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Autore: Il cactus infelice    11/03/2023    1 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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TESTIMONIANZA

 

Scorpius era in ritardo per la lezione di Aritmanzia ma dopo due ore di Pozioni e un’ora di Trasfigurazione, la sua vescica stava per esplodere. 

Per fortuna il bagno era abbastanza vicino alla classe, perciò sperava di riuscire a battere il professore sul tempo.
Il Serpeverde stava per uscire dal cubicolo quando delle voci appena fuori attirarono la sua attenzione. 

“Non pensavo avrebbe avuto il coraggio di mostrare ancora la sua faccia”.
“Avremmo dovuto fargli più male, ve l’ho detto io”, 

“Potter avrà la protezione di paparino”. 

“Frocetto di merda, dobbiamo dargli un’altra lezione”. 

Scorpius ascoltò un rubinetto aprirsi e l’acqia scorrere, la mano sulla bocca per non far sentire il proprio respiro che si era fatto più veloce.

“Calmati, Banks, pianificheremo qualcosa ma non dobbiamo essere affrettati”. 

I passi eccheggiarono sul pavimento piastrellato e pian piano si allontanarono. Una porta cigolò e si richiuse con un colpo. 

Scorpius rimase nel suo nascondiglio per un paio di minuti dopo che il gruppo se n’era andato per cercare di calmarsi e raccogliere i pensieri. 

Non c’erano dubbi su quello che aveva appena scoperto; conosceva bene quelle voci e sapeva bene chi era Banks e con chi girava.
Erano stati piuttosto incauti a parlare dell’attacco ad Albus in un luogo pubblico senza accertarsi che non ci fosse nessuno. E non solo, ma pianificavano pure di aggredirlo di nuovo. 

L’insegnante di Aritmanzia l’avrebbe perdonato se avesse saltato la lezione per andare dalla professoressa McGranitt e avvisarla della scoperta. 

Finalmente gli aggressori di Albus sarebbero stati cacciati via e il suo migliore amico avrebbe potuto tornare a respirare. 

Controllato che non ci fosse nesssuno – non voleva rischiare che uno di loro fosse rimasto indietro e avesse capito che aveva sentito tutto – Scorpius lasciò il bagno in fretta e furia e cominciò a correre verso il settimo piano. 



 

Scorpius sedeva con Albus fuori dall’ufficio della professoressa McGranitt. La questione era diventata più lunga di quello che inizialmente aveva pensato – o sperato, e Scorpius non capiva che cosa ci fosse di così complicato da rendere quella faccenda interminabile. Pensava che piombare con urgenza nell’ufficio della Preside e raccontarle quello che aveva sentito e mostrarle direttamente la scena dal Pensatoio sarebbe stato sufficiente per espellere il gruppo e magari portarli a calci nell’ufficio degli Auror. E invece, a quanto pareva, non era così. 

C’erano state un sacco di conversazioni e Scorpius non amava particolarmente le conversazioni. 

La McGranitt gli aveva chiesto più volte se fosse sicuro di quello che aveva sentito, a tal punto che Scorpius aveva dovuto resistere all’impulso di urlarle addosso e per quello aveva deciso di mostrarle il ricordo. Dopo un po’ di riluttanza, la donna aveva accettato, ma solo perché dovevano arrivare a una risoluzione di quella faccenda. 

Dopodicché, aveva fatto chiamare Harry e Ginny e Scorpius aveva dovuto raccontare di nuovo tutto e mostrare nuovamente il ricordo. Solo alla fine era stato chiamato Ablus e, francamente, Scorpius non capiva – e lo faceva anche un po’ infuriare – perché non fosse stato chiamato per primo. 

Naturalmente la cosa non finiva lì. Harry aveva detto che c’era bisogno di prove o quantomeno di una confessione.
Naturalmente.
Come poteva essere stupido da pensare che sarebbe bastata la sua testimonianza? I ricordi di Scorpius non potevano nemmeno essere usati in tribunale perché era minorenne. 

Perché la giustizia era sempe così complicata? Qualcosa che doveva aiutare e magari salvare le persone a volte sembrava così impossibile da ottenere. 

Il gruppo che aveva aggredito Albus era stato poi chiamato con urgenza nell’ufficio della preside, dove al momento erano rinchiusi con l’anziana strega, Harry e Ginny. 

Scorpius e Albus erano stati invitati ad aspettare fuori; Scorpius avrebbe voluto rimanere dentro a guardarli disperarsi mentre cercavano di salvarsi la faccia, per poi esultare di fronte alla loro confessione, ma uno sguardo ad Albus gli aveva fatto cambiare idea. L’amico sembrava piuttosto intimorito o a disagio all’idea di incontrarli, perciò decise di restare a fargli compagnia fuori. 

Il centro dell’attenzione era Albus, dopotutto.

Si trattava di tre ragazzi di Serpeverde e uno di Corvonero del settimo anno. Erano i bulletti della scuola e diversi studenti, soprattutto degli anni più piccoli, si sentivano intimoriti da loro per essere stati vittima di qualche sgambetto, dispetto o maledizione. 

Scorpius non era felice che la loro Casa venisse infangata con soggetti del genere, ma almeno se ne sarebbero liberati.
Sperava. 

“Ehi!” disse il biondo, toccando il piede di Albus con la propria scarpa per attirare la sua attenzione. “Vedrai che li arresteranno”.

Albus gli mostrò un sorriso mesto. 

“Tuo padre sa fare il suo lavoro”. 

Il moro annuì. 

Scorpius non aveva dubbi che il grande Harry Potter sarebbe riuscito a tirare fuori una confessione da quei quattro, si trattava della sicurezza di suo figlio dopotutto. Harry Potter aveva sconfitto Lord Voldemort e i Mangiamorte ed era stato il capo degli Auror, ora  a capo dell’Ufficio del’applicazione della legge sulla magial, cosa potevano fare dei diciassettenni contro di lui? 

Scorpius stava per dire qualcos’altro quando la porta dell’ufficio della preside si aprì attirando l’attenzione di entrambi i ragazzi. 

Harry e Ginny sbucarono fuori. 

“Possiamo parlare?” domandò l’uomo guardando verso il figlio, il tono più dolce che altro. 

Una serie di scambi vennero scambiati tra i presenti in un silenzio un po’ teso e Scorpius si rese conto di essere di troppo; naturalmente quella era una questione che riguardava la famiglia Potter, perciò si alzò e guardò verso il suo migliore amico. 

“Ehm… Ti aspetto in Sala Comune. A presto, signori Potter”.

“Ciao, Scorpius”, lo salutò Ginny. 

Quando il ragazzo ebbe svoltato l’angolo, Harry e Ginny si sedettero accanto al figlio, occupando entrambi i suoi lati. 

“Volevamo solo dirti che i ragazzi sono immediatamente espulsi e mandati a casa”, cominciò Harry, la mano del figlio tra le proprie. “Siamo riusciti a ottenere una confessione da parte di due di loro e verranno convocati dal Wizengamot. Non è detto che andranno ad Azkaban ma potrebbero venire mandati in riformatorio. In ogni caso, non torneranno più ad Hogwarts. Prima ci sarà un processo per decidere il da farsi”.

“Dovrò… Dovrò testminoiare in tribunale?” chiese Albus con una smorfia che indicava che non era tanto felice della prospettiva. 

“No. Le confessioni possono bastare e recupereremo anche i loro ricordi. Perciò… Tu non dovrai fare niente”. 

Albus annuì senza guardare nessuno dei due genitori. 

“Tesoro”, continuò Ginny, prendendo anche lei la mano del figlio. “So che questa situazione è totalmente sbaglaita fin dalla partenza, ma… Questa è una buona notizia. E per qualsiasi cosa, io e tuo padre ci siamo”.

“Sai”, riprese la parola Harry dopo un attimo di silenzio. “L’unica cosa che un genitore vorrebbe per il proprio figlio è proteggerlo da tutti i mali del mondo. Ma questo non è possibile purtropppo. Non importa quante battaglie vinciamo per portare un po’ di bene in questo mondo, ci sarà sempre qualcuno che vorrà continuare a fare del male. L’unica cosa che io e tua madre possiamo fare è dare a te e ai tuoi fratelli gli strumenti per resistere a chi cercherà di danneggiarvi. E a saper riconoscere le persone giuste dalle persone sbagliate”. 

Albus alzò lo sguardo sul padre e alternò lo sguardo tra lui e la madre, sentendo quelle parole quasi come una sorta di scusa da parte di Harry. Ma non aveva bisogno di scusarsi di nulla; non era colpa sua se lui era stato aggredito, non era colpa sua se i Mangiamorte erano tornati in vita, non era colpa sua se il loro mondo era ancora pieno di persone malvagie. 

“Lo so”, disse allora il ragazzo. “Vi voglio bene”. Sapeva che forse non era abbastanza, che forse avrebbe potuto dire di più dopo quel discorso, ma erano le uniche parole che riusciva a mettere insieme e con cui riusciva a incanalare quello che sentiva in quel momento. 

Harry lo cinse con un braccio come se con quel gesto volesse proteggerlo oltre che stringerlo a sè e Albus fece cadere la testa contro il suo fianco. Ginny gli accarezzò la testa spettinandogli i capelli. 

“Anche noi ti vogliamo bene, tesoro”, gli sussurrò. “Te ne vorremo sempre”.



 

Quando Albus entrò nel dormitorio c’era solo Scorpius, seduto sul letto con il libro di Trasfigurazione di fronte, probabilmente ad aspettarlo. 

“Allora, com’è andata?” domandò il biondo, la curiosità mal celata sia nelle parole che nello sguardo. 

Albus si sedette sul proprio letto, esattamente di fronte a quello dell’amico. 

“Baknks e gli altri sono stati espulsi. Papà dice che ci sarà un processo, ma non dovrò parteicpare. Useranno i loro ricordi. Potrebbero finire ad Azkaban”. 

Scorpius si aprì in un sorriso. 

“Ma è fantastico!”

Albus scrollò le spalle guardando in basso. “Sì. Lo è”.

Passarono un paio di istanti di silenzio. 

“A che pensi?” chiese Scorpius, il tono questa volta più calmo, quasi dolce. 

L’amico sospirò e alzò lo sguardo su di lui. “A nulla in particolare. Onestamente non pensavo che la quesione si sarebbe risolta così presto e solo per una casualità. Però, sono contento. Almeno è qualcosa a cui non dovremo più pensare”. 

“Già”. 

I due restarono in silenzio per un po’, guardandosi attorno, come se non sapessero bene che cosa fare ora, quale fosse la cosa più appropriata.
Poi, a un tratto, Albus sentì un cuscino infrangersi contro la sua faccia. Lo prese tra le mani e guardò verso Scorpius che lo fissava con un sorriso malandrino in volto. 

“Ehi!”
“Questo è per avermi fatto saltare la lezione di Aritmanzia”. 

“Pff! Come se ti interessasse quella materia”. 

“Certo che mi interessa! Io sono un ottimo studente”.

“Ah sì?”

Albus si alzò brandendo il cuscino e, avvicinatosi a Scorpius, cominciò a colpirlo. Il ragazzo cadde all’indietro sul materasso morbido e mise le braccia davanti al volto per coprirsi dagli attacchi dell’amico, ridendo a crepapelle.
Albus lo colpì diverse volte, senza mai fargli male, e ridendo anche lui. A un certo punto lasciò cadere il cuscino per terra e restò a fissare l’amico. Le risate scemarono e i due si guardarono, occhi negli occhi, entrambi col fiatone come avessero corso la maratona. 

Scorpius era ancora steso sul letto sotto Albus che lo guardava da sopra, a cavalcioni, sulle ginocchia.
Poi… 

Fu Albus il primo a piegarsi in avanti, ma Scorpius lo incontrò a metà strada o forse non era così. Quando in futuro avrebbero cercato di ricordare l’evento non sarebbero stati così sicuri di come fossero andate le cose. 

Le loro labbra si sfiorarono. Un bacio piccolo, delicato, quasi un nonulla. Eppure fu abbastanza per farli andare in panico.
Non appena si rese conto di quello che era successo, Albus saltò giù dal letto e si allontanò, come scottato, cadendo all’indietro sul proprio materasso.
Scorpius lo guardò come se gli fossero spuntate due teste. 

“Scusami, io… Non volevo…”.

“Va tutto bene”, lo interruppe l’altro. Poi scosse il capo. “Va tutto bene, non ti preoccupare. Non…”. 

“Mi dispiace. Non so cosa mi sia preso”.

“Al, è okay”. Scorpius sorrise per cercare di tranquillizzare l’altro ma non fu sicuro che gli avesse raggiunto gli occhi. Il cuore gli batteva fortissimo. “Non ti preoccupare, so che… Non volevi. Era solo… la foga del momento, okay?”

Albus annuì ma la sua espressione diceva che era abbastanza sconvolto da quello che era appena successo.
Aveva baciato il suo migliore amico. Il migliore amico per il quale aveva una cotta. Il migliore amico che non lo vedeva alla stessa maniera.
Era forunato che Scorpius non fosse uscito gridando a squarciagola. 

“Vado… Vado un attimo in bagno”, disse infine, sentendo freddo non appena ebbe lasciato la sicurezza del letto.
Chiuse la porta dietro di sé e lanciò un incantesimo silenziatore.       

 

*** 

AAAAAHHHHHHH!!!

E’ passato decisamente troppo tempo dal mio ultimo aggiornamento, me ne rendo conto. Speravo di riuscire ad aggiornare prima, ma Gennaio e Febbraio mi hanno colpita con una depressione assurda, in generale, e sono stata distratta da altre cose, tra cui scrittura della tesi, ricerca del lavoro e scrittura di altre storie perché ho deciso di dare un’altra chance alla carriera letteraria.
Quindi sì, insomma, diciamo che questa fanfic non è stata la mia priorità nell’ultimo periodo e sono stata un po’ lenta in tutto. Ma le fanfiction mi fanno stare bene quindi persevero ^^ 

Mi scuso con tutti voi per l’attesa. 

Per quanto riguarda questo capitolo: a dire il vero non pensavo di far baciare Albus e Scorpius così presto, ma questi due hanno deciso da soli che volevano così e chi sono io per dirgli di no? 

Beneeee… detto ciò, fatemi sapere cosa ne pensate. E ci rivediamo al prossimo capitolo (non faccio più promesse XD). 

A presto,
C.

   
 
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