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Autore: Milly_Sunshine    18/03/2023    0 recensioni
Non importa se siamo bambini, adolescenti, adulti, persone tranquille oppure tormentate, angeli della morte, aspiranti killer, creazioni di laboratorio, animali domestici, fenomeni atmosferici o addirittura automobili: abbiamo il sacrosanto diritto di vedere le cose dalla nostra prospettiva e di narrare la nostra storia. /// Una raccolta disomogenea di racconti scritti a vent'anni e dintorni (o anche poco venti e molto dintorni), alcuni pubblicati nella loro forma originale, altri a seguito di una piccola revisione. La maggior parte risalgono all'epoca dei forum, qualcuno ha partecipato a contest di scrittura sul forum Scrittori della Notte o su altri forum simili. I rating variano dal verde all'arancione e la maggior parte dei racconti hanno lunghezza da one-shot, alcuni tuttavia secondo EFP sarebbero da considerarsi flashfic.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L'ANGELO DAI CAPELLI DEL COLORE DELL'ORO E DALLE ALI DEL COLORE DEL LATTE

Il bambino più piccolo insisteva nel raccontare la sua storia folle.
«Ti dico che c'era!»
Il più grande non sembrava convinto, ma allo stesso tempo appariva indeciso sul da farsi.
«Lo sai, queste cose non succedono nella realtà...»
Aveva ragione, o almeno così sembrava, anche nella logica di chi con occhi invisibili sorvegliava il mondo circostante.
«È successo» ripeté il bambino più piccolo. «Stavo raccogliendo il pallone in mezzo alla strada quando mi sono accorto che lui mi guardava.»
«Tu prendevi il pallone in mezzo alla strada e lui ti guardava. La mamma lo sa?»
«No. Non dirglielo. Dice sempre che non devo uscire dal cancello senza di lei.»
«Ma tu l'hai fatto.»
«Sì.»
Il bambino più grande sbottò: «Lo sai che non devi! Avrebbe potuto succederti qualcosa!»
Era andata proprio così: si era trovato nella traiettoria di un furgone il cui guidatore era impegnato in una conversazione al cellulare.
Non l'aveva visto.
Per fortuna tutto era andato per il meglio: il bambino aveva guardato nel punto giusto e, attirato da ciò che vedeva, si era allontanato appena in tempo. Quanto capitato, era il loro segreto.
«Non è successo niente.»
«Non è successo niente» replicò il bambino più grande, «Ma non devi farlo mai più. La mamma non può perdere anche te. Non ce la farebbe!»
Quelle parole avrebbero colpito chiunque, ma su di lui facevano un effetto maggiore.
L'aveva abbandonata.
Aveva abbandonato i bambini.»
Aveva pensato troppo a se stesso e troppo poco a loro.
Aveva dato troppo poca importanza alla vita, credendo che per tutti gli altri fosse facile.
Tornava indietro ogni istante, ma non poteva spingersi così indietro.
«Non lo farò più» promise il bambino promise il bambino più piccolo, «E se dovessi vederlo di nuovo...»
Suo fratello lo interruppe: «Non lo vedrai, perché non esiste.»
«Esiste» replicò il più piccolo. «La mamma dice sempre che gli angeli esistono.»
«E va bene» si arrese l'altro, «Esistono, ma non si vedono!»
«La mamma dice sempre che siamo i suoi angeli, ma non siamo invisibili!»
Il maggiore alzò gli occhi al cielo.
«Noi siamo un diverso tipo di angeli.»
«Quanti tipi ce ne sono?»
«Non lo so. Non possiamo vederli, quindi non possiamo contarli.»
«Quello, però, era un angelo. Ne sono certo.»
«Come lo sai?»
«Era strano. Aveva le ali del colore del latte e i capelli del colore dell'oro.»
Le... ali?!
Quel bambino aveva indubbiamente fantasia da vendere.
"O è così che mi vedono, quelli che riescono a superare le barriere e a vedermi?"
Il bambino più grande ci tenne a precisare: «Anche papà aveva i capelli del colore dell'oro, ma non era un angelo.»
Gli occhi del presunto avvistatore di angeli si illuminarono.
«Aveva anche le li?»
«No, non aveva le ali. Nessuno ha le ali.»
«L'angelo che ho visto le aveva.»
Non c'era verso di convincerlo del contrario, anche il bambino più grande doveva essersene reso conto.
«E poi? Com'era, a parte i capelli e le ali?»
«Non lo so.»
«Hai detto tu di averlo visto.»
«Poi è... mhm... volato via.»
Sì, aveva indubbiamente una gran fantasia.
Non era volato via.
Era ancora lì, accanto a loro, consapevole che non se ne sarebbe mai andato. Rimanere a vegliare su di loro era la sua condanna, per espiare l'imperdonabile colpa di averli lasciati soli, e più che una condanna gli appariva come un regalo.
«Dove è volato?»
«Non... non lo so. Perché vuoi saperlo?»
«Perché vorrei vederlo anch'io.»
«Hai detto che gli angeli sono invisibili.»
«Ma se l'hai visto tu, allora posso vederlo anch'io!»
L'"angelo dai capelli del colore dell'oro e dalle ali del colore del latte" fu tentato di mostrarsi anche al figlio maggiore, ma si rese conto che non sarebbe stata una buona idea. Diversamente dal fratello minore, che l'aveva sempre visto soltanto in fotografia, non avrebbe esitato a riconoscerlo.
Era un bene?
Era un male?
Era difficile trovare risposte.
Gli servivano?
No, realizzò, non gli servivano risposte: la possibilità di continuare a vedere i suoi figli sorridere valeva molto di più di mille risposte.
   
 
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