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Autore: Hime Elsa    15/03/2023    0 recensioni
Meredith Rose è una ragazza irlandese di origini italiane di 24 anni che lavora in una focacceria gestita dai suoi genitori, occupandosi della preparazione delle focacce. Adora cucinarle ed ha chiamato il negozio "Rose e Focacce" proprio perché adora le focacce ed allo stesso tempo anche le rose, tant'è che la focacceria si distingue per essere abbellita di rose, scelta inusuale essendo un locale rustico.
Da sempre oggetto di bullismo da parte dei suoi coetanei a causa di un handicap di cui non le permette di parlare come gli altri, a causa di ciò non riesce ad instaurare un rapporto sociale con le persone, può solo contare l'appoggio e l'aiuto dei suoi genitori. Le cose iniziano a cambiare quando un certo Micheal viene assunto come fattorino del negozio e tramite questo ragazzo, conoscerà alcuni suoi amici e nuove persone, tra cui Anthony Pitton, un ragazzo dal carattere un po' tenebroso e dal passato tumultuoso. Come lei, anche Anthony si fida ben poco delle persone...
- IL RATING POTREBBE CAMBIARE DIVENTANDO UNA STORIA EROTICA!
- La storia verrà accompagnata da degli artwork disegnati dalla sottoscritta. (solo su wattpad)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Io proprio non lo capivo.
Si può sapere perché faceva così? Diceva di essere nostro amico eppure non abbastanza da raccontarci tutto. Non pretendevo di sapere i fatti personali ma ammettere almeno di avere una cotta per una ragazza?
Io almeno avevo raccontato ai miei amici della mia vita e dei miei trascorsi; ero figlio unico di una famiglia molto ricca di origine francese. Difatti il mio cognome era Debussy.
Mio padre era un medico e mia madre una farmacista e volevano che seguissi le loro stesse orme. Per questo motivo fin dalle elementari studiavo tantissimo, ero sempre stato il primo della classe.
Riuscii a passare il test d'ammissione all'università di medicina e mi laureerai con il massimo dei voti in poco tempo. Eppure, nonostante tutti questi successi, non ero affatto soddisfatto. La medicina mi piaceva ma non al punto di diventare un medico. Per anni non avevo fatto altro che assecondare ciò che mi dicevano i miei ed io come un caprone, li avevo ascoltati senza però mai ascoltare me stesso.
In realtà il mio sogno era un altro: diventare un modello. Fin da piccolo mi era sempre piaciuto sfogliare riviste di moda e vedere i shooting fotografici dei modelli, che fossero in passerella o in qualsiasi luogo.
A 25 anni decisi di abbandonare tutto e dire ai miei genitori ciò che avrei voluto davvero fare. Ovviamente la reazione non fu una delle migliori, soprattutto quella di mio padre che ancora oggi non mi considera più suo figlio. Mia madre con il tempo invece l'ha capito anche se lo ha accettato con non poca difficoltà.
Entrare nel settore non fu semplice, fu solo quando conobbi per puro caso Stephen che mi fece lanciare nel mondo della moda.


Stephen lo conoscevo già, o meglio, lo avevo spesso visto nelle riviste di moda in quanto era un modello di successo. Già da ragazzino partecipava ai concorsi di bellezza e quindi entrare in quel mondo non fu difficile perché era già conosciuto ed in più ci sapeva fare.
Conobbi Stephen mentre io stavo uscendo sconsolato da un agenzia di modelli per non essere riuscito a superare l'ennesimo casting. Stephen mi diede addosso perché stava correndo distrattamente. Da lì in poi incominciò la mia carriera da modello: insistette così tanto al capo della sua agenzia di farmi entrare e dopo tante suppliche, accettò la sua proposta: finalmente potevo entrare in quel mondo che avevo sempre sognato.
Non ero molto muscoloso ma vantavo comunque un fisico atletico ed un bel viso, requisiti che convinsero abbastanza il capo della sua, o meglio dovrei dire nostra agenzia.
Poi l'anno successivo conoscemmo Anthony in un bar.
Mentre stavamo bevendo una birra e fare quattro chiacchiere, Anthony catturò subito l'attenzione di Stephen.
«Ehi, hai visto quanto cazzo è alto quello lì?» mi domandò ad un tratto il rosso.
«Già, sarà intorno un 1,90 cm, un gigante»
Per inciso, Stephen era 1,77 ed io 1,80.
«Anche fisicamente, wow, che muscoli!» fischiò Stephen.
«Vero, da notare poi come le ragazze se lo stanno mangiando con gli occhi»
«Indubbiamente un fustacchione, secondo me è un modello»
«Uhm, non è detto... non per forza lo debba essere»
«Beh, se non lo è... glielo facciamo diventare!»
«Stai scherzando, spero»

«Certo che no! Secondo me lo vedo adatto a fare il modello, adesso glielo chiedo!»
«Stephen, non fare cazzate, ti prego... manco fossi tu il capo dell'agenzia per cui lavori. Perché chiederglielo se non puoi mantenere la promessa data? Sei riuscito a far entrare me (e ti ringrazio per questo) ma ciò non vuol dire che tu possa riuscirci sempre per gli altri ragazzi che incontri!»
«In realtà lo stesso capo mi aveva suggerito di cercare un aspirante modello e lui sembra perfetto»
«Non so che dirti... dai a possibilità a chi magari, oltre alle qualità apparenti, lo vuole davvero. Non uno così a caso.
E poi mi sembra parecchio di malumore... fossi in te lo eviterei come la peste»
«Oh, tranquillo! Glielo faccio tornare io il buonumore!»
«Sì, col cazzo!»

Ed andò dritto spedito da Anthony a chiedergli se voleva diventare un modello. Inutile dire che l'incontro non fu uno dei più piacevoli. Stephen tendeva ad essere una piaga, è vero ma d'altro canto Anthony era un tipo molto aggressivo.
Poi dopo aver insistito tanto, ad una certa accettò.
Non me lo sarei mai aspettato visto l'andazzo.
In quel momento pensai (e tutt'ora lo penso ancora) che accettò la proposta perché alla fin fine la trovava conveniente.
Non sembrava un appassionato di questo settore, difatti all'inizio quando partecipava ai provini, sfilare in passerella e posare per set fotografici, sembrava sempre così scocciato.
E solo col tempo che incominciò ad adorare (o forse dovrei dire abituarsi?) al suo nuovo lavoro.
Se c'era una cosa che detestavo di lui, è che non si capiva cosa gli passasse per la testa. Di lui non sapevo nulla, né del suo passato, né della sua famiglia.
Stephen, da buon curiosone qual è, aveva cercato di domandarglielo ma appena osava farlo, Anthony diventava furioso.
Ormai avevo capito che Anthony nascondesse un terribile segreto e non ce lo voleva dire. Che avesse fatto qualcosa di orribile in passato? Non aveva più i genitori?
Io e Stephen potevamo immaginare quanto volevamo ma comunque finché Anthony non ci avrebbe detto nulla, rimanevano solo ipotesi.
Finii di sciacquare i piatti da solo; Anthony dopo quella discussione mi aveva appeso ed andò in camera sua.
Andai nel salone e c'era Stephen che stava ancora dormendo sul divano.
Questa volta non stava russando ma bensì parlare nel sonno.
«Oh, Isabelle... quanto sei carina... ah sì, sì...»
Isabelle? Ah, adesso si capivano molte cose.
Si girava e si rigiriva sul divano ma il divano non era abbastanza largo, difatti dopo l'ennesimo giro, cadde a terra dal divano facendo un bel tonfo e svegliandosi di malumore. Un bel sogno andato a frantumi perché era caduto come uno scemo, che disdetta.
«Ma che cazzo... Diamine, stavo sognando proprio sul più bello» si lamentò il rosso.

«Eh già, nel sogno te la stavi facendo con Isabelle, giusto?»
«COSA?! E tu che ci fai qui?! Mi hai... sentito mentre parlavo nel sonno?»
«Avevo questo dubbio ma direi che ne ho avuto la conferma»
«Ugh, sono senza speranze...»
«Effettivamente lo sei»
«Grazie per l'appoggio eh, so di non piacerle manco morta ma non c'è bisogno che ci metta anche tu!»
«Sei senza speranze per un'altra ragione. Non intendevo infierirti nell'ambito romantico. E poi mai dire mai, come fai a sapere che non le piaci se non glielo hai mai detto?»
«Eddai amico» sbuffò grattandosi la testa. «Si vede un lontano un miglio che non prova nulla per me ma d'altronde è più che normale: lei è così elegante, raffinata ed intelligente ed io, nonostante sia un top model di successo, rimango sempre un buzzurro casinista!»
«Sì, ragionandoci avete due caratteri completamente diversi ma tu potresti un poco migliorare»
«Migliorare? Cioè?»
«Beh, imparando ad essere più cortese. Per esempio quando stai con lei, evita di urlare come un scaricatore di porto e soprattutto di non dire parolacce... almeno non troppo spesso. Prendi esempio dal tuo migliore amico»
«Diciamo che fare baccano è un po' nel mio stile, mi è difficile non provarci a farlo ma per Isabelle, questo e altro!»
«Appunto. E non fare come stamattina che hai disturbato Anthony aprendo la porta della camera sua con un calcio, senza bussare poi... immagina se lo avessi fatto con Isabelle!»
«Eh no, cazzo. Che mi hai preso, per un deficiente? Con Isabelle un'idea in del genere manco mi sarebbe sfiorata nel cervello! A proposito, noto il tuo tono di voce un po' spento. È successo qualcosa?»
«Che cosa?»
«Non so, mi stai dando consigli per come provarci con Isabelle eppure sento un velo di tristezza nella tua voce»
Il rosso pareva tanto stupido ma in realtà si dimostrava più acuto di quanto pensassi.
«Beh sì, è successo qualcosa mentre stavi poltrendo felicemente. Ma più che triste, sono deluso. Tutto qua»
«Deluso? Chi o cosa ti ha deluso?»
«Indovina»
«Eddai, non c'ho voglia di spremere le meningi. L'unica persona che mi viene in mente è Anthony»
«Indovinato»
«Wow, mi faccio i complimenti da solo. Ma perché, cosa è successo?»
«Prima di tutto abbassa la voce -impara a moderare i decibel della tua voce, accidenti- ed ora ascoltami bene: sei pregato di non provocarlo come fai di solito, chiaro? Soprattutto come hai fatto stamattina»
«Ma io non volevo provocarlo, ero solo curioso dell'uscita che aveva fatto con Meredith. Non me l'aspettavo che tra quei due ci fosse qualcosa e mi aspettavo che ce l'avesse prima o poi detto. Caspita, se non li avessi visto, quando mai lo avremmo saputo»
«Appunto Stephen, è proprio quello il problema: non si confida con noi, per nessuna cosa. Non sappiamo nulla della sua vita, dei suoi genitori, né del suo passato. Abbastanza sospettoso se ci fai caso ma mi sta ancora bene. Ma da qui a non dirci nulla a riguardo di un'uscita lo trovo esagerato, non trovi? Voglio dire, perché tutta riservatezza...?»
«Sì amico, ci stavo anch'io pensando in questi giorni. La mia paura è che... se avesse fatto qualcosa di grave in passato, che abbia la fedina penale sporca...? E se viene da una famiglia pericolosa?»
«No no, non credo, o almeno spero! A me da' l'impressione di uno molto suscettibile di cui non riesce a fidarsi abbastanza delle persone»
«Cioè, mi stai dicendo che non si fida di noi?»
«Esattamente. Però ci considera amici... non so che cosa dire onestamente»
«Ma quindi mentre stavo sognando beatamente Isabelle, voi stavate litigando?»
«Discutendo ad essere precisi ma non è finita benissimo... e vabbè, figurati» risposi sconfitto con le braccia piegate.
«Forse se ci parlassi io...»
«Scordatelo Stephen. Non ci sono riuscito io che sono la mente saggia del gruppo, vuoi provarci tu che sei l'ultima persona che può farlo??»
«Ehi! Così mi offendi eh»
«Offenditi pure ma renditi conto che è la verità, soprattutto per come ti sei comportato con lui stamattina»
«E se ci provassimo insieme?»
«Non so quanto possa essere fattibile ma potremmo comunque provarci in futuro. Attualmente non sembra proprio il caso»

   
 
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