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Autore: Pol1709    06/03/2023    1 recensioni
Ben ritrovati! Con questa storia si conclude il ciclo iniziato con "Il Cavaliere e la Strega" e proseguito con "La pietra della collana". Gli avvenimento sono ambientati ai giorni nostri (per ragioni di scorrevolezza della trama non ho considerato la pandemia Covid-19): Oscar verrà chiamata ad essere di nuovo un cavaliere e, con André al suo fianco, affronterà un'ultima battaglia per se stessa e per un mondo antico e dimenticato. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Londra – Hotel Royal Lancaster
Oscar guardò di nuovo il panorama di Hyde Park e sospirò. Di Fersen si poteva dire tutto, ma aveva sicuramente dello stile. Dopo un breve soggiorno a Glastonbury per aspettare che Andrew si rimettesse un po' in salute, erano rientrati nella capitale. Ad attenderli alla stazione ferrovia di London Victoria c’erano Mary, la nonna di Andrew e Jeanne Valadier, venuta direttamente da Parigi.
La vecchia Mary aveva accolto il nipote dandogli uno schiaffo e gridando che non si doveva sparire nel nulla senza nemmeno avvisare. E un altro schiaffo per aver messo, testualmente: “In pericolo una meravigliosa ragazza che ha avuto il solo torto di seguirti nelle tue sciocche scampagnate” e aveva abbracciato lei in una morsa d’acciaio accarezzandogli la schiena. Poi l’aveva guardata negli occhi – De Jarjayes…E’ un cognome ugonotto? (n.d.a.: gli ugonotti erano i protestanti calvinisti francesi; dopo l’Editto di Fontainebleau del 1685, che dichiarava illegale il protestantesimo in Francia, un numero enorme di loro emigrò verso i confinanti paesi protestanti, tra cui, appunto, l’Inghilterra) –
Quando Oscar gli aveva detto che era francese e cattolica la vecchia aveva stretto le labbra e l’aveva abbracciata di nuovo: - Coraggio, piccola! Non è poi così grave! –
Jeanne, invece, da buon avvocato, aveva mosso letteralmente l’ambasciata britannica a Parigi e quella francese a Londra per avere sue notizie, arrivando a minacciare velatamente le autorità inglesi di una guerra se non avessero trovato e protetto “La grande Oscar François de Jarjayes”. Oscar accarezzò il davanzale della grande finestra panoramica e sospirò. Sentì una presenza accanto a sé, si girò e vide Jeanne, in completo nero, mettersi al suo fianco. L’avvocato strinse le labbra – Però! Questi hanno soldi, non c’è che dire…Forse posso trovare un appiglio per fargli causa, visto quello che ti è successo –
Lei sorrise; evidentemente il lupo perdeva il pelo, ma mai il vizio e Jeanne ne era la riprova. Nello sguardo di quella che, nel ventunesimo secolo, era la sua più cara amica, poteva vedere il volto di Jeanne de Valois. Anche a lei, quindi, era stata data un’altra possibilità e, tutto sommato, se la stava cavando egregiamente. Jeanne si voltò verso di lei: - Si può sapere che hai Rose? Da quando sei tornata da quel posto…Glastonbury…Alle volte mi guardi come se mi vedessi per la prima volta in vita tua –
Oscar sorrise di nuovo. Jeanne era l’unica, oltre ai suoi genitori, che la chiamava ancora con il suo vecchio nome. E poi era difficile spiegarle che si erano già conosciute, in un’altra vita e in un’altra epoca e che non era andata molto bene tra di loro. Le mise una mano sulla spalla – Sono felice che tu sia qui…Amica mia –
Jeanne sorrise – Anch’io – disse solo. Si sentì un lungo ronzio e Oscar prese il ricevitore dall’apparecchio su un tavolino in mogano. Disse solo un “Va bene” e poi guardò di nuovo Jeanne – E’ Andr…Andrew. Sta salendo –
Jeanne alzò il mento – Si, interessante il tuo storico! Da quando la Historical Research è andata agli onori delle cronache con l’inaugurazione della mostra di quella…Buda…Budec… -
Oscar strinse le labbra – Boudicca –
L’altra fece una smorfia stizzita – E io che ho detto! Comunque…Al di là delle ombre sul suo proprietario e fondatore, questo Alexander Fersen che sembra sparito nel nulla, la società è sulla bocca di tutto il Regno Unito e non solo. Sembra che il tuo Andrew abbia un posto in prima fila. Tienitelo stretto! –
In quel momento la porta si aprì ed entrò Andrew con una sacca a tracolla. Sorrise – Oscar…Avvocato Valadier. E’ un piacere vedervi. Vi cercavo proprio tutte e due – disse e prese una cartellina gialla dalla sacca. La porse a Jeanne – Avvocato, questa è una proposta di collaborazione permanente con la Historical Research Foundation ltd per Oscar de Jarjayes. Immagino che, come suo legale, vogliate dargli un’occhiata. C’è l’originale in inglese e la traduzione in francese. A tal proposito ci siamo permessi di mettervi a disposizione una sala presso la nostra sede visto che il nostro presidente pro tempore, il dottor Saxton, vorrebbe parlare con voi. A seguito del successo con la scoperta della tomba di Boudicca sono molti i privati ed anche i governi che stanno chiedendo i nostri servigi di indagine storica e quindi…Vorremmo aprire una filiale all’estero e, visto che abbiamo qui la dottoressa de Jarjayes, vorremmo che fosse proprio in Francia…Il nostro vecchio capo aveva a disposizione un plotone di avvocati qui a Londra, ma perché non rivolgerci ad uno dei migliori legali di Parigi? Ovviamente anche voi collaborerete in pianta stabile con noi. Ma Alan, il dottor Saxton, vi spiegherà tutto. La macchina con cui sono arrivato vi sta aspettando, se accetterete. E’ una Bentley con autista e un fornitissimo piano bar. Fersen, ovunque sia, non badava ma a spese –
Jeanne rimase a bocca aperta e prese la cartella. La guardò e poi guardò Andrew e Oscar sorridendo – Io…Ma certo! Beh! Dovrò lasciar stare il caso che sto seguendo con il mio collega Nicolas. Oh, che diamine! Questo è meglio del commercio di diamanti dall’Africa! – piegò la testa a destra e a sinistra facendo scricchiolare i muscoli del collo e poi annuì – Allora vado! Rose, mi raccomando, non fare nulla che io non farei. E se dici qualcosa che riguarda gli affari…Registra tutto! – disse e se ne andò.
Andrew sorrise e tentennò – Jeanne…Questa versione di Jeanne de Valois mi piace molto, te lo devo dire –
Oscar annuì – Anche a me. E da molti anni. Lei e sua sorella si vogliono molto bene…Ma…Stavo per dire che la conoscerai presto, ma tu sai già chi è Rosalie –
Lui annuì – Conoscevo una Rosalie, Oscar. Come conoscevo una Jeanne e un Bernard Chatelet la cui versione moderna sta per pubblicare un ampio articolo sul “Metro” (n.d.a.: maggiore quotidiano inglese) su Fersen e le sue luci e ombre, soprattutto queste ultime con i viaggi in una località della Polonia del Sud del suo prozio durante la Seconda Guerra Mondiale e i rapporti intimi con una esponente dell’alta borghesia canadese imparentata con una famiglia sospettata di rapporti con la mafia russa e attualmente in prigione per bancarotta fraudolenta con il marito –
Oscar strinse le labbra – Mmm…Abbastanza completo come quadro –
Lui divenne serio – Ti ha chiamato? –
Lei tentennò – No. Nessun contatto, per ora. Sappiamo che perlomeno Morgana è sopravvissuta ma… -
Andrew appoggiò la sacca su una elegante sedia e sospirò – Hai qualche idea di come siamo riusciti a fuggire da Avalon? –
Oscar incrociò le braccia sul petto – Credo…Credo che abbia deciso tutto l’Isola Sacra. Del resto quel luogo si è sempre comportato come una cosa viva. Anni e anni fa ha deciso che io sarei dovuta essere il suo ultimo campione e in quest’epoca…Beh! Come hanno detto Viviana e Morgana, l’isola aveva terminato il suo compito e la sua energia si stava esaurendo. Con le sue ultime forze, supportate, senza falsa modestia, dal mio sacrificio volontario, Avalon ci ha letteralmente espulso da quella dimensione e ci ha lanciato di nuovo in questo mondo…O almeno così voglio credere. Anche se… -
Lui socchiuse gli occhi – Artù…Non sappiamo se anche il Re sia in salvo –
Oscar sospirò – Non lo so…Ha…Ha dormito per più di mille anni e torna in un mondo che non è più il suo…Come… -
Andrew sorrise – Per la miseria! Se mai è vivo e vegeto ha tre sorelle che si occupano di lui e una…E’ la Fata Morgana, per gli dei dell’Annwn! –
Fu lei a sorridere, si avvicinò e gli mise una mano sul petto – Come stai? –
Andrew scrollò le spalle – L’ematoma sparirà e con quello il dolore…Con calma…E Fersen…Io credo…Credo che sia vivo, ma bloccato ad Avalon. Se l’isola ha deciso, con il tuo sacrificio, di salvare noi, si può dedurre che possa aver trattenuto lui e i suoi uomini laggiù. Ed è una fine che non augurerei a nessuno –
Oscar rabbrividì, ma sentì subito il caldo della mano di Andrew sulla sua. Lui avvicinò il volto – E grazie…Grazie per aver voluto sacrificarti per me e per averci salvato tutti – disse e la baciò sulla fronte. Lei annuì e appoggiò la testa sul suo petto – Te ne rendi conto, Andrew…André? Da oggi inizia una nuova vita per noi. Il destino non è più di battaglia e di morte, ma di vita….Di vita insieme…Oh! Quel giorno di secoli fa in Normandia è stata…E’ stata la cosa migliore che potesse mai capitarci: un mondo con te, con una Jeanne buona che ama Rosalie, con Bernard che riesce a diventare un grande giornalista e Alain, tua nonna, i miei genitori…Avalon non ci ha dato solo un’altra possibilità, ma un’altra vita, un’opportunità per essere migliori– disse e lo guardò – E per prima cosa voglio che tu ti operi a quell’occhio! E’ un ordine! –
Lui sorrise – Obbedisco, comandante! Ma c’è un’altra cosa… -
Oscar aggrottò la fronte e lo vide prendere qualcosa dalla sacca. Le porse un oggetto rettangolare che si rivelò essere un piccolo computer portatile. André lo appoggiò su un tavolo e lo aprì: apparve una schermata azzurra con una piccola finestra. Lui sospirò – Quando io e Alan abbiamo preso possesso dell’ufficio di Fersen abbiamo subito fatto togliere il quadro del prozio Gustav e dietro…Dietro abbiamo trovato una cassaforte che abbiamo forzato e dentro c’era questo. Non ho la minima idea di cosa sia, ma uno dei nostri esperti l’ha visionato e ha detto, non chiedermi come, che si tratta di un computer che non è mai stato connesso alla rete, quindi usato solo come archivio e che dispone di un particolare sistema di accesso: la vedi quella finestra? E’ la richiesta di una password e c’è l’avviso che, in caso anche di un solo errore nell’immissione, farà cancellare l’intero hard disk –
Oscar si piegò sul terminale – Un software sofisticato…Ma forse… - disse e guardò lui che aggrottò la fronte. Lei strinse le labbra – Posso? –
André inarcò le sopracciglia e non disse nulla. Oscar fece scorrere le dita sulla piccola tastiera e compose una frase: “Everything to you guides me”, ma aggrottò la fronte. Quella famosa frase, che aveva letto anche nello stesso studio di Fersen, era stata scritta in un’altra lingua e sperò di ricordare un po' del suo italiano: “Tutto a te mi guida”. Inspirò a fondo e schiacciò il pulsante di invio. Dopo qualche istante lo schermo del computer cambiò colore ed apparve la schermata iniziale che non mostrale, come spesso accadeva, le icone dei programmi, ma solo un unico file al centro.
André si avvicinò e sorrise – Va bene…Vediamo quanto è profonda la tana del Bianconiglio (n.d.a.: personaggio di “Alice nel Paese delle Meraviglie”) –
Il file era un semplice foglio di calcolo con nomi, numeri e cifre e sembrava molto lungo. André aggrottò la fronte – Ma cosa… -
Oscar strinse le labbra – Credo di sapere cosa sono: nomi di banche e coordinate bancarie e anche chiavi accesso a conti correnti. Guarda i nomi: tedeschi, francesi, inglesi…Ecco… - guardò lui a bocca aperta – Sono i conti correnti in cui è stato depositato del tesoro di Gustav Von Fersen e sono sicuro che riguardano tutti istituti che hanno sede in paradisi fiscali –
André sospirò – E sono cifre molto alte! Evidentemente Gustav ha scelto bene dove depositare quello che ha rubato ad Auschwitz. Con gli interessi di decenni si è fatto un bel gruzzolo…E…E questo è il tesoro della Historical Research…Molto probabilmente tutti i cospicui finanziamenti di cui Fersen disponeva…Venivano da questi conti –
Oscar e lui si guardarono. Quei conti non erano nominativi e in quel terminale c’erano tutte le istruzioni per accedervi. Inoltre, non avendo mai connesso il computer alla rete, era impossibile per un hacker violarne il segreto. Lei deglutì: in quella fredda pagina c’erano le vite di decine, forse centinaia di persone uccise in modo atroce e che non avevano più un proprietario o un erede. Si guardarono di nuovo e Oscar chiuse con uno scatto il computer, lo prese e lo portò in bagno. Lo mise dentro la vasca, chiuse lo scarico e aprì l’acqua.
André si avvicinò e sorrise abbracciandola – Brava! – disse solo ed osservarono insieme l’acqua coprire il computer. Oscar chiuse il rubinetto e poi, con André, tornarono nel soggiorno.
Lui l’abbracciò e l’attirò a sé – Sono fiero di te! –
Lei sorrise – E io di te, mio cavaliere – disse piano. I loro volti si avvicinarono, ma, proprio in quel momento, si sentì di nuovo il ronzio del telefono. Oscar sospirò e andò a rispondere: - Si…Si, sono Oscar de Jarjayes. Passatemi la chiamata! Buongiorno…Io…Si…Beh… - guardò André – Oh! Lui è qui con me…Ma…Certo… - disse e agganciò il ricevitore.
Lui aggrottò la fronte e lei sorrise debolmente – Io…Io e te….Era l’impiegata di un avvocato…Siamo stati convocati da un avvocato di…Di Great Scotland Yard…Dico davvero! Dobbiamo andarci insieme. Ti hanno cercato alla sede della Historical Research, ma non ti hanno trovato e…Che cosa strana! –
André strinse le labbra – Oh! Non è molto distante da qui, è una via perpendicolare di Whitehall, dove ci sono numerosi edifici governativi. Se dobbiamo andarci insieme…Andiamoci! –
 
Londra - Whitehall
Poco dopo Oscar e André raggiunsero la Great Scotland Yard, la strada che aveva dato il nome alla sede della polizia londinese, da Whitehall e, come da istruzioni che aveva ricevuto lei, entrarono in un'altra strada interna che portava, a sua volta, in una corte isolata. Sulla porta del fabbricato c’era una targa in ottone: “Maximilian De La Pière – Avvocato”. Oscar strinse la tracolla della sua sacca e deglutì – Ma…Maximilian…De La Pière…Che suona come… -
André tentennò – Si…Come quel Saint Just…O Justsaint….Non c’è che dire! Ci sono quasi tutti! In ogni caso questo è davvero un nome ugonotto –
Oscar suonò il campanello e una segretaria in completo grigio gli aprì. All’interno lo studio era rivestito in legno scuro che dava una strana e soffocante sensazione. Non si sentiva parlare e gli unici rumori erano quelli delle dita sui tasti delle macchine e qualche colpo di tosse. La donna li fece accomodare in un grande ufficio e indicò due poltrone di fronte ad una grande scrivania in legno con sopra una grossa cartella grigia.
Oscar, però fu attratta dai quadri alle pareti. In uno c’era una scena macabra: un uomo in ginocchio di fronte a un ceppo con accanto, in piedi, il boia che teneva una mannaia. Deglutì e guardò la targa in metallo, ma fu André a parlare: - Carlo I Stuart, il Re inglese che venne decapitato proprio qui a Whitehall dopo la fine della guerra civile con il Parlamento, nel 1649…Avvenimento che poi spianò la strada a Oliver Cromwell che si nominò Lord Protettore d’Inghilterra e instaurò un… -
Oscar strinse le labbra – Un regime di Terrore… - disse e guardò un altro quadro: poteva vedere chiaramente la forma inconfondibile della ghigliottina con la lama obliqua sollevata e pronta a calare sul collo di un uomo dai capelli bianchi. Lesse la targa e sospirò – La morte di Luigi XVI del 1793 –
Il quadro successivo, poi, raffigurava l’interno di un teatro e un uomo in nero, con la barba, a braccia aperte, mentre veniva colpito al petto da un colpo di pistola tenuta da un uomo con i baffi. André piegò la testa di lato – Abraham Lincoln…Il suo omicidio nel 1865 ad opera di John Wilkes Booth…Ma cosa…Non mi sembrano adatti ad uno studio di avvocato –
Sentirono un colpo di tosse alle loro spalle: - E non lo sono! – disse una voce chiara e forte – Servono semplicemente a ricordarci che il potere politico non viene da Dio, ma è un diritto e dovere che viene dagli uomini e, per chi ne abusa, quella è la fine che si merita –
Oscar e André fissarono un uomo alto dai capelli castani con spruzzi bianche vicino alle tempie. Il suo volto era duro e i suoi occhi, come quelli dell’agente Justsaint, glaciali. L’uomo si inchinò – Permettete…Maximilian De La Pière. Mi dispiace che quei quadri vi abbiano turbato, mademoiselle de Jarjayes, ma dopotutto voi francesi, che avete ideato quella macchina – disse indicando il quadro con la ghigliottina – Dovreste essere d’accordo con le mie parole. La massima punizione per chi abusa del suo potere! – disse e si sedette dietro la scrivania – Sapete cosa disse Booth dopo aver colpito a morte Lincoln? “Sic semper tyrannis”! La frase che Bruto disse a Cesare accoltellandolo: così sempre ai tiranni! –
Oscar socchiuse gli occhi – Perdonatemi…Non sono un’esperta di storia americana, ma non credo che Lincoln possa essere considerato un tiranno –
L’avvocato raddrizzò le spalle e alzò il mento – Chiunque abbia una qualsiasi sorta di potere è, piaccia o no, un tiranno! C’è solo una categoria di persone che sono degne di governare una Nazione e sono quelle che possiedono un’unica sola e grande qualità –
André strinse le labbra – Quella di essere…Incorruttibili? –
De La Pière sorrise con un ghigno – Precisamente! Incorruttibili dal denaro, dal potere, dalla gloria. Il mondo sarebbe migliore se persone così lo governassero…Oh! Ma perdonatemi…Prego…Accomodatevi. Temo che ci vorrà un po' di tempo…Sempre se accetterete –
Oscar e André si sedettero sulle poltrone e si guardarono negli occhi, poi si rivolsero all’avvocato. Quest’ultimo aprì la grande cartella e tirò fuori una busta di plastica trasparente con un mazzo di grandi chiavi arrugginite che sembravano uscite dal passato. Prese un plico di documenti e poi li guardò: - Quindi…Voi siete Oscar François de Jarjayes e Andrew Great, vero? Fortunatamente vi abbiamo trovato insieme. Comunque…Vi abbiamo convocato in due perché queste erano le istruzioni, ma c’è una donazione di immobile che è solo per Miss de Jarjayes –
Oscar rimase a bocca aperta – Una…Una…Cosa!? –
De La Pière la guardò – Una donazione – ripeté – Immagino che conosciate Lady Morgan Drakehead –
A quel nome Oscar e André sobbalzarono. L’avvocato sorrise – Lo prendo per un si! Ad ogni modo, ho sentito Lady Drakehead qualche ora fa e… -
Oscar si piegò in avanti – Lady…Morgan…Sta bene? Possiamo vederla? –
De La Pière aggrottò la fronte – Lady Drakehead mi ha solo comunicato di procedere con questa pratica, ma null’altro…Ora…Questa documentazione è stata preparata da diverso tempo…Sempre se accetterete…Dunque…Come dicevo: Lady Morgan, con la sua famiglia, è a capo di vero e proprio impero finanziario, con molte società collegate e controllate, ma ce n’è una che è stata creata solo ed unicamente per la conservazione e il mantenimento di un immobile. Tale fabbricato si trova in Francia…A Versailles o lì vicino se non sbaglio… - disse e prese un foglio piegato, lo aprì e appoggiò una mappa di fronte a loro – Un vecchio palazzo nobiliare il cui nome è… - aggiunse sfogliando alcune pagine – Oh! Certo! Si chiama come voi! Palazzo de Jarjayes! –
Oscar sentì il cuore rallentare i battiti e la pressione calare di colpo. Pallida come un cencio si risedette. André aggrottò la fronte, passò lo sguardo prima su De LA Pière, poi su di lei e le prese la mano – Ma…Come… -
L’avvocato annuì – Se avrete la bontà di ascoltare il resto…Lady Drakehead, quale unica proprietarie e unica rappresentate della società Rqrf ltd, ha deciso di donare la proprietà di questo bene a voi e non solo… - sfogliò altre pagine e passò una mano sulla cartella – Ha provveduto a lasciarvi una somma di denaro per la sua ristrutturazione anche perché credeva che ne avreste preso subito possesso. Qui c’è tutto uno studio sul recupero dell’edificio e… - disse e prese una piccola busta gialla – Qui c’è anche una chiavetta USB con tutto il rilievo fotografico delle strutture e degli esterni del palazzo. Il computo delle opere di ristrutturazione è stato calcolato in modo molto accurato, ma la somma che Lady Drakhead vi da, oltre all’edificio, lo copre più che abbondantemente e le dovrebbe avanzare un congruo capitale per mantenere la struttura –
Oscar sentì le lacrime agli occhi e guardò André. Lui sorrise e guardò l’avvocato – E…Perché ci volevate qui in due? –
L’altro scrollò le spalle – Lady Drakehead ha una donazione anche per voi, ma non si tratta di un palazzo, ma di un bene mobile, molto più piccolo – disse e si alzò, andò ad un grande armadio e ne aprì le ante. Prese un grande e lungo astuccio in velluto rosso e lo appoggiò sulla scrivania di fronte ad André – Prego. Apritelo pure –
André, con la fronte aggrottata, schiacciò i bottoni della chiusura e aprì il coperchio. Rimase a bocca aperta vedendo una lunga spada, lucida come appena uscita dalla bottega di un fabbro. L’elsa era di cuoio nero e il pomolo era un uccello ad ali aperte. De La Pière sorrise e prese un’altra busta gialla – Anche se non si direbbe è una spada molto antica. In condizioni più che perfette! E’ stata fatta autenticare e valutare da un esperto della Sotheby’s Auction House di New Bond Street, qui a Londra, che ne ha verificato e sottoscritto l’autenticità –
Aprì la busta e tirò fuori un documento – Risale all’incirca al IV Secolo dopo Cristo ed è un pregevole esempio di manifattura britannica dopo la fine della dominazione romana. Secondo la sua proprietaria è appartenuta ai signori di Tintagel, in Cornovaglia – prese due cordicelle ai lati del morbido tessuto dove era appoggiata la spada e la sollevò di poco – Sotto c’è anche il fodero: in pregiato legno di quercia dipinto di nero, anch’esso, incredibilmente, dell’epoca con intarsi in metallo e decorazioni a spirale, tipiche dell’arte celtica. La valutazione è stata fatta sempre da Sotheby’s e, considerato il pregevole stato di conservazione e la presenza del fodero, si aggira su…Quasi un milione di Sterline! Che sono circa…Poco più di un milione e centomila Euro…La cifra esatta è comunque indicata nella documentazione –
André passò la mano sulla lama, perfettamente lucida ed affilata – La sua spada…Me l’ha affidata…Come…Come ad un vero scudiero – disse piano e guardò Oscar che, ancora pallida, respirava lentamente. Lei si piegò ancora in avanti – Io…Vorrei… -
De La Pière di risedette e incrociò le mani sulla scrivania – Comprendo…Prima di entrare nei dettagli…Voglio solo dirvi che tutte le spese per i passaggi di proprietà e le mie sono a carico di Lady Drakehead –
Oscar fece una smorfia – Non è questo! Voglio…Esigo di sapere dove si trova Morg…Lady Drakehead, come sta e…E con chi è ora –
L’avvocato aggrottò la fronte – Io…Ho sentito Lady Morgan in video conferenza e mi sembrava che stesse bene. Sul dove si trovi ora…Sinceramente non lo so, ma anche se lo sapessi, non posso dirvelo –
Oscar si avvicinò ancora di più – Voi…Voi non capite…Io…Io devo sapere dove…Come… -
De La Pière strinse le labbra – Mademoiselle de Jarjayes…Molte persone, nella vostra condizione, accetterebbero quello che gli viene donato senza pretendere nulla, ma, ve lo ripeto, non posso rispondere quello che non so e, lo ripeto ancora, anche se lo sapessi, non sarei tenuto a dirvelo –
Lei strinse i pugni, come se volesse colpirlo, ma non disse nulla. L’avvocato sospirò – Ad ogni buon conto, mademoiselle de Jarjayes, il mio tempo non è infinito. Volete accettare o no quello che vi viene donato? –
 
Dopo qualche ora passata a leggere e firmare documenti, Oscar e André uscirono di nuovo in strada. Lui alzò la mano a coprirsi gli occhi dal riverbero del sole – Certo che l’avvocato dovrebbe tenere più luci in quello studio! Beh! E’ stato gentile, però, a farmi spedire la spada alla sede della Historical Research. Non mi sentirei tranquillo con un milione di sterline sotto braccio…Io…Oscar…Hai… -
Lei aveva fatto qualche passo avanti e si era fermata. Stava serrando i pugni fino a farsi diventare bianche le nocche. André si avvicinò con la fronte aggrottata. Per tutto il tempo in cui De La Pière gli aveva fatto firmare i documenti non aveva aperto bocca. Allungò una mano e lei si girò di scatto – Quella…Quella strega! Maledetta! Come…Come ha…Si è salvata! Come noi! Dopo tutto questo tempo…E non si è degnata nemmeno di farsi vedere! La Duchessa! –
André aggrottò la fronte – Oscar…Quella donna ti ha appena donato…Regalato, se vogliamo, l’antico palazzo dei de Jarjayes. Il tuo palazzo, la tua casa –
Lei gli puntò un dito contro – Si! Per…Per l’appunto…E…E la vorrei ringraziare…O prenderla a pugni…Ma…Oh! Rqrf ltd: “Rex Quondam Rexque Futurus”, il nome della società…Dovevo immaginarlo…Oh! Ma perché non è qui? –
Lui tentennò e, lentamente, rientrarono nella Whitehall. Oscar si fermò e mise una mano nella sacca tirandone fuori la busta trasparente con le chiavi. Era talmente arrabbiata con Morgana che non aveva compreso appieno quello che era successo. Sospirò e tentennò. Sorrise debolmente e guardò André: - La casa di Oscar…La nostra casa…Quella dove siamo cresciuti…E quella dove vivremo…Quella…Quella strega…Oh! Lo so che dovrei abbracciarla e ringraziarla, ma adesso sento solo il folle desiderio di strangolarla! –
André sorrise e si avvicinò – La tua vera io si sente defraudata da lei. In un certo qual modo avresti voluto tornare in possesso di quel palazzo con i tuoi mezzi, anche sapendo che, in quest’epoca, era praticamente impossibile –
Oscar tentennò. Erano molti i sentimenti che si stavano accavallando dentro di lei. Alla fine sospirò di nuovo – Non c’è tempo per arrabbiarsi o essere felici, adesso. C’è una cosa che dovevo fare anni e anni fa e che devo fare assolutamente qui ed ora! –
Lui aggrottò la fronte e lei, lentamente, piegò una gamba e si inginocchiò. Alzò gli occhi a guardarlo mentre anche i passanti si fermavano incuriositi: - André Grandier…Io, Oscar François de Jarjayes, ti chiedo di diventare mio compagno e sposo per il resto della nostra vita – disse e alzò una mano.
André rimase a bocca aperta senza dire nulla. Fu un passante a scuoterlo: - E ci stai anche a pensare!? Io mia moglie ho dovuto metterla incinta per farmi sposare! – gridò.
Si sentì il mormorio di una folla che, intanto, si era radunata intorno a loro. Una vecchia gli puntò contro la punta di un ombrello nero – Senti, ragazzo, se una donna ti fa una proposta del genere, la cosa più normale che dovresti fare è accettare senza perderci tempo –
Lui scosse il capo e gli prese la mano – Ma certo! Certo…Certo che voglio diventare il tuo compagno e tuo marito…Lo voglio! –
Oscar si alzò e si abbracciarono circondati dagli applausi della gente. A un certo punto partì un grande coro che diceva: “Kiss! Kiss! Kiss!”. André avvicinò il volto a quello di lei e sorrise – Li senti? Il popolo vuole che ci baciamo –
Oscar annuì – E allora…Facciamo quello che vuole il popolo – disse e si baciarono.
   
 
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