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Autore: Anima Evans    14/03/2023    1 recensioni
Una giovane donna catapultata in un mondo fantasy dove non mancano amori, amicizie e scontri con un tocco macabro. Molte domande Hanno trovato risposta ma altre ancora piu importanti sono tutte da rispondere
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Era un giorno di inizio autunno, il mio primo giorno di scuola, beh si diciamo che più di una scuola era un corso o cose cosi, certamente non ero più in età scolare già da un bel po dato che di anni ne avevo quasi 30. Il mio nome è Dafne e non sono una ragazza normale...o almeno questo è il mio pensiero su di me. Tanto per iniziare sono alta più delle mie coetanee di almeno 10 centimetri e come se non bastasse ho una strana forma di vitiligine che mi lascia una ciocca bianca sui miei capelli rossi e lunghi fino a metà schiena, unica cosa carina che trovo in me. I miei occhi sono “color foresta” cosi mi diceva sempre mia nonna con un moto di orgoglio essendo simili ai suoi anche se i suoi viravano più all’azzurro e anche qui la genetica ha fatto pasticci facendo i miei occhi si verdi ma intorno all’iride marroni. Ah poi vogliamo anche mettere la mia pelle bianchissima? Sono stata sempre presa in giro da tutti per la mia pelle, persino dalla mia famiglia.
Per il resto sono una ragazza non molto aperta ed è anche e sopratutto perché mi vergogno dei miei difetti e infatti nel corso della mia infanzia ed adolescenza sono stata spesso vittima di bullismo, ci siamo trasferiti cosi tante volte che neanche ricordo più quante erano. Questo mi ha portato a chiudermi in me stessa ancora di più anche se ho provato a lavorarci su ma più ci lavoravo e più sentivo una forza dentro di me che mi imponeva di non cambiare e che le cose se non andavano era perché non dovevano andare.
Eravamo in macchina e la mia famiglia ci teneva tantissimo a farmi fare questo corso anche se ciò implicava stare lontana da loro, forse avevano i loro motivi ma mi sentivo stranita da questo atteggiamento anche se la mia famiglia è abbastanza...atipica. Non fraintendetemi non farebbero male ad una mosca ma sono alquanto particolari. Mio padre è un uomo robusto e forte, alto quasi due metri con la pelle ambrata e i capelli neri come la notte e la stessa cosa sono i suoi occhi, fa quasi paura se non fosse per la sua fragorosa risata e i suoi modi di fare molto, troppo, scherzosi.
Mia mamma invece ha la pelle molto pallida e i capelli biondissimi, quasi bianchi; i suoi occhi poi sono simili ai laghi di montagna tanto sono azzurri e limpidi; lei è più pacata ma è molto più spietata e dura di mio padre.
Mio fratello maggiore è un perfetto mix tra i due e anche lui ha il mio difetto sui capelli ma i suoi sono neri con questa ciocca bionda, sono convinta che con il tempo si schiarirà. I suoi occhi sono verdi come i miei ma senza il difetto all’iride e inoltre ha la stessa carnagione di mio padre. Il suo carattere è protettivo e guardingo ma sono sicura che anche lui abbia i suoi demoni.
Una volta arrivati in quel posto, mi colpì il grande viale alberato tinto di ogni colore caldo che la natura regalava in quel periodo ma non era nulla in confronto all’istituto dove sarei rimasta: un palazzo del 1800 almeno, aveva il tetto spiovente grigio scuro e i mattoni rossi che quasi facevano contrasto con la scalinata di marmo bianco e immacolato e con la ringhiera in pietra intaccata a volte da del muschio.
Scesi dalla macchina cercando di catturare con gli occhi il più possibile, la mia attenzione ricadde su un salice piangente poco più un la, unica nota verde in tutto quel mondo arancio-rossastro. Ne presi nota a mente con la promessa magari dopo di andare a toccare le sue foglie e prendere una boccata d’aria.
Presi la borsa e salutai i miei con la promessa di scrivergli presto e abbracciando mio fratello, non l’avrei mai ammesso ma un po mi sarebbe mancato mentre i miei diciamo che si bastavano da soli e poi la promessa era di rivederci tra 6 mesi.
Rimasi li a vedere la macchina grigia antracite sparire e mi voltai, entrai e la hall dell’istituto era tutto in legno di noce e ad accogliermi c’era una signora sulla sessantina con gli occhi affetti da eterocromia, gli occhiali stile anni cinquanta come tutto il suo stile, un po decadente ma mi sembrava cortese. Alzò gli occhi sul registro enorme avanti a se e mi fece un sorriso

«Benvenuta all’istituto Serif, Lei è la signorina…»

fece scorrere il dito smaltato di rosso sul grande libro e disse poi quasi come se avesse dubbi

«Dafne Gorelight, giusto? Molto piacere io sono la Signora Cliff»

Io annui e con l’accenno di un sorriso di cortesia, la salutai.

«Si, sono io. Sono la prima arrivata o già c’è qualcuno in aula?»

Chiesi sapendo che sarei dovuta andare in una specie di aula magna, presumo con il dirigente dell’istituto e il corpo docenti che ci avrebbe formato ma non feci in tempo a chiedere altro che sentì un tonfo sordo alle mie spalle. La signora dietro al bancone mi precedette e molto preoccupata si rivolse alla persona che ora riversava a terra. Io mi girai qualche attimo dopo e vidi una cascata di ricci biondi e la mano che ora intrecciava quella della della signora Cliff era decisamente scura rispetto alla sua.

«Ah che dolore…»

Disse dolorante, era una ragazza con una voce cristallina quasi da bambina e quando alzò il viso vidi i suoi occhi azzurri come il mare, aveva un po il naso rosso forse data dalla botta, La guardai anche fisicamente sembrava abbastanza atletica ma era un po difficile capirlo dato il cappotto, guardai ancora la ragazza e aveva le ginocchia sbucciate malamente

«Oh santo cielo cara va tutto bene? Ti sei fatta molto male?»

La ragazza si rialzò in piedi pulendosi un po dalla polvere che aveva attirato a se cadendo e facendo una risatina nervosa aggiunse

«Oh no signora Cliff va tutto bene, sono solo molto sbadata e anche di fretta, può indicarmi l’aula per il corso?»

Io assistetti per tutto il tempo anche se stavo quasi per andarmene dopo essermi accertata che la ragazza stesse bene e ovviamente da in piedi era più bassa di me anche se non di molto.Ma la signora Cliff aveva altri piani anche per me

«Bene signorina Alinac, Lei arriva con un tempismo prodigioso proprio adesso è arrivata una studentessa, la signorina Gorelight che sa già che aula sarà, dovete solo seguire le indicazioni.»

Mi sorrise anche se io la guardai con uno sguardo quasi impaurito, non volevo compagnia e tanto meno di una ragazza che neanche sapevo chi fosse. Purtroppo la signora Cliff ci liquidò salutandoci velocemente e io mi avviai cercando di accelerare il passo più che potevo mentre la ragazza iniziò a parlare senza sosta

«Ah bene allora, molto piacere io sono Federika Alinac . Che bei capelli che hai! Vedrai ci divertiremo insieme al corso e poi chissà magari saremo anche compagne di stanza e non solo di classe che ne dici? »

Io mi limitai a dire

«Io sono Dafne»

e poi continuai a cercare l’aula, quasi scappando da quella fastidiosa compagnia, mi sembrava un labirinto quel posto ma finalmente dopo tanti scalini e curve strette a gomito arrivammo nell’aula magna dove c’erano già un po di studenti ma nessun tutor o dirigente per noi. Federika fu rapita dalla grandezza e infatti iniziò ad essere esaltata come una bambina

«Wow che meraviglia! E com’è grande questa sala hai visto? Chissà quanti saremo e chissà come ci divideranno, pensi saremo insieme o ci divideranno subito? »

Mi aveva cosi bombardato di domande che avevamo preso posto insieme e vicine e io non me ne ero minimamente accorta. Aspettammo ancora una buona mezz’ora prima che la sala si riempì, avevo un po di mal di testa ma non ci diedi peso dato il chiacchiericcio sia di Federika e sia degli altri ragazzi. Sbuffai cercando di guardarmi intorno, mille visi e mille voci ma tutti con una cosa in comune: avevano tutti dei difetti. Da un lato mi sentì quasi rasserenata ma dall’altra non riuscivo a capire perché eravamo tutti li e tutti insieme…poi il buio in aula e una voce femminile, adulta, calda e suadente disse

«Benvenuti studenti del primo anno dell’istituto Serif.»
   
 
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