Tic Tac.

"Non possiamo, Cygnus."
La flebile voce della moglie non arrivò nemmeno alle orecchie dell'uomo, in piedi di fronte all'arazzo.
"Magari potremmo chiuderlo in una delle tante stanze di questo maniero che non usiamo. Lo terremo qui, nascosto da tutto e tutti, e appena avrà qualche anno in più lo lasceremo andar via," propose la donna, avvicinandosi al marito.
"Non possiamo, dal momento in cui diserederemo Marius non potrà più mettere il piede in questo Maniero," rispose l'uomo, abbassando la testa. "Sono le leggi della nostra società."
"Ma non possiamo lasciarlo per strada, ha undici anni, Cygnus, non sopravviverebbe un giorno, piccolo e viziato com'è!" Per la prima volta da forse tutta la vita, la donna alzò la voce tanto che persino il marito sembrò meravigliato dal tono della donna.

"So che ti sembro un mostro ma non arriverei a tanto," replicò Cygnus, scuro in volto. "Daisy lo accompagnerà in un orfanotrofio Babbano. Mi sono inventato una storia piuttosto plausibile che ho già spiegato all’elfo."
A quelle parole la moglie indietreggiò, una mano sulla bocca, stupefatta e inorridita.
"Il mio Marius in un… un'orfanotrofio Babbano…"
Violetta non poté non singhiozzare all'idea, cosa che fece particolarmente innervosire l'uomo.
"Finiscila, credimi, il mio gesto è stato fin troppo generoso!" Urlò Cygnus. "In tanti lo avrebbero semplicemente lasciato per la strada e invece io gli fornirò un tetto sopra la testa e forse un futuro. Smettila di trattarmi come se fossi un mostro, credi che per me sia facile?"

La donna rimase per qualche secondo con la bocca semiaperta, come per replicare, ma non trovò la forza o forse le parole giuste. Chiuse gli occhi, la bocca e volse le spalle al marito.
"Se tutto questo è accaduto per metà è anche colpa tua ma, mentre io mi sono sforzato di trovare una soluzione, l'unica cosa che sei riuscita a fare è stata piangerti addosso!" Strepitò l'uomo mentre la moglie, in silenzio, si diresse fuori dalla sala degli arazzi.
Cygnus rimase così da solo, come del resto si era sentito da quando le prime voci su suo figlio erano iniziate a circolare.
Si pentì immediatamente di avere alzato la voce con sua moglie, non se lo meritava, pensò anche di seguirla, di chiederle scusa, ma sapeva anche che non aveva alcun senso.
L'allontanamento di Marius e le voci che sua zia avrebbe immediatamente fatto circolare sarebbero andate a influire sul loro rapporto matrimoniale. Avrebbe ancora una volta fatto la figura del cattivo, dell'insensibile e forse, dopo quell'estate di delirio, lo stava anche diventando.
Troppi colpi, troppe le dicerie dietro le spalle e le maldicenze che circolavano. Come si fa a rimanere normali quando il mondo ti crolla addosso?

Accolse la mezzanotte con la testa bassa, in una mano la bottiglia ormai vuota di whisky incendiario e nell'altra la bacchetta magica. Udì in lontananza le lacrime di sua moglie, le suppliche di Marius, ma non aveva la forza di affrontarli.
"Incendio."
Sussurrò, puntando la bacchetta sul ritratto di Marius, il quale immediatamente iniziò a bruciare. Nello stesso istante, in tutte le residenze Black, i vari arazzi stavano facendo lo stesso, allontanando Marius per sempre da loro.
Dopo qualche secondo, là dove c'era suo figlio adesso era rimasta soltanto una macchia nera, la stessa che si era depositata sul suo cuore.

/ / / / / / /

Questo capitolo non è stato affatto facile da scrivere, ci ho messo mano più volte perché affronta dei temi importanti e delle emozioni importanti e non nascondo che a scriverlo mi sono un po' emozionato.
Personalmente da scrittore amatoriale mi piace ricercare in nel cattivo una motivazione, un background di valori e di situazioni, insomma il cattivo perché si non mi sono mai piaciuti. Cygnus è una persona assolutamente deprecabile, visto quello che ha fatto al figlio e farà alla moglie, ma allo stesso tempo mi sono voluto concentrare anche sulla sua figura in questo capitolo, cercando di creare una figura il più possibile non monodimensionale.
Spero di esserci riuscito, e questo capitolo vi sia piaciuto, chiaramente dal prossimo il focus passerà su povero Marius.

Al prossimo 15 Marzo!

  
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