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Autore: Anthy    12/09/2009    10 recensioni
Avete presente Aladino e la lampada magica? Bene. Tenete solo la lampada , il genio, i tre desideri e dimenticate il resto!
Dal primo capitolo:
"La sagoma si fece sempre più nitida, fino a che la mia vista si posò sulla creatura più bella che avessi mai visto in tanti anni di esistenza. Poco importava che fosse sbucata da una lampada."
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 3

~ OH, MIO GENIO! ~



Capitolo 3

Famiglia, amore e fantasia









"Il numero da lei chiamato è inesistente."

Allibito, ascoltavo quella stupida voce senza afferrare appieno il significato delle sue parole.
Cioè quel numero, che era stato attivo per più di un decennio, era inesistente?
Ringhiai frustrato. << Alice!>>
Magari con quello di casa avrei avuto più fortuna...
"È la segreteria di casa Cullen che vi parla. Ciao Edward, se ascolterai questo messaggio, e lo farai sicuramente alle... Mmm, sì all'una di notte... Beh, in ogni caso siamo andati in vacanza al Sud, Jasper aveva voglia di vedere Peter e la sua compagna. Ritorneremo a data da destinarsi! Sì, anch'io ti voglio bene fratellone! Bacio. Per tutti gli altri, non ci siamo."

Ero scioccato. Volevo delle risposte, su Isabella, sul motivo per cui la lampada ce l’avevo io, e l'unica persona che poteva darmele... Sparita! Era inutile ormai girarci attorno. Alice sapeva. Durante il bagno ero arrivato alla conclusione che lei c'entrava in tutta questa storia, poco ma sicuro. Non provai a contattare i cellulari dei miei famigliari, quel folletto sicuramente aveva reso tutti introvabili.
Sospirando deluso, misi in tasca il telefonino e mi distesi sul dondolo del portico, osservando il cielo.
Che notte stupenda.
Che luna piena magnifica.
Che stelle luminose.
...
..
.
Ok, il cielo era pieno di nuvoloni, c'era solo una falce di luna e non si vedeva una stella. E allora? Tutto pur di non pensare al genio che dormiva in camera mia, dai folti capelli marroni, dagli occhi cioccolatosi, il corpo bianco e morbido, coperto solo da una mia maglietta mentre le gambe erano...

<< Basta!>> una parola...

Per tutta la durata del bagno avevo solo lei in testa. Lei, lei, lei! Maledizione, più che un bagno era stato un fotoromanzo.
Ma al momento c'era anche altro che mi premeva sapere: perché Alice aveva dato la lampada a me?
Nonostante fossi completamente partito per la tangente per quella stupenda creatura, non mi era sfuggito il particolare dei desideri e nella mia famiglia tutti ne avevano almeno uno da voler realizzare.
Esme, mia madre, la donna che mi amava e che mi considerava suo prediletto, anche se una mamma non dovrebbe mai avere un preferito. Viveva per la famiglia e per il suo uomo, dolce e comprensiva, ma anche forte e autoritaria quando serviva. Il suo istinto materno era stato appagato dalla presenza mia e dei miei fratelli, ma non si poteva dire sopito; avevo letto quanto ancora stava male per quel figlio perso. La maternità era anche il desiderio di Rose, si ergeva forte e prepotente fra i suoi pensieri altrimenti superficiali; in lei la voglia di avere un figlio era persino maggiore di quella di mia madre, rendendola avversa alla nostra natura.
Un altro che sicuramente, se potesse, esprimerebbe più di un desiderio era Jasper, Alice non poteva non saperlo. Reprimere la sua brama per il sangue umano, mettere a tacere la sua coscienza che gli ricordava tutte le persone uccise, vampiri o uomini che fossero; lui era sicuramente il più tormentato di noi, ma forse il suo orgoglio non gli avrebbe permesso di accettare un aiuto da qualcuno di cui non si fidasse.
Emmett, il fratellone sempre allegro e pronto alla battaglia, anche lui aveva un desiderio. Anzi, ne aveva due. Il primo confrontarsi con un orso gigantesco, per vendicarsi di quello che l'aveva strappato dalla vita mortale. Il secondo, rendere sempre felice Rosalie, non farle pesare la sua immortalità; l'amava profondamente, sapeva quanto aveva sofferto e nonostante il loro fosse il legame più passionale della famiglia, era un sentimento sincero e reciproco quello che li univa.
Alice era il passato che cercava: lei, veggente, rivoleva i suoi ricordi. Capire perché i suoi genitori la rinchiusero, perché non l'amarono. Magari avrebbe pure richiesto un armadio che fosse sempre pieno di nuovi abiti.
E poi lui, l'uomo che era divenuto mio padre, mio maestro e mio modello. Carlisle. Tutto partì da lui, le nostre esistenze si sono incrociate grazie a lui. Per molto tempo, il pensiero di essere un egoista l'aveva tormentato; s'incolpava, sostenendo che non avrebbe dovuto intromettersi nella nostra vita, lasciando che la natura seguisse il suo corso, ma la voglia di avere una famiglia fu più grande facendolo agire di conseguenza. Man mano il rimorso passò. Solo un desiderio avevo sentito in lui, oltre a quello di vederci sempre felici: avere l'occasione di rivedere suo padre e dirgli quanto si sbagliasse con le sue accuse, quanto furono ristrette le sue vedute.
La mia complessa famiglia... Sentivo una certa nostalgia mentre pensavo a loro. Erano rare le volte in cui ci separavamo, ma avevo veramente bisogno di più spazio. Non che non ne avessi, ma il mio dono era molesto tanto per loro quanto per me; mi risultava sempre più difficile non entrare nelle loro menti, dovevo bloccare una parte di me naturale tanto quanto la fame. Apprezzavo il mio dono, ma non volevo che fossero i miei cari a farne le spese.
Tuttavia la malinconia non cambiava le cose: cosa farne dei desideri? La mia famiglia ne avrebbe a valanghe, ma io? Cosa desideravo? Non mi veniva in mente niente di così importante da aver bisogno dell'aiuto di un genio. Forse dovrei esaudire quelli dei miei famigliari... Sì, ma allora perché Alice aveva fatto partire tutti? Forse aveva visto che, se rimanevano, io avrei compiuto questa scelta e non voleva. Ciò significa che sapeva che avrei desiderato altro. Ma cosa se non lo sapevo neppure io? Immortalità e bellezza, classici sogni, ce li avevo; forza, resistenza, autocontrollo... Soldi? Anche di quelli ne avevo in abbondanza. Insomma, non mi mancava nulla.

"L'amore?"

Tasto dolente.
L'amore non c'era, non era ancora scoccata la scintilla con nessuna. Dove c'era corpo, non c'era mente, dove c'era mente non c'era attrazione fisica. Non che avessi dei canoni di donna precisi, era qualcosa a pelle. Almeno credo, visto che finora nessuna mi aveva ancora attirata. Pensai a Tanya: mia madre non la sopportava. Se stavamo in soggiorno, Esme appariva; se eravamo in veranda appariva. Non voleva che ci appartassimo in casa, odiava vedermi pomiciare con lei. Anche i miei fratelli non la sopportavano: le mie sorelle sapevano essere più velenose del nostro stesso veleno; Emmett apprezzava le sue curve, tanto quando parlava non la stava a sentire; Jasper rimaneva scioccato ogni volta che entrava in contatto con le sue emozioni che, a parole sue, erano "le stesse che provano le gatte in calore nella stagione degli accoppiamenti". Una volta perfino mi chiese se nell'intimità faceva le fusa...
Ridacchiai al pensiero.
In ogni caso l'amore della mia esistenza non arrivava e ciò mi dispiaceva. Che per la mia natura io non possa provarne? Impossibile, la mia famiglia viveva di quel sentimento.
Ero io il problema?

<< Amor ch'a nullo amato amar perdona...>> mormorai a bassa voce.

Perché non riuscivo a trovare la padrona del mio cuore? Quella che avrei amato incondizionatamente, ricambiato?
Certo, avevo una vita sessuale attiva ma erano solo conoscenze. Io volevo qualcuna da amare, una compagna con cui confidarmi, confrontarmi, vivere...

Il viso di Isabella entrò di prepotenza fra i miei pensieri. Piccolo genio ingenuo... La sua esistenza era peggio della mia, costretta a sottostare ai voleri altrui. Così pura e bella, ma sola per anni, secoli, senza il calore di un amico o di una famiglia. Trattata come un oggetto...
Lo stomaco mi si strinse in una morsa spiacevole.

"Non mi interessa, ora vado da lei."
Tutti i miei tentativi per starle alla larga almeno fino a domani mattina andarono a farsi benedire e velocemente scesi dal dondolo, entrando in casa e fiondandomi al piano superiore.
Per prima cosa fui colpito dal suo profumo, poi dalla sua figura. Era rannicchiata in posizione fetale, una gamba scoperta mentre l'altra era nascosta dalla trapunta che stringeva con una mano.
Sorridendo, mi portai sul lato libero, distendendomi accanto a lei. Le sue palpebre tremolavano, segno che stava sognando; ero curioso, volevo sapere cosa sognasse, sapere qualcosa in più su di lei. Mi sentii inutile, senza il mio potere ad aiutarmi. Anzi, non inutile, frustrato! Per una volta che desideravo veramente poter entrare in una mente altrui, l'accesso mi era negato. Ma fu la stessa Isabella ad ovviare al problema; nel sonno mormorava parole, alcune delle quali senza senso, altre che formavano un vero e proprio discorso, intramezzato da silenzi. Che buffa! Dovetti soffocare una risata quando la sentii borbottare "lei ha una zucca più dura di una noce di cocco"; chissà a quale padrone si riferiva...
Anche il mio nome fu pronunciato da quelle stupende labbra carnose, facendomi fremere; erano emozioni nuove, ma per nulla spiacevoli, quelle che sentivo mentre l'osservavo dormire. Era proprio bella, di nome e di fatto. Feci scorrere lo sguardo lungo il suo corpo, indugiando sulle sue forme, fantasticando di vederle nude di fronte a me e di poterle toccare, esplorare… Mi sentivo un maniaco, un dannato guardone; beh dannato lo ero, guardone pure. Era impossibile resisterle, mi attraeva come una calamita; corpo, profumo, posa… Era una tentazione, la mia tentazione. Allungai una mano fino a sfiorarle il ginocchio e risalii stando attento a non toccarla; era calda, di un calore piacevole, che riscaldava la mia pelle morta. Troppo in fretta arrivai al orlo della maglia, che le copriva metà coscia, impedendomi di continuare quel lieve contatto. Ero indeciso: da un lato volevo sollevare quel bordo, per proseguire verso l’alto, saggiare la sua morbidezza; dall’altro, sapevo che sarebbe stato una violazione della sua intimità, stavo agendo come un pervertito in astinenza e la conoscevo da neanche mezza giornata.
A malincuore, spostai la mano, ma rimasi lì tutta la notte, fino a mattina, ad osservarla girarsi e rigirarsi sul letto borbottando, finchè non me la ritrovai addirittura premuta contro. Fu così che il nuovo giorno ci trovò, con il suo viso ad un soffio dal mio e le gambe a sfiorarsi. Non osavo muovermi, ma la vicinanza era troppa per i miei nervi. E il mio controllo.

Decidendo che ormai era ora che si svegliasse, cominciai a sussurrare il suo nome, senza tuttavia ottenere risultati se non mugolii di protesta. Facendomi coraggio, avvicinai la mia bocca al suo orecchio, chiamandola, e portai la mia mano, che quella sera era peggio di quella della famiglia Adams, sul suo fianco, accarezzandolo dolcemente.
Sorrisi come uno stupido quando vidi i suoi occhi aprirsi a fatica, cercando di mettere a fuoco l’ambiente.
Fu in quel momento che decisi il da farsi. Per i desideri non c’era fretta, per nulla al mondo mi sarei privato troppo velocemente della presenza del mio genio.
Già, mio… Solo mio.


Note: salveeeeeeee! Vi ricordate ancora di questa storiella? XD Chiedo veramente perdono del ritardo, ho cominciato lavoro ed università e il tempo manca. Veramente scusate! Grazie per tutti i commenti nello scorso capitolo, sono felice che via sia piaciuto. E' campata in aria improvvisamente ma sono felice che abbia riscosso consensi XD
Ho un po' di noticine da fare... Nevia, la mia beta (grazie al cielo è tornata XD), mi ha fatto notare che ho usato espressioni egizie per parlare di Bella: so che i geni hanno più a che fare con il mondo arabo, ma mi piaceva come suonava e ho pensato che come riferimento temporale andasse bene. Se vi crea noi cambio. Per il discorso perizioma eheh, lo so che magari può far storcere il naso, ma non l'ho inteso come l'intimo che si può trovare ora ne dargli quella malizia (è Edward che la da u.u), solo che storicamente la mutanda come la conosciamo noi nasce più tardi! Mi sono informata su wikipedia XD
Poi... Ho citato Dante in questo capitolo perchè mi piaceva la frase (citata nella Divina Commedia, Inferno, girone dei Lussuriosi nell'incontro con Paolo e Francesca) e calza a pennello per l'Edward di questa storia.
Il titolo prende spunto dal film "Pane, amore e fantasia" anche se con esso non ha nulla a che vedere.
Ho abbassato il rating, da rossa ad arancione, ma ricordo che rimane l'avviso di fiction con contenuti erotici.
Credo che sia tutto, ma se avete altre domande scrivete pure!

Il capitolo è betato e ringrazio Nevia per la disponibilità (povera, era subissata da richieste!).

Bacio
Anthea


MIE STORIE SU TWILIGHT:

LA BAMBOLA
LA MIA MICETTA
¤ MUSA ¤

Sono tutte e tre a rating rosso, ma se qualcuno di voi usa ha un'account forum community le può trovare fra le fanfiction di Twilight lovers: potrete leggerle anche se non avete un proprio account, ma con esso potrete commentarle. Bacio!
   
 
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