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Autore: Nidafjollll    14/03/2023    3 recensioni
Quello che apparentemente sembrava una tranquilla crociera verso i caldi mari dei Caraibi si è trasformata in una catastrofe, un vero e proprio incubo.
I pochi sopravvissuti si ritrovano su quella che sembra un'isola deserta. Ma non tutto è come sembra.
Piante esotiche alte quanto un grattacielo, insetti e animali strani dai denti affilati e cascate che scorrono al contrario...
Un isola che sembra rompere le regole del tempo e dello spazio, un isola distopica e misteriosa in cui in pochi sopravviveranno.
Riusciranno i pochi naufraghi a capire il mistero di questa isola? Chi lo sa...
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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00:  “Prologo”






Il sole era alto nel cielo tappezzato di nuvole, splendendo e donando un freddo calore che confondeva i sensi di quelli che erano i passeggeri della lussuosa nave da crociera Le Bellot.
Quella non era una giornata particolarmente calda e le grosse nuvole bianche tutte ammassate lasciavano il sospetto che di lì a poco si sarebbe scatenato un leggero acquazzone. Per tale motivo molti dei passeggeri, quel giorno, optarono per attività al chiuso.
Defne ne fu un brillante non-esempio. Nonostante i nuvoloni e il leggero venticello che scompigliava la sua perfetta chioma castana non si tirò indietro. Aveva pianificato quella crociera da mesi e mesi, aveva stilato un perfetto piano per le attività e - acquazzone o meno - lei l’avrebbe seguito.
Non accettava la minima trasgressione, nemmeno dalla sua amica.
Su quest’ultimo punto, ecco, c’era molto da dire: le cose non andarono come previsto. Leila, la sua fedele e amata amica sin dai tempi delle scuole medie, davanti quel sole fioco e le nuvole minacciose si ritirò senza pensarci due volte alla spa, mollando la compagna sola sulla prua.
Certo, aveva provato a convincere Defne ad accompagnarla così da usufruire della spa insieme, ma invano.
Con cipiglio amareggiato la ragazza lasciata sola controllò il suo programma: yoga all'aria aperta con un esperta. Sorrise, lo yoga era uno dei suoi passatempi preferiti in cui vigevano la concentrazione e meditazione assoluta. Un po’ di yoga avrebbe fatto sicuramente bene.
Il corso si teneva proprio dove si trovava lei: sulla prua; per migliorare la meditazione nulla è meglio del meraviglioso paesaggio che offriva quel posto.
Mentre attendeva che la lezione iniziasse e che i compagni arrivassero, Defne, si distrasse ad ammirare il mare. Le onde erano alte e il mare schiumava talmente era mosso.
Nulla di cui preoccuparsi, ovviamente, si disse. In fondo un po’ di ondine non avevano mai ucciso nessuno, anzi seguire il loro movimento e il loro infrangersi aveva un che di ipnotico.
Quello ormai era il terzo giorno di viaggio, avevano abbandonato da un bel po’ le coste della Francia e solcavano l’Oceano Atlantico in rotta per una piccola tappa ai Caraibi prima di far ritorno.
Ritornata coi piedi per terra e distolto lo sguardo dal mar mosso la ragazza si accorse che, nel frattempo, un po’ di persone aveva iniziato a prendere posto alle sue spalle per la lezione.
A quel punto Defne s’incamminò anch’essa verso  il largo raccoglitore che teneva i tappetini colorati per yoga e ne scelse uno, l’ultimo rimasto.
Proprio quando vi poggiò sopra la mano, un’altra mano fece lo stesso.
“L’ho visto prima io, sono ore che sto aspettando l’inizio della lezione. Fatti da parte” sibilò irritata, non sforzandosi di nascondere il fastidio e nervosismo mentre strappava il tappetino di mano al suo avversario.
Quest’ultimo rimase di stucco. Anche senza che parlasse, da gentiluomo qual era aveva intenzione di cedere l’ultimo tappetino rimasto, ma con quella risposta impertinente aveva rovinato tutto.
Certo, lui si riteneva una persona buona e dai sani valori, ma sentirsi aggredire il quel modo anche no. Prima di tutto ci voleva rispetto.
Così aumentò la presa sull’oggetto conteso e lo tirò a sé, per pura ripicca. “Mollalo tu.”
Defne assottigliò lo sguardo scuro e plumbeo, alzando la testa a fissare il ragazzo che aveva appena osato sfidarla. Un bel ragazzo, ammise.
Così come lei sembrava sfidare il vento ed anche lui era solo in costume, col petto scolpito lasciato a nudo. Era abbastanza abbronzato e il colore gli donava, mettendo in maggior risalto i suoi occhi chiari color bosco. Il braccio con cui teneva prepotentemente il lettino era pieno di tatuaggi; un tatuaggio tribale che gli arrivava a prendergli anche parte del petto.
Era decisamente un tipetto affascinante.
Nessuno dei due, tuttavia, accennava minimamente a lasciar andare il tappetino e in men che non si dica si ritrovarono a contenderselo a suon di strattoni finchè non accadde l’irreparabile.
Il fragile oggetto in gommapiuma blu si ruppe a metà.
Ora Defne era furiosa, a dir poco. Non solo Leila le aveva rovinato il programma lasciandola sola alla lezione… ora per colpa di questo pezzo d’imbecille non avrebbe fatto alcuna lezione!
“Sei un vero stronzo.” urlò irritata, paonazza in viso. “Mi hai completamente rovinato la giornata, spero tu sia contento!” e con un ultimo sguardo glaciale in sua direzione gli tirò in faccia il pezzo di lettino che aveva per poi andarsene infuriata.
Il ragazzo dal canto suo era basito da tale maleducazione, ma ormai poteva poco dato che la sua rivale l’aveva abbandonato andandosene a suon di insulti.
Era ironica come cosa, veramente ironica. Senza che potesse fare altro si ritrovò a ridere da solo dell’intera scenetta appena accaduta.
Niente yoga per lui oggi. 

 

Leila era ancora alla spa, beata e tranquilla.
Defne per consolarsi del programma andato a monte decise di prendersi un croissant integrale alla marmellata, passeggiando sul ponte di passeggiata a poppa - il più lontano possibile dalla prua e da quel ragazzo dagli occhi verdi.
Prima del suo spuntino aveva deciso di andare in cabina e cambiarsi; stare in costume non era più il massimo per stare all’aria aperta dato che il leggero venticello si era intensificato così tanto da far dondolare di tanto in tanto l’intera nave. Aveva optato per un vestitino nero, leggero ma elegante.
Giusto il tempo di godersi il suo dolce a poche calorie e sarebbe ritornata in cabina.
Osservando il mare aveva notato che le onde si erano fatte ancora più alte e con un’aria leggermente inquietante. Forse erano proprio loro a far dondolare la nave così tanto.
“Speriamo bene…” 

 

Dopo poche ore la situazione era nettamente peggiorata.
Era scattato l’allarme rosso e a chiunque fu vietato di lasciare la propria cabina o di recarsi nei luoghi aperti.
Il timido sole pallido che c’era quella mattina ora era completamente oscurato da cumulonembi grigi; pioveva a dirotto, il mare era agitato e di tanto in tanto si verificava anche qualche fulmine.
L’intera nave era in balia della tempesta.
Il capitano aveva ormai ben poco controllo, le alte onde scure sbatacchiavano la nave da una parte all’altra, facendo piombare i passeggeri nel terrore più puro.
Tuttavia non tutti erano nelle proprie cabine; la stanza 034 era vuota.
Defne all’inizio del maltempo aveva aspettato paziente il ritorno della sua cara amica ma, passate ore, di Leila ancora nessuna traccia. Provò di tutto; la cercò alla spa, nei luoghi chiusi in comune e a contattarla telefonicamente. Ma niente. Era come sparita.
Non le rimasero dunque molte alternative, ignorando la sirena che strillava per tutta la nave Defne uscì all’esterno, dove le onde erano così alte da schizzarle il viso con acqua salata.
Camminare non era facile, doveva tenersi ai bordi per non rischiare di cadere o scivolare - dato che il pavimento era ormai interamente coperto d’acqua. Era fradicia, colpa della pioggia, e la visibilità era scarsa. Di tanto in tanto qualche tuono la faceva fremere, ma non si diede per vinta.
Aveva paura, sì. E molto, anche.
Ma aveva ancora più paura di perdere la sua amica.
Quando si decise finalmente a ritornare all’interno, al sicuro, qualcosa andò storto.
Alle sue spalle si stava verificando un’onda anomala che cadde violenta proprio sulla fiancata in cui era presente Defne.
I ricordi si fecero confusi; l’oscurità la circondò, il freddo gelido le invase il corpo e l’acqua le finì dritta nei polmoni, trovandosi ad annaspare per uno scorcio d’ossigeno. Venne prima scaraventata contro la parete della nave, così forte che il suo corpo venne pervaso da scosse di dolore… e poi il vuoto.
L’oscurità e il gelo più totale.





 

***

Nida’s corner:
Salve a tutti, premetto che questo è soltanto il prologo della storia: i capitoli veri e propri non avranno questa brevità e non saranno così ‘banali’.
Questa è una storia fantasy, sì. Una storia fantasy e dispotica.
Il prologo non ha nulla di così soprannaturale ma era necessario per l’introduzione della storia. Già nel primo capitolo alcune cose verranno svelate e il fantasy prenderà vita.
Non sarà una storia allegra (benché non mancheranno gag simpatiche) e il “vissero tutti felici e contenti” non è garantito.
Dopo queste premesse vi ringrazio per la pazienza, vi chiedo di avere pazienza e vi invito a lasciarmi un parere sincero tramite una recensione, se vi va!
  
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