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Autore: Ghost Writer TNCS    04/03/2023    2 recensioni
Da sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l’unica forma di governo possibile, l’unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciato a ribellarsi agli dei e a cercare la verità nascosta tra le incongruenze della dottrina.
Nel frattempo, nel continente settentrionale qualcun altro sta pianificando la sua mossa. Qualcuno mosso dalla vendetta, ma anche dalla volontà di costruire un mondo migliore. Un mondo dove le persone sono libere di costruire il proprio destino, senza bisogno di affidarsi ai capricci degli dei.
E chi meglio di lui per guidare i popoli verso un futuro di prosperità e progresso? Chi meglio di Havard, figlio di Hel, e nuovo dio della morte?
Questo racconto è il seguito di AoE - 1 - Eresia e riprende alcuni eventi principali di HoJ - 1 - La frontiera perduta.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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33. Vera natura

Ci era voluto l’intero pomeriggio per preparare il grande banchetto indetto da Havard. Il tutto era stato allestito all’esterno delle mura, così da sfruttare al massimo l’ampia pianura circostante, nonché per evitare disordini all’interno di Gurtra.

Con il calar del sole, i festeggiamenti erano entrati nel vivo: centinaia di fiaccole e decine di bracieri illuminavano a giorno la zona, l’odore di cibo e alcol permeava l’aria, e un euforico baccano regnava sovrano. Ormai quello non era più un semplice banchetto, ma un vero e proprio festival che celebrava la vittoria di Havard e dei suoi uomini, inclusi quelli che si erano uniti a lui solo dopo la battaglia.

In un primo momento quasi tutte le attenzioni erano state rivolte al tavolo d’onore del figlio di Hel, a cui sedevano i suoi capitani e i suoi alleati più importanti, ma le cose erano cambiate quando D’Jagger e un manipolo di altri musicisti avevano cominciato a suonare dei roboanti tamburi: il ritmo travolgente del piccolo gruppo aveva subito invaso l’intero festival, attirando a sé buona parte dei presenti.

I festeggiamenti erano ancora in corso quando Nambera si alzò dal tavolo d’onore.

«Credo sia ora che vada» disse a Havard. «A domani.»

Il figlio di Hel, che era rimasto seduto per scambiare due parole con alcuni dei presenti, si alzò. «Aspetta, ti accompagno.»

«No, tranquillo. È anche la tua festa, dovresti festeggiare.»

«Non c’è problema, mi fa piacere fare due passi.» Si voltò verso gli altri. «È stato un piacere. Continuate pure senza di me.»

I presenti alzarono i boccali in suo onore e lo ringraziarono a loro volta.

«Sicuro?» chiese ancora l’orchessa una volta che si furono allontanati. «Mi sembrava ti facesse piacere parlare con loro.»

«Sì, non mi è dispiaciuto. Ma non ti farò attraversare da sola un campo pieno di guerrieri ubriachi.»

Lei gli sorrise. «Sei proprio un bravo ragazzo. Mi chiedo chi ti abbia cresciuto così bene.»

Una volta attraversate le mura di Gurtra, il baccano del festival si attenuò rapidamente, sostituito da un vago rumore di sottofondo. Data l’ora, la città era quasi deserta, e questo concesse loro un raro momento di tranquillità.

Era da tanto che non stavano da soli in quel modo, ma nessuno dei due sentì il bisogno di dire nulla: a entrambi bastava la presenza dell’altro per sentirsi tranquillo e a proprio agio.

Tenko si sentiva molto a suo agio in mezzo al festival: le sembrava l’atmosfera gioiosa di un circo. Le piaceva il ritmo travolgente dei tamburi, e una parte di lei avrebbe voluto mettersi a ballare, ma in quel momento le interessava di più ascoltare insieme a un manipolo di orchi mezzi ubriachi i racconti di Sigurd. L’elfo – anche lui piuttosto brillo – si era guadagnato il rispetto di quei guerrieri combattendo al loro fianco quel giorno stesso, e tra un discorso e l’altro era finito col raccontare alcune delle sue vecchie imprese. Alcune erano così straordinarie da sembrare leggende, ma per qualcuno come lui non sarebbero state impossibili.

«Ehi, Tenko. Ti disturbo?»

La demone si voltò, stupendosi di trovare D’Jagger in piedi di fianco a lei. Non l’aveva minimamente sentito arrivare, né si era accorta che i tamburi avevano smesso di suonare.

«No. Prego.»

Il goblin si sedette. «Zabar non è qui?»

Lei abbassò lo sguardo e scosse il capo.

Notando il cambiamento di umore della giovane, D’Jagger poggiò il rozzo boccale di legno che si era portato dietro. Era ancora bello pieno, ma quella birra scura era abbastanza forte da far girare la testa con un solo sorso.

«Oh beh, intanto lo dico a te. Sai, oggi pomeriggio mi è venuta in mente una cosa, e così mi sono messo a cercare un po’ in città. E ho trovato questo.» Dal nulla fece comparire un bracciale che sembrava di metallo. «È quello del tuo amico, vero?»

La demone sgranò gli occhi e poggiò il suo boccale mezzo vuoto per prendere l’antico artefatto. «Dove l’hai trovato?!»

«Tra le cose sequestrate ai fabbri-alchimisti. Forse l’ha dimenticato, o magari l’ha lasciato indietro perché sapeva che avremmo potuto usarlo per trovarlo.»

«Si può fare una cosa del genere?»

«Evidentemente sì» ironizzò il goblin. «Pensavo di dargli un’occhiata, magari trovo qualcosa di utile. Hai detto che ne avete trovati due, giusto?»

Lei annuì.

«Magari riesco a metterti in contatto con l’altro, se ti interessa.»

Tenko non smetteva di sorprendersi. «È possibile? E come?» Quando lei e Zabar avevano dato l’altro bracciale a Persephone, non credevano avesse anche quella funzione.

«È… un po’ complicato. Pensala come una magia. Ma non ti prometto niente.» Le sorrise allegramente. «In realtà volevo farlo oggi, poi però ho scoperto che qui hanno i tamburi.»

La demone gli restituì il bracciale. «Sei bravo con i tamburi» aggiunse dopo un momento.

«Sono un po’ arrugginito, ma tempo fa suonavo. Sai, la mia classe secondaria è Bardo.»

Tenko annuì, ma senza capire del tutto il senso della frase.

«Beh, magari torno.» Riprese il suo boccale e si alzò. «La batteria mi aspetta!»

La giovane esitò un momento, poi si alzò a sua volta. «Aspetta! Vorrei… chiederti una cosa.»

D’Jagger la studiò un momento: l’espressione di Tenko era piuttosto seria. Si sedette. «Di qualunque cosa di tratti, non sono stato io.»

La demone riprese posto al suo fianco. Afferrò il suo boccale e bevve un rapido sorso. «Da… Da dove vieni tu hai visto molte cose… strane… Vero?»

«Oh, ci può scommettere!»

«E per caso hai… non so… visto… o sentito, o altro di… persone…»

Vedendo che la demone era in difficoltà, D’Jagger le fece segno di proseguire.

«Persone che… tipo… tipo a cui piace uno dello stesso… sesso?»

Tenko ormai era rossa fino alla punta delle orecchie, e questo indusse il goblin a rispondere con tutta la calma possibile. «Mmh, è una domanda interessante. Sì, decisamente interessante. E ti dirò di più: mi fa piacere che me l’abbia chiesto. Sai, alcune persone pensano sia imbarazzante parlare di queste cose. Non è strano? Ecco, questa è una delle cose strane che ho visto.»

La demone era confusa. Ma inconsciamente anche meno in imbarazzo.

«Comunque, fammi pensare… Mmh… coppie dello stesso sesso, eh…» Il goblin si stava impegnando per scavare nei suoi ricordi, e la cosa sembrava richiedergli un grande impegno. Poi, all’improvviso, l’illuminazione: «Oh! Sì! Ecco, me n’è venuta in mente una: i miei genitori!» Si indicò allegramente con il pollice. «Pensa: io ho due papà! E un fratello minore, ma non so quanto sia pertinente.»

Tenko era senza parole.

«Comunque non è una cosa così strana da dove vengo io» proseguì l’artificiere. «Almeno non per la maggior parte delle persone. Inusuale… beh, quello sì. A pensarci, quante probabilità c’erano che lo chiedessi proprio a me che ho i genitori gay? Adesso che ci penso, credo di conoscere solo un’altra coppia omosessuale: una mia compagna di classe aveva due madri. Beh, in realtà c’è anche un mio compagno di accademia che forse era gay. Ma forse era bisessuale, onestamente non l’ho mai capito.»

Ma la demone non lo stava più ascoltando: aveva abbassato lo sguardo e scuoteva il capo sconsolata. «Cavolo, ho fatto un casino.»

«Se vuoi, sono un esperto anche di casini.»

Qualcuno urlò a gran voce il nome di D’Jagger.

«Tutto a posto?» chiese il goblin, indeciso se alzarsi.

Tenko annuì. «Grazie.»

«Oh, è sempre un piacere fare da mentore.» Si alzò e bevve un rapido sorso. «Ehi, lo dicevo che sarei un ottimo spirito guida! Alla faccia tua, Lunaria!» E poi rivolto a quelli che lo chiamavano: «Arrivo! Preparate i tamburi!»

Freyja, che si stava avvicinando proprio in quel momento, vide solo il goblin che beveva mentre correva, con il risultato di rovesciare buona parte della birra.

«Tenko, pensavo di tornare all’astronave. Vieni con me?»

Lei annuì. Bevve l’ultimo sorso e si alzò, rischiando però di perdere l’equilibrio.

«Ehi, vacci piano. Non mi va di portarti in spalla. Lunaria mi basta.»

Solo allora la demone si accorse che la piccola fata era sdraiata sulla mano dell’orchessa. Sentendo il suo nome, l’amica di D’Jagger si alzò, fece una specie di giravolta per guardarsi intorno, e poi cadde di nuovo sul palmo di Freyja, completamente sbronza.

«Scusa, sto bene» ci tenne a dire Tenko. Ma era chiaro che qualcosa la preoccupava.

«Sicura?»

Lei annuì. «Ricordami solo di chiedere scusa a Zabar domani.»

La poliziotta, un po’ sorpresa, decise di non fare domande. «Ok.»

Dopo aver accompagnato Nambera, Havard aveva deciso di andare a riposare nella sua stanza. Entrambi alloggiavano nella canonica, in quelle che prima erano le stanze di due sacerdoti. Erano ambienti molto curati, ma comunque non prestigiosi come le sale del priore.

Erano passati solo da pochi minuti quando sentì qualcuno bussare. Aprendo la porta, si trovò davanti Zabar.

«Volevi vedermi?»

Il demone rimase un attimo immobile a fissarlo. Poi gli prese il volto tra le mani e lo tirò a sé per baciarlo sulle labbra.

Quando finalmente l’ex chierico si staccò da lui, il pallido lo guardò con occhi seri. «Sei ubriaco.»

«Lo so» biascicò Zabar. E poi lo baciò di nuovo. Lo spinse dentro e chiuse la porta.

«Non so se è una buona idea» ammise Havard.

«Lo so…» farfugliò ancora il demone.

Lo guardò con intensità, cercando di leggere una risposta negli occhi verdi del figlio di Hel. Ma era troppo ubriaco per capire davvero cosa passasse per la mente dell’orco.

L’unica cosa che capì fu che, quando provò a portarlo a letto con sé, il pallido non oppose resistenza.

***

«È inutile andare avanti così.» La voce di Agé, dio degli animali e della caccia, era carica di severità. «Abbiamo sottovalutato il nemico, e se non cambiamo strategia, non vinceremo mai questa guerra.»

«Vuoi forse che ammettiamo di aver sbagliato?!» ribatté Huitzilopochtli, il dio del sole. Guardò gli altri dei, in particolare quelli che non avevano partecipato ai precedenti incontri. «È per questo che vi siete presentati solo adesso? Per chiederci di renderci ridicoli davanti ai nostri fedeli?!»

«Se può servire a porre fine a questo inutile massacro, sì, è quello che dovremmo fare» affermò Mbaba Mwana Waresa, dea dell’agricoltura, della pioggia e degli arcobaleni. «Siamo dei, il nostro compito è ricambiare la devozione dei nostri fedeli con le nostre benedizioni. Dovremmo vivere in simbiosi con loro, non mandarli a morire in battaglie che sappiamo essere perse in partenza.»

«Sai benissimo che non è con l’amore che un dio sopravvive» intervenne Tezcatlipoca, dio della notte. «I nostri fedeli devono temerci! Dobbiamo dimostrarci onnipotenti e infallibili, o finiranno col ribellarsi. O peggio: col dimenticarci! E quindi è meglio che muoiano in vano, piuttosto che farli dubitare di noi! Che muoiano a migliaia, e che diventino martiri della nostra causa! Non c’è fede più salda di quella costruita col sangue!»

Nessuno osò ribattere a un discorso così veemente, e per alcuni interminabili secondi calò un pesante silenzio.

Fu Mbaba Mwana Waresa a interromperlo alzandosi dal suo scranno. «Se è così che la pensate, non posso che dare ragione agli dei di Meridia. Il nostro tempo è finito.»

La dea dell’agricoltura lasciò la riunione, dissolvendosi come un fantasma etereo. E lo stesso fecero altre divinità dopo di lei. Solo in pochi rimasero seduti al pregevole tavolo di pietra, che improvvisamente sembrava molto più grande, ma anche più spoglio.

«Che cosa facciamo adesso?» volle sapere Enki, il dio del mare.

«Non è ovvio?» sbottò Nergal. «Dobbiamo salvare mio figlio! E poi gli darò una bella lezione.» Digrignò i denti, continuando a parlare tra sé: «Quel codardo si pentirà di avermi messo in imbarazzo.»

«Ma cosa possiamo fare? Abbiamo già perso un Pilastro, e i nostri inquisitori continuano a morire. Se almeno gli esoscheletri giganti arrivassero in tempo…»

«Non arriveranno in tempo» fu la secca risposta di Tezcatlipoca. «Ho parlato con altri Eletti: i fornitori hanno detto che la consegna ritarderà ancora. E con la differenza di tempo che c’è qui, potrebbero volerci mesi prima che siano pronti.»

«E allora mandiamo Spartakan!» sentenziò Nergal. «Ora che ha l’Ascia di Parashurama, riuscirà sicuramente a uccidere il bastardo di Hel!»

Nessuno ebbe da obiettare. Non che avessero molta scelta: per quanto si ostinassero a voler apparire onnipotenti e infallibili, le armi a loro disposizione erano ormai ridotte al minimo.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Uuuh, da dove comincio? XD

Tenko ha deciso di chiedere delucidazioni a D’Jagger sulle coppie omosessuali, e il goblin si è dimostrato ancora una volta sorprendentemente utile. Ma non doveva essere il giullare? Boh, lo sto seriamente rivalutando :P

In ogni caso, ora la demone è decisa a chiedere scusa a Zabar… che nel frattempo ha approfittato del coraggio datogli dall’alcol per farsi avanti con Havard. E sembra anche aver funzionato. Resta solo da capire cosa succederà quando l’alcol smetterà di fare effetto… ^.^"

E per non farci mancare nulla, nel finale ricompaiono gli dei, che ovviamente non sono per nulla contenti di come sta procedendo la guerra. Anzi: sembrano più divisi che mai, tra quelli disposti a fare un passo indietro, e quelli che invece vogliono imporre una fede cieca e costruita sul sangue. Una cosa è certa: anche gli dei devono fare i conti con i fornitori poco puntuali :P

La buona notizia è che hanno deciso di schierare Spartakan… Beh, buona notizia per noi che possiamo conoscerlo, un po’ meno per Havard e i suoi ^.^"

Come bonus, aggiungo anche il disegno di Sigurd :)

Sigurd (AoE-2).svg

Grazie a tutti per aver letto e a presto ;D


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